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    Le Finali Nazionali di Vinibuoni d’Italia in Istria

    Vinibuoni d’Italia rinnova ancora una volta l’appuntamento pubblico con le Finali nazionali, che per l’edizione 2025 della guida edita dal Touring Club Italiano si svolgeranno per la prima volta oltre i confini nazionali, in una location d’eccezione affacciata sullo splendido mare della Croazia, in collaborazione con l’Ente turistico dell’Istria, partner storico della guida, Hrvatski Sommelier Klub e Aminess Hotels & Resorts.

    Le degustazioni, in programma dal 12 al 13 settembre, saranno ospitate dall’Aminess Maestral Hotel di Cittanova. “Siamo felici e onorati – dichiara il curatore nazionale di Vinibuoni d’Italia Mario Busso – di concretizzare ulteriormente un legame di lunga data con l’Istria croata. Dall’edizione 2011 della guida, grazie all’interesse e collaborazione con il direttore dell’Ente per il Turismo Denis Ivošević, è presente infatti una sezione dedicata agli autoctoni della regione. Il nostro coordinatore e alcuni componenti della sua commissione fanno parte della giuria ufficiale di Vinistra, dove abbiamo l’opportunità di visitare le cantine e degustare annualmente in anteprima un centinaio di campioni di vini autoctoni nei 4 giorni di valutazione dell’evento. Nei mesi successivi assaggiamo i vini delle aziende istriane che ci inviano i campioni, approfondendo sempre più la conoscenza della vitivinicoltura della regione istriana.” A seguito delle selezioni delle aziende vitivinicole che entreranno nella nuova edizione della guida, i coordinatori regionali, tra più di 35000 campioni ricevuti, hanno individuato oltre 700 vini che si sono distinti per aver superato i 91 centesimi di valutazione, aggiudicandosi la Corona, assegnata dalle commissioni regionali.

    I vini premiati si sono guadagnati inoltre l’accesso alle Finali Nazionali, dove concorreranno al raggiungimento della TOP 300, massimo riconoscimento assegnato dalla guida. Le selezioni sono state condotte come ogni anno inflessibilmente alla cieca e i vini che si presentano alla prestigiosa kermesse rappresentano la migliore espressione raggiunta dai vignaioli della Penisola, dell’Istria Croata e del Brda Sloveno nel produrre vini autoctoni e spumanti Metodo Classico. A selezionare i TOP 300, nelle due giornate di degustazione, saranno i curatori nazionali, Mario Busso e Alessandro Scorsone, ai quali si affiancheranno le commissioni parallele del progetto “Oggi le corone le decido io”, appuntamento unico nel panorama delle guide.

    Mario Busso

    Gli stessi vini che verranno esaminati dalla commissione di Vinibuoni d’Italia saranno valutati e votati da una giuria composta da sommelier, operatori, giornalisti e blogger, provenienti dall’Italia e dalla Croazia. Un’occasione davvero avvincente per chi opera nel mondo della comunicazione del vino e del turismo enogastronomico. Anche le Corone attribuite dalle commissioni di “Oggi le corone le decido io” verranno segnalate nella guida Vinibuoni d’Italia 2025 con una specifica icona e riportate sul sito http://www.vinibuoni.it.

    Alessandro Scorsone

    Le Finali nazionali si concluderanno venerdì 13 settembre, nell’affascinante area in riva al mare dell’Aminess Maestral Hotel, con La notte delle Corone, una cena evento esclusiva, riservata ai giornalisti ospiti, media, istituzioni, rappresentanti degli enti turistici e marketing manager delle principali strutture ricettive dell’Istria Croata. Un menu dedicato alle eccellenze gastronomiche della regione, a cura dell’Ente per il Turismo dell’Istria e dell’Aminess Maestral Hotel, in abbinamento alla degustazione libera degli oltre 700 vini finalisti, provenienti da tutta Italia, con un brindisi di benvenuto in collaborazione con il Consorzio per la Tutela dell’Asti docg e del Moscato d’Asti docg e il Consorzio Tutela Vini d’Acqui. Al percorso gastronomico istriano si affiancherà la presenza di Caviar Giaveri con il prestigioso Caviale Siberian Classic. LEGGI TUTTO

