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    Il Touring Club Italiano presenta in anteprima al Merano WineFestival la guida “Vinibuoni d’Italia 2026”

    La 34ª edizione del Merano WineFestival sarà anche quest’anno l’occasione per la presentazione in anteprima di Vinibuoni d’Italia 2026, la guida edita dal Touring Club Italiano dedicata ai vini autoctoni.Sabato 8 novembre, a partire dalle ore 10:30, il Teatro Puccini di Merano, recentemente restaurato, ospiterà il primo appuntamento della nuova edizione, con la presentazione nazionale e la consegna del riconoscimento ai TOP 300, ovvero i migliori vini da vitigni autoctoni e spumanti Metodo Classico selezionati tra i vini che hanno ottenuto la Corona, durante le Finali nazionali, dai curatori nazionali Mario Busso e Alessandro Scorsone.
    Inoltre, in collaborazione con i partner della guida, verranno assegnati alcuni premi speciali. Il premio Michele D’Innella, in collaborazione con Rastal, che quest’anno sarà conferito all’associazione G.R.A.S.P.O. per il suo lavoro di ricerca sui vitigni abbandonati, il premio Ecofriendly, in collaborazione con Amorim, Verallia e Repower, dedicato alle aziende che si sono distinte per programmi operativi ispirati alla sostenibilità ambientale, il premio Eticork di Amorim, che ogni anno premia una realtà del mondo del vino impegnata in progetti etico/sociali, il premio Vinovisioni, assegnato al VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), che attraverso la campagna Territori diVini sostiene il progetto della Cantina di Cremisan in Palestina.
    Al termine della premiazione, gli ospiti della presentazione potranno degustare i vini premiati e alcuni vini della Cantina di Cremisan, accompagnati da eccellenze gastronomiche partner della guida: Grana Padano Dop e Salumi Levoni.
    Vinibuoni d’Italia sarà disponibile in libreria dal 21 novembre con una veste grafica interna rinnovata. La guida, curata da Mario Busso e Alessandro Scorsone, è suddivisa in 23 capitoli territoriali dedicati alle regioni italiane, a cui si aggiungono le sezioni sul Brda sloveno e sull’Istria croata. Da alcune edizioni, a questi capitoli si affianca Perlage Italia, dedicata agli spumanti Metodo Classico italiani, ormai protagonisti in tutto il mondo. Sono stati degustati oltre 35.000 campioni per individuare i 6.610 vini recensiti e sono 1.933 le aziende presenti in guida, con un 27% di new entry rispetto all’anno scorso.
    Un viaggio nell’Italia del vino, alla scoperta della storia dei territori che ogni vitigno autoctono porta con sé, con caratteristiche uniche e irripetibili, all’insegna della sostenibilità e della ricerca di profili organolettici distintivi.
    Da 23 edizioni, Vinibuoni d’Italia accompagna i lettori nel grande patrimonio vitivinicolo italiano, un settore che si conferma strategico per il nostro turismo. Non solo un aiuto nella scelta dei vini che meglio incontrano i gusti dei lettori, ma anche un invito a nuove esperienze: la guida mette in evidenza le cantine che offrono visite, degustazioni e ospitalità, le aziende che adottano pratiche ecosostenibili, conduzione biologica o biodinamica e che propongono infrastrutture per un turismo più sostenibile, come stazioni di ricarica per veicoli elettrici e servizi per i cicloturisti.
    L’edizione 2026, oltre agli inserti tradizionali sui rosati, le bollicine, l’ospitalità e i vitigni internazionali, che ampliano il racconto della guida, ospita un focus sul Vermouth di Torino, il primo vino aromatizzato tutelato in Italia, che ha recentemente ricevuto il riconoscimento da parte del Ministero dell’Agricoltura al Consorzio di Tutela del Vermouth di Torino Igp. More

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    Debutto a Merano WineFestival 2025 e nuove tappe internazionali in Asia con Gambero Rosso International per Montina Franciacorta

