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    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

    I produttori presenti a Sicily on Wine LEGGI TUTTO

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    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

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    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

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    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

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    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

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    Dealcolati, UIV: “Decreto-legge fiscale sblocca lo stallo normativo”

    “L’approvazione del decreto-legge fiscale di ieri ha sbloccato lo stallo sui vini dealcolati, che rischiava di protrarsi sino al 2026. Ora i ministeri dell’Economia e dell’Agricoltura potranno lavorare già da subito al decreto interministeriale che definirà le condizioni e le autorizzazioni fiscali relative alla produzione di dealcolati anche in Italia. Nell’apprezzare quanto stabilito ieri, Uiv auspica una pronta risposta da parte dei due dicasteri preposti al fine di rendere attuativo un decreto che il settore attende da tempo”. Lo ha detto oggi il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti nel commentare lo schema di Dl fiscale di ieri che ha anticipato il termine entro il quale deve essere adottato il decreto interministeriale Masaf e Mef.
    Quello fiscale rimane infatti l’ultimo nodo da sciogliere per consentire – finalmente – alle imprese italiane di dealcolare in Italia. Alla fine di marzo il decreto-legge n.43 ha infatti modificato il Testo Unico delle Accise inserendo l’articolo 33-ter per disciplinare il processo di dealcolazione in ambito fiscale, rinviando a un decreto interministeriale dei ministeri dell’Economia e dell’Agricoltura la definizione delle condizioni relative all’assetto del deposito fiscale e le modalità semplificate di accertamento e di contabilizzazione dell’accisa per questi prodotti. L’entrata in vigore tardiva della norma – fissata al 1° gennaio 2026 – ha spinto Uiv a sollecitare negli scorsi mesi un intervento transitorio per colmare il vuoto normativo e non ritardare ulteriormente la produzione.
    Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, quello dei vini No-low è un mercato che in Italia vale oggi solo 3,3 milioni di euro, ma dovrebbe raggiungere i 15 milioni nei prossimi 4 anni. Sul fronte globale, la stima del mercato attuale è fissata a 2,4 miliardi di dollari, con prospettive di crescita fino a 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. LEGGI TUTTO

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    Dealcolati, UIV: “Decreto-legge fiscale sblocca lo stallo normativo”

    “L’approvazione del decreto-legge fiscale di ieri ha sbloccato lo stallo sui vini dealcolati, che rischiava di protrarsi sino al 2026. Ora i ministeri dell’Economia e dell’Agricoltura potranno lavorare già da subito al decreto interministeriale che definirà le condizioni e le autorizzazioni fiscali relative alla produzione di dealcolati anche in Italia. Nell’apprezzare quanto stabilito ieri, Uiv auspica una pronta risposta da parte dei due dicasteri preposti al fine di rendere attuativo un decreto che il settore attende da tempo”. Lo ha detto oggi il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti nel commentare lo schema di Dl fiscale di ieri che ha anticipato il termine entro il quale deve essere adottato il decreto interministeriale Masaf e Mef.
    Quello fiscale rimane infatti l’ultimo nodo da sciogliere per consentire – finalmente – alle imprese italiane di dealcolare in Italia. Alla fine di marzo il decreto-legge n.43 ha infatti modificato il Testo Unico delle Accise inserendo l’articolo 33-ter per disciplinare il processo di dealcolazione in ambito fiscale, rinviando a un decreto interministeriale dei ministeri dell’Economia e dell’Agricoltura la definizione delle condizioni relative all’assetto del deposito fiscale e le modalità semplificate di accertamento e di contabilizzazione dell’accisa per questi prodotti. L’entrata in vigore tardiva della norma – fissata al 1° gennaio 2026 – ha spinto Uiv a sollecitare negli scorsi mesi un intervento transitorio per colmare il vuoto normativo e non ritardare ulteriormente la produzione.
    Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, quello dei vini No-low è un mercato che in Italia vale oggi solo 3,3 milioni di euro, ma dovrebbe raggiungere i 15 milioni nei prossimi 4 anni. Sul fronte globale, la stima del mercato attuale è fissata a 2,4 miliardi di dollari, con prospettive di crescita fino a 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. LEGGI TUTTO

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    In Umbria il Picnic in Vigna di Arnaldo Caprai

    Con l’arrivo dell’estate e delle belle giornate torna il desiderio di stare all’aperto, immersi nella natura, ne è prova la tendenza sempre più diffusa del picnic: una delle attività più apprezzate tra le proposte enoturistiche e il 18 giugno si festeggia proprio la Giornata Mondiale del Picnic.Cornice naturale perfetta per il picnic è la vigna che, con la sua atmosfera romantica e bucolica, ci riporta alla semplicità e alla tradizione, al contatto vero con la natura muniti di plaid, cestino e ovviamente di un calice di buon vino.
    A Montefalco, in Umbria, Arnaldo Caprai è stato tra i primi in Italia a proporre la possibilità di abbinare alla visita in cantina anche un picnic tra i panorami mozzafiato della sua tenuta nei filari di Sagrantino, Sangiovese o Grechetto oppure sulla splendida terrazza panoramica Belvedere, all’ombra di una quercia secolare.
    Disponibile da aprile e fino al 30 settembre, il PICNIC in Vigna è perfetto per chi vuole unire all’esperienza del tour in cantina con degustazione anche un momento di relax e gusto, immersi nel paesaggio delle colline umbre e in totale libertà.
    Un wine educator accompagna gli ospiti in vigna e in cantina alla scoperta di tutte le fasi del processo produttivo, dalla fermentazione all’affinamento in barricaia, fino all’imbottigliamento.
    Una volta terminato il tour, viene fornito tutto l’occorrente per il picnic: coperte, cuscini, cestino con il pranzo, vino e calici. Ogni ospite potrà andare così alla ricerca dell’angolo preferito dove poter trascorrere il pranzo e l’interno pomeriggio, in totale relax, fino al tramonto, tra prati, laghetti, vigne e il magnifico paesaggio di Montefalco sullo sfondo.
    E nel cestino? Il PICNIC in vigna si prenota al massimo entro il giorno prima, perché tutto viene preparato la mattina stessa della visita: prodotti tipici umbri, salumi e formaggi selezionati, primi e secondi piatti secondo le richieste e verdure che variano in base alla stagione, insalate, dolci, il pane appena sfornato da gustare con l’olio extravergine di oliva di Arnaldo Caprai e, naturalmente, i vini di Arnaldo Caprai come ad esempio il Grecante Colli Martani Grechetto DOC o il Montefalco Rosso DOC.
    L’esperienza è adatta a tutti, anche famiglie e ragazzi ed è gratuita per i piccoli fino a 6 anni.
    Il PICNIC in Vigna di Arnaldo Caprai è disponibile, 7 giorni su 7, dalle 12.00 e solo su prenotazione:

    Il costo del tour (circa 3 ore) è di:
    – 80,00€ a persona per gli adulti
    – 20,00€ per bambini o ragazzi dai 7 ai 12 non compiuti
    – gratuito per i bambini da 0 a 6 anni.
    AZIENDA AGRICOLA ARNALDO CAPRAI IN SINTESI
    Poche altre cantine in Italia e nel mondo vengono identificate immediatamente solo citando il nome della denominazione a cui appartengono, come la Arnaldo Caprai, simbolo essa stessa del Sagrantino di Montefalco. Una realtà unica, sinonimo di eccellenza italiana, capace di creare vini fuori dal comune per profondità, eleganza e longevità: non solo rossi, ma anche bianchi. Il merito di questa avventura iniziata alla fine degli anni Settanta è di Marco Caprai, figlio di Arnaldo. È stato lui, infatti, più di chiunque altro a credere nella ricchezza del Sagrantino, reinterpretandolo in chiave moderna, attraverso i più innovativi metodi di produzione e di gestione aziendale, che gli hanno permesso di conquistare così i favori del pubblico e della critica di tutto il mondo. Non da meno i bianchi: il Grecante Arnaldo Caprai, 100% Grechetto, è riuscito a conquistare la Top100 di Wine Spectator.
    Una grande azienda, la Arnaldo Caprai, che custodisce un’anima green, considerando fondamentali le tematiche riguardanti la sostenibilità, la tutela e la salvaguardia dell’ambiente. Il punto di osservazione resta sempre lo stesso: cercare di comportarsi in armonia con i cicli evolutivi naturali, preservando e valorizzando il territorio in cui si opera. Per questo l’azienda ha deciso di creare un Sistema di Gestione Ambientale conforme alle normative internazionali, sviluppando un protocollo volontario territoriale di sostenibilità ambientale, economica e sociale del processo produttivo. È in questo contesto senza pari, che nascono vini di indimenticabile stoffa, complessi ed eleganti, capaci di raccontare il meglio di tutta una regione, l’Umbria.
    www.arnaldocaprai.it LEGGI TUTTO