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    Erste+Neue: la forza silenziosa della comunità

    In Alto Adige, tra le colline che scendono verso il lago di Caldaro, la comunità precede il vino. È nelle mani dei soci di Erste+Neue che questo territorio trova la sua voce: un intreccio di storie, di scelte condivise e di gesti antichi che ancora oggi definiscono il senso di appartenenza a un luogo.Una cooperativa nata oltre un secolo fa e oggi parte integrante di Cantina Kaltern, dove il vino non è mai solo il frutto di una vendemmia, ma la testimonianza viva di un legame collettivo che unisce generazioni di viticoltori.

    “Per noi la sostenibilità non è una moda, ma un’attitudine interiore”, racconta Thomas Scarizuola, Kellermeister della cantina. È un approccio che si percepisce in ogni gesto, in ogni filare curato con attenzione quasi meditativa, e che ha portato la linea premium Puntay a essere interamente certificata biologica. Ma il vero cuore pulsante di Erste+Neue resta la rete di viticoltori che, con storie diverse e passioni comuni, con la stessa cura con cui si preserva ciò che dà senso alla propria vita.

    MarkusMorandell

    C’è Markus Morandell, classe 1956, che a Caldaro lavora il suo ettaro di terra ereditato dai genitori. Da più di trent’anni ha scelto il biologico, quando ancora la parola non era di tendenza. “È un percorso più impegnativo”, spiega, “ma restituisce equilibrio, nel suolo e in chi lo lavora. Serve spirito di comunità, non individualismo.”

    Markus Riffesser

    Accanto a lui, Markus Riffesser ha deciso di rinunciare a erbicidi e insetticidi per lasciare che siano le erbe spontanee e gli organismi del suolo a raccontare la loro parte di natura. “Collaborare è fondamentale”, dice. “Condividiamo esperienze, difficoltà e soluzioni: solo così la biodiversità diventa un valore concreto.”

    ReinhardPeterlin

    Anche per Reinhard Peterlin, che insieme al padre coltiva sette ettari tra le colline di Caldaro, la vigna è un piccolo ecosistema da proteggere. “Un terreno vivo è una garanzia di futuro. È la natura stessa a regolare gli equilibri, se impariamo ad ascoltarla.”

    HannesJuliaStampfer

    Ci sono poi Hannes e Julia Stampfer, padre e figlia, a Gries e Cornaiano. Due generazioni che si incontrano tra filari di Lagrein e Pinot Bianco, in un dialogo costante tra esperienza e sguardo nuovo. “Il biologico ti obbliga a osservare ogni giorno la vigna,” spiega Julia. “Ma quella fatica in più crea armonia.” Hannes aggiunge: “Le nostre parcelle sono piccole, come giardini. E proprio per questo ognuna merita la stessa cura che si riserva a qualcosa di prezioso.”

    Roland Dissertori

    Infine Roland Dissertori, quarantenne, rappresenta la nuova generazione. Coltiva cinque ettari tra Caldaro e Termeno insieme alla famiglia, unendo rigore e visione. “Siamo biologici da oltre vent’anni,” racconta, “anche grazie a chi ci ha mostrato la strada. Ogni pianta va seguita da vicino, ogni giorno: è un rapporto di ascolto continuo.”

    In tutte queste storie c’è un filo invisibile che tiene insieme le persone e il territorio. È un modo di vivere la cooperazione che supera l’idea di semplice organizzazione economica: è una filosofia di rispetto reciproco, di scambio e di equilibrio.E i vini di Erste+Neue sembrano restituire proprio questo dialogo silenzioso tra uomini, montagne e tempo.

    Oggi come ieri, in questo angolo di Alto Adige, la comunità resta la forma più autentica di sostenibilità.

    Erste+Neue: The Quiet Strength of Community

    In South Tyrol, among the hills that slope down toward Lake Caldaro, community comes before wine. It is in the hands of the members of Erste+Neue that this land finds its voice: a tapestry of stories, shared choices, and ancient gestures that still define a deep sense of belonging today.

