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Frescobaldi – risultati e dati di bilancio 2019

Sotto alcuni punti di vista il 2019 è stato il miglior anno di sempre per Frescobaldi: fatturato sopra 120 milioni, incidenza delle materie prime al minimo di sempre, posizione finanziaria netta quasi neutra. È stato un anno senza scossoni, di consolidamento degli investimenti e delle acquisizioni degli ultimi anni (oltre 100 milioni dal 2014 al 2019, compreso acquisizioni), che mette Frescobaldi nelle condizioni di affrontare al meglio la sfida del 2020. L’impatto del COVID19 sarà significativo visto il posizionamento elevato dei prodotti, esposti quindi al canale Ho.Re.Ca. che ha subito uno stop di almeno 3-4 mesi. Gli amministratori, nell’ambito di un messaggio comunque cauto commentano così: “Occorre comunque precisare che i segnali derivanti dal mercato cinese, primo ad essere uscito da un lockdown generalizzato, sono incoraggianti e devono essere motivo di ottimismo per il settore vitivinicolo italiano”. Bene, passiamo a commentare i dati 2019.

  • Le vendite crescono del 6% a 122 milioni, con l’Italia che tiene il passo del 2018, +9% e le vendite all’estero che invece rallentano a +4%, ma che comunque rappresentano il 63% del totale. Non sono forniti ulteriori dettagli.
  • La struttura dei costi è costante rispetto al 2018 in termini relativi. Gli acquisti calano dal 19% al 18% delle vendite ma sono compensati dalla crescita del 10% circa dei costi per servizi, per il personale e per gli ammortamenti (come conseguenza degli investimenti rilevanti degli ultimi anni). L’utile operativo cresce quindi del 5%, leggermente meno delle vendite, con un margine tra i più elevati nel panorama italiano, il 23.4%. Sotto poche cose da dire: gli oneri finanziari sono marginali e comunque calano del 20%, quasi niente tasse (aliquota fiscale del 3%) e gli utili di minoranza delle tenute (tra cui Masseto/Ornellaia/Luce) in crescita del 10%. Risultato finale: utile netto di 18.6 milioni, +12%.
  • La parte finanziaria è molto lineare nel 2019, dato che gli investimenti scendono a 14 milioni di euro (e quindi si avvicinano agli ammortamenti), il capitale circolante è stabile nonostante l’incremento del magazzino, i dividendi sono calati da 5.5 a 4.8 milioni di euro. Con una generazione di cassa dall’attività di circa 39 milioni di euro, il debito netto cala da 22 milioni di euro a 2 milioni.
  • Il capitale investito è praticamente stabile intorno a 260 milioni e quindi il ritorno sul capitale si calcola facilmente: poco più dell’11%. La mancanza di leva finanziaria e il ritorno sul capitale molto elevato delle tenute parzialmente detenute da altri riduce il ritorno sul capitale azionario all’8-9%, un livello comunque superiore alla media storica e al costo del capitale, soprattutto in questi tempi di tassi di interesse nulli.
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