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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento febbraio 2021

    Sebbene sia rimasto un mese negativo (-4%), Febbraio ha contribuito a ridurre il forte calo di gennaio e a portare il dato dei primi 3 mesi a -13%. I dati restano molto volatili, influenzati pesantemente dalle dinamiche del COVID e dalle basi di comparazione. Va notato il buon risultato dei vini spumanti stabili nel mese e di alcuni paesi, soprattutto europei, che stanno mantenendosi su cali limitati. Il mercato nord americano resta molto negativo. Il “passo” degli ultimi 12 mesi è -5%. A partire dal prossimo mese di marzo sarà il caso di ipotizzare un confronto non più con il 2020 ma con il 2019 per cercare una base di comparazione più normale, ma è presto per parlarne. Passiamo a un’analisi più dettagliata, con tutte le tabelle nel resto del post.

    Le esportazioni di febbraio sono calate del 4.2% a 447 milioni di euro, portando il totale del bimestre a 836 milioni, -13% e a 6.17 miliardi di euro il passo sui 12 mesi, -5.1%.
    Il calo è leggermente più marcato per i volumi, scesi del 9% nel mese di febbraio e del 15% nei primi 2 mesi dell’anno (2.75 milioni di ettolitri).
    Dal punto di vista delle categorie, sta succedendo un po’ il contrario del 2020: tengono meglio gli spumanti (stabili in febbraio, -8% nei due mesi) che i vini fermi in bottiglia (-5% in febbraio, -15% nei due mesi). In questo contesto, la reattività del Prosecco (+6% in Febbraio, -3% nei primi due mesi).
    Dal punto di vista geografico, come vedete dalle tabelle la partenza d’anno è molto pesante in USA (-26% a 200 milioni di euro nel bimestre) e nel Regno Unito (-28% a 62 milioni di euro). Entrambi, però erano in maggiore difficoltà di noi in questo periodo di COVID e sono messi molto meglio di noi (o sarebbe meglio dire hanno 2-3 mesi di anticipo nelle aperture) grazie alla rapidità della vaccinazione. Sono invece meno pesanti i dati relativi alla Germania (-7%) e Svizzera (-4%), dove probabilmente il consumo del vino italiano è più legato alla distribuzione che non alla ristorazione.
    Gli spumanti come dicevamo sono in fase di stabilizzazione, ma stiamo parlando di mesi molto leggeri. Il primo test sarà a marzo con il picco pasquale. Con 185 milioni di export il calo è dell’8% ed è guidato dal -24% del Regno Unito, che da solo rappresenta la metà delle esportazioni perse in valore.

    Fonte: inumerdelvino.it su dati www.coeweb.istat.it
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    Vendite al dettaglio di vino nella GDO in Italia – dati IRI, aggiornamento primo trimestre 2021

    Fonte: IRI
    I dati che commentiamo oggi sono molto particolari. Come ha ben spiegato IRI che ce li ha gentilmente forniti, il calendario delle vendite al dettaglio non funziona sui trimestri del calendario, bensi sulle settimane. E talvolta l’anno finisce in date strane. Nel 2020 è finito il 27 dicembre, per cui gli acquisti di vino per le festività del fine anno sono finiti nel primo trimestre 2021 e non nell’ultimo 2020. Detto questo, i dati del primo trimestre segnano un incremento del 22% per le vendite di vino nella GDO, di cui +15% per il vino fermo e +51% per gli spumanti. Se prendessimo soltanto dicembre e gennaio 2020/21 e dicembre/gennaio 2019/20 e li confrontassimo, i dati sarebbero simili per i vini fermi ma ben più “normali”, intorno al 10-11% per la crescita degli spumanti. Un’alternativa per dare un’idea della velocità di crociera è prendere i due trimestri (quarto 2020 e primo 2021) insieme: da questa “media” deriverebbe una crescita del mercato totale intorno al 15%, di cui +13% per vino fermo e +27% per gli spumanti. Abbiamo ora davanti a noi la “normalizzazione”, visto che il secondo trimestre avrà una base di confronto ben più difficile di quella del primo trimestre. Passiamo ai dati.

    I grafici che trovate allegati hanno come base di partenza il 2018 pari a 100 e tutte le linee fanno riferimento all’andamento sugli ultimi 12 mesi terminanti a fine marzo.
    I dati trasmessi da IRI sono particolarmente positivi, favoriti come abbiamo scritto prima dal calendario. Le vendite ri-basate sul primo trimestre toccano quota 766 milioni, +22%, con un +15% per il vino fermo a 596 milioni e un balzo del 51% per i vini spumanti (154 milioni).
    All’interno della categoria vini fermi, i grafici e la tabella vi dicono delle solite gerarchie: DOC meglio (+20%) degli IGT (+15%), a loro volta meglio dei vini comuni (+3%). Vini bianchi (+20%) meglio dei vini rosati (+17%) e dei vini rossi (+11%).
    La categoria degli spumanti ha invece qualche differenza. I metodo classico classico accelerano decisamente rispetto agli Charmat (+83% rispetto a +47%), mentre pur crescendo restano sempre indietro gli spumanti dolci (+31%).
    Il mercato dello spumante si conferma un mercato essenzialmente guidato dai volumi, mentre per i vini fermi c’è un maggiore bilanciamento tra prezzi e volumi.
    La base di comparazione diventerà particolarmente difficile dal secondo trimestre, quando tutto l’impatto della pandemia sarà incluso nei dati di partenza 2020. Nel secondo trimestre 2020 i vini fermi accelerarono da +6% a +11%.

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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento gennaio 2021

    Fonte: ISTAT
    Il 2021 è partito con un passo falso per le nostre esportazioni di vino, come ha già avuto modo di notare qualcuno leggendo i dati pubblicati venerdì mattina da ISTAT. Il calo del 22%, che di fatto rappresenta poco più di 100 milioni di euro e il 2% circa delle esportazioni annue è però collegato a una base di confronto difficile (+13% gennaio 2020) e prodotti/geografie che in qualche maniera nel 2020 si erano rivelati sorprendentemente resilienti o aiutati “artificialmente”. Stiamo parlando dei vini in bottiglia (calati soltanto dell’1% l’anno scorso) e delle vendite negli USA che hanno certamente beneficiato del fatto che i nostri amici americani si sono dimenticati di inserire il nostro vino nella lista dei dazi, mentre ci hanno infilato dentro quello francese (e non solo). Ora questi dazi sono stati sospesi e siamo probabilmente alla resa dei conti. Ad ogni modo, il grafico qui sopra di aiuta a dare un po’ di prospettiva al dato di gennaio: USA in forte correzione, Germania più stabile (nonostante il calo di gennaio) e Regno Unito in forte correzione. Passiamo ai dati.

    Gennaio chiude con 389 milioni di euro di export per 1.3 milioni di ettolitri, -20%.
    Il dato è negativo per tutte le categorie, ma mentre nel 2020 a calare di più erano stati gli spumanti nell’apertura del 2021 sono i vini fermi in bottiglia a segnare un -24% che poi “guida” il totale visto il suo peso. Per contro, gli spumanti sono stati in calo del 16% a 88 milioni, in un mese veramente poco significativo per la categoria.
    Su base annua restiamo su circa 6.2 miliardi di euro di export con un calo anno su anno del 4.7% e come dicevamo prima il dato “sconta” un confronto difficile che diventerà facile a partire da marzo (febbraio 2020 era 29 giorni, “anno bisesto anno funesto”… proverbio che ha funzionato) e facilissima in Aprile e Maggio.
    Nei vini in bottiglia, le eccezioni positive di gennaio sono il Canada (+20%) e la Danimarca, mentre gli USA sono in calo del 44%, la Germania dell’11% e il Regno Unito del 45%. Questi tre mercati che sono circa il 50% delle esportazioni di gennaio, contano per quasi il 90% delle esportazioni perse di vino fermo. Segno che fuori questi tre, gennaio è calato dell’8% nei vini in bottiglia.
    Nei vini spumanti, dati poco significativi come dicevamo. Comunque, qui i danni sono più diffusi, per così dire, visto che tra i tre mercati principali la Germania comunque cresce (+6%). Se prendiamo solo USA e UK, che sono il 50% delle esportazioni, rappresentano 10 dei 17 milioni di calo. Oltre alla Germania, eccezione positiva è la Russia. Tabella di dettaglio anche per prodotto allegata qui sotto.

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    Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2020/21

    Fonte: bilanci aziendali, dati in dollari australiani
    Son tempi duri per TWE a causa del combinato disposto di un problema generale che ben conosciamo e di uno particolare del vino australiano, che è quello dei dazi applicati dai cinesi al prodotto da qualche mese a questa parte. Quando guardiamo il primo semestre 2020/21 (loro chiudono il bilancio a giugno) abbiamo ancora un quadro imcompleto di come sarà la situazione. Le vendite sono calate dell’8% a livello consolidato e l’utile operativo del 21% con l’Asia che rappresenta sicuramente un freno ma che comunque è pur sempre l’area con i margini in termini relativi e assoluti più importante. Nel secondo semestre (Gennaio-giugno 2021) i manager di TWE hanno già scritto chiaro e tondo che non ci si aspetta alcun contributo dall’area asiatica, nonostante il riversamento delle risorse di marketing su altre zone e il posizionamento super-lusso di TWE nell’area (vende a 250 dollari australiani per cassa, il triplo della media totale di 82). Quindi, riassumendo: se mettiamo insieme i due semestri e cerchiamo di fare un anno “solare” 2020 per TWE avremmo un fatturato di 2.5 miliardi di dollari australiani, -12%, con 32 milioni di casse, -7% e un utile operativo di 500 milioni, -33%. Se invece guardiamo a come potrebbe essere il secondo semestre, beh, non saranno lontani dai 100-150 milioni di utile operativo rispetto ai 184 dell’anno scorso che pure si era dimezzato. Quindi tempi durissimi per loro. Il titolo in borsa ha già pagato caro: viaggia ora sugli 11 dollari contro i 18 circa prima della pandemia e i circa 13 che aveva recuperato prima della funesta notizia dei dazi cinesi. Passiamo a qualche numero.

    Le vendite del primo semestre chiuso a dicembre calano dell’8% a 1.4 miliardi di dollari con un calo in tutti i mercati di esportazione e un fatturato di 326 milioni stabile in Australia. Il maggiore calo è in Asia, dove il fatturato scende dell’8% e i volumi del 35%: a fronte di un parziale recupero durante l’estate si è abbattuto sul vino australiano la decisione cinese di applicare dazi pesantissimi (dal 107% al 212% del prezzo di import a partire da dicembre 2020). L’America resta il primo mercato per TWE, con 535 milioni e 6.6 milioni di casse, rispettivamente -12% e -5%.
    L’andamento degli utili rispecchia molto il secondo semestre 2019/20: qui con -8% di vendite si fa -21% di utili, quando nel primo giro COVID a -16% di fatturato si fece -47%. Il maggiore contributore maggiore problema è l’Asia, che di questi 311 milioni di euro di utile operativo ne fa 127, pur in calo del 27% ma con soltanto un mese di “botta dai dazi”. Il margine asiatico, derivato dall’elevatissimo prezzo mix che abbiamo visto prima è del 38% contro il 22% medio del gruppo. Vi lascio alla tabella per analizzare gli altri trend.
    La strategia di sviluppo 2025 intorno a tre divisioni – Penfolds, Treasury Premium Brands e Treasury Americas – rimane immutata e la struttura finanziaria con solo 1 miliardo di debito (che diventa però 400 milioni quando si tolgono gli affitti futuri capitalizzati) dovrebbe essere in grado di supportarla anche senza gli utili cinesi, almeno per il momento.
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    La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2020

    Due cose succedono nel nostro post annuale sulla valutazione delle aziende vinicole. Primo, non abbiamo più i multipli di Baron de Ley perchè ormai il proprietario si è comprato tutte le azioni sul mercato e quindi non ci sono più analisti che hanno interesse a elaborare delle stime. Al suo posto inseriamo Andrew Peller, il produttore di vino canadese quotato. Il post resta comunque difficile da scrivere e da interpretare per il momento particolarmente incerto. Secondo, il mitico “EV/EBITDA”, parametro di riferimento delle valutazioni aziendali in quanto un buon indicatore della generazione di cassa aziendale è defunto, causa introduzione dello scellerato principio contabile IFRS16. Resta il multiplo del valore d’impresa sull’utile operativo.
    I valori borsistici delle aziende vinicole sono calati mediamente del 7%, con cali più pronunciati per le aziende della Champagne e di quelle legate alla Cina, Treasury Wine Estates in particolare. In Italia ha perso terreno Masi, mentre è cresciuto di oltre il 60% il valore di IWB, che dalla crisi COVID ha tratto forti benefici grazie alla sua esposizione alla grande distribuzione e alla vendita diretta. Bene, nel post trovate la tabella aggiornata con i multipli degli utili (Prezzo/Utili) e (Valore d’impresa su utile operativo), oltre al multiplo sulle vendite (valore d’impresa sulle vendite). Passiamo a commentare qualche numero.

    Le tre grandi aziende vinicole storiche hanno attualmente un multiplo degli utili di 18.5 volte sul 2021, più basso del 21x del 2020 a causa della forte svalutazione di Concha y Toro, che oggi vale 1 miliardo di euro contro 1.2 miliardi dell’anno scorso ma ha degli utili molto superiori. TWE ha subito un forte calo (da 7.9 a 4.6 miliardi di euro) che però è simile al calo degli utili attesi e quindi continua a trattare intorno a 24 volte gli utili. Constellation Brands ha guadagnato qualcosa, ma ormai ha poco a che fare con il mondo del vino.
    Le aziende della Champagne hanno subito un calo di valore del 20% in media, soprattutto le due meno “qualitative” (Vranken Pommery e Lanson BCC). I multipli sono “impazziti” (28 volte gli utili contro 16 dell’anno scorso, 45 volte l’utile operativo contro 25, 3 volte le vendite contro 2.9) per via del forte calo degli utili attesi 2021 rispetto a quello che ci attendevamo (pre-COVID) nel 2020.
    Tra le piccole aziende bisogna sottolineare il forte incremento di valore di Italian Wine Brands, che combina risultati (e attese) eccellenti con una espansione dei multipli. Il suo valore di mercato è cresciuto del 64% e ora vale 140 milioni di euro, con un multiplo degli utili di 13 volte (era 9.5x nel 2020), 1 volta le vendite (0.8 nel 2020) e 10 volte l’utile operativo (8x). Sono molto buoni anche i dati di Delegat, che ormai vale 870 milioni di euro (+20%) e viaggia a 21 volte gli utili, un po’ meno dei 23 dello scorso anno. Scende il valore di Masi, ma non tanto quanto i suoi utili, il che si traduce in una espansione dei multipli: il valore di questa impresa è anche ancorato al valore delle terre e dei vini in invecchiamento che altre aziende non possono vantare.
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