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    Regno Unito – importazioni di vino 2020

    Fonte: UN Comtrade
    Le importazioni di vino inglesi (e dunque i consumi se togliete i circa 600 milioni di euro riesportati) sono calati del 3% in valore nel 2020 a 3.85 miliardi di euro, a fronte di un volume stimato di 14.6 milioni di ettolitri, invece in crescita del 4%. I numeri non sono male, considerando l’anno che è stato il 2020, considerato che il mercato inglese è molto orientato sui vini spumanti (oltre il 20% nel 2019), che hanno subito maggiormente l’impatto delle chiusure dei ristoranti e dei bar. Ci sono però due cose che emergono e che sono in qualche modo collegate: si nota un chiaro deterioramento del mix di prodotto importato, che passa dai vini in bottiglia ai vini sfusi e che passa dai vini francesi e italiani (entrambi in calo di oltre il 10% nel 2020) a vini di del Nuovo mondo, soprattutto australiani. Passiamo a commentare qualche numero insieme, non prima di ricordarvi che tutti i numeri dettagliati e copia-incollabili sono a vostra disposizione nella sezione delle importazioni estere di Solonumeri (link). LEGGI TUTTO

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    Masi – risultati 2020

    Fonte: bilanci e comunicati stampa aziendali
    Masi chiude il 2020 in sostanziale pareggio, grazie a un secondo semestre meno peggio di quello che ci si poteva immaginare. Stiamo comunque parlando di un anno orribile, con un calo del 21% del fatturato, l’utile operativo e l’utile netto poco sopra il pareggio raggiunti soltanto grazie a un contributo fiscale straordinario che praticamente è pari all’utile. Il taglio degli investimenti di quasi la metà rispetto agli anni precedenti e il rilascio di capitale circolante hanno invece consentito una riduzione del debito da 8.7 a 6.4 milioni di euro (che beneficia anche della decisione di non pagare i dividendi), il che pone Masi in una situazione particolarmente tranquilla vista la dotazione fondiaria e il magazzino di vini pregiati in maturazione. Seppur in un anno così difficile, l’azienda ha intrapreso diverse nuove iniziative, tra cui il cambio di distributore in Germania e negli Stati Uniti (due dei mercati inspiegabilmente deboli per la società), quest’ultimo accordo con Santa Margherita. Ulteriori iniziative sono poi state prese nel canale ecommerce. Masi non fornisce una previsione per l’anno 2021. Passiamo ai numeri. LEGGI TUTTO

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    Germania – importazioni di vino 2020

    Fonte: UN Comtrade
    Il vino italiano ha avuto un buon anno nel mercato tedesco, guadagnando quote di mercato significative soprattutto a spese del vino francese. La Germania è un mercato fortemente spostato sulla distribuzione al dettaglio (rispetto alla mescita) e quindi ha subito probabilmente di meno l’impatto del COVID, soprattutto nelle categorie di prodotto meno esposte al canale, come il vino italiano. Le importazioni tedesche di vino sono calate del 2% a 2.5 miliardi di euro, con una riduzione del volume del 4% a 14.2 milioni di ettolitri che in realtà ha coinvolto anche il prodotto italiano soprattutto nella fascia dei vini sfusi. Anche nel 2020 (ma questa volta per una buona ragione) gli spumanti italiani non hanno fatto breccia nel cuore dei tedeschi, restando molto distanti dal prodotto francese che vende oltre tre volte il nostro prodotto in valore, nonostante i volumi siano circa pari. Bene, passiamo a una analisi un po’ più dettagliata ricordandovi che tutti i numeri dettagliati e copia-incollabili sono a vostra disposizione nella sezione delle importazioni estere di Solonumeri (link). LEGGI TUTTO

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    Piemonte – produzione di vino e superfici vitate 2020 – dati ISTAT

    Fonte: ISTAT
    Nei dati produttivi del Piemonte, normalmente le cose interessanti stanno nei dettagli. Infatti, se si osservano esclusivamente i grandi numeri, anche per il 2020 diremmo che si tratta di una vendemmia quantitativamente poco sopra la norma e poco sopra il 2019, in entrambi i casi circa del 2%. Però da qualche anno a questa parte il vino piemontese si sta “spostando” ulteriormente verso la qualità, ma ancora all’interno di questa qualità si sta esponendo sempre di più verso i vini DOC rossi rispetto a quelli bianchi (che poi sono per una parte molto significativa, circa il 60%, Asti spumante e Moscato). Spero possiate apprezzarlo meglio con il grafico animato qui sopra (trovate il tasto replay). Bene, passiamo a qualche dettaglio, non prima di ricordarvi che tutti questi numeri sono a vostra disposizione in formato Google Sheet e quindi facilmente copia-incollabili nella sezione Solonumeri.

    La produzione di vino in Piemonte nel 2020 è stata di 2.57 milioni di ettolitri, secondi i dati preliminari di ISTAT. Si tratta di una vendemmia leggermente superiore alla media storica di 2.53 milioni di ettolitri e della produzione del 2019 che era perfettamente allineata. Dovessimo fare un confronto con la produzione nazionale diremmo che l’andamento anno su anno è leggermente migliore ma l’andamento rispetto alla media storica leggermente peggiore: in Italia il 2020 è stato il 9% sopra la media storica.
    Il Piemonte rappresenta soltanto il 5% della produzione di vino italiana, ma è molto più presente sui vini DOC, dove copre l’11% del totale, e soprattutto come abbiamo visto nei DOC rossi, dove arriva al 17%.
    Come vedete dai grafici, sono ormai tre anni che la produzione di vino rosso di qualità (dato che il vino IGT non esiste e quello da tavola è il 5-6% del totale) è salito da livelli di circa 1 milione di ettotri a 1.5 milioni, secondo i dati di dettaglio ISTAT. Dunque il vino DOC rosso ormai rappresenta il 57% della produzione piemontese a fronte del 37% del vino DOC bianco e del 6% di vini da tavola, anche qui principalmente rossi (4% contro 2%).
    Le superfici vitate sono riportate a 41770 ettari, contro 40990 dell’anno scorso. Su questo numero sono sempre un po’ restio a commentare dato che queste variazioni mi sembrano strane. Comunque, la base ampelografica sembra essersi da qualche anno stabilizzato dopo i cali registrati da ISTAT tra il 2012 e il 2015. Cuneo e Asti sono ovviamente le province più vitate con 14-15mila ettari, mentre sembrerebbe in recupero la zona del novarese, che comunque rappresenta una parte quantitativamente marginale (non qualitativamente) nel contesto regionale.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento 2020

    Fonte: ISTAT
    Il segmento degli spumanti è stato quello più impattato dalla pandemia. Non lo dicono soltanto i dati italiani che presentiamo qui oggi, che segnano un calo del 6.4% a 1482 milioni delle esportazioni (su dati di volume stabili peraltro), ma anche quelli spagnoli che leggerete a fine mese (-10% con volumi a -1.5%) e quelli francesi che ho pubblicato a inizio mese, dove la denominazione dello Champagne ha fatto segnare un calo del 20% nel 2020, per la maggior parte derivato dai volumi (-17%). Nel caso dell’Italia ci troviamo davanti a un prodotto diverso da quello francese e spagnolo, con un prezzo medio più basso e con un “drive” non secondario derivante dall’utilizzo del prodotto nel segmento degli aperitivi insieme a Aperol. Se considerate che Aperol vende circa 0.52 milioni di ettolitri all’anno nel mondo e considerate che l’altra metà dello Spritz è spumante normalmente italiano, arrivate a circa 0.5 milioni di ettolitri di vendite, di cui il 60-70% all’estero (quota dell’Aperol fuori dall’Italia). Ma torniamo ai nostri dati. Nell’ambito di questo “ottimo” -6% il Prosecco continua a rappresentare un fattore mitigante, essendo calato soltanto del 3%, grazie alla crescita del 5% registrata in tutti quei mercati che non sono gli USA e il Regno Unito. Anche l’Asti nel 2020 è andato piuttosto bene, registrando un dato quasi stabile, supportato dal mercato tedesco e sopratttutto americano. Passiamo ai dati, ricordandovi di andare consultare la sezione Solonumeri (link) per trovare una lista esaustiva dei dati 2020. LEGGI TUTTO

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    Danimarca – importazioni di vino, dati 2020

    Fonte: UN Comtrade
    La Danimarca si conferma uno dei migliori mercati del vino del mondo anche nel 2020, mettendo a segno una crescita del 7% dei volumi (saliti al massimo storico di 2.06 milioni di ettolitri) e del 4% a valore, anch’esso al massimo storico di 683 milioni di euro. Come tutti gli altri paesi nordici, la Danimarca è un mercato molto sbilanciato sul consumo a casa e quindi non ha avuto ripercussioni particolari relativamente al COVID, anzi. È stato anche il 2020 un anno a vantaggio della Francia, che dal 2018 ha ripreso la leadership che aveva perso con la crisi mondiale del 2008-09 a vantaggio dell’Italia. La leadership francese, come abbiamo già avuto modo di dire si avvantaggia della posizione nel segmento degli spumanti, mentre nel mondo del vino fermo in bottiglia le posizioni, pur invertite anch’esse rispetto a qualche tempo fa sono più allineate. Passiamo a commentare qualche numero insieme, non prima di ricordarvi che tutti i numeri dettagliati e copia-incollabili sono a vostra disposizione nella sezione delle importazioni estere di Solonumeri (link).

    La Danimarca ha importato vino per un valore di 683 milioni di euro, in crescita del 4.4% sul 2019 e del 3.9% annuo negli ultimi 5 anni. A fronte di un cambio tra la corona e l’euro stabile (lo è ormai da diversi anni), anche i dati in valuta locale, che trovate allegati nel post sono coerenti, quindi circa 5.1 miliardi di corone danesi nel 2020. Di questi, 493 milioni sono di vino in bottiglia fermo (+5%), 118 milioni d vino sfuso (+4%, con una interessante progressione negli ultimi anni) e 71 milioni sono di vini spumanti (+3%).
    In termini di volume l’import danese sale a 2.06 milioni di ettolitri, di cui quasi 1 milione di ettolitri sono di vino sfuso, proveniente principalmente da Australia (178mila ettolitri) e Sud Africa (151mila).
    Il vino francese allarga ulteriormente il gap con l’Italia, crescendo del 7.6% a 176 milioni, rispetto al +3.4% italiano, 149 milioni di euro, e quindi rappresenta il 25.7% del mercato (+0.8% dal 2019) contro il 21.8% dell’Italia (-0.2%).
    La forza della Francia è nei vini spumanti, che nel 2020 crescono del 4% a 37 milioni di euro e mantengono la quota del 52% dopo il graduale deterioramento visto negli anni scorsi (purtroppo non a vantaggio del nostro spumante che veleggia sui 10 milioni di euro).
    Nel segmento dei vini in bottiglia l’Italia e la Francia sono quasi perfettamente allineate, con 124 milioni e 131 milioni di euro rispettivamente, ma con un ritmo di crescita che vede la Francia prevalere nettamente (+9% contro +6% per il 2020, 8% contro +1% negli ultimi 5 anni).
    Dietro Italia e Francia c’è una voragine, dopo la quale si trova la Spagna (in calo) e gli USA che invece hanno raddoppiato in pochi anni raggiungendo 50 milioni di esportazioni in Danimarca. Vi lascio alle tabelle.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco

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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento 2020

    Fonte: ISTAT
    Con una chiusura d’anno in controtendenza (Novembre +2.4%, Dicembre +3.3%), le esportazioni di vino nel 2020 hanno chiuso con un più che dignitoso calo del 2.2%, per un valore totale di 6298 milioni di euro. Una rapida carrellata di quello che succede agli altri paesi mette la performance 2020 dell’Italia sullo stesso livello della Spagna (-2.3%). La verità è che gli unici sconfitti del 2020 sono stati i francesi e, per quanto meno rilevanti, i tedeschi, che hanno subito un calo dell’11% e 15% delle loro esportazioni. La Francia è stata penalizzata dal posizionamento più elevato dei suoi prodotti (quindi più da ristorante che da casa), dalla  forza dei suoi spumanti (che anche per l’Italia sono stati il tallone d’Achille del 2020), dalle difficoltà del mercato cinese e infine dai dazi introdotto dagli USA, che però potrebbero essere presto rimossi dalla nuova amministrazione. A guardare i numeri preliminari, meglio di Italia e Spagna hanno fatto solo i neozelandesi (+4%) e i portoghesi (+3%). Tornando ai dati, trovate allegato in fondo un tabellone con i principali 25 mercati per volume e per valore, che sono anche replicati nella sezione Solonumeri del blog (link). Ma andiamo nel dettaglio.

    Il dato preliminare finale delle esportazioni 2020 è di 6298 milioni di euro, -2.2%, per un volume apparente di 21.06 milioni di ettolitri. La perdita in valore assoluto rispetto al 2019 è di 142 milioni, di questi 40 milioni sono stati persi nei vini fermi, 100 nei vini spumanti.
    Dal punto di vista dei mercati, gli USA chiudono a 1454 milioni e un calo del 5.6% passando dunque dal 24% al 23% delle nostre esportazioni, mentre è in controtendenza la Germania, che passa dal 16% al 17% del totale, con un incremento del 2.4%. Oltre al dato negativo degli USA e del Regno Unito (-6%), sono stati in calo la Francia (-12%), il Giappone (-15%) e soprattutto la Cina, passata da 134 a 98 milioni di euro di esportazioni nel 2020. Sono stati invece in forte progresso le esportazioni in Olanda (+16%), Belgio (+12%) e Norvegia (+23%).
    Passando brevemente alle categorie (parleremo più specificatamente degli spumanti questo giovedì), nei vini in bottiglia sono meno negativi dei dati generali le evidenze sul mercato inglese (stabile) dove invece spicca il calo dei vini spumanti (-15%), mentre per il mercato americano il -6% dei vini in bottiglia e il -4% degli spumanti sono molto simili. Per quanto riguarda la Germania, gli spumanti sono stabili, i vini in bottiglia crescono del 2% e quindi sono andati leggermente meglio i vini sfusi.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici non prima di fare qualche considerazione sul 2021. Due cose mi sembrano chiare: primo, fino a quando il COVID regna supremo, in termini relativi il vino italiano fa meglio di quello francese e probabilmente anche della media mondiale. Appena tutto riparte i vini francesi faranno faville e si riprenderanno le quote di mercato perse. Secondo, il dollaro è debole (per ora) e il confronto per tutto il primo semestre sarà punitivo, nell’ordine del 6-7% sulle nostre esportazioni americane. 6% moltiplicato per 23% fa un vento contrario di 1-1.5 punti percentuali sulle esportazioni. Primo test del nuovo anno: gennaio, che vede una base di comparazione molto difficile.
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    USA – importazioni di vino – aggiornamento 2020

    Fonte: UN Comtrade
    La combinazione del COVID e dei dazi doganali ha giocato un brutto scherzo ai francesi che nel 2020 hanno perso la leadership appena riconquistata del mercato americano. Nel contesto di importazioni calate dell’11% a 5.2 miliardi di euro, la Francia ha subito un calo del 21%. Lo stesso è capitato ad altri paesi sottoposti all’incremento dei dazi (vi ricordo +25% a partire da ottobre 2019), come la Spagna (-13%) o la Germania (-32%). Il vino italiano è dunque riuscito a contenere i danni grazie a questo vantaggio importante di prezzo rispetto ai concorrenti, che però presumiamo essere temporaneo. Con l’arrivo di Biden è probabile che le tensioni commerciali restino nei confronti della Cina ma non più nei confronti dell’Unione Europea. Comunque, questo non è il luogo per fare politica internazionale. Fatto sta che l’Italia si riprende la leadership, con un calo del 3% soltanto e una quota di mercato al massimo storico del 34% sui vini importati in USA, che ricordo rappresentano circa un terzo dei consumi totali di vino nel paese. Passiamo ai dati, ricordandovi che le tabelle complete (incluse alcune che non trovate qui) sono nella sezione Solonumeri del blog, alla sezione altri paesi.

    Le importazioni di vino in USA sono calate dell’11% in euro a 5.16 miliardi di euro nel 2020. Considerando la leggera svalutazione del dollaro (che sarà più marcata nel 2021) da 1.12 a 1.14 il tutto si è tradotto in un calo in valuta locale del 9% a 5.88 miliardi di dollari.
    Se il dollaro resta sul piede dell’1.20 si perderanno altri 200 milioni di euro di valore nel corso del 2021.
    Come abbiamo evidenziato sopra è stato un anno buono per il vino italiano, non toccato come molti altri dai dazi. Abbiamo comunque fatto meglio della maggior parte degli altri, escluso come sempre la Nuova Zelanda, di nuovo con il segno positivo. Il vino italiano torna a essere il primo vino estero in USA, con una quota del 34%, che poi significa che circa il 12-13% del vino bevuto dagli americani è italiani. Il calo del 3% a 1.77 miliardi di euro si compone di una riduzione del 2% del vino in bottiglia a 1.33 miliardi e del -5% del vino spumante a 427 milioni.
    Tutti numeri molto migliori della Francia, che ha visto invece il vino fermo imbottigliato crollare da 1.25 miliardi a 873 milioni (-30%) e gli spumanti perdere il 10% a 643 milioni.
    La terza forza nel mercato americano incredibile ma vero è la Nuova Zelanda con 446 milioni di esportazioni e un incremento del 3%. Viene poi l’Australia che perde il 7% ma supera la Spagna, colpita dai dazi, che perde il 13% a 292 milioni di euro. Sotto del 7-8% sull’anno scorso sono anche Argentina e Cile.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici che includono anche i dati sui volumi (decisamente meno interessanti…).
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