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    Festa del Vino – I vitigni autoctoni del Piemonte nel centro storico di Alba

    Si avvicina la settima edizione della Festa del Vino dedicata ai Vitigni Autoctoni del Piemonte che si svolgerà domenica 25 maggio nel centro storico di Alba. Un evento ideato e promosso da Go Wine che si sta consolidando con un programma e contenuti unici nel loro genere e sempre più apprezzati dal pubblico degli enoappassionati.Il programma è definito e contiene alcune importanti novità.
    Orario, banco d’assaggio, cantine:
    l’evento si svolgerà lungo la giornata della domenica (11-19) con oltre 30 cantine presenti nel centro storico ad incontrare il pubblico. Un orario più ampio rispetto alle precedenti edizioni, un invito a vivere Alba e il suo centro storico con molte occasioni di incontro e assaggi con i vignaioli.
    La ricchezza e diversità del vigneto piemontese sarà rappresentata da oltre 40 i vitigni, raccontando tanti angoli del Piemonte, affiancando varietà di grande diffusione (come il nebbiolo, per esempio) a varietà rare, oggetto di recupero nel corso degli ultimi anni (come il Baratuciat, il Bian Ver o l’Uvalino per indicarne alcuni).
    Le cantine partecipano all’evento incontrando il pubblico in un banco d’assaggio che animerà il centro storico della città, altri vitigni-vini saranno presentati in speciali enoteche.
    L’evento coinvolge oltre 90 cantine, fra banco d’assaggio, enoteche e masterclass.
    Masterclass, fra Pelaverga, Vini Georgiani e vini rari del Piemonte.
    Si svolgeranno nella sala incontri del Mudet; gli appuntamenti saranno tre.
    Si inizia alle ore 11,30 con la masterclass che di fatto inaugura l’evento: è l’occasione per celebrare uno dei 40 vitigni protagonisti della giornata: il Pelaverga legato a Verduno.
    Festeggia nel 2025 i 30 anni della doc e l’evento intende omaggiare questa ricorrenza con una degustazione guidata speciale legata ad un vino sempre più apprezzato; deve la sua fortuna alla lungimiranza di tanti viticoltori che, pur interpretando grandi Barolo, non hanno dimenticato il piccolo gioiello che avevano nelle vigne.
    La seconda masterclass (ore 15) sarà dedicata ai Vini Georgiani: un approfondimento su una terra straordinaria, legata alla storia del vino, con la presenza di un viticoltore georgiano in sala a conversare con Giampiero Gerbi.
    Il terzo appuntamento è in programma alle ore 17 e sarà una sorta di percorso che Go Wine, con Giampiero Gerbi, svolgerà fra i più rari vitigni piemontesi: 6 vini scoprendo un Piemonte per molti sconosciuto.
    Gli ospiti speciali: Fiano e Vini Spagnoli 
    Secondo tradizione, l’evento si apre al confronto con altre realtà al di fuori del Piemonte. La scelta riguarda anche quest’anno un tema in Italia e un tema fuori confine.
    In Italia è il Fiano il vitigno protagonista: varietà a bacca bianca, firma una delle docg del sud, il Fiano di Avellino. E’ presente anche in altri areali della regione Campania, come il Cilento e il Sannio. Una selezione di oltre 20 vini sarà presentata nel Cortile della Maddalena, valorizzando anche la tipologia Riserva a cui i vignaioli irpini stanno dedicando attenzione.
    L’ospite straniero dell’edizione 2025 sarà la Spagna: un grande Paese del vino, dove la viticoltura è parte fondamentale dell’economia e della cultura rurale.
    Go Wine presenterà una selezione che andrà a considerare le principali regioni del vino spagnolo: dalla Catalunya alla Rioja con i suoi famosi rossi, alla Ribera del Duero (a nord di Madrid), alla Galizia ed alla Andalusia nelle parti più ad ovest. Privilegiando la conoscenza con alcuni fra i principali vitigni autoctoni del Paese: tempranillo, albarino, mencìa, verdeio, garnacha, ecc…
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    E per il Piemonte, ecco l’elenco (in rigoroso ordine alfabetico) dei vitigni protagonisti di questo speciale evento Go Wine:
    Albarossa, Arneis, Avanà, Baratuciat, Barbera, Becuet, Bian Ver, Bonarda, Bussanello, Cari, Caricalasino, Celllerina, Cortese, Croatina, Dolcetto, Erbaluce, Favorita, Freisa, Furmentin, Gamba di pernice, Grignolino, Malvasia, Malvasia di Schierano, Malvasia moscata, Moscato, Nascetta, Nebbiolo, Nebbiolo di Dronero (o chatus), Neretto di San Giorgio, Nibiò, Pelaverga, Pelaverga Piccolo, Quagliano, Rossese bianco, Ruchè, Slarina, Timorasso, Uva rara, Uvalino, Vespolina.
    Un evento di cultura del vino e di piacevolezza un’occasione straordinaria per conoscere nuovi e diversi prodotti, per assaporare il fascino delle tipicità che firmano la viticoltura piemontese e che convergeranno, per un giorno, nel centro storico di Alba.
    “La manifestazione – dicono dall’associazione Go Wine – giunge alla settima edizione; si inserisce tra le iniziative che Go Wine svolge ormai da molti anni in Italia a favore dei vitigni autoctoni: è nata in Piemonte per raccontare la particolare ricchezza del vigneto della regione e rafforza un tema caro all’associazione. Go Wine infatti ogni anno promuove un tour dedicato agli autoctoni in sei grandi città italiane e promuove i vini di territorio come strumento per rafforzare l’enoturismo in Italia; l’evento di Alba rafforza questo impegno dell’associazione sempre nel segno di generare occasioni che promuovano cultura del vino e conoscenza”.
    Come in ogni edizione l’associazione Go Wine promuoverà un’iniziativa a favore della ricerca in campo vitivinicolo.
    La città di Alba è sede dell’evento e il riferimento non è casuale; per il ruolo che Alba ha nel mondo del vino, per le istituzioni presenti come la Scuola Enologica e l’Università, come riferimento di un vasto territorio di vini di eccellenza.
    La Festa dei Vini Autoctoni del Piemonte si svolge con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. LEGGI TUTTO

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    Dall’intuizione al calice: cinquant’anni di Malbech secondo Paladin

    Cinquant’anni fa il Malbech Gli Aceri della cantina Paladin otteneva la sua prima medaglia d’oro alla Mostra Campionaria Nazionale dei Vini di Pramaggiore. Correva l’anno 1975 e quel riconoscimento, assegnato nella prima rassegna enologica ufficialmente riconosciute in Italia, segnava l’inizio della storia di un vino controcorrente: uno dei primissimi Malbech vinificati in purezza nel nostro Paese.

    Carlo Paladin – Nicola Frasson

    Oggi, mezzo secolo dopo, la famiglia Paladin ha celebrato quell’intuizione con una verticale d’eccezione, condotta  da Carlo Paladin e da Nicola Frasson (curatore delle guide Gambero Rosso per il Veneto). In degustazione, cinque annate simbolo: 1999, 2004, 2010, 2018 e 2020, tutte estratte dal caveau aziendale e presentate in un packaging speciale. È l’occasione per riscoprire la tenacia visionaria di Valentino Paladin, fondatore dell’azienda e convinto sostenitore di questo vitigno “minore”, ma capace – se trattato con rispetto – di raccontare una storia profonda e coerente.

    Il Malbech Gli Aceri nasce nel Veneto orientale, nel Lison Pramaggiore, dove questo vitigno trova un equilibrio sorprendente tra freschezza, colore e maturazione fenolica. La vinificazione in purezza ne esalta l’identità: un rosso dal timbro elegante e speziato, affinato per un anno in barrique e successivamente in botti grandi, prima di un ulteriore riposo in bottiglia che gli conferisce armonia e pienezza.

    Il Malbec, o Malbech nella sua grafia italianizzata, è un’uva di origine francese – un tempo coltivata nel Médoc, oggi presente soprattutto nel Cahors – che ha trovato il suo vero palcoscenico in Argentina. Proprio lì, nella regione di Mendoza, ha acquisito fama internazionale, diventando simbolo di un’intera nazione enologica. Le versioni argentine si distinguono per potenza e maturità, con frutto nero generoso, struttura importante e una riconoscibile firma speziata data dall’affinamento in legno.

    In Italia, il Malbech ha avuto un ruolo più defilato, spesso vinificato in blend con Merlot e Cabernet o relegato a produzioni di pronta beva. È raro trovarlo interpretato in purezza, come nel caso di Gli Aceri, che rappresenta una delle poche eccezioni coerenti e longeve. Negli ultimi decenni, molti vigneti sono stati sostituiti da varietà più “commerciali”, ma Paladin ha scelto di custodire questa varietà, trasformandola in un marchio di famiglia.

    I vini da Malbec – o Côt, come viene ancora chiamato in alcune aree francesi – si distinguono per intensità cromatica, acidità ben dosata e tannini levigati. Al naso evocano prugne, more, cacao, tabacco e, nei migliori casi, una vena minerale che ne sostiene la beva. In climi temperati e ventilati, come quello del Veneto orientale, il Malbech riesce a mantenere equilibrio senza rinunciare alla complessità, offrendo versioni capaci di invecchiare con grazia. Ne è prova una straordinaria bottiglia del 1999: un vino che, se degustato alla cieca accanto a rossi italiani ben più blasonati (e costosi), saprebbe certamente tenere testa e prendersi le sue soddisfazioni.

    Nel bicchiere, Gli Aceri è un vino che non cerca l’effetto speciale, ma preferisce raccontare una coerenza stilistica costruita nel tempo. Un rosso che riflette la passione artigianale della famiglia Paladin, oggi rappresentata dalle nuove generazioni, ma sempre fedele allo spirito pionieristico del fondatore. In un’Italia enologica spesso orientata alle mode, il Malbech Gli Aceri resta una voce fuori dal coro, e proprio per questo merita attenzione. LEGGI TUTTO

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    Il Concorso internazionale “Il Mondo delle Malvasie” premia tre eccellenze di Cantina Valtidone

    Altre conferme di qualità per Cantina Valtidone arrivano dal Concorso internazionale “Il Mondo delle Malvasie”, organizzato dalla Regione Istriana e Vinistra in collaborazione con il Politecnico di Fiume e l’Università di Zagabria con il contributo dell’Unione Internazionale degli Enologi. A questo prestigioso concorso di settore possono partecipare i vini ottenuti da una delle varietà di Malvasia secondo la definizione del “Codice Internazionale di Pratica Enologica” dell’OIV.
    Giunto alla sedicesima edizione, anche quest’anno il concorso ha coinvolto migliaia di addetti ai lavori e appassionati che si sono recati a Poreč, in Croazia, città prescelta per l’evento unico al mondo. La selezione, che si è svolta tra l’8 e l’11 aprile, è stata effettuata da giurie composte da un minimo di cinque membri, in base al modello definito dal Regolamento OIV.
    Cantina Valtidone ha recentemente avuto comunicazione degli esiti scoprendo, con entusiasmo, di aver ricevuto una medaglia d’argento e due medaglie di bronzo, per i propri vini partecipanti e prodotti con la Malvasia aromatica di Candia. Le medaglie sono state assegnate a tre vini per i quali quest’uvaggio viene lavorato in tipologie diverse grazie alla sua versatilità enologica, alla sua ricchezza aromatica ed alla buona struttura acida.
    La linea 50 Vendemmie Colli Piacentini Malvasia DOC è stata premiata con Medaglia d’argento, per la versione frizzante e con Medaglia di bronzo per 50 Vendemmie Colli Piacentini Malvasia DOC versione ferma.
    Anche Venus Colli Piacentini Malvasia DOC Spumante Dolce ha conquistato la giuria che gli ha assegnato la medaglia di bronzo.
    “La Malvasia aromatica di Candia, è una varietà antica– dichiara l’enologo Francesco Fissore- presente sulle colline piacentine da tempo immemorabile e qui ha trovato il suo habitat ideale divenendo parte integrante della tradizione enogastronomica di questo territorio. I grandi successi raggiunti in tutti questi anni rendono merito all’impegno dei nostri soci in vigna, al lavoro prezioso in cantina di tutti i collaboratori e alla continua ricerca di qualità su un vitigno così legato alla nostra vallata.” LEGGI TUTTO

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    Case Vecie 2022: il Valpolicella Superiore di Brigaldara che esalta l’identità territoriale

    Brigaldara presenta la nuova annata 2022 del Valpolicella Superiore DOC Case Vecie, espressione distintiva del territorio della Valpolicella e più precisamente del cru omonimo. Case Vecie è uno scrigno di biodiversità, incastonato tra le alte colline del comune di Grezzana e rappresenta la scommessa agricola della famiglia Cesari di creare un ambiente vitato immerso in un ecosistema d’altitudine, che supera i 450 metri.Questa etichetta nasce all’interno del progetto avviato nel 2016 con l’obiettivo di esprimere l’identità territoriale del Valpolicella Superiore attraverso la vinificazione di uve fresche, senza il ricorso all’appassimento. La vendemmia 2022 segna un ulteriore passo avanti in questa direzione, grazie a un’annata che ha favorito concentrazione e struttura, preservando freschezza ed equilibrio.
    Valpolicella Superiore Case Vecie 2022 Brigaldara
    Le temperature elevate e la prolungata assenza di piogge hanno portato a una riduzione delle rese, influenzando direttamente la produzione: per questa annata sono state prodotte 20.000 bottiglie, rispetto alle 30.000 degli anni precedenti. Nonostante le condizioni climatiche sfidanti, il Valpolicella Superiore DOC Case Vecie 2022 ha saputo esprimere al meglio il potenziale del territorio, influenzato dall’altimetria e dalla presenza dei boschi, garantendo un risultato di grande qualità.
    “Un tempo considerato un territorio estremo per la viticoltura, Case Vecie oggi si rivela ottimale grazie al cambiamento climatico. La 2022 è stata un’annata decisamente secca. Tuttavia, le piogge di settembre hanno fornito l’acqua necessaria per completare il ciclo di maturazione. Le rese inferiori e la conseguente concertazione delle uve hanno permesso di ottenere un Valpolicella capace di mettere insieme una buona struttura, un’ottima beva, svelando la complessità sensoriale frutto di una maturazione lenta delle uve e di importanti escursioni termiche tra il giorno e la notte.” – spiega Antonio Cesari.

    Case Vecie, un vigneto unico per una produzione mirata
    Case Vecie è un’area dal grande potenziale vitivinicolo, grazie alla sua posizione elevata e alle temperature più basse rispetto alle zone circostanti che la rendono simile a un ambiente montano. Questi fattori consentono una maturazione più lenta delle uve (quasi 20-25 giorni dopo rispetto alle altre aree), influenzando positivamente il colore e il profilo sensoriale.
    La scelta di destinare un unico vigneto, Mandrie, esclusivamente alla produzione di Valpolicella Superiore, senza selezionare precedentemente le uve per l’Amarone, riflette la volontà dell’azienda di valorizzare al massimo questo vino.
    Le varietà utilizzate sono specificamente 45% di Corvina, 45% di Corvinone e 10% di Rondinella. In particolare, la vigna delle Mandrie presenta un’esposizione sud-ovest, con terreni limo-sabbiosi, ricchi di sostanza organica, dove è stata piantata prevalentemente Corvina, mentre la parte ovest è caratterizzata da suoli più poveri e ciottolosi, coltivati a Corvinone.
    Vinificazione e caratteristiche organolettiche
    La vendemmia 2022, effettuata manualmente, è cominciata la seconda settimana di ottobre. La vinificazione in rosso prevede il contatto delle bucce per l’intero processo fermentativo, con due rimontaggi quotidiani e un délestage a metà fermentazione per ottimizzare l’estrazione del colore e della componente polifenolica. La fermentazione è condotta a una temperatura controllata di 22°-24°C, preservando gli aromi più freschi e delicati.
    A metà novembre, il vino è stato trasferito in botte da 20 ettolitri, dove ha proseguito la sua maturazione per circa un anno e mezzo, fino ad aprile 2024. Successivamente è stato imbottigliato a giugno, completando un ulteriore affinamento, in bottiglia, prima della sua uscita sul mercato.
    Il Valpolicella Superiore Case Vecie 2022 si presenta con un colore rosso rubino brillante. Al naso emergono sentori di ciliegia matura, note balsamiche e una speziatura delicata, conferita dalle marcate escursioni termiche. In bocca, l’acidità ben integrata sostiene la struttura, esaltando la complessità aromatica e garantendo equilibrio tra concentrazione e finezza tannica.
    Con l’annata 2022, Brigaldara ribadisce il suo impegno nel valorizzare il Valpolicella Superiore, offrendo un vino che unisce tradizione, ricerca e territorio. LEGGI TUTTO

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    La linea Nostru di Cortese, giovane, bio, vegan e immediata

    Una collezione di tre vini biologici e vegan friendly – Catarratto Lucido, Carricante e Nerello Mascalese – che parlano la lingua del consumatore moderno: vini freschi, giovani, versatili, capaci di accompagnare momenti informali quanto esperienze più ricercate, con l’immediatezza di un sorso che racconta la Sicilia contemporanea senza rinunciare alla sua storia. La linea Nostru di Azienda Agricola Cortese, realtà con sede a Vittoria (Ragusa), hanno il gusto della Sicilia che guarda al futuro e lo stile raffinato del vigneron trentino Stefano Girelli che interpreta i vitigni autoctoni dell’isola con la freschezza e la verticalità delle sue amate Dolomiti.
    I vini della linea Nostru si distinguono per le loro vivaci etichette ispirate allo stile delle maioliche siciliane, evocative di un paesaggio solare, ricco di tradizioni e simboli. Ogni bottiglia è un piccolo racconto: l’asino, instancabile compagno delle fatiche nei campi, campeggia sull’etichetta del Catarratto Lucido; l’agave, pianta resistente e tenace come il territorio che la ospita, rappresenta il Nerello Mascalese; il Duomo di San Giorgio di Ragusa, capolavoro del barocco siciliano, impreziosisce il Carricante, omaggio alla bellezza architettonica dell’isola.
    Fedeli alla filosofia produttiva di Cortese, questi vini nascono da una viticoltura attenta ai ritmi della natura, con tecniche di coltivazione tradizionali, fertilizzazione naturale e un profondo rispetto per la biodiversità. Ne derivano tre interpretazioni che esprimono con autenticità il terroir e l’identità mediterranea, restituendo nel calice profumi di agrumi, spezie, frutti rossi, erbe aromatiche e gli aromi tipici delle estati siciliane.
    I PROTAGONISTI DELLA LINEA NOSTRU:

    Catarratto Lucido Terre Siciliane IGP – NOSTRUUn bianco dinamico con note di gelsomino, noce moscata e frutta bianca. Vinificato con cura e affinato sulle fecce fini per cinque mesi, si distingue per vivacità e carattere mediterraneo.
    Nerello Mascalese Terre Siciliane IGP – NOSTRUVino rosso fresco, dai tannini setosi e intensa mineralità, frutto di una vinificazione attenta che valorizza la purezza del vitigno. Aromi di piccoli frutti rossi e spezie. Perfetto anche con il pesce.
    Carricante Terre Siciliane IGP – NOSTRUUn bianco elegante, dalla struttura decisa e notevole freschezza, che richiama la zagara, la mela verde e gli agrumi.

    Con la linea Nostru, Cortese propone un nuovo modo di bere siciliano, in cui tradizione e contemporaneità si incontrano in vini identitari, accessibili e piacevoli, perfetti per chi cerca qualità, autenticità e versatilità. LEGGI TUTTO

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    Le Manzane in Ghana per sostenere la missione “In My Father’s House”

    La ®Vendemmia Solidale, il tradizionale evento benefico promosso ogni anno dalla cantina Le Manzane, compie un passo importante oltre i confini italiani, approdando per la prima volta in Africa. Il ricavato dell’edizione 2025, in programma domenica 7 settembre, sarà devoluto alla costruzione di una scuola in Ghana, all’interno della missione “In My Father’s House”, fondata dal missionario comboniano Padre Giuseppe Rabbiosi, noto anche come Padre Peppino.Mercoledì (ieri ndr), Padre Peppino ha fatto visita alla cantina Le Manzane, trascorrendo un’intera giornata con la famiglia Balbinot. Nel pomeriggio ha incontrato i partner e i sostenitori della ®️Vendemmia Solidale che, insieme all’affiatato staff dei volontari, si sono già messi al lavoro per organizzare al meglio l’evento di settembre.
    La missione di Padre Giuseppe Rabbiosi, situata nella regione dell’Alto Volta nel sud-est del Ghana, opera per contrastare povertà, analfabetismo e lavoro minorile, offrendo accoglienza e istruzione a migliaia di bambini. Nella casa-villaggio di Abor, cuore del progetto, ogni giorno 800 bambini frequentano le lezioni: 70 sono i residenti vulnerabili, 80 vivono nella struttura in forma collegiale, altri raggiungono la scuola a piedi o grazie al servizio di trasporto fornito dalla missione. Sono circa 200 le scuole aperte finora, di cui 160 passate sotto la gestione del Ministero dell’Istruzione del Ghana e 40 ancora dirette dalla missione. In totale, oltre 5.000 bambini ricevono un’istruzione quotidianamente grazie a In My Father’s House.
    «L’istruzione è la chiave per uscire dalla povertà. Non basta intervenire nell’emergenza, è fondamentale costruire un futuro sostenibile per le nuove generazioni», ha dichiarato Padre Peppino, sottolineando come molti giovani, formati dalla missione, siano oggi professionisti qualificati. Oltre all’istruzione di base, la missione ha attivato due scuole professionali per sarti elettricisti e saldatori.
    La regione del Volta si contraddistingue per un elevato grado di povertà con il 26,9% dei minori tra i 5 e i 17 anni soggetto a lavoro minorile, l’età media di inizio del lavoro a 9 anni e solo il 76,6% della popolazione sopra i 15 anni che sa leggere e scrivere.
    «Qui in Italia, una volta individuate le necessità della missione, ci adoperiamo per raccogliere i  fondi necessari» ha spiegato Mario Cincotto, volontario dell’associazione gemella, Nella Casa del Padre Mio, che appoggia i progetti di In My Father’s House con raccolte fondi, reperimento di materiali e invio di volontari.
    Lo scorso novembre il titolare della cantina Le Manzane, Ernesto Balbinot, e la figlia Anna, sono stati ospitati da Padre Peppino nel suo villaggio e hanno contribuito a donare alla missione due pulmini, fondamentali per consentire ai bambini di spostarsi tra le scuole e gli ospedali.
    «Abbiamo visto con i nostri occhi – hanno dichiarato Ernesto e Anna Balbinot – che ogni donazione arriva davvero dove serve, contribuendo concretamente a realizzare le opere necessarie per le attività quotidiane dei bambini e della popolazione. Da questa esperienza siamo tornati arricchiti. Per questo abbiamo deciso di impegnarci per finanziare la costruzione di una scuola. Se dovessero emergere esigenze più impellenti, destineremo comunque i fondi raccolti là dove il bisogno è maggiore».
    La ®Vendemmia Solidale è una manifestazione aperta a tutti, un modo per stare insieme divertendosi e facendo del bene, brindando ad un futuro migliore, anche dall’altra parte del mondo. LEGGI TUTTO

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    Vino (Oss. UIV): le donne dietro al boom del prosecco negli usa

    Sedotte, e conquistate. Sono le donne a sostenere i consumi di Prosecco negli Stati Uniti, dove il re degli sparkling made in Italy registra un tasso di penetrazione medio del 24%, raggiungendo il 28% proprio nella componente femminile, con un apprezzamento sostanzialmente intergenerazionale. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv sui dati Iwsr, gli acquisti di Prosecco nel primo mercato del vino mondiale sono effettuati in 6 casi su 10 da donne che, con un tasso di awareness al 76% (contro il 69% dei maschi), dimostrano anche di conoscere meglio l’offerta enologica italiana. Le bollicine trivenete, in particolare, raggiungono un livello di notorietà del 48% tra le femmine, mentre si fermano al 31% tra i maschi. Ma – rileva l’Osservatorio – dietro il “fenomeno Prosecco” negli Usa, che tra gennaio e febbraio hanno registrato una corsa alle scorte pre-dazi (+42% il valore dell’export nel primo bimestre), non c’è solo la variabile di genere. Se si guarda al portafoglio, a stappare bollicine made in Italy sono nel 65% dei casi i consumatori che guadagnano oltre 80mila dollari l’anno, e più di un quarto dei Prosecco-lovers (27%) dichiara redditi per più di 150mila dollari.“Negli Stati Uniti il Prosecco è simbolo di eleganza, moderazione e stile di vita italiano – spiega il responsabile dell’Osservatorio Uiv, Carlo Flamini –, non è un caso se è apprezzato in tutte le fasce di età, con picchi tra le over 55. Ma la vera scommessa, oggi, è quella multietnica. Il Prosecco sino ad oggi è presidio dei consumatori bianchi, che rappresentano quasi l’80% del mercato, mentre fatica a raggiungere gli ispanici, i neri e gli asiatici. È proprio in queste coorti, sempre più rilevanti anche da un punto di vista demografico, che dobbiamo recuperare per attirare nuovi appassionati. Si tratta di attivare leve comunicative efficaci e promuovere la dimostrata versatilità dello sparkling made in Italy”.
    Sotto il profilo geografico, la Prosecco-mania incrocia la costa Atlantica ma anche quella Pacifica: oltre la media figurano i consumatori del New England, del South e Middle Atlantic fino al Pacific. Sul fronte del prezzo, nel fuori casa 7 consumatori americani su 10 spendono più di 20 dollari al litro, mentre si ribalta la proporzione nell’off-premise, dove il 61% dei consumatori sceglie a scaffale prodotti sotto i 20 dollari al litro.
    Lato consumi, base Sipsource, l’Osservatorio Uiv rileva come il Prosecco sia di gran lunga il prodotto enologico italiano più acquistato negli Usa con una quota del 33% sul totale delle vendite made in Italy. Il Prosecco rappresenta ormai un terzo dei volumi complessivi di sparkling consumati oltreoceano, grazie a una progressiva erosione di quote ai danni delle bollicine statunitensi e di quelle francesi. In termini di export, conclude l’Osservatorio, il 2024 si è chiuso con spedizioni di Prosecco verso gli Stati Uniti in crescita a valore del 15%, pari a 491 milioni di euro, complice l’accelerazione impressa da importatori e distributori per anticipare il più possibile lo spauracchio dei dazi e garantire – per quanto possibile – continuità nello speciale rapporto con i consumatori. LEGGI TUTTO

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    Nasce la prima vigna urbana hi-tech al mondo: Campus Grapes

    Campus Grapes diventa realtà: nasce la prima vigna urbana hi-tech al mondo. Il progetto pionieristico, ideato dalla start up torinese Citiculture, sorgerà nel cuore del Politecnico di Torino, su una superficie di circa 1.000 metri quadri, trasformando lo spazio universitario in un laboratorio a cielo aperto per la sostenibilità, la scienza e la socialità. Oltre 750 le piante di vite in vaso che saranno collocate entro il mese di giugno. Nelle prossime settimane la posa della prima barbatella.Stamani nella Sala delle Colonne del Comune di Torino, è stato presentato il piano operativo alla presenza delle istituzioni e delle aziende sostenitrici e partner.  Lanciata, inoltre, la collaborazione con 1 Caffè Onlus.
    Un progetto condiviso: raccolti oltre 90.000 euro
    Campus Grapes prende vita grazie al successo della prima fase del crowdfunding, conclusa con il raggiungimento di 90mila euro, risultato della generosa partecipazione di 10 aziende sponsor del territorio torinese – Exclusive Brands Torino, Engas, Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino, Eventum/Grapes in Town, Lavazza Group, Luca&Violina, I Magredi, Reale Foundation, SellaLab, Zenit – oltre a numerosi sostenitori corporate e privati. Un segnale forte della fiducia e dell’entusiasmo che circondano questa iniziativa innovativa e partecipativa.
    Il progetto entra ora nella seconda fase di raccolta fondi, aperta attraverso la piattaforma Produzioni dal basso, con l’obiettivo di raccogliere ulteriori risorse che serviranno per completare e arricchire lo spazio con panchine, illuminazione, segnaletica interattiva e altre infrastrutture per la fruizione pubblica, sempre più accogliente e funzionale.
    Vigna urbana, simbolo di rigenerazione e innovazione green
    «Con Campus Grapes, inauguriamo un nuovo modello di rigenerazione urbana e innovazione green, trasformando le città in luoghi di benessere, inclusione e sperimentazione scientifica – ha dichiarato Luca Balbiano, amministratore delegato e fondatore di Citiculture -. Una vigna urbana come simbolo concreto per migliorare la qualità della vita in città, rafforzare i legami sociali e ridurre l’impatto ambientale».
    La futura vigna si inserisce all’interno del più ampio piano di riqualificazione del verde dell’Ateneo, «e fa parte del Piano di Decarbonizzazione e Resilienza a cui il Politecnico di Torino sta lavorando – ha spiegato Patrizia Lombardi Vicerettrice per Campus sostenibile e Living Lab del Politecnico -, con l’obiettivo di fornire soluzioni basate sulla natura per rafforzare la capacità di adattamento al cambiamento climatico non solo della comunità universitaria ma anche ai cittadini. A questo si aggiunge la forte valenza didattica e scientifica del progetto».
    Il vigneto, infatti, sarà a disposizione della comunità del Politecnico e in particolare di studenti e studentesse della nuova Laurea Magistrale in Agritech Engineering, «diventando un laboratorio all’aperto per testare soluzioni di adattamento al cambiamento climatico e pratiche dell’agricoltura 4.0: un ecosistema vivo in cui teoria e pratica si incontrano» ha aggiunto il referente scientifico Danilo Demarchi.
    Altrettanto fondamentale è la dimensione sociale e comunitaria del progetto. Campus Grapes sarà un punto di incontro, di aggregazione per la comunità accademica, ma è teso ad allargare la propria funzione partecipativa all’intera cittadinanza, grazie anche alla progettazione di iniziative virtuose e benefiche in collaborazione con Associazioni del territorio.
    L’evento, organizzato in collaborazione tra 1 Caffè Onlus – prima realtà sociale digitale nata per sostenere i piccoli-medi enti non profit italiani attraverso la diffusione della cultura del gesto del dono – e Citiculture, segna inoltre l’inizio di una partnership strategica finalizzata allo sviluppo di progetti ad alto impatto sociale e ambientale. «Affiancheremo questo progetto nello sviluppo di attività culturali, educative e solidali, con l’obiettivo di rendere il vigneto una piattaforma fisica e simbolica per promuovere il dono, la consapevolezza ambientale e l’attivismo civico» ha commentato Pietro Mazza Midana socio onorario e membro del Direttivo di 1 Caffè Onlus.
    Fin dall’inizio, 1 Caffè Onlus ha creduto nel valore di Citiculture, attivandosi come partner promotore per rendere possibile questo primo importante appuntamento. La convinzione che l’incontro tra innovazione tecnologica e impegno sociale rappresenti una leva fondamentale per generare cambiamento positivo e partecipazione attiva nelle comunità è al centro di questa collaborazione.
    Ambasciatori d’eccezione
    Per celebrare la nascita di Campus Grapes, Citiculture oggi ha premiato alcune personalità di spicco del territorio che, con la loro professionalità e dedizione, hanno contribuito in modo significativo “nel coltivare il futuro di Torino”:
    Luca Argentero, attoreDavide Avino, amministratore delegato di Argotec·       Arturo Brachetti, artista·       Alberto Cirio, presidente Regione Piemonte·       Sarah Cosulich, direttrice della Pinacoteca Agnelli·       Marco Gay, imprenditore·       Barbara Graffino, imprenditrice·       Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino·       Daisy Osakue, atleta olimpica·       Don Luca Peyron, ideatore del Centro Nazionale per l’IA·       Giacomo Portas, presidente Environment Park·       Patrizia Sandretto Re Rebaudengo – Presidente Fondazione SandrettoA ciascuno è stata consegnata un’opera in legno e offerta l’adozione di una barbatella, simbolo della crescita e della connessione tra natura, scienza e comunità, diventando a tutti gli effetti “ambasciatori di Campus Grapes”.