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    Ritorna l’8 e il 9 settembre l’appuntamento annuale con i vini di Modigliana

    Al via la rassegna annuale dei vini di Modigliana (FC), organizzata dall’Associazione Modigliana Stella dell’Appennino, quest’anno di nuovo in scena al mercato coperto del piccolo paese, con la collaborazione della Pro Loco e Prima Pagina Comunicazione. Appuntamento domenica 8 e lunedì 9 settembre. “Aspettiamo giornalisti da tutta Italia, il nostro racconto di vini d’Appennino sta creando un interesse straordinario. Modigliana è l’astro nascente del vino italiano”.

    i produttori di Modigliana – Stella dell’Appennino

    Le parole di Francesco Bordini, Presidente dell’Associazione e produttore a Modigliana con Villa Papiano, descrivono bene l’entusiasmo che anima questo gruppo. “La domenica i banchi d’assaggio saranno a disposizione degli appassionati, ma la novità sarà il calendario Panem et circenses, una serie di venti che vedrà protagonisti 8 cuochi impegnati a interpretare i caratteri dei vini di Modigliana” Giorgio Melandri, curatore della manifestazione, sottolinea la novità di quest’anno. A Modigliana saranno presenti: Fabrizio Mantovani (Fmarket, Faenza), Sebastiano Caridi (Pasticceria Caridi, Faenza e Bologna), Giuseppe Gasperoni (Povero Diavolo, Torriana), Omar Casali (Maré, Cesenatico), Francesco Vincenzi (La Franceschetta, Modena), Gianni e Federico D’Amato (D’AMATOSTERIA, Castello di Arceto Scandiano), Gianluca Gorini (da Gorini, San Piero in Bagno) ed Edoardo Tilli (Podere Belvedere, Pontassieve).

    Il programma nel dettaglio.

    Domenica 8 settembre banchi d’assaggio aperti dalle ore 10 alle 19 e programma Panem et Circenses con 8 eventi (dalle 11 ogni ora). L’ingresso per la domenica costa 25 euro (con calice e catalogo compresi) e permette di assaggiare tutti i vini e di accedere a un evento della giornata gratuitamente fino a esaurimento posti. La biglietteria chiude alle 18.

    Lunedì 9 settembre i banchi d’assaggio sono aperti dalle 10 alle 18. La giornata è riservata ai professionali -sommelier, ristoratori, enotecari, agenti di commercio, distributori e l’ingresso è gratuito: è sufficiente registrarsi all’ingresso. Il pranzo del lunedì, offerto dall’associazione, è a cura dell’Osteria La Sangiovesa di Santarcangelo e Osteria Bartolini di Cesenatico.

    In entrambi i giorni i banchi d’assaggio delle nove aziende presenti: Casetta dei Frati, Fondo San Giuseppe, Lu.Va., Menta e Rosmarino, Mutiliana, Pian di Stantino, Il Pratello, Il Teatro, Villa Papiano. Sarà possibile assaggiare tutti i Modigliana (da uve sangiovese) e i Modigliana bianco che tanto hanno fatto parlare in questo ultimo anno.

    Tutte le informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook dell’associazione LEGGI TUTTO

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    Annalisa Zorzettig: passione e condivisione

    di Patrizia Vigolo

    Quando si dice che un vino racchiude l’anima di chi lo produce, è vero e lo si prova quando si bevono i vini Zorzettig.

    Annalisa Zorzettig è una donna che ama la sua terra e la sa raccontare con enfasi ed eleganza allo stesso tempo.

    L’incontro con Annalisa avviene in una calda giornata di giugno a Verona per un pranzo, l’aria ricca di umidità dopo un temporale estivo.

    Un sorriso caldo e amichevole contorniato da capelli biondi e lunghi mi accoglie al ristorante Darì (https://www.ristorantedari.com/).

    Annalisa Zorgettig e la sua azienda

    Il pranzo inizia con il racconto di Annalisa della sua azienda, fondata nel 1874 a Cividale, in Friuli. Dal 2006 l’azienda è gestita proprio da lei seguendo il lavoro del padre Giuseppe Zorzettig.

    La cantina Zorzettig è portabandiera dei vitigni autoctoni friulani, con alcune piccole chicche come il Pignolo, lo Schioppettino e il Picolit.

    Delle 800.000 bottiglie provenienti dai 120 ettari di proprietà, il 45% è destinato ai mercati esteri, in primis Germania e Stati Uniti.

    Nel racconto di Annalisa emerge subito un grande rispetto verso l’ambiente. Orgogliosa sottolinea la certificazione SQNPI ottenuta nel 2016 che segna l’abbandono totale dell’utilizzo di diserbanti chimici.

    La sostenibilità secondo Annalisa Zorzettig

    Annalisa crede nella necessità di rispettare e di preservare l’ecosistema ma ciò che davvero punta ad ottenere è un equilibrio che possa favorire la prosperità di tutti coloro che lo abitano.

    Sostenibilità non è solo un termine legato all’ambiente ma un tema che Annalisa Zorzettig sente fortemente legato anche alla comunità Come esiste un ecosistema in natura e nel mondo, così nella sua azienda ne esiste uno altrettanto importante. Esso comprende tutti i lavoratori che contribuiscono all’azienda ma anche tutti coloro che si identificano come “custodi delle terre e delle tradizioni friulane.”

    In viaggio trai vitigni friulani

    Linea Myò “Pinot Bianco” – Friuli Colli Orientali Doc 2021

    Il Pinot Bianco è tra i vitigni che a mio parere sono maggiormente sottovalutati.

    Zorzettig racchiude in questo vino tutta l’eleganza e il carattere aristocratico di questo vitigno. Dopo 12 mesi di affinamento sulle fecce fini (50% in acciaio e 50% in barrique di rovere e acacia), ciò che ne risulta è un vino ammaliante: soave, mai invasivo, delicato e di grande freschezza.

    Sono di parte? Si, amo il Pinot Bianco e questo merita di essere degustato.

    Non amo solitamente l’uso del legno ma qui è stato usato con parsimonia e grande maestria: mai invasivo ed è stato utilizzato al servizio del vino e delle sue caratteristiche intrinseche con l’unico scopo di esaltarne il carattere.

    Linea Myò – Malvasia – Colli Orientali del Friuli Doc 2021

    Il vigneto di provenienza è del 1936, con vigne che vanno dai 30 ai 90 anni. Nasce per valorizzare le vigne più vecchie dell’azienda.

    Ad ogni sorso la Malvasia si va scoprire sempre più in profondità: al primo sorso l’immediatezza, la sua beva fresca, poi man mano che si procede si passa alla profondità. Un vino da bere con lentezza, da assaporare.

    Linea Myò “I Fiori di Leonie” – Friuli Colli Orientali Doc 2020

    Potrei raccontarvi di questo vino elencando i premi che ha vinto ma non renderebbero giustizia all’anima di questo prodotto. Porta il nome della nipotina di Annalisa, Leonie.

    Annalisa ne parla con un misto di dolcezza, fermezza e tantissimo orgoglio.

    Un uvaggio di Pinot Bianco, Sauvignon Blanc e Friulano:

    “È un vino che parla fortemente di Friuli, perché nasce da tre varietà bianche che ben si esprimono nel nostro territorio: il Sauvignon che dona il suo tratto aromatico, il Pinot Bianco con la sua eleganza e il Friulano, passato, presente e futuro della nostra famiglia, come Leonie”.

    Tutte le uve sono raccolte a mano da vigneti con terreno formato da argille e ponca.

    Annalisa Zorzettig con la figlia Veronica

    Cos’è la Ponca

    Ponca è un suolo caratterizzato da una combinazione marna e arenaria. E’ una formazione geologica distintiva legata alla coltivazione della vite esclusivamente nell’area compresa tra Friuli, Slovenia e Istria. LEGGI TUTTO

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     Tutto pronto per la prima edizione del Barbera D’Asti Wine Festival

    La prima edizione del Barbera D’Asti Wine Festival, si terrà dal 6 al 15 settembre nel cuore del Monferrato. La conferenza stampa di presentazione ha sottolineato che il festival celebrerà il vitigno barbera unendo cultura, tradizione, arte e gastronomia. Sveliamo i dettagli direttamente dalla voce dei protagonisti:

    Vitaliano Maccario, Presidente del Consorzio, ha evidenziato l’importanza storica dell’evento: “Questa prima edizione del Barbera D’Asti Wine Festival rappresenta un’opportunità imperdibile per esaltare e festeggiare la Barbera, emblema della nostra identità territoriale. È con immenso orgoglio che ci prepariamo a mostrare al mondo l’autentica ricchezza e la diversità del nostro patrimonio enologico.”

    La direzione artistica dell’evento, affidata a Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, Media Partner dell’evento, proporrà dal 6 all’8 settembre una ricca programmazione. Il festival ospiterà infatti personalità di spicco del mondo del vino, dell’arte e dell’impresa. Tra gli appuntamenti più attesi, figurano gli incontri con l’attore e regista Neri Marcorè, con la scrittrice Stefania Auci e il cantautore Giorgio Conte.

    Luciano Ferraro ha dichiarato: “L’idea del Barbera D’Asti Wine Festival è di mettere assieme il racconto del vino con quello del suo territorio attraverso diverse forme artistiche. Il vino è un contenitore di culture, per questo verrà accostato alla musica, alla letteratura, alla comicità, alla fotografia e all’architettura. Abbiamo creato un programma pensando non solo agli appassionati di vino e agli enoturisti. Con questa iniziativa vogliamo divertire, far riflettere, informare. Da un palcoscenico in cui la protagonista sarà la Barbera.” 

    Il palinsesto prevede una serie di dibattiti sul vino e la comunicazione e ogni giornata sarà accompagnata da serate musicali e degustazioni, che si svolgeranno nel cortile di Palazzo Alfieri. Il Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, ha dichiarato: “Il Barbera d’Asti Wine Festival si inserisce in un settembre astigiano già ricco di iniziative ed eventi che ormai vantano una consolidata tradizione storica. Proprio oggi, il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ha presentato questa iniziativa, che si configura come un festival nel festival, caratterizzando un settembre unico per Asti. Da profondo amante della Barbera sono particolarmente contento e fiero di questa iniziativa a cui auguro di riscuotere un grande successo.”

    Dal 9 al 15 settembre, il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato prenderà le redini dell’evento, orchestrando una serie di talk e masterclass giornalieri che esploreranno i vari aspetti della Barbera. Moderati da figure chiave nel panorama enologico, questi incontri saranno una finestra aperta sull’evoluzione e le sfaccettature di questo nobile vitigno. Oltre ai talk, i produttori locali saranno protagonisti dei banchi d’assaggio, offrendo ai partecipanti l’opportunità di degustare e scoprire la ricchezza del territorio attraverso i suoi vini.

    Tra le novità più attese, Guido Martinetti presenterà un esclusivo gelato Limited Edition con riduzione alla Barbera. Questa delizia gastronomica unisce la tradizione gelatiera con l’arte vinicola del territorio, promettendo di essere una delle attrazioni più originali del festival. L’evento sarà anche arricchito dalle opere di Cracking Art. In conferenza stampa, in rappresentanza del collettivo, era presente Kicco, che ha illustrato come con le loro installazioni trasformeranno Asti in un vero e proprio museo a cielo aperto, aggiungendo un ulteriore strato di creatività e colore.

    “Questo festival – ha chiuso il Presidente Maccario – non è quindi solo un evento, ma una vera e propria esperienza culturale che celebrerà la bellezza e le mille sfumature della Barbera e del nostro territorio, una vera festa di sapori e conoscenze di altissimo livello”.

    Per ulteriori informazioni sul programma e biglietti, visitate il sito del Consorzio o la pagina Eventbrite.

