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    Laurent Perrier – risultati e analisi di bilancio 2023

    I dati 2023 (marzo 2024) di Laurent Perrier confermano i benefici della “premiumizzazione” nell’attuale fase di contrazione delle spedizioni di Champagne. Nonostante un calo dei volumi del 12% a circa 10 milioni di bottiglie, le vendite sono rimaste stabili grazie ad un potente miglioramento del prezzo-mix. E la combinazione di meno volumi e più prezzo è stata ovviamente molto positiva per i margini, che sono saliti anche nel 2023, toccando il massimo storico (di circa il 35% di margine EBITDA e 32% di margine operativo). La struttura finanziaria vede quest’anno un incremento del capitale investito e del debito dovuto all’aumento del magazzino, il cui rapporto con il debito peraltro continua ad aumentare leggermente anche nel 2023. Le indicazioni sull’evoluzione della gestione sono come sempre fumose e non contengono particolari obiettivi. Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e tabelle.

    Le vendite sono stabili a circa 303 milioni (312 se consideriamo anche i prodotti intermedi, nella nuova configurazione), con un secondo semestre a +2%. Le vendite per area geografica mostrano un calo del 5% in Francia a 57 milioni (molto male il secondo semestre a -14%), una ulteriore crescita delle vendite nel resto d’Europa a 144 milioni (+5%, secondo semestre +13%) e un leggero ritracciamento nel resto del mondo, -2% a 102 milioni (-4% nel secondo semestre).
    I margini sono in forte miglioramento con il MOL a 107 milioni di euro, +16% e con un margine che passa dal 30% al 35%. La maggior parte del miglioramento (4 punti percentuali) viene dal “gross margin”, ossia dalla differenza tra vendite e costo del venduto, quindi prima dei costi commerciali e generali, che sono cresciuti di circa il 9% nel corso dell’anno.
    Gli oneri finanziari crescono ulteriormente causa tassi di interessi e con un tax rate stabile al 25%, Laurent Perrier chiude il 2023 con un utile netto di 64 milioni di euro, contro 59 dell’anno passato, +8% e con rapporto sulle vendite eccellente, 21%.
    Dal punto di vista finanziario, il debito (escluso IFRS16) cresce da 176 a 187 milioni di euro, dopo aver pagato circa 12 milioni di euro di dividendi, aver fatto crescere il magazzino da 593 a 644 milioni di euro e incrementato gli investimenti da 7 a 10 milioni. Il rapporto magazzino debito è molto solido a 3.44 e il rapporto debito/EBITDA scende da 1.9 a 1.8 volte.
    Alla borsa di Parigi le azioni sono stabili, per un valore di mercato di circa 720 milioni di euro (al 13 luglio 2024, data in cui redigo questo articolo), rispetto a 320 milioni circa per Lanson e 134 per Vranken Pommery.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Callmewine – risultati 2023

    Potrebbe darsi che se 4 anni fa, nel 2019, avessero detto a Callmewine che sarebbe cresciuta del 20% all’anno per i successivi 4 anni, come è effettivamente stato, magari chi era al timone dell’azienda ci avrebbe messo la firma. Oggi, i 14 milioni di fatturato 2023, che corrispondono a +21% annuo dal 2018 ma che sono invece un calo del 15% sul 2022, possono sembrare in qualche modo deludenti. Il modello di business non è semplice e necessita di larga scala. L’azienda nel 2023 ha tenuto la barra dritta sul margine sulle vendite e ha cercato di tenere i costi sotto controllo ma è comunque rimasta ben al di sotto del punto di pareggio, bruciando un paio di milioni di euro di cassa. Ciò richiederà nel 2024 un’iniezione di capitale di 1.5 milioni di euro, in verità la prima dopo i 4 milioni di euro ricevuti nel 2020. Il capitolo dell’evoluzione prevedibile della gestione non menziona alcun target economico-finanziario, piuttosto mette l’accento su due possibili segmenti in cui crescere: il mercato tedesco e il segmento B2B. Purtroppo a quanto si legge nel comunicato stampa di Italmobiliare (principale azionista) relativamente al primo trimestre non va nella giusta direzione: le vendite sono calate del 21% a 2.8 milioni di euro anche se i margini non sono in peggioramento grazie al taglio dei costi fissi. Passiamo a una breve analisi dei dati con ulteriori tabelle e grafici.

    Le vendite 2023 calano del 16% a 13.6 milioni di euro, ormai ben sotto il picco di 17.1 milioni toccati nel 2021. Le vendite in Italia sono calate del 18% a 12.3 milioni di euro, quelle estere, principalmente in Europa (Francia e Germania) sono cresciute del 9% ma rappresentano una quota esigua del fatturato.
    Il margine sulle vendite tiene e resta stabile al 26.3% (26.5% nel 2022), ma in valore assoluto scende da 4.3 a 3.6 milioni di euro. Non abbastanza per coprire i 4 milioni di euro di servizi (in calo da 4.8) e gli 1.8 milioni di costo del personale (1.4 nel 2022), talchè a livello operativo l’azienda perde 2.2 milioni di euro, rispetto a 1.6 milioni del 2022. La perdita netta è cresciuta a 1.7 milioni di euro, dopo aver recuperato 0.5 milioni di euro di crediti fiscali.
    Dal punto di vista finanziario, il magazzino è stato tenuto sotto controllo e scende proporzionalmente al fatturato, ma le perdite operative si fanno sentire e si passa da 1.1 milioni di euro di cassa netta a 1 milione di euro di debiti.

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    Chapel Down – presentazione, risultati e… destino?

    Grazie al suggerimento dell’amico Martin Cubertafond, professore universitario e consulente nel settore del vino, ho dato un occhio al bilancio di Chapel Down, la principale azienda spumantistica inglese. Chapel Down è quotata in borsa a Londra con un valore di mercato di circa 150 milioni di euro da dicembre 2023 (ha 4 azionisti principali con il 50%, mentre il resto è flottante). Con 367 ettari vitati (circa il 10% del vigneto inglese) e una “capacità produttiva” dalle proprie uve di circa 3.4 milioni di bottiglie annue rappresenta una quota piuttosto significativa degli spumanti inglesi. Le vigne sono tutte localizzate nel Kent, ossia nella lingua di terra all’estremo sud-est dell’isola, diciamo la “rive droite” del Tamigi. Nel 2023 ha generato 17 milioni di sterline di fatturato vendendo 1.4 milioni di bottiglie, di cui l’80% circa sono di spumanti e il 20% di vini fermi. Proprio mentre ci approcciamo alla prima analisi, l’azienda ha comunicato che il consiglio di amministrazione sta prendendo in considerazione “opzioni strategiche”. In altre parole, pur essendo profittevole (5 milioni di sterline di EBITDA, pari al 32% delle vendite) i piani di sviluppo (altri 40 ettari nel 2024) e la necessità di creare un magazzino “stile Champagne” assorbono tutta la cassa. Si cerca quindi un partner che apporti risorse. Negli ultimi giorni è stata chiamata in causa Treasury Wine Estate, che però si è chiamata fuori. Vedremo, per ora analizziamo i numeri nel resto del post con tabelle e grafici.

    Le vendite di Chapel Down sono cresciute velocemente negli ultimi anni, da 11 milioni di sterline del 2020 a 17 del 2023, quando la crescita annua è stata del 15%.
    La crescita del 2023 è quasi tutta venuta dal prezzo medio di vendita, salito da 10 a 11.6 sterline per bottiglia.
    Se suddividiamo le vendite per categoria, il 69% del fatturato sono spumanti, il 10% “a touch of sparkle”, quindi probabilmente quello che qui chiamiamo saten, il 21% è di vino fermo. Nel 2023 tutta la crescita è venuta dagli spumanti, +25%. Inutile dire che le vendite sono quasi completamente realizzate nel mercato locale (esportazioni: 5%) e per un buon 50% nel canale off-trade (quindi negozi di terzi), il 12% nel canale ontrade (Horeca), il 17% online e il 16% con vendite dirette e tour.
    Come dicevamo l’azienda è profittevole: il margine lordo è al 52% (per riferimento, Laurante Perrier 62% – ma prima del Covid stava sul 50-55%, Lanson 51%), il margine EBITDA è il 32%, l’utile operativo è il 21% del fatturato, ossia 3.7 milioni su 17.2, l’utile netto è di circa 2 milioni di sterline.
    La parte finanziaria è la nota “dolente”: il capitale investito cresce velocemente, al ritmo di 5-6 milioni di sterline all’anno, appesantito dalla forte crescita del magazzino (attualmente 23 miloni, dai 16 dell’anno scorso) e dagli investimenti di circa 2 milioni di sterline all’anno. Nel 2023 l’azienda ha “bruciato” 4.5 milioni di sterline e ha finanziamenti per poco più di 10: urge quindi un’analisi di quanti soldi sono necessari per andare avanti.

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    LVMH – risultati primo semestre 2024

    Anno cattivo o ritorno alla normalità? I dati del primo semestre di LVMH divisione vino e spiriti sono in forte calo, ossia -12% per le vendite e -26% per l’utile operativo. Se prendiamo il numero in valore assoluto di 777 milioni di utile operativo semestrale e lo confrontiamo con quello del 2019, 772 milioni, allora forse possiamo dire che i dati sono piuttosto cattivi. L’azienda ha continuato a investire pesantemente in questi anni, vende il 10% in più del 2019 sia in volume che in valore e fa gli stessi utili di 5 anni fa, poco prima del Covid. Unica eccezione nel quadro grigio sono, per assurdo, i vini fermi che crescono in volume da 27 a 31 milioni di bottiglie, grazie alle acquisizioni. Resiste la Francia, calano gli USA, l’Europa e crolla il mercato asiatico dove molto del Cognac di LVMH va a finire. Qualcuno comincia a dire che LVMH potrebbe un giorno sbarazzarsi del segmento vino e spiriti. Vedremo cosa succede. Per ora concentriamoci sui numeri del semestre nel resto del post con tabelle e grafici.

    Le vendite sono calate del 12% a 2.8 miliardi di euro, di cui 1.41 miliardi sono Cognac e spiriti e 1.39 miliardi vini e Champagne.
    In termini di volume, LVMH ha consegnato 107.7 milioni di bottiglie nel primo semestre 2024, che rappresenta un calo del 2% sull’anno scorso. Si può dunque dire che c’è stato un impatto negativo del “prezzo-mix” del 10% circa, dopo anni in cui la situazione “migliorava”.
    Se entriamo nel dettaglio, le consegne di Champagne sono state 25.6 milioni, -15% sul semestre 2023, quelle dei vini fermi invece sono cresciute a 31.2 milioni, +16% grazie alle acquisizioni. Il prezzo medio di vendita è sceso del 12% da 27.8 a 24.6 euro.
    I margini di profitto sono in calo, con un utile operativo della divisione di 777 milioni come dicevamo, il che implica un calo del margine dal 33% al 28%. All’interno del dato, lo Champagne e i vini hanno un utile operativo di 351 milioni nei sei mesi, per un margine del 25%. In confronto il margine del Cognac e degli spiriti (che cala in maniera analoga, -26%), sono ancora molto superiori, intorno al 30%.
    LVMH continua a investire nella divisione sia in magazzino che investimenti veri e propri. Nel primo semestre ha speso 538 milioni, più ha incrementato a 6.8 miliardi di euro il valore del magazzino, da 5.9 miliardi a fine anno e 6.1 miliardi a giugno 2023. Il capitale investito è calato per via della svalutazione di alcuni marchi e si attesta ora a circa 17 miliardi di euro.

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    L’andamento degli indici Liv-ex – aggiornamento 2023/24

    Guerre, borse che non salgono più (anzi…), vendemmie abbondanti in alcune aree chiave (Borgogna) stanno contribuendo a un massiccio calo dei prezzi dei grandi vini, dopo anni crescita ininterrotta. Sapete, la sensazione di ricchezza data dai forti guadagni (anche virtuali) in borsa è un carburante potente per la spesa in beni di di lusso… e i grandi vini sono beni di lusso…
    I dati prodotti mensilmente dal Liv-Ex non lasciano spazi alle interpretazioni: i prezzi sono calati del 13-14% nel 2023 (in Euro e Sterline rispettivamente) e il calo è continuato nel 2024, -5/6% nei primi 6 mesi dell’anno. In questo contesto, non vince nessuno, ma l’Italia perde meno degli altri. Il prezzo dei nostri grandi vini è calato del 5% nel 2023 e ha tenuto nel 2024 (se espresso in euro), ponendosi quindi circa il 6% sotto il picco raggiunto verso fine 2022. In confronto, Borgogna e Champagne, ma anche il meno quotato Rodano, sono circa il 25% sotto il loro prezzo massimo. Con questo andamento l’indice Liv-Ex dei vini italiani, 436 a giugno in Euro (ossia 4.36 volte il prezzo del 2023) non è molto distante da quello del calderone dei 1000 grandi vini mondiali, che continua a scendere e ha toccato quota 458. La Borgogna, pur calando resta lontana: il suo indice è sceso di più ma resta pur sempre intorno a 800. Nel resto del post trovate tutte le tabelle con i dati storici, grafici e il prosieguo del commento.

    L’indice Liv-Ex dei 1000 grandi vini ha chiuso a giugno a un valore di 388, che tradotto in Euro al cambio medio del mese significa 458. Si tratta del punto più basso da agosto 2021 e corrisponde a un calo del 14% in sterline e del 13% in Euro per il 2023, oltre a un ulteriore correzione del 5/6% nei primi 6 mesi del 2024.
    Per quando riguarda l’andamento 2023 (tutti i dati ribasati in euro), l’indice “Italy 100” è stato il migliore, con un calo del 5%. Si confronta con un calo a doppia cifra di tutte le altre categorie: -11% per Bordeaux, -15% per la Borgogna, -18% per gli Champagne e -19% per il Rodano.
    Lo stesso vale per i primi 6 mesi di quest’anno. I vini italiani chiudono stabili contro -3% per Bordeaux, -4% per il Rodano e -5% per lo Champagne. Il caso particolare sono i vini di Borgogna, che hanno avuto un inizio di 2024 particolarmente difficile, con un ulteriore crollo dell’8%.
    Detto questo i vini di Borgogna continuano a guidare la classifica dei vini che si sono più rivalutati dal 2023 a questa parte. L’indice in Euro era a giugno 2024 a 801 (ossia il prezzo era 8 volte quello del 2023). Vengono poi gli Champagne con un indice di 643, i vini italiani a 436, poi Bordeaux a 375 e vini del resto del mondo a 358. Fanalino di coda sono i vini del Rodano, che secondo Liv-Ex si sono rivalutati soltanto di poco più di due volte (indice: 215) nel corso di questi 20 e poco più anni.

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    Puglia – produzione di vino e superfici vitate 2023 – dati ISTAT

    La produzione vinicola pugliese è crollata del 37% a 6.9 milioni di ettolitri secondo ISTAT nel 2023, dato abbastanza diverso dalla visione di AGEA (dichiarazioni produttive, divulgato da ISMEA senza fornire ulteriori dettagli) di 5.9 milioni di ettolitri, ma con un calo “compatibile” del 41%. Il dato 2023 di produzione è il 19% sotto la media decennale. Questi dati si confrontano con un calo del 21% a livello nazionale sul 2022 e con una vendemmia del 13% sotto la media storica, a indicare quindi un andamento più negativo della media italiana.  Guardando velocemente i dati è andata leggermente peggio per i vini bianchi rispetto e rossi, e decisamente peggio per i vini IGT e da tavola (quasi -40%) rispetto ai vini DOC (-27%). Paradossalmente la categoria (non ricompresa nel totale) che mostra i cali meno marcati è quella i mosti, che ISTAT mette a 0.8 milioni di ettolitri rispetto a 0.9 dell’anno precedente. La proporzione tra vini bianchi e rossi si sposta leggermente verso i rossi, che rappresentano il 55% della produzione totale. La superficie vitata è vista aumentare del 2% da ISTAT a 93440 ettari. Passiamo a qualche dettaglio in più, oltre a tabelle e grafici.

    Con 6.85 milioni di ettolitri la produzione di vino pugliese del 2023 è la più bassa dal 2023 a questa parte. Il calo del 37% si spiega in parte con un livello produttivo eccezionalmente elevato nel 2022 di 10.9 milioni di ettolitri, ma comunque come dicevamo sopra anche il confronto con le medie storiche indica che qui la vendemmia è stata peggiore che in altre regioni.
    I vini bianchi calano del 38% a 3.1 milioni di ettolitri e sono del 20% sotto la media storica, mentre i rossi sono a 3.8 milioni di ettolitri, -36% e 17% sotto la media storica.
    I vini DOC sono stati 570mila ettolitri, -27% sul 2023 e il 19% sotto la media storica di circa 720mila ettolitri, mentre IGT e vini da tavola sono stati 2.23 e 4.05 milioni di ettolitri rispettivamente.
    La superficie vitata aumenta leggermente in quasi tutte le province come potete vedere dalla tabella allegata. La provincia con più vigneto è Foggia con 28100 ettari (+2%), viene poi Taranto con 21750 ettari (+1%). LEGGI TUTTO

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    Argea – risultati e analisi di bilancio 2023

    Grazie all’acquisizione di Zaccagnini, nel 2023 Argea è diventata la seconda azienda viticola in Italia per fatturato nel 2023, con 438 milioni. Se considerassimo soltanto GIV e non il consolidato GIV-Cantine Riunite, sarebbe la prima. Possiamo dire che combinazione di Botter e Mondo del Vino ha avuto un 2023 molto fruttuoso. Al di là del primato commerciale (senza Zaccagnini le vendite sarebbero calate del 2%, invece che +3% riportato), i margini sono migliorati (dal 12% al 14% per l’EBITDA) e soprattutto l’azienda è riuscita a comperare Zaccagnini per 47 milioni di euro senza far crescere il debito, grazie alla generazione di cassa e al controllo del circolante, che ha restituito ben 30 milioni di euro nel 2023. Anche per Argea il 2024 si presenta piuttosto sfidante, anche se l’azienda ha alcuni potenziali vantaggi da sfruttare, quali il completo consolidamento di Zaccagnini (altri 5 milioni di fatturato)  e l’integrazione non ancora completata del nuovo gruppo nella parte logistica e vendite. Bene, passiamo a qualche commento più dettagliato con la tabella riassuntiva e alcuni grafici.

    Le vendite di Argea 2023 crescono del 3% a 438 milioni di euro, di cui 393 milioni all’estero (+3%) e 44 milioni in Italia (-1.6%). Il contributo di Zaccagnini dovrebbe essere stato circa 20 milioni, considerato vendite dell’azienda comperata di 25 milioni nel 2023 e circa 5 milioni di fatturato non consolidato nel primo trimestre. Quindi senza Zaccagnini probabilmente le vendite sarebbero calate del 2% circa.
    A livello di margini la situazione è in miglioramento dopo un 2022 difficile. Il peso degli acquisti esterni cala di 1 punto percentuale al 67.7%, lo stesso vale per i costi dei servizi, -1 punto al 12.7% e il personale resta stabile. Ne risulta un miglioramento dell’EBITDA da 52 a 61 milioni di euro, con un margine che sale dal 12.3% al 13.9%. Non abbiamo il contributo preciso di Zaccagnini, che probabilmente potrebbe essere stato 3-4 milioni di euro.
    L’utile operativo tocca quota 15 milioni, da 12 dello scorso anno. Se rimontiamo gli ammortamenti dell’avviamento e dei marchi, poste puramente contabili che di fatto derivano dalle acquisizioni, arriveremmo a un utile operativo di 49 milioni circa, per un margine dell’11%, rispetto ai 40 milioni e 9.5% dell’anno scorso.
    L’utile netto purtroppo resta negativo a -16 milioni contro -5 dell’anno scorso a causa del forte incremento degli oneri finanziari, in parte per via dei cambi (5 milioni in più dell’anno scorso) ma anche per un aumento degli interessi derivante dalle nuove linee di credito. Ovviamente la perdita è fortemente influenzata dagli oltre 30 milioni di euro di ammortamenti di cui abbiamo discusso sopra.
    A livello finanziario l’indebitamento resta praticamente invariato a 121 milioni di euro, cui si aggiungono 34 milioni di prestito soci, per arrivare a un totale di circa 155 milioni, che significano 2.5 volte l’EBITDA contro 3 volte dello scorso anno.

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    Spagna – esportazioni di vino, aggiornamento 2023

    Le esportazioni spagnole di vino sono leggermente calate nel 2023, -2% circa per volume e valore, confermando il paese la terza forza nel commercio internazionale del vino, con un collocamento nella fascia più bassa di prezzo, visto che anche nel 2023 il prezzo medio di esportazione è rimasto sotto 1.5 euro al litro, circa 1.4. Come ci è spesso capitato di commentare relativamente alla Spagna all’interno di dati tutto sommato stabili si nascondono deviazioni piuttosto importanti paese per paese. Nel 2023 è continuato il forte recupero nel mercato tedesco, di gran lunga il più importante per la Spagna, mentre dopo un paio di anni molto proficui sono scese le esportazioni verso gli USA e, anche se non rappresentata specificatamente nelle tabelle che seguono, sono crollate le spedizioni verso la Cina, scese del 30% circa a 60 milioni di euro, quindi su un livello pari al 2% circa del totale esportato, ossia 2.97 miliardi di euro. Nelle diverse categorie, sono leggermente positivi i dati dello spumante e dei vini sfusi, e leggermente negative quelle dei vini in bottiglia. Il post continua con grafici e tabelle.

    Le esportazioni di vino della Spagna sono calate dell’1.8% a 2964 milioni di euro nel 2023, per un volume esportato di 21.19 milioni di ettolitri, -1.6%. Ne risulta un prezzo medio di esportazione di 1.40 euro al litro, esattamente il medesimo livello del 2022.
    La principale destinazione per volume del vino spagnolo è diventata la Germania, che assorbe 4.35 milioni di ettolitri, +9% sul 2022 e +4% negli ultimi 5 anni, mentre continua il calo del mercato francese, -5% nel 2023 e -3% annuo negli ultimi 5 anni a 4.3 milioni di ettolitri. Seguono poi il Portogallo con 2.1 milioni di ettolitri (-1.5%) e l’Italia con 1.4 milioni di ettolitri (-3% ma stabile rispetto al 2018).
    Muovendoci sui valori, la Germania nel 2023 è cresciuta del 5% e con 385 milioni è quasi tornata la massimo storico del 2018, mentre sono in calo del 9% le vendite in USA a 313 milioni di euro, dopo un ottimo 2021-22. Il terzo mercato per valore è il Regno Unito con 311 milioni di euro, +5%, viene poi la Francia con 256 milioni (-2%) e la Svizzera con 143 (-3%).
    Muovendoci sulle categorie dei vini in bottiglia, i dati sono comparabili, con 1.8 miliardi di euro di esportazioni e un calo del 4%, guidato da USA, Messico, Cina e Giappone.
    Per gli spumanti, invece, le esportazioni sono stabili a 502 milioni di euro, combinando un dato negativo per gli USA (-7%) e un ottimo recupero nel mercato tedesco (+8%).

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