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    Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2022/23

    Il recupero di TWE dopo il “colpo cinese” ha preso ulteriore velocità nel primo semestre di quest’anno fiscale (che chiude a giugno 2023), periodo in cui tutte e tre le nuove divisioni mostrano utili e margini in progresso rispetto all’anno scorso. A proposito, se desiderate una spiegazione del nuovo spaccato di TWE potete riferirvi al post sui risultati 2021/22 (link). Tornando ai nostri numeri, le vendite del semestre crescono leggermente (+1.4%) con un robusto incremento del prezzo medio di vendita (+13%) compensato da un calo dei volumi del 10% circa. La parte “migliore” però viene dall’andamento del margine, che passa dal 21% al 24% delle vendite avvicinandosi in modo promettente all’obiettivo 2025 del “25% e più”.
    È invece un po’ meno promettente la prospettiva che il management inserisce nel comunicato stampa quando indica un andamento dei consumi peggiore delle attese per i vini “entry-level” nel mercato inglese e americano e un margine del 23% per tutto l’anno, il che quindi implicherebbe un secondo semestre leggermente più basso del primo (24%), per quanto superiore al 19% registrato lo scorso anno. Siccome la borsa reagisce alle aspettative e guarda più avanti che indietro, nonostante i dati positivi il titolo è leggermente calato. Come dicevamo sei mesi fa, TWE sta risalendo la china pian piano, ma a 14 dollari per azione è ancora lontana dai 20 dollari che aveva raggiunto pre crisi. Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le vendite di 1.3 miliardi di dollari australiani beneficiano di circa 2.5% di impatto positivo dai cambi e si compongono di 11.9 milioni di casse spedite a 109 dollari per cassa, rispettivamente -10% e +13% (incluso cambi).
    Le vendite per divisione mostrano un +7% per Penfolds, +4% per la divisione dei vini americani e -7% per quella degli altri vini australiani.
    Essendo che Penfolds guadagna il 44% del fatturato, i vini americani il 24% e gli altri australiani il 12% c’è un potente effetto “mix” (oltre che di miglioramento dei margini in tutte le singole divisioni) sul margine operativo che infatti risale dal 20.7% del primo semestre 2021/22 al 23.9% del periodo in discussione, per un valore di 308 milioni di dollari, +17% ma ancora circa il 15% sotto il livello raggiunto proprio prima del Covid.
    Se guardiamo alla generazione di cassa del gruppo, l’indebitamento netto resta stabile a 1.3 miliardi di dollari australiani, nell’arco dell’anno, incluso circa 560 milioni di dollari di leasing capitalizzati (che non sono debito, detto tra noi…), dopo aver pagato circa 120 milioni di dollari agli azionisti in dividendi e aver investito circa 65 milioni di dollari.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Giappone – importazioni di vino – aggiornamento 2022

    Nel 2022 le importazioni giapponesi di vino tornano sopra il livello pre-Covid del 10% circa, mostrando un forte recupero sul 2021 (+23%) per un valore di 1.77 miliardi di euro, raggiunto nonostante la svalutazione dello yen del 6%, che ha determinato un incremento di spesa in valuta locale leggermente superiore al 30% (e se misurato contro il livello del 2019, del 24% circa superiore). Questo ci dice quindi che i giapponesi continuano ad apprezzare il vino, ovviamente con una crescita essenzialmente determinata dai prezzi e dal mix visto che il volume importato di 2.66 milioni di ettolitri non si discosta dalle medie storiche (anche se del 10% circa sopra il livello 2020-21, certamente influenzato dai problemi della pandemia). Come già sapete leggendo il blog, i giapponesi bevono soprattutto vino francese, e soprattutto vini spumanti, dunque Champagne. I dati che presentiamo oggi tratti da UN Comtrade ci dicono essenzialmente questo, anche se scavando nelle tendenze forse l’Italia (secondo esportatore in Giappone, su numeri circa 5 volte più bassi di quelli francesi) sta andando leggermente meglio. I dati sono aggiornati e scaricabili nella sezione Solonumeri dedicata alle importazioni per paese. Passiamo all’analisi dei dati.