    Nota tecnica
    Dal punto di vista vitivinicolo, l’elemento sperimentale sta nella scelta di diversi tipi di clone, di filari e pergole, e in diversi tipi di varietà di vite e bacca, anche per ridurre al minimo l’intervento di fitosanitario, oltre che nella scelta di piantare le vigne in vaso. La selezione delle viti è fatta in collaborazione con il Vivaio Rauscedo, uno dei più grandi vivai d’Europa e tra i pionieri nello sviluppo delle varietà resistenti Piwi.
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    Citiculture, startup innovativa che progetta, crea e manutiene vigne urbane come strumento di generazione di impatti ESG, wellbeing e brand reputation. Offre soluzioni su misura per le aziende che desiderano integrare una vigna urbana come strumento di wellbeing aziendale, marketing sostenibile e compliance legata al Bilancio di Sostenibilità.
    Dunque, attraverso la creazione di vigneti urbani, la start up torinese punta a trasformare le città in luoghi di innovazione green, migliorando la qualità della vita, la coesione sociale e riducendo l’impatto ambientale. Sono azioni concrete che mettono in evidenza come si possa migliorare il benessere delle persone e dei contesti urbani è possibile, con idee innovative che affondano le radici nella tradizione dei territori, tenendo però lo sguardo al futuro. Nel contesto dell’urbanizzazione crescente, la viticoltura urbana rappresenta un esempio di come le città possano evolvere, integrando elementi naturali e sostenibili, migliorando il benessere collettivo e creando nuovi spazi di socialità e inclusione. Il progetto Citiculture si rivolge ad aziende, amministrazioni pubbliche, professionisti del settore green e a tutti coloro che credono che nel cambiamento concreto. Sito web: www.citiculture.com
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    Il Politecnico di Torino dal 1859 è una delle istituzioni più prestigiose della cultura politecnica e un centro di eccellenza per la formazione e ricerca in Europa, con strette relazioni e collaborazioni con il sistema economico-sociale.
    Il Politecnico promuove la ricerca, teorica e applicata, la capacità di realizzare processi produttivi concreti ed affidabili e di organizzare servizi, offrendo tecnologie di eccellenza. Gli studenti laureati presso il Politecnico di Torino possiedono un vasto e variegato bagaglio di conoscenze e competenze, in accordo con la natura interdisciplinare dei vari campi del mondo scientifico contemporaneo.
    Attualmente, quasi 40.000 studenti sono iscritti al Politecnico, di cui il 20%internazionali. L’Ateneo offre un’offerta formativa ampia e diversificata che negli ultimi anni si è arricchita anche di corsi volti a formare nuove professionalità, come quello in Agritech Engineering, che si propone di offrire una formazione completa a un ingegnere in grado di gestire e generare innovazione tecnologica nel campo dell’Agricoltura 4.0.
    Le competenze inter/multi-disciplinari che caratterizzano il corso coniugano agronomia e tecnologia in ambito ingegneristico, fornendo un solido approccio metodologico, a supporto delle strategie aziendali.
    Sito web: www.polito.it
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    1 Caffè Onlus è la prima realtà sociale digitale, nata nel 2011 per sostenere i piccoli e medi enti non profit italiani, promuovendo la cultura del gesto del dono. Il Direttivo, composto da Luca Argentero, Beniamino Savio e Pietro Mazza Midana, si è ispirato alla tradizione partenopea del caffè sospeso, che invita a lasciare al bar un caffè pagato per chi è meno fortunato.
    Attraverso la propria piattaforma di crowdfunding, 1 Caffè Onlus supporta ogni anno 52 realtà solidali — una a settimana — aiutandole a promuovere progetti di assistenza in diversi ambiti sociali, tramite campagne di raccolta fondi. Il modello adottato è quello del microfunding, che permette di donare anche solo l’equivalente del costo di un caffè, rendendo la solidarietà un gesto semplice e accessibile a tutti.
    Forte dell’esperienza maturata in oltre dieci anni di attività e del dialogo con più di 900 realtà non profit, 1 Caffè Onlus svolge anche il ruolo di intermediario tra aziende e Terzo Settore, supportando la costruzione di progetti di Corporate Social Responsibility (CSR) ad alto impatto sociale sul territorio.
    L’associazione assiste le aziende nella selezione e valutazione degli enti beneficiari, garantendo che le operazioni di CSR siano orientate verso una donazione sempre più consapevole, efficace e sicura.
    Dal 2023, 1 Caffè Onlus ha inoltre avviato Campo Base, un centro polivalente dedicato agli enti non profit piemontesi e alla comunità locale. Ospitato all’interno di Villino Caprifoglio – bene artistico-culturale torinese restaurato dall’associazione – Campo Base è un innovativo spazio di co-working solidale, dove la sharing economy si applica al Terzo Settore: un luogo di incontro tra chi offre tempo e competenze e chi cerca supporto per realizzare progetti ad alto impatto sociale. LEGGI TUTTO