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    Vernaccia di San Gimignano Regina Ribelle: torna il Wine Fest

    Dopo il successo delle edizioni precedenti – l’ultima, nel 2024, ha superato i 1.000 visitatori – il festival torna ad animare il centro storico della città con degustazioni, masterclass, laboratori e intrattenimento.

    Organizzato dal Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano insieme al Comune, il Wine Fest rappresenta un’occasione unica per scoprire e assaporare il grande bianco di Toscana nei luoghi in cui è nato e ha saputo crescere, attraversando i secoli.

    Il programma si articola su due giornate: protagonisti saranno i produttori della Denominazione, presenti agli stand per raccontare la propria Vernaccia, ma anche masterclass, wine tasting, laboratori di abbinamento con eccellenze toscane come Prosciutto Toscano DOP, Finocchiona IGP e Pecorino Toscano DOP. La festa proseguirà con appuntamenti di musica e dj-set nella splendida cornice della Rocca di Montestaffoli, senza dimenticare attività dedicate anche ai più piccoli.

    Domenica 18 maggio si terrà inoltre la finale del concorso “Miglior Sommelier AIS Toscana 2025”, frutto della rinnovata collaborazione tra il Wine Fest e AIS Toscana.

    “L’idea di creare un evento aperto al pubblico per promuovere la nostra Regina Bianca è nata come una scommessa,” spiega Irina Strozzi, Presidente del Consorzio. “Oggi siamo orgogliosi di vedere come questa manifestazione stia contribuendo a consolidare e rinnovare l’immagine della Vernaccia di San Gimignano.”

    Come da tradizione, il Wine Fest sarà preceduto da due giornate – il 15 e 16 maggio – dedicate alla stampa di settore italiana e internazionale. I giornalisti potranno degustare in anteprima le nuove annate di Vernaccia al Museo De Grada e visitare alcune aziende del territorio attraverso un press tour dedicato.

    PROGRAMMA:Sabato 17 Maggio11:00-19:00 Banchi di assaggio nel Centro Storico di San GimignanoIncontri con i produttori della Vernaccia di San Gimignano DOCGPiazza della Cisterna e Piazza del Duomo11:00-17:30 Accesso libero al percorso museale de “La Vernaccia di San Gimignano Wine Experience”Rocca di Montestaffoli12:00 Masterclass: La Vernaccia di San Gimignano incontra le altre eccellenze toscaneCon il Prosciutto Toscano DOP, la Finocchiona IGP e il Pecorino Toscano DOPPiazza delle Erbe14:00 Masterclass: La Vernaccia di San Gimignano incontra il Bistrot MagninoPiazza delle Erbe16:00 Masterclass: La Vernaccia di San Gimignano incontra l’Osteria San GiovanniPiazza delle Erbe18:00 Masterclass: La Vernaccia di San Gimignano incontra il ristorante FuoriluogoPiazza delle Erbe20:00-24:00 Dj-setMusica, Food, degustazione di Vernaccia di San Gimignano DOCG e special drinks firmati “Il Gingegnere”Cassero della Rocca di Montestaffoli Domenica 18 Maggio11:00-18:00 Banchi di assaggio nel Centro Storico di San GimignanoIncontri con i produttori della Vernaccia di San Gimignano DOCGPiazza della Cisterna e Piazza del Duomo10:00-11:30 Prove di esame AIS per “Miglior Sommelier della Toscana 2025”Accesso riservato ai partecipanti iscritti all’esame presso La Vernaccia di San Gimignano Wine ExperienceRocca di Montestaffoli11:00 Masterclass: Ilaria Lorini presenta le nuove annate della Vernaccia di San GimignanoPresentazione di 6 etichette di Vernaccia di San Gimignano. A cura di Ilaria Lorini – Miglior Sommelier Toscana AIS 2024Piazza delle Erbe 13:00-17:30 Accesso libero al percorso museale de “La Vernaccia di San Gimignano Wine Experience”Rocca di Montestaffoli14:30 Masterclass: Vernaccia di San Gimignano Ritorno al FuturoTalk Show con degustazione – Presentazione di 6 etichette premiate nelle ultime 6 edizioni della Guida Vitae AIS.Interverranno: Cristiano Cini – Presidente AIS Toscana, Roberto Bellini, Valentino Tesi – brand ambassador Vernaccia di San GimignanoPiazza delle Erbe16:00 Finale “Miglior Sommelier della Toscana 2025”Conclusione dell’esame AIS di DegustazioneLoggia del Comune17:30 Premiazione AIS  “Miglior Sommelier della Toscana 2025” e chiusura eventoCerimonia di consegna premi e saluti istituzionaliLoggia del Comune LEGGI TUTTO

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    Il futuro del Vino è giovane: il percorso di Elisa e Gloria Campana

    La Ciocca incarna l’essenza di una tradizione vinicola familiare che si intreccia con uno spirito moderno e dinamico. Fondata nel 1972, l’azienda ha saputo evolversi nel tempo, abbracciando la visione di Elisa e Gloria Campana, giovani titolari capaci di unire radici e contemporaneità. Cresciute in un ambiente dove la passione per il vino si trasmette da generazioni, le due sorelle hanno trasformato La Ciocca in un luogo di esperienze enogastronomiche immersive nei Colli Piacentini.

    Gloria e Elisa Campana con il papà Patrizio

    Grazie alla loro energia, il territorio viene valorizzato attraverso esperienze dirette che parlano non solo di vino, ma anche di convivialità e relazione, attirando un pubblico giovane, curioso e coinvolto.

    Il loro progetto si inserisce in un contesto storico particolarmente favorevole: il mercato mostra infatti una crescente predilezione per vini più snelli, freschi e con un tenore alcolico contenuto. Una tendenza che rispecchia la nuova sensibilità verso un consumo più consapevole e che trova piena espressione nei vini dei Colli Piacentini, come Gutturnio, Ortrugo e Malvasia — proposti sia in versione ferma che frizzante — capaci di coniugare semplicità e immediatezza senza rinunciare all’identità territoriale.

    Sono vini pensati per la convivialità, perfetti compagni anche dei pic-nic che Elisa e Gloria organizzano nei mesi estivi  tra le vigne situate sui dolci pendii della Val Chero.

    La Val Chero: memorie di terra e natura

    La Val Chero non è solo uno scenario suggestivo, ma un vero e proprio archivio naturale che racconta secoli di storia e trasformazioni. Situata tra la Val D’Arda e la Val Nure, si estende in parte nel Parco Regionale dello Stirone e del Piacenziano, un’area protetta che custodisce oltre 300 ettari di paesaggio immacolato e ricco di biodiversità.

    La peculiarità geologica della Val Chero risiede nei suoi suoli antichi: da un lato, le sabbie argillose grigie impregnate di fossili, derivanti da ambienti costieri risalenti al Pliocene medio-superiore; dall’altro, le sabbie gialle, testimonianza delle antiche spiagge che un tempo bagnavano queste terre. Questa duplice natura dei terreni contribuisce a creare un terroir unico, capace di conferire ai vini una spiccata sapidità e una complessità aromatica senza pari, grazie all’abbondanza di micronutrienti e alle tracce fossilifere che raccontano un passato marino.

    Il fascino della Val Chero si intreccia anche con la storia e la cultura. Qui persino Leonardo da Vinci trovò ispirazione: nel 1482, nel Codice Leicester, il genio rinascimentale menzionò la straordinaria ricchezza geologica dell’area, sottolineando l’importanza dei fossili marini e la singolarità del paesaggio. Questo collegamento con il passato rende la Val Chero non solo un laboratorio a cielo aperto per la geologia, ma anche un luogo di esperienza culturale ed educativa.

    L’enoturismo esperienziale: un invito a riscoprire il piacere della convivialità

    Elisa e Gloria Campana hanno saputo cogliere l’importanza di integrare la produzione vinicola con iniziative che valorizzano il contatto diretto con la terra e la cultura enogastronomica. I pic-nic in vigna, organizzati da giugno a settembre, sono un esempio emblematico di questo approccio esperienziale. Immersi nella bellezza dei filari, i visitatori possono godersi aperitivi e cene a base di prodotti tipici, buon vino, musica e l’atmosfera conviviale che regna tra le vigne.

    Questa formula di ospitalità, pensata per attrarre soprattutto i giovani, sfida il pregiudizio secondo cui “ai giovani non interessa il vino”. Al contrario, l’offerta enogastronomica diventa un potente volano di innovazione culturale, capace di trasformare il tradizionale bicchiere di vino in un’esperienza multisensoriale. Durante gli eventi, oltre alla degustazione, vengono proposti laboratori e percorsi tematici che approfondiscono il legame tra la produzione del vino e la valorizzazione del territorio, coinvolgendo anche artigiani locali e professionisti del settore.

    Elisa e Gloria Campana

    La proposta di La Ciocca, unita all’energia e alla sensibilità di Elisa e Gloria Campana, dimostra che il futuro del vino passa attraverso l’apertura al cambiamento e il contatto diretto con il territorio. L’enoturismo esperienziale non solo arricchisce la proposta commerciale, ma rappresenta anche un modo attuale di riscoprire il patrimonio culturale ed enologico, rendendolo accessibile e interessante anche per le nuove generazioni. LEGGI TUTTO

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    Bologna Wine Week, ecco le date della terza edizione!