    A cooperative founded over a century ago and now part of Cantina Kaltern, here wine is never merely the product of a harvest, but a living testament to a collective bond that unites generations of winemakers.

    “For us, sustainability is not a trend, but an inner attitude,” says Thomas Scarizuola, the cellar master. This philosophy is evident in every gesture, in every row of vines tended with almost meditative care, and has led the premium Puntay line to be fully certified organic. Yet the true heartbeat of Erste+Neue remains its network of winemakers, who, with different stories but shared passions, tend this land with the same care with which one preserves what gives meaning to life.

    There is Markus Morandell, born in 1956, who works his one-hectare plot in Caldaro inherited from his parents. He embraced organic farming over thirty years ago, long before it became a trend. “It is a more demanding path,” he explains, “but it restores balance—to the soil and to those who work it. Community spirit is essential; individualism does not suffice.”

    Beside him, Markus Riffesser has chosen to forgo herbicides and insecticides, letting spontaneous plants and soil organisms play their part in nature. “Collaboration is key,” he says. “We share experiences, challenges, and solutions: only in this way does biodiversity become a tangible value.”

    For Reinhard Peterlin, who cultivates seven hectares in Caldaro with his father, the vineyard is a small ecosystem to protect. “A living soil is a guarantee for the future. Nature itself balances the system, if we learn to listen.”

    Then there are Hannes and Julia Stampfer, father and daughter, in Gries and Cornaiano. Two generations meeting among rows of Lagrein and Pinot Bianco, in a constant dialogue between experience and fresh perspective. “Organic farming forces you to observe the vineyard every day,” explains Julia. “But that extra effort brings harmony.” Hannes adds, “Our plots are small, like gardens. And for that reason, each deserves the same care we reserve for something precious.”

    Finally, Roland Dissertori, in his forties, represents the new generation. He cultivates five hectares between Caldaro and Tramin with his family, combining rigor with vision. “We have been organic for over twenty years,” he says, “thanks in part to those who paved the way. Every plant must be closely observed every day: it is a continuous dialogue.”

    In all these stories, an invisible thread binds people to the land. This way of living cooperation goes beyond a simple economic model: it is a philosophy of mutual respect, exchange, and balance.

    And the wines of Erste+Neue seem to echo this silent dialogue between people, mountains, and time.

    Today, as in the past, in this corner of South Tyrol, community remains the truest form of sustainability. LEGGI TUTTO

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    Zagrea e l’utopia del piede franco

    Dalla conferenza di Villa Campolieto nasce una guida visionaria per riscrivere la narrazione del vino.

    Ci sono momenti in cui il vino smette di essere semplice oggetto di degustazione e torna ad assumere il ruolo di ponte tra storia e futuro. La recente Conferenza Nazionale sulla Viticoltura a Piede Franco, svoltasi l’8 settembre a Villa Campolieto, ha avuto proprio questo significato: non soltanto un incontro di addetti ai lavori, ma un invito a ripensare le radici stesse della viticoltura.

    Il piede franco è l’immagine più nitida di ciò che la vite era prima della fillossera, la pratica più ancestrale, fragile e al tempo stesso resistente, che custodisce un patrimonio genetico e culturale unico. Una viticoltura che non ha conosciuto l’innesto e che, nelle sue “oasi” di resistenza — sabbie, suoli vulcanici, terreni ostili al parassita — continua a regalarci vini che raccontano un rapporto diretto, non mediato, tra pianta e terroir.

    Roberto Cipresso

    Non a caso, durante la conferenza, è stata annunciata la nascita di Zagrea – Ungrafted, la prima guida internazionale dedicata esclusivamente ai vini da piede franco. Un progetto che non si limita a classificare etichette, ma che vuole sostenere la ricerca scientifica e alimentare la creazione di un protocollo integrato per la salvaguardia di questa forma di viticoltura. Una guida “inattuale” — come l’ha definita Gaetano Cataldo, ideatore dell’iniziativa e fondatore di Identità Mediterranea — nel senso nietzschiano del termine: controcorrente, visionaria, capace di guardare al futuro proprio perché affonda le radici nel passato.

