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Lotta alla Drosophila Suzukii: arriva la cavalleria asiatica

Quando fece la sua prima comparsa nelle nostre terre ne avevamo solo sentito parlare male dai frutticoltori delle regioni vicine: la Drosophila suzukii era la maledizione dei ciliegi e dei piccoli frutti maturi in genere. A differenza del suo più comune e diffuso parente, il moscerino della frutta, appassionato consumatore di frutta stramatura tendente al marcio, la più raffinata Drosophila ama la frutta fresca e matura al punto giusto, che utilizza come nido-mensa. Le uova depositate sotto l’epidermide, poniamo, di una ciliegia, danno modo alle larve di venire al mondo direttamente in un buon e succoso ristorante, e lì si sviluppano.

I danni erano già ingenti per i cerasicoltori – così come per i produttori di pesche, susine, mirtilli, kiwi, albicocche, cachi, fichi, ecc. – ma quando la vorace Drosophila iniziò a mettere i suoi grandi occhi rossi anche sui grappoli d’uva, fu il panico, o quasi. Dal 2009 (anno in cui fece la sua prima comparsa in Toscana e Trentino) ad oggi si sono cercati i mezzi più efficaci e al tempo stesso eco-compatibili per contrastarla/arginarla, ma con successi finora limitati. Per noi la DS è un insetto alieno, essendo originaria del Sud Est asiatico, qui non ha nemici naturali e questo le ha permesso di espandersi indisturbata in decine di Paesi europei. Ma i tempi sicuri stanno per finire: è infatti in arrivo il suo antagonista. Alieno anche lui.

E’ il Ganaspis brasiliensis: prelevato dai laboratori del CAB International, importante centro di ricerca svizzero con cui la Fondazione E.Mach di Trento si coordina a livello internazionale nell’ambito della lotta alla Drosophila suzukii, al momento si trova isolato presso i laboratori della stessa FEM, che coordina il programma a livello nazionale.
Ora per il Ganaspis inizia il periodo di sperimentazione in quarantena; il prossimo passo sarà la presentazione dello studio del rischio che valuti l’impatto del parassitoide sugli ecosistemi locali in caso di liberazione sul territorio. Tale studio è un requisito fondamentale per ottenere l’autorizzazione al rilascio e verrà presentato alle autorità preposte entro la primavera 2021. In questo lavoro FEM integrerà gli studi già svolti presso CAB e negli Stati Uniti prendendo in considerazione le condizioni ecologiche specifiche degli ambienti italiani.

Per dare maggior rilevanza allo studio, la Fondazione ha ritenuto opportuno creare un gruppo di lavoro coinvolgendo nel progetto il CREA Firenze e numerose università e istituti di ricerca sparsi sul territorio nazionale e assumendo il ruolo di coordinatrice dei lavori. Una volta approvato lo studio del rischio, si potrà procedere all’avvio di un programma di lotta biologica per il controllo su scala territoriale di Drosophila suzukii, analogo a quello già partito nei confronti della cimice asiatica con la vespa samurai.

A differenza della Drosophila, che è un dittero, il Ganaspis brasiliensis è un microimenottero (piccola vespa) parassitoide originario dell’Estremo Oriente (Cina, Corea del sud e Giappone), ovvero gli stessi luoghi di origine della Drosophila. Questo ha permesso al Ganaspis di adattarsi a parassitizzare le larve del moscerino asiatico, dimostrando un elevato grado di successo e specificità, al contrario delle altre specie di parassitoidi già presenti in Europa. Grazie alla presenza di questo antagonista naturale, nel SE asiatico le popolazioni diDrosophila suzukii sono mantenute in un equilibrio gestibile per le produzioni agrarie. Date le premesse, si spera di riuscire a replicare la situazione anche qui in Italia e nel resto d’Europa.


Fonte: https://vinopigro.it/blog/?format=rss


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