    Dopo il grande successo delle prime due edizioni in Piazza Minghetti nel 2023 e nel 2024 che hanno visto la partecipazione di 10.000 partecipanti per anno, ritorna la Bologna Wine Week con una proposta ancora più ambiziosa, capace di unire il grande pubblico e i professionisti del settore in un viaggio sensoriale ed educativo attraverso il mondo del vino. La manifestazione  che promuove la cultura del vino e le eccellenze enologiche italiane e regionali si sposta nel cuore di Bologna, tra Piazza Nettuno, Palazzo Re Enzo e Sala Borsa, portando l’attenzione per un’intera settimana sul mondo del vino.A Palazzo Re Enzo saranno presente tra le 80 e le 100 cantine, con una bella rappresentanza dei Colli Bolognesi, ma anche di tutta la regione e oltre, offrendo una panoramica completa della produzione vinicola italiana, con particolare attenzione alle eccellenze locali: “L’idea è scaturita dalla volontà di creare un evento che celebrasse l’eccellenza enologica italiana con un’attenzione particolare ai vini dell’Emilia-Romagna – racconta l’organizzatore Gian Marco Gabarello – Volevamo offrire sia ai professionisti del settore che al grande pubblico un’occasione per incontrarsi, degustare e approfondire la cultura del vino in un contesto conviviale e accessibile”.
    La terza edizione della Bologna Wine Week punta ad aumentare la presenza di operatori del settore attraverso pass dedicati a buyer e professionisti, senza però perdere il suo legame con il grande pubblico e gli appassionati potranno partecipare a degustazioni guidate, scoprire nuove etichette e approfondire la cultura del vino attraverso masterclass e incontri con esperti, che accompagneranno i visitatori alla scoperta delle cantine, delle degustazioni e delle varie attività in programma.
    Tra le novità dell’edizione 2025 un focus dedicato agli spumanti grazie alla partnership con Spumanti Italia, giunta alla sua settima edizione: “in questi anni il mondo della spumantistica è cresciuto tantissimo ed oggi sono diverse le cantine che propongono una bollicina nella loro carta dei vini – sottolinea Andrea Zanfi, fondatore di Spumanti Italia – la partnership con la Bologna Wine Week è per noi un modo di unire le forze e proporre un grande evento in questa città”.
    Ci sarà inoltre una sala dedicata ai distillati, che permetterà ai visitatori di esplorare il mondo della mixology e delle produzioni artigianali, arricchendo ulteriormente l’esperienza della manifestazione. Il programma è in fase di definizione e tutti i dettagli saranno svelati a breve ma si anticipa sin d’ora che tutta la settimana sarà animata dagli eventi OFF nei ristoranti e locali partner, con un focus sui vini regionali: grazie a queste iniziative, la manifestazione amplia la sua offerta e coinvolge attivamente la città, trasformandola in un palcoscenico diffuso dedicato alla cultura del vino.
    La manifestazione è ideata e organizzata da Gian Marco Gabarello attraverso la sua società Ebrezze, realtà che unisce ristorazione, accoglienza e cultura del bere. Oltre a dare vita a Bologna Wine Week, la società gestisce Ebrezze, ristorante di pesce e cocktail bar nel cuore della città (Via Castiglione, 11D), ed Ebrezze Giardino, il suggestivo locale estivo sui colli bolognesi. Con questa manifestazione, Ebrezze rafforza il suo ruolo nel panorama enogastronomico, valorizzando il vino come elemento centrale di un’esperienza culturale e conviviale che coinvolge la città intera.
    Bologna Wine Week 2025 andrà in scena da Venerdì 9 a Domenica 11 Maggio 2025 e si conferma già come un appuntamento imperdibile per tutti coloro che amano il vino, vogliono approfondire alcune tematiche e vivere un’esperienza autentica tra cultura, sapori e scoperte. LEGGI TUTTO

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    El Vin del Ricordo, il vino del cuore di Davide Vignato in edizione limitata

    C’era una volta un vulcano con straordinarie colonne basaltiche; poi arrivò l’uomo, che nella notte dei tempi iniziò a coltivare l’uva Garganega. Sembra l’inizio di una favola, ma la storia racchiusa in sole 111 bottiglie messe da parte sedici anni fa da Davide Vignato e finalmente pronte per essere stappate è tutta vera. Vignaiolo vulcanico come la terra da cui nascono i suoi vini, nella settimana Santa Davide presenta El Vin del Ricordo, passito di Garganega ispirato alla lunga tradizione del vin santo di Gambellara, frutto della vendemmia 2009 e di un lungo affinamento in caratelli da cinquanta litri.
    Appassita nei picai fino a marzo e fermentata spontaneamente in acciaio per poi passare a un affinamento di oltre quindici anni e a un ulteriore riposo in bottiglia, in questa versione speciale la Garganega di Gambellara regala profumi evoluti e complessi di cacao, caffè, liquirizia, erbe officinali e frutta matura in abbondanza, rivelandosi al palato dolce ed elegante, con una sorprendente freschezza dettata dai suoli vulcanici.
    “El Vin del Ricordo è un vino del cuore, che fonde i valori intramontabili dell’incontro e della vera ospitalità” racconta Davide Vignato. “L’ho fatto come si faceva una volta, come mi hanno insegnato mio nonno e mio papà, fedeli alle antiche tradizioni contadine della zona. Sono loro che, fin da quando ero bambino, mi hanno insegnato che all’ospite che bussa alla porta si offre sempre il bicchiere migliore come segno di sincera accoglienza. E’ un vino simbolico, che vuole ricordare il valore del tempo in un’epoca in cui sembra di averne sempre poco a disposizione e a volte fatichiamo a concederne anche solo una piccola parte agli altri”.
    Legato agli usi e ai costumi di Gambellara, El Vin del Ricordo è anche un vino profondamente territoriale nella sua espressività al calice, dove i sentori balsamici scaturiti dalla lunga evoluzione della Garganega sono sostenuti dalla freschezza e dalla salinità tipiche del territorio vulcanico di questo piccolo comune veneto. LEGGI TUTTO

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    Marchesi Frescobaldi approda in Sicilia, una delle terre più vocate per il vino

    La passione comune per il vino e per le relazioni vere ha sempre regnato sovrana nella sincera amicizia tra Lamberto Frescobaldi e Marco de Grazia, a cui aggiungere il desiderio di creare qualcosa insieme, un sogno che hanno nutrito per 35 anni. Oggi quel sogno è diventata una collaborazione reale con la Marchesi Frescobaldi divenuta socia di minoranza di Tenuta delle Terre Nere, Etna. Un luogo con una forza, un respiro e un’energia primordiale unica. E così Marco De Grazia e Lamberto Frescobaldi hanno deciso di portare avanti insieme il bellissimo progetto siciliano che Marco ha fatto nascere nel 2002.
    “Per decine di anni Lamberto ed io abbiamo condiviso tempo, amicizia, e naturalmente vini su vini – e le gioie e dolori dei nostri figli che crescevano insieme nella stessa scuola” – queste le parole di Marco de Grazia, proprietario di Tenuta delle Terre Nere, che aggiunge – “Il caso ci ha dato una spinta. Le nostre visioni comuni anche. Gli ingranaggi hanno cominciato a girare, prima con esitazione, poi con entusiasmo. E l’amicizia è diventata qualcosa di più: una passione ed una spinta condivisa per obbiettivi più elevati, la voglia di dare forma a una chiara e comune intuizione, e finalmente tradurre il tutto in vini sempre più ambiziosi e fini. Insieme”.
    “Per me, Marco De Grazia ha rappresentato un autentico punto di riferimento” – così Lamberto Frescobaldi, Presidente Gruppo Marchesi Frescobaldi, che continua – “Nei primi anni ’90, poco dopo il mio matrimonio, abbiamo condiviso numerose serate e molte bottiglie di vino stappate insieme. In quei momenti ascoltavo con attenzione ogni sua parola: la sua costante ricerca della finezza nei vini, la sua energia contagiosa, la limpidezza della sua visione.”
    Il cammino continua. Sostenuto da una lunga amicizia e da una montagna che non smette mai di ispirare. LEGGI TUTTO

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    Sfida tra Vermentini: Maìa di Siddùra domina il panel del Decanter con 95 punti

    Un successo che parla sardo e profuma di eccellenza. Un nuovo e prestigioso riconoscimento si aggiunge al palmarès di Maìa, Vermentino di Gallura DOCG firmato Siddùra. La vendemmia 2023 ha conquistato il primo posto nel panel dedicato ai Vermentini organizzato da Decanter, una delle pubblicazioni enologiche più autorevoli al mondo.Tra 83 vini Vermentino in degustazione, provenienti dalla Sardegna e dalla Toscana, Maìa si è distinto nettamente, ottenendo il punteggio più alto: 95 punti. I giudici – Jason Millar, Michael Garner e Vincenzo Arnese, personalità di spicco del mondo del vino – non hanno avuto dubbi, definendolo senza esitazione: “Un vino impressionante.”
    “Confrontarsi con le produzioni nazionali e internazionali è sempre stato per Siddùra una filosofia di vita: 867 premi fa la nostra azienda riceveva il suo primo riconoscimento, proprio da Decanter e proprio con il Maìa – sottolinea Mattia Piludu, direttore generale di Siddùra -. Oggi si conferma la qualità e l’eleganza dei prodotti che, anno dopo anno, ci rendono orgogliosi di far parte di questa azienda. Mettersi in discussione e misurarsi con i mercati più affermati, ci permette di avere una visione più ampia. La tradizione e l’innovazione si incontrano nel lavoro meticoloso che quotidianamente svolgiamo. Sappiamo che abbiamo ancora tanta strada da fare – conclude Piludu – e questi riconoscimenti ci confortano e rendono il nostro lavoro sempre più stimolante”.
    La classifica del Decanter, col primo posto assoluto per Siddùra, ha un valore specifico anche sul piano commerciale. Ai riconoscimenti della critica enologica più autorevole si sommano quelli del mercato. “Maìa è un vino che soddisfa i palati più esigenti dei consumatori finali di tutto il mondo – conferma Massimiliano Farci, direttore commerciale della cantina sarda -. È un vino che sin dalla sua nascita ha regalato alla cantina tante soddisfazioni e che manifesta un trend di crescita delle vendite a doppia cifra. Questo riconoscimento ci dà ancora una volta consapevolezza del fatto che la strada intrapresa è quella giusta: produrre vini autoctoni sardi di alta qualità, longevi, che esprimano le caratteristiche uniche del territorio di produzione e dal giusto rapporto tra qualità e prezzo”.

    Il riconoscimento internazionale conferma la qualità e la coerenza di Maìa, una vera bandiera dell’eccellenza vitivinicola sarda che conquista il palcoscenico globale con eleganza, carattere e una firma inconfondibile. In una selezione che includeva etichette di cantine storiche delle due regioni, Maìa ha brillato per identità, eleganza e personalità, confermandosi come una delle eccellenze assolute del panorama enologico italiano.
    “Oggi le vigne che danno origine a Maìa sono nel pieno della loro maturità e rappresentano il frutto di un insieme di scelte: suolo, portinnesto, clone ed esposizione ci hanno permesso di ottenere un simile risultato – spiega l’enologo Dino Dini, sottolineando le caratteristiche del Maìa 2023 -. Dietro il Maìa si cela poi un ulteriore progetto: produrre un vino che fosse appagante sin dalla sua uscita in commercio, ma anche in grado di migliorare con il passare del tempo. Partendo da una materia prima di indubbia qualità, la sfida è stata quella di esaltare le caratteristiche di longevità di questo vino, da cui l’utilizzo di fusti di rovere di grande capacità già a partire dalle prime fasi di fermentazione. Se infatti sappiamo che l’acidità è un elemento fondamentale per regolare i processi di ossidazione, in grado di aumentare la conservazione dei vini bianchi, così i tannini derivanti dal rovere conferiscono struttura e consistenza tali da permettere una maggiore capacità evolutiva del vino. Sia favorendo l’evoluzione di sentori complessi, sia andando a levigare il sorso rendendolo più morbido e rotondo”. LEGGI TUTTO

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    Delta Di Vino: un viaggio tra i Vini delle Sabbie di Comacchio

    Quando si parla di enologia italiana, troppo spesso si concentra l’attenzione sui nomi altisonanti e sui territori consolidati, dimenticando quei piccoli gioielli che la nostra penisola sa custodire anche nelle aree più inaspettate. È il caso dei Vini delle Sabbie del Bosco Eliceo, protagonisti indiscussi della terza edizione di Delta Di Vino, manifestazione che animerà il centro storico di Comacchio dal 1° al 4 maggio.I Vini delle Sabbie rappresentano un unicum nel panorama vitivinicolo italiano: nati in un territorio ostile, dove la sabbia la fa da padrona e il mare è una presenza costante, questi vini portano con sé una storia secolare e caratteristiche organolettiche inconfondibili. Prodotti principalmente da vitigni autoctoni come il Fortana, l’Uva d’Oro e il Sauvignon, coltivati su terreni sabbiosi con alta concentrazione salina, presentano note sapide ben definite e un carattere schietto che rispecchia la terra da cui provengono.
    La storia di questi vini affonda le radici nel Rinascimento, quando il Duca Alfonso I d’Este, nel Cinquecento, diede avvio a un’imponente opera di disboscamento e piantumazione di vigneti nell’area del Bosco Eliceo. Un’intuizione che ha trasformato un territorio apparentemente inadatto alla viticultura in un’area di produzione di vini a Denominazione di Origine Protetta.
    Quest’anno Delta Di Vino prenderà il via proprio celebrando queste origini storiche. Il 1° maggio alle ore 16, nella Manifattura dei Marinati, si terrà l’evento inaugurale “Vini divini, Rinascimento a Comacchio. La nascita dei vini del Bosco Eliceo”, un talk condotto da Marisa Fontana, agronoma ed enologa, Annalisa Barison, agronoma e specialista in viticoltura ed enologia, sommelier degustatore e relatrice Ais (Associazione italiana Sommelier), Sante Baldini, dirigente Coop e Giulio Bellini, agronomo che racconteranno la genesi e l’evoluzione di questi vini unici.
    L’evento si inserisce nella cornice di “Festina Lente”, il progetto finanziato dal Ministero del Turismo, volto alla valorizzazione dei comuni a vocazione turistico-culturale nei cui territori siano ubicati siti riconosciuti dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità e dei comuni appartenenti alla rete delle città creative dell’UNESCO. Per il territorio ferrarese il finanziamento è stato concesso al sito UNESCO “Ferrara città del Rinascimento e il suo Delta del Po”, nello specifico ai Comuni di Ferrara, Comacchio e Ostellato.
    Alla Manifattura dei Marinati si potrà anche ammirare una mostra che illustra, attraverso cartine, fotografie e materiali d’archivio, la trasformazione del territorio dal 1500 ad oggi, con particolare attenzione alla tipologia del terreno e alle peculiarità della viticoltura locale.
    Delta Di Vino proseguirà fino a domenica 4 maggio con un ricco programma che vedrà protagoniste 60 cantine italiane con oltre 120 etichette. Il cuore pulsante dell’evento sarà distribuito in quattro “enoteche” allestite in luoghi simbolo della città: l’Antica Pescheria sotto i Trepponti, due aree nel sagrato del Duomo e una all’interno della Manifattura.
    L’Associazione Italiana Sommelier proporrà quattro distinte esperienze sensoriali: “Rosa canina” dedicata ai vini giovani, “Caprifoglio” per i vini di maturità, “Lillà” per gli effervescenti e “Salicornia” per valorizzare i vini del territorio. Oltre ai vini del Bosco Eliceo, l’offerta comprenderà etichette romagnole, bolognesi, modenesi e venete.
    I visitatori potranno scegliere tra degustazioni libere o esperienze guidate da sommelier professionisti, accompagnando il tutto con la “cicchetteria” locale: fritto misto, arrosticini, pizzette e altre specialità gastronomiche. Non mancheranno un’area mercato con prodotti tipici, un mercatino del collezionismo e dell’ingegno, spazi dedicati ai bambini e una mostra culturale.
    Sarà possibile visitare anche l’azienda vitivinicola Ca Nova del Lido degli Scacchi titolare di un vigneto storico, dove oltre al vino delle sabbie saranno proposti prodotti di territorio.
    «Delta Di Vino non è solo un evento – racconta Alessandro Menegatti di Work and Belong – ma un viaggio attraverso la storia e i sapori del nostro territorio. Con passione e dedizione, vogliamo far scoprire al pubblico la magia dei Vini delle Sabbie, un patrimonio culturale che unisce tradizione rinascimentale e innovazione contemporanea. Questo è il nostro modo di valorizzare Comacchio e il Delta del Po».
    Delta Di Vino si conferma così non solo una celebrazione del vino, ma un vero e proprio viaggio multisensoriale tra “Colori, profumi e sapori”, come recita il sottotitolo della manifestazione, che unisce buon vino, buon cibo e cultura, perché al centro di ogni sapere c’è la maestria degli uomini e delle donne che amano e custodiscono tradizioni e territori.
    L’evento sarà aperto giovedì 1, venerdì 2 e sabato 3 maggio dalle 16:00 alle 21:00, mentre domenica 4 maggio l’orario sarà dalle 10:00 alle 17:00. L’ingresso all’evento inaugurale del 1° maggio è gratuito, mentre per il resto il biglietto costa 12 euro per il calice e tasca con cinque degustazioni libere oppure 15 euro per calice e tasca con tre degustazioni libere e un’esperienza sensoriale guidata da un sommelier di Ais.
    Nel sagrato del Duomo dalle ore 17 alle 19 si terrà anche “Musica Divina” con musicisti di livello.
    Delta Di Vino è organizzato da Work and Belong e dall’Associazione Italiana Sommelier, con il contributo del Comune di Comacchio e la collaborazione del Parco del Delta del Po, Consorzio di Tutela dei Vini DOC del Bosco Eliceo, Associazione Strada dei Vini e dei Sapori della Provincia di Ferrara, New Input Service, Spazio Marconi.
    Per informazioni: 
    https://www.ferrarainfo.com/it/festina-lente  
    www.ferraraterraeacqua.it

    Per informazioni e prenotazioni:
    www.stradaviniesaporiferrara.it
    www.inferrara.it LEGGI TUTTO

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    Oro di Sicilia, pietra di Carema: i vini che sorprendono a Vinitaly 2025

    La 57ª edizione di Vinitaly si è conclusa con oltre 93.000 presenze provenienti da 140 Paesi, confermando che il vino italiano continua a imporsi sulla scena internazionale e ad aprire nuove strade. In un palcoscenico sempre più competitivo – con il 35% degli operatori provenienti dall’estero – la manifestazione ha ribadito il suo ruolo centrale, nel panorama fieristico internazionale di settore.

    Vinitaly 2025 – foto 1

    La 57ª edizione di Vinitaly sarà ricordata nche come “il Vinitaly dei dazi americani”, annunciati al 20% e capaci di far tremare i polsi ai produttori. Un timore poi attenuato dalla decisione del tycoon statunitense Donald Trump, oggi Presidente degli Stati Uniti, di sospendere l’applicazione per 90 giorni, concedendo un momentaneo sospiro di sollievo.

    Vinitaly 2025 – foto 2

    L’evento ha offerto anche uno sguardo sulle nuove tendenze: vini no/low alcol, raw wine, vinificazioni in anfora e il debutto di Vinitaly Tourism, format interamente dedicato all’enoturismo. Con il sostegno delle istituzioni a livello nazionale ed europeo, Vinitaly ha confermato il suo ruolo strategico nella promozione del vino italiano nel mondo, affermandosi come un asset cruciale in una fase di profondi cambiamenti.

    Vinitaly 2025 – foto 3

    Sul piano generale, però, al di là dei proclami ottimistici, il settore attraversa un periodo complesso. Alla contrazione dei consumi si sommano un salutismo talvolta esasperato, l’incognita dei dazi e le nuove norme del cosiddetto “codice della strada salviniano”, che alimentano un clima diffuso di incertezza e preoccupazione, percepibile anche durante la manifestazione veronese. A proposito, i più sarcastici, osservando l’opulenza di certi stand, hanno evocato l’immagine dell’orchestra del Titanic che continua a suonare fino all’ultimo.

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    Eppure, al pessimismo dell’intelligenza risponde ogni anno l’ottimismo della volontà – per dirla con Gramsci – che si manifesta nella possibilità, offerta da Vinitaly, di scoprire autentiche perle enologiche e territori ancora capaci di sorprendere. Quest’anno su tutti, la Sicilia, con i suoi bianchi vibranti e intensi, e il Piemonte, rappresentato dalla zona del Carema, dove il Nebbiolo si esprime in perfetta sintonia con un paesaggio scolpito dalla natura.

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    Bianchi di Sicilia: terra promessa per i vini bianchi

    Nel cuore di una riserva naturale del WWF, a pochi passi dal mare di Mazara del Vallo, sorge Gorghi Tondi: un’azienda siciliana a conduzione familiare guidata con passione da Clara e Annamaria Sala. Qui la viticoltura si intreccia con la bellezza del paesaggio costiero, in un equilibrio tra rispetto dell’ambiente e ricerca della qualità.

    Annamaria Sala – Gorghi Tondi

    Tra i vini più rappresentativi della tenuta spicca il Rajàh Zibibbo Sicilia DOC 2022, frutto di una vinificazione in secco di uno dei vitigni più aromatici dell’isola. Lo Zibibbo, tradizionalmente usato per vini dolci, rivela in questa versione un profilo sorprendente. L’etichetta con il nautilus richiama il profondo legame con il mare e le antiche radici arabe che hanno portato in Sicilia questo vitigno e un’intera cultura del gusto.

    Allo stesso modo, il Kheirè 2023 Grillo Riserva Sicilia DOC biologico rappresenta un’altra espressione identitaria del territorio. Il suo nome – che in greco antico significa “benvenuto” – evoca l’ospitalità isolana e le stratificazioni storiche che arricchiscono la viticoltura siciliana. Ottenuto da una selezione delle migliori uve Grillo, affinate in parte in barrique di rovere francese, questo bianco biologico unisce struttura e longevità a una spiccata eleganza marina, con un finale lievemente salino che ricorda la brezza mediterranea.

    Sul versante sul versante sud-est dell’Etna, le Tenute Nicosia  con l’Etna Bianco DOC “Contrada Monte Gorna” 2020, (carricante 80% – catarratto 20%) rendono omaggio all’anima più autentica della viticoltura etnea. È il primo vino dell’azienda a riportare in etichetta il nome della contrada d’origine, a testimonianza di un forte legame con il territorio.

    Graziano Nicosia – tenute Nicosia

    Dopo un anno in rovere francese e ulteriori 12 mesi di affinamento in bottiglia, si presenta al calice con una personalità complessa e affascinante. Nasce a 750 metri sul livello del mare, in un contesto che regala profondità e grande prospettiva evolutiva.

    Il percorso virtuoso della cantina prosegue con il sorprendente metodo classico Sosta Tre Santi Carricante 60 mesi a conferma che l’Etna possa affermarsi come zona fortemente vocata alla spumantistica, senza imitare altri territori. Il carricante, con la sua acidità naturale e l’intrigante profilo aromatico si presta benissimo alla spumantizzazione e ai lunghi affinamenti.

    Mentre sul versante nord dell’Etna, nel territorio di Castiglione di Sicilia, prende forma il progetto vitivinicolo di Tenute Bosco, realtà condotta da Sofia Ponzini e dalla sua famiglia. Un lavoro iniziato nel 2010 con il recupero di antiche vigne tra le contrade di Piano dei Daini a Solicchiata e Santo Spirito a Passopisciaro, oggi cuore pulsante di una produzione che racconta con autenticità la montagna vulcanica e il suo paesaggio straordinario.

    Sofia Ponzini – Tenute Bosco

    Etna Bianco Vico 2021 rappresenta una delle espressioni più eleganti e complesse dell’azienda. Ottenuto da sole uve carricante, provenienti dal vigneto impiantato nel 2013 nella tenuta di Piano dei Daini, è un vino capace di trasmettere la finezza aromatica e la tensione minerale proprie di questo angolo d’Etna.  Con il Vico, Tenute Bosco firma un Etna Bianco DOC capace di raccontare, con precisione e carattere, l’anima bianca del vulcano.

    Fondata nel 1875 da Vito Curatolo, la cantina Curatolo Arini rappresenta una delle realtà storiche più significative della viticoltura siciliana. La scelta di costruire la cantina nel cuore dei vigneti di famiglia, nella parte più occidentale dell’isola, nasce dal desiderio di dare forma a un progetto ambizioso: produrre Marsala di qualità, capaci di parlare al mondo.

    Alexandra Curatolo – Curatolo Arini

    Il nome dell’azienda unisce quello di Vito a quello della madre, Arini, mentre l’identità visiva si lega all’opera dell’architetto Ernesto Basile, padre del Liberty siciliano, a cui fu affidata la creazione della prima etichetta, segno grafico ancora oggi in uso. Accanto ai Marsala, celebri per eleganza e finezza, la cantina propone una gamma di vini monovarietali dal carattere nitido e mediterraneo, pensati per accompagnare la tavola con naturalezza e versatilità.

    Alexandra Curatolo – Curatolo Arini

    Tra i vini più interessanti, spiccano il il Catarratto 2024 vino contemporaneo e di estrema bevibilità e La Gagliardetta 2023, un bianco ottenuto da uve zibibbo coltivate nei pressi di Camporeale, su colline ben esposte al sole e influenzate dalla vicinanza del mare. Un vino raffinato e versatile, capace di raccontare la Sicilia attraverso ogni sorso. A margine anche un sorprendente Grillo 2017, ancora oggi in splendida forma.

    Nel cuore del territorio marsalese, tra colline esposte al sole e accarezzate dai venti marini si trova Baglio Oro. Fondata nel 2008 da Francesco Laudicina e dal cognato Michele Cottone, la cantina sorge dove un tempo si trovavano gli antichi poderi di famiglia, in Contrada Perino. Tra le espressioni più significative di grecanico in purezza dell’intera Sicilia spicca il Kiggiari Terre Siciliane IGT 2024, le cui uve sono coltivate nella zona di Paceco. È un bianco dal profilo fresco e sapido, vinificato in acciaio per esaltarne la fragranza e la purezza.

    Più strutturato e complesso è invece il Grillo Sicilia DOC Aralto Riserva 2023, frutto della selezione delle migliori uve grillo coltivate nei vigneti di Marsala. Dopo la vinificazione in acciaio, il vino affina in parte in tonneau di rovere francese e in parte in acciaio, sviluppando una personalità avvolgente e armoniosa.

    Nelle campagne di Alcamo, cuore della Sicilia occidentale, la cantina Tonnino porta avanti una visione agricola che unisce sapienza contadina e sperimentazione. Una viticoltura che nasce negli anni Cinquanta sulle colline tra Alcamo e la valle del Belice e che oggi si sviluppa su oltre 120 ettari di vigneti coltivati secondo criteri biologici e pratiche di agricoltura sostenibile.

    La forza di questa terra e la cura meticolosa della vigna trovano una delle loro espressioni più nitide nel Tonnino Pinot Grigio Terre Siciliane IGP 2024. Prodotto nella zona di Calatafimi, questo bianco da uve 100% pinot grigio mostra quanto anche varietà internazionali possano raccontare il territorio in modo autentico. Il suolo, profondo e ricco di sostanza organica, unito al clima ventoso e all’escursione termica delle colline belicine, restituisce un vino dal profilo limpido, fresco e floreale. A completare il racconto degli ottimi bianchi firmati Tonnino, il Costa del Pero Grillo 2024 che incarna con eleganza l’anima autoctona della Sicilia.

    Carema: sintonia tra pietra, cielo e il carattere del Nebbiolo

    Incastonato tra le ultime propaggini piemontesi e il confine con la Valle d’Aosta, il piccolo comune di Carema custodisce uno dei paesaggi vitati più sorprendenti dell’intero arco alpino. Qui il nebbiolo si arrampica su terrazzamenti vertiginosi, sostenuti da muraglioni a secco e pilastri conici in pietra e calce – i celebri pilun – che danno origine a un sistema di coltivazione unico, definito topia nel dialetto locale. Non solo scenografia: queste strutture assorbono calore durante il giorno e lo rilasciano di notte, contribuendo a mitigare le escursioni termiche tipiche della zona.

    Roberta Bonin – Cantina dei produttori Nebbiolo di Carema

    È in questo anfiteatro morenico, modellato nei secoli dalla fatica dei viticoltori, che nasce il Carema DOC, vino di montagna dal carattere forte e raffinato. A tutelarne la storia e l’identità è, dal 1960, la Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema, una cooperativa nata dalla volontà di dieci viticoltori e oggi composta da oltre cento soci, di cui circa settanta attivi nella coltivazione. Piccoli produttori part-time, custodi di un paesaggio fragile e straordinario.

    La superficie vitata, di circa 15 ettari, si estende tra i 300 e i 650 metri di altitudine, su pendii scoscesi affacciati sulla Dora Baltea. Il microclima è fresco ma soleggiato, ventilato dai venti del nord e mitigato dall’esposizione ottimale. I suoli, di origine morenica, donano ai vini energia, finezza e una straordinaria identità territoriale.

    Il cuore della produzione è rappresentato da due etichette di assoluto rilievo: Carema DOC 2021 e Carema Riserva DOC 2020, entrambi ottenuti da nebbiolo in purezza. Due interpretazioni che confermano come anche fuori dalle Langhe questo vitigno possa esprimersi con profondità, longevità e un’eleganza rara.

    Il Carema (etichetta nera) affina per almeno due anni, con un passaggio minimo di dodici mesi in botti grandi di rovere o castagno: il risultato è un rosso slanciato, vibrante, dalla trama tannica fine e da una freschezza che invita al ritorno. Il Carema Riserva (etichetta bianca) matura invece per almeno tre anni, di cui diciotto mesi in legno: qui il nebbiolo si fa più profondo, avvolgente, con profumi caldi di spezie, agrumi canditi e sottobosco, e un sorso ampio, armonico, di grande equilibrio.

    Sono vini che non temono confronti con i più celebrati Barolo e Barbaresco, come conferma l’assaggio di uno strepitoso Carema Riserva DOC 2016,anzi, si distinguono per personalità e per un legame autentico con un terroir aspro e affascinante. Due grandi rossi di montagna che meritano attenzione, rispetto e un posto d’onore nella memoria di chi li assaggia.

    Le foto relative a Vinitaly 2025 (copertina e foto da 1 a 5) sono state tratte dalla pagina Facebook di Vinitaly. LEGGI TUTTO