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    Cile – produzione di vino 2024

    La produzione di vino in Cile è stata in fortissimo calo negli ultimi due anni. Nel 2023 e nel 2024 si sono prodotti rispettivamente 11.0 e 9.3 milioni di ettolitri di vino. Il dato del 2024 è particolarmente negativo, circa il 19% sotto la media storica. Pur restando focalizzato su vini di qualità (86% della produzione totale), il Cile paga l’esposizione ai vini rossi (65% del totale, pur in graduale calo negli anni), il cui consumo è meno brillante dei bianchi, e all’interno della categoria dei rossi, il peso importante dell’accoppiata Cabernet Sauvignon e Merlot (circa il 66% della produzione di vini rossi di qualità), diventata forse un po’ meno di moda rispetto al passato e come dicevamo in passato estremamente competitiva.
    Anche nelle categoria dei bianchi, il Cile manca di una varietà “propria”, basando il suo sviluppo sull’accoppiata Sauvignon Blanc – Chardonnay, dove i Neozelandesi nel primo caso e gli americani/australiani nel secondo caso hanno una potenza di fuoco ben diversa.
    Del resto le conseguenze le vediamo nelle difficoltà di Concha y Toro, alle prese con dolorose ristrutturazioni, e dal calo delle esportazioni di vino, scese dai picchi di 8 milioni di ettolitri annui al livello attuale di poco più di 6 milioni di ettolitri.
    Bene, proseguiamo l’analisi con grafici e tabelle nel resto del post.

    La produzione 2024 di 9.3 milioni di ettolitri è suddivisa in 8.0 milioni di ettolitri di vini DOC, 1.2 milioni di vini non DOC e 0.1 milioni di vini da tavola, con una penetrazione della categoria DOC dell’86%.
    La vendemmia è dunque largamente inferiore alla media decennale del Cile, pari a 9.6 milioni di ettolitri di vino DOC e 11.4 milioni di ettolitri di vino totale, e rispettivamente di -16% e -19%.
    Se restringiamo il confronto sulla categoria dei DOC, la produzione dei vini rossi è di 5.2 milioni di ettolitri, quella dei vini bianchi di 2.8 milioni di ettolitri. Rispetto al passato il destino si divarica. Nella categoria dei vini rossi al produzione è circa il 20% sotto la media decennale, in quella dei vini bianchi siamo sotto dell’8%, pur mostrando entrambe le categorie un calo tra il 2023 e il 2024 del 13% circa.
    Passando ai vitigni, la maggior produzione resta quella di Cabernet Sauvignon, 2.6 milioni di ettolitri e il 17% sotto la media storica, mentre gli 1.4 milioni di ettolitri del Sauvignon Blanc sono solo il 2% sotto media pur calando dell’8% sul 2023. Il terzo prodotto in termini di peso è il Merlot, 0.9 milioni di ettolitri (-10% anno su anno) e il 23% sotto la media storica, mentre arriva al medesimo livello di circa 0.9 milioni di ettolitri la produzione di Chardonnay, in linea con la media storica.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vranken Pommery – risultati primo semestre 2024

    In un semestre molto difficile per le esportazioni di Champagne, Vranken Pommery ha ceduto circa il 7% del fatturato con un leggero calo anche in Francia ma è riuscita a migliorare i margini, frutto della strategia di premiumizzazione soprattutto sul marchio Vranken Pommery, oltre che grazie alla riduzione delle perdite della divisione vini fermi (“vini delle sabbie e della Provenza”). Il problema dell’azienda resta l’elevato indebitamento (730 milioni alla fine di giugno compreso di un piccolo impatto da IFRS16), più elevato del valore del magazzino, che si è tradotto in un significativo incremento degli oneri finanziari.
    Alla fine, la situazione classica delle aziende della Champagne, primo semestre in perdita e secondo semestre in utile, si è ripresentata anche questa volta. Le prospettive non sono rosee, anche se la situazione viene “parafrasata” dicendo dopo la forte crescita post-Covid ci si attende una normalizzazione dell’attività. Se mettessimo insieme un secondo semestre stabile con il progresso del primo semestre, Vranken Pommery potrebbe comunque centrare un buon miglioramento a livello operativo, mentre gli oneri finanziari non dovrebbero scendere (nonostante l’evoluzione positiva dei tassi di interesse) a causa della struttura del debito, che è stata girata sul tasso fisso.
    Grafici e tabella riassuntiva sono nel resto del post, compreso un ulteriore commento.

