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    Delegat Group – risultati 2022

    I risultati di Delegat nel 2022 sono stati fortemente influenzati dalle pressioni inflazionistiche (probabilmente destinate a perdurare) e dall’incremento del costo delle materie prime legato alla sfortunata vendemmia 2021 in Nuova Zelanda (in questo caso non destinato a ripetersi nel 2022). Il quadro del bilancio chiuso a giugno 2022 indica dunque un moderato incremento delle vendite (+6% in volume, +7.5% in dollari neozelandesi), ma un calo dei margini di profitto di quasi 6 punti percentuali a livello di utile operativo, dal 33% al 27%, che ha dunque determinato un calo degli utili di poco più del 10% dopo una serie positiva che durava ininterrotta praticamente dalla crisi del 2009. Le prospettive del gruppo che celebra nel 2022 i 75 anni dalla fondazione sono rimasti i medesimi: crescere oltre le 4 milioni di casse di qui al 2025, dalle 3.36 attuali (che sarebbero potute essere di più se non fosse stato per la mancanza di uva). La valutazione del gruppo in borsa ha subito un duro colpo a alle di questi dati: la capitalizzazione di mercato è scesa da 1.4 a 1 miliardo di dollari neozelandesi (600 milioni di euro) e sono di conseguenza calati i multipli: sul dato storico di utile a giugno 2022, il gruppo tratta su un prezzo/utili di 17 volte circa, contro le oltre 20 a cui ha sempre trattato in passato. Passiamo a una breve analisi dei dati.Se le vendite non hanno subito un forte impatto dal Covid, nel 2022 il rimbalzo è stato meno eclatante di quanto ci si sarebbe potuti attendere. I volumi di vendita sono stati stabili in Europa a 1.06 milioni di casse, mentre sono cresciuti in Asia a 0.7 milioni di casse. In entrambi i mercati siamo comunque sotto i livelli pre-Covid. Sono invece cresciute ulteriorimente le spedizioni in Nord America, raggiungendo quota 1.6 milioni di casse.Il fatturato cresce leggermente più dei volumi, nonostante il cambio stabile. Si tratta quindi di un leggero incremento del prezzo per cassa da 95 a 97 dollari locali, ossia circa 4.8 euro per bottiglia.I margini calano, come abbiamo detto sopra: dal 40% al 34% a livello di EBITDA, dal 33% al 27% a livello di utile operativo. Ne deriva un utile netto che scende da 65 milioni di dollari a 58.A livello finanziario, troviamo un magazzino in forte crescita che si porta via oltre 20 milioni di euro, investimenti sempre rilevanti (37 milioni) anche se inferiori al 2021 (60) e alla previsione 2022 (59). Mettendo tutto insieme arriviamo a un debito cresciuto leggermente da 240 milioni (dato rivisto rispetto a quanto riportato nel 2021) a 250 milioni di euro per un rapporto di 2.2 volte sull’EBITDA aggiustato.Trovate infine in allegato l’interessante grafico animato relativo all’andamento del gruppo contro alcune altre cantine italiane con un profilo comparabile.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Lanson BCC – risultati primo semestre 2022

    Dopo gli eccellenti dati registrati nel 2021 e qui commentati (link), Lanson il trend di miglioramento sia dei margini che del fatturato è continuato nel primo semestre 2022, di cui analizziamo oggi i dati. Si tratta di un momento eccellente per lo Champagne (e per gli spumanti in generale, bisogna dire). A questo momento eccezionale, Lanson “aggiunge” anche un paio di ulteriori elementi: il primo è che ha fatto una cura dimagrante sui costi e si è rilanciata nei mercati internazionali; il secondo è che è storicamente molto esposta al mercato inglese e questo mercato è in recupero. I dati sono chiari: dopo il +21% del fatturato del 2021, la crescita del primo semestre è +16% (pur rapprsentando soltanto un terzo dell’anno), l’utile che nel 2021 era triplicato, nel primo semestre è ulteriormente raddoppiato. Insomma siamo di fronte a un “ritorno” di Lanson a dei risultati soddisfacenti, dopo diversi anni che si potrebbero effettivamente definire bui, almeno a guardare i numeri, e ben prima del Covid. Passiamo ad analizzare qualche dato, ricordandovi che all’interno del post c’è anche un interessante grafico animato che visualizza chiaramente il cambio di direzione della società.Le vendite del semestre crescono del 16% a 115 milioni, supportate dall’ulteriore recupero delle esportazioni (62% delle vendite), che toccano il massimo storico a 67 milioni di euro (+27%), mentre le vendite in Francia sono in crescita del 3% a 48 milioni di euro. La differenza sul pre-covid è incredibile: +8% in Francia, +90% all’estero, frutto di una strategia chiara di diversificazione geografica se pensate che nel 2016 Lanson praticamente non vendeva fuori dall’Europa.I margini sono in forte recupero, con un EBITDA che torna al 15% (12% nel 2021) e dopo diversi anni (2015-19 in particolare) in cui era sceso sotto la soglia del 10%.Ne derivano ottimi numeri che vedte in tabella e che chiudono con un utile netto di 10 milioni di euro, un dato mai visto nel primo semestre di questa azienda prima d’ora, anche supportato dal debito e costo del debito.Dal punto di vista finanziario le considerazioni sono simili. L’indebitamento era strutturalmente sopra il valore del magazzino, ora è sceso sotto (vedere grafico): 485 milioni nel primo semestre 2022, contro un magazzino di 492 milioni, dopo aver ricominciato a pagare dividendi normali (4.9 milioni) e ricomprato azioni (1.7 milioni).Le azioni ne hanno beneficiato: nel momento in cui scriviamo la quotazione è tornata ai livelli pre-Covid, con un valore di mercato di 220 milioni.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Andrew Peller – risultati 2021 (marzo 2022)

    L’andamento di Andrew Peller è stato tutt’altro che positivo nel 2021. Avevamo lasciato l’azienda alle prese con un piano di rifocalizzazione e taglio dei costi, la ritroviamo nel 2021 (e nei dati semestrali del 2022) in difficoltà per quanto riguarda i margini di profitto, calati visibilmente per l’effetto combinato delle tensioni inflazionistiche. Nell’esercizio chiuso a Marzo 2022 le vendite sono calate del 5% ma gli utili sono scesi ben di più, -40% a livello operativo e -80% a livello di utile netto per un dato finale di soli 5 milioni di dollari canadesi, rispetto ai “normali” 25-30 milioni degli anni passati. La struttura finanziaria si è dunque leggermente deteriorata, soprattutto per il calo degli utili e l’andamento borsistico ne ha decisamente risentito, con un prezzo delle azioni che si è dimezzato dai circa 10 dollari di fine 2021 al livello corrente nell’ordine di 5 dollari (per le azioni “A”), che corrisponde a un valore di mercato di circa 230 milioni di dollari canadesi. Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.Le vendite calano del 5% a 374 milioni di dollari canadesi. Secondo il management il calo è dovuto al livello molto elevato di fatturato dell’anno precedente quando i clienti (principalmente canadesi) avevano “accumulato” prodotto. Le vendite estere rimangono marginali, -14% nell’anno e rappresentano soltanto il 4% delle vendite.I costi sono stabili a livello assoluto, come risultato dei risparmi di costo e delle tensioni inflazionistiche. Comunque, 20 milioni di fatturato persi sono 20 milioni di EBITDA persi e a scendere 24 milioni di minor utile operativo, dovuto all’incremento degli ammortamenti. I 39 miloni di euro generati nel 2021 sono il livello più basso da quando guardiamo l’azienda, che chiude poi l’anno con soltanto 5 milioni di dollari di utile netto, se aggiustato per circa 7 milioni di proventi straordinari.La struttura finanziaria peggiora leggermente, a causa dell’incremento del capitale circolante (10 milioni in più), con un debito che sale da 174 a 191 milioni di dollari, per un rapporto sull’EBITDA che passa da 2.1 a 3.2 volte.L’andamento nel corso del corrente esercizio non è per nulla soddisfacente. Come vedete dagli ultimi due grafici le vendite trimestrali sono migliorate inizialmente (aprile-giugno) ma hanno di nuovo perso impeto nel secondo trimestre fiscale (luglio-settembre) e gli utiili sono ulteriormente calati.Vi lascio ai grafici e alle tabelle riassuntive. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni spumanti Italia – aggiornamento settembre 2022

    A ruota dell’aggiornamento sulle esportazioni totali vi aggiorno sui dati specifici degli spumanti, che restano molto buoni, supportati da una crescita “vera” (che di questi tempi è quella dei volumi, +8% da inizio anno), che non è in questo momento isolata al Prosecco ma che riguarda anche l’Asti e gli altri spumanti, soprattutto gli altri “DOP”. Sia ben chiaro, il Prosecco rappresenta 1.15 miliardi dei 1.55 miliardi esportati da inizio anno, quindi se si ferma quello si ferma tutto. Però è incoraggiante notare come tutte le categorie crescono tra il 4% e l’8% a volume e tra il 15% e il 25% a valore nei 9 mesi. Ci sono anche alcuni dati un po’ strani, come il forte recupero della Russia per esempio, che potrebbe non essere sostenibile, ma detto questo le cose continuano effettivamente ad andare molto bene. Augurandovi di brindare nei prossimi giorni con uno spumante italiano, passiamo ad analizzare qualche dato.Le esportazioni di spumante hanno raggiunto 2.1 miliardi di euro in valore sugli ultimi 12 mesi, con un progresso del 20% sull’anno precedente e del 32% rispetto al livello pre crisi.Nello specifico di settembre la crescita è del 20%, con un incremento dei volumi del 7%. Si tratta di una fotocopia sia del dato sui primi 9 mesi che di quello sugli ultimi 12 mesi: tutti procedono alla medesima velocità.Visti dal punto di vista geografico, settembre è un mese strano con i mercati più forti recentemente in rallentamento e altri, che invece ci si immaginerebbe in rallentamento come la Russia in recupero. Nello specifico, il dato sulla Russia sorprende non poco, +47% in Settembre, +9% sugli ultimi 12 mesi e +8% da inizio anno.Il 2022 sarà comunque ricordato come l’anno della consacrazione dei nostri prodotti in Francia, che sta crescendo del 30% ed è il quarto mercato e del Belgio, quinto mercato e in crescita di oltre il 20%. Sono dimensioni molto distanti dagli USA o dal Regno Unito, rispettivamente a 500 e 400 milioni di euro di valore esportato contro circa 100 della Francia e un po’ meno del Belgio, ma il loro contributo è importante.Se vogliamo trovare un mercato che non funziona, beh, è la Svezia, in calo dell’8% sugli ultimi 12 mesi e dell’11% nel corso del 2022. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento settembre 2022

    L’ultimo aggiornamento sulle esportazioni italiane di vino prima della fine dell’anno ci porta delle buone notizie. La ripresa dalle vacanze di settembre è stata particolarmente positiva, +13% (per quanto con volumi stabili), il che ci consente di mantenere un ritmo annuo di crescita (o recupero se volete) superiore al 10% sui 12 mesi. La riflessione di oggi è però su un altro punto: il vino italiano sta andando meglio o peggio degli altri prodotti alimentari e di consumo italiani? Provo a rispondere con un paio di analisi, che danno una risposta piuttosto interessante, e la risposta è…. NO. Lo vedete nel grafico sopra, lo potete calcolare andando sul sito Istat e scaricando le esportazioni. Nel corso dei primi 9 mesi del 2022 le esportazioni di beni di consumo italiani sono cresciute del 22%, quelle della branca alimentari/bevande/tabacco del 19%, il vino lo vedete nelle tabelle +12.8%. Allora magari ci si chiede: magari è frutto di dinamiche diverse in uscita dal Covid. La risposta è solo in parte si. Rispetto al 2019, le esportazioni degli ultimi 12 mesi di vino sono cresciute del 26%, quelle dei beni di consumo del 30% e quelle dei beni di consumo del 24%. Bene, passiamo a qualche ulteriore commento nello specifico dei dati del vino nel resto del post dove trovate anche interessanti grafici sulle esportazioni per paese (compreso il sorprendente recupero del nostro export in Russia…).Il dato di settembre è positivo (+13%) e porta il totale esportato da inizio anno a 5.8 miliardi di euro, con un volume però stabile (collegarsi ai post passati sulle esportazioni per l’analisi sull’inflazione) intorno ai 16 milioni di ettolitri (e un dato sui 12 mesi di 22).A livello generale è stupefacente (per usare un eufemismo) osservare il forte recupero delle esportazioni in Russia negli ultimi 3 mesi, che ha colmato interamente il buco creatosi in primavera. Siamo di nuovo vicini ai 150 milioni di euro di inizio anno.I dati restano altalenanti, ci sono dati negativi in qualche paese fortemente positivo in precedenza (Belgio, Olanda) che andranno verificati nei prossimi report. Chiaramente il quadro resta positivo: nessun paese tra i principali è negativo, alcuni paesi di solida tradizione vinicola (Francia, Canada) stanno dando quel “quid in più al nostro export”.Quest’anno sono certamente i paesi di lingua tedesca (Germania, Svizzera, non l’Austria) che ci rallentano, se guardiamo a prima del Covid avremmo forti spazi di recupero nel Regno Unito.Vi lascio ai numerosi grafici e tabelle che ho preparato per questo post.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La superficie vitata mondiale – aggiornamento OIV 2021

    Ho sempre affrontato con una certa circospezione i dati relativi alla superficie vitata mondiale di OIV. La combinazione della fatica di raccogliere i dati e del fatto che questi numeri si riferiscono a tutta la superficie, quindi incluso quella della produzione di uva passa e di uva da tavola mi ha sempre scoraggiato. Ora però OIV ha notevolmente migliorato la fruibilità dei suoi dati e con un semplice click e la fantastica applicazione PowerBI è stato un gioco da ragazzi scaricare i dati. Dunque possiamo parlare di numeri.La superficie vitata mondiale nel 2021 è stimata a 7.33 milioni di ettari, in calo dello 0.8% rispetto al 2020 e del 4% rispetto alla media 1996-2000. Guardando i dati (tabella all’interno) si capisce otticamente che il dato si sta stabilizzando dopo aver toccato il picco nel quinquennio 2001-05. 220mila ettari persi nei successivi 5 anni, 108mila in quelli dopo, 96mila in quello successivo. Hanno tutti perso? No, Cina e Cile sono cresciuti, i paesi europei sono calati. Nel resto del post trovate i dati specifici.La superficie di 7.33 milioni è per circa un terzo in Spagna, Francia e Italia. La Spagna è la principale nazione per superficie vitata con 963mila ettari, il 14% del totale ed è calata del 18% dal 1996-00 al 2021, mentre la Francia resta la seconda nazione per superficie con quasi 800mila ettari, -13%.Guardando sempre i dati in ottica storica, balza all’occhio lo sviluppo in Cina, da 211mila ettari prima del 2000 a 783mila nel 2021, quindi quasi il quadruplo e del Cile, da 147mila a 210mila, tra i grandi paesi per questo tipo di coltivazione (ci sarebbe anche l’India più sotto, da 44mila a 167mla, e l’Australia da 106mila a 146mila).L’Italia ha perso in questo ventennio e più il 21% della superficie, ma come accade per la Francia il calo è terminato nel quinquennio 2011-15 per poi riprendere una crescita che nel 2021 è stata del 4%, contro il +1.5% di Francia e +1.6% della Cina. L’Italia dunque è il quarto colvitatore mondiale di vite, come sapete bene principalmente focalizzato sulla produzione di vino.Immaginerete anche che viste le produzione esigue di vino, paesi come Cina e Turchia sono focalizzate (come anche in parte la Spagna) su altre produzioni.Bene, per essere un post pre-natalizio, credo di aver colmato un buco del blog! Buona consultazione. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Fantini Wine Group – dati di bilancio 2021

    Su suggerimento di un assiduo e attento lettore del blog, introduciamo oggi una nuova azienda a quelle che analizziamo: Fantini Wine Group. FWG era Farnese vini fino a quando l’azienda è stata ceduta nel 2020 a un fondo di private equity Platinum Equity che ne detiene l’80% (con la restante parte divisa tra membri della famiglia Sciotti e Cordusio Fiduciaria). Come vedrete dai numeri l’operazione è stata sostanzialmente finanziata dall’azienda medesima, quindi attraverso una operazione cosiddetta di leverage buy-out: mi compro una cosa usando i soldi della cosa stessa. Molte volte si tratta di operazioni “negative” per le aziende (un caso sopra tutti gli altri nel nostro paese: Telecom Italia ora chiamata TIM, spolpata negli ultimi 20 anni), altre volte sono l’inizio di un processo di sviluppo positivo. Nel caso di FWG, bisogna dire che l’azienda partiva da una struttura finanziaria molto sana e a fine 2021 comunque il livello di indebitamento di 72 milioni di euro corrispondeva a circa 4 volte l’EBITDA che è un rapporto decisamente sostenibile. Di più, va riconosciuto che dopo il cambio di proprietà l’azienda ha fatto il contrario di quello che di solito succede in questi casi: ha cioè aumentato gli investmenti (oltre a mettere il naso fuori dall’Italia con una piccola acquisizione in Spagna). Fatta questa lunga premessa, mettiamo giù qualche numero: le vendite 2021 sono state di 91 milioni di euro, quasi completamente realizzate all’estero e nell’ambito del vino confezionato, un utile operativo di quasi 13 milioni, con un ottimo margine del 14% e un utile netto di 6 milioni di euro. Qualche dettaglio in più nel proseguio del post.Le vendite in Italia sono 3 milioni di euro, quindi residuali. Il mercato principale del gruppo è l’Europa, che rappresenta il 71% del fatturato, seguito dalle Americhe con il 14% e dall’Asia con il 10%.I margini sono piuttosto interessanti, considerato che non figurano particolari attività biologiche (vigneti) nel bilancio. Come vedete il valore aggiunto è intorno al 28% delle vendite, l’EBITDA è al 20% e l’utile operativo al 14% del fatturato. Tutti indicatori sostanzialmente allineati al 2019, il che significa che il gruppo è riuscito a mantenere la profittabilità rispetto al periodo pre-Covid, con un fatturato che è passato da 76 a 90 milioni di euro.Come si dice nel bilancio gli investimenti sono cresciuti per le nuove strutture industriali di Ortona, per un totale di 6 milioni di euro nel 2021, mentre il capitale circolante ha visto un sensibile incremento del magazzino per l’approvvigionamento di materie prime in vista dei problemi che si sono poi verificati nel 2022. L’indebitamento finanziario netto di 72.5 milioni è in miglioramento di 1.6 milioni rispetto al 2020.Per quanto riguarda il 2022, alla data del bilancio (Maggio 2022) il gruppo ha comunicato le vendite del primo trimestre, in crescita del 7.6% sul 2021.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La classifica dei grandi marchi di vino nel mondo Liv-Ex – aggiornamento 2022

    Borgogna e Champagne dominano nella classifica dei top brand del modo del vino di alta gamma elaborato da Liv-Ex, a discapito dei vini di Bordaux, mai così poco rappresentati. Non ci sono buone notizie nemmeno per i vini italiani che dopo il boom del 2020 si riducono per rappresentatività (12 nel 2022) e con prezzi in crescita (+17% in media) ma molto meno della media (+34%). Tornando alla classifica, i primi 5 posti sono occupati dalla Borgogna con Leroy, Arnoux Lachaux, Leflaive, Rousseau e Prieure Roch.  Poi una successione di Champagne e Borgogna fino al 13 posto in cui appare il primo vino di Bordeaux, Mouton Rothschild. Bisogna scorrere la classifica fino al 29esimo posto per varcare i confini francesi con l’americana Screaming Eagle, mentre il primo italiano è subito dopo al 30esimo posto. Si tratta di Sassicaia (che da quest’anno in classifica appare come “San Guido”), che precede Giacomo Conterno (n.32) e Gaja (n.38). Nel proseguio del post, un’analisi più dettagliata e tutte le tabelle e grafici del caso.A proposito: tutte le classifiche degli ultimi anni in testo sono nella sezione Solonumeri a questo indirizzo.Dicevamo dei vini italiani. Sono 12, contro i 14 del 2021 e i 17 del 2020. I prezzi dei nostri vini sono cresciuti del 17%, soprattutto grazie al forte incremento del Tignanello (+25%, numero 50), di Quintarelli (+32%, n.84) e Giuseppe Rinaldi (+20%, n.86), mentre invece per alcuni marchi (soprattutto piemontesi a occhio) la crescita dei prezzi è stata sotto il 10%.I prezzi sono la principale variabile che salta all’occhio. I vini di Borgogna in classifica sono 38 – da 32 dello scorso anno – e il loro prezzo cresce in media del 55% (ouch!), mentre per la Champagne (9 marchi contro 8 dello scorso anno) l’incremento è vicino al 50%.Continua il “declino relativo” dei vini di Bordeaux, i cui prezzi salgono del 13% ma con un numero di vini in classifica che scende da 31 a 26. Se pensate che nel 2010 erano 62 su 100 vi potete rendere  conto di come sia cambiato questo mercato negli ultimi 10 anni.Il 2022 è però anche un buon anno per i vini americani, che piazzano sette referenze nella classifica, un numero mai registrato negli anni scorso (5 erano nel 2021). Va anche notato che i prezzi di questi vini sono particolarmente elevati in media.Proprio con i prezzi conviene chiudere l’articolo, ma quelli assoluti. Dunque una cassa da 12 bottiglie di DRC è passata mediamente a 78mila sterline, quindi oltre 7000 euro per bottiglia. DRC da sempre è il vino più caro della lista. Quest’anno è comparsa un’altra referenza, Domaine d’Auvernay, che ha fissato un prezzo medio di 75mila sterline per cassa. Produzioni piccolissime con una domanda esorbitante. Viene a questo punto da domandarsi se non siamo di fronte a una bolla speculativa: certamente per chi come me acquista per bere e non per puntare a un guadagno si tratta di un momento molto difficile… Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO