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    Schioppettino di Prepotto: la rinascita di un’identità friulana

    E pensare che lo Schioppettino, oggi simbolo di eleganza e territorialità, un tempo era un vino proibito. Fino alla metà degli anni Settanta piantarne una barbatella equivaleva a commettere un reato, come se si trattasse di un vitigno clandestino, di quelli che crescono ai margini della legge e della memoria. Eppure, proprio in quegli anni di oblio, si gettarono le basi della sua rinascita.

    Fu la curiosità di Giannola e Benito Nonino, alla ricerca di vinacce per le loro grappe, a riportare alla luce lo Schioppettino insieme ad altri vitigni friulani in via d’estinzione — Ribolla, Pignolo, Tazzelenghe. Con l’intuizione del Risit d’Aur, la “barbatella d’oro” ideata con Luigi Veronelli, il gesto di reimpiantare divenne un atto di resistenza culturale. Nel 1976 il premio andò a Dina e Paolo Rapuzzi, pionieri di Ronchi di Cialla, che fecero dello Schioppettino una bandiera di Prepotto.

    Fu solo nel 1981 che il vitigno venne finalmente reinserito tra quelli autorizzati, grazie anche al coraggio di un intero paese che, in seduta straordinaria, chiese di riscattare il proprio vino più identitario. Da allora lo Schioppettino ha ritrovato la strada del futuro, tornando a raccontare la valle dello Judrio e la sua geografia fatta di confini, boschi e colline dove l’aria sa di pepe e di pietra.

    Oggi, a distanza di mezzo secolo, si può dire che per lo Schioppettino di Prepotto sia arrivata una nuova primavera. Non più un simbolo di resistenza, ma di maturità. L’Associazione dei Produttori, fondata nel 2002 e ora profondamente rinnovata, rilancia una sfida ambiziosa: fare dello Schioppettino il cuore produttivo e identitario del territorio.

    Il nuovo presidente Riccardo Caliari (Spolert Winery) parla di un sogno condiviso: «Vogliamo che lo Schioppettino di Prepotto diventi il vino principale delle aziende del paese, espressione di uno stile elegante e riconoscibile, capace di competere sui mercati italiani e internazionali». Un progetto di lungo respiro — dai cinque ai dieci anni — che richiederà energie, visione e coesione, ma che parte da solide radici.

    Perché qui, tra le pieghe dei Colli Orientali, il terroir ha una voce distinta. È la voce del sottobosco, della mora e del pepe nero, della freschezza che si intreccia alla profondità. Lo Schioppettino di Prepotto, riconosciuto nel 2008 come sottozona ufficiale della DOC Friuli Colli Orientali, è un vino che racconta il confine, la sua memoria contadina e la sua vocazione naturale all’eleganza.

    Da fuorilegge a simbolo: lo Schioppettino di Prepotto continua a rappresentare una delle più belle parabole della viticoltura italiana. Oggi la sua rinascita non è solo produttiva, ma culturale. È il ritorno di una voce antica che, dopo secoli di silenzio, torna a parlare la lingua del futuro.

    Schioppettino di Prepotto: the renaissance of a Friulian identity

    To think that Schioppettino, now a symbol of elegance and territorial identity, was once a forbidden wine. Until the mid-1970s, planting even a single vine of Schioppettino was a crime — as if it were an outlaw grape, one that thrived on the margins of law and memory. Yet it was precisely in those years of oblivion that the seeds of its rebirth were sown.

    It was the curiosity of Giannola and Benito Nonino, searching for pomace for their grappas, that brought Schioppettino back to light — together with other nearly extinct Friulian varieties such as Ribolla, Pignolo, and Tazzelenghe. With the visionary Risit d’Aur award, the “golden vine cutting” created with Luigi Veronelli, replanting became an act of cultural resistance. In 1976 the first prize went to Dina and Paolo Rapuzzi of Ronchi di Cialla, true pioneers who turned Schioppettino into the emblem of Prepotto.

    Only in 1981 was the grape officially reauthorized, thanks to the courage of an entire community that, in an extraordinary council session, petitioned to reclaim its most authentic wine. Since then, Schioppettino has found its way back to the future, once again telling the story of the Judrio Valley — a landscape of borders, forests, and hills where the air smells of pepper and stone.