    Le vendite calano del 7% a 110 milioni di euro, con la Francia a 41 milioni e -3.5%, l’Europa a 41 milioni e -9% e il resto del mondo a 28 milioni e -8%.
    Dal punto di vista dei prodotti, lo Champagne cala del 6% a 104 milioni mentre i vini fermi sono in calo del 19% a 6 milioni di euro.
    A livello operativo il margine EBITDA migliora dal 16% al 21%, ossia da 19 a 23 milioni, trascinando l’utile operativo al 14% per un totale di 15 milioni. Tutti gli utili provengono dalla Champagne (15 milioni, margine 15%), ma anche la divisione vini fermi riduce la perdita del primo semestre.
    Con oneri finanziari in crescita da 13 a 16 milioni, il progresso dell’utile operativo scompare in fondo al profitti e perdite, che segna una perdita di circa 2 milioni.
    A livello finanziario, il debito sale a 730 milioni, 711 prima di IFRS16, +28 milioni da giugno 2023. L’azienda ha pagato dividendi per 7 milioni nel periodo (nel secondo semestre 2023). Gli investimenti sono stati di 10 milioni, in leggero calo sui 12 milioni del primo semestre 2023, mentre un impatto negativo lo ha sortito l’incremento del capitale circolante (fattore stagionale) che è stato di 39 milioni, contro i 22 milioni del semestre 2023.

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    Lanson BCC – risultati primo semestre 2024

    Il forte calo delle esportazioni di Champagne del primo semestre 2024 si ribatte ovviamente sui risultati delle aziende quotate ed esposte a questo segmento. Cominciamo oggi con Lanson BCC, che ha riportato un deciso calo delle vendite (-20%) e dell’utile netto (-68%) dopo un paio di anni in cui anche il primo semestre offriva dei buoni livelli di profittabilità.
    Altre due cose vanno sottolineate. La prima è che questi dati pur in forte calo sono molto meglio dei semestri pre-Covid.
    La seconda è che Lanson nel confronto 2024 contro 2023 ha fatto decisamente peggio del mercato, calato del 15% in volume (106 milioni di bottiglie), di cui -10% per la Francia e -18% per le esportazioni (sempre parlando di bottiglie). Lanson ha registrato vendite… -13% in Francia e -25% all’estero nonostante dica che il prezzo mix è migliorato, quindi togliendo quel contributo positivo probabilmente il gap è ancora più rilevante. Nulla si dice sulle prospettive, come al solito peraltro, salvo che essendo il secondo semestre i due terzi dell’anno delle vendite e la metà dei costi… le cose dovrebbero migliorare… passiamo ai numeri, con ulteriori commenti e grafici.

    Le vendite calano da 109 a 88 milioni di euro, di cui 42 in Francia, -13% e 46 all’estero, -25%. Le vendite estere sono scese molto pesantemente in Europa, a cui Lanson è molto esposta, da 49 a 35 milioni di euro, -28%, mentre nel resto del mondo il calo è inferiore al 10% con un recupero in Nord America.
    I costi sono pienamente sotto controllo. Anzi, il margine lordo di 50 milioni è il 57% delle vendite contro il 53% dell’anno scorso (quando in valore assoluto era 58 milioni), a dimostrazione che la strategia di migliorare il prezzo-mix funziona anche qui. I costi del personale e i costi esterni sono stabili o in leggero calo, il che porta a un EBITDA di 17 milioni, contro i 23 dell’anno scorso primo semestre, quindi -29%, e con un margine che scende dal 21% al 19%, ma comunque resta molto sopra quanto visto in passato.
    Gli oneri finanziari crescono per via dei maggiori tassi di interesse e si arriva in fondo con 4 milioni circa di utile netto.
    Dal punto di vista finanziario, il debito cresce (+39 milioni nei 12 mesi a 534 milioni) ma meno del magazzino (+57 milioni a 581 milioni). Nel corso del primo semestre Lanson ha pagato dividendi per 7.3 milioni, il 10% in più dell’anno precedente ma non ha riacquistato azioni sul mercato (2 milioni negli anni scorsi).
    Quindi in conclusione: un semestre difficile ma ancora buono se confrontato alla situazione pre-Covid.

