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    Canada – consumi e mercato del vino, dati 2023/24

    Le vendite di vino in Canada nel 2023-24 (luglio-giugno) sono rimaste stabili a 7.8 miliardi di dollari canadesi, ma sono calate in modo marcato in quantità, passando da 5.0 a 4.8 milioni di ettolitri. Si tratta di un andamento molto simile a quello degli altri mercati sviluppati. Dopo la parentesi del Covid, che ha di fatto aumentato temporaneamente i consumi, il declino strutturale dei consumi di vino è ripreso, forse in modo ancora più marcato e anche in paesi che fino a qualche anno fa erano considerati delle “oasi di crescita”. Il Canada era uno di questi. Il calo dei volumi del 2023-24, -5%, riguarda tutte le categorie ma come già si nota anche in Italia o in Francia è soprattutto un problema dei vini rossi, a cui il consumatore canadese è storicamente molto esposto, per la prima volta in questa rilevazione sceso sotto il 50% del totale sia per volume che per valore. Per fortuna, sia nostra che dei nostri colleghi francesi, i canadesi continuano a comprare vini esteri, che rappresentano stabilmente oltre il 70% degli acquisti.
    Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le vendite di vino in Canada nel 2023/24 sono state stabili a 7.85 miliardi di dollari canadesi. Sono invece calati del 4.8% i volumi venduti, da 5.0 a 4.76 milioni di ettolitri, il che implica un incremento del valore medio al litro, da 15.7 a 16.5 dollari.
    In realtà il dato nasconde un trend molto peggiore per i vini rossi, i quali perdono il 2.4% in valore a 3.9 miliardi di dollari e ben il 7% in volume, scendendo a 2.3 milioni di ettolitri.
    La categoria più performante sono stati i vini bianchi, che pur perdendo il 2% in volume (1.91 milioni di ettolitri) guadagnano il 3% in valore, toccando il loro massimo storico di quasi 2.8 miliardi di euro.
    Sono invece negativi sia in valore che in volume i dati degli spumanti (-1% e -3% rispettivamente) e quelli dei vini rosati (-3% e -7%) dopo che la categoria ha toccato il picco nel 2021-22. Va detto che il Canada resta un mercato fortemente ancorato ai vini fermi, visto che lo spumante resta soltanto all’8% degli acquisti.
    Una ultima annotazione va fatta relativamente all’andamento del vino nei confronti del settore degli alcolici: il suo peso è rimasto invariato al 30% del totale, dopo il leggero deterioramento degli ultimi anni (era al 32% prima del Covid). E anche all’andamento dei prodotti locali rispetto ai prodotti importati: il Canada si mantiene sui livelli di sempre: 70% import e 30% prodotti locali.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Produzione di vino Italia 2024 – dati AGEA contro dati ISTAT

    Il post di oggi riassume i dati sulla produzione di vino in Italia del 2024 confrontando i dati di ISTAT (che storicamente abbiamo usato qui) che quelli prodotti da AGEA. Questo post è reso possibile dal fatto che AGEA, a partire dal 2023 (io me ne sono accorto un anno in ritardo), ha pubblicato la sua tabella di produzione di vino con suddivisione regionale e per tipologia. Prima del 2023, i dati di AGEA venivano utilizzati per una tabella riassuntiva nel sito del Ministero dell’Agricoltura (ora MASAF) con un dettaglio molto “alto” per macroregione e quindi di scarso valore.
    La differenza tra i dati AGEA e quelli ISTAT è che i primi sono derivanti dalle “dichiarazioni di produzione” degli operatori (quindi un dato in gergo “bottom-up”) mentre invece quelli di ISTAT derivano dalla rilevazione dei suoi uffici locali, che invece fanno riferimento ad altre fonti (camere di commercio e via dicendo).
    Le due rilevazioni sono sempre più divergenti. Se prima 2019 si osservava un divario medio del 2% circa e al massimo del 5%, negli ultimi tre anni le rilevazioni ISTAT sono del 10% circa superiori a quelle di AGEA.
    Ora chi ha ragione?