    Montina Franciacorta partecipa per la prima volta alla 34ª edizione del Merano WineFestival, in programma dal 7 all’11 novembre 2025. L’azienda sarà presente nella giornata di martedì 11 novembre, all’interno della sezione “Catwalk Champagne &more”, dedicata alle migliori bollicine nazionali e internazionali. Un debutto importante che celebra la filosofia produttiva di Montina: autenticità, eleganza e profondo legame con il territorio. Al tavolo 42 sarà possibile degustare alcune delle etichette più rappresentative della cantina, tra cui Franciacorta Rosé Extra Brut, Millesimato Brut 2020, Riserva Quor Nature 2019 e Satèn, recentemente premiato con il The WineHunter Award Rosso e con i Tre Bicchieri Gambero Rosso 2026 per qualità e coerenza stilistica. La presenza a Merano consolida il percorso di valorizzazione e riconoscimento intrapreso da Montina nel panorama delle eccellenze italiane.
    Top Italian Wines Roadshow – Gambero Rosso International
    Nel percorso di internazionalizzazione intrapreso nel 2025, Montina ha partecipato al Top Italian Wines Roadshow organizzato da Gambero Rosso International, portando il suo Franciacorta in alcuni dei principali mercati asiatici. La prima tappa si è svolta il 30 ottobre a Seoul, seguita da Taipei il 3 novembre, occasioni in cui il pubblico internazionale ha potuto degustare le etichette più iconiche dell’azienda: Franciacorta Satèn, premiato con i Tre Bicchieri Gambero Rosso 2026, Rosé Extra Brut, Millesimato Brut 2020 e Brut. Un percorso che ha permesso di far conoscere la visione di Montina oltre i confini nazionali, consolidando relazioni con operatori, buyer e appassionati, e confermando la vocazione internazionale della cantina come ambasciatrice della Franciacorta nel mondo.
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    Famiglia Cecchi chiude la vendemmia 2025 all’insegna dell’equilibrio

    Per Famiglia Cecchi, la vendemmia 2025 si chiude all’insegna dell’equilibrio e della qualità. Un’annata regolare, armoniosa e senza eccessi, che ha premiato la solidità delle scelte agronomiche e la capacità di interpretare con coerenza ogni territorio di produzione. Dalle colline del Chianti Classico alla Maremma, da Montefalco fino a Montalcino, tutte le Tenute – Villa Cerna, Villa Rosa, Val delle Rose, Tenuta Alzatura e Aminta – hanno condotto la vendemmia in condizioni climatiche ottimali, caratterizzate da giornate calde e ventilate e notti fresche che hanno favorito la maturazione graduale delle uve.Vendemmia 2025: un’annata regolare
    “Possiamo annoverare la 2025 tra le annate lineari, senza eccessi” spiega Mira Bracali, Direttrice ed Enologa di Famiglia Cecchi. “Le piogge primaverili hanno ripristinato le riserve idriche, permettendo alle viti di affrontare un’estate calda ma stabile. La maturazione è stata lenta e omogenea in tutte le Tenute, con uve sane e un giusto rapporto tra grado zuccherino e acidità.”
    “Dal punto di vista agronomico, la stagione è stata favorevole sotto ogni aspetto”, aggiunge Piero Sabatino, Direttore e Agronomo di Val delle Rose e Aminta. “Le piante hanno mantenuto un ottimo equilibrio vegeto-produttivo e non hanno richiesto interventi straordinari.”
    “È stata una vendemmia che ha confermato la vocazione dei nostri territori e la solidità delle pratiche agronomiche adottate negli ultimi anni,” conclude Piero Sabatino. “Credo che oggi il nostro compito sia comprendere il periodo che stiamo vivendo ed esprimerlo attraverso il territorio, il vino e le persone che ogni giorno si dedicano al lavoro.”
    Val delle Rose – Maremma Toscana
    Primavera piovosa ed estate bilanciata hanno favorito una maturazione progressiva. Le varietà a bacca bianca, in particolare il Vermentino, hanno dato mosti equilibrati ed aromatici destinati alle selezioni Cobalto Maremma Toscana DOC Vermentino Superiore e Litorale Maremma Toscana DOC Vermentino, mentre tra le rosse spiccano il Merlot per Aurelio Maremma Toscana DOC Rosso e il Sangiovese per Rosamante Morellino di Scansano DOCG e Poggio al Leone Morellino di Scansano DOCG Riserva, maturi e in ottimo stato sanitario.
    “I vigneti, condotti in regime biologico da sette anni, hanno dato risultati di grande qualità,” spiega Piero Sabatino. “I vini bianchi si distinguono per profumi intensi e complessità aromatica, mentre i rossi mostrano ottima struttura ed esaltano pienamente l’espressione varietale delle uve.”
    Villa Cerna e Villa Rosa – Chianti Classico
    Nel Chianti Classico la vendemmia è iniziata ai primi di settembre, con la chiusura il 20 settembre a Villa Rosa e il 4 ottobre a Villa Cerna. A Villa Cerna la raccolta del Sangiovese è stata distesa nel tempo, seguendo la maturazione dei diversi appezzamenti: le uve si sono presentate sane, succose e ben bilanciate nel profilo acido. A Villa Rosa, le uve destinate al Chianti Classico DOCG Gran Selezione e Ribaldoni Chianti Classico DOCG hanno mostrato grande equilibrio e finezza aromatica.
    “Il Sangiovese di Villa Cerna e Villa Rosa ha espresso una qualità sorprendente,” spiega Miria Bracali. “Le macerazioni hanno mostrato una grande capacità estrattiva, con colore fitto, struttura e corpo. Le bucce, soprattutto nelle selezioni, erano spesse e croccanti e hanno mantenuto questa consistenza fino alla svinatura, premessa per vini complessi, eleganti e di lunga durata.”
    Tenuta Alzatura – Montefalco
    Anche in Umbria la vendemmia si è svolta regolarmente, favorita da un andamento climatico che ha alternato una primavera piovosa a un’estate inizialmente calda e asciutta, seguita da piogge abbondanti ad agosto e da un abbassamento delle temperature. Queste condizioni hanno consentito alle viti di recuperare equilibrio vegetativo, con grappoli compatti e bucce più spesse, segno di un’ottima maturazione fenolica.
    “Il Sagrantino si presenta di grande qualità, con un profilo aromatico intenso e tannini ben integrati,” spiega Alessandro Mariani, Direttore e Agronomo di Tenuta Alzatura. Il Trebbiano Spoletino, ultima varietà ad essere raccolta e da cui nascono le etichette Aria di Casa e Cortili – entrambe Montefalco Bianco DOC – ha mostrato ottima freschezza e struttura, con una buona acidità naturale e un’interessante potenzialità evolutiva.
    Aminta – Montalcino
    La vendemmia è iniziata il 19 settembre e si è conclusa il 1° ottobre, nei tre vigneti aziendali – Cantina, Caselle e Pian Bossolino– raccolti separatamente per valorizzare le peculiarità di ciascun appezzamento. Le uve di Sangiovese, destinate alla produzione di Aminta Brunello di Montalcino DOCG e Rosso di Montalcino DOC, si sono presentate spargole, con acini turgidi e succosi, in perfetto stato sanitario.
    “Le condizioni climatiche favorevoli, con giornate soleggiate e piogge ben distribuite, hanno accompagnato una maturazione regolare e completa”, commenta Piero Sabatino. “Le prime impressioni fanno ben sperare in un’annata eccellente, che darà origine a vini di notevole eleganza e personalità.”
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    Dalla Piana al mondo: il nuovo racconto del Teroldego

    Ci sono vini che nascono da un luogo, e altri che sono un luogo. Il Teroldego Rotaliano appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Parlare di questo vitigno significa parlare della Piana Rotaliana, di una trama di suoli e di storie che si confondono fino a diventare un’unica identità. In pochissimi altri casi nel mondo il vincolo fra vitigno, vino e territorio appare tanto indissolubile.

    Photo Frizzera

    Ad esempio, molti vitigni italiani – dal Nebbiolo al Sangiovese – hanno saputo adattarsi a luoghi diversi, generando una pluralità di espressioni.Il Teroldego, invece, resta fedele alla sua terra d’origine: ogni tentativo di trapiantarlo altrove ha restituito vini privi della stessa profondità che qui, tra Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige, trova la sua misura più autentica.

    Photo Frizzera

    Il Teroldego è un vino che coniuga radici profonde e leggerezza contemporanea: ha corpo e carattere, ma non appesantisce; è ricco senza essere opulento.In un tempo in cui il gusto si orienta verso rossi più agili, gastronomici, capaci di accompagnare la tavola senza dominarla, il Teroldego si rivela moderno nel senso più vero del termine — un vino che parla al presente senza tradire la propria storia.

    Photo Frizzera

    La Piana dell’acqua e della luce

    La Piana Rotaliana – la più ampia pianura del Trentino – si distende tra il torrente Noce, il fiume Adige e il passo della Rocchetta, porta naturale verso la Val di Non. Già nel VI secolo Paolo Diacono la citava come Campo Rotaliano, toponimo di probabile origine celtica che rimanda all’idea di “pianura dell’acqua”: un mosaico di suoli alluvionali e antiche paludi che, nei secoli, ha conservato una fertilità straordinaria.

    Photo Frizzera

    Su questo lembo di terra, incastonato tra pareti di roccia e percorso dai venti del Garda, il Teroldego ha trovato il suo equilibrio. Un vitigno autoctono documentato sin dal Trecento, legato in modo quasi mistico al microclima del Campo Rotaliano: giornate luminose, forti escursioni termiche, un drenaggio perfetto che costringe la vite a scavare in profondità. Ne nascono vini dal colore rubino intenso, profumati di mora, lampone e spezie, dotati di una trama minerale e una beva contemporanea, capace di conciliare struttura e freschezza.

