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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primo semestre 2023

    I dati semestrali delle esportazioni di spumante restano positivi, anche se in graduale rallentamento. Come abbiamo già visto nel post precedente sul dato totale, le fonti di questo rallentamento sono chiaramente localizzate nel mercato nordamericano (qui rappresentato dagli Stati Uniti). Il Prosecco continua a guidare la categoria, anche se non la “spinge più”, a fronte di un deciso calo dei volumi esportati (-6% nel semestre) compensato da un incremento del 10% circa del prezzo medio di esportazione.
    Nel post trovate anche i dati relativi all’Asti, sempre più legato ai paesi dell’Europa dell’Est e alla Russia e degli spumanti DOP, che non mostrano segni di sviluppo. Ovviamente per gli spumanti il primo semestre è un periodo interlocutorio, nell’attesa della stagione “chiave” dell’autunno. Per darvi un’idea, il secondo semestre è il 55% delle esportazioni annue, vale a dire che vale il 20-25% in più del primo semestre. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le esportazioni di spumante toccano quota 1009 milioni nel primo semestre 2023, +3.3%, nonostante un calo dei volumi esportati del 4% circa a 3 milioni di ettolitri.
    Grazie al forte incremento registrato nel secondo semestre 2022 (che sarà un problema probabilmente nei mesi a venire…), il ritmo di crescita annuo è ancora piuttosto positivo a +9% per un valore, nei 12 mesi terminati a giugno 2023, di 2200 milioni di euro.
    Guardando alle categorie, il Prosecco è ormai il 75% circa del totale. È quindi ovvio che i tassi di crescita del Prosecco siano molto vicini a quelli totali, visto che ne rappresentano la maggior parte.
    Il primo semestre 2023 si caratterizza per il forte indebolimento del mercato americano, -9% nei 6 mesi, e di un certo indebolimento del Regno Unito, -4%, che però era stato un problema già prima del 2023. Sono da notare l’andamento ancora positivo del mercato tedesco, in crescita del 9% nel semestre e di quello francese, +22%, ormai diventato il quarto mercato di esportazione per gli spumanti italiani.
    Anche per i vini spumanti, vi invito a seguire con attenzione lo sviluppo nei mercati dell’Est Europeo. La Polonia e la Lettonia compaiono ormai nella “top 10” dei mercati, oltre alla Russia che è tornata in forte crescita nonostante i problemi geopolitici.
    Nel post trovate anche i dati sull’Asti spumante, che ha registrato un buon semestre a +8% per 67 milioni (quindi meno di un decimo rispetto al Prosecco), mentre sono in calo del 7% circa gli altri spumanti DOP, che fanno obiettivamente fatica a imporsi sui mercati internazionali, vivendo più da vicino della concorrenza dei prodotti di qualità francesi. LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento primo semestre 2023

    Il primo semestre ha dunque chiuso in pari: le esportazioni di vino di 3.7 miliardi sono solo qualche milione sotto l’anno scorso. Il dato si può abbastanza agevolmente spaccare in due sotto diversi aspetti. Il primo trimestre è stato “buono”, con un incremento del 3.5-4%, il secondo trimestre ha specchiato al contrario il primo, con un calo molto vicino al 4%. Se guardiamo ai mercati, troviamo la medesima divaricazione: Nord America molto male, con gli USA a -7% e il Canada a -16%, contro l’Europa che è stata leggermente positiva con qualche bagliore (Francia e Russia sono molto evidenti nella tabella). Se guardiamo infine ai prodotti, senza particolari sorprese abbiamo una leggera crescita dei vini spumanti (+3%) e un leggero calo dei vini fermi in bottiglia (-2%), anche se i dati degli spumanti sono in graduale deterioramento (-3% in giugno preso singolarmente). Sebbene i dati non siano positivi, non per questo il quadro è negativo. L’export di vino italiano viene da un “post Covid” eccellente, dove i nostri prodotti hanno guadagnato quote di mercato globalmente. Volendosi lamentare, forse si potrebbe dire che, sempre in termini relativi, la Francia ha fatto meglio di noi, ma tutti questi confronti sono sempre influenzati da dove si comincia l’analisi. Guardiamo dunque i dati insieme, ricordandovi che tra un paio di giorni ci sarà l’approfondimento sui vini spumanti.

    3767 milioni di euro e 10.39 milioni di ettolitri, -0.4% e -1.5% sono i grandi numeri dell’export italiano del primo semestre 2023.
    Per categoria i vini in bottiglia calano dell’1.9% a 2530 milioni, i vini sfusi sono stabili (+0.8%) a 227 milioni e i vini spumanti sono in crescita del 3.3% a 1009 milioni di euro.
    Per quanto riguarda i volumi, i vini fermi calano del 4% a 5.86 milioni di ettolitri, gli sfusi crescono del 9% a 2.23 milioni di ettolitri, mentre gli spumanti scendono del 4.1% a 2.29 milioni di ettolitri.
    Le tabelle che trovate nel resto del post dettagliano l’andamento per mercato delle diverse categorie e un tabellone finale dove potete vedere l’andamento per mercato degli “ultimi 12 mesi terminanti a giugno”. Da questa tabella si evince ancora di più quello che vedete nel grafico qui sopra, cioè lo “stallo” dei grandi mercati e lo sviluppo che nel complesso sta avvenendo nei mercati minori. Fuori dalla top 5 trovate subito la Francia, ormai una realtà da oltre 300 milioni annui e in crescita del 19%, il recupero della Russia che ormai sfiora 200 milioni di euro e l’interessante andamento nei paesi dell’Europa dell’Est, con la Polonia (116 milioni) per dirne una che è superiore alla Cina, sempre al centro dell’attenzione.
    Vi lascio alla consultazione dei dati.

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    Argentina – esportazioni di vino – aggiornamento 2022

    Le esportazioni di vino Argentine sono cresciute del 10% a 773 milioni di euro nel 2022, che corrispondono a 131 miliardi di peso argentini. Considerando la forte svalutazione della valuta locale, l’incremento “lato argentino” è del 37%. Il dato beneficia di un andamento generalmente positivo nella maggior parte dei mercati chiave per il paese sudamericano, a partire dal recupero in USA (tornato al livello pre-covid) e con l’eccezione del mercato inglese, dove dopo due anni molto positivi si registra una flessione. Una menzione particolare va fatta ai mercati del continente: Brasile e Messico hanno messo a segno una forte crescita, così come Perù e Colombia (su valori più contenuti), segno che sembra esserci spazio per lo sviluppo del prodotto argentino nei mercati limitrofi. I volumi esportati sono invece calati a 2.6 milioni di ettolitri (-11%), con una forte volatilità in alcuni mercati (Canada e Cina in particolare). In conclusione, i dati sono positivi nel loro complesso, supportati da un forte sviluppo in nuove aree geografiche (soprattutto nello stesso continente), mentre la posizione del vino argentino nei mercati sviluppati, al di là di qualche alto e basso annuale, sembra essere stabile e non più in crescita come negli anni passati. Passiamo a una breve rassegna dei dati.

    Con 773 milioni di euro, l’Argentina è il decimo esportatore di vino al mondo. La crescita sul 2021 è del 10% in euro e del 37% in valuta locale, mentre su un orizzonte di 5 anni l’andamento è più moderato, intorno al +2% annuo.
    In termini di volumi, i dati sono più volatili e influenzati da una base di confronto molto difficile del 2020 e 2021. Infatti, a fronte di un calo dell’11% sull’anno precedente, se ricongiungiamo la serie al 2017 troviamo un dato annuo di +3%, molto coerente con quello del valore visto poco sopra.
    Il principale mercato restano gli USA, con 224 milioni di euro (+10%) e 665mila ettolitri esportati (-2%), seguito dal Regno Unito con 103 milioni (-5%) e 515mila ettolitri (-14%). Il terzo mercato è diventato dal 2021 il Brasile, dove le esportazioni argentine sono cresciute anche nel 2022, +19% a 84 milioni di euro. Il dato sul Brasile ma anche sugli altri paesi latino americani (come potete apprezzare dalla tabella) è particolarmente positivo anche in ottica di medio termine.
    Sono invece negativi i dati relativi al Canada, alla Cina e ad alcuni altri paesi europei, come la Svizzera, dove il calo si verifica sia nel 2021 che nel confronto con il 2017.

