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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primo semestre 2025

    Anche per gli spumanti proponiamo i dati semestrali nei nuovi formati che dal mese prossimo diventeranno “obbligatori” con il nuovo coeweb di ISTAT. Le esportazioni del primo semestre di spumante italiano sono stabili a 1075 milioni grazie all’incremento dell’8% del mercato americano, che ha compensato i dati piuttosto negativi del mercato tedesco, inglese, lettone e russo.  Il Prosecco cresce leggermente (e rappresenta ormai quasi l’80% delle nostre esportazioni), mentre sono invece decisamente negativi i dati dell’Asti e degli spumanti DOP. Ovviamente si tratta della bassa stagione dei vini spumanti e quindi i dati che commentiamo oggi sono soltanto il 40-45% del totale annuo.
    Bene passiamo a una analisi più dettagliata dei numeri.

    Le esportazioni di spumante sono stabili a 1075 milioni di euro, il che comunque implica un incremento del 5% sui 12 mesi (2.38 milioni di euro), grazie al dato particolarmente forte fatto segnare nel secondo semestre 2024. In termini di volumi il dato è anch’esso stabile nel semestre a 2.54 milioni di ettolitri, mentre diventa positivo del 6% se calcolato sui 12 mesi (5.56m/hl).
    Il Prosecco è in crescita dell’1% a 836 milioni di euro, con volumi a +4% e 1.95 milioni di ettolitri nel semestre, per un prezzo medio di vendita di 4.28 euro al litro, -3%. Il mercato americano si distingue per un +13% a 255 milioni, cala il Regno Unito del 5% a 156 milioni, sempre nel semestre, la Francia è il terzo mercato con 65 milioni e un incremento del 9%. Crollano le esportazioni in Russia e nei paesi Baltici, curiosamente in crescita il dato relativo all’Ucraina.
    Per l’Asti è invece un semestre negativo, in calo del 12% a 58 milioni di euro, con un volume calato del 16% a 147mila ettolitri, per un prezzo medio di 3.91 al litro. A pesare sul dato sono il crollo delle esportazioni in Lettonia (che resta il primo mercato a livello annuale) e della Germania, non compensati dalla crescita della Russia (!) e degli USA.
    Infine, gli spumanti DOP, che sono quelli ad avere il prezzo medio più elevato, circa 7.8 euro al litro. Le esportazioni calano del 5% a 42 milioni di euro, mentre i volumi scendono del 17% a 54mila ettolitri. Gli USA e la Svizzera sono i principali mercati, il primo stabile (quindi peggio delle altre categorie), il secondo in crescita del 47%. Sono però molto negativi i dati della Russia, del Giappone e della Germania, gli altri 3 mercati più importanti.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento primo semestre 2025

    Le esportazioni italiane di vino nel primo semestre 2025 sono praticamente stabili a 3867 milioni di euro con un calo dei volumi di circa il 3% a 10.3 milioni di ettolitri. L’andamento è perfettamente allineato tra vini in bottiglia e spumanti, con l’unica differenza che gli spumanti hanno volumi stabili rispetto a un -3% per i vini. Al di là dell’analisi del resto del post, penso valga la pena di “anticipare” qualche considerazione che faremo nel post sulle esportazioni di vino mondiali: forse per la prima volta dal 2018 le esportazioni italiane non vanno “decisamente meglio” del totale. Guardando ai dati ancora parzialmente incompleti, il trend mondiale è stato circa -1% a valore e -2% a volume. La differenza è veramente marginale. La seconda considerazione è più editoriale: questa era l’ultima serie di dati sul vecchio e glorioso “coeweb” di ISTAT. Dal prossimo mese si passa quello nuovo, più potente ma meno immediato. La maggior parte delle tabelle (di più del solito) e dei grafici (di meno) che vedete oggi sono già “nel nuovo sistema”. Buona proseguimento della lettura.