    Photo Frizzera

    Un vino con radici nobili

    La storia del Teroldego è intrecciata con quella del Trentino. Citato per la prima volta in un atto notarile del 1480, guadagnò fama internazionale ai tempi del Concilio di Trento, quando fu servito ai padri conciliari e subito apprezzato per la sua eleganza. Maria Teresa d’Austria lo chiamava Tiroler Gold – oro del Tirolo – un nome che ancora oggi ne accompagna le leggende etimologiche.

    Photo Frizzera

    La sua genealogia, ricostruita grazie agli studi genetici dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, rivela parentele illustri: il Teroldego è progenitore del Marzemino e del Lagrein e mostra legami di sangue con due varietà nobili come Pinot Noir e Syrah. Una discendenza che spiega la sua finezza aromatica e la sua naturale predisposizione all’evoluzione.

    Photo Frizzera

    Dopo la crisi della fillossera e la devastazione della Prima Guerra Mondiale, la rinascita del vitigno fu dovuta alla tenacia dei produttori e al lavoro pionieristico di Rebo Rigotti, figura chiave dell’enologia trentina. Nel 1948 nacque il Consorzio del Teroldego, e nel 1971 arrivò la DOC “Teroldego Rotaliano”, simbolo di una nuova consapevolezza identitaria.

    Photo Frizzera

    Oggi la Piana Rotaliana mostra tre anime: i vini di Mezzocorona, più morbidi e immediati; quelli di Mezzolombardo, più tesi e longevi; e i vini di Grumo, che grazie al respiro dell’Ora del Garda possono spingersi verso una maturazione più ampia e complessa. Diversità che confermano, ancora una volta, la ricchezza di un territorio in cui ogni parcella racconta una sfumatura diversa della stessa voce.

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    Incontri Rotaliani 2025: il dialogo dei territori

    Da questa consapevolezza nasce Incontri Rotaliani, la rassegna biennale che il Consorzio Turistico Piana Rotaliana Königsberg dedica al confronto tra il Teroldego e altri grandi vini del mondo. Un laboratorio di idee e di dialoghi, dove la cultura del vino diventa strumento di relazione tra territori, persone e visioni.

    Photo Weber

    La quarta edizione di Incontri Rotaliani si è svolta il 25 e 26 ottobre 2025 tra Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige, confermandosi come uno degli appuntamenti più significativi del panorama enologico trentino.

    Quest’anno il dialogo si è aperto con due territori che condividono con il Trentino una nobile parentela genetica: Cortona, in Toscana, e la Côte-Rôtie, nella Valle del Rodano, entrambi interpreti eccellenti del Syrah. Un incontro che ha superato i confini del calice, toccando le radici comuni della viticoltura e le infinite possibilità di dialogo tra terroir lontani.

    Photo Weber

    Attraverso wine talk, degustazioni guidate, banchi d’assaggio e momenti di confronto culturale, la manifestazione ha confermato la Piana Rotaliana come crocevia di esperienze, laboratorio di idee e di identità. Un territorio che non ha paura di misurarsi con il mondo, ma anzi trova nel confronto la chiave della sua forza.

    Le edizioni precedenti – dalla Borgogna alla Rioja, fino all’Etna – avevano già tracciato il solco di un racconto in cui il vino diventa linguaggio universale. La 2025 ha aggiunto un nuovo capitolo, rafforzando la consapevolezza che il Teroldego non è soltanto un simbolo del Trentino, ma un interlocutore autorevole nel panorama del vino internazionale.

    Oggi, più che mai, il Teroldego Rotaliano rappresenta l’equilibrio tra radici e modernità. È figlio di una terra irripetibile e al tempo stesso capace di parlare la lingua del presente: quella della freschezza, della versatilità, della convivialità. Un vino che può attrarre l’appassionato e il nuovo consumatore, raccontando con autenticità la Piana Rotaliana e la sua energia contemporanea.

    From the Plain to the World: the New Story of Teroldego

    There are wines that are born from a place, and others that are a place.Teroldego Rotaliano undoubtedly belongs to the latter. To speak of this grape is to speak of the Piana Rotaliana — of a weave of soils and stories that merge until they become a single identity. In very few cases around the world does the bond between grape, wine, and land appear so indissoluble.

    Many Italian varieties – from Nebbiolo to Sangiovese – have learned to adapt to different regions, creating a multitude of expressions.Teroldego, on the other hand, remains faithful to its homeland: every attempt to transplant it elsewhere has produced wines lacking the depth it achieves here, between Mezzolombardo, Mezzocorona, and San Michele all’Adige, where it finds its most authentic balance.

    Teroldego is a wine that combines deep roots with a contemporary lightness: it has body and character without heaviness; it is rich yet never opulent.At a time when taste leans toward more agile, food-friendly reds — wines that accompany rather than dominate the table — Teroldego reveals itself as truly modern: a wine that speaks to the present without betraying its past.

    The Plain of Water and Light

    The Piana Rotaliana – the widest plain in Trentino – stretches between the Noce stream, the Adige River, and the Rocchetta Pass, a natural gateway to the Val di Non. Already in the 6th century, the historian Paul the Deacon referred to it as Campo Rotaliano, a name of probable Celtic origin evoking the “plain of water”: a mosaic of alluvial soils and ancient marshes that has preserved extraordinary fertility through the centuries.

    On this strip of land, set between rocky cliffs and swept by the winds from Lake Garda, Teroldego has found its perfect harmony.This native grape, documented since the 14th century, is almost mystically tied to the microclimate of the Campo Rotaliano: bright days, sharp temperature swings, and excellent drainage that forces the vine to dig deep.The result is a wine of intense ruby color, with aromas of blackberry, raspberry, and spice — minerally textured, fresh, and beautifully balanced between structure and drinkability.

    A Wine with Noble Roots

    The history of Teroldego is intertwined with that of Trentino itself. First mentioned in a notarial document from 1480, it gained international fame during the Council of Trent, when it was served to the conciliar fathers and admired for its elegance.Empress Maria Theresa of Austria called it Tiroler Gold – “the gold of Tyrol” – a name that still echoes through the legends of its etymology.

    Its genealogy, reconstructed through genetic studies by the Edmund Mach Foundation in San Michele all’Adige, reveals illustrious kinships: Teroldego is a progenitor of Marzemino and Lagrein and shares genetic ties with two noble varieties — Pinot Noir and Syrah. A lineage that explains both its aromatic finesse and its natural aptitude for aging.

    After the devastation of phylloxera and the First World War, the grape’s revival was made possible by the perseverance of local growers and the pioneering work of Rebo Rigotti, a key figure in Trentino viticulture.In 1948, the Consorzio del Teroldego was founded, and in 1971 came the DOC “Teroldego Rotaliano”, marking a new era of identity and awareness.

    Today, the Piana Rotaliana expresses three distinct souls: the wines of Mezzocorona — softer and more immediate; those of Mezzolombardo — more vibrant and long-lived; and the wines of Grumo, which, thanks to the Garda breeze, achieve broader and more complex ripeness.Differences that confirm, once again, the richness of a territory where every parcel tells a unique nuance of the same voice.

    Incontri Rotaliani 2025: a Dialogue of Territories

    From this awareness was born Incontri Rotaliani, the biennial event organized by the Piana Rotaliana Königsberg Tourist Consortium to promote dialogue between Teroldego and other great wines of the world. A laboratory of ideas and encounters, where wine culture becomes a bridge between territories, people, and visions.

    The fourth edition of Incontri Rotaliani took place on October 25–26, 2025, across Mezzolombardo, Mezzocorona, and San Michele all’Adige, confirming itself as one of Trentino’s most significant wine events.

    This year’s dialogue opened with two regions that share a noble genetic link with Trentino: Cortona, in Tuscany, and Côte-Rôtie, in France’s Rhône Valley — both exceptional interpreters of Syrah.An encounter that went beyond the glass, exploring the shared roots of viticulture and the endless possibilities of dialogue between distant terroirs.

    Through wine talks, guided tastings, walk-around sessions, and cultural discussions, the event reaffirmed the Piana Rotaliana as a crossroads of experiences — a living laboratory of identity and innovation.A territory unafraid to engage with the world, finding in that very openness the source of its strength.

    Previous editions — from Burgundy to Rioja, and even Mount Etna — had already traced the path of a story in which wine becomes a universal language. The 2025 chapter added new depth, confirming that Teroldego is not merely a symbol of Trentino, but a confident interlocutor on the international stage.

    Today, more than ever, Teroldego Rotaliano embodies the balance between roots and modernity.It is the child of an unrepeatable land, yet speaks the language of the present — freshness, versatility, conviviality.A wine capable of attracting both enthusiasts and newcomers, telling the story of the Piana Rotaliana with authenticity and contemporary energy. More

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    Vini Fossa Mala, la società Kanada SpA cede Cantina RR a Cantina Rauscedo

    Cambio di assetto per Fossa Mala, l’azienda vinicola di Fiume Veneto (PN) fondata nel 2003 dalla famiglia Roncadin (a capo dell’omonimo gruppo attivo nel settore agroalimentare). A un anno dalla divisione della società in due realtà distinte che si occupano di terreni e attività di cantina, la Società Agricola Fossa Mala (appartenente al gruppo Kanada SpA) ha ceduto l’azienda che si occupa dell’imbottigliamento, Cantina RR, a Cantina Rauscedo, società cooperativa che da oltre settant’anni produce vino nei territori di Rauscedo e Codroipo, sempre in provincia di Pordenone.A seguito dell’accordo siglato il 22 ottobre 2025, dunque, Cantina Rauscedo utilizzerà i macchinari destinati alle attività della cantina e verserà un affitto per l’uso degli spazi produttivi. La proprietà dei vigneti e dei terreni resta invece in capo a Fossa Mala.
    «Questa operazione – commenta Edoardo Roncadin per Fossa Mala – è stata studiata per garantire a Fossa Mala una crescita, in Italia e all’estero, che non potremmo sostenere con le sole nostre forze. La scelta di Cantine Rauscedo come partner per questo sviluppo è stata guidata da una comune visione di business e valoriale, fondata sulla volontà di costruire un futuro votato non solo all’espansione sui mercati, ma anche all’innovazione, alla valorizzazione del territorio e alla ricerca della qualità, secondo modelli virtuosi e sostenibili».
    «La collaborazione di Cantina Rauscedo con la famiglia Roncadin nasce da affinità e identità di vedute, nonché comportamentali, tra la proprietà e il management di Fossa Mala da una parte e il governo della Cooperativa dall’altra – commenta Antonio Zuliani di Cantina Rauscedo –. Questa è sicuramente un’operazione che guarda al futuro del territorio, con lo scopo di salvaguardarne le eccellenze e di conseguenza le aziende ivi insediate. Crediamo infatti che la qualità, intesa in senso moderno, si raggiunga con più azioni coordinate e congiunte, a partire dal vigneto fino ad arrivare alla gestione delle fasi di lavorazione del vino in cantina, che devono essere vigilate e certificate da soggetti esterni a tal fine abilitati».
    Cantina Rauscedo è una società cooperativa con 39 dipendenti e un fatturato di 35 milioni di euro, fondata nel 1951 a Rauscedo. Circa 300 soci, in gran parte sotto i 50 anni di età, vi conferiscono le uve del territorio. Nel 2013 alla sede storica si è unita anche la cantina di Codroipo, inaugurando un comune cammino basato su competenze, tecniche e tecnologie avanzate. Cantina Rauscedo ha intrapreso negli ultimi anni un percorso di rinnovamento della struttura aziendale nell’ottica del raggiungimento di importanti obiettivi di sostenibilità. Questo ha portato a ottenere certificazioni internazionali per i due stabilimenti di Codroipo e Rauscedo, fra cui la certificazione SQNP (Rauscedo è stata fra le prime cantine a ottenerla tra Veneto e Friuli), così come l’assegnazione del parametro ESG da parte dell’Università Cattolica di Milano, ateneo con cui l’azienda ha collaborato per la stesura del bilancio di sostenibilità che uscirà con il bilancio di esercizio 2025.
    Fossa Mala è un’azienda vitivinicola a conduzione familiare di Fiume Veneto, con 10 dipendenti e 2,6 milioni di fatturato. Il presidente è Edoardo Roncadin, patron dell’omonimo Gruppo specializzato nella produzione di pizze e pinse surgelate e fresche. Nel vigneto della tenuta (36 ettari per 203mila viti), appartenente alla DOC Grave del Friuli, si raccolgono ogni anno 468 tonnellate di uva. Negli anni Fossa Mala, condotta da Katia Roncadin, ha ottenuto riconoscimenti importanti per i suoi vini: la medaglia d’argento nel Concorso mondiale Sauvignon 2019, (per il Sauvignon Fossa Mala 2017 – Friuli Grave Doc) e la medaglia d’oro a Mundus Vini Summer Tasting 2020 (per il Pinot Grigio Friuli Doc Grave). L’attenzione per l’ambiente è massima: nel 2011 Fossa Mala ha investito in un potente impianto fotovoltaico che soddisfa gran parte del fabbisogno energetico, producendo mediamente circa 380.000 kWh all’anno che vanno ad aggiungersi ad altre fonti di energia rinnovabile certificata. Fossa Mala ha inoltre ottenuto la certificazione “Friend of the Earth”, che promuove metodi di agricoltura e allevamento sostenibili sensibilizzando i consumatori. More

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    L’Antica Quercia celebra le 10 vendemmie di Su Alto Vino Frizzante Colfondo

    Con la vendemmia 2025, L’Antica Quercia celebra i dieci anni di Su Alto, il Colfondo prodotto per la prima volta nel 2015 e divenuto emblema della visione della cantina: non cercare scorciatoie ma dare al vino il tempo di farsi espressione del luogo. L’anniversario è stato segnato da una verticale storica riservata alla stampa di settore, che ha mostrato — annata dopo annata — la capacità di invecchiamento di un Colfondo e la duttilità della Glera quando viene lasciata esprimersi senza sovrastrutture.
    Su Alto nasce da Glera allevata a doppio capovolto sul pendio di ponente, dalle vigne Costa e Calvario, su suolo morenico di origine glaciale; la vendemmia è manuale in cassetta, diraspatura e spremitura soffice di uva intera, fermentazione da pied de cuve indigeno. Infine, un affinamento sui lieviti in inverno e imbottigliamento a seguito di presa di spuma con mosto della stessa annata. Fin dalle prime annate, una parte del vino ha conosciuto un ulteriore affinamento per almeno quattro mesi a 2.000 metri ai piedi del Monte Civetta nel cuore delle Dolomiti, sotto la cima che gli ha dato il nome.
    Su Alto — oggi alla sua decima vendemmia — riassume la filosofia di lavoro de L’Antica Quercia, certificata biologica dal 2007 e in conversione biodinamica dal 2018: interventi ridotti al minimo, tempi lunghi, rispetto per il paesaggio agricolo che circonda l’azienda. Dimostra che un sur lie, se nasce da uve selezionate e da un protocollo coerente nel tempo, può esprimere profondità e durata senza ricorrere a interventi invasivi in cantina.
    Verticale di 10 anni di Su Alto Vino Frizzante Colfondo
    Come dichiara Claudio Francavilla, titolare di L’Antica Quercia: “Consideriamo la nostra azienda un organismo agricolo: vigna, bosco, oliveto e frutteto contribuiscono allo stesso modo a creare biodiversità. Il vino, anno dopo anno, è cambiato con noi, guidando le nostre scelte e migliorandoci nel farlo. Senza compromessi, anche in annate con rese molto basse o come nel 2023, dove la produzione di Su Alto è stata nulla a seguito di un’incredibile grandinata.”
    Per L’Antica Quercia questa ricorrenza è un traguardo da festeggiare, ma soprattutto la naturale prosecuzione di un percorso fondato sul rispetto del territorio, sulla ricerca di vini sempre più identitari e sulla continua sperimentazione. More

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    Etna verso la DOCG: la corsa potrebbe chiudersi già nel 2026

    Potrebbe arrivare già nel 2026 la nuova denominazione DOCG per i vini dell’Etna, un riconoscimento che sancirebbe ufficialmente il livello di eccellenza raggiunto dal territorio vitivinicolo del vulcano. A confermarlo è stato Patrizio D’Andrea, vicecapo di Gabinetto del MASAF, intervenuto a Catania nel corso del convegno “Opportunità e strumenti per la crescita del sistema Etna Wine”, svoltosi il 30 ottobre.

    «Se il Ministero riceverà le firme entro dicembre – ha spiegato D’Andrea – l’avanzamento della procedura in tempi brevi è un obiettivo complesso ma non impossibile». Per richiedere il passaggio da DOC a DOCG è infatti necessario il sostegno del 51% dei produttori, che rappresentino almeno il 51% della superficie vitata. A oggi mancano ancora circa un centinaio di adesioni per raggiungere la soglia minima, ma il quadro resta incoraggiante: in poco più di dieci anni i viticoltori dell’Etna sono quasi raddoppiati, passando dai 203 del 2013 ai 474 registrati nel 2024.

    Secondo Marco Nicolosi, consigliere del Consorzio di Tutela Etna Doc, il prossimo passo è il più delicato: «Abbiamo già la superficie necessaria per richiedere la DOCG. Ora serve un grande lavoro di coinvolgimento dei piccoli produttori: informarli, raccogliere i documenti e inviare tutto al Ministero entro il 2025 per arrivare pronti alla prossima vendemmia».

    Il riconoscimento DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) prevede controlli più rigorosi in fase di produzione, comprese analisi chimico-fisiche e sensoriali a cura di una commissione ministeriale, oltre a un sigillo di Stato numerato su ogni bottiglia. Si tratta dunque di un passaggio che rafforza la credibilità e la tracciabilità del vino, garantendo qualità costante e un ritorno economico e d’immagine per l’intero distretto.

    Durante il convegno è emersa una visione condivisa: serve una regia unitaria, capace di integrare amministrazioni locali, imprese e università in un progetto comune di crescita. Fondamentale in questo senso la partecipazione del mondo accademico, con gli interventi del rettore dell’Università di Catania Enrico Foti e del direttore del Di3A Mario D’Amico. Foti ha annunciato la nascita della Fondazione dell’Ateneo, che coinvolgerà anche soggetti privati e si occuperà di formazione professionalizzante: «Uno strumento più agile, ma con la garanzia del marchio Unict, sinonimo di qualità e serietà».

    Sul piano territoriale, i sindaci dei comuni etnei hanno ribadito la necessità di fare rete per affrontare insieme le criticità e puntare a una governance condivisa del “sistema Etna”. «Solo unendo le forze possiamo risolvere i problemi urgenti e ambire a traguardi di eccellenza», ha sottolineato Alfio La Spina, sindaco di Sant’Alfio. Sulla stessa linea Concetto Stagnitti (Castiglione di Sicilia) e Luca Stagnitta (Linguaglossa), che hanno richiamato l’urgenza di una pianificazione comune anche su temi concreti come rifiuti, risorse idriche e organizzazione di eventi territoriali.

    Il focus, organizzato da Mada Vinea con la regia di Daniele Cianciolo, ha offerto inoltre spunti di ampio respiro: dal ruolo dell’architettura nel racconto del vino – con l’intervento dell’architetto Filippo Bricolo – alle prospettive di internazionalizzazione e formazione illustrate da accademici come Corrado Caruso (Università di Bologna), Bruno Caruso e Salvatore Barbagallo (Università di Catania), insieme al presidente di Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri.

    La giornata si è chiusa con una tavola rotonda dedicata alle prospettive di sviluppo: dall’apertura a Mascalucia di una sede etnea dell’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio alla possibilità di esplorare nuovi mercati – come quello brasiliano – grazie alla collaborazione con il Consolato generale d’Italia a Porto Alegre. Sul tavolo anche la valorizzazione delle competenze professionali lungo la filiera e il ruolo strategico dell’assessorato regionale per dare continuità ai programmi di crescita.

    Un quadro articolato, che conferma come l’Etna – tra i territori vitivinicoli più dinamici e identitari d’Italia – stia affrontando con maturità e visione la sfida della qualità certificata. La DOCG, in questo senso, rappresenterebbe non un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova fase di consapevolezza collettiva e di coesione territoriale. More

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    Santalucia 2024: Maculan rinnova la partnership con Fondazione Banca degli Occhi contro le malattie oculari

    Al via la 16^ edizione di Santalucia, progetto solidale nato dal sodalizio tra l’azienda agricola Maculan di Breganze (Vicenza) e la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS. ​Martedì 28 ottobre, nella sede dell’azienda, si è svolto il panel di degustazione per selezionare alla cieca il Santalucia 2024, al quale hanno partecipato critici enogastronomici, giornalisti, imprenditori e membri delle istituzioni. Tra i sei campioni delle migliori barrique monovarietali è emerso vincitore il Cabernet Sauvignon da singolo vigneto in località Branza, sulle colline più elevate di Breganze.
    ​“Santalucia 2024 nasce in una vigna particolarmente vocata per la varietà – illustra Fausto Maculan, titolare dell’azienda –. Ammalia il vivace colore rosso rubino contornato da note violacee. Al naso gli aromi sono intensi, avvolgenti. La frutta rossa matura e le spezie preludono a un corpo ricco, rotondo, equilibrato. Il tannino è raffinato e la persistenza piacevolmente lunga. È un vino elegante, certamente giovane, con una lunga vita davanti a sé. Da conservare con cura per una futura occasione speciale. Perfetto per una cena a base di carne alla griglia e formaggi stagionati”.
    ​“Ancora una volta siamo profondamente riconoscenti a Fausto Maculan e a tutta l’azienda per questo importante e lungimirante progetto che si rinnova – afferma il Presidente di Fondazione Banca degli Occhi Diego Ponzin –. Tutti i fondi raccolti grazie al vino Santalucia saranno destinati al Progetto L.u.c.y., uno studio che Fondazione Banca degli Occhi condurrà in collaborazione con il National Eye Institute di Bethesda, uno dei più avanzati centri di ricerca degli Stati Uniti, sulla degenerazione maculare della retina, che rappresenta la prima causa di cecità nei paesi occidentali. Una sfida che possiamo e dobbiamo affrontare”.
    ​Anche quest’anno la veste artistica di Santalucia sarà presentata ufficialmente in occasione di un evento solidale di raccolta fondi al ristorante Le Calandre di Sarmeola di Rubano (Padova) il 10 dicembre. Il progetto d’autore prevede 300 etichette uniche e dipinte a mano, nate dalla creatività dell’atelier In.Perfetto. Il laboratorio, inserito nella cooperativa sociale Vite Vere Down DADI di Padova, è uno studio artistico e produttivo, un luogo di formazione professionale per persone con disabilità intellettiva.
    Le bottiglie sono già ordinabili contattando la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS ([email protected] – 041.9656440/442). More