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    Appius: dove il vino incontra l’arte e abita il tempo

    C’è un nuovo spazio nel cuore dell’Alto Adige, e non è solo una cantina: è una dichiarazione d’intenti, un gesto estetico, un invito alla contemplazione. La Cantina San Michele Appiano ha dato forma a un sogno che aveva preso vita più di dieci anni fa nella mente del suo storico enologo Hans Terzer: Appius, la cuvée simbolo di eleganza e visione, ha oggi il suo “tempio”.

    Inaugurata tra il 2023 e il 2024, la nuova cantina dedicata ad Appius è molto più di un luogo produttivo. È un ambiente immersivo, pensato per accogliere e raccontare, dove l’architettura si intreccia con la filosofia di un vino che guarda sempre avanti, ma senza mai perdere il senso del tempo. Un tempo lungo, profondo, fatto di affinamenti, di attese, di dettagli.

    Hans Terzer

    Il progetto, firmato dall’architetto Walter Angonese, si sviluppa a partire da spazi preesistenti, trasformati con rigore e sensibilità in una sala di circa 270 metri quadrati dominata da geometrie pulite e colori netti. Le pareti nere, rivestite in piastrelle ceramiche, dialogano con i riflessi caldi dei 14 serbatoi tronco-conici in acciaio satinato color bronzo: forme disegnate su misura, ispirate all’eleganza della bottiglia di Appius, ma con una funzione precisa – aumentare il contatto con i lieviti durante l’affinamento.

    Al centro, come un cuore silenzioso, una sala degustazione di 30 metri quadrati riceve la luce naturale da una finestra zenitale: qui, il contrasto tra il nero e il rovere chiaro racconta di equilibrio e profondità. Tutto intorno, le bottiglie delle annate precedenti disposte come opere d’arte: nero e oro, vetro e luce, tempo e materia.

    «Abbiamo voluto creare uno spazio che fosse ispirante – spiega Jakob Gasser, attuale enologo della cantina – dove il vino potesse dialogare con il tempo e con la bellezza, in modo discreto ma intenso».

    Appius. Arte. Amore. Alto Adige.

    Non poteva mancare il gesto artistico. Una volta terminato il progetto architettonico, è nata l’idea di rendere ancora più forte il legame tra estetica e vino attraverso un’opera d’arte. La scelta è ricaduta su Robert Pan, artista bolzanino noto per le sue creazioni astratte in resina e pigmenti. Il suo linguaggio visivo – stratificato, vibrante, luminoso – ha offerto la chiave per un racconto parallelo, una “traduzione” dell’anima di Appius.

    L’opera realizzata per la cantina è stata scomposta in dieci frammenti, diventati etichette in resina per un’edizione limitata e speciale di Appius 2019. Un connubio tra vino e arte contemporanea che va oltre la funzione e si fa esperienza sensoriale e culturale.

    In un mondo che spesso corre veloce, la nuova cantina di Appius è un invito a rallentare, ad ascoltare, ad assaporare. Un esempio raro di come l’architettura possa tradurre un’idea di vino in uno spazio vivo, dove ogni dettaglio – dai serbatoi alle luci, dalle bottiglie all’opera d’arte – racconta la coerenza di un’identità.

    Un’identità fondata su una convinzione semplice e assoluta, che a San Michele Appiano si tramanda da più di un secolo: la qualità non conosce compromessi. LEGGI TUTTO

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    Appius: dove il vino incontra l’arte e abita il tempo

    C’è un nuovo spazio nel cuore dell’Alto Adige, e non è solo una cantina: è una dichiarazione d’intenti, un gesto estetico, un invito alla contemplazione. La Cantina San Michele Appiano ha dato forma a un sogno che aveva preso vita più di dieci anni fa nella mente del suo storico enologo Hans Terzer: Appius, la cuvée simbolo di eleganza e visione, ha oggi il suo “tempio”.

    Inaugurata tra il 2023 e il 2024, la nuova cantina dedicata ad Appius è molto più di un luogo produttivo. È un ambiente immersivo, pensato per accogliere e raccontare, dove l’architettura si intreccia con la filosofia di un vino che guarda sempre avanti, ma senza mai perdere il senso del tempo. Un tempo lungo, profondo, fatto di affinamenti, di attese, di dettagli.

    Hans Terzer

    Il progetto, firmato dall’architetto Walter Angonese, si sviluppa a partire da spazi preesistenti, trasformati con rigore e sensibilità in una sala di circa 270 metri quadrati dominata da geometrie pulite e colori netti. Le pareti nere, rivestite in piastrelle ceramiche, dialogano con i riflessi caldi dei 14 serbatoi tronco-conici in acciaio satinato color bronzo: forme disegnate su misura, ispirate all’eleganza della bottiglia di Appius, ma con una funzione precisa – aumentare il contatto con i lieviti durante l’affinamento.

