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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2021

    Il post di oggi aggiorna e migliora in un certo senso le rilevazioni sulle superfici bio dedicate alla produzione di uva da vino. Aggiorna ovviamente il dato al 2021, e si arriva dunque a 126mila ettari (+9%), di cui 101mila veri (+10mila ossia +10%)  e 24mila in conversione. Migliora le rilevazioni precedenti perchè confronta il dato con le superfici vitate dedicate al vino come censite da ISTAT proprio nel 2021. Ossia, i 126mila ettari non si confrontano con 635mila ma con 590mila, essendo questa la superficie che ISTAT ha stabilito nel censimento essere dedicata alla produzione di vino. Siamo dunque a una penetrazione “bio” del 21% sul totale (comprese le viti in conversione) e 17% sul convertito. Sono numeri leggermente diversi da quelli pubblicati qualche settimana fa sul rilevamento europeo, ma non cambiano il quadro in modo sostanziale (20% se calcolato su 635mila). I dettagli regionali ci svelano alcune sorprese nel confronto con il 2020: la corsa del bio prosegue imperterrita in alcune regioni (Toscana su tutte, dove si combina la seconda maggiore superficie dietro la Sicilia con la maggiore penetrazione sul totale vitato, 44%) ma si blocca in alcune altre come la Sardegna o il Trentino Alto Adige, nonostante una penetrazione sul totale vitato molto limitata (7% e 11% rispettivamente). Bene, come premessa mi pare sufficiente, grafici e tabelle e ulteriori commenti nel resto del post.La superficie vitata bio in Italia tocca quota 126mila ettari (+9%), di cui 101456 convertiti e 24090 in conversione.La quota di vigneti in conversione è stabile rispetto agli ultimi anni e leggermente inferiore agli anni di maggiore sviluppo, tra il 2015 e il 2018, quando superava in media i 30mila ettari.Sicilia e Toscana sono le due principali regioni per totale superficie vitata bio, con 31mila e 25mila ettari rispettivamente, il 24% e 20% rispettivamente del totale nazionale. Sicilia e Toscana sono anche tra le regioni che hanno raggiunto la maggior quota di vigneto bio sul loro vigneto totale al 40% e 44% rispettivamente. Nel caso della Toscana il 2021 è stato un anno particolarmente importante, con 6162 ettari in più, e dunque un balzo del 32%, il più significativo se escludiamo la Valle d’Aosta dove i numeri sono molto piccoli.Si registrano dati positivi anche in Campania (+29%) e Friuli Venezia Giulia (+21%).Arrivati a questa fase di sviluppo abbiamo anche un paio di regioni dove le superfici stanno calando. In Trentino Alto Adige, dove soltanto l’11% della superficie 2021 è bio, si registra un leggero calo (-1%), mentre più marcata è la variazione negativa della Sardegna, dove si sono persi 669 ettari e la superficie bio è veramente poco presente (7%).Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – produzione vino e superfici vitate 2021

    Una settimana fa commentavamo in questo post il fatto che i consumi dei vini tedeschi si sta spostando verso i vini bianchi, da circa il 51% di 10 anni fa al 57% registrato nel 2021. I dati che presentiamo oggi, relativi alla vendemmia 2021 ma anche all’evoluzione della base ampelografica tedesca vanno in questa direzione. La vendemmia 2021 è nei numeri il 6% circa sotto la media pluriennale: 8.4 milioni di ettolitri contro 8.9 milioni. La media del -6% è però fatta dal +5% dei vini bianchi e dal -20% dei vini rossi. Resta molto evidente poi il costante spostamento verso i vini di qualità che nel 2021 hanno rappresentato l’81% della produzione totale, il livello più elevato di sempre. Passiamo ai dettaglio analizzando anche l’andamento dei diversi vitigni.La produzione di 8.44 milioni si suddivide in 6.82 milioni di Qualitätswein (81%, di cui 76% per i vini bianchi e 91% per i vini rossi), 1.3 milioni d ettolitri di Prädikatswein (scesi dunque al 15% della produzione) e dunque una frazione residuale di vini da tavola (4%).Dal punto di vista per vino per colore come dicevamo, la frazione dei vini bianchi cresce gradualmente ma costantemente: siamo al 68% del totale, contro il 60% di una decina di anni fa.La base ampelografica si muove di conseguenza. Al 2021, ci sono 103mila ettari di vigneto in Germania, con un incremento infinetismale di 240 ettari (quindi 0.25% circa), che però si suddivide in +720 ettari di vitigni bianchi e -480 ettari di vitigni rossi, che diventano circa 70mila e 33mila ettari circa. Dunque una proporzione perfetta tra vigneto 68%/32% e produzione (68%-32%).Tra i vitigni bianchi ovviamente cresce il Riesling, +168 ettari a 24318, a rappresentare il 23.5% del vigneto totale tedesco e e il 35% di quello bianco. Sono però i Burgundre, ossia i Pinot che crescono di più in proporzione, soprattutto il Pinot Grigio che nel 2021 guadagna 342 ettari (+4.5%, un dato importante quando si parla di vigneti) a 7700 ettari e diventa saldamente il quarto vitigno del paese. Scende invece il Muller-Thurgau anche se continua a rappresentare una porzione importante (11230 ettari). Non vanno poi dimeticati i grandi vitigni internazionali, Chardonnay e Sauvignon Blanc, che da basi molto limitati stanno guadagnando spazio di anno in anno.Nell’ambito dei rossi, non ci sono vitigni in crescita, salvo andarli a cercare in fondo alla lista (Merlot e Cabernet Sauvignon). Il vitigno più importante, il Pinot Nero, tiene botta rimanendo quasi stabile a 11600 ettari, -58. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Prosecco DOC – dati di produzione e vendita 2021

    Nel 2021, le vendite di Prosecco DOC hanno toccato quota 627 milioni di bottiglie (500 nel 2020) per un valore stimato al consumo di 3 miliardi di euro (2.4 nel 2020), a fronte di una vendemmia di 4.8 milioni di ettolitri, dunque molto vicina al 10% della produzione totale di vino italiana. Il sistema Prosecco continua a crescere: nel 2021 si annoverano 28100 ettari di vigneto contro 24450 del 2018, 12312 aziende vinicole contro 10242, 1189 aziende vinificatrici contro 1149 e 360 case spumantistiche contro 349. A guardare il grafico della progressione delle bottiglie vendute si vede chiaramente come il 2020 sia stata una “pausa” nella crescita, influenzata dal Covid, a interrompere una linea immaginaria di una crescita annua del 13% circa sui 10 anni. A guardare i dati, questa ultima gamba di crescita del 2021 è anche da assimilare alla introduzione della variante rosè, che ha superato il 10% dei volumi nel 2021. Altri dettagli nel resto del post.Il rapporto è molto breve e non offre possibilità di analisi molto raffinate. Ad ogni modo la variante rosè ha raggiunto l’11% dei volumi, contro il 75% della variante spumantistica tradizionale, lasciando al 13% la variante frizzante (in costante calo).La crescita della variante rosè determina anche una variazione della base ampelografica, con la Glera all’85% e il Pinot Nero ora al 4% dei vigneti rispetto alla virtuale assenza solo qualche anno fa.I dati di vendite sono piuttosto difficili da interpretare, soprattutto guardandoli negli anni. Ad ogni modo, le vendite sono cresciute del 25% in volume e in valore, secondo l’Osservatorio. Questa crescita è per l’Italia del 15-20% (rispettivamente valore e volume) e del 27-28% per l’estero.Le vendite all’estero sono così suddivise: 67% Europa (73% nel 2016), 26% Nord America (21% nel 2016), 4.5% Asia (era il 3%), 3% resto del mondo (2% Australia in realtà).Dai dati del 2021 si desume che il prezzo medio di vendita al dettaglio per bottiglia sia di circa 4.7 euro, contro i 6.1 del Prosecco Superiore (Conegliano Valdobbiadene) che non è incluso in questa analisi. Vi lascio infine evidenza dei canali distributivi a confronto sia del Prosecco che del Prosecco Superiore in Italia, dove noterete la forte esposizione del Prosecco alla GDO rispetto al Prosecco Superiore, ma non una minore esposizione al canale Ho.Re.Ca. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vendite al dettaglio di vino nella GDO in Italia – dati IRI, aggiornamento 2022

    Grazie alla collaborazione con IRI, presentiamo oggi i dati relativi alle vendite di vino del 2022 nella GDO italiana, che nel 2022 sono calate del 2% a 2.9 miliardi di euro, a fronte di un incremento dei prezzi del 3.5% e di un calo dei volumi del 5.3%. Questo -2% è però il saldo di un primo trimestre negativo, un secondo trimestre sostanzialmente stabile e un leggero recupero nella seconda parte dell’anno. In particolare nell’ultimo trimestre le vendite sono cresciute dell’1.4% a fronte di un calo dei volumi del 4% e di un incremento dei prezzi del 5.7%. La principale tendenza in atto è dunque quella dell’aumento dei prezzi, che per tutte le categorie. Il 5.7% a cui abbiamo appena accennato è un dato in parte falsato dal cambio di mix di prodotti acquistati, che si è spostato verso il basso.  Se dovessimo guardare all’andamento dei prezzi per singola categoria di prodotto saremmo più intorno al 7-7.5% per i vini fermi e all’8-9% per i vini spumanti. Nei grafici e nelle tabelle potrete dunque vedere come i prodotti meno cari, quindi vini da tavola e IGT stiano da qualche trimestre facendo meglio dei vini DOC, ribaltando una tendenza storica contraria. Bene, fatta questa premessa, vi invito a continuare a leggere, troverete numerosi grafici, tutte le tabelle complete e commenti più dettagliati.L’ultimo trimestre 2022 è caratterizzato da una ulteriore accentuazione dell’aumento dei prezzi e da un calo dei volumi leggermente meno marcato che nei precedenti periodi. Le vendite di vino fermo sono dunque cresciute dell’1.7% a 626 milioni, quelle di spumante italiano del 4.3% a 245 milioni, mentre sono crollate del 23% le vendite di Champagne, da 33 a 26 milioni di euro.Le categorie che non crescono sono abbastanza inusuali: la bottiglia 0.75 è ferma, rispetto al +6% degli altri formati, i vini DOC calano dell’1% mentre crescono del 5% le altre categorie di prodotto, il vino frizzante (+3%) cresce più del vino fermo.Sono invece coerenti con i dati visti in passato la superiorità dello Charmat secco sulle altre categorie tra gli spumanti (leggi Prosecco), e la maggior crescita nei vini fermi dei vini bianchi rispetto ai rossi (+3% contro +0.5%), con una prosecuzione dell’andamento positivo dei vini rosati (+8%), pur mantenendo una dimensione residuale.I dati consuntivi dell’anno ricalcano un po’ queste considerazioni, in peggio visto l’andamento negativo delle vendite. I vini DOC scendono del 4% contro il +1% delle altre categorie, per citare un dato su tutti.Ultima annotazione sui prezzi e sui volumi per dire che tutte le categorie e i tagli sono a volume negativo e prezzi in crescita nell’anno 2022, ma sostanzialmente anche per il trimestre. Nel totale dell’anno e rispetto al pre-covid, le vendite di vino sono del 10% superiori in euro, ma dell’1% inferiori in termini di volume. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2021

    I consumi di bevande alcoliche in Germania è stato in calo anche nel 2021, seguendo una tendenza ormai piuttosto consolidata. In realtà, la “porzione calante” è quella relativa al segmento della birra che nel giro di una decina di anni ha visto il consumo scendere da 107-108 litri agli attuali 92 pro-capite (che peraltro non sono pochi), mentre nel caso del vino (e, ugualmente, dei superalcolici) il consumo resta costante a circa 24 litri pro-capite se si includono sia gli spumanti (3.2 litri pro capite) che il vino fermo (20.7). Come vedrete dai grafici interni nel 2021 si è riassorbita l’anomalia del “ritorno al vino locale” che era emersa nell’anno del Covid e il bilanciamento tra vini locali (circa 9 litri a testa) e vini esteri (circa 12) si è ristabilito, per un totale di consumi che secondo il German Wine Institute sfiora i 20 milioni di ettolitri annui. Prima di addentrarci nei grafici del post, un’ultima annotazione: il 2021 vede un altro passo in avanti dei vini bianchi rispetto ai rossi, tendenza assecondata anche dal graduale riposizionamento del vitigno locale (ma di questo si parlerà la prossima settimana).Il consumo di bevande alcoliche in Germania è sceso a 121 litri pro capite annui, -2.4%, con un calo del 3% del consumo di birra e un dato stabile per i vini fermi.I vini spumanti segnano 3.2 litri pro capite contro i 3.3 dello scorso anno: difficile fare una percentuale, potrebbero essere arrotondamenti. Di certo i più attenti avranno notato che 10 anni fa si viaggiava intorno ai 4 litri a testa. La conclusione quindi diventa ovvia sul medio termine: i tedeschi bevono il 20% in meno di spumanti di 10 anni fa, mentre il consumo di vini fermi non mostra il medesimo andamento.Purtroppo non abbiamo più i dati del mercato in euro. Se visti in volume e in percentuale, il rapporto parla di una quota del 37% distribuita dai discounter, del 29% dai supermercati, del 9% come vendita diretta, dell’11% online.Ci sono poi i dati molto interessanti dei consumi per “colore” e divisi tra vini esteri e locali. Come potete apprezzare, i vini bianchi crescono al 57% dei locali e al 44.4% degli esteri. In questo caso l’andamento è chiaro sia rispetto al 2020 che sul lungo termine. 10 anni fa i vini bianchi erano il 51% del consumo di prodotti locali e il 38% di quello di prodotti importati. Questo incremento va principalmente a discapito dei vini rossi e “segna” una tendenza molto chiara non soltanto in Germania ma in diversi paesi del mondo.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2023

    Il post di oggi è relativo alla valutazione delle aziende vinicole quotate, con dati raccolti in data 20 gennaio 2023 e relativi ai multipli di valutazione per l’anno 2023 e 2024, dunque usando le stime degli analisti finanziari per i prossimi due anni. Come l’anno scorso, abbiamo “rivisto” il campione separando le aziende della Champagne, le aziende extraeuropee e quelle europee. Ciò consente di fornire una visione più omogenea visto che le aziende extraeuropee sono molto più grandi e profittevoli, con conseguente impatto (positivo) sui multipli valutativi. Ora, i dati che leggerete oggi sono sostanzialmente peggiorativi rispetto a quelli dello scorso anno. Come sapete veniamo da un anno negativo per le borse i multipli ne hanno risentito, sopratttutto per le grandi aziende internazionali. Se volessimo fare una media potremmo dire che le valutazioni sono calate del 10% circa: ad esempio, la media ponderata del multiplo EV/Vendite delle aziende internazionali è sceso da 5.6 a 5 volte, e il rapporto prezzo/utili da 22 a 20 volte circa. Per le aziende europee il tutto è meno evidente, vista la ridotta dimensione (provate a fare la somma delle capitalizzazioni di mercato…) e quindi una correlazione meno forte con il mercato. Infine, vi richiamo l’attenzione sul grafico di sopra, dovete vedere come si pongono le valutazioni sulle vendite rispetto al margine operativo atteso per il 2023: più si guadagna rispetto al fatturato, più il multiplo del fatturato sale, ovviamente. Passiamo a commentare qualche dato.Le aziende europee nel campione sono Masi, Italian Wine Brands, Advini e Schloss Wachenheim. Il multiplo medio del fatturato è 1.2, ma come vedete si tratta di una media tratta da un valore di oltre 2x per Masi e di circa 1x per le altre aziende, che hanno margini molto inferiori. Va anche sottolineato che Masi ha avuto un andamento positivo nel 2022 grazie non solo ai risultati ma anche all’ingresso nel capitale di nuovi e importanti azionisti.Le aziende extraeuropee hanno vissuto un anno meno positivo. Se prendete i valori di mercato di gennaio 2022 e quelli di oggi vedrete che sono calati per tutte le aziende salvo che per Constellation Brands (stabile) e per TWE. Quindi con utili che sono ancora previsti salire nel 2023, le valutazioni relative sono calate. In media le aziende hanno anche perso circa 1 punto percentuale di margine, a fronte delle pressioni inflazionistiche. Va notato soprattutto la forte svalutazione di Vintage Wine Estates, che ha deluso le aspettative degli investitori dopo la quotazione in borsa.I dati delle aziende della Champagne sono da prendere con le molle, soprattutto in confronto al passato, perchè assistiamo a un recupero di margini di due delle tre aziende. Questo determinava dei multipli dei profitti (P/E e EV/EBIT) gonfiati soprattutto nel passato. Se guardate al multiplo del fatturato, scende da 2.3 a 2.1, -9%, mentre il calo rispetto alla tabella dello scorso anno del multiplo dell’utile operativo (-20%, da 18 a 15 volte) è un po’ fuorviante. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento ottobre 2022

    Apriamo questo 2023 con un post un po’ particolare sulle esportazioni di vino, di cui trovate qui i dati completi a ottobre 2022. Particolare perchè ogni tanto vale la pena di fermarsi e capire dove si è rispetto agli altri. Oggi lo facciamo confrontando i tassi di crescita e i livelli di esportazione del vino rispetto al settore bevande/tabacchi in generale italiano e alle esportazioni italiane totali. I due grafici di apertura (il resto sono tabelle) vi forniscono una chiara evidenza che le esportazioni di vino non stanno crescendo tanto quanto il resto dell’export italiano. Quindi, quando diciamo che +11% sul 2021 o +20-25% rispetto al 2019 sono buoni dati diciamo una cosa vera ma solo in termini assoluti: le esportazioni italiane “di tutto” sono cresciute del di quasi il 20% sull’anno scorso e sono il 35% sopra il 2019 mentre anche nel campo più stretto di bevande/tabacco siamo il 25-30% sopra il 2019 e si cresce più velocemente anche (e soprattutto direi) negli ultimi mesi.Bene, fatta questa breve analisi passiamo ai dati. Ottobre è un mese pesante per l’export di vino. La crescita è stata del 4% sull’anno scorso, nonostante il 2021 fosse stato un mese piuttosto stabile (+2% sul 2020). Il passo sull’anno resta nell’intorno dell’11%, per un totale annuo poco superiore ai 7.8 miliardi di euro. I volumi sono calanti su base mensile ma restano stabili in ragione d’anno.Nel resto del post ulteriori commenti e tutte le tabelle aggiornate.Il mese di ottobre soffre di un andamento stabile/negativo dei vini fermi e sfusi rispettivamente, con la categoria degli spumanti che segna un eccellente +19%, che consente di mantenere il ritmo nella categoria a +22%. Sono invece scesi a +9% e +7% gli incrementi dei vini in bottiglia e dei vini sfusi nei primi 11 mesi del 2022.Dal punto di vista geografico, come sempre i dati mensili sono di difficile lettura. Diciamo che è in chiara decelerazione il mercato americano, che oggi viaggia su un ritmo annuo del 8-9% contro il +25% che aveva toccato a inizio 2022. Il mercato tedesco sta rallentanto leggermente dal +6/7% di inizio anno al +4/5% attuale, mentre resta a oltre +10% l’andamento del mercato inglese, pur con medesimi trend in rallentamento.Nel segmento degli spumanti la crescita mensile è del 19%, quella dei 10 mesi del 22% e si viaggia a +37% sopra il 2019. Ma, qui tutti i mercati vanno benissimo, compreso quello russo, che nei primi 10 mesi del 2022 cresce del 15%…Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Schloss-Wachenheim – risultati 2021/22

    Schloss Wachenheim (azienda spumantistica tedesca quotata in borsa con un valore di mercato di circa 125 milioni di euro) chiude il 2021/22 con risultati eccezionalmente positivi: vendite in crescita dell’8% a 384 milioni di euro, utile operativo +20% a sfiorare 30 milioni di euro e un utile netto di quasi 14 milioni di euro (21 prima delle minoranze), +32%. Tre punti, di cui due al di fuori di questi numeri, lasciano un po’ perplessi e ci fanno pensare che questo sia un anno “di fine ciclo”: primo, il debito non scende come dovrebbe visti i dati, anzi cresce a 64 milioni (+11) a causa del forte incremento del capitale circolante; secondo, a ottobre l’azienda ha poi dichiarato la ristrutturazione delle attività francesi (circa 7 dei 29 milioni di euro di utile operativo), con un impatto negativo di circa 4 milioni per il 2022/23; terzo, le indicazioni sugli utili 2022/23 (quindi l’anno che terminerà a settembre) sono per un fatturato stabile (più prezzi e meno volumi) ma per un utile operativo di 25-27 milioni (prima della ristrutturazione francese, altrimenti sarebbe 21-23), che è sotto il 29.2 di quest’anno e un utile netto (prima delle minoranze) di 18-20 milioni contro 21 del 2021/22. Dunque, bene ma non benissimo per questa grande azienda spumantistica che, come vedete dal grafico qui sopra, ormai genera la maggior parte dei propri profitti nell’area dell’Est Europa. Passiamo ad analizzare qualche dato in dettaglio.Le vendite toccano quota 384 milioni di euro, grazie all’incremento dell’11% in Francia (90 milioni) e del 12.5% in Est Europa (168 milioni). Dal punto di vista dei prodotti sono i vini spumanti a guidare l’incremento, anche grazie all’uscita dal periodo Covid, con un incremento del 15% a 174 milioni di euro, mentre i vini fermi sono… fermi a 108 milioni dopo essere andati in controtendenza lo scorso anno.I margini sono stabili a livello industriale al 43% ma migliorano a livello di utile operativo, raggiungendo il 7.6%, il livello più elevato degli ultimi anni. Come vedete dai grafici si tratta di un livello molto diverso tra l’Est Europa, che viaggia oltre il 10%, la Germania intorno al 3% e la Francia al 7%, dove tra l’altro nel 2022/23 sarà implementato un piano di ristrutturazione.Il debito cressce a 64 milioni, un livello comunque molto moderato (1.4 volte l’EBITDA). Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO