More stories

  • in

    Sula Vineyards – presentazione e risultati 2023

    Curiosando qua e là durante le vacanze di Natale sono incappato in questa azienda indiana che produce vino che si è quotata un paio di anni fa: Sula Vineyards. Prima di entrare nei dettagli bisogna fare una premessa corposa sull’India, perché è una nazione fuori dal nostro contesto. Potrei partire parlandovi della dinamica e dimensione demografica, 1% di crescita della popolazione annua circa (ma oltre il 2% quella della popolazione urbana) per 1.5 miliardi di persone – ossia una nuova Lombardia ogni anno -; potrei menzionarvi un mercato delle bevande alcoliche da 1.2 miliardi di casse dove il vino contribuisce soltanto 4 milioni; infine, devo spiegarvi come “danno i numeri” gli indiani, visto che usano una unità di misura “INR crore” – che usiamo in tutti i grafici – che significa “10 milioni di Rupie”. Quindi quando leggete vendite di 609 INR Crore, state leggendo 609 decine di milioni di Rupie, ossia 6,090 milioni di Rupie, che sono poi 6.09 miliardi di Rupie che diviso il cambio con l’euro di circa 90 fanno circa 68 milioni di euro.
    Se vi interessa l’articolo continua…

    Fatte queste premesse, passiamo a Sula, che produce 1.1 milioni di casse di vino che… considerando le 4 che fa tutto il mercato sono tante. Essenzialmente Sula probabilmente rappresenta il 25-30% del mercato totale e, si legge nel bilancio, oltre il 60% del vino prodotto localmente.
    A differenza di quanto succede dalle nostre parti, il vino è in forte crescita e di moda, in un mercato dominato dagli spiriti e dalla birra. Sula non vende solo vino (“own brands”) ma fa anche “wine tourism”, per circa il 10% del fatturato. La quota di vini che loro chiamano “Elite&Premium” è in costante crescita, dal 68% al 75% del fatturato in qualche anno.
    L’azienda si è quotata alla borsa locale un paio di anni fa e ha un valore in borsa di circa 335 milioni di euro; considerando il debito di circa 25 milioni di euro, si arriva a 360 milioni di valore d’impresa. Confrontati con i 20 milioni di EBITDA che ha realizzato nel 2023 (marzo 2024), margine del 30%, tratta a 18 volte l’EBITDA, ossia un multiplo ormai sconosciuto dalle nostre parti. Come mai? L’azienda cresce, ha margini alti… è in India.

    Venendo ai numeri, come vedete le dimensioni sono piuttosto modeste rispetto alla dimensione potenzialmente gigantesca del mercato, dicevamo circa 13 milioni di bottiglie, con un buon valore per bottiglia (4.5 euro) escludendo la parte del turismo, che danno un fatturato di circa 60 milioni di euro. Il fatturato diventa poi 67 includendo proprio la parte turismo, dove comunque non scherzano con oltre 100 camere, 435mila visitatori nelle cantine e 172mila degustazioni.
    I margini sono eccellenti, frutto anche di una buona integrazione nella parte agricola (1120 ettari, probabilmente a coprire tra la metà e i due terzi della produzione di vino), oltre che della domanda in crescita che porta a dei buoni prezzi di vendita. Quindi il margine sulla produzione viaggia intorno al 70%, l’EBITDA al 30% e l’utile operativo al 20%. Utile netto 2023 di 93 INR Crore, che sono poi 10 milioni di euro, pari al 15% del fatturato.
    Per concludere, struttura finanziaria ribilanciata dopo la quotazione in borsa, con un debito che sta intorno a 1.2 volte l’EBITDA.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Purcari Wines – analisi di bilancio 2023

    Introduciamo oggi una nuova azienda vinicola quotata nel raggio di azione del blog. Si tratta di Purcari Wines, attiva in Est Europa con base principale in Romania, quotata nel mercato locale da qualche anno, con un fatturato atteso di circa 400 milioni di RON locali (80 milioni di euro) e un utile netto di 60 (12 milioni di euro). La sua valutazione borsistica è oggi intorno ai 600 milioni di RON (120 milioni di euro), che corrispondono a circa 10 volte gli utili attesi 2024 e 5.5 volte l’EBITDA.
    La ragione per analizzarla è che è un’azienda in forte crescita (fenomeno raro nel settore del vino…), che cercherà nei prossimi anni di uscire dai suoi confini (attualmente circa il 70% delle vendite è concentrato in Romania e Moldavia) per aggredire i mercati internazionali. L’ambizione di crescita è stata delineata lo scorso ottobre in un evento dedicato agli investitori in cui sono stati dai gli obiettivi al 2027, dopo che l’azienda ha dismesso una linea di attività non vinicola che rappresentava l’8% delle vendite e il 4% degli utili: vendite in crescita a circa 600 milioni di RON (quindi il 50% in più in 3 anni), utile netto previsto raddoppiare a 120 milioni di RON con un EBITDA di 210-230 milioni di RON dai 100 attesi nel 2024.
    Bene, passiamo a una breve analisi dei dati con grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite di Purcari Wines sono cresciute del 22% nel 2023 e in media del 16% dal 2019 al 2023. La Romania è stata la principale area di crescita, con un incremento annuo del 24% dal 2019 che l’ha portata a rappresentare quasi il 60% del fatturato totale e a costruire una quota di mercato del 13%. La Moldavia è il secondo mercato, con un peso del 16% del totale.
    Purcari lavora con 4 marchi. Purcari, che rappresenta il 56% delle vendite, Bostavan e Crama Ceptura il 15% circa ciascuno, Divin Baldar al 10%, oltre a un piccolo marchio Angel’s Estate che copre il 3%.
    L’azienda ha nel corso degli anni sacrificato i margini industriali per crescere. Si vede bene dalla tabella come il margine è calato dal 50% circa del 2019 al 42% del 2023. A livello di EBITDA e utile operativo è successo più o meno lo stesso, con l’EBITDA passato dal 33% al 27% e l’utile operativo dal 27% al 20%. Vero è che la crescita delle vendite è stata importante e dunque in valore assoluto l’EBITDA è passato da 65 a 100 milioni di RON tra il 2019 e il 2023, l’utile operativo da 55 a 74 e l’utile netto da 43 a 60.
    A livello finanziario il commento principale riguarda l’esplosione del capitale circolante, passato da meno di 100 milioni prima del Covid ai 260 milioni attuali, che ha assorbito la generazione di cassa. A fine 2023, Purcari Wines aveva un debito netto di circa 140 milioni, corrispondenti a 1.4 volte l’EBITDA.
    Le previsioni per il 2024 sono per una crescita delle vendite del 5-10% (15-20% per la divisione vino, cui si deve dedurre l’interruzione dell’attività non più critica) e un margine netto del 14-16%.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2024/25

    TWE ha annunciato la settimana scorsa i risultati del primo semestre sostanzialmente in linea con le aspettative degli analisti (, ma ha purtroppo comunicato anche che le aspettative per la fine dell’anno fiscale (giugno 2025) sono più basse di quanto precedentemente indicato. Nel dettaglio, l’obiettivo di utile operativo è stato ridotto da 780-810 milioni di dollari australiani a 780 milioni (669m 2023-24 per confronto), quindi circa il 2% sotto “la metà della forchetta”, nonostante l’incremento dei benefici attesi dall’integrazione di DAOU (acquistata un anno fa) negli USA e a causa dei minori risultati della divisione “Treasury Premium Brands”, ossia dei vini di prezzo inferiore. Proprio quel segmento di vini da cui l’azienda si era prefissa di uscire, ma che non è riuscita a vendere per la mancanza di offerte.
    Il tutto messo insieme (mancata vendita delle attività a basso margine e minori utili in prospettiva) hanno dato un colpo secco al valore delle azioni, che il giorno dei risultati ha perso il 7%. Dall’inizio dell’anno (al 15 febbraio) le azioni sono scese del 4% circa.
    Venendo ai risultati più nello specifico le vendite sono cresciute del 20% a 1.54 miliardi di dollari australiani (+5% in termini organici, quindi senza DAOU), l’utile operativo è cresciuto del 35% a 391 milioni e l’utile netto del 33% a 221 miloni. L’utile per azione cresce meno (+21%) a causa del maggiore numero di azioni (TWE ha emesso azioni per pagare i due terzi dell’acquisizione di DAOU). Debito stabile a 2.0x l’EBITDA.
    Maggiori dettagli con altri grafici e tabelle nel resto del post.

    Le vendite sono cresciute soprattutto in USA +33% a 657 milioni per l’acquisizione di DAOU e in Asia (+46% a 410 milioni) per la ripresa delle esportazioni verso la Cina, mentre il mercato domestico e la Nuova Zelanda calano del 5% e l’Europa fa -9%.
    Le vendite per divisione rispecchiano il trend: Penfolds +24% a 557 milioni essendo soprattutto asiatica, Treasury America +41% perché è solo in America, tutto il resto -8%, che è poi la roba che volevano vendere.
    In termini di volume si passa da 10.8 a 11.2 milioni di casse, con i dati positivi di Penfolds (1.5m, +15%) e TWE America (3.4m +22% con DAOU) compensato dal calo della divisione Premium (6.3, -6%).
    I margini salgono dal 23% al 25% a livello operativo grazie al mix del fatturato che si sposta verso Penfols (45% da 42%) e America (25% da 21% l’anno scorso), ma anche dai migliori margini delle due divisioni chiave dell’azienda, come vedete tra parentesi.
    La struttura finanziaria di TWE resta sul limite alto della forchetta 1.5-2.0 volte l’EBITDA che il management si è prefisso, con un debito di 1.87 miliardi di dollari australiani, parti a 2.0x l’EBITDA. Nel corso del semestre l’azienda ha avuto una ottima generazione di cassa “mangiata” dalla distribuzione agli azionisti (154 milioni più 17 di buyback) e dalla svalutazione del dollaro australiano che ha avuto un impatto piuttosto importante sulla traduzione dei debiti in dollari americani.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    LVMH divisione vino – risultati 2024

    La divisione vino di LVMH ha archiviato un anno orribile. Le vendite sono calate dell’11% (8% in termini organici), l’utile operativo del 35%. Siamo tornati al 2019 circa come vendite e al 2015 come utili. Il Cognac è andato molto peggio che lo Champagne, sia per perdita di fatturato (-15% rispetto a -8%), ma anche in termini di perdita di margini, tanto che nel 2024 ha guadagnato di più la divisione Champagne/vini che non quella Cognac/spiriti, sia in termini assoluti che relativi. Il secondo semestre è stato anche peggio del primo per il Cognac, un po’ meno peggio per lo Champagne. Ovviamente, i mercati asiatici sono andati peggio di tutti gli altri.
    A guardare bene i dati, LVMH ha anche tagliato gli investimenti nel 2024 rispetto al passato e gli sono esplose le scorte di prodotti, con rilevanti svalutazioni di semilavorati, immaginiamo nel segmento del Cognac.
    Le prospettive non sono buone, soprattutto considerando il tenore solitamente positivo (per quanto mai quantitativo): leggere che bisogna affrontare il 2025 con pragmatismo e attenzione non è bello. A proposito, Moet & Chandon rimpiazzerà Ferrari nelle premiazioni delle gare di formula 1.
    Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata di numeri con tutti i grafici e tabelle allegate.

    Le vendite della divisione sono calate dell’11% a 5.9 miliardi di euro, di cui 3.2 miliardi di euro di Champagne e vini, a loro volta scese dell’8%. Se restringiamo il confronto al secondo semestre, il calo del fatturato è simile, -11% a 3.05 miliardi, ma nella divisione vino e Champagne le cose sono andate un po’ meglio, -5% a 1.8 miliardi di euro.
    I volumi venduti calano del 3% nel 2024, a sottolineare il forte peggioramento anche del prezzo-mix (-8%), a 225 milioni di bottiglie. Di queste, 62 milioni sono Champagne (-7%) e 61 milioni sono vini fermi (stabili). Nel secondo semestre le vendite in volume di Champagne si sono stabilizzate, -1% a 36 milioni, mentre sono calate del 12% quelle dei vini fermi a 30 milioni di bottiglie.
    I margini sono ovviamente in forte contrazione. L’utile operativo crolla da 2.1 a 1.4 miliardi di euro in totale, -36%, con una perdita di margine di quasi 9 punti percentuali, dal 32% al 23%. La divisione Champagne e vini cala di meno, da 1.1 a 766 milioni, -30%, con un margine che passa dal 32% al 24%. Il secondo semestre è stato “drammatico”, con un calo da 1063 milioni a 579 milioni, -45%, e la divisione vino in particolare calata da 618 a 415 milioni di euro.
    Quindi, fatti due conti oggi conta più lo Champagne/vino che il Cognac/spiriti, ribaltando le gerarchie storiche.
    Abbiamo accennato sopra agli investimenti, che sono calati da 538 a 332 milioni, con una quota del 5.7% del fatturato. Va detto che gli investimenti erano stati molto elevati nel 2023… ma comunque sono sotto la media storica del 6.5% circa.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Crimson Wine – presentazione e risultati 2023

    L’abbandono della borsa di Duckhorn mi ha spinto alla ricerca di qualche altra azienda quotata in USA per tenere traccia anche di questo mercato. Una di queste più piccole è Crimson Wines, azienda da circa 70-75 milioni di dollari di vendite, con dei marchi piuttosto famosi come Pine Ridge, Archery Summit, Chamisal, Seghesio, Double Canyon e un altro paio. Non è un’azienda “propriamente quotata”, nel senso che le azioni trattano in un mercato speciale, ma comunque riporta i risultati puntualmente. È un’azienda finanziariamente solida (posizione di cassa netta con una dotazione importante di vigneti), con un margine EBITDA nell’ordine del 10% e un’esposizione importante alle vendite dirette (circa il 40% del totale), che hanno generato non pochi problemi durante l’epoca del Covid.
    Nel corso degli ultimi anni, l’azienda ha mantenuto un volume produttivo abbastanza stabile, gradualmente riducendo la quota di prodotto derivata dai propri vigneti, passata dal 35-40% degli anni pre-Covid alla quota attuale del 20-25%. Moltiplicando il prezzo delle azioni per il loro numero si arriva a un valore di mercato di 125 milioni di dollari, che corrisponde a un valore di impresa di 120, quindi circa 1.7x volte le vendite e 15 volte l’EBITDA. Multipli che pur essendo applicati al 2023 dovrebbero essere abbastanza attendibili visto che la performance del 2024 è piuttosto simile al 2023.
    Passiamo a un commento dei principali numeri con una serie di grafici e tabelle.

    Le vendite 2023 sono calate del 2% a 72.4 milioni di dollari, a causa soprattutto del calo delle vendite dirette (“DTC”), -5% a 27 milioni. I volumi spediti sono calati del 3% a poco meno di 400mila casse, dunque il prezzo medio per cassa è cresciuto dell’1% circa a 183 dollari (per 12 bottiglie). Il calo delle vendite dirette è legato a fattori casuali (cattivo tempo in California nell’annata) ma anche a fattori stagionali, ossia, “changing consumer behaviour”, non una bella frase…
    L’azienda ha comunque mantenuto i margini di profitto, grazie agli incrementi di prezzo di cui dicevamo sopra. Il margine lordo delle vendite dirette è intorno al 66% (dal 65%), quello del ramo all’ingrosso del 37% (dal 35% del 2022).
    Considerando i costi di marketing e generali, l’utile operativo atterra a un risicato 3% delle vendite, circa 2 milioni di dollari, con un EBITDA margin del 10% circa che sottolinea un peso piuttosto importante degli ammortamenti. Nel 2023, alcune poste straordinarie positive hanno portato l’utile a 3 milioni di dollari.
    Crimson Wine ha un bilancio molto sano, con quasi 190 milioni di dollari di patrimonio netto, supportato da 116 milioni di attivi tangibili (terreni e immobili) e quasi 60 milioni di magazzino

