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    Yantai Changyu Pioneer Wine – risultati 2024

    Yantai Changiu Pioneer Wine è, come ben sapete se leggete il blog, la principale azienda vinicola cinese. Sapete anche che il consumo di vino in Cina è da più parti stimato in calo. Facendo uno più uno si arriva a leggere questi dati: fatturato in calo del 25% a 3.3 miliardi di CNY (420 milioni di euro al cambio medio 2024, 390 al cambio attuale che si è svalutato), utile netto quasi dimezzato a 300 milioni di CNY (424 milioni di utile operativo) e ben lontano dal miliardo su cui viaggia poco prima del Covid, per non parlare dei 2 miliardi di 15 anni fa. D’altronde i volumi di vendita di vino dell’azienda sono calati da circa 1 milione di ettolitri medio di qualche anno fa al livello attuale di 570mila ettolitri.
    Le prospettive non sono rosee e i commenti sono piuttosto aspri: “l’ambiente di mercato è ostile senza segni immediati di miglioramento”. La domanda complessiva del mercato vinicolo cinese continua a essere debole, con una forte concorrenza da parte di bevande alcoliche come il Baijiu e la birra. Gli amministratori prevedono dunque per il 2025 un fatturato di 3.4 miliardi (quindi un leggero rimbalzo dopo il crollo del 2024) e un utile operativo di 400 milioni almeno, che si confronta con i 424 registrati nel 2024. Il titolo in borsa si è invece stabilizzato nell’ultimo anno, e resta su valutazioni molto elevati, circa 15 miliardi di CNY (al 25 luglio 2025) che al cambio attuale significano 1.8 miliardi di euro.
    Passiamo a discutere i principali dati.

    L’azienda ha generato 3.3 miliardi di CNY di fatturato, di cui 2.4 miliardi nel segmento vino, calato del 22% su volumi scesi del 12% a 576mila ettolitri (57.6mila tonnellate). L’altra principale attività, il brandy, è calato del 36% a 740 milioni di CNY.
    Dal punto di vista geografico, il calo è soprattutto in Cina, -29% a 2.7 miliardi, mentre le vendite estere sono a -6% nel 2024 (591 milioni).
    Dal punto di vista operativo, il segmento vino ha generato un margine lordo di 1.4 miliardi, pari al 57% del fatturato, il 75% del totale.
    L’utile operativo è calato da 739 a 424 milioni di euro, per un margine sceso al minimo storico del 13% (era il 40% nel 2012), mentre l’utile netto scende da 532 a 305 milioni di CNY.
    Dal punto di vista finanziario, dopo anni di generazione di cassa, il 2024 ha visto la cassa netta scendere da 1.7 a 1.5 miliardi di CNY, nonostante Changiu abbia minimizzato gli investimenti (100 milioni di CNY, nessuna acquisizione) ma dopo aver pagato 340 milioni di CNY di dividendi agli azionisti (che diventeranno 280 nel 2025 dopo il calo degli utili).

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vranken Pommery – dati di bilancio 2024

    Chiudiamo il giro dei risultati 2024 delle aziende dalla Champagne con Vranken Pommery, la quale, pur essendo il secondo produttore per volume dell’area è anche quello con i margini di profitto più limitati (utile operativo al 12% delle vendite rispetto al 19% di Lanson e al 27% di Laurent Perrier). SI tratta anche del produttore di Champagne con una qualche diversificazione: dei 304 milioni di vendite (-10% nel 2023), 263 sono relativi allo Champagne (-9%), 22 milioni sono relativi ai vini rosati della Camargue (-20%) e altre 18 si riferiscono al Porto e a altri vini (-13%).
    Nonostante la performance commerciale non sia stata soddisfacente, ci sono un paio di puntualizzazioni da fare: primo, il calo della divisione Champagne sarebbe stato il 6% senza la selezione distributiva che il gruppo ha fatto per eliminare i mercati meno profittevoli. Secondo, il 2024 come vedrete dalle tabelle è un anno di calo in valore assoluto di vendite e utili (l’utile netto è arrivato al pareggio…), ma si vede il lavoro di taglio dei costi e il risultato della selezione di cui sopra. Infatti, il margine operativo lordo e l’utile operativo sono stabili al 16% e 12% rispettivamente. Il problema resta il debito enorme dell’azienda che se da un lato è pienamente coperto dal valore delle scorte di Champagne, dall’altro è pur sempre pari a 13 volte l’EBITDA….
    Passiamo a un breve commento in dettaglio con grafici e tabelle allegate.

    Vranken Pommery chiude il 2024 con vendite in calo del 10% a 304 milioni. Della performance per tipo di prodotto abbiamo detto sopra, mentre per mercato succede il contrario che gli altri, forse per via della selezione della distribuzione: la Francia e il resto del mondo vanno male, -14% e -13% rispettivamente, il resto d’Europa cala ma molto meno, -3%.
    La selezione della distribuzione si vede sul margine sul costo del venduto (tipicamente fatto per la maggior parte di costi variabili) che sale dal 28% al 29% delle vendite, 89 rispetto a 95 milioni dell’anno precedente e che consente di assorbire l’impatto delle minori vendite sui costi fissi, talchè sia l’EBITDA che l’utile operativo restano stabili in termini relative e calano del 10% circa come le vendite.
    Il problema di Vranken Pommery sono i 654 milioni di debito, che se da un lato sono coperti dal valore delle scorte (658 milioni), dall’altro generano oneri finanziari importanti, 34 milioni di euro nel 2024 rispetto ai 29 del 2023 ma soprattutto rispetto ai 18-20 che si registravano quando i tassi erano più bassi. E tutto questo porta l’utile netto a 1 milione di euro rispetto ai 35 di utile operativo.
    Gli azionisti hanno ricevuto 7 milioni di euro di dividendo nel 2024: considerato che il debito è calato di 2 milioni significa che si sono distribuiti circa l’80% della cassa generata.

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    Laurent Perrier – risultati e analisi di bilancio 2024

    Come ben sapete Laurent Perrier è la più profittevole, capitalizzata e performante tra le aziende quotate che si occupano di Champagne, ovviamente ad esclusione della portaerei di LVMH (di cui peraltro si continua a parlare di un possibile disimpegno). Eppure, il 2024 non è stato un buon anno nemmeno per LP, che ha sofferto il terzo calo consecutivo dei volumi (-6%, in linea con le spedizioni della denominazione per il periodo corrispondente (aprile2024-marzo2025). Dal picco di spedizioni di 12.3 milioni di bottiglie del 2021 siamo dunque scesi a 9.6 milioni nel 2024 (marzo 2025). La differenza di quest’anno è che il calo dei volumi non si accompagna a un miglioramento del prezzo-mix, che per la prima volta peggiora, con il peso dell’alta gamma che passa dal 44.6% al 42% dei volumi. Ne consegue un esercizio che vede un calo delle vendite del 7% (tutto concentrato in Europa), margini in decisa contrazione e debito in salita, anche per effetto del capitale circolante e dell’inizio di un piano di riacquisto di azioni. Ovviamente stiamo parlando di cali e “peggioramenti” che si confrontano gli anni d’oro post Covid. Se li confrontiamo con il pre-Covid 2019, il discorso cambia in modo radicale. Nel 2019 Laurent Perrier aveva un utile netto di 41 milioni, contro i 76 di oggi, e un debito di 277 milioni, contro i 216 (pre-IFRS16) di oggi.
    Le azioni di Laurent Perrier quotano circa il 18% sotto il prezzo di un anno fa nel momento in cui scrivo (5 luglio) e sono scese del 7% da inizio anno. Un risultato simile a Lanson BCC, di cui abbiamo recentemente analizzato i dati, e allineato a Vranken Pommery, di cui leggerete nei prossimi giorni.
    Passiamo a commentare i dati con grafici e tabelle.

    Le vendite annuali calano del 7% a 283 milioni, combinando un -17% nel primo semestre e un +4% nel secondo semestre (151 milioni). Il calo è concentrato nel resto d’Europa (-15%, 123 milioni), mentre la Francia cala soltanto del 3% e il resto del mondo è invece addirittura cresciuto del 2% a 105 milioni. La dinamica del secondo semestre nonostante la comparazione più facile vede sempre l’Europa perdere l’8%, mentre la Francia rimbalza del 16% e il resto del mondo accelera a +26%.
    I margini sono sotto pressione. Il margine sul costo del venduto scende dal 63% al 60% e nonostante il taglio dei costi operativi del 3-4%, l’utile operativo cala del 21% a 76 milioni per un margine che scende dal record storico del 2023 del 32% al 27% del 2024. Con oneri finanziari in leggera crescita e una tassazione stabile al 25% dell’utile pre-tasse l’utile passa da 64 a 48 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, il debito sale da 187 a 216 milioni dopo aver pagato 12 milioni di dividendi e aver ricomprato azioni per 6 milioni di euro. Quindi, dopo queste “uscite volontarie” l’anno si chiude con un deficit di 10-11 milioni di euro, essenzialmente guidato dal capitale circolante (in particolare il magazzino in salita di 35 milioni di euro).

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    Frescobaldi – risultati e dati di bilancio 2024

    Il 2024 è stato un altro anno soddisfacente per Frescobaldi che chiude con un fatturato poco più che stabile (con un piccolo aiuto dall’acqiusizione in Oregon del luglio 2023)  e l’utile netto più elevato di sempre a quasi 36 milioni di euro.
    I dati che esponiamo oggi non si confrontano perfettamente con quelli degli anni precedenti a causa di un cambiamento dei principi contabili relativo al modo in cui gli sconti vengono contabilizzati (vi risparmio i dettagli), che determina un calo di circa 3 milioni del fatturato 2023 corrispondente (da 166 a 164), di circa 1.5 milioni dell’EBITDA e dell’EBIT fino a ricongiungersi ed essere perfettamente neutrale a livello di utile netto. Ovviamente nessun riflesso sulla posizione finanziaria.
    Tornando al 2024 di Frescobaldi, è stato un anno senza grandi operazioni straordinarie, salvo che per l’acquisto dell’1% di Ornellaia e Masseto per un importo di 5.2 milioni di euro, tramite una controllata (Tenute di Toscana) di cui Frescobaldi detiene il 74%. Oltre al fatturato stabile, i margini si sono riportati al 39% (EBITDA) e dopo investimenti di circa 25 milioni di euro e dividendi di 13 la posizione di cassa netta del gruppo è salita da 44 a 57 milioni di euro. Il 2025 vede l’entrata di Frescobaldi nei vini dell’Etna, con l’acquisizione del 40% di Tenuta delle Terre Nere, per un investimento, secondo Winenews, di 15-20 milioni di euro.
    Passiamo a un breve commento dei principali dati finanziari.

    Le vendite sono cresciute dello 0.5% a 163 milioni di euro, avendo neutralizzato l’impatto del 2% circa del nuovo principio contabile. Come era già successo nel 2023, l’Italia cresce (+5% a 67 milioni) più che l’estero, che addirittura cala leggermente a dati comparabili (-3% a 96 milioni di euro).
    L’EBITDA cresce da 62 a 64 milioni di euro, +3%, beneficando della minore incidenza dei costi delle materie prime e dei servizi, compensato parzialmente da un leggero incremento dei costi del personale. Il margine, pur non completamente comparabile con il passato, passa al 39.2% (+0.9% rispetto al 2023 ribasato), quasi al massimo storico del 2022.
    L’utile netto di 35.7 milioni cresce del 7% sul 2023, supportato anche da una gestione finanziaria positiva (inclusa la rivalutazione di una partecipazioni) e dal solito tax rate particolarmente contenuto (5%).
    La cassa netta come dicevamo sopra progredisce di 13 milioni di euro a 57 milioni di euro, dopo investimenti di 25 milioni, un assorbimento di circolante piuttosto importante (22 milioni) e dividendi di 12.5 milioni, leggermente in calo rispetto al dato dell’anno precedente.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Tannico – risultati 2024

    Tannico ha pubblicato il bilancio consolidato 2024 con diverse novità rispetto allo scorso anno, quali il cambio dell’area di consolidamento (che determina una variazione dei dati non operativi del gruppo, e l’acquisto delle minoranze di Ventealapropriete (Valap, 33%) come da accordi originariamente sottoscritti per 18 milioni di euro circa. Se invece ci concentriamo sull’andamento operativo del gruppo, non possiamo dire che il 2024 sia stato un anno soddisfacente. Le vendite sono calate (come peraltro per diversi concorrenti) del 7% a 60 milioni di euro, il margine loro è sceso del 9%, l’utile operativo, anche escludendo le svalutazioni straordinarie dell’avviamento si è mantenuto negativo per circa 15 milioni di euro. Se consideriamo il contributo dei soci di 22 milioni per coprire l’acquisto delle minoranze di Valap e mettiamo in conto la riduzione della cassa netta da 5 a 3.4 milioni di euro, l’attività ha assorbito cassa per circa 6 milioni di euro nel 2024, contro poco meno di 5 calcolati nel 2023.
    Passiamo all’analisi in dettaglio dei numeri.

    Le vendite calano del 7% a 60 milioni di euro, con un andamento leggermente più negativo per Tannico (-7.4%) che per Valap (-6%). L’azienda non fornisce alcun dettaglio della ripartizione geografica dei ricavi.
    Il margine lordo scende dal 30.3% al 29.6%, il livello più basso da quando viene riportato il combinato Tannico+Valap, e non cambia in relazione al nuovo perimetro di consolidamento. I costi operativi sono in crescita del 3-4%, anche questi coerenti con il perimetro precedente.
    Le cose cambiano sotto l’EBITDA per così dire, nel senso che con Dioniso viene incamerato un ammortamento dell’avviamento di oltre 3 milioni di euro, che porta gli ammortamenti da 5 milioni a quasi 9 milioni di euro. In secondo luogo, l’azienda ha svalutato i marchi per un ammontare di 37.6 milioni di euro. Questo è il motivo per cui vedete una perdita operativa di 53 milioni di euro, che si confronta con 16 milioni del 2023 nel nuovo perimetro (circa 11 con il precedente). Se volessimo tirare fuori la svalutazione arriveremmo comunque a una perdita operativa di 15 milioni, non dissimile dai 15.7 registrati lo scorso anno. La perdita netta è di 54 milioni di euro.
    A livello finanziario Tannico resta in equilibrio grazie al contributo dei soci di 22 milioni di euro, che seguono ai 10 apportati nel 2023, ai 3 del 2022 e ai 32 contribuiti nel 2021 quando però fu acquistata la maggioranza di Valap. Proprio per onorare l’impegno di comperare la restante parte del capitale Tannico ha pagato 17.8 milioni di euro quest’anno. La posizione di cassa passa da 5 a 3.4 milioni di euro, il che significa 1.6 milioni di euro in meno cui si sommano i 4.2 milioni di “saldo” tra l’aumento di capitale e l’esborso per Valap, il che porta a calcolare un consumo di cassa di poco meno di 6 milioni.
    La relazione degli amministratori e il bilancio non fanno alcun riferimento agli obiettivi o all’andamento del 2025, salvo riferirsi alla forza degli azionisti (Campari e LVMH) per garantire la continuità aziendale.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vino.com – risultati 2024

    I dati 2024 di Vino.com sono molto incoraggianti sotto due aspetti, entrambi importanti: dopo anni di perdite, il bilancio chiude con un leggero utile, pur aiutato da una piccola componente positiva non ricorrente ma anche da una strettissima disciplina sui costi, e con una generazione di cassa positiva. Il tutto condito da una ripresa delle vendite (+3%) dopo la normalizzazione post-Covid. In secondo luogo, la diversificazione internazionale sta prendendo piede: dei 28 milioni di fatturato, 10 sono generati nei mercati internazionali, probabilmente aiutati anche dal dominio “internazionale”. A completare e a confermare il quadro positivo, i soci hanno deciso di tramutare in capitale il prestito soci di 5 milioni di euro, il che è un segno della fiducia nella continuità aziendale. Vino.com si trova quindi a fine 2024 con una struttura finanziaria molto solida (8 milioni di cassa netta) e un andamento nel 2025, secondo la relazione degli amministratori, in linea con gli obiettivi del piano industriale.
    Bene, passiamo a un’analisi più in dettaglio dei numeri, con grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite crescono del 3% a 28 milioni di euro, grazie al rimbalzo del 20% del fatturato estero, che sale a 10 milioni. Le vendite in Italia subiscono invece un ulteriore leggero calo, -4% a 18 milioni di euro.
    Il margine lordo cala leggermente, dal 35.3% al 34.5%, dopo il deciso cambio di marcia del 2023 (prima era intorno al 26% in media) e si conferma probabilmente il più alto del settore (Callmewine 2024 27%, Tannico 2023 30%, Xtrawine 2023 26%, Bernabei 2023 19%). In valore assoluto il margine lordo è praticamente stabile a 9.6 milioni di euro, ma l’utile operativo migliora sensibilmente da -2 milioni a +0.2 milioni grazie a oltre 1 milione di risparmi di costi di servizi e del personale e a una piccola componente straordinaria positiva (0.2 milioni).
    L’utile netto di 0.35 milioni è poi aiutato da 0.2 milioni di euro di riprese fiscali positive, anche se bisogna sottolineare che Vino.com ha in pancia 22 milioni di perdite pregresse che in una situazione di “prevedibile certezza di recuperabilità” darebbero luogo a oltre 5 milioni di euro di crediti fiscali.
    La parte finanziaria è in miglioramento con la cassa netta che passa da 6 a 8 milioni di euro e il prestito soci di 5 milioni che scompare e diventa patrimonio netto. Il miglioramento della cassa è anche aiutato da una variazione positiva di capitale circolante nonostante un incremento del magazzino (dopo la cura dimagrante del 2023), più che compensato dall’allungamento dei tempi di pagamento dei fornitori.

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    Callmewine – risultati 2024

    Callmewine è la prima azienda di ecommerce di vino di cui analizziamo i dati 2024 e la vista non è di quelle piacevoli. La sensazione personale è che alcune di queste aziende abbiano cambiato strategia. Inizialmente la logica era diventare sempre più grandi offrendo buoni prezzi (e subendo un margine più basso dell’enoteca) e diventare profittevoli con l’aumento della scala. Stile Amazon insomma. Oggi se guardiamo ai dati, dopo la sbornia del Covid, siamo passati dalla ricerca della dimensione alla ricerca dei margini, lasciando il primo percorso “a metà strada”. Lo vediamo da questi numeri dove il margine lordo % sulle vendite cresce, i costi scendono con un calo delle vendite del 16%, lo leggiamo su internet quando Tannico parla di un “aumento dello scontrino medio”.
    Tornando a Callmewine, il 2024 è un anno molto difficile che segue la traiettoria partita nel 2021 di perdite sempre più marcate, che arrivano a 2.1 milioni di euro. La struttura finanziaria torna in equilibrio grazie al contributo dei soci di 1.4 milioni di euro in aumento di capitale, oltre a un ulteriore 1 milione di euro a titolo di prestito soci, il secondo dopo i 4 milioni iniettati nel 2020.
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 16% a 11.5 milioni di euro e restano molto concentrate sull’Italia (10 milioni, in calo del 19%) nonostante lo sforzo di uscire dai confini (bisogna dire che la controllata inglese non è consolidata).
    Come dicevo sopra il margine sugli acquisti sale dal 26.3% al 26.9% del fatturato e dunque limita la discesa del margine lordo al 14%, 3.1 milioni.
    Lo sforzo di taglio dei costi è evidentissimo: il costo del personale cala dell’8%, le spese per servizi sono giù del 7%.
    Purtroppo con 2 milioni di vendite in meno era difficile fare di meglio: la perdita operativa sale da 2.2 a 2.7 milioni di euro, la perdita netta da 1.7 a 2.1 milioni, grazie alla linea delle imposte, che segna un credito di 0.7 milioni da 0.5 dello scorso anno.
    La parte finanziaria vede una situazione di debito netto di 0.2 milioni da 1 milione del 2023, escludendo il finanziamento soci di 1 milione di euro che “sta in mezzo”. Olte a questo ci sono stati 1.4 milioni di euro che arrivano dai soci come aumento di capitale e un calo del capitale circolante di 0.5 milioni, essenzialmente legato all’incremento dei tempi di pagamento dei fornitori (le cantine). Questi due componenti compensano le perdite.

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    Purcari Wines – analisi di bilancio 2024 e OPA

    Appena trovata Purcari Wines, una nuova azienda vinicola quotata… e viene ora probabilmente de-listata dalla borsa rumena in seguito a un’OPA lanciata da Maspex, un gruppo polacco attivo nel segmento alimentare. Tempo buttato a costruire il modello…
    Il prezzo a cui viene proposta l’acquisizione è di 21RON (vedere grafico qui sopra, prezzo mai raggiunto dalle azioni), che corrispondono a un valore totale di 840 milioni di RON e a un valore di impresa di 1.03 miliardi di RON (che diviso 5 fa circa 200 milioni di euro). Se consideriamo le attese degli analisti per il 2025 di Purcari (piuttosto aggressive visto l’andamento molto poco convincente che commenteremo di seguito – 470 milioni di RON di vendite 131 milioni di EBITDA e 63 milioni di utile netto), l’acquisizione proposta è a un multiplo di 2.2 volte le vendite, 8 volte l’EBITDA e 13 volte gli utili.
    Tornando ai dati del 2024, diciamo che sono stati molto lontani dagli obiettivi di crescita che avevano previsto. Avevano cominciato indicando +16/20%, poi a maggio dicevano +12/15%, ad agosto 5-10% e hanno finito a +3.7%. Hanno invece centrato in pieno l’obiettivo di margine, 26-28% e hanno chiuso a 28.1%, ma sotto l’EBITDA sono raddoppiati gli oneri finanziari, crescono gli ammortamenti e alla fine (anche per colpa di alcuni proventi non ricorrenti dello scorso anno) si arriva a un utile netto di 54 milioni di RON contro i 60 dell’anno precedente. Infine, il capitale circolante cresce e con gli investimenti ha portato il debito a 1.8 volte l’EBITDA da 1.4 dell’anno precedente.
    Passiamo ad analizzare qualche dato insieme.

    Le vendite di 382 milioni di RON (dividere per 5 per avere euro) crescono del 3.7% grazie alla crescita del 15% in Romania e dell’8% in Moldavia, mentre gli altri mercati e le attività minori sono in calo del 18%.
    Il margine lordo è in forte progresso, dal 41% al 48% delle vendite, già al livello previsto a piano per il 2027 (48-51%) ma viene mangiato quasi completamente dall’aumento di oltre il 30% dei costi operativi, tra cui sottolineerei il marketing, per cui si arriva a un EBITDA del 28% contro il 27% dell’anno scorso, comunque nell’intorno delle indicazioni sull’anno. Come dicevo sopra poi ci sono oneri finanziari in crescita (da 3.2 a 7.2), le tasse che raddoppiano (da 7 a 14 milioni) e quindi il progresso operativo si perde per arrivare a un utile netto di 54 milioni di RON contro 60 dell’anno scorso.
    A livello finanziario il debito netto passa da 138 a 195 milioni di RON, con oltre 50 milioni di RON di assorbimento di circolante (che è tanto), altri 57 milioni di investimenti (che sono tanti considerato che gli ammortamenti sono la metà, 29), 14 milioni di acquisizioni e dulcis in fundo 26 milioni di RON di dividendi, contro i 22 pagati lo scorso anno.
    Il primo trimestre ha visto una accelerazione delle vendite a +12%, ma una diluizione del margine EBITDA dal 28.3% al 26.2% e un utile netto calato da 11 a 9 milioni di RON. Ma a questo punto, poco importa, visto che l’azienda sarà molto probabilmente comperata, e sarà un problema dei nuovi proprietari.

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