    IL CONSORZIO BARBERA D’ASTI E VINI MONFERRATO

    Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, fondato nel 1946, ha il compito di tutelare e promuovere le sue denominazioni per garantire la loro diffusione e la loro immagine sui mercati nazionali e internazionali, anche attraverso appositi marchi distintivi. Attualmente il Consorzio conta più di 410 aziende associate e 14 denominazione tutelate. LEGGI TUTTO

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    Alberi ( non solo) amici della vite: i vantaggi dell’agroforestazione

    Una volta si chiamava “agricoltura promiscua”, oggi si preferisce parlare di agroforestazione, ma il presupposto è lo stesso: nel mondo del vino, la viticoltura specializzata non è più la risposta ultima (e vincente) ai problemi odierni.  L’integrazione tra la coltura della vite a quella di alberi da frutto e perfino ortaggi o altre specie vegetali non è un nostalgico tentativo di tornare al passato, ma l’esito di una più profonda comprensione degli stesi meccanismi agricoli e ambientali. Biodiversità, si chiama. Non è una novità, ovviamente. Prima dell’avvento dell’agricoltura intensiva e della specializzazione produttiva, era pratica comune dei contadini coltivare vigneti intercalati da alberi da frutto, ulivi, cereali e ortaggi. Questa pratica si fondava su un principio semplice ma efficace: al di la’ delle esigenze di mera sussistenza, diversificare le colture garantiva ai sistemi agricoli una maggiore resilienza e migliorava la qualità del suolo. In seguito però, con l’industrializzazione dell’agricoltura e la crescente domanda di vino sui mercati globali, molti produttori agricoli scelsero di specializzarsi nella viticoltura e di abbandonare tutte quelle colture che non garantivano un reddito adeguato. Anche il paesaggio cambiò – e in alcune zona continua a cambiare.Se oggi si torna a parlare di agroforestazione, non è tanto per un richiamo alla tradizione, ma per aver capito che questo approccio è maggiormente in sintonia con le moderne esigenze di sostenibilità ambientale e di qualità del prodotto. In campo viticolo, le pratiche agricole che promuovono la biodiversità, migliorano la salute del suolo e riducono la necessità di fitofarmaci stanno diventando sempre più preziose. In un sistema agroforestale ben progettato la diversità di colture e la presenza di alberi contribuiscono a creare un ambiente meno favorevole alla proliferazione di parassiti e malattie, riducendo la necessità di ricorrere ai fitofarmaci. L’integrazione alberi-altre colture, specie se piante perenni, oltre a garantire una maggiore biodiversità, aiuta a mantenere la struttura del suolo, prevenendo l’erosione e migliorando la capacità di trattenere l’acqua, senza contare che la presenza di diverse specie vegetali aiuta a incrementare la materia organica nel suolo, migliorando la fertilità e la capacità di sequestrare il carbonio. E si sa quanto la qualità di un vino sia legata alla salute del suolo, alla disponibilità di acqua e alle interazioni tra le piante e l’ecosistema circostante.Inoltre, alcuni studi suggeriscono che la maggiore biodiversità e la complessità degli ecosistemi agroforestali possono influenzare positivamente anche il profilo aromatico delle uve, perchè le interazioni tra diverse specie vegetali e i microrganismi del suolo possono contribuire allo sviluppo di composti aromatici più complessi, che si riflettono nel vino.I vantaggi dell’agroforestazione insomma, sono numerosi e abbastanza evidenti, ma qual’è il rovescio della medaglia? Passare da un sistema di monocoltura ad uno agroforestale non è cosa che si riesca a fare dall’oggi al domani. Richiede un cambiamento significativo nelle pratiche agricole – e questa è la parte facile – ma soprattutto  nella mentalità degli operatori. E questa è la parte difficile, perchè sappiamo quanto i produttori possano essere recalcitranti davanti alle novità, anche quando novità non sono. Inoltre, i benefici del nuovo sistema non sono immediati, ma si manifestano nel lungo termine. Il sistema però funziona: chi ha già adottato l’agroforestazione sta dimostrando che è possibile produrre vini di eccellenza in modo sostenibile, contribuendo a preservare il paesaggio rurale italiano e a garantire un futuro più verde e prospero per chi verrà dopo di noi. In conclusione, ad oggi l’agroforestazione rappresenta un’opportunità unica per i viticoltori italiani di distinguersi in un mercato globale sempre più competitivo, perchè permetterebbe loro di produrre vini che rispecchiano il loro impegno verso la sostenibilità ambientale e presentano anche una qualità superiore e una maggiore complessità aromatica, in grado di soddisfare i consumatori più esigenti. LEGGI TUTTO

