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I risultati delle aziende vinicole italiane (escluse cooperative) – aggiornamento Mediobanca 2020

Dopo aver guardato I dati generali del rapporto Mediobanca ci focalizziamo oggi sul campione più importante, che è quello delle aziende italiane, quindi escluse le cooperative. Sono 152 aziende con più di 20 milioni di fatturato. I dati (completi) del 2020 indicano un calo del 3% delle vendite (quindi coerente con il campione generale, e un leggero calo dei margini di profitto, legato soprattutto al minor margine industriale (passato dal 22.9% al 22.3%) e in parte compensato dai robusti sgravi al costo del personale (sceso del 6%  in valore assoluto, nonostante un incremento dell’1% del totale degli occupati, che ha raggiunto quota 10386 addetti). Un secondo grosso aiuto viene dalla linea delle imposte, scese del 58% a fronte di un calo della base imponibile del 12%, anche in questo caso generosamente supportato dal Governo.

Quindi si tratta di dati “edulcorati” dalle azioni del governo a supporto delle aziende, che in questa maniera hanno evitato di licenziare e alla fine dei conti hanno addirittura segnato un utile netto superiore a quello del 2019 (!), 337 milioni di euro contro 315. Se facessimo un calcoletto semplice semplice e mantenessimo le tasse in % uguali al 2019 e l’andamento del costo del personale come quello del numero dei lavoratori, potremmo dire che sono stati elargiti oltre 80 milioni di euro di aiuti, di cui circa 33 come minor costo del personale e 48 come minori tasse.

Ora, se guardiamo al fatturato del 2021 ci accorgiamo che con questo +20% stimato da Mediobanca Research (+16% all’estero e +24% in Italia) i dati saranno certamente scintillanti, mentre probabilmente la normalizzazione (soprattutto in Italia, ma anche qualche contraccolpo alle esportazioni dovuto alla russia) e l’inflazione colpiranno i dati del 2022. Vedremo.

Per intanto se torniamo sui nostri dati, le aziende hanno tagliato pesantemente gli investimenti, scesi del 12% a 241 milioni, ossia il 5% del fatturato, con una chiara evidenza che il “ciclo” abbia avuto un picco nel 2018 (6.2% del fatturato). La struttura finanziaria si è molto rafforzata, considerando che i debiti sono scesi da 1.33 miliardi a 1.2 miliardi di euro. Va invece notato che l’ondata di operazioni straordinarie che ha caratterizzato il settore ha creato una bolla di “attivi intangibili”, che sono essenzialmente legati ai prezzi delle acquisizioni e che sono andati poi a finire nel patrimonio netto. Ne risulta un incremento “artificiale” di patrimonializzazione del settore.

Bene, detto questo vi lascio alle tabelle e ai grafici del post.

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