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La rivoluzione rosa del Chiaretto di Bardolino

Molte vendemmie son trascorse dal giorno in cui venne annunciata la Rosè Revolution: ora i frutti son maturi. E sono tutti buoni.

Da tempo c’erano un po’ di cose da sistemare, in casa Chiaretto.

Considerato una specie di fratello minore del Bardolino, soffriva una subalternità al rosso tradizionale del lago di Garda fin dal nome: Bardolino Chiaretto

Per fortuna gli anni passano, e anche per i piccoli arriva il momento dell’autonomia. Dalla vendemmia 2021 il vino rosa si chiamerà Chiaretto di Bardolino. Un cambio di disciplinare che sottolinea anche una presa di coscienza dei produttori nei confronti di questa tipologia, al punto che  molti stanno provando a sperimentare approcci nuovi : selezioni delle uve più rigorose, etichette diverse di Chiaretto, affinamenti più lunghi in materiali differenti. Del resto, in questo momento il Chiaretto merita tutte le attenzioni, dato anche il crescente interesse (e affezione) che incontra presso i consumatori: 10 anni fa non raggiungeva i 5 milioni di bottiglie, oggi se ne fanno almeno 10. E nonostante il 2020 abbia visto un crollo verticale delle presenze turistiche sul lago, le vendite di Chiaretto si sono mantenute costanti.

Veniamo al vino. Quest’anno, causa pandemia, l’Anteprima Chiaretto 2020 si è svolta interamente da remoto. Ciascun giornalista ha ricevuto a casa dal Consorzio di Tutela 50 mini campioni, rigorosamente anonimizzati, e si è divertito (eufemismo) ad assaggiarseli per conto suo, con i suoi tempi, anche a più riprese, anche giocando con gli abbinamenti dei campioni di formaggi offerti del Consorzio del Monte Veronese. 

Messe una in fila all’altra, le 50 boccette* presentavano una gamma di sfumature che con i Chiaretto di una decina d’anni fa non avevano più molto in comune. Erano tutte allineate tra il color litchi chiaro e il rose quartz più o meno intenso, passando da (poche) sfumature di rosa cipria/rosa antico (pallido) con nuance tra il rosso e l’arancio chiari. Una uniformità che sicuramente aiuta la riconoscibilità della tipologia gardesana, ma che non è priva di insidie: alcuni campioni infatti erano fin troppo chiari. Quasi bianchi. 

Gli assaggi hanno rivelato 50 vini diversi tra loro, ma non troppo. Alcuni erano un po’ chiusi, con sfumature di vegetale ed erba selvatica, altri decisamente più fruttati e golosi, alcuni giocavano su note agrumate di arancia rossa o mandarino, altri su toni floreali rosa e rossi. Ce n’erano da aperitivo, da antipasto e da tutto pasto. Alcuni più citrini, altri più fruttati maturi. 

E ce n’erano anche di sorprendenti: la seconda grande novità era infatti la presenza di alcuni campioni di vecchie annate. I quali, in mezzo ai ggiovani della vendemmia 2020, con i loro 2-3 anni in più si sono dimostrati a loro completo agio. Direi anzi che a molti davano dei punti.

I nostri best of:

Lenotti, Chiaretto di Bardolino Classico 2020 “Decus”, Le Fraghe, Chiaretto di Bardolino “Rodon Bio” 2020, Il Pignetto, Chiaretto di Bardolino “Le Morandine” 2020, Gorgo, Chiaretto di Bardolino Bio 2020, Costadoro, Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Cantina Caorsa, Chiaretto di Bardolino Classico 2020, Aldo Adami, Chiaretto di Bardolino 2020, Marchesini Marcello, Chiaretto di Bardolino Classico 2020. (Personali) Gran Menzioni: Villa Cordevigo, Chiaretto di Bardolino Classico “Gaudenzia” 2018, Villa Calicantus, Chiaretto di Bardolino Classico 2019, Zeni, Chiaretto di Bardolino Classico Anfora 2019.

Chiudiamo con una nota tecnica.

 Dovendo fare di necessità virtù, il Consorzio ha optato per una versione ridotta delle bottiglie per la degustazione: le *Vignon da 5 cl., che ai fini dell’assaggio hanno fatto il loro dovere egregiamente, senza tradire il prezioso contenuto. I pro di questo formato è che in poco spazio si stoccano molte bottiglie(tte), e si possono assaggiare tanti vini senza sprecare una goccia (non te lo puoi permettere).

I contro: non sempre sono facili da aprire, date le dimensioni minime. Non tutti i wine critics le amano, e così alcune aziende, che hanno rinunciato a mandare i loro vini.

Infine, sono perfette per i vini tranquilli. Ma … e le bollicine?
Il grande assente di questa Anteprima è stato infatti il Chiaretto spumante. Un tipo di vino che – è vero-  non tutti producono, ma che è comunque rappresentativo; speriamo che la sua esclusione sia stata dettata da motivi tecnici e che in futuro si trovi una soluzione per far assaggiare in piccoli formati anche i vini frizzanti e spumanti.


Fonte: https://vinopigro.it/blog/?format=rss


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