    Fragilità e forza del piede franco

    “Fragile ma autentico”: così lo ha definito Roberto Cipresso, winemaker di fama internazionale, ricordando come l’assenza di innesto renda la vite più esposta ma, allo stesso tempo, più trasparente nella sua relazione con il suolo. Una trasparenza che si traduce in vini dal carattere netto, dalla mineralità vibrante, capaci di restituire il paesaggio geologico e umano che li ha generati.

    Gaetano Cataldo

    Anche altri relatori hanno sottolineato il valore di questa viticoltura “al limite”. L’agronomo Gaetano Conte ha evidenziato la sorprendente resistenza della vitis vinifera pre-fillosserica a siccità, calcare e salinità; Mariano Murru, direttore enologico di Argiolas, ha ricordato il ruolo della Sardegna come “continente viticolo” dove ancora oggi il piede franco resiste su superfici significative. La professoressa Teresa Del Giudice ha invece messo in guardia dal rischio di confinare questa pratica in un ambito meramente museale: il piede franco deve entrare a pieno titolo nel sistema agricolo contemporaneo, connesso anche al turismo, all’economia rurale e alle strategie di destination management.

    Un atto politico e culturale

    La viticoltura a piede franco non riguarda solo la genetica della vite o la biodiversità: è un tema che tocca identità, economie locali, paesaggio, resilienza al cambiamento climatico. È anche un’occasione per interrogarsi sul nostro modo di vivere il vino. “Non può esserci amore per il vino se non c’è rispetto per il piede franco”, ha ricordato Cataldo, riportando l’attenzione sul legame profondo tra il Mediterraneo e la vite, tra radici culturali e radici vegetali.

    La sfida, oggi, è non ridurre il piede franco a semplice feticcio di autenticità, ma trasformarlo in leva per una nuova narrazione del vino. Una narrazione che sappia coniugare ricerca scientifica, valorizzazione dei borghi, sostenibilità e inclusione, generando economie alternative per le aree interne e fragili del Paese.

    Guardare oltre

    Da Villa Campolieto non è uscita soltanto l’idea di una guida, ma la prospettiva di una commissione scientifica multidisciplinare chiamata a elaborare linee guida per la difesa e la valorizzazione di questa viticoltura. Archeologia, antropologia, agronomia, economia agraria, enologia: il piede franco chiede uno sguardo trasversale, capace di integrare competenze e visioni.

    In questo senso, l’iniziativa non appare come un nostalgico ritorno al passato, bensì come un gesto profondamente contemporaneo: un atto di resistenza e di futuro. Perché, se è vero che senza radici non c’è crescita, il piede franco ci ricorda che anche nel vino l’autenticità non è mai un lusso, ma una necessità. LEGGI TUTTO

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    Golferenzo celebra il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese

    Il borgo di Golferenzo, riconosciuto tra i “Borghi più belli d’Italia”, si prepara a diventare il palcoscenico di un racconto fatto di bollicine e Pinot Nero. Il 21 e 22 settembre, l’Oltrepò Pavese celebra la quinta edizione di “Oltrepò: Terra di Pinot Nero”, evento ideato dal Consorzio Classese Oltrepò Pavese per mettere in dialogo produttori, operatori del settore, stampa e – per la prima volta – appassionati di vino.

    Due giorni in cui la tradizione incontra la visione del futuro. Al centro dell’attenzione c’è il Metodo Classico DOCG, pronto a diventare Classese, e il Pinot Nero DOC vinificato in rosso, ambasciatori di un territorio che punta con decisione sulla qualità e sull’identità.

    La giornata di domenica 21 settembre sarà aperta al pubblico: dalle 10.30 alle 18, gli appassionati potranno degustare i vini di 30 cantine locali, incontrare i produttori e scoprire i segreti di un territorio che ha fatto del Pinot Nero il suo simbolo. I biglietti sono disponibili online a 35 euro (25 euro per soci AIS, FISAR, ONAV e studenti).