    Le esportazioni calano dello 0.5% nel primo semestre a 3867 milioni di euro, con un -0.4% dei vini in bottiglia e dei vini spumanti a 2527 milioni e 1075 milioni rispettivamente e -1.2% per sfusi e altri prodotti.
    A fine semestre gli USA sono ancora in crescita del 7% a 988 milioni, con una graduale decelerazione negli ultimi mesi (giugno +3%). La Germania è stabile a 573 milioni, mentre il Regno Unito cala del 6% a 370 milioni. A livello semestrale, il Canada diventa il quarto mercato con un incremento dell’8% a 198 milioni, superando la Svizzera, stabile a 190 milioni. Come vedete la tabella è più lunga del solito, grazie al nuovo sistema ed è ordinata in base alle esportazioni degli ultimi 12 mesi. Nell’allungamento potete notare il dimezzamento delle esportazioni in Russia a 76 milioni, decimo mercato, e il calo del 18% della Cina a 34 milioni.
    Per i vini fermi in bottiglia, direi che la considerazione più interessante è l’ottimo andamento del Canada, in crescita del 15% a 167 milioni, che a livello annuo supera il Regno Unito, penso nella prima volta da quando guardiamo i dati, ossia 20 anni circa. Le esportazioni di vino fermo nel Regno Unito sono calate del 5% a 187 milioni
    Per i vini spumanti, di cui ci occupiamo più espressamente nel prossimo post, le esportazioni sono ancora sostenute dal Prosecco, che cresce di un timido 1%, mentre le esportazioni di Asti (-12%) e degli altri spumanti DOP (-5%) sono entrambi in calo.

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    Andrew Peller – risultati 2024 (marzo 2025)

    Nel 2024, Andrew Peller ha messo a segno un recupero importante dei margini di profitto, tornati sui livelli record del 2019-20 del 16%, grazie a una intensa azione di taglio dei costi e nonostante la crescita dei ricavi resti anemica (+1%). Il management, anche supportato dagli ottimi risultati del primo trimestre 2025/26, ha dichiarato che prevede di continuare a crescere nel mercato canadese con prodotti premium (tornando al primo trimestre 2025, i ricavi non sono però cresciuti) e di migliorare ulteriormente i margini (e su questo punto ci sono). L’andamento in Borsa è stato positivo, con il titolo negli ultimi mesi sono tra i migliori del comparto vino: al 23 agosto, quando scrivo questo articolo, le azioni sono cresciute del 33% nei 12 mesi e del 27% da inizio anno; soltanto Purcari, che però è stata oggetto di un’offerta di acquisto ha avuto un andamento comparabile.
    Passiamo a una breve discussione dei numeri 2024 con ulteriori grafici e tabelle.

    Le vendite nell’esercizio chiuso a marzo 2025 sono cresciute dell’1% a 390 milioni di dollari canadesi. Come sapete Andrew Peller vende praticamente tutto sul mercato domestico, con soltanto 11 milioni di esportazioni (peraltro in calo significativo).
    La cura di taglio dei costi ha sortito i suoi effetti. Il gross margin cresce dal 39% al 43% delle vendite, 166 milioni contro 150, supportato da un piano di taglio di costi di 10 milioni ma anche dalla dinamica favorevole dei prezzi del vetro e dei trasporti.
    I benefici sono scesi quasi intatti nel bilancio, che vede un utile operativo di 63 milioni contro il 50 del 2024, per un margine che torna al 16%, ossia quasi il livello dell’esercizio chiuso a marzo 2020, prima del Covid e un utile netto di 11 milioni.
    Dal punto di vista finanziario l’azienda ha l’obiettivo di continuare a ridurre l’indebitamento, nel 2024 sceso da 209 a 185 miloni, quindi -24 milioni, dopo aver investito 17 milioni, contro 15 dell’anno precedente e pagato un dividendo stabile di 10 milioni agli azionisti. In particolare l’obiettivo è di far scendere la leva a 2.5-3.0x il rapporto debito su EBITDA, un livello che secondo i miei calcoli è già stato raggiunto e per questo motivo, oltre al dividendo l’azienda ha anche fatto partire un piano di riacquisto di azioni.