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento agosto 2024

    Agosto è ovviamente un mese interlocutorio per le esportazioni di vino, dato che toccano il loro minimo stagionale, prima della stagione chiave culminante a ottobre e novembre con le spedizioni di vini spumanti per le festività.
    L’andamento di agosto non ha cambiato le carte in tavola. L’export è calato dell’1%, riducendo leggermente la velocità di crociera del 2024 al 4% e quella degli ultimi 12 mesi al 2%.
    Una sbirciatina ai dati dei cugini francesi ci dice che sul medesimo periodo di 8 mesi, le loro esportazioni calano del 7% (7.4 miliardi di euro, contro i nostri 5.2) e che il loro mese di settembre già disponibile fa +2%, riducendo il calo sui 9 mesi al 6%. Noi commenteremo questi dati giusto prima di Natale, visto che il calendario di Coeweb Istat dice 11 dicembre 2024 per l’aggiornamento.
    Vi introduco una nuova analisi, che vedete nel grafico sopra, che vi dice quanto sono le esportazioni correnti (ultimi 12 mesi) per paese rispetto al livello pre-Covid (2019, per semplicità). Dal grafico si intuiscono due cose: che sia nel post-Covid che negli ultimi mesi il traino dell’export italiano viene da USA e Canada che sono il 15-20% sopra i livelli pre-Covid. Secondo, che comunque in entrambi i casi le nostre esportazioni sono lontane dal massimo storico raggiunto in quei paesi.
    Tutte le tabelle per prodotto sono nel resto del post, con un ulteriore commento.

    Le esportazioni italiane di vino dei primi 8 mesi del 2024 toccano i 5.18 miliardi di euro, con un incremento di quasi il 4% sull’anno precedente, forti di un buon periodo estivo con luglio a +10% e agosto a -1%.
    Nello specifico i vini fermi in bottiglia sono in crescita del 3%, mentre i vini spumanti sono a +7%, in fase di accelerazione rispetto ai mesi precedenti. Gli altri prodotti (sfusi principalmente) hanno un leggero impatto negativo sul saldo, con un calo del 3%.
    Se guardiamo ai paesi, si sta riaprendo il gap tra Europa e Nord America, che non è necessariamente una buona notizia se arrivassero dei dazi dall’amministrazione Trump. Ad ogni modo, se continuiamo a guardare i dati degli 8 mesi, gli USA sono a +8% per 1.25 miliardi di euro – con il Canada a completare il quadro a +4% e 254 milioni, la Germania è a 765 milioni ed è stabile, lo stesso vale per il Regno Unito a 520 milioni, mentre la Svizzera e la Francia scendono del 3% e 5% rispettivamente.
    Infine uno sguardo ai dati degli spumanti, dove il Prosecco (+10% sui primi 8 mesi) continua a compensare la debolezza o stabilità delle altre categorie.

