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    Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2020

    Fonte: Constellation Brands investor relations Le ultime settimane sono state una combinazione di buone notizie per Constellation Brands, che in borsa si è riportata sui livelli pre-crisi di inizio 2018, per un valore di mercato di 45 miliardi di dollari e un prezzo di 230 dollari per azione (dopo aver toccato il minimo di 120 […] LEGGI TUTTO

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    Le statistiche de “I numeri del vino” – aggiornamento 2020

    Fonte: Google Analytics
    Concludendo: Google dà e Google prende. Il 2020 è stato un anno in calo molto significativo per il blog e non è stata una sorpresa vista l’evidenza di questo stesso post all’inizio dell’anno scorso. Due sono le determinanti: primo, il minore afflusso di visitatori da Google, -20%, che rappresenta ancora l’85% del totale. Secondo, il calo dei visitatori da cellulari (-31%). Ora, io sono convinto che questo secondo tema non sia negativo, nel senso che non capisco proprio come si possa leggere questo blog dal cellulare (anche se il mio Iphone8 non è dei più grandi e quindi giudico male). In qualche modo, quindi, il fatto che chi si collega dal computer sia sostanzialmente stabile mi rende più tranquillo: quelli che vedono bene (e quindi capiscono bene) sono gli stessi dell’anno scorso. In pratica, posso dire che inumeridelvino.it va in controtendenza: il mondo va verso il mobile, qui si resta decisamente ancorati al vecchio computer e così sarà, nei secoli dei secoli. Tra le altre cose interessanti, l’iniziativa Solonumeri ha generato circa il 5% del traffico totale del blog nell’anno, più che compensando la riduzione delle pagine viste pubblicate nel corso dell’anno (47mila nel 2020 sui post 2020 contro 58mila nel 2019 sui post 2019). Bene, queste sono le considerazioni generali, passiamo a qualche dettaglio numerico nel resto del post.

    I numeri del vino chiude il 2020 con 160mila visite (-17%), 346mila pagine viste (-14%) e dunque un incremento del 3% delle pagine viste per visita ora 2.
    La durata media della visita cresce dell’11% a 2 minuti e 45 secondi, forse grazie ai nuovi grafici interattivi che trovate in alcuni post come questo. Sono invece invariati rispetto al 2019 sia il numero degli utenti che “rimbalzano”, circa il 65% e il tasso di nuovi utenti (86%).
    Spaccando il -17% delle visite possiamo trovare due direttrici: da un lato, la riduzione del traffico dai motori di ricerca, -20% da Google nel 2020. Il restante 15% di visitatori è stabile rispetto al 2019. Dall’altro lato, il calo del traffico mobile (ragione a me sconosciuta ma come dicevo sopra benvenuta) che cala del 31% a 62mila visite. Se togliamo il mobile, tutto il resto cala del 5-6%, ma se togliamo anche i tablet e lasciamo il computer allora si arriva a in -1%.
    Poco da dire sulle visite per area geografica, Italia -16% ed estero -22%.
    Invece un punto va fatto sulle pagine per data di pubblicazione. Il 2020 è stato ancora un anno negativo per i contenuti pubblicati rispetto al 2019, con un calo del 19%. Lo “stock” di post pubblicati in precedenza, quindi pre-2020 per il 2020 e pre-2019 per il 2019 è calato da 147mila a 126mila, quindi -14%. Scende del 14% anche tutto il contenuto non-post, quindi pagine, tag, ricerche, categorie e Solonumeri. Solonumeri ha chiuso il 2020 con 17mila pagine viste circa, quindi il 5% del totale.
    Previsione per il 2021: stabilizzazione dei numeri di visite e pagine viste!
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I post più letti nel 2020

    Da un po’ di anni ho abbandonato l’abitudine di un post che raccolga i link agli articoli più letti dell’anno. Lo riprendo stasera, approfittando del lockdown che mi chiude in casa e del blackout della linea internet di casa che ha disabilitato le varie Netflix/Amazon Prime/Xbox eccetera eccetera.
    Dunque, la hit parade è la seguente:
    Il valore dei vigneti in Italia per regione e provincia – dati CREA, aggiornamento 2016 (4 febbraio 2018, 9515 page views)
    La tassazione del vino nell’Unione Europea – dati 2018 (12 febbraio 2019, 6156 page views)
    La produzione di vino in Italia nel 2019 – dati provvisori ISTAT (14 gennaio 2000, 5892 page views)
    La produzione mondiale di vino nel 2019 – prima stima OIV (5 novembre 2019, 5716 page views)
    La produzione di vino in Italia nel 2018 – dati provvisori ISTAT (24 febbraio 2019, 4132 page views)
    Classifica fatturato e valore aggiunto delle aziende vinicole italiane 2018 – fonte: Mediobanca (3 novembre 2019, 3941 page views)
    La produzione di vino in Italia 2019 – dati finali ISTAT (29 marzo 2000, 3557 page views)
    I principali vitigni del mondo e per nazione – aggiornamento OIV 2017 (8 aprile 2018, 3305 page views)
    Il consumo di vino in Italia – dati 2018 per regione e classi di età (2 giugno 2019, 3231 page views)
    Ecommerce di vino in Italia – dati 2018 dei principali operatori (19 Novembre 2019, 2983 page views)

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    Schloss-Wachenheim – risultati 2019/20

    Fonte: bilancio aziendale reperibile sul sito istituzionale dell’azienda
    Tra tante aziende che cercano di spostarsi (secondo me correttamente) verso i vini spumanti, SSW rappresenta invece una chiara eccezione: nel corso del 2019/20 l’azienda infatti a completato un paio di acquisizioni in Germania e nell’Est Europa di aziende di produzione di vini fermi, che hanno fatto un ulteriore balzo nel mix delle vendite raggiungendo quota 30% (raddoppiando rispetto a 5 anni fa). Queste acquisizioni hanno poi consentito di mantenere il fatturato stabile intorno a 338 milioni di euro, pur subendo un calo netto nel mercato francese e, escludendo i contributi dell’attività di M&A, anche nel mercato tedesco. Soltanto l’attività in Est Europa mantiene un utile operativo stabile e ora rappresenta oltre il 70% del totale. Ciò che è stato possibile sul fatturato non è stato possibile a livello di utile che invece cala del 30%. Se questo bilancio 2019-20 (chiusura giugno) è stato stabile, il management ha previsto un andamento simile per il 2020-21, a patto che la pandemia non fosse tornata in modo importante (che mi sembra quello che sta succedendo). Bene, con l’avvertenza che dal 2019/20 SSW applica il principio IFRS16 (che rialza l’EBITDA e il debito), passiamo a commentare i numeri.

    Le vendite sono stabili a 338 milioni di euro nel 2019-20. Se togliessimo le acquisizioni, che contano per circa 16 milioni di euro il calo sarebbe del 4% circa. Dal punto di vista geografico le vendite sono crollate in Francia (-15% a 86 milioni) in cui non c’è stato alcun contributo dalla crescita esterna, mentre sono in crescita dell’8% in Germania (-3% se togliessimo le acquisizioni) e crescono del 6% in Est Europa (poco più che stabili senza M&A).
    A livello operativo conviene dimenticarsi l’EBITDA che è stabile ma con il contributo di IFRS16, e concentrarsi sull’utile operativo o EBIT che dir si voglia, dove invece i dati sono più comparabili. Nonostante le acquisizioni l’utile operativo consolidato cala del 17% a 19 milioni, con un crollo della Francia (-48% con un margine del 4% dal 6.6% dell’anno scorso) e della Germania (-46% con un margine dell’1.5% ormai poco sopra il pareggio). A sostenere SSW è l’attività in Est Europa, dove riesce ancora a marginare circa il 10%, con un contributo in leggero incremento sull’anno precedente. L’Utile netto per gli azionisti cala del 30% a 7.6 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario la situazione ovviamente degenera. Taglio degli investimenti (da 18 a 13 milioni, acquisizioni comprese), stessi dividendi dell’anno scorso e indebitamento che sale da 40 a 71 milioni di euro, quindi con un deterioramento materiale. Attenzione però perchè bisogna togliere il debito falso introdotto dal principio IFRS16 che è stato di circa 22-23 milioni di euro e che quindi spiega oltre il 70% del maggiore debito.

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    Il sondaggio di WineTourism.com sul turismo del vino e il COVID

    Fonte: WineTourism.com
    Wine Tourism ha pubblicato un interessante sondaggio tra le cantine di tutto il mondo relativamente all’impatto del COVID-19 sull’attività di turismo del vino, di cui trovate il riferimento nella fonte qui sopra. Hanno risposto circa 1203 cantine di tutto il mondo, il 12% di quelle a cui il sondaggio è stato inviato relativamente a qual’è stato l’impatto sui ricavi da turismo del vino nel 2020, a quanto sono calati i turisti internazionali, a quando pensano di ritornare ai livelli pre crisi e via dicendo. Ho pensato di riportare qualche risultato sul blog, anche considerando che i dati sono spacchettabili per nazione e, all’interno della nazione, per regione. Tra l’altro le aziende italiane sono quelle più rappresentate, il 39% del totale contro il 15% di francesi e il 10% di spagnole. Trovate quindi nel post un paio di tabelle che vi dicono che cosa hanno risposto le cantine in tutto il mondo, quelle italiane e all’interno dell’Italia quelle piemontesi, venete e toscane. Il sondaggio dice che la maggior parte delle cantine non vede un ritorno al 2019 prima del 2022 (circa il 70% delle risposte, in Italia uguale al resto del mondo), che per l’85% delle cantine il fatturato da turismo del vino è calato (quasi il 90% per le aziende italiane) e che nel 93% dei casi si sono ridotti i turisti internazionali (95% per l’Italia. Ma commentiamo qualche altro dato insieme, sempre ricordando che i risultati completi sono sul sito in questione.

    Dai grafici sull’impatto della crisi emerge un impatto maggiormente negativo in Italia rispetto all’estero sulle vendite del turismo in tenerale. In particolare, guardando i numeri si direbbe che il calo all’estero sia del 45-50% contro il 50-55% delle cantine italiane.
    A livello regionale, le cantine più colpite sembrano essere quelle venete, dove per ben il 68% delle cantine le vendite si sono più che dimezzate, contro il 58% di quelle toscane e il 52% circa di quelle piemontesi (quasi in linea con le cantine del resto del mondo, al 50%).
    Passando alla domanda sul turismo internazionale nello specifico le risposte sembrano invertirsi un pochino, il che lascerebbe intendere che il problema dell’Italia rispetto all’estero ha avuto a che fare anche con i turisti domestici e non soltanto quelli internazionali. Infatti, a fronte di un maggiore impatto negativo sul turismo del vino in generale, il calo dei turisti internazionali sembra un pochino più spostato nelle fasce meno pesanti (il 41% delle cantine vede oltre -90% in Italia contro il 47% del totale, che implica il 52% di quelle non Italiane). L’andamento più negativo da questo punto di vista è quello della Toscana dove il calo superiore al 50% è per il 76% delle cantine, mentre meno marcato sembra in Veneto (dove il totale delle cantine in calo è simile ma sono meno distribuite nella fascia del -90%) e in Piemonte.
    Infine, un accenno al ritorno alla normalità, dove c’è un consenso praticamente unanime sul 2022. Se proprio volessimo spulciare le risposte forse potremmo scorgere un po’ più di ottimismo in Veneto e in Piemonte (forse più esposte al turismo internazionale dall’Europa) che non in Toscana.

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    Cile – produzione di vino 2020

    Come anticipato da OIV qualche settimana fa il Cile e tutto il Sud America in genere ha avuto una vendemmia piuttosto povera. Nel caso del Cile che analizziamo oggi (i dati argentini non sono ancora disponibili in dettaglio) il calo è del 13% a 10.3 milioni di ettolitri per la produzione totale. Se la mettiamo a confronto con la media decennale, siamo del 9% più bassi. La produzione è stata particolarmente povera nel segmento dei vini rossi, che sono la parte più importante della produzione e che sono stati l’11-12% più bassi della media storica, con un dato particolarmente negativo per la produzione di Cabernet Sauvignon e Merlot. Passiamo ad analizzare qualche dato insieme, ma prima vi sottolineo questo grafico sopra che mostra in modo dinamico l’evoluzione in % dei vitigni in Cile, con la crescente importanza del Sauvignon Blanc e una diversificazione crescente della base ampelografica.

    Il Cile ha prodotto 10.3 milioni di ettolitri di vino nel 2020, di cui 8.9 milioni sono DOC, a rappresentare come lo scorso anno l’86% della produzione totale. I restanti 1.4 milioni di ettolitri sono rappresentati da vini di qualità non DOC (1.2) e da vini da tavola (0.2).
    Concentrandoci come fa l’istituto cileno sui vini DOC, la produzione è stata del 6% inferiore alla media storica e del 13% inferiore al 2019, con un -18% anno su anno per i rossi e soltanto -3% per i vini bianchi che hanno dunque retto molto meglio. Infatti di questi 8.9 milioni di ettolitri ben 3.0 milioni sono vini bianchi, a rappresentare il 34% della produzione totale, uno dei più alti di sempre.
    La produzione di vino rosso è sempre concentrata nei due vitigni internazionali principali, il Cabernet Sauvignon e il Merlot, che rappresentano 2.7 e 1.0 milioni di ettolitri rispettivamente, quindi combinati il 42% della produzione totale e il 64% della produzione di vini rossi. Per entrambi la produzione è del 12-13% sotto la media storica.
    Nel segmento dei vini bianchi è evidente la forte crescita del Sauvignon Blanc, che nel 2020 ha toccato 1.3 milioni di ettolitri, il 15% della produzione totale di vini DOC e il 43% della produzione di vini bianchi.
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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primi nove mesi 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    L’eccessiva dipendenza dal mercato americano e inglese sta determinando un calo importante delle nostre esportazioni di spumante, da ormai qualche anno il principale fattore di crescita nel segmento. In settembre la riduzione è stata del 12%, un dato piuttosto negativo pur considerando la base di confronto non semplice. A guidare il calo a settembre è il  Prosecco (-14% in settembre), mentre prosegue lo “svuotamento” della categoria “altri spumanti DOP”. Sui primi nove mesi il dato è negativo per l’8% (1005 milioni), con un -6% del Prosecco e un -13% di tutto il resto messo insieme. Dal punto di vista dei mercati, Stati Uniti e Regno Unito che insieme sono il 45% delle esportazioni dei primi 9 mesi del 2020 sono in calo dell’8% e del 20% rispettivamente nel periodo, mentre se isoliamo il mese di settembre la riduzione è del 25-30% per entrambi i mercati. Stiamo arrivando al periodo critico dell’anno, ottobre e novembre per la categoria, quando rappresenta il 28% delle nostre esportazioni contro il 23-24% del resto dell’anno. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Le esportazioni di spumante calano del 12% a settembre a 140 milioni di euro per un volume di 388mila ettolitri, -10%. Nei primi 9 mesi del 2020 il totale tocca quota 1004 milioni (-8%), mentre il volume è stabile a 2.88 milioni di ettolitri rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
    Nella categoria del Prosecco i dati cumulati dei 9 mesi sono un po’ meglio a -6%, mentre a settembre le cose sono andate peggio, -12%. Se messo a confronto con il resto degli spumanti, il Prosecco va meno peggio del resto nel mercato inglese e peggio del resto nel mercato americano, rispettivamente -16% contro -20% nel primo caso e -11% contro -8% nel secondo caso. Le esportazioni restano invece positive nella maggior parte degli altri mercati importanti (ma comunque secondari rispetto a questi due): Germania, Francia e Svizzera crescono nei 9 mesi del 4-5% e hanno avuto un ottimo mese di settembre.
    Per la categoria dell’Asti spumante i dati sono invece in controtendenza, +8% sia sui primi 9 mesi che in settembre. Come trovate nella tabella allegata, la geografica qui cambia, semplicemente perchè manca il Regno Unito (dove comunque le cose vanno bene). Il dato positivo è essenzialmente legato alla forte crescita nel mercato americano (+48% nei primi 9 mesi) e al buon andamento di Germania e Russia (+11/12%).
    La categoria degli altri spumanti DOP continua a calare, -22% in settembre, per un -33% sui primi 9 mesi dell’anno. Con soltanto 64 milioni di euro di export sul periodo contro 1 miliardo, è ormai una categoria marginale.
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento settembre 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    Non ci sono segni di rimbalzo per le esportazioni italiane di vino dai dati che emergono dal resuscitato (e apprezzatissimo) sito ISTAT per l’analisi delle esportazioni COEWEB. In settembre il calo si acuisce (-5%) solo in parte per via della crescente esposizione stagionale ai vini spumanti, ma anche per via dell’indebolimento delle esportazioni di vini fermi in bottiglia, che come abbiamo più volte commentato nei mesi scorsi è stata un’ancora di salvezza. I dati mensili possono essere fuorvianti; per esempio, potremmo anche “chiudere un occhio” su questo settembre debole dato che l’anno scorso su un mese molto positivo. Passando quindi ai nove mesi, le esportazioni scendono del 3.3%, essenzialmente per la debolezza dei mercati anglosassoni (Stati Uniti e Regno Unito) non compensati dai buoni dati di quest’anno in Germania. Passiamo a commentare i dati insieme.

    Le esportazioni calano del 5.3% in settembre a 562 milioni di euro, con un volume di 1.88 milioni di ettolitri, -4.6%. Nell’arco dei 9 mesi, il totale export in valore è 4.45 miliardi di euro, -3.3%, con un volume a -2.7% per 15.34 milioni di ettolitri.
    La categoria più penalizzata è quella degli spumanti che soffre della sovra esposizione a Regno Unito e Stati Uniti, entrambi in calo (anche al di fuori del segmento degli spumanti). Analizzeremo i dati più in dettaglio martedì sera, ma comunque per gli spumanti la decelerazione è forte (-12% in settembre) e il problema è che stiamo entrando nella parte critica dell’anno. Secondo il quotidiano francese Les Echos ci sono forti preoccupazioni per il San Silvestro 2020 dato che si stima che una frazione tra il 10% e il 25% del consumo di Champagne (dipende dai marchi) venga consumato in quella sera!
    I dati per mercato vedono un crollo in settembre dell’export negli Stati Uniti (24% del nostro export) e nel Regno Unito (11%), -22% e -20% rispettivamente, in parte compensati da una crescita del 10% in Germania (17% del totale). Questi che sono i tre principali mercati per il nostro export chiudono i 9 mesi tra il -10% (Regno Unito) e il +3% (Germania). A pesare sul dato generale è certamente il calo del 5% degli Stati Uniti determinato anche dall’indebolimento del dollaro.
    L’altra metà delle esportazioni mostra dati molto volatili come potete apprezzare dalla Cali superiori al 10% in Francia, Giappone ma anche Cina (fuori dalla tabella), parzialmente compensati dall’andamento positivo in Olanda, Belgio e in qualche paese nordico.
    Vi lascio con qualche grafico aggiuntivo, in particolare quello che vi mostra la struttura del nostro export se l’anno si chiudesse ora, quindi con il dato sui 12 mesi terminanti a settembre.
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