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    I principali ecommerce italiani di vino – dati 2023

    L’ecommerce di vino ha subito un secondo anno di “ridimensionamento” delle vendite dopo il boom relativo al Covid. Le 5-6 aziende analizzate in questo post hanno subito un calo del 7-8% del fatturato nel 2023 (-12% escludendo l’exploit di Bernabei) rispetto al 2022 e hanno subito una perdita cumulata di circa 18 milioni di euro, contro i 16 del 2022, pur mettendo ricorrendo a misure molto drastiche di taglio dei costi operativi e ristrutturazione dell’attività. La strategia seguita da tutte è stata quella di cercare di limitare le perdite, anche con un incremento del margine lordo, in particolare per Vino.com che si è portata al di sopra di tutte, e con l’eccezione di Berbabei, che è il chiaro “outlier” nell’analisi, essendo l’unico con un fatturato in crescita (+24% a 28 milioni), fonte dell’espansione dell’attività in nuove nicchie ma anche di un deciso cambio di passo nei prezzi, tale da ridurre il margine sulle vendite dal 28% del 2022 (perfettamente in media con gli altri operatori) al 19% del 2023.
    Ultima annotazione prima di addentrarci nei dati, con tabelle e ulteriori grafici, due aziende hanno ricevuto ulteriori contributi dai soci nel 2023, stiamo parlando di Vino.com (4 milioni) e Tannico (10 milioni).

    Le vendite dei principali ecommerce italiani sono state mediamente in calo nel 2023, a fronte di un ulteriore processo di normalizzazione. L’unica eccezione come dicevamo è Bernabei (+24% a 28 milioni), mentre per l’ecommerce B2C di Italian Wine Brands l’andamento è stato quasi stabile a 20 milioni. L’azienda più grande si conferma Tannico, che ha perso il 7% di fatturato a 65 milioni, seguita da Berbabei appunto, poi Vino.com che ha perso il 22% a 27 milioni. Più piccoline sono Callmewine, -16% a 14 milioni e Xtrawine, -20% a 9 milioni.
    I margini lordi sulle vendite sono rimasti stabili per Tannico (30%), Callmewine (26%) e Xtrawine (26%), calano al 19% per Bernabei mentre Vino.com è andata in direzione opposta, facendo crescere il margine al 35% a discapito delle vendite.
    In questo modo Vino.com ha ridotto le perdite da 6 a 2 milioni, mentre gli altri hanno subito perdite in crescita rispetto al 2022. Unica azienda non in perdita (non sappiamo IWB) è Bernabei.
    La gestione del magazzino è migliorata per Xtrawine (dal 23% al 18% sulle vendite) e Bernabei (dal 20% al 16%), mente si sono mantenute stabili per le altre aziende. Il “best in class” in questo senso è Vino.com che lavora con un magazzino su vendite inferiore al 10%.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Casa Vinicola Zonin – risultati 2023

    Il 2023 è stato il primo anno del nuovo assetto organizzativo di CV Zonin, che come sapete è detenuta in parte dalla famiglie e in parte da fondi di private equity. Non è stato però il primo anno “pulito” per l’azienda in quanto influenzato dal cambio di distributore sul mercato americano e da una coda di oneri straordinari, che insieme hanno portato a un leggero calo delle vendite (-3% a 194 milioni, peraltro non dissimile da altre grandi realtà del settore in Italia) ed a una significativa perdita (13 milioni di euro).
    In tutto questo, un ulteriore miglioramento del capitale circolante e l’assenza di dividendi per gli azionisti hanno consentito di contenere l’indebitamento (90 milioni da 87 del 2022).
    Il 2024 si è aperto sotto migliori auspici, con un budget improntato alla crescita delle vendite e dei margini, che si è materializzato anche nel primo trimestre dell’anno, secondo la dichiarazione degli amministratori. Gli spazi di recupero sono significativi: nel 2019, prima del COVID, CV Zonin già integrata con le tenute agricole aveva un margine EBITDA dell’11% su 197 milioni di fatturato, oggi con un fatturato simile il margine è sceso al 6%. Spulciando tra i dati di bilancio, il problema è quello degli acquisti di materie prime, che sono saliti dal 43% del 2019 al 51% del 2023, vanificando i miglioramenti messi a segno nel controllo degli altri costi.
    Ulteriori dettagli, commenti, grafici e tabella dettagliata con i numeri nel resto del post.

    Le vendite 2023 calano del 3% a 194 milioni, di cui 41 milioni in Italia (+19%) e 153 milioni all’estero, -8%. Non viene quantificato il contributo del mercato americano ma ci si potrebbe immaginare che la perdita di fatturato estero, circa 13 milioni possa essere legata al cambio di distributore. Vedremo nel 2024.
    I margini come dicevamo sono in calo. L’EBITDA rettificato, ossia prima di circa 3 milioni di euro di costi straordinari e 0.9 milioni di leasing, scende da 17.2 a 12.2 milioni di euro, con un margine che passa dall’8.6% al 6.3% delle vendite. Abbiamo già affrontato il tema di sopra, ma tra il 2022 e il 2023 il costo degli acquisiti esterni passa dal 45% al 51%, i servizi scendono dal 34% al 33% e il costo del personale dal 15.4% al 16% delle vendite.
    L’utile operativo rettificato scene a 2 milioni, mentre quello dichiarato è in perdita di 4.4 milioni per gli oneri straordinari di cui sopra e per 3 milioni di ammortamento dell’avviamento (che durerà ancora per 7-8 anni). L’utile netto viene poi impattato dalla crescita degli oneri finanziari a 7.5 milioni e da 1 milione di tasse, nonostante la perdita, che porta il bilancio a -13 milioni di euro, non rettificata per le componenti non ricorrenti (che sono state circa 6-7 milioni prima delle componenti fiscali).
    A livello finanziario, il debito passa da 87 a 90 milioni, inclusivo di circa 7 milioni di prestito soci. Il capitale circolante migliora ancora, da 42 a 34 milioni di euro, giocando sui debiti verso fornitori. Zonin ha investito circa 8 milioni di euro (come nel 2022). Non sono stati pagati dividendi. In totale, la gestione ha chiuso con un consumo di cassa di circa 3-4 milioni.

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    Lunelli (Ferrari)– risultati e analisi di bilancio 2023

    Le parole caute contenute nella relazione dell’anno scorso circa l’andamento del 2023 sono un buon punto di partenza per analizzare il bilancio di Lunelli. A dire il vero, l’anno si è chiuso con il risultato netto più elevato di sempre, 26 milioni di euro. Si tratta però di un risultato maturato “al di sotto dell’utile operativo”, quindi grazie al contributo dei proventi derivanti dal portafoglio di attività finanziarie. Se invece guardiamo l’andamento del “core business”, ossia gli spumanti Ferrari, Bisol, Tassoni, Surgiva e via dicendo ci troviamo davanti a un quadro meno positivo di quello del record 2022.
    Le vendite sono calate del 4% a 146 milioni di euro, l’EBITDA scende da 29 a 26 milioni di euro e l’utile operativo è influenzato anche da una svalutazione straordinaria, passando quindi da 13 a 6 milioni di euro. Leggendo il bilancio è evidente la volontà di investire nei marchi, mantenendone il posizionamento con azioni di marketing e soprattutto con la scelta di non cedere sui prezzi, eliminando anzi le promozioni. È anche evidente che il ritmo di crescita di Ferrari degli ultimi anni è forse stato troppo veloce e lo stop del 2023 (ricavi stabili) deriva non solo dalla necessità di normalizzare le scorte nella distribuzione ma dall’esigenza di far maturare i prodotti al punto giusto, senza affrettarne la vendita sul mercato. Anche l’inizio del 2024 (primo trimestre) è stato in contrazione.
    Bene, fatta questa premessa, ulteriori dettagli sui risultati consolidati e dei principali marchi sono nel resto del post.

    Le vendite calano del 4.4% a 146 milioni di euro, con un -4% per l’Italia a 118 milioni e un -6% per l’estero a 28 milioni.
    Ferrari ha un fatturato stabile di 102 milioni, con volumi in calo a circa 6 milioni di bottiglie. Le vendite di Bisol calano del 5% circa a 27.5 milioni di euro nonostante un calo dei volumi del 12%. Tassoni ha invece raggiunto il record di fatturato a 13 milioni (+8%) anche se i suoi risultati sono stati impattati dall’aumento del costo delle materie prime, per i quali era stato protetto nel 2022 dalle coperture. Surgiva ha fatturato 10 milioni, +18%, con 38 milioni di bottiglie vendute. Sono stati buoni anche i risultati delle Tenute Lunelli (6 milioni di fatturato, +10%, con 400mila bottiglie vendute).
    L’utile netto del gruppo è stato guidato dalle componenti non operative, con proventi finanziari di 17 milioni, contro i 5 del 2022, e rivalutazioni per 5 contro 1 del 2022. L’utile netto di Ferrari è stato invece in calo da 12 milioni a 9 milioni (anche influenzato dalle decisioni di finanziamento delle controllate), mentre quello di Bisol passa da un leggero utile a una perdita di 1 milione.
    A livello finanziario, il gruppo ha un debito netto di 44 milioni, in crescita rispetto ai 30, a fronte però di un portafoglio di partecipazioni di 111 milioni, di cui oltre 30 in aziende quotate in borsa. Nel corso del 2023, Lunelli ha investito 17 milioni di euro e ha pagato 6.5 milioni di dividendi ai soci, rispetto a 5 milioni pagati nel 2022.

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2023

    Il bilancio 2023 del Gruppo Antinori rappresenta un forte punto di discontinuità con il passato per via dell’inclusione per 6 mesi di Stag’s Leap Wine Cellars, azienda vinicola americana di cui Antinori ha acquistato tutte le quote (possedeva il 15%) nel giugno 2023. Anche se diventa quindi più difficile giudicare l’andamento 2023 dati i forti impatti che questa operazione ha avuto, si comincia a delineare il nuovo Gruppo Antinori, che mostrerà il suo nuovo volto nel 2024 quando il contributo di Stag’s Leap Wine Cellars sarà completo.
    Qualche numero per orientarci. Le vendite consolidate sono cresciute del 9% a 352 milioni di euro, con un contributo di Stag’s Leap Wine Cellars che stimiamo nell’ordine di 35-40 milioni, l’EBITDA cresce del 6% a 161 milioni di euro, mentre l’utile netto di 65 milioni (circa -20%) è sporcato dall’ammortamento dell’avviamento di Stag’s Leap Wine Cellars(8.6 milioni soltanto per 6 mesi) e da circa 6 milioni di imposte una tantum riferite a una disputa con il fisco sui prezzi di trasferimento degli anni passati. La struttura finanziaria cambia in modo radicale, visti gli investimenti di quasi 650 milioni che includono 548 milioni per acquisizioni, riteniamo principalmente da attribuire all’acquisizione dell’85% di Stag’s Leap Wine Cellars. In confronto, la società Marchesi Antinori, che rappresenta lo sviluppo commerciale (ma non agricolo) del marchio Antinori, ha un fatturato di 250 milioni (+2% sul 2022), un EBITDA di 74 milioni (62 nel 2022) e un utile netto di 29 (inferiore di 6 rispetto a 35 nel 2022 a causa della definizione fiscale sui prezzi di trasferimento).
    Il 2024 sarà l’anno di completa visibilità per il gruppo, che potrebbe avvicinarsi alla soglia dei 400 milioni di fatturato nella sua nuova dimensione multinazionale.
    Passiamo a una breve analisi dei dati, con grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite crescono del 9% a 352 milioni di euro. Il fatturato americano diventa 73 milioni da 57 del 2022 ma cela l’elisione dei ricavi intragruppo tra Stag’s Leap e Antinori (impatto circa 10 milioni), l’Italia cresce del 5% a 135 milioni, l’Europa del 10% a 70 milioni. La suddivisione delle vendite per prodotto ci aiuta a definire il contributo di Stag’s Leap Wine Cellars quando si dice che “la vendita di prodotti finiti è incrementata di circa Euro 36,3 milioni (+13%), interamente dovuto all’entrata di Stag’s Leap Wine Cellars nel perimetro di consolidato a partire dal 1° luglio 2023.”
    I costi sono ovviamente stravolti dal nuovo perimetro di consolidamento e dalle conseguenze dell’allocazione dell’avviamento che ha avuto un impatto importante sugli ammortamenti (circa 9 milioni che diventeranno 18 nel 2024). L’EBITDA cresce del 6% a 161 milioni, mentre l’utile operativo cala del 5% a 98 milioni per via delle partite contabili di cui sopra. Gli oneri finanziari crescono per via della nuova struttura finanziaria e le tasse includono 6 milioni di “straordinari”, il tutto per arrivare a un utile netto di 65 milioni contro gli 83 del 2022 (che considera l’effetto per il nuovo metodo di valorizzazione delle rimanenze).
    La struttura finanziaria cambia radicalmente. L’acquisizione porta il Gruppo su una posizione finanziaria netta di 411 milioni di euro, confrontato con una posizione finanziaria netta positiva di 124 milioni nel 2022. La posizione finanziaria netta nel 2022 riportata nel bilancio 2022 era di 225. Questa differenza di 101 milioni deriva da un diverso calcolo in quanto, dal 2023, il Gruppo ha ritenuto più opportuno escludere dalla posizione finanziaria netta il portafoglio dei titoli detenuti a scadenza iscritti tra le immobilizzazioni finanziarie. Il numero da confrontare con il 411 è 124, il che implica un incremento del debito di 535 milioni. All’interno di questo dato ci sono circa 640 milioni di investimenti, di cui 548 per acquisizioni e il pagamento di 6 milioni di dividendi erogati sia ai soci di maggioranza sia a quelli di minoranza delle società controllate.

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    Naked Wines – risultati 2023/24

    Gli anni tumultuosi per Naked Wines non sono ancora finiti. Per chi di voi non la conoscesse Naked Wines è un ecommerce di vino con un modello di business un po’ particolare, atto a promuovere nuove cantine attraverso il meccanismo degli “angels” (ora circa 900mila) e delle sottoscrizioni, con circa 235 cantine (tutte alternative direi).
    Il ritorno del fondatore al timone ha fatto partire una forte cura dimagrante, con cambi di management e limite ai costi, il tutto per portare Naked Wines su una dimensione più piccola ma più sostenibile. Non si comperano più vini che magari non si vendono (e bisogna svalutare), le spese sono “cappate” a una % del fatturato e via dicendo. Quindi il risultato sono dati di vendite in calo (-18% nel 2023) destinate a scendere ancora nel 2024-25 (-7/-17% previsto), perdite nel conto economico essenzialmente dovute alle svalutazioni di magazzino e agli oneri per ristrutturare, ma una “chiusura dei rubinetti” per salvaguardare la cassa, che infatti nell’anno è cresciuta (da 10 a 19 milioni di sterline) grazie proprio alla gestione del capitale circolante.
    Dicevamo che il 2024-25 è un altro anno di purgatorio, visto che l’utile operativo è previsto di nuovo in negativo per colpa delle svalutazioni ma un altro anno di generazione di cassa (altri 10 milioni). Il mercato per ora non apprezza. L’azienda quota sulla borsa inglese a 40 milioni di sterline di valore di mercato (contro 290 milioni di vendite…).
    Qual è il problema? Oggi Naked Wines si sta ristrutturando, cosa succede quando la cura dimagrante è finita? Sarà ancora in grado di correre? Sarà questo modello di business, basato sui vini alternativi, ancora profittevole?
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite sono calate del 18% a 290 milioni di sterline, di cui -23% negli USA a 129 milioni, -9% nel Regno Unito a 124 milioni e -20% in Australia a 37 milioni.
    In termini di contributo dalle tipologie di cliente, 24 milioni vengono dai nuovi clienti (su cui si perdono 23 milioni) e 267 milioni dai clienti esistenti, sui cui si fa un margine “lordo” di 65 milioni. Il tutto per un margine di contribuzione di 42 milioni, in forte calo dai 65 dell’anno scorso per colpa dei clienti esistenti. Questa “perdita” di 23 milioni si è solo in parte ribattuta in parte sull’utile operativo, calato da 17 a 5 milioni, grazie al forte taglio dei costi (peraltro esplosi negli ultimi anni!). Ci sono poi stati 17 milioni di svalutazioni e costi di ristrutturazione, che hanno portato il saldo a -12 milioni, contro -14 dell’anno precedente. Alla fine soprattutto per colpa degli oneri straordinari, il bilancio chiude con una perdita di 21 milioni (17 l’anno prima).
    La parte finanziaria va meglio. La cassa prima del debito IFRS16 cresce da 10 a 19 milioni, grazie a un calo del capitale circolante di 12 milioni, essenzialmente guidato dal magazzino, che passa da 166 a 145 milioni di euro.

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    Mack & Schuhle Itallia – risultati 2023

    Introduciamo oggi nel blog una nuova azienda che negli ultimi anni è rapidamente cresciuta fino ad arrivare a ridosso delle top 10 italiane. Si tratta di Mack & Schuhle Italia (M&S di qui in avanti), che nel 2023 ha avuto un fatturato in crescita del 67% a 172 milioni di euro. M&S è un’azienda giovane, nata nel 2008 per iniziativa della famiglia Angelillo allo scopo di commercializzare vino, con un altro nome. Negli anni successivi sono stati aperti stabilimenti, acquistate cantine e nel 2016 il distributore tedesco Mack & Schuhle si compra il 50%, quota mantenuta sino ad oggi (l’altro 50% di proprietà della famiglia fondatrice). Proprio nel 2022 cambia nome per diventare Mark & Schuhle Italia. Nel 2023 ha commercializzato 59 milioni di bottiglie, quindi circa 0.4 milioni di ettolitri di vino. Gli stabilimenti produttivi sono in Puglia e Friuli Venezia Giulia, ma ha accordi per l’acquisto di vini in Sicilia, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. Veniamo ai numeri: la M&S ha margini limitati, 3.5% EBITDA e un capitale investito (24 milioni) molto basso rispetto alla sua dimensione commerciale (172 milioni di fatturato). Siamo quindi di fronte a un’azienda con una limitata integrazione verticale, ma ovviamente se guardate il grafico qui sopra… da 12 milioni di fatturato nel 2016 a 172 nel 2023… con un grande successo. Bene, nel resto del post commentiamo tutti i numeri e altri grafici.

    Le vendite di 172 milioni (+67%) sono realizzate per il 22% in Italia, 38 milioni (+14% nel 2023), per il 66% in Europa, 113 milioni (+82% nel 2023) e per il 12% nel resto del mondo, 21 milioni (+181%).
    La struttura dei costi è coerente con quello che dicevamo sopra. L’85% dei costi sono acquisti esterni (81% nel 2022), il costo del personale è soltanto il 2% del fatturato (3% nel 2022) e tutti gli altri costi sono circa il 10% del totale, di questi quasi la metà si riferiscono a costi di trasporto. L’EBITDA di 6 milioni di euro nel 2023 è quindi il 3.5% del fatturato contro il 2.8% del 2022.
    Pochi ammortamenti (meno di 2 milioni), un paio di milioni di oneri finanziari, tassazione a meno del 10% dell’utile pretasse consentono a M&S di chiudere il 2023 con 2.2 milioni di euro di utile.
    Dal punto di vista finanziario come dicevamo l’azienda ha un capitale investito limitato, fatto di circa 20 milioni di immobilizzazioni e un capitale circolante di un paio di milioni. Nel 2023 l’azienda ha chiuso con un indebitamento di 17 milioni di euro, 2.9 volte il MOL, da una posizione neutra nel 2022. L’aumento del debito nel 2023 deriva essenzialmente dal capitale circolante, con un forte incremento del magazzino per supportare la crescita (44 milioni da 26 milioni del 2022). Sono state poi compiute alcune piccole operazioni straordinarie, come l’acquisto di una piccola quota della casa madre per 1 milione di euro e il pagamento di una caparra di 1.5 milioni per una acquisizione di una azienda vinicola.

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    Tannico – risultati 2023

    I risultati di Tannico 2023 che commentiamo oggi lasciano poco spazio alle interpretazioni. Le vendite calano del 7% (65 milioni), le perdite aumentano (11 milioni) non solo per questo ma perché l’azienda spende sempre di più in personale per migliorare le capacità manageriali (non sembrano vedersi risultati per il momento), gli azionisti (Campari e LVMH 50/50) hanno dovuto metterci altri 10 milioni per tenere in piedi la baracca. La parte italiana va molto peggio della parte francese (ventealapropriete.com), almeno come fatturato (e anche in confronto ad alcuni concorrenti, come Callmewine per esempio). E, dulcis in fundo, il 2024 è anche l’anno del completamento dell’operazione ventealaproprietè, con l’ultimo pezzo del 33% dell’azienda francese che dovrebbe andare nelle mani di Tannico per un esborso di 17.7 milioni di euro (che Campari e LVMH dovranno finanziare) e senza grandi effetti sui dati visto che i numeri che commentiamo già comprendono il 100% del pezzo francese. Passiamo ai dati in dettaglio.

    Le vendite 2023 sono calate del 7% a 64 milioni di euro, con un andamento molto negativo dell’Italia, -10% a 29 milioni e un calo del 3.5% della parte francese a 35 milioni di euro. Viene da domandarsi se non sia il caso che Tannico Italia non apra una sezione un po’ come la parte francese con vendite “a tema” (magari già lo fa).
    I margini sugli acquisti, quindi il puro margine commerciale è stato del 30.3%, quindi non distante dal 31.3% del 2022 e migliore dei dati degli anni precedenti. Sono stati tagliati i costi per i servizi (-9%) ma è stato più che compensato dall’aumento dei costi del personale, da 5.1 a 7.2 milioni.
    Il riassuno è nei dati: la perdita operativa dichiarata sale da 7.3 a 10.8 milioni, quella “aggiustata” da 6.2 a 9.7 milioni e il bilancio chiude con una perdita netta di 11 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, Tannico è passato da 1 milione di debito a fine 2022 a 5 milioni di cassa, dopo il contributo di 10.5 milioni dei soci, quindi ha “bruciato” circa 5 milioni di euro nel 2023, rispetto gli 8 milioni del 2022. A fare a differenza è stato l’andamento del capitale circolante, calato di 2 milioni (grazie al magazzino ma anche alle maggiori dilazioni di pagamento dei debiti verso fornitori), quando invece era peggiorato di 9 milioni di euro nel 2022. Considerata anche l’acquisizione di venteprivee costata 36 milioni nel 2021, gli azionisti hanno iniettato 62 milioni di euro dal 2016 a questa parte.

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    Guido Berlucchi – risultati 2023

    In un anno mediamente difficile per le aziende vinicole, Guido Berlucchi archivia il suo bilancio migliore di sempre. Le vendite sono cresciute del 4% nonostante un calo dei volume quantificato dall’azienda attorno al 5%, il che indica lo sforzo di spostare le vendite verso fasce di prezzo più elevate. Questo esercizio si vede molto bene, in senso positivo, sui margini e sui profitti in generale (13 milioni di EBITDA, margine al 23%), e in senso invece più negativo dal punto di vista finanziario, dato che è necessario tenere i prodotti più a lungo in maturazione e quindi investire nel magazzino. Proprio in questa differenza, utili eccellenti ma forte incremento del debito (da 32 a 53 milioni di euro), si sostanzia il bilancio 2023 di Berlucchi. Di certo, dopo gli anni pre-Covid in cui Berlucchi sembrava gestita “per la stabilità” e in qualche modo sacrificata alle operazioni finanziarie dei suoi azionisti (nel 2017-18 gli azionisti prelevarono 75 milioni di euro dall’azienda), troviamo oggi un’azienda che cresce e investe in maniera costante, senza aver subito contraccolpi dal rientro dall’era Covid. Bene, passiamo a un commento dei numeri con ulteriori grafici e tabelle.

    Le vendite sono cresciute del 4% a 54.4 milioni di euro, con un incremento del 3% in Italia a 51 milioni e del 14% all’estero a 3.4 milioni.
    I margini sono in forte miglioramento grazie al costo delle materie prime e, immaginiamo, al miglior mix di vendite, che sono scesi in maniera drastica non solo nel 2023 ma già nel 2022. Nel 2023 erano il 29% del fatturato contro il 34% del 2022 e il 40% del 2021. Per un riferimento storico l’azienda pre-Covid aveva un peso di questi costi del 30% delle vendite circa.
    Quindi i margini sono migliorati di circa 5 punti, essendo il costo del personale e i costi per i servizi essenzialmente in linea in % al fatturato. Il MOL cresce quindi a 13 milioni di euro, +29% e al 23% del fatturato, nuovo record considerato che Berlucchi girava intorno al 20% negli anni pre-Covid.
    L’utile operativo sale di conseguenza a 9.5 milioni e a livello di utile netto Berlucchi chiude a 7.1 milioni, +23%, dopo aver pagato tasse per il 28% di aliquota.
    La parte finanziaria gira “al contrario” a causa di un forte incremento del capitale circolante, con 15 miloni di crediti verso clienti aggiuntivi, 8 milioni di incremento del magazzino e investimenti piuttosto limitati ma in crescita negli ultimi 4-5 anni (siamo nel 2023 a 2.3 milioni). Ne risulta quindi un incremento del debito da 32 a 53 milioni, con un’ulteriore emissione di prestito obbligazionario (9 milioni). Come negli ultimi 4-5 anni, non sono stati pagati dividendi.

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