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    Spagna – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2024

    Le esportazioni spagnole di vino nel primo semestre 2024 sono andate meglio di quanto ci eravamo immaginati in precedenza, mostrando un incremento del 3% sia in volume che in valore, rispettivamente a 10.8 milioni di ettolitri e 1.5 miliardi di euro. I dati sono quasi perfettamente sovrapponibili a quelli italiani (+2% volume e +3% valore) nel medesimo periodo anche se notiamo che il mix delle esportazioni spagnole è peggiorato nel periodo, con un incremento essenzialmente concentrato nella categoria dei vini sfusi (+15%), mentre si i vini fermi in bottiglia (-1%) che quelli spumanti (+1%) sono rimasti sostanzialmente invariati.
    Se ci dimentichiamo per un momento il “mix” concludiamo comunque che la Spagna nel primo semestre 2024 è andata meglio della media degli altri grandi paesi esportatori, per i quali abbiamo calcolato un volume esportato all’incirca stabile e un valore in calo del 2%, dopo un calo del 2% nel primo semestre 2023 (-5% su tutto il 2023).
    Passiamo a una breve analisi dei dati con tutte le tabelle e i grafici.

    Le esportazioni spagnole di vino nei primi 6 mesi 2024 totalizzano 1509 milioni di euro, di cui 907 di vini fermi in bottiglia (-1%), 232 milioni di spumanti (+1%) e ben 307 nelle altre categorie, con un incremento del 15%.
    In termini di volumi e andando ad analizzare i diversi mercati, ci sono grandi spostamenti all’interno del +3% riportato di 10784mila ettolitri. La Germania incrementa del 10% a 2.36 milioni di ettolitri, mentre calano del 6% quelle verso la Francia a 2.12 milioni, da sempre il principale mercato di esportazione. Tornano a crescere pesantemente le esportazioni verso l’Italia, a 1.26 milioni di ettolitri (+229%) dopo un anno il 2023 di forte calo. Scendono quelle verso il Portogallo a 800mila ettolitri, -36%.
    Se guardiamo al valore esportato per mercato, la Germania cresce del 9% a 203 milioni di euro e resta il principale mercato, seguito dagli USA a 163 milioni (-1%) e dal Regno Unito, -5% a 146 milioni di euro. La Francia è il quarto mercato per la Spagna, +2% a 136 milioni di euro.
    Nel segmento dei vini fermi in bottiglia, i primi 3 mercati, USA, Regno Unito e Germania sono tutti in calo, -1%, -9% e -3%, mentre cresce l’Olanda del 6% e poi calano sia Svizzera e Canada, -9% e -3%. Da notare una leggera ripresa della Cina, che però con 27 milioni è molto distante dai 50 milioni del semestre 2021.
    Negli spumanti, la stabilità del dato si deve al calo degli USA del 5% a 31 milioni e del Belgio, -2% a 26 milioni, oltre che della Germania, -12% a 22 milioni. Sono invece positivi i dati della Svezia, dove si nota una crescita costante negli anni, Regno Unito, Giappone, Paesi Bassi e Francia.
    Vi lascio alle tabelle di dettaglio che trovate qui sotto.

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    Duckhorn – risultati 2024 e… OPA per il ritiro dal mercato

    Dopo poco tempo dall’introduzione in borsa, Duckhorn potrebbe essere delistata in segito all’offerta giunta dal private equity Butterfly, che ha offerto un prezzo di 11.1 dollari per azione, il 65% in più rispetto al prezzo medio delle azioni dei tre mesi precedenti. C’è da dire che la performance delle azioni è stata straordinariamente negativa negli ultimi a partire dal picco di circa 22-23 dollari di fine 2022 fino ai 5 dollari o poco più dei giorni precedenti all’annuncio, frutto di una combinazione di eventi tra i quali ci sono certamente un’acquisizione da 50 milioni di dollari fatta in un momento di mercato difficile e, negli ultimi 2 anni, il mancato o quasi raggiungimento degli obiettivi annunciati al mercato. A questo punto è molto probabile che l’operazione vada a buon fine, essendo stata accettata dal consiglio di amministrazione di Duckhorn.
    Tornando ai risultati 2024, sono stati più o meno in linea con gli obiettivi che erano stati forniti al mercato, con la piccola annotazione che ad “aiutare” è arrivata una acquisizione che nella seconda parte dell’anno ha dato un contributo. Se l’EBITDA di 155 è stato nella forchetta di 150-155 milioni, le vendite di 405 milioni non sono state in linea con gli obiettivi (420-430) nemmeno considerando questo contributo. E il debito è salito ulteriormente, a 300 milioni toccando le 2x volte l’EBITDA.
    Proseguiamo il commento con il dettaglio dei numeri, tabelle e grafici.