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Il dato di AGEA è sicuramente giusto “per difetto”. Ossia, il dato di AGEA rappresenta il vino prodotto e dichiarato. Vi ricordo però che l’economia reale è differente dall’economia dichiarata. A tale proposito, ISTAT è solita rettificare i suoi dati per l’economia cosiddetta “sommersa”, o come meglio definita “non osservata”. Nel PIL 2023 per esempio il 10.2% del totale e si riferisce a sotto-dichiarazione dei ricavi, lavoro irregolare, affitti non dichiarati, mance, droga, contrabbando, prostituzione e via dicendo.
    Viene dunque da chiedersi se il dato AGEA è veramente quello giusto o se una parte della produzione di vino può sfuggire alla rilevazione. Io sono dell’avviso che una parte sfugga, anche se la mia supposizione si scontra con un piccolo problema: non in tutte le regioni e tutte le categorie la stima ISTAT è superiore alla rilevazione AGEA, come invece dovrebbe essere.
    Per esempio, nel 2024 secondo ISTAT in Piemonte si sono prodotti 2.2m/hl di vino, mentre secondo AGEA sono 2.7m/hl e in Veneto 10.7m/hl contro 11.7m/hl di AGEA. Invece, in aree dove anche secondo ISTAT l’economia sommersa è nettamente superiore alla media, come il mezzogiorno (16% contro il 10% nazionale) anche la produzione di vino che ISTAT inserisce nelle sue tabelle è nettamente superiore a quella di AGEA. Nel caso specifico del 2024, il 30% in più 18.2m/hl rispetto a 14.0m/hl. Al contrario, la produzione di vino del Nord Italia è molto più simile tra le due fonti, anzi secondo ISTAT è il 5% più bassa.
    Esiste anche un divario tra le categorie produttive. La differenza nel segmento dei vini DOC è molto meno marcata (ISTAT il 4% in più di AGEA) mentre è intorno al 10% per i vini da tavola e varietali e sale al 18% nel caso dei vini IGT.
    Nella sezione Solonumeri trovate la produzione di vino per anno con la dicitura “I” se il dato viene da ISTAT e “M” per il dato di AGEA, adottato dal Ministero.
    In conclusione, sono molto contento che anche AGEA abbia cominciato a rendere pubblici i suoi dati, spero che lo faccia anche a luglio 2025, come è stato fatto il 1 luglio 2025 (produzione 2024) e il 25 luglio 2024 (produzione 2023). Sarebbe auspicabile che ISTAT prendesse questi dati “ufficiali” e li confrontasse con le sue evidenze per produrre un dato (inclusivo della parte “non osservata”) di qualità superiore.

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    Lunelli (Ferrari)– risultati e analisi di bilancio 2024

    Che ci crediate o meno, Lunelli è l’azienda di cui analizziamo il bilancio con il maggior numero di visite (1051 contro 963 per Antinori e 763 per… Tannico) e quindi è necessario fare un buon lavoro! Per questo motivo ho deciso di acquistare sia il bilancio Lunelli che quello Ferrari, in modo da riconciliare una incongruenza sul fatturato di Ferrari, che negli anni precedenti veniva esposto come “lordo” mentre da quest’anno lo vedete come “netto” (ossia coerente con i fatturati delle altre aziende che guardiamo).
    Il 2024 è stato un anno di leggero calo per le vendite del gruppo Lunelli (-6%) e, in misura più contenuta per Ferrari (-2.6%), mentre il calo di Bisol è allineato a quello medio del gruppo. Dopo un 2023 difficile, i margini sono invece in ripresa, con un EBITDA di 27 milioni al 19% del fatturato, mentre la mancanza di proventi finanziari straordinari determina una normalizzazione dell’utile netto, 12 milioni, dopo i 26 milioni dello scorso anno.
    Se il gruppo è entrato nel 2025 con risultati solidi, l’attenzione degli amministratori è al contenimento dei costi per fronteggiare un contesto di mercato, soprattutto (ma non solo) domestico che resta difficile e a cui il gruppo è esposto in modo rilevante.
    Passiamo a un breve commento dei numeri con tabella e ulteriori grafici.

    Il fatturato consolidato cala a 138 milioni di euro, di cui 92 milioni sono Ferrari e 26 milioni sono Bisol. Le vendite italiane sono in calo del 7% a 110 milioni, quelle estere scendono del 2% a 27 milioni di euro. Ferrari ha avuto un calo dei volumi dell’8% a 5.7 milioni di bottiglie a fronte di un fatturato calato del 3%, quindi con un miglioramento del prezzo-mix del 5%.
    L’EBITDA passa da 26 a 27 milioni, dal 17.7% al 19.4% del fatturato, grazie al contenimento dei costi e al miglioramento del mix delle vendite (Ferrari è più profittevole della media), mentre l’utile operativo di 10 milioni beneficia dell’assenza di svalutazioni straordinarie presenti nel 2023, quando era sceso a 6 milioni. Al contrario, vengono a mancare circa 17 milioni di proventi straordinari e dunque l’utile netto torna a 12 milioni dai 26 del 2023.
    Se guardiamo al dettaglio, l’utile netto di Ferrari passa da 9.3 a 8.8 milioni, la perdita di Bisol cala leggermente a 0.8 milioni, mentre le Tenute Lunelli hanno perso 1.8 milioni di euro (1.4 milioni nel 2023).
    A livello finanziario, l’indebitamento finanziario netto sale da 44 a 50 milioni di euro, completamente compensato dal valore delle partecipazioni, salito da 111 a 114 milioni. L’azienda ha investito 17 milioni di euro contro 19 del 2023, in linea con gli ammortamenti, mentre ha distribuito 8 milioni di dividendi (contro 6.5 del 2023).

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    I principali ecommerce italiani di vino – dati 2024

    Il 2024 è stato un altro anno difficile per i principali operatori ecommerce specializzati nel segmento del vino. Qui sopra vedete la somma di ricavi (-2%), margine lordo sulle vendite (-3%) e perdita netta (+15%) di cinque di questi che abbiamo analizzato: Tannico (venduta giusto la settimana scorsa), Vino.com, Bernabei, Xtrawine e Callmewine. Ovviamente si tratta di una lista non esaustiva, anzi se qualcuno di voi ha da segnalarmi altri ecommerce “più rilevanti” sarò felice di aggiungerli.
    È anche vero che non è andata male per tutti. In questo post mi sento di menzionare Vino.com, che dati alla mano è riuscita a invertire il trend negativo del fatturato e a tornare in pareggio tagliando i costi. Continua l’andamento negativo (e i contributi dei soci per tenere in piedi) Tannico, che resta il più grande ecommerce, con 60 milioni di fatturato (-7%). Infine, un’ultima considerazione proprio sui contributi dei soci: tutte e 4 le piattaforme pure qui analizzate (Tannico, Callmewine, Vino.com e Xtrawine) hanno ricevuto contributi dai soci (per un totale di circa 19 milioni di euro), mentre per IWB l’online è una divisione di una grande entità e non sono certo di come sia strutturato Bernabei: avendo il più basso margine sulle vendite (21%) ed essendo l’unico non in perdita, non riesco bene a capire come sia strutturato.
    L’analisi prosegue con la tabella di dettaglio per tutti gli operatori nel resto del post.

    Nel 2024 il dato cumulato del fatturato cala del 2.3%, che diventa 1.4% se ricomprendiamo anche IWB. Tannico resta leader con 60 milioni, -7%, poi viene Bernabei, 31 milioni e l’unico in crescita importante (+10%), Vino.com è il terzo con 28 milioni.
    Se guardate la tabella vedete chiaramente che i margini si sono stabilizzati. Vino.com è il più profittevole in termini di “ricarico di vendita” visto che ha un margine del 35%, poi Tannico al 30% e Callmewine e Xtrawine al 26-27%. Come dicevamo sotto Bernabei è al 21%…
    Salvo Bernabei che non è mai andato sotto zero e Vino.com che ha raggiunto il pareggio nel 2024, gli altri tre perdono soldi. Appare preoccupante soprattutto Tannico, passata da 11 a 17 milioni (aggiustato) anche se questo dato si ricollega a un cambio di perimetro di consolidamento (che verrà ridivisa con la vendita da Campari/LVMH a Castel Freres della sola parte italiana). Xtrawine riduce leggermente le perdite, Callmewine resta intorno ai 2 milioni di perdite annue.
    Il livello dei magazzini peggiora leggermente, ma questo è anche dovuto al fatturato in calo. Tannico ha il magazzino più elevato di tutti, il 23% del fatturato, anche se in termini di giorni magazzino è allineato a Callmewine e Xtrawine, ossia circa 280 giorni (260 Callmewine, 300 Xtrawine). In questo contesto, sono Vino.com con l’11% del magazzino sulle vendite (120 giorni) e Bernabei con l’8% (140 giorni) ad avere l’andamento migliore.
    Capitolo finale relativo ai contributi dei soci. Nel 2024 sono stati contribuiti 5 milioni a Vino.com, 10 milioni a Tannico, 1.4 milioni a Callmewine e 2.3 a Xtrawine. Da quando ho cominciato a guardare questi bilanci, Tannico ha ricevuto 72 milioni (32 per fare l’acquisizione di Valap), Vino.com 28, Callmewine 5.4 e Xtrawine 3.6.

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    Fantini Group – dati di bilancio 2024

    Fantini Group ha compiuto un altro significativo passo avanti nella riduzione del debito derivante dal leverage buy out del 2020. Nel 2024, nonostante un calo delle vendite (-4.4% a 83 milioni), l’incremento dei prezzi di vendita (+3%) grazie allo spostamento del mix verso vini a prezzo più elevato e la riduzione dei costi di produzione ha avuto un forte impatto positivo su margini (EBITDA dal 22% al 27%) e sulla generazione di cassa, che è stata di 13 milioni di euro. Con un debito su EBITDA di 1.6 volte l’azienda controllata dal private equity Platinum (80%) è tornata a una struttura finanziaria molto sana, e potrebbe essere pronta a compiere il prossimo passo. Il 2025 dovrebbe essere un altro anno positivo, anche vista l’esposizione marginale al mercato americano e, secondo la relazione degli amministratori, un andamento in ripresa del mercato europeo (dopo un 2024 pessimo).
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 4.4% a 82.6 milioni di euro, a causa del calo del 9% in Europa, principale mercato per Fantini, scesa da 63 a 57 milioni. Tutti gli altri mercati sono stati in crescita, a partire da Italia e America (entrambi +10%) e Asia (+6%). L’azienda ha specificato che le vendite verso la GDO sono leggermente salite (+1%).
    I costi di produzione hanno fatto la differenza, con costi delle materie prime vinicole stabili e cali nel prezzo di quelle secche come vetro, cartoni e via dicendo, il margine lordo è salito dal 46% al 51% del fatturato. Questo balzo ha più che compensato il calo delle vendite e ha assorbito l’incremento del costo del personale (+4%) e delle altre spese operative (+8%). L’EBITDA rettificato è quindi salito da 19.2 a 22.7 milioni, l’utile operativo è passato da 17 a 20 milioni. Con oneri finanziari stabili ma tasse in leggera crescita (dal 30% al 33%), l’utile netto passa da 4.5 a 6.8 milioni.
    Fantini Group non ha effettuato investimenti rilevanti nel 2024 (2.2 milioni). Questo, insieme al buon controllo del capitale circolante (in calo di circa 1 milione), agli ottimi risultati (generazione di cassa di 15 milioni contro 10-11 dell’anno precedente) e all’assenza di dividendi ha consentito di tagliare il debito da 50 a 37 milioni di euro, che corrisponde a una leva di 1.6x, contro 2.6x dell’anno scorso e rispetto al picco di circa 4 volte dopo il riassetto azionario, quando il debito era salito a circa 74 milioni.

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    Naked Wines – risultati 2024/25

    Naked Wines procede sulla via del ritorno agli utili e alla creazione di valore per gli azionisti attraverso l’ottimizzazione del capitale circolante (riduzione delle scorte in eccesso) e di un pesante taglio dei costi che, ovviamente, ha anche delle ripercussioni negative sulle vendite. Infatti, dopo aver registrato nel 2024 un calo delle vendite del 14%, per il 2025 si prevede un ulteriore calo del 15/20%, ma senza un deterioramento ulteriore delle perdite. Infatti, l’EBITDA che nel 2024 è stato di 6.7 milioni (di sterline, come tutti i prossimi riferimenti) è previsto essere stabile con una posizione di cassa destinata a crescere da 30 milioni del 2024 a 35-39 milioni. Il titolo in borsa ha cominciato a reagire, passando dai 45 milioni di valore azionario a marzo 2025 ai 60 milioni attuali. Secondo il management però varrebbe anche di più considerando la cassa di 30 milioni e la possibilità di realizzare circa 40 milioni di inventario in eccesso. Viene poi sottolineato il potenziale di generare cassa dell’attività, e questo è un tema molto più aleatorio, ma per ora restiamo sul commento dei dati 2024.
    Il post prosegue con un commento dettagliato, grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite 2024 calano del 14% a 250 milioni, con un calo del 13% per i clienti ricorrenti (233 milioni) e un -28% per i nuovi clienti (17 milioni). Le vendite per area geografica sono 109 milioni in USA (-17%), 111 in UK (-10%) e 30 in Australia (-14%).
    Il margine di contribuzione rispetto al costo del venduto resta stabile poco sotto il 15%, con un margine sui clienti ricorrenti del 25% e una perdita colossale sui nuovi clienti, pari a 21 milioni contro 17 di vendite.
    Dopo la straordinaria cura dimagrante del 2023, nel 2024 i costi fissi crescono leggermente, da 37 a 39 milioni, e l’utile operativo prima delle componenti non ricorrenti scende a -2 milioni contro i 5 milioni dello scorso anno, mentre quello dichiarato migliora da -12 milioni a -3.
    Con un calo degli oneri finanziari e delle tasse il bilancio chiude con 5 milioni di perdita contro 21 dello scorso anno (e 17 del 2022).
    Dal punto di vista finanziario, la riduzione del capitale circolante porta forti benefici (magazzino sceso da 145 a 108 milioni), tanto che nonostante le perdite la posizione di cassa migliora da 19 a 30 milioni, e come leggevamo sopra un ulteriore miglioramento a 35-39 è atteso per il 2025.

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2024

    Nel 2024 il Gruppo Antinori ha consolidato per tutti i 12 mesi l’acquisizione americana Stag’s Leap Wine Cellars, sfiorando la soglia dei 400 milioni di fatturato, con una crescita del 14% (al netto dell’impatto di un piccolo cambio dei principi contabili che ha ridotto il fatturato di circa 7 milioni in entrambi gli anni, senza impatti sugli utili). A contribuire a questo incremento di 50 milioni nel 2024 sono senz’altro stati gli ulteriori sei mesi di Stag’s Leap WC (stimiamo circa 30 milioni), ma anche un andamento positivo delle vendite in termini organici, particolarmente negli USA dove è stato riassorbito l’impatto del cambio del distributore. Inoltre, la Marchesi Antinori, ossia la società operativa italiana ha avuto una crescita delle vendite del 7% circa. L’utile netto consolidato è salito da 68 a 69 milioni di euro, mentre l’utile netto di pertinenza del Gruppo è passato da 65 a 68 milioni di euro.
    Il 2024 è stato un anno di “consolidamento”. Gli investimenti sono stati 42 milioni (al netto delle dismissioni), il livello più basso degli ultimi anni. Ci sono stati un paio di acquisizioni (Col Solare in USA e Antica Fattoria La Parrina Società Agricola) per 6 milioni, ma anche un paio di dismissioni (il 40% di Compagnia del Vino ad Alta Maremma Vigneti e Vini, di cui ha a sua volta venduto il 18% delle sue stesse quote che includono l’intera partecipazione nella Tenuta di Biserno) per 12 milioni di euro. La posizione finanziaria netta è dunque scesa a circa 329 milioni, il che corrisponde a una leva sull’EBITDA di 2.1x, in forte miglioramento rispetto a 2.5x dell’anno scorso. Finora nel 2025, Antinori ha annunciato l’acquisizione di Arcadia Vineyard, una proprietà con 35 ettari vitati che dovrebbe contribuire a Stag’s Leap WC di diventare completamente integrata verticalmente nel breve termine.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite del 2024 sono cresciute del 14% da 345 a 395 milioni di euro, con i nuovi principi contabili (sarebbe stato da 352 a 402 con i precedenti – la differenza è nella deduzione diretta dei costi e contributi promozionali riconosciuti ai clienti). Le vendite crescono del 10% in Italia a 142 milioni e del 49% in USA a 108 milioni, mentre calano leggermente in Europa (-2%) e crescono del 3% nel resto del mondo.
    L’EBITDA (qui calcolato risommando l’effetto sulle rimanenze finali dell’allocazione del maggiore prezzo pagato per l’acquisizione americana) scende da 165 a 163 milioni di euro, con un margine che passa dal 47.9% al 41.4%. Gli ammortamenti crescono da 62 a 73 milioni, principalmente a causa dell’aggiunta dell’ammortamento del goodwill dell’acquisizione americana e del suo consolidamento per i 12 mesi. Di conseguenza l’utile operativo cala da 98 a 83 milioni di euro.
    L’utile netto consolidato passa invece da 68 a 69 milioni di euro, quindi con un andamento opposto all’utile operativo. Nonostante l’aumento degli oneri finanziari sul debito da 22 a 30 milioni (l’acquisizione americana fu fatta a giugno 2023, quindi il debito medio del 2024 è stato molto superiore), la gestione dei cambi è migliorata di 20 milioni di euro (da -5 a +15). Dopo gli interessi di minoranza, l’utile netto sale da 65 a 68 milioni.
    A livello finanziario come abbiamo detto la posizione finanziaria netta scende da -411 a -329 milioni di euro, dopo aver spesato circa 42 milioni di investimenti, incassato 12 milioni di dismissioni, un assorbimento di capitale circolante di circa 25 milioni di euro e aver pagato 5 milioni di dividendi. LEGGI TUTTO