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    Tutto quello che è bene sapere per comunicare il vino italiano negli USA

    Nel business del vino è fondamentale continuare ad aggiornarsi a 360 gradi. Viviamo in un mondo sempre più complesso, e se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati, dobbiamo possedere le competenze e gli strumenti più performanti per i nostri scopi. Uno dei settori più strategici eppure sottovalutati, e in troppi casi il primo a essere depennato dalla lista della spesa delle aziende vinicole quando le cose si fanno difficili, è quello della comunicazione. Tutte le aziende dicono di essere consapevoli della sua importanza, eppure molto poche la prendono davvero sul serio, dotandosi delle persone e degli  strumenti che servono, tecnologici e non. Ecco allora un piccolo strumento davvero utile e attuale: l’ultimo libro edito da Mamma Jumbo Shrimp, ovvero Stevie Kim, che insieme a Gino Colangelo e a un piccolo gruppo di collaboratori ha messo insieme tutto quello che è bene sapere per aiutare i propri vini ad avere successo nel complesso mercato a stelle e strisce. In pratica, due dei più famosi esperti americani del settore della comunicazione nel mondo del vino hanno deciso di sottoporsi a un virtuale question time e rispondere a tutte le domande e le curiosità della gente del vino.“Social, PR e media relations del vino – 100 FAQ per il mercato USA con Stevie Kim e Gino Colangelo” è un libretto agile nel formato (tascabile), ma molto corposo nel contenuto. In 151 pagine sono condensate le risposte alle 100 domande più frequenti che produttori (ma anche responsabili marketing, PR, social media manager e simili) si pongono continuamente quando si tratta di affrontare gli USA. Domande che spesso anche chi scrive si sente rivolgere, e alle quali non si riesce mai rispondere in maniera sintetica ed efficace, perché a dispetto della semplicità della domanda la risposta in genere è molto complessa e articolata. E quel che è peggio, va sempre personalizzata, perché non esiste una taglia unica nella comunicazione contemporanea. Il famoso one-size-fits-all degli anni Sessanta appartiene a un mondo che non esiste più. Così, anche nella comunicazione, quello che funziona per un’azienda non è detto che funzioni per un’altra, nemmeno se fa gli stessi vini e si trova nella stessa DOC. Ecco dunque perché è importante leggere e tenere sempre a portata di mano questo libro: fornisce le basi da cui partire per impostare, correggere, implementare le proprie attività di comunicazione. Il testo è diviso in 12 capitoli, ognuno dei quali affronta in maniera chiara ed esauriente un tema diverso: si parla Marketing e Communication Strategy (con risposte a domande come “Quali sono i migliori canali per comunicare con ai consumatori di vino negli USA?”), di PR (“E’ necessario che la mia agenzia di pubbliche relazioni operi nel settore del vino?”) , Media Relations (“Come posso far apparire il mio vino nelle principali pubblicazioni enologiche statunitensi?”), Critica Enologia e Punteggi (“Come posso usare i punteggi ottenuti dai miei vini per migliorare le mie strategie di marketing negli USA?”), Social Media Marketing, Influencer Marketing, Advertising e sponsorizzazioni, Siti Web, Analytics e performance tracking. Eccetera. Uno sguardo a 360 gradi che non tralascia nulla e da’ una risposta ai principali crucci  di qualsiasi azienda. C’è solo un interrogativo a cui il libro non risponde, perché non può farlo: l’identità dell’azienda. Tutte le risposte infatti partono dal presupposto che la cantina che voglia sbarcare in USA, o voglia migliorare il suo export, sappia benissimo chi è, qual’è il messaggio che trasmettere il suo brand, in cosa consiste la sua UVP (Unique Value Proposition, detta anche Unique Selling Proposition: ciò che la distingue dai concorrenti e la rende unica e irripetibile). Una coscienza di se’ che, alla prova dei fatti, non tutte le aziende sembrano avere ben chiara. Ma questo è un altro problema.“Social, PR e media relations del vino – 100 FAQ per il mercato USA con Stevie Kim e Gino Colangelo” – Mamma Jumbo Shrimp Ed., è in vendita su Amazon. LEGGI TUTTO

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    Notte di Malvasia nell’uliveto

    Per la serie se avete la fortuna di poter essere sul Carso giovedì 22 agosto 2024, dalle 19.30 alle 22.30, nell’uliveto di Damjan Milič, situato accanto alla Chiesa di San Michele Arcangelo a Sgonico (TS), si terrà una manifestazione più unica che rara dedicata alla Malvasia Istriana. L’evento, è proprio il caso di dirlo, organizzato dal Comune di Sgonico, dall’Associazione dei Viticoltori del Carso e dall’associazione regionale Città del Vino si inserisce nel circuito de Le notti del vino.

    Alla serata parteciperanno, con le loro migliori espressioni di Malvasia, le aziende agricole Bajta, Budin, Colja, Fabjan, Milič Zagrski, Ostrouska e Skerlj. Nel pittoresco uliveto, i visitatori potranno anche deliziarsi con la tipica gastronomia carsolina: salumi, carne impanata, tortelloni fatti a mano con formaggio Jamar e basilico, forniti per l’occasione dal pastificio Barone e cucinati dalla trattoria sociale Gabrovec.

    Il numero di posti per l’evento è limitato a 70, e il costo del biglietto è di 35 euro. I biglietti possono essere prenotati via e-mail all’indirizzo carsovinokras@gmail.com. Dopo la prenotazione, i visitatori riceveranno istruzioni per il pagamento tramite PayPal. Il pagamento deve essere effettuato entro tre giorni, dopo i quali la prenotazione scadrà.

    L’evento è sostenuto da Io sono FVG, UNIDOC FVG, Consiglio Regionale FVG, Banca FVG 360, Eno_book festival internazionale della letteratura enogastronomica, pastificio Barone, Trattoria sociale Gabrovec e l’azienda Riciclo system.

    Per informazioni:

    Associazione viticoltori del CarsoDruštvo Vinogradnikov Krasawww.carsovinokras.itwww.mareevitovska.euwww.facebook.com/CarsoVinoKraswww.instagram.com/carsovinokras LEGGI TUTTO

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    Blend simmetrie enoiche e culturali

    Per il comparto vino, innegabilmente, è un periodo complesso. Contrazione nei consumi, salutismo, a volte esasperato, uso di un linguaggio astruso e iper-tecnico nel raccontare il nettare di bacco, sembrano dipingere un futuro a tinte fosche. Ma è veramente così? Certo, già solo il calo delle vendite darebbe inevitabilmente ragione a questa visione che la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori non esita a definire assolutamente realistica, io però sto con Fabio Piccoli di Winemeridian che nel suo articolo  “La solitudine dell’ottimismo”    racconta come  il vino abbia ancora importanti spazi di sviluppo e tante nuove opportunità che si affacciano all’orizzonte, invitando a guardare avanti con fiducia .

    C’è poi un altro aspetto, assolutamente non secondario, che rende unico e immortale il vino: il fatto che è una bevanda culturale. Il vino da secoli è emblema socioculturale ancor prima che un prodotto commerciale. Potremmo scomodare Polifemo che si inebria con il vino di Ulisse o addirittura la transustanziazione, ovvero sostanza del vino che si trasforma nel sangue di Cristo, tanto per fare qualche esempio.

    Eric Culon e Antonio Paolini

    Ed è anche vero che Terroir* di grande espressività, in grado di trasmettere la loro fedele impronta nel vino, consentono di ottenere vini irripetibili, la cui degustazione permette di viaggiare nello spazio (luogo) ma anche nel tempo quando si assaggiano vecchie annate, e questa magia di collegarsi ad un luogo attraversando il tempo, è prerogativa solo del vino. Certo, l’aspetto commerciale e il marketing sono fondamentali. Tuttavia, per avvicinare o riavvicinare il consumatore al vino, compresi i tanto agognati giovani, è altrettanto fondamentale la comunicazione.

    Giuseppe Carrus, Umberto Cosmo, Olga Verchenko

    Questa deve essere liberata da orpelli e ghirigori, più prosaicamente detti supercazzole, e non può prescindere dalla questione culturale. Cosa che i fratelli Cosmo (Bellenda) fanno da tempo in quel di Carpesica, con la rassegna enoculturale Blend simmetrie enoiche, giunta quest’anno alla sua quinta edizione. Bellenda, oltre a fare vini per proprio conto, è anche un piccolo importatore, che sceglie i produttori siano essi italiani, francesi, spagnoli, croati, per simbiosi, solo se c’è condivisione di filosofia e etica del lavoro.  

    Umberto Cosmo, Eric Culon, Antonio Paolini

    Il pensiero che c’è dietro ad ogni edizione di Blend, questa piccola manifestazione-gioiellino che naviga a vele spiegate nel mare magnum dei tanti eventi italici dedicati al vino, non è mai la mera degustazione, per altro di vini eccellenti, ma diventa luogo di incontro con l’obiettivo di scambiarsi idee, esplicitare proposte, approfondire la propria conoscenza, in poche parole fare cultura del vino.

    Il messaggio finale, perlomeno quello che arriva a me al termine di ogni edizione, è l’acquisizione di una nuova consapevolezza da trasmettere a tutti coloro che di vino si occupano a vario titolo, produttori, giornalisti, comunicatori, enotecari, agenti, ovvero che il fine ultimo per tutti debba essere l’inclusione.

    Diana D’Urso e Fosca Tortorelli

    Spesso invece, sono proprio gli addetti ai lavori ad avere nei confronti del consumatore un atteggiamento di esclusione che lo allontana dal mondo del vino invece che attrarlo; snaturando l’essenza del vino stesso che, per sua natura, dovrebbe portare alla convivialità, alla condivisione. Non saprei come altro definire, se non escludente, il ricorso esasperato a tecnicismi, il dogmatismo e lo snobismo di taluni.

    Visto pero che Blend simmetrie enoiche racconta di vino non solo parlato ma anche bevuto, questa quinta edizione  la ricorderò per gli champagne di Eric Culon (Roger Culon) e Jacques Oudart (Etienne Oudart), per i Cava di Pere Ventura per il Saussignac e il Sauvignon Gris di Isabelle e Thierry Daulhiac (Chateau Le Payral),

    i vini de Lo Jura di Patrick e Sophie Ligeron (Domaine des Carlines), il Magma Pouilly Fumé di Domaine de la Croisee, e poi la stupenda interpretazione del Verdejo in tutte le sue sfumature dei fratelli Sanz (Menade) e Marco Levis con i suoi espressivi  vini delle montagne dell’’Alpago.

    “Il mio interlocutore è la persona che assaggia e beve vino, il cittadino consumatore che appare, e spesso vuole sentirsi, l’anello debole della catena e che invece ha un potere eccezionale per cambiare le cose, cominciando a pretendere sempre più vini interessanti e che lasciano un senso di benessere”

    Sandro Sangiorgi, Il Vino capovolto, Porthos Edizioni, 2017.

    *Il terroir è uno spazio geografico delimitato, nel quale una comunità umana ha costruito, nel corso della sua storia, un sapere comune per la produzione, fondato su un sistema di interazioni tra un mezzo fisico e biologico e un insieme di fattori umani. Gli itinerari socio-tecnici messi così in gioco rivelano una originalità, conferiscono una tipicità e conducono a una reputazione per un bene originario di questo spazio geografico.

    INAO (Institut national de l’origine et de la qualité, ex Institut National des Appellations d’Origine), 1999 LEGGI TUTTO