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    Produzione, superfici e valore della produzione delle IGT italiane – aggiornamento 2023 – elaborazione dati ISMEA

    Dopo il post sulle DOC, passiamo alle IGT. Il database ISMEA in merito alle IGT è un po’ meno completo, nel senso che copre il 75% circa della produzione 2023 (contro l’82% delle DOC), ammesso che la dicitura “ettolitri imbottigliati” sia compatibile con la produzione dell’annata. A differenza delle DOC, le IGT sono in minor numero e hanno un valore della produzione ovviamente molto inferiore alle DOC. Secondo i nostri calcoli l’82% delle DOC nel 2023 aveva avuto un valore della produzione di 3.2 miliardi di euro (quindi 3.9 volendo traslare in proporzione sul 100%), mentre quello delle IGT è stato di 1.2 miliardi di euro (volendo traslare di nuovo considerando il 75%, 1.65 miliardi di euro).
    Le 5 maggiori IGT italiane rilevate dal database ISMEA sono Puglia con quasi 1.5m/hl di produzione, Veneto con 1.26m/hl, Emilia e Terre Siciliane con 0.9m/hl ciascuna e Toscana con 0.7m/hl. Se guardiamo al valore della produzione medio dell’ultimo triennio, è ancora Puglia IGT la maggiore in Italia con poco più di 100 milioni di ettolitri, mentre la IGT che ha coperto la maggior superficie vitata è Terre Siciliane con oltre 20mila ettari.
    Nel post trovate tutte le tabelle dettagliate e un ulteriore breve commento.

    La produzione di vino IGT in Italia secondo MASAF è stata di 11.7 milioni di ettolitri. Questo database di ISMEA che ho estratto e fuso con i dati precedenti, fornendo quindi una serie di 7 anni, copre per il 2023 una produzione di 8.6 milioni di ettolitri.
    Il valore totale della produzione rilevato per queste IGT è stato di 1.24 miliardi di euro, per un impiego di 202mila ettari.
    Se guardiamo al trend degli ettolitri imbottigliati degli ultimi anni la IGT Puglia è senz’altro quella con la maggior crescita negli ultimi anni, partita da 0.7-0.9m/hl prima del Covid e ora a quasi 1.5m/hl.
    Sono invece stabili i dati per Veneto IGT, che è stata “disintermediata” nel 2019-20 quando la produzione era meno della metà degli 1.2 milioni di ettolitri attuali. Il discorso è speculare per la IGT Emilia, che dagli 0.9m/hl attuali era salita ben sopra 1m/hl proprio nei medesimi anni.
    Sembra invece essere in calo negli anni la IGT Terre Siciliane, scesa da 1.3m/hl di qualche anno fa agli attuali 0.9m/hl, mentre mostrano dati in leggera crescita (4-5% annuo secondo il nostro calcolo) le IGT Toscana e Rubicone, entrambe a circa 0.7m/hl.
    Vi lascio alla consultazione delle tre tabelle.

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    Produzione vini DOC e DOCG per denominazione – dati 2023

    Il post di oggi è uno di quelli “costosi” perché ha comportato almeno 15 ore di lavoro (grazie a Perplexity, altrimenti sarebbero ben di più) per l’aggiornamento dei dati e numerosi solleciti a ISMEA per ottenere la pubblicazione dei dati. Stiamo parlando della produzione di vini DOC (ma affronteremo anche gli IGT) aggiornati al 2023, vesto che il precedente aggiornamento era fermo al 2020. Aggiungiamo dunque tre anni. Le classifiche che trovate nel post sono anche replicate in formato testo nella sezione Solonumeri del blog in questa pagina.
    A titolo informativo, vi dico che la somma della produzione 2023 delle DOC coperte dal database è di circa 16.2 milioni di ettolitri, mentre secondo AGEA la produzione di vini DOC 2023 è stata di 19.8 milioni di ettolitri, quindi abbiamo un grado di copertura dell’82% circa. Tra le grandi DOC mancanti a mio parere ci sono sicuramente due grandi DOC venete, Delle Venezie e Verona, visto che il Veneto è coperto per circa 6.1m/hl contro le dichiarazioni di 8.6.
    Ad ogni modo, i dati che leggiamo in queste classifiche ci dicono che il 2022 è stato probabilmente l’anno di picco per il valore delle DOC italiane (le prime 10 organicamente hanno raggiunto 2.2 miliardi di euro, per poi scendere a 1.9 miliardi), che il Prosecco ha raggiunto i 42mila ettari di vigneto nel 2023, che se sommati a Conegliano e Asolo diventano 54mila, quindi più del doppio della DOC Sicilia e 3 volte il Chianti e Chianti Classico.
    Dopo questo lungo preambolo è ora di entrare nel post e guardare i dati più in dettaglio, con tutte le tabelle in formato grafico (e, di nuovo, in formato testo nella sezione Solonumeri).

    La prima DOC italiana per produzione è Prosecco, con una produzione 2023 di 4.6 milioni di ettolitri, leggermente sotto i 4.8 del 2022 ma una crescita importante negli ultimi anni, visto che la produzione 2016 era di 3.0 milioni di ettolitri.
    La seconda DOC nel 2023 è stata Sicilia con 818mila ettolitri, poi Montepulciano d’Abruzzo con 795mila, Conegliano Valdobbiadene Prosecco con 693mila e Asti con 687mila. Segue la denominazione Chianti con 621mila, che se sommata al Chianti Classico diventa 881mila, quindi teoricamente la prima DOC rossa italiana (se combinata, di nuovo).
    Dopo aver constatato il “dominio” degli spumanti in termini produttivi (grandi volumi = grandi opportunità di promozione ed economie di scala), per arrivare alla prima DOC bianca ferma dobbiamo scendere alla nona denominazione, Soave, con 273mila ettolitri. La seconda DOC bianca è Lugana con 208mila ettolitri.
    Se ci spostiamo dalla produzione in numero a quella in valore, le gerarchie cambiano. Le tre grandi DOC spumantistiche prendono i primi tre posti, Prosecco con 942milioni di euro (erano 1145 nel 2022), Conegliano Valdobbiadene con 205 milioni e Asti con 123 milioni. Viene poi l’Amarone della Valpolicella (115 milioni) e il Valpolicella Ripasso (110 milioni), Alto Adige (99 milioni), Barolo (90 milioni), Chianti Classico e Chianti (82 e 80 milioni rispettivamente) e Brunello di Montalcino (76 milioni). Per quasi tutti, valori in calo rispetto al 2022, secondo quanto calcolato da ISMEA.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    Hong Kong – importazioni di vino – aggiornamento 2024

    Il mercato del vino di Hong Kong ha continuato a registrare un andamento negativo anche nel 2024, con un valore di 766 milioni di euro, -14,6% rispetto ai 897 milioni del 2023. Il dato si confronta con un picco di 1.15 miliardi nel 202, legato al Covid, e agli 1.3-1.4 miliardi del 2017-18, evidenziando dunque un quadro piuttosto nero. Quello che è chiaro e che resta uno dei mercati più ricchi del mondo, dato che questi 766 milioni vengono realizzati con meno di 300mila ettolitri (292mila per la precisione, -6% sul 2023) e dunque delineano un prezzo medio di importazione di 26 euro al litro (-9% sui quasi 29 del 2023) chiaro segno del prezzo mix molto elevato. I dati sono ovviamente sporcati dalla presenza di importatori inglesi, di Singapore, cinesi e svizzeri che non consentono di avere un quadro chiaro per nazione. Ad ogni modo, la Francia sembra essere l’unico paese che “tiene botta” nel mercato e resta con una quota di mercato del 40%, che però probabilmente sarà intorno al 55-60% se escludiamo dalla base di calcolo i paesi di cui abbiamo detto sopra. Vino italiano: quasi non pervenuto.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata. I dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    Le importazioni di vino di Hong Kong sono calate del 6% a volume a 292mila ettolitri e del 15% a valore a 766 milioni di euro nel 2024.
    La Francia resta il leader assoluto del mercato, con 308 milioni di euro di esportazioni (e solo 61mila ettolitri secondo UN Comtrade!!!, il che significa quasi 500 euro al litro) e un calo del 9% sul 2023 e del 5% sul 2019 su base annua, esattamente allineato all’andamento del mercato.
    Per l’Italia il 2024 è andato peggio, -16% a 21 milioni di euro e una posizione nel mercato chiaramente al di sotto del potenziale, essendo largamente superati dagli australiani e dagli amerciani, che stanno rispettivamente a 124 e 49 milioni di euro. Gli Australiani sono certamente gli esportatori che sono andati meglio negli ultimi anni, ma questo è dovuto alla proibizione (ora caduta) di esportare in Cina che ha reso Hong Kong “un punto di passaggio” per fare entrare i vini più rinomati nel grande mercato cinese.
    Anche gli spumanti sono in calo netto, -20% nel 2024 a 63 milioni di euro, ma questo dato arriva dopo due anni obiettivamente eccezionali. Qui i numeri sono ancora più sporchi perché Singapore è il primo esportatore, anche con la Francia a 24 milioni di euro e l’Italia a 3 milioni, non credo ci siano spazi per fare commenti fantasiosi: dominio assoluto.

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    L’andamento degli indici Liv-ex – aggiornamento 2024/25

    Come di solito intorno a questo periodo dell’anno, facciamo il punto sull’andamento dei prezzi dei vini di alta qualità utilizzando gli indici Liv-Ex. Quest’anno devo però ringraziare Liv-Ex, nelle persone di Gianpaolo Paglia e Grace Geldard, perché da inizio 2025 il post mensile del loro blog con le quotazioni dei principali indici è diventato privato per i sottoscrittori e… grazie a loro sono riuscito ad ottenere i dati che potete leggere qui.
    La discesa dei prezzi è continuata per tutto il 2024 e per i primi sei mesi del 2025, nessuno escluso. Guardando ai dati in euro e per il 2024 e con riferimento all’indice più “ampio”, il Liv-Ex Fine Wines 1000, i prezzi sono scesi dell’8% in media (-12% in sterline), con la Borgogna a -12%. Il calo è continuato nei primi mesi del 2025: a giugno il calo è stato di un ulteriore 7% (sempre tradotto in euro, altrimenti sarebbe il 5%), con Borgogna e Bordeaux protagoniste in negativo. In questo contesto i vini italiani sono calati meno della media, -3% nel 2024 e -6% nei primi sei mesi di quest’anno e l’indice italiano a 399 è ora molto vicino al 410 dell’indice generale (base sempre 2023).
    Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata con tutte le tabelle e i grafici nel resto del post.

    L’indice Liv-Ex Fine Wines 1000 è sceso del 12% in sterline e dell’8% in Euro e ha continuato la discesa nel 2025, con un calo ulteriore del 5% in sterline e del 7% in euro (anche se con qualche segno di stabilizzazione verso la fine del semestre).
    Il calo dei prezzi dal picco sono nell’ordine del 27% per l’indice generale ma diventano -32/33% per Borgogna, Rodano e Champagne. Per Bordeaux il calo è del 26% mentre i vini italiani sono scesi dal picco del 13%, ragion per cui hanno “recuperato” il terreno perso nella fase di salita dei prezzi.
    A livello di prezzi assoluti, la Borgogna guida ancora con un indice di 600 in sterline, il che significa che i prezzi sono sestuplicati dal 2003 a questa parte (ossia +9% annuo composto…). Viene poi lo Champagne a 488 (quindi quasi moltiplicato 5) e poi i vini italiani che hanno fatto circa moltiplicato 3.5 dal 2003 ad oggi, il che significa una crescita media annua del 6%.
    Come notavo sopra i cali più marcati si sono verificati nei primi mesi del 2025, mentre i dati più recenti mostrano una attenuazione del trend negativo e addirittura un piccolo segno positivo per i vini italiani in luglio, il cui indice in euro chiude a 405 contro 411 per il Liv-Ex Fine Wines 1000.
    Buona consultazione! LEGGI TUTTO

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    Guido Berlucchi – risultati 2024

    Dopo 7 anni di crescita consecutivi, nel 2024 Berlucchi segna un leggero calo delle vendite (-2% a 53 milioni) e, in misura più accentuata, dei margini di profitto che tornano in valore assoluto al livello (molto soddisfacente peraltro) del 2022 dopo che nel 2023 avevano raggiunto un livello record. Va detto che tale andamento è perfettamente speculare a quello di Ca del Bosco, che nel 2024 ha segnato un calo delle vendite dell’1% e un margine operativo lordo con la medesima traiettoria: in calo sul 2023 e in linea con il 2022. Non abbiamo ancora i dati di Ferrari Trento. Tornando a Berlucchi, il bilancio mostra anche un incremento degli oneri finanziari, che porta a una chiusura con un utile di 4.6 milioni di euro (dai 7.1 del 2023 e 5.8 del 2022) e a un indebitamento finanziario netto di 54 milioni, rispetto ai 53 dello scorso anno, anche se quest’ultimo andamento è legato a un esborso di 5 milioni di euro per acquistare una quota residua dello 0.004% della società Agricola della Franciacorta (probabilmente legato a qualche accordo precedentemente siglato).
    Passiamo a un breve commento dei dati, con l’avvertenza che il bilancio non è consolidato e che i commenti sull’andamento della gestione economico finanziaria sono limitati all’osso (spostando l’attenzione sui successi di marketing). In altre parole, se dobbiamo pubblicare il bilancio, facciamolo dando meno informazioni possibili. Comprensibile, non condivisibile.

    Le vendite calano del 2% a 53 milioni di euro, di cui -1.8% in Italia (50.1 da 51) e -3.5% (3.3 milioni) all’estero. Le vendite delle altre tenute del gruppo che non sono consolidate sono state circa 7.3 milioni nel 2024 (8.9 nel 2023) ma calcoliamo che di queste 3 milioni circa siano “intragruppo” (ossia acquisti di Berlucchi), per cui se dovessimo immaginare un fatturato consolidato potremmo puntare verso 58 milioni.
    I margini sono in calo rispetto al record del 2023. Il MOL scende da 12.6 a 9.9 milioni di euro, dal 23% al 19% del fatturato, ossia in linea con il 2022. Di questi 4 punti di margine inferiore, 1.5 vengono dagli acquisti, 1.3 dal personale (+7% in valore assoluto) e 1.8 dagli altri costi operativi.
    Con ammortamenti stabili e oneri finanziari in crescita da 1.3 a 1.8 milioni, l’utile netto cala da 7.1 a 4.6 milioni, sotto anche il livello di 5.8 del 2022.
    Dal punto di vista finanziario l’indebitamento è leggermente cresciuto ma bisogna tenere conto dell’acquisizione di 5 milioni di euro, per cui sarebbe in effetti calato di 4 milioni senza l’operazione, con investimenti poco inferiori a 2 milioni, nessun dividendo e un capitale circolante molto ben sotto controllo.

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