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    USA – consumi e mercato del vino – aggiornamento 2022

    I dati pubblicati recentemente dal Wine Institute di San Francisco restituiscono una immagine del mercato americano del vino coerente con quanto stiamo osservando nelle nostre serie di esportazione. Ossia, un mercato in cui dopo il boom legato al Covid i consumi di vino sono calati, pur mantenendo un dato stabile in termini di valore al dettaglio. In particolare, il consumo di vino 2022 è stimato in 964 milioni di galloni, che sarebbero 36.5 milioni di ettolitri, contro un consumo stimato per il 2021 di 1.1 milioni di galloni, quindi oltre 41 milioni di ettolitri. I dati possono essere volatili e gli anni anormali che abbiamo affrontato possono portare a conclusioni errate. Di certo, come potete vedere dal grafico qui sopra, i tassi di crescita del vino in USA si stanno normalizzando. Su un orizzonte quinquennale parliamo di +0.4% per i volumi e +2.6% per il valore, su base annua. Ciò si confronta con un dato del +2/3% per volumi e circa +5% annuo per il valore del decennio precedente (2007-17). Il quadro applica poi anche allo specifico del vino californiano, che è poi il focus dell’istituto da cui abbiamo preso i dati. Le spedizioni di vino sono calate del 9% circa a 22.4 milioni di ettolitri, di cui quasi 20 sono comunque dedicati al mercato americano. Nel resto del post qualche ulteriore dettaglio.

    I consumi di vino americano a volume sono stati di 36.5 milioni di ettolitri nel 2022, con un calo apparente del 12% sul 2021. Il dato 2021 comunque diverce in modo sensibile da quanto stimato da OIV, che invece dice 33 milioni di ettolitri (34 per il 2022).
    Il valore al dettaglio non viene rilevato, ma viene stimato intorno a 79 miliardi di dollari, con un incremento dell’1% sul 2021, il che implica un aumento del valore medio al litro del 15%, da 19 a 22 dollari.
    I dati per il vino californiano sono coerenti con questo quadro, con spedizioni calate dell’8.4% nel mercato americano e del 12% in quello internazionale dal punto di vista dei volumi, per un retail value che però secondo il Wine Istitute sale a 58 miliardi di dollari. Trovo il dato piuttosto strano e da controllare, essendo in incremento del 20%.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle. LEGGI TUTTO

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    Germania – esportazioni di vino 2022

    Le esportazioni di vino tedesco sono cresciute del 6% nel 2022 a 1.07 miliardi di euro, il livello più elevato degli ultimi anni. Come ben sapete la Germania è un mercato di importazione più che di esportazione: a fronte dei 3.5 milioni di ettolitri esportati nel 2022, oltre 13 milioni sono importati, per una “bilancia” negativa di 10 milioni di ettolitri e, in euro, di 1.6 miliardi di euro. Un’altra curiosità è il fatto che la Germania esporta a 300 euro per ettolitro e importa a 200, quindi mediamente vende vino più pregiato (o a maggior prezzo) di quello che compera. Passando invece ai dati che abbiamo sottomano oggi, credo che la considerazione più interessante sia il progresso strutturale che il vino tedesco sta avendo nei paesi dell’Est Europa, che non sono ancora considerati o messi nel mirino da altre nazioni esportatrici. La Polonia, per esempio, è il terzo mercato per il vino tedesco già dallo scorso anno (forse il secondo, dato che il dato olandese è probabilmente falso e influenzato dalla riesportazioni), con un ulteriore progresso a doppia cifra e un valore delle esportazioni di 83 milioni di euro; ma potete notare più in basso anche il progresso della Repubblica Ceca, +10% sul 2022 e +10% annuo dal 2017. Bene, passiamo a un breve commento dei dati.

    Il totale delle esportazioni di vino tedesco è aumentato di 60 milioni tra il 2021 e il 2022, passando a 1066 milioni di Euro, +6%. Il volume esportato è invece calato del 5% a 3.5 milioni di ettolitri.
    I Paesi Bassi restano il principale mercato di esportazione per il vino tedesco in termini di valore e ancor più di volume, ma hanno registrato una diminuzione passando da 176 milioni a 157 milioni (-11%). In termini di volume siamo passati da 950 a 750mila ettolitri, -21%.
    La Norvegia e l’Austria sono i paesi che hanno mostrato la maggiore crescita con un aumento del 36%. La Norvegia ha aumentato le sue importazioni da 49 milioni a 66 milioni. L’Austria ha aumentato a 48 milioni di EUR.
    Altri paesi che hanno aumentato le importazioni di vino tedesco sono come dicevamo la Polonia (+15% a 83 milioni), con un volume a +5% e il Regno Unito (+14% a 82 milioni).
    Resta invece stabile il mercato USA, probabilmente il principale “vero” importatore di vino tedesco: con 87 milioni, resta ancora ampiamente sotto il livello raggiunto nel 2016-17 di 100 milioni di euro.

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento maggio 2023

    Le esportazioni di vino riportano il secondo mese negativo da inizio anno a maggio. Si tratta di un calo limitato al 4%, ma viene in un mese importante ed è essenzialmente guidato da minori volumi, quindi non si tratta (per il momento) di un effetto di normalizzazione dei prezzi. Ne risulta un quadro stabile da inizio anno a valore (3.08 miliardi di euro, +0.4%) e negativo per l’1.6% a volume (8.4 milioni di ettolitri). Il vino fermo in bottiglia è la categoria che sta frenando l’export, con un -7% per maggio e -4.5% da inizio anno, ma anche gli spumanti hanno rallentato di molto la corsa, chiudendo maggio a +2% e il saldo da inizio anno a +5%. Dal punto di vista geografico sono gli Stati Uniti, nostro principale mercato, a segnare un calo molto importante: se volessimo fare un calcoletto, potremmo dire che senza il calo nel mercato USA (-41 milioni in maggio) il saldo del mese sarebbe stato leggermente positivo (visto che il totale cala di 32 milioni). Ma ovviamente si tratta di calcoli che lasciano un po’ il tempo che trovano. Da notare, comunque, il forte incremento delle esportazioni in Russia (raddoppio a Maggio, +74% da inizio anno), che continua a destare la mia curiosità. Passiamo a commentare qualche ulteriore dato.

    Con 717 milioni di euro le esportazioni italiane di vino calano del 4.3% in maggio, portando il saldo da inizio anno a 3.08 miliardi, +0.4%. Se guardiamo agli ultimi 12 mesi il dato è ancora positivo per il 4.7% a 7.88 miliardi di euro, ma ovviamente il traguardo degli 8 miliardi diventa meno “raggiungibile”.
    Dalla lettura dei dati emerge chiaramente la combinazione di “sgonfiamento” dei prezzi (stabili in maggio, ancora +2% da inizio anno) e il calo dei volumi (-4% in maggio, -1.6% da inizio anno). Quest’ultimo è diventato più importante nell’ambito della recente ondata inflazionistica, che è stata determinante per l’andamento nel 2022.
    Per quanto riguarda i mercati, peggiorano di molto i dati del mercato americano, che dopo il -12% di aprile chiude a -20% in maggio. Anche se sono per un -1%, maggio è il terzo mese negativo nel mercato tedesco (-2% in marzo, -5% in aprile). Sono invece in recupero i dati nel mercato inglese, cresciuto del 16% in maggio dopo due mesi a +11/12% a marzo-aprile.
    Guardando da inizio anno, gli USA e la Svizzera sono ora in calo del 2%, Germania e Regno Unito sono a +2%, il Canada perde un po’ meno di prima ed è a -19%, mentre resta in forte crescita la Francia (pur con un maggio stabile).

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    L’andamento degli indici Liv-ex – aggiornamento 2022/23

    Torniamo oggi a discutere dell’andamento degli indici Liv-Ex relativi ai grandi vini e lo facciamo con rinnovato interesse visto l’inversione di tendenza osservata negli ultimi mesi. La crescita che sembrava senza fine e che aveva fatto aleggiare considerazioni sulla superiorità dell’investire in vino rispetto ad altre forme di investimento sembra essersi fermata. Intendiamoci: come tutti i beni a offerta fissa, il vino (o meglio “un vino”) ha un prezzo che può arrivare a qualsiasi cifra. Però dal picco toccato ad agosto 2022, l’indice più rappresentativo, il Liv-Ex 1000, è calato del 7% (come sempre prendiamo i dati in euro e non in sterline). Nello stesso periodo la borsa americana (S&P500) è cresciuta del 4%, mentre quella europea è scesa del 2%. L’inflazione osservata nel periodo è stata del 5% circa.
    Preoccupati? No, per nulla. Per una serie di ragioni. Vediamole nel resto del post.

    Anzitutto, non tutti i vini sono cresciuti nella stessa maniera. Il calo dell’indice generale, che è stato del 6% da inizio anno è soprattutto determinato dalla correzione dei prezzi dei vini che erano cresciuti di più. Da inizio anno i vini di Borgogna sono giù del 7%, gli Champagne del 9%. Fa eccezione, se vogliamo, il Rodano che non è mai cresciuto più degli altri ed è crollato del 14% (buon per me, che amo quei vini).
    In secondo luogo, dobbiamo anche considerare qualche aspetto di contorno, “è tutto un complesso di cose” come direbbe il grandissimo Paolo Conte. Veniamo da due anni di euforia post-Covid, che nemmeno una guerra molto vicina a noi e un’inflazione galoppante sono riuscite a scalfire. Potremmo essere di fronte a una normalizzazione. Negli ultimi mesi il mercato americano è rallentato pesantemente nei consumi di beni di lusso e i cinesi sono alle prese con una situazione non facile a casa loro: finchè non riprenderanno a viaggiare (forse manca poco), difficilmente potranno fare sentire il loro peso.
    In secondo luogo, le vendemmie 2020 e 2021 in Francia sono state molto scarse (ma non cattive per qualità) e questo ha certamente contribuito all’aumento dei prezzi, mentre la vendemmia 2022 è stata molto abbondante. È plausibile che molti investitori stiano aspettando l’ondata dell’annata 2022 per vedere l’effetto che fa* sui prezzi (*cit. Enzo Jannacci).
    Tornando ai dati, ci sono buone notizie per i vini italiani, almeno in termini relativi. Se il loro andamento è stato meno spumeggiante negli ultimi anni, ora l’inversione di tendenza si fa sentire decisamente di meno. Il calo dei prezzi da inizio anno è soltanto del 2% e non si arriva al 3% se partiamo dal picco dei prezzi, che per i vini tricolori è stato novembre 2022.
    Se la diagnosi di sopra è corretta, potrebbe durare un po’. D’altronde oggi una bottiglia della Borgogna costa ancora 8 volte quanto costava nel 2003, e mediamente una bottiglia di vino pregiato costa più di 4 volte tanto. I vini italiani? Leggermente meno di 4 volte.
    Buone vacanze.

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    Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, primo semestre 2023

    Che dire? Si beve meno e si spende di più. I dati di Circana sulle vendite nella GDO italiane restituiscono questo quadro, molto chiaro, per il secondo trimestre e (quindi per) il primo semestre 2023. Le vendite di vino crescono del 3% a 1.4 miliardi di euro ma calano del 4.4% a 3.6 milioni di ettolitri, per un effetto prezzo che cumulato viaggia intorno all’8%. In questo contesto, l’effetto “mix” sembra essere molto limitato, visto che la categoria che cresce di più è quella dei rosati, che mostra un prezzo ben inferiore alle altre categorie (3 euro al litro, contro 3.3 dei bianchi e 3.6 dei rossi) e dove l’effetto prezzo è anche più limitato (5% contro 7-9% per le altre categorie, sempre guardando ai dati semestrali). Certamente il secondo trimestre è andato un po’ meglio di quello che ci si poteva immaginare e lo vedete dai grafici allegati, dove qualche “beccheggio” verso l’alto si nota e dove potete apprezzare che l’emorragia dei volumi (ora -2% sui 12 mesi rispetto al 2019) sembra rallentare. Gli spumanti restano positivi, +3.5% in valore rispetto al trimestre 2022 ma rallentano rispetto al primo (favorito dalla Pasqua anticipata) mentre il contrario succede per i vini fermi che dopo un valore stabile nel primo trimestre riprendono quota con un +5% nel secondo trimestre. Anche i vini DOC/DOCG hanno un dato positivo dopo 2-3 trimestri di stasi. Bene, passiamo a un’analisi un po’ più dettagliata nel resto del post.

    Le vendite di vino nella GDO chiudono il trimestre a 705 milioni di euro, +5%, con un calo dei volumi del 2.4% a 1.8 milioni di ettolitri. Nel semestre si chiude a 1.37 miliardi di euro, +3%, mentre i volumi sono a -4.4% per 3.56 milioni di ettolitri.
    I vini fermi nello specifico si riprendono nel secondo trimestre con un +5.1% che porta il saldo dei 6 mesi a +2.6%, per un valore di 1.09 miliardi, mentre i vini spumanti italiani con 275 milioni rallentano a +6% nel semestre dopo un primo trimestre molto forte e un secondo trimestre stabile. Il forte calo degli Champagne (-13% nel semestre) è un altro segno di debolezza.
    Sempre più nel dettaglio, nel semestre crescono del 5% i vini rosati, del 3.5% i vini rossi e dell’1% i vini bianchi, nelle prime due categorie con un visibile miglioramento nel secondo trimestre (+5% per i vini rosati, +8% per i vini rossi).
    Per categoria qualitativa, il semestre è +3% per i vini DOC e IGT, +1% per i vini comuni, tutto dovuto all’andamento più positivo nel secondo trimestre delle prime due categorie.
    Nei vini spumanti, sono sempre gli Charmat secchi a guidare la crescita, +7% nel semestre, con i metodo classico a +5% e gli Charmat dolci a +2%.
    Vi lascio alle tabelle e grafici del post.

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