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    Fantini Group – dati di bilancio 2024

    Fantini Group ha compiuto un altro significativo passo avanti nella riduzione del debito derivante dal leverage buy out del 2020. Nel 2024, nonostante un calo delle vendite (-4.4% a 83 milioni), l’incremento dei prezzi di vendita (+3%) grazie allo spostamento del mix verso vini a prezzo più elevato e la riduzione dei costi di produzione ha avuto un forte impatto positivo su margini (EBITDA dal 22% al 27%) e sulla generazione di cassa, che è stata di 13 milioni di euro. Con un debito su EBITDA di 1.6 volte l’azienda controllata dal private equity Platinum (80%) è tornata a una struttura finanziaria molto sana, e potrebbe essere pronta a compiere il prossimo passo. Il 2025 dovrebbe essere un altro anno positivo, anche vista l’esposizione marginale al mercato americano e, secondo la relazione degli amministratori, un andamento in ripresa del mercato europeo (dopo un 2024 pessimo).
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 4.4% a 82.6 milioni di euro, a causa del calo del 9% in Europa, principale mercato per Fantini, scesa da 63 a 57 milioni. Tutti gli altri mercati sono stati in crescita, a partire da Italia e America (entrambi +10%) e Asia (+6%). L’azienda ha specificato che le vendite verso la GDO sono leggermente salite (+1%).
    I costi di produzione hanno fatto la differenza, con costi delle materie prime vinicole stabili e cali nel prezzo di quelle secche come vetro, cartoni e via dicendo, il margine lordo è salito dal 46% al 51% del fatturato. Questo balzo ha più che compensato il calo delle vendite e ha assorbito l’incremento del costo del personale (+4%) e delle altre spese operative (+8%). L’EBITDA rettificato è quindi salito da 19.2 a 22.7 milioni, l’utile operativo è passato da 17 a 20 milioni. Con oneri finanziari stabili ma tasse in leggera crescita (dal 30% al 33%), l’utile netto passa da 4.5 a 6.8 milioni.
    Fantini Group non ha effettuato investimenti rilevanti nel 2024 (2.2 milioni). Questo, insieme al buon controllo del capitale circolante (in calo di circa 1 milione), agli ottimi risultati (generazione di cassa di 15 milioni contro 10-11 dell’anno precedente) e all’assenza di dividendi ha consentito di tagliare il debito da 50 a 37 milioni di euro, che corrisponde a una leva di 1.6x, contro 2.6x dell’anno scorso e rispetto al picco di circa 4 volte dopo il riassetto azionario, quando il debito era salito a circa 74 milioni.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Naked Wines – risultati 2024/25

    Naked Wines procede sulla via del ritorno agli utili e alla creazione di valore per gli azionisti attraverso l’ottimizzazione del capitale circolante (riduzione delle scorte in eccesso) e di un pesante taglio dei costi che, ovviamente, ha anche delle ripercussioni negative sulle vendite. Infatti, dopo aver registrato nel 2024 un calo delle vendite del 14%, per il 2025 si prevede un ulteriore calo del 15/20%, ma senza un deterioramento ulteriore delle perdite. Infatti, l’EBITDA che nel 2024 è stato di 6.7 milioni (di sterline, come tutti i prossimi riferimenti) è previsto essere stabile con una posizione di cassa destinata a crescere da 30 milioni del 2024 a 35-39 milioni. Il titolo in borsa ha cominciato a reagire, passando dai 45 milioni di valore azionario a marzo 2025 ai 60 milioni attuali. Secondo il management però varrebbe anche di più considerando la cassa di 30 milioni e la possibilità di realizzare circa 40 milioni di inventario in eccesso. Viene poi sottolineato il potenziale di generare cassa dell’attività, e questo è un tema molto più aleatorio, ma per ora restiamo sul commento dei dati 2024.
    Il post prosegue con un commento dettagliato, grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite 2024 calano del 14% a 250 milioni, con un calo del 13% per i clienti ricorrenti (233 milioni) e un -28% per i nuovi clienti (17 milioni). Le vendite per area geografica sono 109 milioni in USA (-17%), 111 in UK (-10%) e 30 in Australia (-14%).
    Il margine di contribuzione rispetto al costo del venduto resta stabile poco sotto il 15%, con un margine sui clienti ricorrenti del 25% e una perdita colossale sui nuovi clienti, pari a 21 milioni contro 17 di vendite.
    Dopo la straordinaria cura dimagrante del 2023, nel 2024 i costi fissi crescono leggermente, da 37 a 39 milioni, e l’utile operativo prima delle componenti non ricorrenti scende a -2 milioni contro i 5 milioni dello scorso anno, mentre quello dichiarato migliora da -12 milioni a -3.
    Con un calo degli oneri finanziari e delle tasse il bilancio chiude con 5 milioni di perdita contro 21 dello scorso anno (e 17 del 2022).
    Dal punto di vista finanziario, la riduzione del capitale circolante porta forti benefici (magazzino sceso da 145 a 108 milioni), tanto che nonostante le perdite la posizione di cassa migliora da 19 a 30 milioni, e come leggevamo sopra un ulteriore miglioramento a 35-39 è atteso per il 2025.

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2024

    Nel 2024 il Gruppo Antinori ha consolidato per tutti i 12 mesi l’acquisizione americana Stag’s Leap Wine Cellars, sfiorando la soglia dei 400 milioni di fatturato, con una crescita del 14% (al netto dell’impatto di un piccolo cambio dei principi contabili che ha ridotto il fatturato di circa 7 milioni in entrambi gli anni, senza impatti sugli utili). A contribuire a questo incremento di 50 milioni nel 2024 sono senz’altro stati gli ulteriori sei mesi di Stag’s Leap WC (stimiamo circa 30 milioni), ma anche un andamento positivo delle vendite in termini organici, particolarmente negli USA dove è stato riassorbito l’impatto del cambio del distributore. Inoltre, la Marchesi Antinori, ossia la società operativa italiana ha avuto una crescita delle vendite del 7% circa. L’utile netto consolidato è salito da 68 a 69 milioni di euro, mentre l’utile netto di pertinenza del Gruppo è passato da 65 a 68 milioni di euro.
    Il 2024 è stato un anno di “consolidamento”. Gli investimenti sono stati 42 milioni (al netto delle dismissioni), il livello più basso degli ultimi anni. Ci sono stati un paio di acquisizioni (Col Solare in USA e Antica Fattoria La Parrina Società Agricola) per 6 milioni, ma anche un paio di dismissioni (il 40% di Compagnia del Vino ad Alta Maremma Vigneti e Vini, di cui ha a sua volta venduto il 18% delle sue stesse quote che includono l’intera partecipazione nella Tenuta di Biserno) per 12 milioni di euro. La posizione finanziaria netta è dunque scesa a circa 329 milioni, il che corrisponde a una leva sull’EBITDA di 2.1x, in forte miglioramento rispetto a 2.5x dell’anno scorso. Finora nel 2025, Antinori ha annunciato l’acquisizione di Arcadia Vineyard, una proprietà con 35 ettari vitati che dovrebbe contribuire a Stag’s Leap WC di diventare completamente integrata verticalmente nel breve termine.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite del 2024 sono cresciute del 14% da 345 a 395 milioni di euro, con i nuovi principi contabili (sarebbe stato da 352 a 402 con i precedenti – la differenza è nella deduzione diretta dei costi e contributi promozionali riconosciuti ai clienti). Le vendite crescono del 10% in Italia a 142 milioni e del 49% in USA a 108 milioni, mentre calano leggermente in Europa (-2%) e crescono del 3% nel resto del mondo.
    L’EBITDA (qui calcolato risommando l’effetto sulle rimanenze finali dell’allocazione del maggiore prezzo pagato per l’acquisizione americana) scende da 165 a 163 milioni di euro, con un margine che passa dal 47.9% al 41.4%. Gli ammortamenti crescono da 62 a 73 milioni, principalmente a causa dell’aggiunta dell’ammortamento del goodwill dell’acquisizione americana e del suo consolidamento per i 12 mesi. Di conseguenza l’utile operativo cala da 98 a 83 milioni di euro.
    L’utile netto consolidato passa invece da 68 a 69 milioni di euro, quindi con un andamento opposto all’utile operativo. Nonostante l’aumento degli oneri finanziari sul debito da 22 a 30 milioni (l’acquisizione americana fu fatta a giugno 2023, quindi il debito medio del 2024 è stato molto superiore), la gestione dei cambi è migliorata di 20 milioni di euro (da -5 a +15). Dopo gli interessi di minoranza, l’utile netto sale da 65 a 68 milioni.
    A livello finanziario come abbiamo detto la posizione finanziaria netta scende da -411 a -329 milioni di euro, dopo aver spesato circa 42 milioni di investimenti, incassato 12 milioni di dismissioni, un assorbimento di capitale circolante di circa 25 milioni di euro e aver pagato 5 milioni di dividendi. LEGGI TUTTO

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    Francia – produzione di vino – dati finali 2024 e stima 2025

    Mentre arriviamo al dunque della vendemmia 2025, ci prendiamo un attimo per analizzare I dati produttivi finali 2024 della Francia, che sono stati pubblicati da Agreste a metà agosto. Come ben sapete la discussione si sta spostando verso “come produrre meno vino”, visto che se ne beve meno, e quindi i dati che commentiamo oggi, tutti marcati dal segno “meno” sono da leggere in un’ottica moderatamente positiva. Dunque la Francia ha prodotto nel 2024 36.5 milioni di ettolitri di vino, un po’ meno della stima di un anno fa, di 37-39.5. Il dato è in calo del 21% sul 2024 e del 17% sulla media 2019-23. In realtà, se togliessimo il vino prodotto per la distillazione (Cognac e Armagnac), la produzione sarebbe di 28.6 milioni di ettolitri, in calo del 16% sul 2023 e del 15% sotto la media storica 2019-23. Le regioni con la produzione più scarsa in ottica storica: un po’ a sorpresa Bordeaux e Borgogna, oltre al bacino produttivo più importante, la Charente, dove però si produce essenzialmente per la distillazione.
    Per il 2025 le stime preliminari indicano una forchetta tra 40 e 42.5 milioni di ettolitri, con una indicazione di un -3/4% sulla media a 5 anni (che si sposta al 2020-24 e dunque scende) e un andamento per i vini AOC un po’ meglio del totale. All’interno anche i dati sugli espianti di vigna in Francia.
    Passiamo ai dettagli dell’annata 2024.

    Nel 2024 si sono prodotti 36.5 milioni di ettolitri di vino in Francia, di cui 28.65 sono destinati al consumo umano, -15% sulla media storica, e 7.8 milioni alla distillazione, -22% sulla media storica.
    La produzione di vino AOC è di 15.23 m/hl nel 2024, ossia il 18% sotto la media storica e rappresenta il 53% della produzione di vino non destinato alla distillazione. Le principali aree di produzione dei vini AOC sono Bordaux (3.3m/hl, -22% sulla media), il Sud-Est (2.8m/hl, -15%), poi la Champagne (2.0m/hl, -9% sulla media storica, la Borgogna (1.65m/hl, -21%) e agli stessi livelli ci sono anche il Languedoc (-23%) e la Valle della Loira (-19%).
    La produzione dei vini IGP e degli “altri vini” sembra essere stata meno negativa, con un calo del 12% e 7% rispetto alla media storica, per un totale delle due categorie di 13.4 m/hl, principalmente rappresentato dagli IGP.
    Le previsioni del 2025 di cui abbiamo accennato sopra vedono una ripresa della produzione in Borgogna, Champagne, Valle della Loira e Charentes (produzione per distillazione). In altre regioni come il sud e Bordeaux gli espianti avranno un impatto. Tra il 2024 e il 2025 sono stati espiantati 8000 ettari a Bordeaux, 3500 nel Sud Est, e oltre 10000 nella Languedoc-Roussilion, per un totale di oltre 20mila ettari. Noi in Italia non abbiamo ancora cominciato.

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    Andrew Peller – risultati 2024 (marzo 2025)

    Nel 2024, Andrew Peller ha messo a segno un recupero importante dei margini di profitto, tornati sui livelli record del 2019-20 del 16%, grazie a una intensa azione di taglio dei costi e nonostante la crescita dei ricavi resti anemica (+1%). Il management, anche supportato dagli ottimi risultati del primo trimestre 2025/26, ha dichiarato che prevede di continuare a crescere nel mercato canadese con prodotti premium (tornando al primo trimestre 2025, i ricavi non sono però cresciuti) e di migliorare ulteriormente i margini (e su questo punto ci sono). L’andamento in Borsa è stato positivo, con il titolo negli ultimi mesi sono tra i migliori del comparto vino: al 23 agosto, quando scrivo questo articolo, le azioni sono cresciute del 33% nei 12 mesi e del 27% da inizio anno; soltanto Purcari, che però è stata oggetto di un’offerta di acquisto ha avuto un andamento comparabile.
    Passiamo a una breve discussione dei numeri 2024 con ulteriori grafici e tabelle.

    Le vendite nell’esercizio chiuso a marzo 2025 sono cresciute dell’1% a 390 milioni di dollari canadesi. Come sapete Andrew Peller vende praticamente tutto sul mercato domestico, con soltanto 11 milioni di esportazioni (peraltro in calo significativo).
    La cura di taglio dei costi ha sortito i suoi effetti. Il gross margin cresce dal 39% al 43% delle vendite, 166 milioni contro 150, supportato da un piano di taglio di costi di 10 milioni ma anche dalla dinamica favorevole dei prezzi del vetro e dei trasporti.
    I benefici sono scesi quasi intatti nel bilancio, che vede un utile operativo di 63 milioni contro il 50 del 2024, per un margine che torna al 16%, ossia quasi il livello dell’esercizio chiuso a marzo 2020, prima del Covid e un utile netto di 11 milioni.
    Dal punto di vista finanziario l’azienda ha l’obiettivo di continuare a ridurre l’indebitamento, nel 2024 sceso da 209 a 185 miloni, quindi -24 milioni, dopo aver investito 17 milioni, contro 15 dell’anno precedente e pagato un dividendo stabile di 10 milioni agli azionisti. In particolare l’obiettivo è di far scendere la leva a 2.5-3.0x il rapporto debito su EBITDA, un livello che secondo i miei calcoli è già stato raggiunto e per questo motivo, oltre al dividendo l’azienda ha anche fatto partire un piano di riacquisto di azioni.

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    Hong Kong – importazioni di vino – aggiornamento 2024

    Il mercato del vino di Hong Kong ha continuato a registrare un andamento negativo anche nel 2024, con un valore di 766 milioni di euro, -14,6% rispetto ai 897 milioni del 2023. Il dato si confronta con un picco di 1.15 miliardi nel 202, legato al Covid, e agli 1.3-1.4 miliardi del 2017-18, evidenziando dunque un quadro piuttosto nero. Quello che è chiaro e che resta uno dei mercati più ricchi del mondo, dato che questi 766 milioni vengono realizzati con meno di 300mila ettolitri (292mila per la precisione, -6% sul 2023) e dunque delineano un prezzo medio di importazione di 26 euro al litro (-9% sui quasi 29 del 2023) chiaro segno del prezzo mix molto elevato. I dati sono ovviamente sporcati dalla presenza di importatori inglesi, di Singapore, cinesi e svizzeri che non consentono di avere un quadro chiaro per nazione. Ad ogni modo, la Francia sembra essere l’unico paese che “tiene botta” nel mercato e resta con una quota di mercato del 40%, che però probabilmente sarà intorno al 55-60% se escludiamo dalla base di calcolo i paesi di cui abbiamo detto sopra. Vino italiano: quasi non pervenuto.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata. I dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    Le importazioni di vino di Hong Kong sono calate del 6% a volume a 292mila ettolitri e del 15% a valore a 766 milioni di euro nel 2024.
    La Francia resta il leader assoluto del mercato, con 308 milioni di euro di esportazioni (e solo 61mila ettolitri secondo UN Comtrade!!!, il che significa quasi 500 euro al litro) e un calo del 9% sul 2023 e del 5% sul 2019 su base annua, esattamente allineato all’andamento del mercato.
    Per l’Italia il 2024 è andato peggio, -16% a 21 milioni di euro e una posizione nel mercato chiaramente al di sotto del potenziale, essendo largamente superati dagli australiani e dagli amerciani, che stanno rispettivamente a 124 e 49 milioni di euro. Gli Australiani sono certamente gli esportatori che sono andati meglio negli ultimi anni, ma questo è dovuto alla proibizione (ora caduta) di esportare in Cina che ha reso Hong Kong “un punto di passaggio” per fare entrare i vini più rinomati nel grande mercato cinese.
    Anche gli spumanti sono in calo netto, -20% nel 2024 a 63 milioni di euro, ma questo dato arriva dopo due anni obiettivamente eccezionali. Qui i numeri sono ancora più sporchi perché Singapore è il primo esportatore, anche con la Francia a 24 milioni di euro e l’Italia a 3 milioni, non credo ci siano spazi per fare commenti fantasiosi: dominio assoluto.

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    L’andamento degli indici Liv-ex – aggiornamento 2024/25

    Come di solito intorno a questo periodo dell’anno, facciamo il punto sull’andamento dei prezzi dei vini di alta qualità utilizzando gli indici Liv-Ex. Quest’anno devo però ringraziare Liv-Ex, nelle persone di Gianpaolo Paglia e Grace Geldard, perché da inizio 2025 il post mensile del loro blog con le quotazioni dei principali indici è diventato privato per i sottoscrittori e… grazie a loro sono riuscito ad ottenere i dati che potete leggere qui.
    La discesa dei prezzi è continuata per tutto il 2024 e per i primi sei mesi del 2025, nessuno escluso. Guardando ai dati in euro e per il 2024 e con riferimento all’indice più “ampio”, il Liv-Ex Fine Wines 1000, i prezzi sono scesi dell’8% in media (-12% in sterline), con la Borgogna a -12%. Il calo è continuato nei primi mesi del 2025: a giugno il calo è stato di un ulteriore 7% (sempre tradotto in euro, altrimenti sarebbe il 5%), con Borgogna e Bordeaux protagoniste in negativo. In questo contesto i vini italiani sono calati meno della media, -3% nel 2024 e -6% nei primi sei mesi di quest’anno e l’indice italiano a 399 è ora molto vicino al 410 dell’indice generale (base sempre 2023).
    Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata con tutte le tabelle e i grafici nel resto del post.

    L’indice Liv-Ex Fine Wines 1000 è sceso del 12% in sterline e dell’8% in Euro e ha continuato la discesa nel 2025, con un calo ulteriore del 5% in sterline e del 7% in euro (anche se con qualche segno di stabilizzazione verso la fine del semestre).
    Il calo dei prezzi dal picco sono nell’ordine del 27% per l’indice generale ma diventano -32/33% per Borgogna, Rodano e Champagne. Per Bordeaux il calo è del 26% mentre i vini italiani sono scesi dal picco del 13%, ragion per cui hanno “recuperato” il terreno perso nella fase di salita dei prezzi.
    A livello di prezzi assoluti, la Borgogna guida ancora con un indice di 600 in sterline, il che significa che i prezzi sono sestuplicati dal 2003 a questa parte (ossia +9% annuo composto…). Viene poi lo Champagne a 488 (quindi quasi moltiplicato 5) e poi i vini italiani che hanno fatto circa moltiplicato 3.5 dal 2003 ad oggi, il che significa una crescita media annua del 6%.
    Come notavo sopra i cali più marcati si sono verificati nei primi mesi del 2025, mentre i dati più recenti mostrano una attenuazione del trend negativo e addirittura un piccolo segno positivo per i vini italiani in luglio, il cui indice in euro chiude a 405 contro 411 per il Liv-Ex Fine Wines 1000.
    Buona consultazione! LEGGI TUTTO

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    Guido Berlucchi – risultati 2024

    Dopo 7 anni di crescita consecutivi, nel 2024 Berlucchi segna un leggero calo delle vendite (-2% a 53 milioni) e, in misura più accentuata, dei margini di profitto che tornano in valore assoluto al livello (molto soddisfacente peraltro) del 2022 dopo che nel 2023 avevano raggiunto un livello record. Va detto che tale andamento è perfettamente speculare a quello di Ca del Bosco, che nel 2024 ha segnato un calo delle vendite dell’1% e un margine operativo lordo con la medesima traiettoria: in calo sul 2023 e in linea con il 2022. Non abbiamo ancora i dati di Ferrari Trento. Tornando a Berlucchi, il bilancio mostra anche un incremento degli oneri finanziari, che porta a una chiusura con un utile di 4.6 milioni di euro (dai 7.1 del 2023 e 5.8 del 2022) e a un indebitamento finanziario netto di 54 milioni, rispetto ai 53 dello scorso anno, anche se quest’ultimo andamento è legato a un esborso di 5 milioni di euro per acquistare una quota residua dello 0.004% della società Agricola della Franciacorta (probabilmente legato a qualche accordo precedentemente siglato).
    Passiamo a un breve commento dei dati, con l’avvertenza che il bilancio non è consolidato e che i commenti sull’andamento della gestione economico finanziaria sono limitati all’osso (spostando l’attenzione sui successi di marketing). In altre parole, se dobbiamo pubblicare il bilancio, facciamolo dando meno informazioni possibili. Comprensibile, non condivisibile.

    Le vendite calano del 2% a 53 milioni di euro, di cui -1.8% in Italia (50.1 da 51) e -3.5% (3.3 milioni) all’estero. Le vendite delle altre tenute del gruppo che non sono consolidate sono state circa 7.3 milioni nel 2024 (8.9 nel 2023) ma calcoliamo che di queste 3 milioni circa siano “intragruppo” (ossia acquisti di Berlucchi), per cui se dovessimo immaginare un fatturato consolidato potremmo puntare verso 58 milioni.
    I margini sono in calo rispetto al record del 2023. Il MOL scende da 12.6 a 9.9 milioni di euro, dal 23% al 19% del fatturato, ossia in linea con il 2022. Di questi 4 punti di margine inferiore, 1.5 vengono dagli acquisti, 1.3 dal personale (+7% in valore assoluto) e 1.8 dagli altri costi operativi.
    Con ammortamenti stabili e oneri finanziari in crescita da 1.3 a 1.8 milioni, l’utile netto cala da 7.1 a 4.6 milioni, sotto anche il livello di 5.8 del 2022.
    Dal punto di vista finanziario l’indebitamento è leggermente cresciuto ma bisogna tenere conto dell’acquisizione di 5 milioni di euro, per cui sarebbe in effetti calato di 4 milioni senza l’operazione, con investimenti poco inferiori a 2 milioni, nessun dividendo e un capitale circolante molto ben sotto controllo.

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