    Protagonista indiscusso dell’evento è il blanc de noirs, celebrato quest’anno anche dal nuovo disciplinare DOCG che introduce il nome Classese e una serie di norme dedicate alla valorizzazione della qualità. Un passo storico, che coincide con i 160 anni dalla nascita del Metodo Classico in Oltrepò, quando a Rocca de’ Giorgi furono prodotte le prime bottiglie spumantizzate nel 1865.

    Non si tratta solo di un cambio di denominazione, ma di una vera e propria visione: fare dell’Oltrepò Pavese la prima denominazione al mondo fondata sul Metodo Classico da uve Pinot Nero vinificate in bianco. Un ambizioso progetto che affonda le radici nella storia e guarda con decisione al futuro del territorio e dei suoi vini.

    Segreteria organizzativa e accreditamento operatori: Scaramuzzi Team +39 055 494949 Ufficio stampa evento: AB Comunicazione pressoffice@ab-comunicazione.itAcquisto biglietti: https://eventboost-ticketing.myshopify.com/

    Foto Linda Vukaj – Agenzia AICOD LEGGI TUTTO

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    Modigliana luogo di forte identità, è un caso in Italia, i suoi vini sono unici

    Le parole arrivano da Londra e hanno il peso di una consacrazione: «La qualità dei vini di Modigliana è cresciuta in modo impressionante, nessuno in Italia ha fatto meglio». A scriverle è Nelson Pari, uno dei narratori del vino più ascoltati nel mondo anglosassone, che nell’ultimo report dedicato all’annata 2022 incorona Modigliana come la vera regina del vino in Romagna.

    Ed è proprio a Modigliana che, domenica 7 settembre, ritorna l’appuntamento annuale con i vini dell’associazione Stella dell’Appennino, ospitato quest’anno nello spazio coperto davanti al Municipio. Una giornata interamente dedicata all’anima più autentica dell’Appennino romagnolo, con banchi d’assaggio aperti dalle 10 alle 19, masterclass, incontri e la possibilità di conoscere da vicino i vignaioli che hanno reso questo territorio un caso unico in Italia.

    Perché Modigliana non è solo un luogo geografico: è un’identità collettiva, una comunità che ha scelto di raccontarsi attraverso il vino. «Siamo impegnati a produrre fine wines, vini di grande pregio. È l’Appennino che ci chiama a questa sfida», spiega Giorgio Melandri, curatore della manifestazione e produttore con Mutiliana. Nei calici, chi verrà a degustare troverà un filo conduttore fatto di freschezze balsamiche, speziature sottili, agrumi e mineralità: tratti comuni che diventano lingua condivisa del territorio.

    Anche Francesco Falcone, che ha firmato i ritratti dei vignaioli nel catalogo dell’evento, descrive Modigliana come «un’anomalia felice, un contrattempo che suona sinfonie sospese nel bosco». Un’immagine potente che restituisce il senso di una viticoltura capace di parlare al di fuori degli schemi romagnoli consolidati, con una voce che vibra di autenticità.

    Durante la giornata, oltre ai banchi d’assaggio — accessibili con una donazione di almeno 20 euro che comprende calice, catalogo e braccialetto per le degustazioni illimitate — sarà possibile partecipare alle tre masterclass gratuite condotte da Nelson Pari, dal titolo emblematico Tannins don’t lie. Un’occasione per approfondire i tratti dell’annata 2022 e scoprire da vicino i segreti che rendono unici i vini di Modigliana.

    A raccontarsi saranno nove aziende: Casetta dei Frati, Fondo San Giuseppe, Lu.Va., Menta e Rosmarino, Mutiliana, Pian di Stantino, Il Pratello, Il Teatro e Villa Papiano. Realtà diverse per dimensione e stile, ma unite dalla volontà di dare voce a un territorio che oggi rappresenta uno dei laboratori più interessanti del vino italiano.

    Modigliana, insomma, non è più un segreto per pochi. È diventata un caso emblematico di come l’identità territoriale, se custodita e condivisa, possa trasformarsi in un racconto corale capace di arrivare lontano, persino oltre i confini dell’Appennino.

    Tutte le informazioni sono disponibili anche sulla pagina Facebook dell’associazione. LEGGI TUTTO

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    Viticoltura a piede franco: Ercolano ospita la conferenza nazionale

    L’8 settembre 2025 Villa Campolieto a Ercolano diventa il centro di un confronto nazionale dedicato alla viticoltura a piede franco, organizzato dall’Associazione Culturale Identità Mediterranea. Un tema che guarda alle radici più autentiche del vino, ma anche al futuro della sostenibilità, della ricerca scientifica e della valorizzazione territoriale.

    La conferenza – dal titolo “Progresso ed evoluzione per un sistema integrato di difesa, preservazione e valorizzazione” – riunirà ricercatori, docenti, enologi, giornalisti ed esperti del settore. Tra i relatori attesi: Roberto Cipresso, winemaker e scrittore di fama internazionale; Luciano Pignataro, docente di Comunicazione Enogastronomica all’Università Federico II di Napoli; Ciro Giordano, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini del Vesuvio; Marco Serra, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Salerno; Stefano Del Lungo, ricercatore del CNR; l’agronomo Gaetano Conte; e la professoressa Teresa Del Giudice, economista agraria.

    La giornata si aprirà con i saluti istituzionali di rappresentanti del mondo politico, accademico e consortile, per poi lasciare spazio agli interventi scientifici e ai contributi di ricerca. A moderare sarà Gaetano Cataldo, fondatore di Identità Mediterranea, giornalista enogastronomico e Miglior Sommelier dell’Anno al Merano Wine Festival.

    I temi al centro del dibattito

    Il valore genetico e la biodiversità della viticoltura a piede franco.

    Le prospettive di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

    Le opportunità di sviluppo territoriale e turistico legate al vino.

    L’ipotesi di un protocollo integrato per la salvaguardia della viticoltura a piede franco e, più in generale, del sistema agricolo.

    La conferenza gode del patrocinio morale del Consiglio Regionale della Campania, del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, dei Consorzi di Tutela dei Vini del Vesuvio e di Salerno, della Fondazione Monti Lattari Onlus, della Fondazione Ente Ville Vesuviane e del Mavv-Wine Art Museum.

    Un appuntamento pensato per mettere in dialogo saperi diversi – dall’archeologia alla biologia molecolare, dall’agronomia all’economia – con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e pubblico su un patrimonio che appartiene non solo alla Campania, ma all’intera viticoltura italiana ed europea.

    Associazione Identità Mediterranea

    Fondata il 12 luglio 2016, da sempre impegnata nella divulgazione della Cultura del Mare Nostrum mediante la promozione del Patrimonio Paesaggistico, la divulgazione della Tradizione Enogastronomica e la preservazione della Biodiversità Mediterranea, oltre che ideatrice di Mosaico per Procida, primo vino a celebrare una Capitale Italiana della Cultura, ha organizzato tale evento, così come nel settembre dello scorso anno, quale associazione richiedente il coinvolgimento e il patrocinio del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, confermato anche quest’anno. LEGGI TUTTO

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    Alto Adige Wine Summit: un’occasione unica per esplorare l’eccellenza vinicola del territorio

    Il 7 e l’8 settembre si terrà la prima edizione dell’Alto Adige Wine Summit interamente dedicata ai professionisti del vino italiani. Organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige, l’evento accoglierà ristoratori, enotecari e sommelier per due giornate di approfondimento e degustazione.

    L’appuntamento, che segna anche il 50° anniversario della DOC Alto Adige e il riconoscimento delle 86 Unità Geografiche Aggiuntive, offrirà un’immersione completa nel panorama enologico altoatesino. Saranno presenti 98 aziende con 365 etichette, tra cui anteprime, annate storiche e vini iconici.

    Il programma e le masterclass

    Il summit si aprirà la sera del 7 settembre con una cena di gala a Castel Mareccio, nel cuore dei vigneti di Bolzano, un’opportunità per degustare i migliori vini e spumanti del territorio.