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2024

    Constellation Brands ha riportato un trimestre molto debole, caratterizzato dal solito andamento negativo della divisione vini e spiriti (vendite al dettaglio -4%), costantemente afflitto dalle continue dismissioni (ultima vendita: Svedka Vodka – spedizioni -16%), ma questa volta anche da un sostanziale rallentamento della “locomotiva” della birra (spedizioni +2%, vendite al dettaglio +3%). Risultato finale: venerdì 10 gennaio 2025 le azioni del gruppo sono crollate del 17% a fronte di una riduzione delle previsioni di utili per l’anno fiscale che chiude a febbraio 2025. La birra doveva crescere del 6-8% secondo i piani, ora siamo a 4-7%, il vino doveva calare (escludendo le dismissioni) del 4-6% secondo le attese di ottobre, adesso diventa meno 5-8% – ma ricordo che alla fine del primo trimestre a maggio 2024 si parlava di +0.5/-0.5%!!!. Ovviamente il quarto trimestre per Constellation Brands è quello meno significativo e quindi i giochi per l’anno sono fatti.
    Le indicazioni sull’utile di fine anno sono state leggermente riviste al ribasso. L’azienda continua a pagare dividendi e a ricomprare azioni, ma negli ultimi tempi a un ritmo superiore a quello con cui genera cassa. Se ci confrontiamo con la situazione di 12 mesi fa, il debito netto sale di circa 850 milioni, dopo che l’azienda ha pagato agli azionisti 1.4 miliardi di dollari.
    Passiamo a una breve analisi con ulteriori grafici e la tabella riassuntiva.

    Nel terzo trimestre l’azienda ha avuto un fatturato di 2.46 miliardi di dollari, -0.5%. Di questi, 2.03 miliardi sono birra, +3%, 431 milioni sono vino e spiriti, -14%, con il “solo vino” a 375 milioni, -14%.
    A livello consolidato, l’utile operativo è stabile a circa 800 milioni di dollari, mentre migliora l’utile netto da 509 a 616 milioni, essenzialmente grazie alla riduzione del carico fiscale.
    Se ci concentriamo sulla divisione vino e spiriti, CBrands ha venduto 5.1 milioni di casse, di cui 4.3 milioni nel mercato americano, con un calo del 16% e 19% rispettivamente. Le vendite al dettaglio dei prodotti CBrands hanno subito un calo del 4% rispetto all’anno scorso, che paradossalmente non è male visto il -17% e -12% dei due trimestri precedenti, anche se la base di comparazione era la più facile.
    Dal punto di vista finanziario, l’azienda resta intorno a 3 volte il debito su EBITDA, con un indebitamento finanziario netto di 11.5 miliardi di dollari. Negli ultimi 12 mesi sono stati distribuiti dividendi per 714 milioni di dollari e ricomprate azioni per 668 milioni. Gli investimenti sono stati 1.45 miliardi di dollari.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2025

    Oggi parliamo di valutazioni e dell’andamento in borsa delle aziende vinicole quotate, con l’aggiornamento dei multipli di valutazione all’anno corrente (2025) e al prossimo e soprattutto (e purtroppo) con l’aggiornamento del campione delle aziende presenti che non consente di avere un confronto temporale coerente (esce Duckhorn, delistata, ed entra Andrew Peller, essendo riuscito a recuperare i dati prospettici).
    Passando ai dati, possiamo certamente dire che il 2024 è stato un anno negativo per l’andamento dei prezzi. Basta guardare il grafico per vedere che solo Italian Wine Brands, Concha y Toro e TWE hanno avuto un andamento positivo, in un anno in cui le borse mondiali sono mediamente cresciute del 18% circa. La seconda conclusione è che l’andamento negativo deriva non solo dalle minori attese sui profitti, visibile soprattutto nelle aziende della Champagne, ma anche da i multipli di valutazione sempre più sotto pressione. La terza conclusione che è ricorrente tutti gli anni è che le aziende “extra europee” sono grandi e fanno molti più soldi (leggi: margini di profitto), il che supporta delle valutazioni più elevate.
    PS. Constellation Brands ha ridotto le attese di profitto il 10 gennaio, subendo una significativa perdita in borsa (oltre il 10%)
    Bene, possiamo andare nei dettagli con la tabella riassuntiva e ulteriori grafici.

    L’andamento 2024 è stato mediamente negativo per le aziende quotate del settore, con le tre aziende della Champagne in calo del 16%, quelle internazionali mediamente del 7% e le europee a -4%. In positivo spicca il +26% di IWB, in negativo il -27% di Delegat (NZ).
    Passando ai multipli di mercato, diciamo che se li confrontate con quelli dell’anno scorso di questo periodo troverete una riduzione dei multipli delle aziende internazionali. TWE per esempio oggi a 17.5 volte gli utili dell’anno corrente, l’anno scorso era a 20x, con il multiplo dell’EBITDA passato da 12 a 11 volte), ma lo stesso vale per Concha y Toro (da 9 a 8 volte l’EBITDA) e Delegat (da 8 a 7 volte).
    Per le aziende della Champagne, tutte e tre insieme ora a 12 volte l’EBITDA contro 11 dell’anno scorso, quindi con una leggera rivalutazione.
    Venendo alle aziende più vicino a noi, IWB è certamente quella con l’evoluzione più importante, anche se resta su multipli piuttosto bassi di 6.5x sull’EBITDA e meno di 10 volte gli utili, mentre per Masi il discorso è diverso essendo l’azienda in una fase difficile con margini molto più bassi che in passato non pienamente “riflessi” nel valore di mercato che considera anche il marchio, il magazzino e il patrimonio fondiario. Ad ogni modo, mediamente le 4 aziende europee che guardiamo (Advini, SSW, Masi e IWB) sono rimaste circa stabili in termini valutativi rispetto allo scorso anno.
    Infine vi lascio con questo grafico interessante che vi mostra l’andamento dell’EV/EBITDA di 4 aziende (TWE, IWB, Concha y Toro e Delegats), in modo che possiate prendere coscienza della forte riduzione dei multipli degli ultimi anni.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Laurent Perrier – risultati primo semestre 2024

    Laurent Perrier è la terza azienda della Champagne di cui analizziamo i risultati semestrali, in questo caso spostati al periodo aprile-settembre. L’andamento è ovviamente simile ai suoi simili (Lanson BCC ha subito un calo vicino al 20%, Vranken Pommery un po’ meglio a -7%). Nel semestre le vendite sono calate del 17% a 132 milioni, con un impatto molto importante sui volumi (-18% a 4.4 milioni di bottiglie) e un prezzo mix che si mantiene stabile, con un prezzo medio che viaggia intorno ai 30 euro alla bottiglia. I margini restano molto elevati ma ovviamente il minore fatturato si fa sentire in termini di minore assorbimento dei costi fissi, per cui il margine operativo scende al 29% dal 36% dell’anno scorso e l’utile netto cala in valore assoluto da 38 a 25 milioni, comunque un livello più che doppio di quello dell’azienda negli anni precedenti al Covid. La struttura finanziaria peggiora a causa di un incremento del capitale circolante (pagamento ai fornitori), anche se il rapporto tra debito e magazzino (0.33 da 0.30 l’anno scorso) resta tra i più bassi del settore. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 16.6% a 132 milioni di euro, fatte di 4.4 milioni di bottiglie vendute (-17.8%) a un prezzo medio di circa 30 euro (+1.5%). A completare il quadro e per differenza, i cambi hanno avuto un impatto marginalmente negativo.
    In Francia le vendite scendono a 26 milioni di euro, -18%, mentre nel resto d’Europa il calo è leggermente più marcato a 22%. La componente extraeuropea scende del 15% a 49 milioni di euro e rappresenta il 37% del fatturato.
    Il margine lordo, quindi quello dedotti soltanto i costi della produzione scende al 60% dal 63% dell’anno scorso, per un valore assoluto di 79 milioni, -21%. Nonostante il taglio secco alle spese commerciali (-13%) si perdono altri tre punti di margine a livello dell’EBITDA (da 61 a 43 milioni di euro, dal 39% al 33%) e un altro a causa degli ammortamenti in crescita, compensato da una leggera riduzione del carico fiscale.
    A livello finanziario il debito sale (settembre 2024 contro settembre 2024) da 204 a 237 milioni di euro a fronte di un incremento del magazzino da 682 a 705 milioni di euro. Il capitale circolante è impattato da un forte calo dei debiti verso fornitori, riteniamo temporaneo e da riassorbire.
    Il titolo in borsa ha anticipato i dati negativi rilasciati a Novembre già durante l’estate: le azioni sono in calo del 17% da inizio anno nel momento in cui sto scrivendo (7 dicembre 2024).

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO