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    Le superfici vitate bio nel mondo – dati 2018 FiBL & IFOAM

    Fonte: elaborazioni inumeridelvino.it su dati FiBL-IFOAM
    Le superfici vitate biologiche convertite o in conversione nel mondo sono cresciute del 5% circa nel 2018 per raggiungere quota 422mila ettari. Nel corso del 2018 però si assiste a un rallentamento della superficie in conversione, che cala del 7%, più che compensato da un incremento della superficie convertita che invece è salita del 10% a 276mila ettari. Siccome questa divergenza era parzialmente emersa anche nel 2017, quando la superficie in conversione cresceva solo del 2%, potremmo trovarci davanti a un primo segno di “indebolimento” del movimento bio nel mondo del vino, che abbiamo in qualche modo già visto nel nostro lavoro sui dati SINAB italiani, che trovate qui aggiornato al 2019. La Spagna primeggia e accelera, confermandosi la nazione con la più grande superficie bio nel mondo, mentre l’Italia è tra le grandi nazioni vinicole non ha nel 2018 messo a segno i progressi di cui sono stati capaci spagnoli e francesi. Per chi vuole, il post prosegue con un breve approfondimento. Vi segnalo anche che trovate le tabelle complete per nazione nella sezione Solonumeri mondo.

    Le superfici vitate biologiche nel monto hanno raggiunto 422mila ettari, +5% rispetto al 2017, con 276mila ettari convertiti (+10%) e 102mila ettari in conversione. Il totale non fa 422mila perchè come potete vedere dalla tabella alcune nazioni non riportano la suddivisione tra le due categorie, ma partecipano al totale.
    Il rapporto tra superficie in conversione rispetto alla superficie convertita scende dal 30% al 27%, un altro segnale di quanto dicevamo sopra e cioè che assistiamo a un graduale rallentamento del movimento biologico.
    La Spagna mantiene la leadership nel 2018 e allarga il gap con l’Italia, superando 113mila ettari, +6%. Anche per la Spagna si assiste a un calo della superficie in conversione, sceso da 31mila a 24mila ettari, -25%, il che lascerebbe supporre un rallentamento nel futuro.
    Per l’Italia i dati sono invece stabili (+1% a 106mila ettari) e già sappiamo che nel 2019 il dato è soltanto marginalmente meglio (109mila ettari), talchè è presumibile immaginare che la Spagna possa ulteriormente allargare il gap il prossimo anno.
    Sono invece decisamente migliori i dati della Francia, dove il movimento bio sembra più in ritardo che dalle nostre parti. La superficie totale convertita passa da 61mila a 65mila ettari, ma quella in conversione è in forte espansione, da 18mila a 29mila ettari, più della Spagna e quasi al livello dell’Italia.
    Il resto del mondo somiglia molto come dimensione a un’altra Spagna o un’altra Italia, circa 108mila ettari, con un andamento piuttosto simile di “crescita in fase di rallentamento”, che sembra essere veramente il messaggio di questo post!

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La classifica della competitività per nazione vino – dati France Agrimer 2019

    L’analisi della struttura concorrenziale del mercato del vino è stata aggiornata da France Agrimere per il 2019. Come sapete forse avendo letto le analisi precedenti si tratta di un sistema a punti (massimo 1000) in cui vengono valutate le caratteristiche strutturali produttive e macroeconomiche, la forza dei marchi, ma anche alcune caratteristiche congiunturali. Alcune delle conclusioni sono forse discutibili e la classifica è un po’ volatile, dato che alcuni punteggi variano per esempio in relazione ai livelli produttivi, ma comunque il quadro di insieme non è secondo me totalmente sbagliato. Nel grafico mobile sopra vedete come sono cambiate le posizioni negli anni. Per il 2019 la principale conclusione è che si sono rafforzati i quattro paesi dell’Europa continentale che sono la “storia” del vino: Francia, Italia, Spagna e Germania, mentre peggiora soprattutto per questioni congiunturali (e dunque non di lungo termine) la posizione del Cile. Il tutto nell’ambito di un “punteggio” globale in sostanziale miglioramento. Il 2020 sarà naturalmente tutta un’altra cosa. Per ora e per quanto riguarda l’Italia, secondo lo studio il punteggio migliora, ma unicamente per le caratteristiche strutturali produttive (potenziale produttive e caratteristiche climatiche), dove già siamo considerati i più forti, mentre siamo stabili sui fattori competitivi (dietro la Francia) e peggioriamo nei fattori puramente economici, dove siamo preceduti anche da Spagna e USA. A proposito, se vi interessa leggere lo studio originale, in lingua francese, lo trovate a questo link. Passiamo all’analisi.

    La classifica 2019 France Agrimere sulla concorrenzialità dei sistemi vinicoli mondiali continua a mettere la Francia (giustamente) davanti a tutti, in posizione rafforzata rispetto al 2018 per le conseguenze positive dell’ottima annata vinicola precedente (il 2018). Secondo lo studio Spagna e Italia sono meglio della Francia in termini di potenziale produttivo e caratteristiche pedoclimatiche, ma la Francia eccelle in termini di capacità cometitiva, forza dei marchi, filiera e ambiente economico.
    L’Italia guadagna diversi punti sul 2019, ma si tratta soprattutto di un rafforzamento congiunturale, che comunque ci mette al secondo posto come nel 2018 (mentre prima eravamo classificati, un po’ stranamente, davanti alla Francia). Comunque come dicevo, il punteggio beneficia del forte miglioramento della parte “agricola” del punteggio, mentre sulla parte competitiva e di marchi siamo fermi e su quella dell’ambiente economico andiamo indietro).
    Rispetto al 2018, continua a rafforzarsi la posizione della Germania, ora quinta forza del mercato del vino secondo France Agrimere, e del Sud Africa (ora settimo), mentre viene classificato soltanto ottavo il Cile rispetto al quarto posto del 2018. Ovviamente sono classifiche, ma lo studio comunque fa notare che il potenziale produttivo del Cile è molto legato alla disponibilità di acqua (il 50% del vigneto è irrigato) e questo potrebbe rappresentare un rischio nel futuro.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle.

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    Yantai Changyu Pioneer Wine – risultati 2019

    Le notizie provenienti dalla Cina circa le difficoltà nella produzione di vino e di un mercato domestico non più così positivo sembrano molto ben riflesse nei dati di Changyu Pioneer Wine, di cui presento quello che sono riuscito a mettere insieme leggendo il bilancio cinese (in inglese, ma sempre un bilancio cinese). I volumi di vendite di vino nel 2019 sono in calo (e non di poco, -15%), vendite sono in leggera discesa (grazie alla crescita del brandy e del prezzo mix), i margini industriali un tempo molto elevati restano su livelli più moderati e l’azienda genera meno cassa del passato, nonostante abbia decisamente tagliato gli investimenti (dopo la scorpacciata degli ultimi anni). Naturalment resta un’azienda estremamente profittevole, con circa 650 milioni di vendite, 115 milioni di euro di utile netto e una cassa di quasi 100 milioni da investire. Ma come vedete anche dai grafici allegati, che dicono più di mille parole, non sta andando nella direzione auspicata. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Changyu Pioneer Wine ha realizzato 5 miliardi di yuan di vendite nel 2019, di cui il 76% nel vino (in calo del 4%) e il 21% nel brandy (in crescita del 7%). Queste due componenti combinate a una quota marginale di altre vendite messe insieme fanno il calo di cui dicevamo sopra del 2% a livello consolidato. Il calo sembrerebbe principalmente legato al -16% realizzato nei mercati esteri, mentre la componente domestica che vale poco meno del 90% è rimasta stabile.
    I volumi sono la ragione principale dell’andamento del fatturato: la produzione di vino cala del 15% a 96mila tonnellate (lo converto con qualche patema d’animo in circa 1 milione di ettolitri), mentre quella di brandy è stabile a 39mila.
    Il margine industriale cala al 62.5% dal 63% dello scorso anno soprattutto per il cambiamento di mix delle vendite verso il brandy, dove i margini sono leggermente sotto il 60% rispetto al 63.5% del segmento vino.
    Non sappiamo molto altro di questo bilancio salvo l’utile netto di 892 milioni di yuan, 115 milioni di euro, in calo dell’8% sull’anno scorso e sul cash flow, -14% a 838 milioni di yuan. Non riusciamo a ricostruire il cash flow, ma è evidente il calo degli investimenti, da 500 a 200 milioni di yuan (dal 10% al 4% del fatturato), ma dopo i colossali investimenti per costruire la famosa città del vino. L’azienda ha infatti investito tra il 2012 e il 2017 quasi 6 miliardi yuan in tutto.
    Vi lascio ai numeri e alle tabelle, ricordandovi che il 17% di questa azienda è di proprietà di ILLVA, di proprietà a sua volta della famiglia Reina, il cui leader Augusto è mancato recentemente. Un grande imprenditore.
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    Cina – importazioni di vino 2019 e primo semestre 2020

    Non so se cominciare dalla fine (primi 6 mesi 2020) o dall’inizio (2019), ma fa poca differenza. Le importazioni di vino in Cina sono crollate del 31% nei primi 6 mesi del 2020 per le ovvie ragioni legate al COVID, ma il commento non sarebbe stato molto diverso se ci fossimo occupati delle importazioni 2019, che sono pur sempre calate del 9%. E il segno non sarebbe stato diverso neppure nel 2018, quando la correzione è iniziata. La Cina sta passando dunque da grande promessa che ha riempito pagine di commenti e proposte a un vero e proprio grattacapo. Non tanto per l’Italia, che in Cina non ha in verità mai sfondato, ma per i francesi, che nel 2019 hanno perso la leadership a favore degli australiani, causa un crollo del 30% delle esportazioni. Va detto che nel 2020 non hanno da sorridere nemmeno i nostri amici australiani, anzi: pur mantenendosi meglio della media siamo sempre a -21% e la Cina è molto più importante per gli australiani che non per i francesi o per noi italiani. Comunque, restiamo a questi dati che purtroppo sto pubblicando in ritardo un po’ per colpa mia e un po’ per i ritardi sui databasi liberi (UN Comtrade non ha ancora inserito il 2019 della Cina…).

    Le importazioni di vino in Cina nel 2019 sono calate del 9% a 2.2 miliardi di euro, riducendo drasticamente il ritmo di crescita quinquennale al 14%. La categoria chiave dei vini fermi in bottiglia segue lo stesso andamento, mentre per gli spumanti le cose vanno meglio (+2%), ma come sapete sono una categoria decisamente residuale (71 milioni di euro in tutto).
    In termini di volume, la Cina ha importato 6.1 milioni di ettolitri di vino nel 2019, in calo del 10% sul 2018.
    La leadership nel mercato passa dai francesi agli australiani. Infatti l’Australia in un mercato calante nel 2019 è cresciuta comunque del 17% a 773 milioni di euro, con 1.5 milioni di ettolitri (come il Cile e la Francia).
    La Francia ha invece subito un calo del 31% a 628 milioni di euro, mentre è quasi stabile il Cile (-3% a 309 milioni).
    L’Italia viene al numero 4 nel mercato con un -2% e 140 milioni, davanti alla Spagna che invece è calata del 10% a 130 milioni.
    L’aggiornamento dei primi 6 mesi del 2020 è molto negativo. Le importazioni totali sono crollate del 31% da 1075 milioni a 755 milioni. Dal 2020 anche l’Australia ha invertito la rotta, anche se ha mantenuto un calo più moderato, -21% a 288 milioni, e soprattutto ha ulteriormente allargato il gap con la Francia, il cui export crolla del 36% a 198 milioni. Il dato italiano dice -29% a 51 milioni, quindi in linea con il calo generale.
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    La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2019

    Le politiche monetarie espansive adottate sia dagli europei che dagli americani hanno continuato a dare fiato alle valutazioni borsistiche mondiali e di conseguenza anche alla valutazione delle aziende vinicole quotate. Dopo una leggera “svalutazione” osservata lo scorso anno, quasi tutte le aziende mostrano dei multipli di valutazione applicati all’anno corrente (2020) superiore a quelle osservate […] LEGGI TUTTO

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    La classifica della competitività per nazione vino – dati France Agrimer 2018

    L’analisi della struttura concorrenziale del settore del vino che France Agrimer redige è stata per il 2018 influenzata in modo netto dall’andamento molto cattivo della vendemmia 2017. Ci sono però altri spunti interessante di questa “visione indicizzata” del settore del vino. In particolare, dopo anni in cui i francesi hanno considerato l’Italia “superiore” nel suo […] LEGGI TUTTO

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    Le superfici vitate bio nel mondo – dati 2017 FiBL & IFOAM

    Aggiorniamo oggi i dati sulle superfici vitate biologiche mondiali, sfruttando il rapporto annuale pubblicato da FiBL & IFOAM relativo ai dati 2017. Nello studio, dove viene affrontato tutto il mondo bio (e dunque tutte le coltivazioni), si stima una superficie biologica per la vite (sia convertita che in conversione) pari 403mila ettari, cioè il 6% […] LEGGI TUTTO