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    Lunelli (Ferrari)– risultati e analisi di bilancio 2024

    Che ci crediate o meno, Lunelli è l’azienda di cui analizziamo il bilancio con il maggior numero di visite (1051 contro 963 per Antinori e 763 per… Tannico) e quindi è necessario fare un buon lavoro! Per questo motivo ho deciso di acquistare sia il bilancio Lunelli che quello Ferrari, in modo da riconciliare una incongruenza sul fatturato di Ferrari, che negli anni precedenti veniva esposto come “lordo” mentre da quest’anno lo vedete come “netto” (ossia coerente con i fatturati delle altre aziende che guardiamo).
    Il 2024 è stato un anno di leggero calo per le vendite del gruppo Lunelli (-6%) e, in misura più contenuta per Ferrari (-2.6%), mentre il calo di Bisol è allineato a quello medio del gruppo. Dopo un 2023 difficile, i margini sono invece in ripresa, con un EBITDA di 27 milioni al 19% del fatturato, mentre la mancanza di proventi finanziari straordinari determina una normalizzazione dell’utile netto, 12 milioni, dopo i 26 milioni dello scorso anno.
    Se il gruppo è entrato nel 2025 con risultati solidi, l’attenzione degli amministratori è al contenimento dei costi per fronteggiare un contesto di mercato, soprattutto (ma non solo) domestico che resta difficile e a cui il gruppo è esposto in modo rilevante.
    Passiamo a un breve commento dei numeri con tabella e ulteriori grafici.

    Il fatturato consolidato cala a 138 milioni di euro, di cui 92 milioni sono Ferrari e 26 milioni sono Bisol. Le vendite italiane sono in calo del 7% a 110 milioni, quelle estere scendono del 2% a 27 milioni di euro. Ferrari ha avuto un calo dei volumi dell’8% a 5.7 milioni di bottiglie a fronte di un fatturato calato del 3%, quindi con un miglioramento del prezzo-mix del 5%.
    L’EBITDA passa da 26 a 27 milioni, dal 17.7% al 19.4% del fatturato, grazie al contenimento dei costi e al miglioramento del mix delle vendite (Ferrari è più profittevole della media), mentre l’utile operativo di 10 milioni beneficia dell’assenza di svalutazioni straordinarie presenti nel 2023, quando era sceso a 6 milioni. Al contrario, vengono a mancare circa 17 milioni di proventi straordinari e dunque l’utile netto torna a 12 milioni dai 26 del 2023.
    Se guardiamo al dettaglio, l’utile netto di Ferrari passa da 9.3 a 8.8 milioni, la perdita di Bisol cala leggermente a 0.8 milioni, mentre le Tenute Lunelli hanno perso 1.8 milioni di euro (1.4 milioni nel 2023).
    A livello finanziario, l’indebitamento finanziario netto sale da 44 a 50 milioni di euro, completamente compensato dal valore delle partecipazioni, salito da 111 a 114 milioni. L’azienda ha investito 17 milioni di euro contro 19 del 2023, in linea con gli ammortamenti, mentre ha distribuito 8 milioni di dividendi (contro 6.5 del 2023).

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, primi 9 mesi 2025

    Le vendite di vino nella GDO durante l’estate sono continuate in linea con i mesi precedenti, con un leggerissimo calo delle vendite di vino fermo (-0.4%) e una moderata crescita per i vini spumanti (+2.6%) e con i solido “dualismo” volumi in calo, valori in crescita che ha caratterizzato il mercato negli ultimi anni (con l’eccezione del periodo Covid). Secondo i dati gentilmente forniti da Circana e sommando questi dati Q3 con il primo semestre, nei primi 9 mesi dell’anno si è venduto vino per 5.2 milioni di ettolitri, -1.7% rispetto allo scorso anno, per un valore di 2.2 miliardi di euro, +1% sull’anno precedente. Gli spumanti continuano a sostenere il mercato (+6%), anche se entriamo nel loro trimestre critico, che vale quasi il doppio di un trimestre normale.
    Passiamo a un commento più in dettaglio dei dati con grafici e le tabelle complete.

    Nel terzo trimestre 2025, le vendite di vino nella GDO in Italia hanno raggiunto 1.72 milioni di ettolitri (comprensivi degli spumanti), registrando una contrazione del -1,7% rispetto ai 1.75 del Q3 2024. Il segmento del vino fermo è andato peggio, con 1.47 milioni di ettolitri, evidenziando un calo del -2,7%, mentre per gli spumanti i volumi sono cresciuti da 234 a 244mila ettolitri.
    I dati in valore incorporano un effetto prezzo positivo del 2% circa (2.3% per i vini fermi) e dunque sono stabili (+0.3% a 735 milioni di euro), con un dato marginalmente negativo per i vini fermi (559 milioni, -0.4%) e una leggera crescita per gli spumanti (168 milioni, +2.6%).
    Se guardiamo i dati in dettaglio troviamo dati molto omogenei. I vini rossi per esempio non sono andati peggio dei bianchi e dei rosati, grazie a un effetto prezzo più marcato che ha compensato un deficit maggiore di volumi, anche se parliamo di differenze inferiori al punto percentuale. Anche i grafici che trovate sotto vi mostrano delle linee “piatte” tra il secondo e terzo trimestre, a significare che non ci sono state particolari sorprese.
    Sembra esaurirsi la crescita dei vini IGT rispetto alle altre categorie, dopo diversi trimestri molto positivi, mentre continua il declino dei vini comuni, calati nel trimestre del 2% in valore (contro 0% per DOC e IGT) e del 4% in volume (contro -2% circa per DOC e IGT).
    Nel segmento degli spumanti italiani, il +2.6% si scompone in +4.2% per il metodo classico, +2.8% per gli charmat secchi, che restano la categoria dominante (135 sui 168 milioni di euro totali della categoria nel trimestre), mentre gli charmat dolci scendono del 3.7% a 8 milioni di euro.
    Annotazione finale: dopo diversi trimestri di forte crescita, durante l’estate lo Champagne è stato stabile. Con 8 milioni di euro rappresenta circa l’1% delle vendite di vino della GDO in Italia.

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento luglio 2025

    Avendo appena visto quanto ha fatto la Francia in luglio e agosto, l’andamento delle esportazioni italiane di vino in luglio non è così sorprendente. Le nostre esportazioni hanno subito un calo del 4% su base mensile si confronta con il -8% francese e che porta il saldo dei primi 7 mesi a -1% per 4.6 miliardi di euro. Il calo di luglio è stato essenzialmente guidato dai vini fermi in bottiglia, calati del 7%, mentre per gli spumanti si è trattato di un buon mese, con un incremento del 5%, ottenuto grazie a un robusto incremento dei volumi (+10%). Dal punto di vista dei mercati, beh, la spiegazione non richiede molto tempo: gli USA sono calati del 26%, ossia 50 milioni in un mese da 750 milioni di export… come diceva Franco Califano, “tutto il resto è noia”. Se però allarghiamo l’orizzonte non possiamo non sottolineare che gli USA sono (insieme al Canada) tra i migliori mercati per il vino italiano, in crescita rispettivamente del 6% e 10% sull’anno scorso, in contrasto con il Regno Unito e la Germania che calano del 6% e dell’1% rispettivamente.
    Passiamo a un commento più in dettaglio. Noterete che il post è molto più ricco di tabelle dettagliate e ordinate, meno ricco di grafici. È il risultato del nuovo Coeweb ISTAT, che devo ancora digerire adeguatamente. Buona consultazione.

    Le esportazioni italiane di vino calano del 3% in luglio, portando il saldo da inizio anno a -0.9%. Se guardiamo invece agli ultimi 12 mesi terminanti a luglio, le esportazioni sono ancora in crescita del 2% a 8.1 miliardi di euro, sostenute dall’ottimo andamento degli spumanti nel secondo semestre dello scorso anno.
    Dal punto di vista dei mercati, abbiamo detto sopra dei principali quattro mercati. La Svizzera, quinto mercato è sostanzialmente stabile, la Francia poco meglio (+2% sia nel mese che nei 7 mesi). La Russia dopo sei mesi molto negativi segna un rimbalzo del 25% nel mese, ma il saldo da inizio anno resta a -45%, mentre continua a calare l’export in Giappone, al ritmo del -10% circa, il che lo fa uscire dalla “top 10” dei mercati del vino italiano.
    Sui vini fermi sono una piccola menzione: il Canada è diventato il terzo mercato per l’Italia sui 12 mesi a discapito del Regno Unito.
    Passando brevemente agli spumanti, il mese è positivo (+5%), il saldo da inizio anno a 0% (-1.4% per i vini fermi). Le variazioni percentuali sono molto meno marcate, con gli USA negativi ma soltanto del 10%. Forse la nota negativa che continua è quella del mercato tedesco, -5% nel mese e -12% da inizio anno. La Francia diventa il terzo mercato per i nostri spumanti superando la Germania.

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    I principali ecommerce italiani di vino – dati 2024

    Il 2024 è stato un altro anno difficile per i principali operatori ecommerce specializzati nel segmento del vino. Qui sopra vedete la somma di ricavi (-2%), margine lordo sulle vendite (-3%) e perdita netta (+15%) di cinque di questi che abbiamo analizzato: Tannico (venduta giusto la settimana scorsa), Vino.com, Bernabei, Xtrawine e Callmewine. Ovviamente si tratta di una lista non esaustiva, anzi se qualcuno di voi ha da segnalarmi altri ecommerce “più rilevanti” sarò felice di aggiungerli.
    È anche vero che non è andata male per tutti. In questo post mi sento di menzionare Vino.com, che dati alla mano è riuscita a invertire il trend negativo del fatturato e a tornare in pareggio tagliando i costi. Continua l’andamento negativo (e i contributi dei soci per tenere in piedi) Tannico, che resta il più grande ecommerce, con 60 milioni di fatturato (-7%). Infine, un’ultima considerazione proprio sui contributi dei soci: tutte e 4 le piattaforme pure qui analizzate (Tannico, Callmewine, Vino.com e Xtrawine) hanno ricevuto contributi dai soci (per un totale di circa 19 milioni di euro), mentre per IWB l’online è una divisione di una grande entità e non sono certo di come sia strutturato Bernabei: avendo il più basso margine sulle vendite (21%) ed essendo l’unico non in perdita, non riesco bene a capire come sia strutturato.
    L’analisi prosegue con la tabella di dettaglio per tutti gli operatori nel resto del post.

    Nel 2024 il dato cumulato del fatturato cala del 2.3%, che diventa 1.4% se ricomprendiamo anche IWB. Tannico resta leader con 60 milioni, -7%, poi viene Bernabei, 31 milioni e l’unico in crescita importante (+10%), Vino.com è il terzo con 28 milioni.
    Se guardate la tabella vedete chiaramente che i margini si sono stabilizzati. Vino.com è il più profittevole in termini di “ricarico di vendita” visto che ha un margine del 35%, poi Tannico al 30% e Callmewine e Xtrawine al 26-27%. Come dicevamo sotto Bernabei è al 21%…
    Salvo Bernabei che non è mai andato sotto zero e Vino.com che ha raggiunto il pareggio nel 2024, gli altri tre perdono soldi. Appare preoccupante soprattutto Tannico, passata da 11 a 17 milioni (aggiustato) anche se questo dato si ricollega a un cambio di perimetro di consolidamento (che verrà ridivisa con la vendita da Campari/LVMH a Castel Freres della sola parte italiana). Xtrawine riduce leggermente le perdite, Callmewine resta intorno ai 2 milioni di perdite annue.
    Il livello dei magazzini peggiora leggermente, ma questo è anche dovuto al fatturato in calo. Tannico ha il magazzino più elevato di tutti, il 23% del fatturato, anche se in termini di giorni magazzino è allineato a Callmewine e Xtrawine, ossia circa 280 giorni (260 Callmewine, 300 Xtrawine). In questo contesto, sono Vino.com con l’11% del magazzino sulle vendite (120 giorni) e Bernabei con l’8% (140 giorni) ad avere l’andamento migliore.
    Capitolo finale relativo ai contributi dei soci. Nel 2024 sono stati contribuiti 5 milioni a Vino.com, 10 milioni a Tannico, 1.4 milioni a Callmewine e 2.3 a Xtrawine. Da quando ho cominciato a guardare questi bilanci, Tannico ha ricevuto 72 milioni (32 per fare l’acquisizione di Valap), Vino.com 28, Callmewine 5.4 e Xtrawine 3.6.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Mack & Schuhle Italia – risultati 2024

    Quando si guarda il grafico qui sopra con l’evoluzione delle vendite, si capisce da subito che Mack & Schuhle Italia è una “mosca bianca” nel panorama vinicolo italiano. La crescita imponente ha origine dal 2016, quando l’imprenditore locale (famiglia Angelillo) cede la metà dell’azienda al distributore tedesco omonimo, che introduce i vini nei mercati della GDO europea e non solo. Dai 12 milioni di fatturato del 2016, M&S Italia oggi un colosso da 206 milioni, +19%, e destinato a un ulteriore passo in avanti nel 2025. Ovviamente tanta crescita in così poco tempo è compatibile con un modello di business molto leggero (un capitale investito di meno di 30 milioni di euro) e un’attività prettamente commerciale e di imbottigliamento. I principali marchi di M&S Italia, per chi non li conoscesse (e devo essere onesto, mi ci metto) sono Novantaceppi, Zardetto, Grapur, Ca’ di Prata, Villa Frattina e Genevitis.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri 2024.

    Le vendite sono cresciute del 19% a 206 milioni di euro. Secondo il prezioso blog di Anna di Martino (link), sono state vendute 62 milioni di bottiglie, circa il 5% in più del 2023 il che comporterebbe quindi un prezzo medio di 3.3 euro, +13%.
    Dal punto di vista geografico, M&S Italia ha realizzato un fragoroso +59% in Italia, toccando 61 milioni di fatturato, che ha compensato il calo del 10% in Europa. Sono poi da quest’anno state esplicitate le vendite nel Regno Unito, 31 milioni, il che però rende difficile analizzare la performance degli altri mercati.
    A fronte di questa crescita molto tumultuosa i margini restano piuttosto limitati, anche se in crescita. Nel 2024, il margine EBITDA è salito dal 3.0% al 3.8%, quindi da 5.3 a 7.8 milioni di euro. Di questo circa lo 0.3% è derivato da un migliore margine sugli acquisti, mentre è stata la minor crescita dei costi per servizi a determinare il miglioramento del margine. Il bilancio chiude con un utile netto di 2.2 milioni di euro, esattamente in linea con quello del 2023 per via di maggiori ammortamenti, oneri finanziari ma soprattutto per la mancanza di alcune plusvalenze che avevano sostenuto il bilancio nel 2023.
    Nonostante gli ottimi risultati operativi, l’indebitamento sale leggermente, da 24 a 28 milioni di euro, il che corrisponde a 2.4 volte l’EBITDA (comunque meno dei 3.3x del 2023, grazie alla crescita dell’EBITDA appunto). Il tutto è dovuto a un ulteriore assorbimento di capitale circolante di 5 milioni (dopo i 15 del 2023) e nonostante gli investimenti siano stati veramente limitati (circa 0.3 milioni di euro).

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    Fantini Group – dati di bilancio 2024