    Le vendite di 405 milioni sono l’1% sopra il 2023 ma senza l’apporto dell’acquisizione di Sonoma-Cutrer sarebbero calate del 4.6%. Per divisione, sono calate del 4% le vendite all’ingrosso a ristoranti e negozi della California e del 7% le vendite dirette, mentre crescono del 3% le vendite classiche all’ingrosso, che poi rappresentano il 70% del fatturato. I volumi sono cresciuti del 3%, compensati dal peggior prezzo mix.
    Il gross margin al 53% è stato leggermente diluito dall’acquisizione, altrimenti sarebbe stato al 54%, mentre l’EBITDA di 155 milioni di euro è nella parte alta della forchetta per il 2024 ma non si dice il contributo dell’acquisizione (8 milioni a livello di gross profit).
    L’utile netto aggiustato di 75 milioni è sotto l’obiettivo di circa 79 milioni e i 77 dello scorso anno, anche a causa del forte incremento degli oneri finanziari (da 12 a 18 milioni).
    L’azienda ha poi registrato quasi 20 milioni di dollari di oneri straordinari, talchè l’utile dichiarato è stato di 56 milioni, ben sotto i 69 dell’anno scorso.
    Il debito sale da 227 a 301 milioni di dollari, per un rapporto sull’EBITDA che passa da 1.6 a 1.9 volte. Ovviamente l’acquisizione ha contato per il 100% sul debito ma non completamente sui risultati. L’acquisizione è costata 50 milioni, cui si sono aggiunti 28 milioni di altri investimenti. Non sono stati pagati dividendi.

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    Australia – produzione di vino 2024

    Per il secondo anno consecutivo la produzione di vino in Australia non supera 10 milioni di ettolitri, e il dato 2024 dovrebbe proprio porsi su questo livello, ossia il 18% meno della media decennale, anche se il 5% in più dell’anno scorso. La notizia vera all’interno di questa serie di dati non è però questa. Per la prima volta, infatti, la produzione di vino bianchi supera quella dei vini rossi (leggermente), e la produzione di Chardonnay supera quella dello Shiraz. Verrebbe da dire: segno dei tempi. Si beve sempre meno vino, quindi bisogna produrne di meno, si beve (in conseguenza delle nuove abitudini alimentari) sempre meno vino rosso e sempre più vino bianco. E l’Australia si “adegua” per ribilanciare una struttura produttiva fortemente danneggiata dai dazi cinesi, che però proprio dal secondo trimestre 2024 sono stati rimossi. I dati delle esportazioni hanno immediatamente mostrato un forte miglioramento (+0.2 milioni di ettolitri spediti nel solo secondo trimestre). Ora concentriamoci però sui dati produttivi. Nel post trovate ulteriori grafici e la tabella con tutti i numeri.

    La produzione di uva 2024 dell’Australia è stata di 1.4 milioni di tonnellate di uva (-18% rispetto alla media decennale), di cui 722mila bianche (-11%) e 702mila rosse (-24%), per un equivalente prodotto di vino di circa 9.9-10 milioni di ettolitri, ossia il 5% in più dell’anno scorso ma il 18% in meno del dato storico (lo potete notare molto bene dal grafico).
    Tra i vini bianchi spicca la crescita dello Chardonnay, +27% sul 2023 e soltanto il 7% sotto il dato storico a 333mila tonnellate di uva, mentre è stabile la produzione di Sauvignon Blanc, 89mila tonnellate (-6% sullo storico). Cresce sul 2023 anche il Pinot Grigio, +23% a 71mila tonnellate, il 3% sotto i dato storico.
    Nel segmento dei vini rossi per la prima volta lo Shiraz scende sotto le 300mila tonnellate di uva, con un calo del 16% sul 2023 e del 31% sotto la media storica. Resta depressa anche la produzione di Cabernet Sauvignon, anche se stabile sul 2023 al -36% sulla media storica. Idem per il Merlot, mentre sono positivi (anche se poco rilevanti) i dati del Pinot Nero.
    Chiudiamo con i prezzi delle uve e quindi le “vendite all’origine” del sistema vinicolo australiano. I prezzi sono calati del 2% e quindi con produzione +5% e prezzi -2% il valore della produzione si attesta a +3% per circa 1 miliardo di dollari australiani. Per intenderci siamo il 15% circa sotto il livello del 2019 in termini nominali. Quindi se ci mettete anche l’inflazione (che non è stata poca nel periodo…) il calo in termini reali viaggia facilmente nell’ordine del 25-30%. Vediamo se la riapertura cinese e la produzione più limitata e meglio orientata contribuiranno alla ripresa dei prezzi.

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    Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, primi 9 mesi 2024

    Un’estate tranquilla per il mercato del vino. Le vendite trimestrali nella GDO sono cresciute dell’1.3% a 727 milioni di euro, con una leggera differenza a favore degli spumanti e molte delle tendenze già viste nei trimestri precedenti: i vini rosati che crescono più dei bianchi, a loro volta meglio dei rossi e i vini IGT meglio dei DOC. Queste “divaricazioni” che vedete nei grafici sono partite all’inizio del 2022, forse quando siamo usciti dai problemi del Covid. Una novità che sembra piano piano imporsi è invece nei vini spumanti dove la corsa del Prosecco sembra essersi esaurita verso la fine del 2023 e cominciamo a vedere un andamento più positivo per gli spumanti metodo classico. Per chiudere e per non lasciare indietro niente: si beve sempre di meno: -2% nel terzo trimestre e -1.5% nei 9 mesi dell’anno. Se confrontato con il dato 2019, quindi pre-Covid, spendiamo a fine settembre 2024 il 15% in più e beviamo il 4% in meno, per un prezzo cresciuto del 20%.
    Passiamo in rassegna nel resto del post i principali dati con tutte le tabelle riassuntive per categoria.

    Le vendite al dettaglio di vino nella GDO nel terzo trimestre crescono dell’1% a 556 milioni per i vini fermi e del 2.2% a 163 milioni per gli spumanti. Lo Champagne, categoria separata, cresce del 9% a 6 milioni di euro. Nei 9 mesi i dati sono sovrapponibili: +1.5% per il totale, +1.2% per i vini fermi e +3% per gli spumanti.
    I volumi venduti sono come dicevamo in calo. Stiamo parlando dell’1.5-2% per un volume venduto di 1.73 milioni di litri nel trimestre e 5.3 milioni di litri nei 9 mesi.
    Rosati, bianchi e rossi dicevamo, +4.6%, +2% e -1% rispettivamente in un trimestre che forse avrebbe anche favorito i vini rossi visto il clima mite di luglio e settembre. Le percentuali sono quasi perfettamente sovrapponibili a quelle dei primi 9 mesi dell’anno e su questo periodo per la prima volta si sono bevuti più bianchi e rosati che non vini rossi (io provo a compensare però ho bisogno che qualcuno mi aiuti!).
    Negli spumanti, la novità da qualche tempo è il recupero dei metodo classico, +8% nel terzo trimestre e +7% nei 9 mesi, contro il +1.5% e +2.6% rispettivamente per gli Charmat secchi. Stiamo parlando di un rapporto 1:5 tra le due categorie ma certamente è un segnale che va nella direzione contraria rispetto a quello dei vini fermi dove gli IGT crescono più dei DOC, a sottolineare una moderazione del mix dei consumi degli italiani.

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