L’impronta ambientale dell’attività vinicola, ovvero quante pesa la tua bottiglia? – indagine Rabobank
Il titolo dell’ultimo rapporto trimestrale di Rabobank sul settore del vino vale più di mille spiegazioni: “La più grande sfida di sostenibilità del vino è anche la più facile da implementare”. Qual è? Il peso della bottiglia. Tema che mi sta a cuore da tempo e che finalmente posso affrontare con i numeri. Infatti, il rapporto mette in luce come a detta degli operatori l’involucro più sostenibile è il vetro (60% dei rispondenti del sondaggio), poi mette anche in luce come il “packaging” rappresenti il 25% delle emissioni della catena produttiva e distributiva (questa è un’analisi, non un sondaggio) e infine fa vedere che sebbene molte aziende abbiano cominciato a pensare di ridurre il peso delle bottiglie, poche l’abbiano davvero fatto e anche chi l’ha fatto potrebbe fare molto di più. La produzione della bottiglia “leggera” (parliamo 420 grammi) genera meno emissioni ed è anche meno costosa: una combinazione molto difficile da trovare nell’ambito della sostenibilità. Ma, attenzione: passare da 600g per bottiglia a 400g funziona, ma scendere ulteriormente può diventare costoso perché la produzione diventa difficile e gli scarti (delle bottiglie “venute male” aumentano). E, infine, per gli esperti di marketing… la bottiglia diventa più “stupida”, fondo piatto, bottiglie più panciolute, insomma un dilemma quando si arriva allo scaffale. Diciamo cose nuove? Ma no, Banfi lavora a questa innovazione da oltre 10 anni (link). Ma altri ben più piccoli hanno abbracciato il concetto (link, giusto per citarne uno). D’altronde a noi interessa il liquido. Quindi, caro produttore, quanto pesa la tua bottiglia? E, soprattutto, cosa stai aspettando?
Passiamo ad analizzare insieme qualche dato del rapporto.
Secondo il rapporto, il 76% circa del vino venduto in USA è confezionato in bottiglie di vetro, il 17% in bag-in-box e la parte rimanente tra alluminio, PET e Tetra Pak.
Il sondaggio fatto su 200 professionisti del settore del vino in USA ha fornito una visione molto chiara sul concetto di sostenibilità nel packaging: il 60% ritiene che sia il vetro la miglior soluzione, contro soltanto il 18% che punta sull’alluminio, il 14% sul bag-in-box e il 9% del Tetra Pak.
L’analisi dell’impronta carbonica del vino è nel grafico a torta, dove si vede chiaramente la predominanza dell’imballaggio, 20% del totale oltre a un altro 5% che deriva dall’imballaggio secondario.
Il grafico probabilmente più interessante è quello del sondaggio dove viene chiesto alle aziende americane se hanno adottato politiche di “lightweighting” delle loro bottiglie. Le risposte sono suddivise per peso della bottiglia e come vedete la parte verde chiaro che indica quelli che lo fanno non hanno ancora raggiunto un peso medio coerente con quelle che sono le possibilità offerte dalla tecnologia (ossia una bottiglia sui 400 grammi).
Infine un’ultima indagine sull’impronta carbonica delle aziende vinicole tedesche ha indicato come maggior fattore discriminatorio tra chi emette molto e chi meno il peso della bottiglia.
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