    Fantini Group ha compiuto un altro significativo passo avanti nella riduzione del debito derivante dal leverage buy out del 2020. Nel 2024, nonostante un calo delle vendite (-4.4% a 83 milioni), l’incremento dei prezzi di vendita (+3%) grazie allo spostamento del mix verso vini a prezzo più elevato e la riduzione dei costi di produzione ha avuto un forte impatto positivo su margini (EBITDA dal 22% al 27%) e sulla generazione di cassa, che è stata di 13 milioni di euro. Con un debito su EBITDA di 1.6 volte l’azienda controllata dal private equity Platinum (80%) è tornata a una struttura finanziaria molto sana, e potrebbe essere pronta a compiere il prossimo passo. Il 2025 dovrebbe essere un altro anno positivo, anche vista l’esposizione marginale al mercato americano e, secondo la relazione degli amministratori, un andamento in ripresa del mercato europeo (dopo un 2024 pessimo).
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 4.4% a 82.6 milioni di euro, a causa del calo del 9% in Europa, principale mercato per Fantini, scesa da 63 a 57 milioni. Tutti gli altri mercati sono stati in crescita, a partire da Italia e America (entrambi +10%) e Asia (+6%). L’azienda ha specificato che le vendite verso la GDO sono leggermente salite (+1%).
    I costi di produzione hanno fatto la differenza, con costi delle materie prime vinicole stabili e cali nel prezzo di quelle secche come vetro, cartoni e via dicendo, il margine lordo è salito dal 46% al 51% del fatturato. Questo balzo ha più che compensato il calo delle vendite e ha assorbito l’incremento del costo del personale (+4%) e delle altre spese operative (+8%). L’EBITDA rettificato è quindi salito da 19.2 a 22.7 milioni, l’utile operativo è passato da 17 a 20 milioni. Con oneri finanziari stabili ma tasse in leggera crescita (dal 30% al 33%), l’utile netto passa da 4.5 a 6.8 milioni.
    Fantini Group non ha effettuato investimenti rilevanti nel 2024 (2.2 milioni). Questo, insieme al buon controllo del capitale circolante (in calo di circa 1 milione), agli ottimi risultati (generazione di cassa di 15 milioni contro 10-11 dell’anno precedente) e all’assenza di dividendi ha consentito di tagliare il debito da 50 a 37 milioni di euro, che corrisponde a una leva di 1.6x, contro 2.6x dell’anno scorso e rispetto al picco di circa 4 volte dopo il riassetto azionario, quando il debito era salito a circa 74 milioni.

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2024

    Nel 2024 il Gruppo Antinori ha consolidato per tutti i 12 mesi l’acquisizione americana Stag’s Leap Wine Cellars, sfiorando la soglia dei 400 milioni di fatturato, con una crescita del 14% (al netto dell’impatto di un piccolo cambio dei principi contabili che ha ridotto il fatturato di circa 7 milioni in entrambi gli anni, senza impatti sugli utili). A contribuire a questo incremento di 50 milioni nel 2024 sono senz’altro stati gli ulteriori sei mesi di Stag’s Leap WC (stimiamo circa 30 milioni), ma anche un andamento positivo delle vendite in termini organici, particolarmente negli USA dove è stato riassorbito l’impatto del cambio del distributore. Inoltre, la Marchesi Antinori, ossia la società operativa italiana ha avuto una crescita delle vendite del 7% circa. L’utile netto consolidato è salito da 68 a 69 milioni di euro, mentre l’utile netto di pertinenza del Gruppo è passato da 65 a 68 milioni di euro.
    Il 2024 è stato un anno di “consolidamento”. Gli investimenti sono stati 42 milioni (al netto delle dismissioni), il livello più basso degli ultimi anni. Ci sono stati un paio di acquisizioni (Col Solare in USA e Antica Fattoria La Parrina Società Agricola) per 6 milioni, ma anche un paio di dismissioni (il 40% di Compagnia del Vino ad Alta Maremma Vigneti e Vini, di cui ha a sua volta venduto il 18% delle sue stesse quote che includono l’intera partecipazione nella Tenuta di Biserno) per 12 milioni di euro. La posizione finanziaria netta è dunque scesa a circa 329 milioni, il che corrisponde a una leva sull’EBITDA di 2.1x, in forte miglioramento rispetto a 2.5x dell’anno scorso. Finora nel 2025, Antinori ha annunciato l’acquisizione di Arcadia Vineyard, una proprietà con 35 ettari vitati che dovrebbe contribuire a Stag’s Leap WC di diventare completamente integrata verticalmente nel breve termine.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite del 2024 sono cresciute del 14% da 345 a 395 milioni di euro, con i nuovi principi contabili (sarebbe stato da 352 a 402 con i precedenti – la differenza è nella deduzione diretta dei costi e contributi promozionali riconosciuti ai clienti). Le vendite crescono del 10% in Italia a 142 milioni e del 49% in USA a 108 milioni, mentre calano leggermente in Europa (-2%) e crescono del 3% nel resto del mondo.
    L’EBITDA (qui calcolato risommando l’effetto sulle rimanenze finali dell’allocazione del maggiore prezzo pagato per l’acquisizione americana) scende da 165 a 163 milioni di euro, con un margine che passa dal 47.9% al 41.4%. Gli ammortamenti crescono da 62 a 73 milioni, principalmente a causa dell’aggiunta dell’ammortamento del goodwill dell’acquisizione americana e del suo consolidamento per i 12 mesi. Di conseguenza l’utile operativo cala da 98 a 83 milioni di euro.
    L’utile netto consolidato passa invece da 68 a 69 milioni di euro, quindi con un andamento opposto all’utile operativo. Nonostante l’aumento degli oneri finanziari sul debito da 22 a 30 milioni (l’acquisizione americana fu fatta a giugno 2023, quindi il debito medio del 2024 è stato molto superiore), la gestione dei cambi è migliorata di 20 milioni di euro (da -5 a +15). Dopo gli interessi di minoranza, l’utile netto sale da 65 a 68 milioni.
    A livello finanziario come abbiamo detto la posizione finanziaria netta scende da -411 a -329 milioni di euro, dopo aver spesato circa 42 milioni di investimenti, incassato 12 milioni di dismissioni, un assorbimento di capitale circolante di circa 25 milioni di euro e aver pagato 5 milioni di dividendi. LEGGI TUTTO

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    Italian Wine Brands – risultati primo semestre 2025

    IWB chiude il primo semestre 2025 con un leggero calo delle vendite (-3% a 185 milioni) ma un miglioramento degli utili, ottenuto grazie alla riduzione degli ammortamenti (alcune attività in Piemonte sono anche state deconsolidate in quanto destinate alla vendita) e, nei dati riportati, a minori oneri non ricorrenti. La strategia è incentrata sullo sviluppo del canale Ho.Re.Ca., sulla “gestione” del canale teleselling, in calo strutturale e ormai non più profittevole, e sulla diversificazione internazionale del canale all’ingrosso cercando di entrare in segmenti a prezzi più elevati. Nelle comunicazioni del management resta centrale la crescita esterna: è chiaro che se IWB è oggi una delle aziende più importanti del vino in Italia lo è per la visione ma soprattutto il coraggio del suo management di fare operazioni di trasformazione importanti (Giordano-Provinco nel 2015 e poi IWB-Enoitalia nel 2021).
    Tornando ai dati, nel semestre l’utile netto cresce del 7% a 10 milioni, una cifra molto simile a quanto è stato distribuito ai soci tra dividendi e riacquisti di azioni proprie. Passiamo a un’analisi più dettagliata nel resto del post.

    Le vendite calano del 3% a 185 milioni di euro, con una riduzione del canale wholesale del 4% a 131 milioni e del canale Distance Teleselling del 13% a 24 milioni, mentre il canale Ho.Re.Ca., nuovo focus del gruppo, cresce del 9% a 30 milioni. Il breakdown geografico non è facile da costruire ma si vede chiaramente il calo dell’Italia (esposta al teleselling) del 12% a 32 milioni, quello degli USA (-5%), mentre IWB sottolinea la positive performance dell’HoReCa in UK (+15%, dove viene realizzato oltre la metà del fatturato della divisione) e quella di Svinando nell’ecommerce (+4%).
    I costi aiutano IWB bel primo semestre, sia a livello di materie prime (parzialmente “rigirati” ai clienti con prezzi in calo) che di risparmi sui costi di trasporto e di sinergie (grazie anche all’outsourcing). Il risultato è che i 6 milioni di ricavi persi non hanno impatto sull’EBITDA che resta stabile a circa 22 milioni, con un margine che passa dall’11.5% all’11.8%.
    Il miglioramento degli utili viene dagli ammortamenti (-1.5 milioni circa) e dai minori oneri non ricorrenti (-0.7 milioni a 0.9 milioni), che portano a un utile operativo rettificato di 17 milioni, +9% e a un utile netto rettificato di 10.3 (+7%).
    A livello finanziario il debito cala “anno su anno” di 15 milioni circa, dopo avere distribuito circa 12 milioni agli azionisti (comprendendo gli 1.2 milioni di acquisti di azioni proprie del secondo semestre 2024), quindi con una generazione di cassa di 27 milioni. Nel semestre il debito chiude a 78 milioni, erano 76 a fine anno, a causa della concentrazione dei dividendi nel semestre. Il rapporto debito su EBITDA, comprendendo anche la componente IFRS16 è 1.8 volte stabile rispetto a fine anno ma meglio del 2.2x segnato a giugno 2024.

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