    Le importazioni di vino in Giappone crescono del 23% in euro e del 31% in valuta locale nel 2022, per un valore rispettivamente di 1774 milioni di euro e 245 miliardi di yen. In volume le importazioni sono state 2.66 milioni di ettolitri, il 9% in più del 2021 ma esattamente in linea alla media dei 5 anni 2017-21 (2.68 milioni di ettolitri).
    L’incremento è dunque essenzialmente legato al prezzo-mix che raggiunge l’incredibile livello di 6.7 euro al litro e, per la Francia, addirittura di 16 euro al litro. In confronto l’Italia esporta a circa 4.7 euro al litro, che è un livello molto elevato rispetto alla media italiana ma… comprenderete che stiamo parlando di ordini di grandezza differenti.
    La Francia supera per la prima volta il miliardo di euro di export, +21% e il 13% circa sopra il 2019. L’Italia è in crescita leggermente superiore, +25% per 213 milioni di euro, ma siamo l’11% sopra il 2019, qundi un po’ più indietro rispetto alla Francia.
    A perdere quota di mercato rispetto al periodo pre-Covid sono decisamente i cileni, che pur mantenendo la leadership per volumi esportati (688mila ettolitri contro i 630mila della Francia, i 460mila della Spagna e i 450 mila circa dell’Italia), sono circa l’11% sotto il 2019, anche se recuperano terreno rispetto al 2021 (che effettivamente è stato un anno orribile per loro).
    Forse l’unico paese che “emerge” rispetto al 2019 in modo più forte che Italia e Francia sono gli USA, che sono il 18% sopra il dato 2019, con un export di 146 milioni di euro rispetto ai 124 del 2019.
    Vi lascio ai dati. Buona consultazione.

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    Svizzera – importazioni di vino – aggiornamento 2022

    La Svizzera rimane uno dei mercati di riferimento per il vino italiano e francese, con un andamento stabilmente in crescita negli ultimi anni, soprattutto a fronte di un miglioramento del mix di prodotto importato. Nel 2022, a onore del vero il cambio (da 1.08 alla parità contro l’euro) ha aiutato ad abbellire i numeri che presentiamo oggi. Infatti, a fronte di un incremento del giro d’affari in euro del 3% a 1.29 miliardi di euro, la medesima cifra espressa in valuta locale è in calo del 4%. Tale andamento è anche coerente con un calo del volume importato pari al 6%, da 1.9 a 1.8 milioni di ettolitri. In questo contesto di mercato, i vini francesi sono andati leggermente meglio di quelli italiani, con un incremento in euro del 6%, rispetto al +3% registrato dai prodotti italiani, derivante da un andamento più sostenuto (+4% rispetto a +1%) dei vini in bottiglia, mentre nel segmento degli spumanti, pur persistendo delle differenze importanti in valore assoluto, i prodotti italiani crescono leggermente di più di quelli francesi. L’anno 2022 è poi stato leggermente per i vini spagnoli e portoghesi. L’analisi prosegue nel resto del post, ricordandovi che tutti i numeri sono anche disponibili in formato agevolmente scaricabile nella sezione dedicata di Solonumeri.

    La quota di mercato del vino italiano è dunque stabile al 35.5% per un totale di 456 milioni di euro, che si combina con un dato stabile per il vino in bottiglia (341 milioni, 36% del totale) e un incremento dal 32% al 33% per i vini spumanti, che toccano quota 80 milioni.
    Dai dati potete chiaramente vedere come la Svizzera resta fortemente ancorata al prodotto francese e italiano, che rappresentano insieme il 74% delle importazioni totalie e ben il 93% dei vini spumanti.
    Il discorso sui volumi cambia leggermente. L’Italia con 744mila ettolitri è largamente davanti alla Francia (391mila) e rappresenta il 42% del vino importato totale, contro il 22% della Francia quindi e al 17% della Spagna.
    Nel 2022 sono stati in calo il valore proprio i vini spagnoli (-2% a 143 milioni) e quelli portoghesi (-9%, contro un eccellente 2021 peraltro), come dicevamo più sopra.
    Nelle seconde linee non si vedono trend particolari, forse con l’eccezione del vino americano, cresciuto del 13% in valore a 30 milioni di euro, ma ugualmente calato del 6% in volume (a significare che probabilmente si tratta più di una questione di cambio).
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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    Corea – importazioni di vino – aggiornamento 2021

    La Corea del Sud è un mercato del vino che sta letteralmente esplodendo. Lo avevamo già scritto lo scorso anno (link) e il 2021 è stato l’anno dell’esplosione su numeri decisamente importanti: 473 milioni di euro (+63%) per 770mila ettolitri di vino (+41%). D’altronde si tratta di un paese con 77 milioni di persone e un PIL pro-capite ormai paragonabile a quello italiano (nel senso che loro sono cresciuti e noi siamo calati…) e una forte attrazione ai prodotti esteri, al lusso europeo in particolare. La combinazione di prodotti di lusso e vino è poi presente in alcuni grandi gruppi europei come LVMH, molto presente nella regione. La Francia ovviamente domina, con il 32% del mercato (quasi il 70% dei vini spumanti), seguita da USA e Italia e poi dal Cile, che è invece il leader in termini di volumi. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Le importazioni di vino in Corea sono cresciute a passo spedito negli ultimi anni, senza passi falsi. Calcoliamo una crescita annua del 22% in euro (24% in valuta locale) e del 15% annuo per i volumi nel periodo 2016-21.
    Il 2021 come vedete dal grafico è stato l’anno dell’esplosione. I 473 milioni di euro di cui dicevamo sopra lo classificano al 18esimo posto nel mondo tra i paesi importatori di vino, non distante dalla Norvegia per intenderci.
    La posizione predominante è quella della Francia che ha esportato nel 2021 153 milioni di euro di vino (+87%) per 130mila ettolitri (81%). Di questi, 45 milioni sono relativi ai vini spumanti.
    L’Italia è allo stesso livello degli USA a circa 76 milioni di euro nel 2021, di cui 10 milioni sono vini spumanti e 66 milioni sono vini fermi, per un volume esportato di 125 mila ettolitri. Quindi volume uguale alla Francia, valore la metà.
    Gli USA come dicevo prima sono a 77 milioni di euro, per 78mila ettolitri (quindi come prezzo medio sono abbastanza vicini alla Francia), mentre i cileni sono il quarto esportatore nel paese con 63 miloni di ettolitri e circa 170mila ettolitri.
    Sono invece molto meno rilevanti i valori di Spagna, Australia e Nuova Zelanda per quanto come vedrete dalla tabella viaggiano su variazioni percentuali decisamente importanti.

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    I prezzi all’origine del vino – aggiornamento 2022 su dati ISMEA

    Inflazione? Quale inflazione? L’analisi di oggi riguarda i prezzi all’origine del vino e ci restituisce un quadro abbastanza differente da quello che potevamo immaginarci guardando l’andamento dei prezzi al dettaglio di vino. Ossia, secondo i dati di ISMEA che calcola un indice dei prezzi delle varie categorie di vino, nel 2022 i prezzi all’origine del vino sono mediamente calati del 3% sul 2021 e hanno chiuso l’anno (dicembre) il 2% sotto il medesimo mese del 2021. Ovviamente ci sono eccezioni e diversi andamenti tra le categorie, con un calo per i vini da tavola e un leggero incremento per i vini DOC, ma il grafico che vedete sopra ci dice che mentre per l’agricoltura i prezzi sono saliti molto, ciò non è successo per i vini. E ci dice anche se fino a metà 2022 i prezzi dei vini erano cresciuti di più in prospettiva storica (indice 100 nel 2010), da metà 2022 in realtà la situazione si è invertita. Nel post trovate poi i dati dedicati ai prezzi in euro per ettolitro delle delle principali DOC bianche e rosse, che mediamente crescono più di quanto dicono i prezzi indice di ISMEA: per le DOC bianche la “media del pollo” di queste 27 DOC dice +9%, mentre per le DOC rosse il medesimo calcolo su 37 nomi dice +12%. Il quadro generale mi sembra chiaro e coerente con il principio che i prezzi si alzano dove c’è la possibilità di farlo, ossia dove il venditori hanno il cosiddetto “pricing power”, ossia il potere di chiedere di più.
    Infine, e prima di addentrarci nei dati nel resto del post, mi fa piacere comunicarvi che tutti questi dati sono ora fruibili in formato scaricabile nella sezione Italia di Solonumeri del blog (in fondo).

    I prezzi indice del vino sono leggermente calati nel 2022 da 153 a 148 (-3%) a fronte di un incremento dei prezzi dell’agricoltura del 5% e di tutte le coltivazioni agricole dell’11%. In verità guardando il valore dell’indice di 148, nel 2022 è stato esattamente uguale a quello dell’agricoltura, “ricucendo” la differenza sostanziale che si era venuta a creare negli scorsi anni.
    Per categoria come vedete sono scesi del 6% i prezzi dei vini comuni (soprattutto rossi) e dei vini IGT, mentre sono stati stabili quelli dei vini DOC. In “uscita” dal 2022, il calo è più marcato per i vini comuni, che sono più bassi della media dell’anno e dicembre-su-dicembre sono scesi del 13%, mentre sono in ripresa i prezzi dei vini IGT e i vini DOC mostrano un sano e costante percorso di crescita che porta il fine 2022 a un indice di 172, contro 162 dell’anno scorso e 160 per la media del 2022.
    Passando ai prezzi medi per DOC in euro per ettolitro, le tabelle dicono più di molti commenti e forse le vere considerazioni vanno fatte guardando le serie nel lungo termine. Così facendo si scopre che il Prosecco sta raggiungendo le massime quotazioni di sempre (237 euro per ettolitro), come anche la base spumante Trento DOC (312) e anche il Conegliano Valdobbiadene (281, poco sopra il precedente picco), a dimostrazione della “tensione positiva” degli spumanti.
    Nel segmento dei vini rossi non dovrebbe passarvi inosservato il quasi +30% del Barbaresco a 650 euro per ettolitro, gli 870 euro del Barolo e in genere di tutti i vini piemontesi che trovate scorrendo la lista.
    Buona consultazione!

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento novembre 2022

    Le esportazioni di vino italiane perdono un po’ di velocità in novembre (+5%) ma mantengono il passo dell’11% circa di crescita. Il principale segnale positivo nei dati che presentiamo oggi è l’andamento dei vini spumanti: novembre è usualmente il secondo mese più importante dell’anno per la categoria e quest’anno novembre è stato marginalmente sopra ottobre (227 milioni contro 220), il che è un buon segno. Di veri e propri segnali negativi se ne vedono pochi. Se volessimo trovarli, dovremmo analizzare in dettaglio la stabilizzazione delle esportazioni di vini fermi in bottiglia, che da un paio di mesi a questa parte sono stabili. È molto difficile dire quanto sia dovuto a un vero e proprio rallentamento (Svezia, Danimarca, Canada e in parte Regno Unito hanno avuto un mese così così) o si tratti di una base di comparazione particolarmente elevata a questo punto dell’anno.
    Certamente ci avviamo a chiudere il 2022 con un export in crescita dell’11% circa, un dato molto simile a quello delle esportazioni francesi (i primi dati, che non abbiamo ancora in modo dettagliato, dicono +11%) dopo un primo semestre in cui i francesi andavano molto meglio di noi. I francesi sono stati “colpiti” sul finire dell’anno dal tappo alle esportazioni di Champagne (essenzialmente i volumi non possono crescere più del livello a cui sono arrivati, leggete il post su Laurent Perrier tra qualche giorno) e dobbiamo immaginare dal forte rallentamento in Cina dovuto al Covid sul finire del 2022. Possiamo invece già dire che il nostro export sia andato molto meglio di quello spagnolo, che a fine novembre veleggiava intorno al +3%.
    Passiamo a una breve analisi dei dati, dopo questa lunga introduzione.

    Le esportazioni di Novembre sfiorano 750 milioni di euro, +4.8% sullo scorso anno, portando il totale a circa 7.3 miliardi di euro e il “12 mesi rolling” a 7.9 miliardi, entrambi i dati circa l’11% sopra il corrispondente dello scorso anno.
    Come vedete dalle tabelle la crescita dei vini in bottiglia sta perdendo velocità e attualmente si posiziona intorno al +7-8% nei dati cumulati, mentre gli spumanti mantengono un ritmo di crescita nell’intorno del 20% (+14% in novembre, ma si tratta di un mese pesantissimo).
    A fare la differenza tra le due categorie sono soprattutto i volumi: nel caso dei vini fermi sono in calo del 2/3% sullo scorso anno, mentre per i vini spumanti siamo ancora in crescita del 7/8%. C’è però anche un effetto prezzo-mix, molto meno significativo: il prezzo medio degli spumanti viaggia sul 13-14% mentre quello dei vini fermi è intorno al 9/10%. Comunque per riassumere, la differenza tra il +7% e il +20% dei vini fermi contro spumanti è circa 9-10 punti dovuta ai volumi e 3-4 punti dovuta al prezzo mix.
    Parlando di mercati, sta ovviamente decelerano il Nord America dopo un periodo di forte recupero, con gli USA ora sul passo dell’8% e il Canada ancora a +14% ma in veloce regressione. Mi sembra che sia un po’ una tendenza della maggior parte delle aree geografiche, dopo un periodo caratterizzato dalla fase finale del recupero dal Covid. Dati molto negativi ce ne sono pochi, tra questi certamente la Cina che si appresta a chiudere l’anno intorno al -10/15%, la Norvegia (-7/8%) e ovviamente l’Ucraina (intorno al -30%).
    Restano invece inspiegabilmente buoni i dati relativi al mercato russo.

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    L’investimento in vino – analisi comparata con borse e oro 2013-2022

    L’investimento in vino pregiato rientra sempre più tra le opzioni alternative a disposizione dei risparmiatori. Il prossimo lancio della piattaforma Liquinvex è una delle iniziative che lo promuoverà in modo ancora più capillare anche per gli investitori italiani, sinora costretti a “emigrare” sulle piattaforme inglesi oppure al “fai da te”.Oggi proviamo ad analizzare che cosa è successo negli ultimi anni al valore di questi vini, usando i dati Liv-Ex che dal 2013 forniscono anche degli indici diversificati per area geografica. Per renderli “digeribili” li abbiamo convertiti in euro, essendo basati su prezzi in sterline. In questo modo possiamo anche calcolare l’andamento dei vini italiani, che ci riguardano più da vicino. Oltre all’analisi del (lusinghiero) rendimento di questo investimento, ci spingeremo un passo più in là, cercando di confrontare questo investimento con altri come la borsa italiana (indice FTSE MIB), la borsa americana (indice S&P500), ma anche il semplice tasso di inflazione oppure l’investimento in oro.Lo facciamo nel modo più equo possibile: beni come l’oro o, nel nostro caso, i vini non offrono un rendimento a differenza di quanto succede per i titoli azioniari. Abbiamo dunque tenuto conto di questa caratteristica aggiungendo al valore degli indici borsistici il dividendo (reinvestendolo) percepito dagli investitori.Bene, fatte queste premesse passiamo ai dati e cerchiamo di rispondere a qualche domanda. Prima e più importante: avendo investito 100 euro nel 2013 quanto sarebbe il valore di questi investimenti? Come vedete dal primo grafico, l’investimento in vino è diventato 175-180 euro (per un rendimento annuo del 6.5-7%), quello in oro quasi 200 (quasi 8%), quello nella borsa italiana 160 euro (meno del 6%) e quello nella borsa americana oltre 240 (10% annuo). Quindi la risposta è che in questo periodo di tempo il vino ha avuto un buon rendimento ma non necessariamente superiore a quello di altri investimenti più “convenzionali”.Ci sono due “ma” se si approfondiscono i risultati.Il primo è relativo alla “volatilità” dell’investimento. Ovvero, a quanto nell’arco di questi 9 anni che prendiamo in considerazione il valore di questi investimenti oscilla. Voi chiederete? Ma come mai è importante? Beh, e se fosse necessario rientrare dall’investimento in un periodo di tempo più breve? Se quando decido di disinvestire sono in un momento “basso” del valore? Se dunque mettiamo di fianco al rendimento l’oscillazione, scopriamo che questi investimenti alternative sembrano avere un andamento meno volatile. Il rendimento del 6.5% del vino italiano nei 9 anni ha subito un’oscillazione media del 6%, come dire che mediamente non è stato negativo (effettivamente non lo è mai stato) e non ha superato il 12% (6%+6%, in realtà nel 2021 lo ha fatto). Invece investendo nelle azioni americane in questi 9 anni il rendimento del 10% ha oscillato su e giù mediamente del 16%. In due dei 9 anni (tra cui il 2022) l’indice ha subito un calo. Quindi, in conclusione, il valore dei vini sembra essere meno volatile e dunque “meno rischioso” di quello delle attività finanziarie pure.Il secondo “ma” è relativo alla bontà di accoppiare l’investimento in vino in quello in azioni per esempio, applicando il concetto della diversificazione. La diversificazione nell’ambito finanziario serve per ottenere un rendimento più costante mettendo insieme investimenti il cui andamento non sia legato. Ora, in questo caso non si può dire che l’indice dei vini sia completamente slegato dall’andamento delle borse. Ovviamente risponde a stimoli differenti ma come tutti gli investimenti è comunque influenzato dalla disponibilità di investitori interessati a investire e dunque gli anni migliori delle borse sono di solito anche gli anni migliori per l’investimento in vino, e viceversa.Bene. Abbiamo intavolato il discorso. La prossima volta ci addentreremo nelle diverse categorie di vino per scoprire le differenze tra l’andamento dei vini italiani e quello dei vini esteri: avete già visto oggi che tutto sommato sono molto simili, ma ci sono un paio di regioni vinicole che negli ultimi anni hanno veramente fatto faville.Un ultimo consiglio: se investite in vino non fate come me che lo bevo tutto![articolo non sponsorizzato e frutto di collaborazione spontanea]Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO