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    Modigliana luogo di forte identità, è un caso in Italia, i suoi vini sono unici

    Le parole arrivano da Londra e hanno il peso di una consacrazione: «La qualità dei vini di Modigliana è cresciuta in modo impressionante, nessuno in Italia ha fatto meglio». A scriverle è Nelson Pari, uno dei narratori del vino più ascoltati nel mondo anglosassone, che nell’ultimo report dedicato all’annata 2022 incorona Modigliana come la vera regina del vino in Romagna.

    Ed è proprio a Modigliana che, domenica 7 settembre, ritorna l’appuntamento annuale con i vini dell’associazione Stella dell’Appennino, ospitato quest’anno nello spazio coperto davanti al Municipio. Una giornata interamente dedicata all’anima più autentica dell’Appennino romagnolo, con banchi d’assaggio aperti dalle 10 alle 19, masterclass, incontri e la possibilità di conoscere da vicino i vignaioli che hanno reso questo territorio un caso unico in Italia.

    Perché Modigliana non è solo un luogo geografico: è un’identità collettiva, una comunità che ha scelto di raccontarsi attraverso il vino. «Siamo impegnati a produrre fine wines, vini di grande pregio. È l’Appennino che ci chiama a questa sfida», spiega Giorgio Melandri, curatore della manifestazione e produttore con Mutiliana. Nei calici, chi verrà a degustare troverà un filo conduttore fatto di freschezze balsamiche, speziature sottili, agrumi e mineralità: tratti comuni che diventano lingua condivisa del territorio.

    Anche Francesco Falcone, che ha firmato i ritratti dei vignaioli nel catalogo dell’evento, descrive Modigliana come «un’anomalia felice, un contrattempo che suona sinfonie sospese nel bosco». Un’immagine potente che restituisce il senso di una viticoltura capace di parlare al di fuori degli schemi romagnoli consolidati, con una voce che vibra di autenticità.

    Durante la giornata, oltre ai banchi d’assaggio — accessibili con una donazione di almeno 20 euro che comprende calice, catalogo e braccialetto per le degustazioni illimitate — sarà possibile partecipare alle tre masterclass gratuite condotte da Nelson Pari, dal titolo emblematico Tannins don’t lie. Un’occasione per approfondire i tratti dell’annata 2022 e scoprire da vicino i segreti che rendono unici i vini di Modigliana.

    A raccontarsi saranno nove aziende: Casetta dei Frati, Fondo San Giuseppe, Lu.Va., Menta e Rosmarino, Mutiliana, Pian di Stantino, Il Pratello, Il Teatro e Villa Papiano. Realtà diverse per dimensione e stile, ma unite dalla volontà di dare voce a un territorio che oggi rappresenta uno dei laboratori più interessanti del vino italiano.

    Modigliana, insomma, non è più un segreto per pochi. È diventata un caso emblematico di come l’identità territoriale, se custodita e condivisa, possa trasformarsi in un racconto corale capace di arrivare lontano, persino oltre i confini dell’Appennino.

    Tutte le informazioni sono disponibili anche sulla pagina Facebook dell’associazione. LEGGI TUTTO

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    Viticoltura a piede franco: Ercolano ospita la conferenza nazionale

    L’8 settembre 2025 Villa Campolieto a Ercolano diventa il centro di un confronto nazionale dedicato alla viticoltura a piede franco, organizzato dall’Associazione Culturale Identità Mediterranea. Un tema che guarda alle radici più autentiche del vino, ma anche al futuro della sostenibilità, della ricerca scientifica e della valorizzazione territoriale.

    La conferenza – dal titolo “Progresso ed evoluzione per un sistema integrato di difesa, preservazione e valorizzazione” – riunirà ricercatori, docenti, enologi, giornalisti ed esperti del settore. Tra i relatori attesi: Roberto Cipresso, winemaker e scrittore di fama internazionale; Luciano Pignataro, docente di Comunicazione Enogastronomica all’Università Federico II di Napoli; Ciro Giordano, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini del Vesuvio; Marco Serra, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Salerno; Stefano Del Lungo, ricercatore del CNR; l’agronomo Gaetano Conte; e la professoressa Teresa Del Giudice, economista agraria.

    La giornata si aprirà con i saluti istituzionali di rappresentanti del mondo politico, accademico e consortile, per poi lasciare spazio agli interventi scientifici e ai contributi di ricerca. A moderare sarà Gaetano Cataldo, fondatore di Identità Mediterranea, giornalista enogastronomico e Miglior Sommelier dell’Anno al Merano Wine Festival.

    I temi al centro del dibattito

    Il valore genetico e la biodiversità della viticoltura a piede franco.

    Le prospettive di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

    Le opportunità di sviluppo territoriale e turistico legate al vino.

    L’ipotesi di un protocollo integrato per la salvaguardia della viticoltura a piede franco e, più in generale, del sistema agricolo.

    La conferenza gode del patrocinio morale del Consiglio Regionale della Campania, del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, dei Consorzi di Tutela dei Vini del Vesuvio e di Salerno, della Fondazione Monti Lattari Onlus, della Fondazione Ente Ville Vesuviane e del Mavv-Wine Art Museum.

    Un appuntamento pensato per mettere in dialogo saperi diversi – dall’archeologia alla biologia molecolare, dall’agronomia all’economia – con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e pubblico su un patrimonio che appartiene non solo alla Campania, ma all’intera viticoltura italiana ed europea.

    Associazione Identità Mediterranea

    Fondata il 12 luglio 2016, da sempre impegnata nella divulgazione della Cultura del Mare Nostrum mediante la promozione del Patrimonio Paesaggistico, la divulgazione della Tradizione Enogastronomica e la preservazione della Biodiversità Mediterranea, oltre che ideatrice di Mosaico per Procida, primo vino a celebrare una Capitale Italiana della Cultura, ha organizzato tale evento, così come nel settembre dello scorso anno, quale associazione richiedente il coinvolgimento e il patrocinio del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, confermato anche quest’anno. LEGGI TUTTO

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    Alto Adige Wine Summit: un’occasione unica per esplorare l’eccellenza vinicola del territorio

    Il 7 e l’8 settembre si terrà la prima edizione dell’Alto Adige Wine Summit interamente dedicata ai professionisti del vino italiani. Organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige, l’evento accoglierà ristoratori, enotecari e sommelier per due giornate di approfondimento e degustazione.

    L’appuntamento, che segna anche il 50° anniversario della DOC Alto Adige e il riconoscimento delle 86 Unità Geografiche Aggiuntive, offrirà un’immersione completa nel panorama enologico altoatesino. Saranno presenti 98 aziende con 365 etichette, tra cui anteprime, annate storiche e vini iconici.

    Il programma e le masterclass

    Il summit si aprirà la sera del 7 settembre con una cena di gala a Castel Mareccio, nel cuore dei vigneti di Bolzano, un’opportunità per degustare i migliori vini e spumanti del territorio.

    La giornata successiva, l’8 settembre, si sposterà nella Sala Carroponte del NOI Techpark, dove si svolgerà la grande degustazione. Il programma prevede sei masterclass, guidate da professionisti del calibro di Andrea Amadei, Filippo Bartolotta, Aldo Fiordelli, Cristina Mercuri, André Senoner ed Eros Teboni. Le sessioni si concentreranno su temi chiave, tra cui:

    I vitigni autoctoni simbolo, come Gewürztraminer, Pinot nero, Schiava e Lagrein.

    Le nuove visioni dei giovani produttori altoatesini.

    Un’analisi approfondita degli Icon Wines del territorio.

    Questa prima edizione del Wine Summit, aperta al pubblico professionale nazionale, rappresenta un’opportunità imperdibile per scoprire da vicino una delle realtà vitivinicole più dinamiche d’Italia.

    Per ulteriori informazioni e per accreditarsi all’evento, gli operatori del settore possono scrivere a: wine-summit@vinialtoadige.com. LEGGI TUTTO

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    Dolovinimiti: la Valle di Cembra e i suoi vini verticali

    Cembra e i suoi vini verticali

    Dal 9 al 12 ottobre, la Valle di Cembra diventa palcoscenico di Dolovinimiti, il festival che celebra la viticoltura eroica tra le Dolomiti. Quattro giorni di appuntamenti pensati per raccontare un angolo appartato ma affascinante del Trentino, attraverso degustazioni, trekking tra i vigneti, masterclass e momenti culturali, con incursioni anche nella vicina Val di Fiemme.

    Qui, la viticoltura non conosce la parola “facile”: pendenze che superano il 30%, filari oltre i 500 metri di quota e vigneti incastonati su terrazzamenti e gradoni. Secondo i parametri del Centro di Ricerca per la Viticoltura in Montagna, il 96% del territorio vitato della valle rientra a pieno titolo nella definizione di viticoltura eroica: numeri che parlano da soli.

    Il paesaggio, scolpito nei millenni dal torrente Avisio, custodisce oltre 800 ettari di vigne, frutto di un lavoro paziente e ostinato. Da queste alture nascono uve dalla spiccata acidità naturale, capaci di dare ai vini freschezza, identità e longevità. Tra i protagonisti, il Müller Thurgau – simbolo della valle – affiancato da Riesling, Schiava, Pinot Nero e Chardonnay. Le altitudini importanti, i terreni porfirici e le marcate escursioni termiche offrono inoltre basi di grande qualità per il Trento Doc.

    Giunto alla terza edizione e ideato dall’Associazione Turistica Valle di Cembra con ApT Fiemme Cembra, Dolovinimiti propone un programma che spazia dal convegno sulla viticoltura eroica, con ospiti provenienti da altri territori montani, a masterclass dedicate alle diverse espressioni del vino di quota. Non mancheranno esperienze immersive: trekking verticali, spettacoli, cene in quota con chef stellati e degustazioni all’aria aperta.

    Accanto al vino, spazio anche alla grappa trentina. In collaborazione con l’Istituto Tutela Grappa del Trentino, sarà possibile visitare gli alambicchi in piena attività post-vendemmia, respirando i profumi delle vinacce e scoprendo i segreti della distillazione in un’atmosfera calda e avvolgente.

    Un invito, insomma, a vivere la montagna attraverso i suoi vini e le persone che la coltivano, scoprendo che la verticalità, qui, non è solo una questione di pendenze ma una vera e propria filosofia. LEGGI TUTTO

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    Vins Extrêmes 2025: la viticoltura eroica torna protagonista

    Anche quest’anno torna in Valle d’Aosta, nella suggestiva sede del Forte di Bard del Forte di Bard, Vins Extrêmes, il salone internazionale dedicato ai vini prodotti in condizioni estreme. L’appuntamento è per sabato 22 e domenica 23 novembre 2025, dalle 10 alle 18.30.

    L’iniziativa, nata nel 2017 e promossa dal CERVIM – il Centro di ricerca e valorizzazione per la viticoltura di montagna – con il sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Valle d’Aosta, della Chambre Valdôtaine e dell’Associazione Forte di Bard, riunisce ogni anno produttori, esperti e appassionati per celebrare una viticoltura che è prima di tutto cura del paesaggio, custodia della biodiversità e trasmissione di cultura.

    In degustazione ci saranno i vini eroici provenienti da pendii vertiginosi, terrazzamenti faticosamente costruiti pietra su pietra, micro-vigne in alta quota e isole al limite della viticoltura possibile. A fianco dei banchi d’assaggio, il programma prevede masterclass, wine talk e incontri tematici su temi cruciali come il cambiamento climatico, la salvaguardia dei vitigni autoctoni e il futuro delle aree marginali.

    Uno dei momenti centrali sarà la premiazione del Mondial des Vins Extrêmes, l’unico concorso internazionale riservato ai vini eroici, che rappresenta uno specchio fedele di un’umanità vignaiola spesso lontana dai riflettori, ma determinata a lasciare un segno profondo. I vini premiati saranno tutti disponibili per l’assaggio durante l’evento.

    «Vins Extrêmes non è solo una rassegna – sottolinea Nicola Abbrescia, presidente del CERVIM – ma un laboratorio di pensiero, un luogo dove si elabora una visione condivisa del futuro della viticoltura eroica. Qui si ritrovano storie di piccole produzioni capaci di grandi significati: ogni bottiglia racconta un gesto agricolo antico e attuale al tempo stesso».

    Il ruolo del CERVIM: presidio, ricerca, visione

    Alle spalle di questa manifestazione c’è un organismo che da quasi quarant’anni lavora per dare dignità e riconoscimento a un modello agricolo tanto affascinante quanto fragile. Il CERVIM, fondato nel 1987 con il patrocinio dell’OIV, ha avuto il merito di definire con chiarezza i parametri della viticoltura eroica – altitudine superiore ai 500 metri, pendenza oltre il 30%, coltivazione su terrazze o in isole minori – ottenendo nel 2020 anche il riconoscimento normativo ufficiale.

    Il centro non si limita alla promozione culturale: sviluppa studi e soluzioni per ridurre i costi di produzione, spesso proibitivi rispetto alla viticoltura di pianura (fino a dieci volte superiori), e collabora con enti pubblici e privati per mantenere vivo l’insediamento umano nelle aree viticole più difficili.

    Ha inoltre ideato il marchio “Viticoltura Eroica”, organizza eventi e concorsi come l’Extreme Spirits International Contest, e ha istituito il titolo di Ambasciatore CERVIM, riconoscendo il valore di chi si spende in prima persona per raccontare e difendere questa viticoltura di resistenza: giornalisti, vignaioli, studiosi, comunicatori.

    Per accedere alla manifestazione è necessario l’acquisto di un calice con la sua pochette, che dà diritto agli assaggi dei vini delle aziende aderenti e dei vincitori del Mondial des Vins Extrêmes. Il costo del biglietto è di 25 euro per la singola giornata e di 40 per entrambi i giorni. Presentando la tessera in corso di validità, i soci AIS, FISAR, ONAV e Slow Food possono usufruire di riduzioni: 20 euro per l’ingresso giornaliero e 35 per le due giornate. LEGGI TUTTO

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    Concorsi enologici e mercati globali: il caso Grands Vins du Monde

    di Patrizia Vigolo

    Nel panorama enologico internazionale, i concorsi rappresentano da decenni una delle modalità più riconosciute – e discusse – per misurare l’eccellenza. Dalle piccole cantine emergenti ai grandi nomi del vino, sono molte le realtà che vedono in queste competizioni un’opportunità concreta: visibilità sui mercati, riconoscimento qualitativo, contatti internazionali. Partecipare – e soprattutto vincere – può tradursi in un sigillo di garanzia per i consumatori, oltre che in un’arma strategica in termini di comunicazione e posizionamento commerciale.

    Ma cosa accade quando un concorso decide di superare i propri confini nazionali per aprirsi davvero al mondo? È il caso del Concours des Grands Vins de France, storicamente legato alla produzione transalpina, che oggi evolve in Grands Vins du Monde. Un cambiamento di prospettiva e di scala, che apre nuovi scenari per produttori e osservatori del settore.

    Storia

    Il Concours des Grands Vins de France nasce nel 1994 nella città di Mâcon, in Borgogna, su iniziativa dell’Union des Producteurs de Vins de France, con l’obiettivo di valorizzare le migliori espressioni del patrimonio vitivinicolo francese. In pochi anni, l’evento si afferma come uno dei principali concorsi enologici a livello nazionale, capace di attrarre ogni anno migliaia di campioni da tutte le regioni vinicole della Francia: dalla Champagne alla Provenza, dall’Alsazia al Sud-Ovest.

    La sua forza risiede nella capillarità e nella rappresentatività: piccoli vigneron e grandi maison partecipano fianco a fianco, giudicati da una giuria composta da professionisti del settore, enologi, sommelier, buyer e giornalisti. La medaglia assegnata a Mâcon – soprattutto quella d’oro – è da tempo riconosciuta come un simbolo di qualità sia sul mercato interno sia su quello export, in particolare nei paesi in cui la notorietà dei terroir francesi costituisce già un vantaggio competitivo.

    Oltre alla visibilità, il concorso ha saputo costruire nel tempo una reputazione di rigore e affidabilità, elementi sempre più richiesti in un panorama dove i premi si moltiplicano ma non sempre sono percepiti come credibili. Proprio da questa solida base nasce l’idea di ampliare i confini: non più solo un concorso per i vini di Francia, ma un osservatorio sul vino del mondo.

    La novità “Grands Vins du Monde

    La logica di apertura era già stata anticipata nelle recenti edizioni di “Concours des Grands Vins de France”, ma oggi diventa una vera svolta. Nel nuovo format “Grands Vins du Monde”, il concorso si estende per la prima volta all’intero panorama vinicolo globale: ogni vino del mondo dotato di indicazione geografica può partecipare, a patto che soddisfi i requisiti stabiliti dal B.O. francese

    La composizione della giuria rappresenta un elemento cruciale per garantire imparzialità e rigore nella valutazione. Nel nuovo format “Grands Vins du Monde”, l’intento è coinvolgere un panel ampio e variegato, con una significativa presenza di esperti provenienti da diversi paesi. Questa internazionalità assicura un confronto multidimensionale sulle diverse espressioni del vino, riflettendo gusti e criteri globali. Una giuria estera ben rappresentata non solo accresce la credibilità delle premiazioni, ma rende il concorso uno specchio più fedele delle dinamiche del mercato mondiale.

    I vantaggi per i produttori e l’impatto sul mercato globale

    Partecipare a un concorso internazionale come il Grands Vins du Monde offre numerosi benefici concreti, che vanno ben oltre la semplice medaglia da esporre in etichetta. Per le cantine, soprattutto quelle di dimensioni medie e piccole, rappresenta un’opportunità strategica per:

    Ampliare la visibilità internazionale: un riconoscimento prestigioso apre porte in mercati esteri spesso difficili da penetrare, in particolare in paesi asiatici e nordamericani, dove la medaglia assume valore di “sigillo di qualità” per consumatori e buyer.

    Consolidare la reputazione qualitativa: vincere o essere premiati in un concorso riconosciuto è una forma di validazione tecnica che rassicura distributori, importatori e professionisti, agevolando le trattative commerciali.

    Accesso a una rete globale di contatti: i concorsi come questo sono anche occasioni di networking tra produttori, operatori e media internazionali, con ricadute dirette in termini di marketing e comunicazione.

    L’ampliamento del concorso a vini da tutto il mondo rispecchia una tendenza ormai consolidata nel settore enologico: la globalizzazione dei gusti e dei mercati. Non si tratta più solo di confrontarsi con i grandi terroir francesi, ma di inserirsi in una competizione che premia eccellenze da ogni angolo del pianeta, da Bordeaux a Mendoza, dal Douro al Napa Valley.

    Questa nuova dimensione rende il concorso uno specchio più autentico delle dinamiche commerciali attuali e un laboratorio dove si incontrano stili, culture e innovazioni diverse.

    Guardando avanti, il “Grands Vins du Monde” si propone come un’occasione concreta di scambio e crescita per produttori di ogni provenienza, favorendo un dialogo e soprattutto offrendo una preziosa possibilità di emergere in Francia, uno dei mercati del vino più maturi e stimolanti al mondo. LEGGI TUTTO

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    Custodi del Lambrusco: una voce collettiva per raccontare un vino autentico

    Dall’Emilia arriva un segnale forte: nel mondo del vino c’è chi ha deciso di fare squadra, non per inseguire una tendenza, ma per affermare un’identità. Ventisette produttori – dalle piccole realtà artigiane alle cantine più strutturate – si sono uniti sotto un nome che è già tutto un programma: Custodi del Lambrusco. Un progetto che nasce con l’obiettivo di restituire a questo vino la dignità e la complessità che merita, superando gli stereotipi e aprendo nuovi scenari.

    Alla base c’è un Manifesto, una dichiarazione d’intenti condivisa che non guarda al passato con nostalgia, ma al presente con consapevolezza e al futuro con ambizione. Il gruppo parla con una voce corale, determinata e inclusiva, mettendo al centro valori comuni e una visione chiara: raccontare il Lambrusco nella sua forma più autentica e contemporanea.

    “Siamo custodi dell’essenza più pura del Lambrusco”: è il cuore del Manifesto, ma anche il ritmo che accompagna ogni passo di questo percorso. In quel “siamo” si ritrova la forza di una comunità che non difende un simbolo, ma ne rinnova il significato. Perché il Lambrusco non è – e non è mai stato – un vino banale. Può essere leggero e conviviale, certo, ma sa anche essere complesso, sfaccettato, capace di esprimere con profondità il carattere della sua terra.

    Oggi più che mai i consumatori chiedono verità, responsabilità, passione. I Custodi rispondono con una proposta concreta, radicata nel lavoro quotidiano in vigna, in cantina, in una filiera che parte dalla terra e si conclude in bottiglia. Un approccio che fa della qualità un punto fermo, senza rinunciare alla sperimentazione, al dialogo, alla voglia di crescere insieme.

    “Siamo nati da un sogno – scrivono – raccontare la migliore manifestazione del Lambrusco. Essere avanguardia e professionalità, qualità estrema e pura artigianalità”. Due anime che convivono e si rafforzano a vicenda. Perché i Custodi non appartengono solo a un vino, ma a un territorio: anzi due, Modena e Reggio Emilia, culle storiche di una viticoltura profondamente identitaria.

    La ricchezza del Lambrusco sta proprio nella sua pluralità di espressioni. Non una voce sola, ma un coro di stili, interpretazioni, storie personali. I Custodi lo sanno bene e lo rivendicano: ogni produttore porta la propria visione, ma è nella condivisione che trovano forza e coerenza. “Siamo un gruppo che si nutre delle differenze del singolo e siamo singoli produttori che diventano forti in un gruppo.”

    L’associazione è nata da pochi mesi, ma si è già messa in movimento. Dopo il debutto ufficiale lo scorso 31 marzo, i Custodi stanno costruendo una rete viva fatta di incontri, confronti e nuove narrazioni. L’obiettivo? Portare il Lambrusco oltre i suoi confini abituali, raccontarlo con nuovi strumenti, a un pubblico più ampio, anche a chi finora lo ha guardato con sufficienza.

    “Siamo Custodi di un cambiamento culturale – dichiarano –. Questa è la nostra piccola rivoluzione gentile.” Un modo per affermare, con pacatezza ma senza esitazioni, che il Lambrusco ha tutte le carte in regola per essere protagonista. Basta saperlo ascoltare. Basta raccontarlo per quello che è: autentico, sorprendente, profondamente attuale.

    ELENCO SOCI CUSTODI DEL LAMBRUSCO

    AZIENDA AGRICOLA BUONARIVA

    AZIENDA AGRICOLA MANICARDI

    AZIENDA AGRICOLA MESSORI

    AZIENDA AGRICOLA PEZZUOLI

    AZIENDA AGRICOLA SAN PAOLO

    CA’ DE’ MEDICI

    CANTINA DELLA VOLTA

    CANTINA DIVINJA

    CANTINA VENTIVENTI

    CANTINA VEZZELLI FRANCESCO

    CANTINA ZUCCHI

    CAVALIERA

    CLETO CHIARLI TENUTE AGRICOLE

    FATTORIA MORETTO

    GARUTI VINI

    LA BATTAGLIOLA

    LA PIANA WINERY

    LE CASETTE

    LINI 910

    MARCHESI DI RAVARINO

    OPERA02

    PODERE IL SALICETO

    RINALDINI AZ. AGR. MORO

    TERRAQUILIA

    VENTURINI BALDINI

    VILLA DI CORLO

    ZANASI SOCIETA’ AGRICOLA LEGGI TUTTO

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    Brunello di Montalcino: Giacomo Bartolommei è il nuovo presidente del Consorzio

    Cambio generazionale alla guida del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino: Giacomo Bartolommei, classe 1991, è stato nominato nuovo presidente dall’assemblea dei soci, riunita per il rinnovo del consiglio di amministrazione. Con i suoi 33 anni, Bartolommei è il più giovane presidente nella storia del Consorzio e uno dei più giovani in Italia in questo ruolo. Subentra a Fabrizio Bindocci, che ha guidato l’ente per due mandati consecutivi.

    Accanto a Bartolommei, sono stati eletti anche i vicepresidenti che coordineranno le principali commissioni del Consorzio: Andrea Cortonesi (Uccelliera) per la Commissione tecnica, Fabio Ratto (Antinori) per quella istituzionale e Bernardino Sani (Argiano) per la promozione.

    “Ringrazio i soci per la fiducia accordata a me e alla nuova squadra – ha commentato Bartolommei –. L’ampia partecipazione alle elezioni è un segnale importante di attaccamento al Consorzio. L’obiettivo è rafforzare la coesione interna e lavorare insieme per far crescere il nostro territorio. In un contesto economico complesso come quello attuale, è fondamentale investire con decisione su promozione e comunicazione, per valorizzare al meglio l’identità e il posizionamento dei nostri vini sui mercati internazionali”.

    Nel passaggio di testimone, Bindocci ha sottolineato i buoni risultati raggiunti: “Lascio un Consorzio in salute, con un bilancio 2024 che ha sfiorato i 4,5 milioni di euro, in crescita del 4,3% rispetto all’anno precedente, e un utile di quasi 627 mila euro destinato a riserva. Sono certo che la nuova governance saprà affrontare con visione le sfide future, puntando ancora sulla promozione e sulla valorizzazione dell’intera piramide qualitativa dei vini di Montalcino”.

    Bartolommei è enologo e responsabile export dell’azienda di famiglia, Caprili, fondata nel 1965 nella zona sud-occidentale di Montalcino. Dopo gli studi in Enologia e un percorso universitario in Economia e commercio, è entrato ufficialmente in azienda nel 2016, anno della sua prima vendemmia. Già vicepresidente del Consorzio nel triennio precedente, rappresenta una nuova generazione pronta a raccogliere il testimone della tradizione con uno sguardo proiettato al futuro.

    Nel nuovo consiglio è entrata anche Violante Gardini Cinelli Colombini (Casato Prime Donne), che ha preso il posto di Andrea Costanti, dimessosi per motivi personali dopo le recenti elezioni del 14 maggio.

    Il Consorzio del vino Brunello di Montalcino rappresenta oggi 214 soci e tutela un patrimonio viticolo di oltre 4.300 ettari nel territorio comunale di Montalcino, di cui circa 2.100 destinati alla produzione del Brunello, a denominazione contingentata dal 1997. Le denominazioni tutelate sono quattro: Brunello di Montalcino, Rosso di Montalcino, Moscadello e Sant’Antimo. LEGGI TUTTO