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    Francia – produzione di vino – dati finali 2024 e stima 2025

    Mentre arriviamo al dunque della vendemmia 2025, ci prendiamo un attimo per analizzare I dati produttivi finali 2024 della Francia, che sono stati pubblicati da Agreste a metà agosto. Come ben sapete la discussione si sta spostando verso “come produrre meno vino”, visto che se ne beve meno, e quindi i dati che commentiamo oggi, tutti marcati dal segno “meno” sono da leggere in un’ottica moderatamente positiva. Dunque la Francia ha prodotto nel 2024 36.5 milioni di ettolitri di vino, un po’ meno della stima di un anno fa, di 37-39.5. Il dato è in calo del 21% sul 2024 e del 17% sulla media 2019-23. In realtà, se togliessimo il vino prodotto per la distillazione (Cognac e Armagnac), la produzione sarebbe di 28.6 milioni di ettolitri, in calo del 16% sul 2023 e del 15% sotto la media storica 2019-23. Le regioni con la produzione più scarsa in ottica storica: un po’ a sorpresa Bordeaux e Borgogna, oltre al bacino produttivo più importante, la Charente, dove però si produce essenzialmente per la distillazione.
    Per il 2025 le stime preliminari indicano una forchetta tra 40 e 42.5 milioni di ettolitri, con una indicazione di un -3/4% sulla media a 5 anni (che si sposta al 2020-24 e dunque scende) e un andamento per i vini AOC un po’ meglio del totale. All’interno anche i dati sugli espianti di vigna in Francia.
    Passiamo ai dettagli dell’annata 2024.

    Nel 2024 si sono prodotti 36.5 milioni di ettolitri di vino in Francia, di cui 28.65 sono destinati al consumo umano, -15% sulla media storica, e 7.8 milioni alla distillazione, -22% sulla media storica.
    La produzione di vino AOC è di 15.23 m/hl nel 2024, ossia il 18% sotto la media storica e rappresenta il 53% della produzione di vino non destinato alla distillazione. Le principali aree di produzione dei vini AOC sono Bordaux (3.3m/hl, -22% sulla media), il Sud-Est (2.8m/hl, -15%), poi la Champagne (2.0m/hl, -9% sulla media storica, la Borgogna (1.65m/hl, -21%) e agli stessi livelli ci sono anche il Languedoc (-23%) e la Valle della Loira (-19%).
    La produzione dei vini IGP e degli “altri vini” sembra essere stata meno negativa, con un calo del 12% e 7% rispetto alla media storica, per un totale delle due categorie di 13.4 m/hl, principalmente rappresentato dagli IGP.
    Le previsioni del 2025 di cui abbiamo accennato sopra vedono una ripresa della produzione in Borgogna, Champagne, Valle della Loira e Charentes (produzione per distillazione). In altre regioni come il sud e Bordeaux gli espianti avranno un impatto. Tra il 2024 e il 2025 sono stati espiantati 8000 ettari a Bordeaux, 3500 nel Sud Est, e oltre 10000 nella Languedoc-Roussilion, per un totale di oltre 20mila ettari. Noi in Italia non abbiamo ancora cominciato.

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