    Al centro, come un cuore silenzioso, una sala degustazione di 30 metri quadrati riceve la luce naturale da una finestra zenitale: qui, il contrasto tra il nero e il rovere chiaro racconta di equilibrio e profondità. Tutto intorno, le bottiglie delle annate precedenti disposte come opere d’arte: nero e oro, vetro e luce, tempo e materia.

    «Abbiamo voluto creare uno spazio che fosse ispirante – spiega Jakob Gasser, attuale enologo della cantina – dove il vino potesse dialogare con il tempo e con la bellezza, in modo discreto ma intenso».

    Appius. Arte. Amore. Alto Adige.

    Non poteva mancare il gesto artistico. Una volta terminato il progetto architettonico, è nata l’idea di rendere ancora più forte il legame tra estetica e vino attraverso un’opera d’arte. La scelta è ricaduta su Robert Pan, artista bolzanino noto per le sue creazioni astratte in resina e pigmenti. Il suo linguaggio visivo – stratificato, vibrante, luminoso – ha offerto la chiave per un racconto parallelo, una “traduzione” dell’anima di Appius.

    L’opera realizzata per la cantina è stata scomposta in dieci frammenti, diventati etichette in resina per un’edizione limitata e speciale di Appius 2019. Un connubio tra vino e arte contemporanea che va oltre la funzione e si fa esperienza sensoriale e culturale.

    In un mondo che spesso corre veloce, la nuova cantina di Appius è un invito a rallentare, ad ascoltare, ad assaporare. Un esempio raro di come l’architettura possa tradurre un’idea di vino in uno spazio vivo, dove ogni dettaglio – dai serbatoi alle luci, dalle bottiglie all’opera d’arte – racconta la coerenza di un’identità.

    Un’identità fondata su una convinzione semplice e assoluta, che a San Michele Appiano si tramanda da più di un secolo: la qualità non conosce compromessi. LEGGI TUTTO

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    Cantina Kurtatsch: l’identità di un territorio, la forza di una comunità

    Nel 2025 Cantina Kurtatsch celebra i 125 anni dalla sua fondazione. Un traguardo importante, che testimonia la continuità di un progetto cooperativo nato nel 1900 e diventato oggi un punto di riferimento per la viticoltura di montagna in Alto Adige. Forte di una storia condivisa, di una visione concreta e del motto Viribus Unitis – con le forze unite – la cantina continua a evolversi, con uno sguardo saldo sul territorio e un impegno collettivo che coinvolge 190 famiglie socie.

    Penon-Kofl

    Un secolo e un quarto di sfide e scelte condivise

    La storia di Cantina Kurtatsch è fatta di passaggi difficili, cambi di paradigma e tappe fondamentali. “I primi decenni furono segnati da difficoltà enormi – racconta Andreas Kofler, presidente della cantina – tra guerra, fillossera e crisi economiche. Ma la svolta arrivò nel secondo dopoguerra, quando si decise di abbandonare l’approccio produttivista per costruire un’identità fondata sulla qualità e sulla conoscenza del territorio.”

    Simbolo concreto di questo cambio di rotta fu il Cabernet Sauvignon Riserva Freienfeld, presentato con il millesimo 1988: un vino che ancora oggi rappresenta l’ambizione della cantina. A quel momento seguirono investimenti importanti, una riconversione dei vigneti e una crescente attenzione al rapporto tra varietà, suolo, altitudine e microclima. Oggi come allora, è la forza della cooperazione a rendere possibile tutto questo.

    Glen

    Negli ultimi vent’anni Cantina Kurtatsch ha rinnovato la propria immagine, ampliato la sede con un’architettura ispirata ai materiali locali, e consolidato il suo modello di sviluppo fondato sulla partecipazione, sulla responsabilità condivisa e su un forte senso di appartenenza.

    Graun

    Altitudini, parcelle, comunità: il valore del dettaglio

    Con una superficie frammentata in piccoli appezzamenti – in media un ettaro per socio – distribuiti tra i 220 e i 900 metri di altitudine, la cantina può contare su una straordinaria varietà di condizioni pedoclimatiche. “Ogni vigneto ha le sue caratteristiche, ogni vino è il risultato di un equilibrio unico – spiega Kofler – e questa ricchezza richiede un impegno costante da parte dei soci, che conoscono il proprio terreno palmo a palmo.”

    È proprio questa relazione profonda con le vigne a rendere possibile una viticoltura di precisione, in grado di valorizzare al meglio le zone più vocate. Non a caso, Cantina Kurtatsch è oggi la realtà altoatesina con il maggior numero di etichette riconosciute come Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), tra cui spiccano nomi come Graun, Penon, Glen, Mazon e Brenntal. Una leadership che conferma la centralità del legame tra vitigno, territorio e identità.

    Penon-Hofstatt

    Coerenza, innovazione e rispetto

    Tra il 2014 e il 2020, la cantina ha condiviso con i propri soci una Carta della Sostenibilità che ha definito linee guida comuni su ambiente, lavoro e responsabilità. “Il nostro approccio è quello della coerenza – afferma Kofler –: agiamo con piccoli passi, tutti condivisi, ma sempre nella stessa direzione. Non cerchiamo slogan, ma risultati concreti.”

    Brenntal

    Oggi la cooperativa accoglie al suo interno viticoltura biologica, biodinamica e integrata (secondo il protocollo SQNPI), con l’obiettivo, dal 2026, di una certificazione integrata al 100%. Nel frattempo, sono state avviate numerose azioni: dall’installazione di impianti fotovoltaici alla riduzione degli imballaggi, fino alla scelta di bottiglie alleggerite per abbattere l’impronta di carbonio.

    Un esempio emblematico è la rinnovata linea Selection, che si presenta con una veste grafica essenziale e moderna, una bottiglia più leggera (395 g) e un packaging composto per il 75% da materiale riciclato. Un cambiamento estetico che riflette un’evoluzione sostanziale e che, nel linguaggio visivo, unisce simboli alpini e mediterranei per raccontare l’identità del territorio.

    Un modello cooperativo che guarda lontano

    Nel mondo del vino, la forma cooperativa richiede visione, ascolto e tempo. A Kurtatsch questo modello è diventato un motore di sviluppo culturale oltre che economico, capace di coinvolgere nuove generazioni e restituire valore al paesaggio, alla comunità e alla storia locale. Il 125° anniversario non è solo un traguardo, ma un’occasione per rinnovare l’impegno a costruire il futuro, rimanendo fedeli alla nostra identità collettiva, viribus unitis. LEGGI TUTTO

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    Alto Adige, un’eccellenza vitivinicola tra qualità, identità e visione

    L’Alto Adige è una delle più piccole regioni vitivinicole d’Italia, eppure è tra le più dinamiche e riconosciute a livello nazionale e internazionale. In un territorio di appena 5.850 ettari vitati si concentra una sorprendente varietà di paesaggi, microclimi e suoli che contribuiscono a definire l’identità di una delle zone enologicamente più vivaci del Paese.

    Un’identità che si è rafforzata nel tempo e che nel 2025 ha raggiunto un traguardo significativo: i cinquant’anni della Denominazione di Origine Controllata “Alto Adige”, celebrati a Vinitaly con una conferenza stampa istituzionale e una serie di appuntamenti dedicati che hanno ripercorso la storia, l’evoluzione e lo sguardo al futuro di una delle denominazioni più distintive d’Italia.

    Ad aprire l’incontro veronese è stato Andreas Kofler, presidente del Consorzio Vini Alto Adige, che ha ricordato come il decreto del 14 aprile 1975 abbia segnato una svolta per l’enologia locale, dando avvio a un percorso orientato alla qualità e alla valorizzazione del territorio. “La DOC Alto Adige è il frutto di una lunga storia fatta di scelte coraggiose, di pionieri illuminati e di un cambio di paradigma radicale. In questi 50 anni, il nostro territorio ha saputo evolversi puntando sulla qualità, sulla sostenibilità e sulla varietà”, ha sottolineato Kofler.

    Dal modello intensivo degli anni Settanta si è passati a una viticoltura orientata alla selezione, alla valorizzazione dei terroir e alla sostenibilità. Se un tempo la Schiava dominava incontrastata i vigneti della regione, oggi i vitigni bianchi occupano circa due terzi delle superfici coltivate, in un equilibrio che riflette la complessità del territorio e la crescente attenzione alla qualità. “Scegliere il vitigno più adatto in base alla specificità del terreno è stata la chiave della svolta qualitativa. Oggi contiamo circa 20 varietà che prosperano nel nostro microclima unico”, ha aggiunto Kofler.

    Il vigneto altoatesino si estende tra i 200 e i 1.000 metri di altitudine, sulle pendici delle montagne, in un intreccio di versanti, conche e vallate modellati dall’orogenesi alpina, dai ghiacciai e dall’azione dei fiumi. A Nord, la cresta alpina protegge dalle correnti fredde, mentre a Sud l’influenza del Mediterraneo garantisce un clima mite e ottima ventilazione. Una combinazione che consente lo sviluppo di stili diversi, accomunati da eleganza, freschezza e riconoscibilità.

    Durante la conferenza stampa di Vinitaly, Eduard Bernhart, direttore del Consorzio fondato nel 2007, ha illustrato le attività dell’organizzazione, soffermandosi sulla recente pubblicazione del volume Vino in Alto Adige – Storia e presente di un territorio vinicolo unico, un’opera corale che raccoglie studi e riflessioni di quaranta autori sul patrimonio enologico altoatesino, disponibile in libreria e online. “Promuovere con forza e coerenza il marchio Alto Adige sui mercati internazionali significa anche offrire un supporto concreto ai nostri membri: marketing, formazione, assistenza operativa e legale. Con grande impegno e spirito di collaborazione continuiamo a dare impulso al futuro del vino altoatesino”, ha dichiarato Bernhart.

    A rafforzare questa visione si inserisce anche il progetto di zonazione, ufficializzato nell’ottobre 2024, che ha portato al riconoscimento di 86 Unità Geografiche Aggiuntive (UGA). Ogni zona è caratterizzata da un profilo pedoclimatico preciso e associata a un numero ristretto di vitigni, in un’ottica di trasparenza e valorizzazione delle peculiarità territoriali. “C’è chi sostiene che con la zonazione ci siamo complicati la vita. Al contrario, abbiamo dato un valore aggiunto inestimabile al nostro territorio. La selezione dei vitigni ideali e la riduzione delle rese pongono le basi per un ulteriore salto di qualità dei nostri vini”, ha affermato Martin Foradori, vicepresidente del Consorzio.

    Lo sguardo al futuro si estende anche all’enoturismo, con la presentazione della Wine&Bike Alto Adige Collection, un progetto nato in collaborazione con Agrar IDM Südtirol e il Consorzio. Otto percorsi tematici accessibili tramite l’app Komoot, oltre 100 cantine coinvolte, degustazioni, esperienze tra i filari e paesaggi spettacolari da scoprire pedalando. “Vivere l’Alto Adige in bicicletta significa immergersi nella sua diversità: pedalando tra vigne, cantine e paesaggi unici, è possibile cogliere l’essenza autentica dei nostri vini”, ha raccontato Thomas Fill, direttore di Agrar IDM Südtirol.

    I tour spaziano dal Pinot Bianco dell’Oltradige alle colline di Santa Maddalena, dalla Valle Isarco alla Val Venosta, fino alla Strada del Vino tra Bolzano e Merano. Testimonial d’eccezione dell’iniziativa sono stati Madeleine Puckette, fondatrice di Wine Folly, e Aldo Sohm, wine director del ristorante 3 stelle Michelin Le Bernardin di New York, protagonisti di un cortometraggio realizzato in sella a biciclette d’autore firmate Officina Pegoretti. “Le Alpi sono territori che forgiano spiriti resilienti. Come i nostri telai, anche i vini altoatesini nascono da un contesto unico e difficile, e proprio per questo sono autentici”, ha raccontato Cristina Wuerdig Pegoretti, CEO dell’azienda.

    Oggi quasi il 98% della produzione rientra nella DOC, testimonianza di un impegno condiviso e radicato. In Alto Adige la viticoltura è parte integrante del paesaggio e della cultura: è tradizione viva, ma anche progetto contemporaneo che guarda avanti. E lo conferma lo stesso Andreas Kofler, nel chiudere l’incontro di Vinitaly: “Il cinquantenario della DOC non è solo una celebrazione, ma un’occasione per riaffermare il nostro impegno per una viticoltura sempre più consapevole, identitaria e capace di affrontare le sfide globali con forza e coerenza”.

    Mappa zonazione Alto Adige LEGGI TUTTO

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    Un 2024 ricco di appuntamenti enogastronomici in Alto Adige

    Mario Soldati, raccontando su Vino al Vino del suo viaggio in Alto Adige, così scrive: “Qui tutti amano il vino, si intendono di vino, parlano di vino”, era il 1970. Più di cinquant’anni dopo, questa acuta osservazione dell’ecclettico scrittore piemontese è ancora di straordinaria attualità. Quel “tutti” indicato da Soldati, in Alto Adige, ha dato origine a un sistema che ha messo insieme persone, competenze e passione. Parlare di vino in Alto Adige, rimanendo nell’analisi dell’assunto soldatiano, ha significato creare una struttura per la comunicazione del territorio davvero potente, l’idea che sta alla base del progetto di comunicazione non è la mera vendita di un prodotto, ma un meticoloso e sincero racconto per affascinare e sedurre l’enoturista. In questo senso è già possibile pregustare un ricco calendario di eventi enogastronomici che, nel corso del 2024, riuniranno appassionati e intenditori, tra cui: 

    GewürzTRAMINer Wineday – 27 aprile: sul Sentiero del GewürzTRAMINer di Termeno i produttori locali accoglieranno il pubblico in una degustazione esclusiva di vini, grappe e distillati a base di GewürzTRAMINer tra i vigneti dei pittoreschi quartieri di Betlemme e Ronchi. Da non perdere anche le degustazioni di speck e formaggi in abbinamento e la degustazione di succo di mela.

    ph credits Südtirol Wein

    Festa del Vino di Caldaro – 10 maggio: qui si brinda all’arrivo della stagione estiva e all’anno vinicolo presso il lago balneabile più caldo delle Alpi. I produttori di vino partecipanti offrono una selezione dei loro migliori vini tra spumanti, bianchi e rossi.

    Giornate del Pinot Nero – 10-13 maggio: per la loro 26esima edizione le Giornate del Pinot Nero dell’Alto Adige si svolgeranno nei villaggi vinicoli di Egna e Montagna. Durante l’evento il pubblico avrà l’opportunità di degustare i vini che partecipano al Consorzio Nazionale del Pinot Nero di fine Aprile.

    Notte delle Cantine – 8 giugno: nei villaggi vinicoli di Termeno, Cortaccia, Magrè, Montagna e Vadena, lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige, numerose cantine e distillerie, dalle 17 alle 24, aprono di nuovo le loro porte.

    ph credits Südtirol Wein/ Alex Moling

    Settimane Enoculturali del Vino, 20-29 luglio: alle Settimane Enoculturali di San Paolo | Appiano, il vino, da 25 anni, si impara nella sua forma più bella. Negli idilliaci vicoli del villaggio del vino, tutto ruota intorno alla nobile goccia e la serie di eventi delizia intenditori di vino e gli amanti della cultura.

    Festa dell’Uva a Merano – 20 ottobre: ogni anno, dal 1886, nel terzo fine settimana di ottobre, a Merano ha luogo la ormai tradizionale Festa dell’Uva. Dopo diversi mesi di duro lavoro in campi, frutteti e vigneti, arriva finalmente il tempo per concludere la stagione della raccolta. La sfilata, di grande impatto scenografico, è il culmine dell’evento: carri ornati con fiori, fiocchi, frutta e campane, bande musicali, gruppi folcloristici e gli “Schützen”, attraversano le vie della città di Merano.

    Per essere aggiornati sugli eventi in calendario si può visitare il sito web:

    ph credits toto di copertina Südtirol Wein/Benjamin Pfitscher LEGGI TUTTO

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    Trentino Alto Adige – dati di produzione dei vini DOC (2019)

    Trovate all’interno del post le tabelle relative agli ettari rivendicati, ettolitri certificati, ettolitri imbottigliati e valore della produzione (ai prezzi di base) delle DOC più rilevanti della regione Trentino Alto Adige. I dati sono ricavati dalle pubblicazioni ISMEA. Si riferiscono agli anni 2016-2019 per le seguenti DOC: Trentino, Alto Adige, Delle Venezie, Trento, Teroldego Rotaliano, Valdadige, Lago di Caldaro, Mitterberg, Casteller, Vallagarina.Vista la laboriosità dell’elaborazione dei dati ho omesso le denominazioni meno rilevanti (in base al valore).Per ottenere i dati in formato Excel contattatemi.Tabelle allegate nel resto del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Il Consorzio Vini Alto Adige traccia un bilancio dell’annata 2019

    Foto di Florian Andergassen Ogni annata, si sa, lascia la sua impronta e non tutto dipende dalla mano sapiente del vignaiolo: eventi atmosferici e climatici rappresentano fattori imprevedibili che fanno parte del fascino di un vino e soprattutto ne esaltano l’unicità. Al vignaiolo invece è affidato il compito di interpretare al meglio ogni annata facendo […] LEGGI TUTTO

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    Cantina Andriano: il glorioso ritorno della “Grande Dame”

    Lo Chardonnay è uno dei protagonisti indiscussi nel panorama vinicolo, una varietà che riesce ad adattarsi quasi in ogni luogo ma in alcuni territori riesce ad esprimere al meglio la sua essenza, come ad esempio in Borgogna o nell’altoatesina Val d’Adige. Lo Chardonnay Doran 2016 è la prova tangibile di questa incredibile capacità espressiva: un […] LEGGI TUTTO