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    Rosso di Montalcino, il vino del libero arbitrio

    Il Rosso di Montalcino DOC è la denominazione di ricaduta della celeberrima DOCG Brunello di Montalcino. Si definiscono informalmente “di ricaduta” quelle DOC o IGT, solitamente di estensione uguale o superiore alle altre insistenti sullo stesso territorio, in cui, per l’appunto, “ricadono” vini: che per qualsiasi motivo hanno subito un declassamento rispetto alla DOC o DOCG più nobile del territorio; che sono concepiti per rappresentare la versione più giovane e immediata della DOC o DOCG più nobile del territorio; per i quali il produttore ha volutamente rifiutato di reclamare la DOC o la DOCG più nobile del territorio.

    Questa alquanto esaustiva spiegazione del termine “di ricaduta” l’ho tratta dal sito italvinus.it. A ben guardare, se ci si sofferma sul senso di alcune parole come declassamento, rifiutato, giovane, immediato, verrebbe da pensare che i vini che rientrano in questa denominazione non siano poi di un livello particolarmente eccelso e che non potranno mai ambire al rango di grandi vini, prerogativa riservata per l’appunto solo alla DOCG più aristocratica del territorio.

    Non è così per il Rosso di Montalcino, anzi, dopo aver partecipato alla degustazione che celebrava il quarantennale della nascita della DOC Rosso di Montalcino, tenutasi nell’ambito della manifestazione Red Montalcino, ho avuto la netta sensazione che i produttori di quell’areale, uno dei più vocati al mondo, si trovino di fronte una bella gatta da pelare in termini di promozione e posizionamento del prodotto perchè la qualità del Rosso di Montalcino è complessivamente molto elevata, ma non solo, può essere un vino molto longevo, in definitiva si possono aprire delle grandi bottiglie, quindi come la mettiamo con il Brunello?

    Paradossale?potrebbe essere, ma basti citare, a titolo di esempio, il Rosso di Montalcino Poggio di Sotto 2009 che inserito alla cieca in una batteria di Brunello monumentali, darebbe filo da torcere anche al degustatore più esperto che certamente farebbe fatica a riconoscerlo come Rosso di Montalcino.

    Avercene di questi problemi, si dirà, e in effetti pochi terroir al mondo sono baciati da cotanta fortuna. L’unico rischio di trasformare un’opportunità in una minaccia è quello di comunicare in maniera sbagliata il Rosso di Montalcino. Ad esempio, mi trova un po’ freddo l’idea che la promozione possa concentrarsi principalmente su un determinato target di consumatori, nello specifico i giovani.

    Credo sia un errore proprio perché significherebbe ridurne gli orizzonti, facendolo vivere ancora all’ombra del vino mito, il Brunello. Invece, il Rosso di Montalcino è ormai pronto per vivere di luce propria. Potrebbe invece essere, in puro stile bordolese, una sorta di “second vin” che farebbe felici appassionati (giovani e meno giovani) che vogliono stappare e bere un’ottima bottiglia, che può essere anche grande come abbiamo detto.

    A tal proposito, sempre pescando dai ricordi della degustazione del quarantennale, cito Fattoria del Pino 2015, Sesti 2016, Banfi Poggio alle Mura 2016, Poggio Antico 1993. Bottiglie che, comprate appena uscite sul mercato, viaggerebbero a prezzi più contenuti rispetto ai Brunello delle stesse aziende, salvo poi, per chi ha voglia di aspettare, ritrovarsi dei veri e propri tesori tra le mani.

    Vino del libero arbitrio il Rosso di Montalcino, definito così con una felice intuizione da Barbara Di Fresco, giornalista di RaiNews24, moderatrice del convegno di apertura del quarantennale della denominazione denominazione che ha visto la partecipazione di Enzo Tiezzi, past president del Consorzio del vino Brunello di Montalcino e ‘padre putativo’ del giovane Rosso, Andrea Costanti tra gli artefici del successo commerciale di questo vino e Francesco Ripaccioli, produttore e nipote del primo presidente l’ex Consorzio del Rosso poi confluito nell’ente consortile unitario a metà degli anni ‘90, Primo Pacenti. Del libero arbitrio si diceva perché decidi tu quando berlo, giovane appena esce sul mercato, oppure dopo averlo dimenticato per qualche anno in cantina. La certezza è che, qualunque sia la tua decisione, il Rosso di Montalcino non ti deluderà mai, caratteristica non comune a tutti i vini, ne converrete.

    Se i Rossi di Montalcino sono singol vineyard, se vengono da un cru, di per sé, avrebbero identità più marcata, perché l’elemento ossigeno essendo meno presente va a piallare un pochino meno gli elementi descrittivi dei luoghi. Teoricamente un Rosso di Montalcino per quanto sia considerato da sempre non un figlio di un dio minore, ma un secondo vino rispetto al Brunello, in realtà il segreto dell’identità dei luoghi è forse un po’ più marcato su un rosso di Montalcino che su un Brunello perché c’è un elemento omologante che si chiama ossigeno che è meno presente.

    (Roberto Cipresso)

    Per chi volesse approfondire  l’impatto sul mercato del Rosso di Montalcino, riporto un estratto della relazione dell’Osservatorio UIV

    Il Rosso di Montalcino è tra quelle denominazioni ancora in grado di produrre crescita in un contesto internazionale certamente complesso per la tipologia. Il vino ilcinese si inquadra in una domanda ancora reattiva per i prodotti dalla forte identità, ancorata a territori di grande riconoscibilità, territori/brand come vengono definiti, ma soprattutto prodotti in grado di trasmettere una immagine più contemporanea di sé e del loro ambiente.

    La dimostrazione plastica la si trova nella costante crescita dei prezzi medi del Rosso, con posizionamenti ben consolidati sui segmenti più profittevoli (Horeca) e allargamento delle vendite verso fasce di prezzo a più alto valore aggiunto

    Nel 2023 i prezzi medi hanno registrato aumenti importanti: +10% sul mercato interno, sopra la media nazionale, e +5% all’estero.

    Molto interessanti – e spia comunque di una denominazione in salute dal punto di vista della reputazione – è la dinamica dei prezzi medi di vendita: negli ultimi tre anni si è avuta una forte decrescita della fascia cosiddetta “basic” (fino a 8 euro/bottiglia, franco cantina), passata dall’80% al 52%, con contemporanea crescita delle fasce superiori: quella da 8 a 10 euro ha raddoppiato il proprio peso, portandolo al 35% di share, così come ha fatto la fascia 10-15 euro, che è arrivata al 5% di quota.

    I prodotti ad altissimo valore (sopra i 15 euro la bottiglia) costituiscono un piccolo cameo, che vale circa il 3% delle vendite. Il trend del 2023 conferma questa “premiumizzazione” del prodotto: calo significativo della fascia basic (-35%), aumenti rispettivamente del 16% e 47% per quelle tra 8-10 e 10-15 euro.

    Fino al 2022 per le vendite di Rosso di Montalcino Doc la parte preponderante era costituita dal mercato domestico, con una quota volume/valore pari al 55%. Il 2023, a fronte di una diminuzione più netta del mercato nazionale, ha segnato un ribilanciamento delle vendite all’estero, che hanno aumentato il loro peso arrivando al 47% sul totale.

    Il Rosso di Montalcino è venduto in oltre 90 Paesi. Secondo i dati dell’Osservatorio Economico del Consorzio, circa il 40% del valore delle vendite viene generato dal mercato statunitense, seguito dal Canada (14%), per un’incidenza totale del blocco Nordamerica pari al 51%. I Paesi di seconda fascia sono tutti europei, con in testa Germania (6%), Svezia (5%), UK (4%) e Norvegia (1%).

    Eccettuata la Svezia, tutti i principali mercati sono in una fascia di prezzo superiore agli 8 euro/bottiglia (prezzo franco cantina).

    Nei primi 4 mesi di quest’anno, segnala l’Osservatorio Uiv su base SipSource, i consumi negli Usa del Rosso di Montalcino sono cresciuti, in netta controtendenza con il mercato complessivo (i rossi italiani segnano un -8%), del 4,5%. LEGGI TUTTO

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    A luglio quattro pic-nic in vigna all’azienda agricola La Ciocca

    Proseguono nel mese di luglio con quattro nuovi appuntamenti i pic nic in vigna dell’azienda agricola La Ciocca in località Sghia di Travazzano Piacentino. Protagonisti della terza edizione del format ideato per chi vuole concedersi una pausa di gusto e relax sui Colli Piacentini sono i migliori sapori del territorio da godersi affacciati su un […] LEGGI TUTTO

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    Gli appuntamenti estivi di Tenuta Le Colonne

    L’estate entra nel vivo a Tenuta Le Colonne, azienda vitivinicola bolgherese che oltre a produrre vino vanta un accogliente spazio ristorazione, il Bistrò Toscano, dove degustare specialità del territorio. Nel giardino fiorito della cantina, situata a Donoratico, tra San Vincenzo e Castagneto Carducci (LI), proseguono le serate all’insegna della convivialità, del buon vino e del […] LEGGI TUTTO

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    Blues & Wine Soul Festival 2024

    E siamo a XXII Edizioni . Un record per quello che è considerato un festival pioniere dell’enoturismo in Europa ed il più grande festival itinerante del vino e della musica nel mondo. Stavolta dal 30 Luglio all’11 Agosto la fase clou estiva, ma con appendici poi a fine Agosto e fine Settembre e con la […] LEGGI TUTTO

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    VinoVip Cortina 2024: torna l’evento biennale di Civiltà del bere

    Torna l’appuntamento con i grandi nomi del vino italiano: domenica 14 e lunedì 15 luglio la perla delle Dolomiti ospiterà la quattordicesima edizione di VinoVip Cortina, evento biennale della storica rivista Civiltà del bere diretta da Alessandro Torcoli.

    Il summit, patrocinato dal Comune di Cortina d’Ampezzo, accoglierà 60 cantine leader dell’enologia italiana, che si confronteranno sul futuro del mondo del vino, con dibattiti e degustazioni aperte sia ai professionisti del settore che ai wine lovers.

    Ad aprire la due giorni sarà il talk show Resistenza! alle 15.30 di domenica 14 luglio presso l’Alexander Girardi Hall. Il momento di approfondimento ha un titolo particolarmente provocatorio e mira a indagare le tematiche più calde riguardanti la sopravvivenza della “civiltà del bere”. Dalle tendenze proibizioniste di alcuni Paesi che negano il valore culturale del vino, alle migliori politiche da adottare per la risposta al cambiamento climatico che mette sempre più a rischio la viticoltura in diverse zone del mondo, fino alle politiche commerciali più adatte a scenari economici e geopolitici sempre più complessi.

    A conclusione, come da tradizione, sarà consegnato il Premio Khail 2024, riconoscimento intitolato al fondatore di Civiltà del bere e destinato a un personaggio che si è distinto nella valorizzazione del vino italiano nel mondo.

    L’ingresso al talk è gratuito fino a esaurimento posti.

    Durante la giornata di lunedì 15 luglio lo spazio sarà tutto per gli approfondimenti enologici e le degustazioni.

    Alle 9.30 la mattinata si apre al Grand Hotel Savoia con Cabernet vs Cabernet: un evento speciale (convegno più walk-around tasting fino alle 13.30) dedicato ai “fratelli” Sauvignon e Franc, due grandi vitigni internazionali alla base del successo di alcuni tra i vini più apprezzati al mondo. Si indagheranno la dialettica tra i due e le loro differenze in termini enologici e viticoli con il coinvolgimento di grandi esperti in materia, passando poi alla prova sensoriale con l’assaggio di eccellenti versioni dell’uno dell’altro vitigno, oltre a qualche alleanza particolarmente riuscita.

    (Biglietto d’ingresso: 40 euro)

    Si prosegue nel pomeriggio con l’evento clou di VinoVip Cortina, il Wine tasting delle Aquile. Dalle 15.30 alle 19.00 (ingresso fino alle 17.30) torna la speciale degustazione ad alta quota presso il Rifugio Faloria (2.123 m slm), con vista mozzafiato sulle Dolomiti ampezzane. 180 etichette italiane simbolo del bere di qualità, tra vini e distillati, grandi classici ed eccezionali novità, raccontate direttamente dai loro creatori.

    (Biglietto d’ingresso, compresa funivia: 50 euro)

    (Biglietto d’ingresso, compresa funivia: 50 euro)

    Informazioni e prevendite sono già disponibili sul sito www.vinovipcortina.it

    Le aziende protagoniste

    Marchesi Antinori, Argiolas, Banfi, Berlucchi Franciacorta, Bortolomiol, Le Caniette, Casale del Giglio, Castagner, Castello del Terriccio, Castello di Querceto, Cesarini Sforza, Cleto Chiarli, Citra Vini, Nododivino, Collavini, Dei, Elèva, Fèlsina, Fontanafredda, Fonzone, Isole e Olena, Leone de Castris, Livon, Cantine Lvnae, Lungarotti, Mandrarossa, Le Manzane, Masciarelli, Masi Agricola, Tenuta Meraviglia, Mezzacorona, Monteverro, Montezovo, Nino Franco, Nino Negri, Pasqua Vini, Pio Cesare, Planeta, Poggio al Tesoro, PuntoZero, Quintodecimo, Rocca delle Macìe, Rottensteiner, Ruffino, Tenuta San Guido, San Marzano, Tenuta Santa Caterina, Santa Margherita, Cantina Santadi, Santi, Tedeschi, Cantina Terlano – Andriano, Tommasi Family Estates, Umani Ronchi, Velenosi, La Viarte, Villa Bogdano 1880, Villa Sandi, Vite Colte, Zenato, Zorzettig LEGGI TUTTO

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    Assaggi umbri

    Che bella, l’Umbria. Perfino nei giorni di pioggia-sole-pioggia-vento, anzi, soprattutto in quelli, perché i giochi di luce che si alternano su vigneti e colline, tra lame di luce che bucano nuvoloni grigio-ferro fintamente minacciosi  e le tavolozze di verde che dominano il paesaggio, sono uno spettacolo nello spettacolo. Diversamente dalle precedenti edizioni, questa volta l’ex- “Anteprima del Sagrantino” – da quest’anno ribattezzata  “A Montefalco” – mi ha permesso di esplorare il territorio dalla mattina alla sera per due giorni e mezzo. Le aziende visitate sono state molte, i vini assaggiati ancora di più: qui ne riporto alcuni. Forse non saranno i più famosi o prestigiosi, ma ciascuno di essi esprime qualcosa della sua azienda e si fa ricordare con piacere. Benedetti & Grigi, “Macerato 73” Umbria Bianco IGT. Il numero nel nome è un riferimento alla vasca di cemento, la 73, nella quale questo Trebbiano Spoletino viene lasciato macerare sulle bucce per un paio di settimane. Ne deriva un vino da colore dorato scuro, con esuberanti profumi di frutta gialla esotica (ananas, mango) che si presenta puntuale anche al gusto.Tenuta Alzatura, “Montefalco Rosso” 2021 DOC. Il Montefalco Rosso nasce da un blend (variamente interpretato da ogni azienda) di Sangiovese, Sagrantino e altre uve rosse autorizzate. E’ “il vino del territorio” come il Sagrantino di Montefalco è il vino-simbolo. Questo di Tenuta Alzatura è fatto di Sangiovese, Sagrantino e Merlot,  combinati in un cestino di fiori e frutta rossa profumata di viole, ciliegie, prugne al naso e in bocca. Un tocco di spezie e una bella acidità lo rendono un sorso molto piacevole e molto versatile, che può star bene con tutto, dalle verdure grigliate agli stufati di carne.Cantine Briziarelli, “Anthaia” 2022 IGT Umbria. In questo vino il Sangiovese versione umbra indossa il rosa e si presenta in una veste giocosa, divertente, facile da bere. Pensato per un pubblico disimpegnato e per occasioni di socialità, ha però la struttura e la lunghezza dei vini più seriosi (senza esserlo).Le Cimate, “Sagrantino di Montefalco DOCG 2017”. Ciò che contraddistingue questo vitigno tra tutti è sicuramente il suo corredo tannico, una corazza quasi tattile che solo con la maturità – delle vigne, del vino e anche di chi lo fa – si riesce a domare. Con i suoi fruttini rossi e chiodi di garofano al naso e in bocca questo Sagrantino si dimostra ancora giovane,  lo si avverte dalla trama fine ma ancora un po’ granulare del tannino. Se fosse un tessuto, sarebbe uno Shantung di seta. Elegante e distinto.Romanelli, “Sagrantino di Montefalco DOCG 2014”. Annata difficile, piovosa, il 2014 ha costituito un bel banco di prova per questa azienda al suo secondo anno di conduzione biologica. Per fortuna il Sagrantino è un vitigno abbastanza resiliente: più che il calore, ama la luce, e si sa che dopo la pioggia in genere si affaccia il sole. Perciò a dispetto delle (fosche) previsioni, le uve si salvarono. Il vino si presenta al naso e in bocca con un buon fruttato rosso, e perfino con una leggerissima nota di miele. Nonostante i dieci anni di età i tannini non appaiono ancora abbastanza addomesticati, ma il sorso resta godibile.Di Filippo, “Vernaccia di Cannara” Colli Martani DOC. Tra le varietà indigene dell’Umbria ce n’è una, l’uva Cornetta, che nel  piccolo borgo di Cannara è da sempre sinonimo di Vernaccia, un vino rosso dolce tradizionalmente legato alla Pasqua, come il Sagrantino. Con il declino dei consumi di questa tipologia, anche questa Vernaccia ha rischiato di scomparire, ma la recente tendenza a riscoprire  e valorizzare i vitigni antichi lo sta riportando all’attenzione di produttori e consumatori. Sebbene la produzione resti limitata, vale la pena conoscerlo, perché è un vino dalla dolcezza misurata, con profumi e gusto che rimandano alla viola e all’uva passa, e il sorso piacevolmente scorrevole. LEGGI TUTTO

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    Montalbera tra eredità e innovazione: ‘Il Fondatore’ Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG Riserva 2021

    Montalbera, il più grande produttore di Ruchè, presenta con orgoglio il suo ultimo capolavoro: “Il Fondatore” Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG Riserva 2021. Un vino tributo all’eredità di Enrico Riccardo Morando, fondatore dell’azienda, ma anche un simbolo di innovazione e di continuità nella valorizzazione dei vitigni autoctoni piemontesi. Un tributo al visionarioIl 21 e il 22 […] LEGGI TUTTO

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    VinoVip Cortina 2024: il mondo del vino si racconta sulle Dolomiti

    La regina delle Dolomiti si prepara ad accogliere VinoVip Cortina, evento biennale dedicato all’eccellenza enoica italiana, che torna in città per la quattordicesima edizione con un programma ricco di degustazioni, talk show e approfondimenti. Domenica 14 e lunedì 15 luglio il summit, organizzato dalla storica rivista Civiltà del bere guidata da Alessandro Torcoli, vedrà protagoniste […] LEGGI TUTTO