    Today, half a century later, Schioppettino di Prepotto is living a new spring. No longer a symbol of defiance, but of maturity. The Association of Schioppettino Producers, founded in 2002 and now profoundly renewed, is launching an ambitious challenge: to make Schioppettino the beating heart of the area’s production and identity.

    The new president, Riccardo Caliari (Spolert Winery), speaks of a shared dream: “We want Schioppettino di Prepotto to become the main wine of our producers — an elegant and distinctive style capable of standing out on both the Italian and international markets.” It’s a long-term project, a journey of five to ten years that will demand energy, vision, and unity — but it begins from solid roots.

    Here among the folds of the Colli Orientali, the terroir speaks with its own voice — one of undergrowth, blackberry, and black pepper, where freshness meets depth. Recognized in 2008 as a designated subzone of the Friuli Colli Orientali DOC, Schioppettino di Prepotto is a wine that tells the story of a borderland, its rural memory, and its natural vocation for elegance.

    From outlaw to icon: Schioppettino di Prepotto remains one of the most compelling stories in Italian viticulture. Its renaissance today is not only about production but culture — the return of an ancient voice that, after centuries of silence, once again speaks the language of the future.

    Nella foto di copertina l’Associazione Produttori Schioppettino di Prepotto More

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    Arriva il vino Novello, è il primo vino di Principe di Corleone della vendemmia 2025

    Come da tradizione, anche quest’anno — al termine della prima vendemmia totalmente biologica — arriva Cupido, il vino novello che l’azienda siciliana Principe di Corleone produce sin dagli anni Ottanta. In commercio dal 31 Ottobre
    L’autunno è la stagione del cambiamento e dell’abbondanza e il Novello ne è il simbolo più autentico: il primo vino nato dall’ultima vendemmia, contemporaneo nello spirito ma legato a una tradizione antica, quella della fermentazione breve dei grappoli raccolti tra fine agosto e inizio settembre.
    Cupido, il Novello firmato Principe di Corleone, è un vino giovane e gioioso, capace di portare allegria in ogni calice e di conquistare il palato con il suo carattere fruttato e la sua freschezza. Da oltre quarant’anni, l’azienda celebra l’arrivo dell’autunno con questo brindisi speciale.
    “Per noi non è solo un vino simbolico, che segna il bilancio della vendemmia, ma anche un punto di riferimento per tanti winelover affezionati – racconta Pietro Pollara, agronomo e rappresentante della nuova generazione, insieme al fratello Leoluca e al cugino Gaetano – Siamo stati tra i primi in Sicilia a credere nel vino novello, e oggi Cupido rappresenta per noi un legame profondo con il territorio e con le persone che da anni ci seguono e ci sostengono”.
    La tradizione vuole che l’apertura del vino novello venga festeggiata l’11 novembre, giorno di San Martino, quando i contadini celebrano la fine della fermentazione e l’inizio della commercializzazione dei primi vini, brindando a un anno di lavoro con un sorso d’estate nel cuore dell’autunno.
    Il Cupido 2025 di Principe di Corleone, da uve Syrah, si distingue per il suo colore rosso ciliegia con riflessi violacei e per i profumi intensi di frutta rossa. Al palato è fresco e fragrante, ideale anche servito leggermente freddo (intorno ai 12 °C). È il frutto della raccolta delle uve iniziata il 18 agosto con condizioni climatiche favorevoli e una qualità dei grappoli che promette vini di eccellenza e conclusa i primi di ottobre. More

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    Avignonesi: le guide di settore celebrano il lavoro sul Sangiovese e sul Nobile di Montepulciano

    Avignonesi, storico brand di Montepulciano, conquista due importanti riconoscimenti da altrettante guide di riferimento del panorama enologico italiano, a dimostrazione del costante impegno dell’azienda nella valorizzazione del Sangiovese, vitigno simbolo del Nobile di Montepulciano.Poggetto di Sopra Vino Nobile di Montepulciano 2021 ha ottenuto i Tre Bicchieri, il massimo punteggio della Guida Vini d’Italia 2026 del Gambero Rosso, mentre il Nobile di Montepulciano 2022 è stato premiato come Top Wine – Vino Slow nella Guida Slow Wine 2026. Avignonesi figura, inoltre, tra le aziende insignite della Chiocciola di Slow Wine, simbolo riservato alle realtà che incarnano i valori di sostenibilità ambientale, autenticità territoriale e qualità costante dei vini.
    Poggetto di Sopra Vino Nobile di Montepulciano è un cru proveniente dall’omonimo vigneto, da cui vengono selezionate le migliori parcelle: rappresenta l’espressione più pura e identitaria del Sangiovese secondo la visione di Avignonesi. I suoli sono di origine pliocenica, argilloso-limosi e calcarei, con interruzioni sabbiose. I Tre Bicchieri assegnati a questa etichetta premiano una filosofia produttiva che valorizza il carattere del luogo attraverso un approccio di profonda osservazione e rispetto.
    Il Nobile di Montepulciano nasce dalle uve provenienti da diverse parcelle di Sangiovese situate all’interno della denominazione. I suoli, di origine marina e sedimentaria, sono calcarei, con proporzioni variabili di argilla e sabbia: un mosaico di terroir che dona al vino complessità, equilibrio e riconoscibilità territoriale.
    Questi risultati rappresentano un’ulteriore conferma del percorso di ricerca e coerenza che Avignonesi porta avanti da anni sul Sangiovese, con l’obiettivo di esprimere nel calice l’identità più autentica del territorio e la sua storica vocazione al Nobile. Attraverso un lavoro continuo sui suoli, sulla biodiversità clonale e sulle vinificazioni parcellari, l’azienda esplora le molte sfumature del vitigno, interpretandolo con rigore agronomico e sensibilità enologica. Un percorso che da sempre affianca quello pionieristico intrapreso dagli anni ’80 sul Merlot, con la nascita di una delle etichette più iconiche: Desiderio.
    Fondata nel 1974, Avignonesi è oggi una realtà di riferimento per la produzione di vini dal carattere unico. Con oltre 170 ettari di vigneto certificati biologici e biodinamici, l’azienda ha scelto una viticoltura sostenibile e un approccio rispettoso dell’ambiente, con l’obiettivo di restituire nei vini l’espressività delle colline tra Montepulciano e Cortona.  Da Società Benefit e B Corp, una delle poche cantine in Italia, Avignonesi rappresenta un modello di come agricoltura, etica e impresa possano convivere in modo armonico. More

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    Brunello di Montalcino DOCG 2021, uno sguardo in anteprima alla trentesima annata di Poggio di Sotto

    Con la vendemmia 2021, Poggio di Sotto celebra trent’anni di Brunello di Montalcino. La prima, la 1991, segnò l’inizio di un percorso dedicato all’ascolto e alla valorizzazione del Sangiovese di Castelnuovo dell’Abate, una delle aree più vocate del territorio. La 2021 ripropone quello stile essenziale e rigoroso che da sempre caratterizza la tenuta, offrendo una lettura chiara del millesimo e del suo equilibrio tra maturità e tensione. Frutto di un’annata di grande carattere, il Brunello di Montalcino 2021 racchiude l’essenza di un terroir unico, dove un mosaico di suoli argillosi e galestrini si intreccia a un patrimonio genetico di oltre 180 biotipi di Sangiovese.Vendemmia 2021: energia, struttura e tensione
    Il 2021 è stata un’annata dinamica e complessa, che ha alternato gelate primaverili, temperature estive elevate e un finale di agosto più piovoso della media. Questo andamento ha permesso una maturazione graduale e completa delle uve, preservandone integrità e freschezza aromatica. La raccolta, iniziata il 10 settembre e conclusasi il 4 ottobre, ha seguito il consueto approccio parcellizzato per rispettare i diversi microclimi della tenuta, con una selezione rigorosa in vigna.
    «La 2021 è un’annata di grande densità e tensione gustativa – spiega l’enologo Leonardo Berti – I vini mostrano una trama tannica importante, sostenuta da un’acidità vibrante che garantisce longevità e definizione. È un Brunello che unisce potenza e finezza, specchio autentico dei nostri suoli più argillosi e ricchi di galestro. Al naso si alternano note di frutti rossi e fiori secchi, con accenti agrumati e balsamici; il sorso è profondo, materico e teso, con un finale ematico e sapido, di lunga persistenza”
    Terroir, vinificazione e affinamento
    La tenuta di Poggio di Sotto, nel comune di Castelnuovo dell’Abate, si estende attualmente su 48 ettari, di cui 20 vitati, tra i 190 e i 440 metri di altitudine. Protetta dal Monte Amiata, beneficia di forti escursioni termiche e di venti che favoriscono una maturazione equilibrata delle uve. I suoli alternano argille bianche e rosse, galestro e marne grigie, componendo un mosaico geologico di straordinaria complessità. Questa ricchezza è amplificata dalla biodiversità clonale delle vigne, dove sono stati censiti 182 biotipi di Sangiovese, studiati in collaborazione con l’Università di Firenze: un autentico archivio genetico che rappresenta la memoria storica della varietà.
    Le uve, provenienti da vigneti con età media di 25 anni, sono raccolte manualmente con rese naturalmente contenute. La fermentazione avviene in tini di legno e cemento, con macerazioni prolungate e rimontaggi all’aria, pratica distintiva della cantina che consente un’estrazione graduale e armonica della componente fenolica. Il vino affina per 36 mesi in botti di rovere di Slavonia da 30 ettolitri, prima dell’imbottigliamento nel mese di aprile 2025.
    Poggio di Sotto – Trent’anni di Sangiovese
    Fondata nel 1989 e parte del Gruppo ColleMassari, Poggio di Sotto concentra la sua produzione esclusivamente sul Sangiovese. Dal 1991, con la prima annata di Brunello, la tenuta si distingue per un approccio basato su precisione agronomica e sensibilità enologica, mantenuto costante nel tempo. Dal 2012, la cantina porta avanti un programma di ricerca ampelografica e selezione massale in collaborazione con l’Università di Firenze, volto alla tutela dei biotipi di Sangiovese presenti nei vigneti.
    In trent’anni, il Brunello di Poggio di Sotto ha definito uno stile centrato su equilibrio, profondità e capacità di evoluzione nel tempo. Una vendemmia celebrativa – Per la 30ª annata del Brunello di Montalcino (1991–2021), l’etichetta sarà proposta in una veste grafica dedicata, con stampa in oro a caldo. Un segno discreto che ricorda la continuità di un progetto enologico fedele nel tempo. More

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    Old Vine Conference 2025: Vinchio Vaglio protagonista alla tavola rotonda sui vini da vecchi vigneti

    Dal 31 ottobre al 4 novembre 2025, l’Old Vine Conference (OVC) in collaborazione con Zinfandel Advocates & Producers (ZAP) organizza “Meeting of the Minds 2025”, una straordinaria serie di eventi dedicati ai vini da vecchi vigneti nella California settentrionale.L’evento internazionale mette in rete aziende vinicole, stampa e professionisti del settore, offrendo uno spazio di confronto sulle questioni tecniche e commerciali legate alla conduzione dei vigneti storici e alla valorizzazione dei vini da essi prodotti.
    La conferenza annuale riunirà un pubblico globale di media e operatori del settore, pronti a discutere temi che spaziano dalla gestione agronomica dei vigneti secolari alla comunicazione e vendita dei vini d’eccellenza.
    Marco Giordano di Vinchio Vaglio alla tavola rotonda internazionale
    Il direttore di Vinchio Vaglio, Marco Giordano, è stato invitato a intervenire come relatore il 1° novembre durante la tavola rotonda dal titolo:
    “From Roots to Reputation: Cultural Heritage in Wine Marketing”
    L’incontro sarà moderato da Honore Comfort, Vicepresidente dell’International Marketing Wine Institute California Wine, e vedrà la partecipazione di relatori di fama internazionale:

    Dr.ssa Laura Catena, Consigliere Delegato di Catena Zapata, Argentina

    Christian Miller, Wine Market Council

    Marco Giordano, direttore di Vinchio Vaglio

    Vinchio Vaglio: pionieri dei vini da vecchi vigneti
    La cantina Vinchio Vaglio è considerata pionieristica nell’individuazione e valorizzazione dei vigneti storici fin dal 1985. In un periodo in cui le pratiche viticole più avanzate prevedevano l’espianto dei vigneti vecchi per nuovi impianti con cloni diversi e densità più elevate, Vinchio Vaglio ha scelto di preservare i migliori vigneti dei soci con più di 50 anni e produrre il primo vino dedicato, denominato “Vigne Vecchie”.
    Nel 2009, in occasione del 50° anniversario della cantina, nasce il secondo vino, “Vigne Vecchie 50”, ottenuto dagli stessi vigneti. La differenza?

    Il primo vino affina in legno, esprimendo la longevità e la complessità della Barbera

    Il secondo enfatizza la freschezza e l’eleganza di una Barbera giovane

    Oggi alcuni di quei vigneti hanno oltre 80 anni, altri più di 50, e richiedono un lavoro agronomico meticoloso. Nonostante i pochi grappoli prodotti, le uve vantano caratteristiche uniche, e la cantina garantisce un rendimento controllato per ettaro, preservando la qualità.
    Dal vigneto al mercato: l’esperienza raccontata alla OVC
    Durante la conferenza, Marco Giordano presenterà la storia e le scelte strategiche che hanno permesso a Vinchio Vaglio di raggiungere successi qualitativi e commerciali con i suoi vini da vecchi vigneti.
    Un’occasione unica per condividere quasi 40 anni di esperienza tra gestione agronomica, marketing e vendita, e mostrare come la valorizzazione dei vigneti storici possa diventare un vero vantaggio competitivo nel mercato internazionale.

    A questo link il programma dell’evento OVC Meeting of The Minds 2025.
    Chi volesse può registrarsi e seguire online il 1° novembre la tavola rotonda qui:
    Livestream 2025 — The Old Vine Conference
    www.vinchio.com
    Il fuso orario di Santa Rosa in California prevede 9 ore in meno rispetto all’Italia More

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    Top Wine 2950: grande successo per la 25ª edizione del simposio enogastronomico più alto del mondo

    Si è chiusa con una grande affluenza la 25ª edizione del Simposio Top Wine 2950, l’evento enogastronomico più alto al mondo che unisce le Dolomiti e il vino d’eccellenza. Oltre 400 partecipanti hanno raggiunto i 2.950 metri del Sass Pordoi a bordo della funivia, prendendo parte alla due giorni di degustazioni ospitate al Rifugio Maria. Protagonisti della manifestazione, i migliori vini del Trentino-Alto Adige affiancati da selezioni provenienti da Irpinia, Sicilia e Francia.Organizzato dalla Società Incremento Turistico Canazei SpA, con la collaborazione dell’Associazione Sommelier di Fassa e Fiemme, Cedea Mineral Water, N’Outa Val di Fassa e Trentino Catering, l’evento ha confermato il suo ruolo di appuntamento di riferimento per l’enologia alpina e nazionale.
    Un brindisi tra cielo e Dolomiti
    «Siamo orgogliosi di aver celebrato il venticinquesimo anniversario di Top Wine 2950 con una partecipazione così ampia – ha commentato Christian Rabensteiner della Società Incremento Turistico Canazei SpA –. Non è solo una degustazione in quota, ma un incontro tra cultura, ospitalità e natura: un dialogo tra l’eccellenza dei vini e la bellezza delle Dolomiti».Rabensteiner ha poi citato Albert Camus: “L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore”, invitando il pubblico a vivere la montagna anche nella stagione più tranquilla, quando i colori nitidi e le prime nevi rendono il paesaggio spettacolare.
    Il Rifugio Maria e la funivia del Sass Pordoi resteranno aperti fino al 2 novembre.
    Vini, maestri e degustazioni d’alta quota
    Il simposio si è aperto venerdì 17 ottobre con una masterclass dedicata alla Cantina di Terlano, condotta dal sommelier Roberto Anesi: un viaggio nei grandi bianchi altoatesini, tra Terlaner e Primo, simboli di eleganza e longevità.
    Il cuore di Top Wine 2950 è arrivato sabato 18 ottobre con una giornata interamente dedicata alle degustazioni:

    oltre venti cantine partecipanti

    un percorso enologico variegato e di alta qualità

    finger food in abbinamento e il “Piatto Top Wine” firmato dallo chef Giovanni Gabrielli, molto apprezzato dal pubblico

    Il fascino del Pordoi: la montagna come parte dell’esperienza
    La celebre Terrazza delle Dolomiti ha offerto viste mozzafiato su Gruppo del Sella, Sassolungo, Catinaccio e Marmolada, confermandosi parte integrante della narrazione dell’evento.
    Tra le novità di questa edizione, l’opportunità di ammirare il nuovo lago di Pian da Mur, un bacino artificiale ben inserito nel contesto naturale, già diventato punto di interesse per escursionisti e fotografi.
    In venticinque anni, Top Wine 2950 è cresciuto da evento di settore a manifestazione capace di richiamare pubblico da tutta Italia e dall’estero, diventando un vero ambasciatore dell’identità enogastronomica della Val di Fassa. L’edizione 2025 si è chiusa con un brindisi collettivo sulla terrazza del Rifugio Maria, dove il vino, come la montagna, “continua a essere racconto, incontro e meraviglia”.
    Le cantine di Top Wine 2950
    Baron Longo, Cantina Convento Muri Gries, Cantina St. Pauls, Cantina Terlano – Andriano, Cantina Zanotelli, Cantine Monfort – Maso Cantanghel, Castelfeder, Corvèe, Donnafugata, Gandolfi Distribuzione Vini Francesi, Grigolli Bruno, Irpinia Consorzio Tutela Vini, Madonna delle Vittorie, Maxentia, Peter Zemmer, San Leonardo, Simoncelli, Spagnolli, Tenuta Peter Sölva, Teroldego Evolution. More

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    A Montina, in Franciacorta, l’apertura delle annate vintage racconta l’evoluzione del Metodo Classico

    Ogni anno Montina rinnova nella sua storica cantina di Monticelli Brusati in Franciacorta, l’appuntamento speciale dedicato al tempo, protagonista silenzioso del metodo classico. L’apertura delle annate vintage permette di osservare come la lunga sosta sui lieviti e l’attesa trasformino profondamente il vino, donandogli sfumature e complessità inaspettate.
    Protagonisti di questo confronto e tavola rotonda tra esperti del settore vino, condotta dal Miglior Sommelier d’Italia 2010 Nicola Bonera, sono il Satèn 2009, presentato in due diverse epoche di sboccatura, 2013 e 2025, e il Brut Millesimato 2009, anch’esso proposto nel confronto tra la sboccatura 2015 e quella 2025. Un dialogo tra le annate che mette in luce le diverse evoluzioni generate da periodi di affinamento compresi tra 36 e 184 mesi sui lieviti. ll Satèn, 100% Chardonnay (di cui il 35% fermentato in legno), racconta la setosità e la finezza che solo il tempo può regalare; il Brut Millesimato, 70% Chardonnay e 30% Pinot Nero, esprime invece un equilibrio maturo.
    BRUT MILLESIMATO 1998
    A completare il percorso, il Brut Millesimato 1998, presentato nelle versioni con sboccatura 2003 e 2025: un arco temporale che spazia da 46 a 316 mesi di affinamento sui lieviti, autentico frammento di storia enologica e testimonianza di come pazienza e cura possano trasformare il Franciacorta in un’esperienza sensoriale unica. Ogni bottiglia diventa così racconto di un’epoca e invito a riflettere sul valore del tempo e della maturità, elementi che restituiscono vini di rara finezza e profondità. Alcune di queste annate storiche, in quantità limitata, sono oggi disponibili per l’acquisto sul sito ufficiale di Montina Franciacorta.
    FRANCIACORTA DOSAGE ZERO IN VERSIONE MAGNUM
    A suggellare questo viaggio nel tempo, Montina presenta inoltre il Franciacorta Dosage Zero in versione Magnum, espressione essenziale e pura del territorio. Un metodo classico che rinuncia al dosaggio per valorizzare al massimo la freschezza, la struttura e l’identità del vino, pensato per chi ricerca un Franciacorta autentico, capace di raccontare la verità della vigna e del tempo. More

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    Emozioni dal Mondo 2025: un’edizione sempre più internazionale

    Macedonia del Nord, USA, Serbia, Repubblica Ceca, Austria, Canada, Grecia, Bosnia ed Erzegovina, Malta, Italia, Romania, Australia, Montenegro e Moldavia sono solo alcune delle nazioni che hanno conquistato una delle 74 medaglie assegnate sabato 18 ottobre 2025 al termine della XII edizione del Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”.«Un concorso che si conferma sempre più internazionale e lo dimostra la distribuzione delle medaglie», ha dichiarato l’enologo Sergio Cantoni, presidente di Vignaioli Bergamaschi e direttore del concorso ideato 22 anni fa a Bergamo e tutt’oggi organizzato sotto l’egida dell’OIV, l’organismo internazionale che sovrintende ai concorsi enologici nel mondo.
    Una giuria mondiale per un concorso unico nel panorama del vino
    Anche nel 2025, Emozioni dal Mondo si conferma appuntamento centrale per il panorama enologico internazionale. A Urgnano, presso la sede di OverMedia, sono stati 77 i giudici chiamati a valutare 242 campioni di Merlot e Cabernet, provenienti da 27 Paesi. Solo 28 commissari erano italiani, una scelta che garantisce pluralità di stili, esperienze e sensibilità, rafforzando l’imparzialità delle degustazioni e l’identità globale del concorso.
    «Quello che davvero distingue Emozioni dal Mondo dagli altri appuntamenti – prosegue Cantoni – è il suo essere un luogo di incontro, confronto e relazione. In 20 anni abbiamo costruito una rete solida, che oggi rende questo evento un momento atteso non solo dai professionisti, ma da un gruppo di amici che ama ritrovarsi. La nostra “famiglia di Emozioni dal Mondo” è motivo di grande orgoglio.»
    Territorio, cultura e ospitalità: il valore aggiunto di Emozioni dal Mondo
    Accanto alle sessioni di degustazione, anche il 2025 ha proposto un ricco programma alla scoperta del territorio bergamasco. Gli ospiti hanno visitato la Urban Factory VetroBalsamo e lo stabilimento Lanzeni di Brignano Gera d’Adda, per un viaggio nel mondo del marmo orobico e del saper fare locale.
    Grande successo anche per la cena di gala a tema “Ritorno al Futuro”, sviluppata come un ballo anni ’50, uno degli appuntamenti più attesi dalla community internazionale dell’evento.
    Tavola rotonda e approfondimenti: si discute del futuro del vino
    Tra i momenti di maggiore interesse, la tavola rotonda “Il Futuro del Vino”, ospitata a Urgnano sabato 18 ottobre. Sul palco si sono confrontati professionisti e relatori di caratura internazionale: Alberto Marchisio, Giovanni Ghione, Angél Villafranca, Dora Marchi, Joséf Bonello e Constantin Stergides, per un dialogo partecipato e molto seguito dagli operatori del settore.
    Degustazioni finali e grande pubblico a Urgnano
    La manifestazione si è conclusa con il banco d’assaggio dei vini vincitori del 21° Concorso Enologico Internazionale, ospitato alla Rocca Albani di Urgnano all’interno della rassegna “Emozioni di Valcalepio”, organizzata dal Consorzio Tutela Valcalepio. Il pubblico ha potuto degustare sia i campioni internazionali premiati, sia le etichette locali Valcalepio DOC e Terre del Colleoni DOC, alcune delle quali medagliate.
    Conclusione
    Emozioni dal Mondo conferma ancora una volta il suo ruolo di riferimento nel panorama enologico mondiale e riporta Bergamo al centro della scena internazionale, rinnovando un legame costruito in oltre vent’anni di storia, confronto e cultura del vino. More