    La giornata successiva, l’8 settembre, si sposterà nella Sala Carroponte del NOI Techpark, dove si svolgerà la grande degustazione. Il programma prevede sei masterclass, guidate da professionisti del calibro di Andrea Amadei, Filippo Bartolotta, Aldo Fiordelli, Cristina Mercuri, André Senoner ed Eros Teboni. Le sessioni si concentreranno su temi chiave, tra cui:

    I vitigni autoctoni simbolo, come Gewürztraminer, Pinot nero, Schiava e Lagrein.

    Le nuove visioni dei giovani produttori altoatesini.

    Un’analisi approfondita degli Icon Wines del territorio.

    Questa prima edizione del Wine Summit, aperta al pubblico professionale nazionale, rappresenta un’opportunità imperdibile per scoprire da vicino una delle realtà vitivinicole più dinamiche d’Italia.

    Per ulteriori informazioni e per accreditarsi all’evento, gli operatori del settore possono scrivere a: wine-summit@vinialtoadige.com. LEGGI TUTTO

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    Dolovinimiti: la Valle di Cembra e i suoi vini verticali

    Cembra e i suoi vini verticali

    Dal 9 al 12 ottobre, la Valle di Cembra diventa palcoscenico di Dolovinimiti, il festival che celebra la viticoltura eroica tra le Dolomiti. Quattro giorni di appuntamenti pensati per raccontare un angolo appartato ma affascinante del Trentino, attraverso degustazioni, trekking tra i vigneti, masterclass e momenti culturali, con incursioni anche nella vicina Val di Fiemme.

    Qui, la viticoltura non conosce la parola “facile”: pendenze che superano il 30%, filari oltre i 500 metri di quota e vigneti incastonati su terrazzamenti e gradoni. Secondo i parametri del Centro di Ricerca per la Viticoltura in Montagna, il 96% del territorio vitato della valle rientra a pieno titolo nella definizione di viticoltura eroica: numeri che parlano da soli.

    Il paesaggio, scolpito nei millenni dal torrente Avisio, custodisce oltre 800 ettari di vigne, frutto di un lavoro paziente e ostinato. Da queste alture nascono uve dalla spiccata acidità naturale, capaci di dare ai vini freschezza, identità e longevità. Tra i protagonisti, il Müller Thurgau – simbolo della valle – affiancato da Riesling, Schiava, Pinot Nero e Chardonnay. Le altitudini importanti, i terreni porfirici e le marcate escursioni termiche offrono inoltre basi di grande qualità per il Trento Doc.

    Giunto alla terza edizione e ideato dall’Associazione Turistica Valle di Cembra con ApT Fiemme Cembra, Dolovinimiti propone un programma che spazia dal convegno sulla viticoltura eroica, con ospiti provenienti da altri territori montani, a masterclass dedicate alle diverse espressioni del vino di quota. Non mancheranno esperienze immersive: trekking verticali, spettacoli, cene in quota con chef stellati e degustazioni all’aria aperta.

    Accanto al vino, spazio anche alla grappa trentina. In collaborazione con l’Istituto Tutela Grappa del Trentino, sarà possibile visitare gli alambicchi in piena attività post-vendemmia, respirando i profumi delle vinacce e scoprendo i segreti della distillazione in un’atmosfera calda e avvolgente.

    Un invito, insomma, a vivere la montagna attraverso i suoi vini e le persone che la coltivano, scoprendo che la verticalità, qui, non è solo una questione di pendenze ma una vera e propria filosofia. LEGGI TUTTO

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    Vins Extrêmes 2025: la viticoltura eroica torna protagonista

    Anche quest’anno torna in Valle d’Aosta, nella suggestiva sede del Forte di Bard del Forte di Bard, Vins Extrêmes, il salone internazionale dedicato ai vini prodotti in condizioni estreme. L’appuntamento è per sabato 22 e domenica 23 novembre 2025, dalle 10 alle 18.30.

    L’iniziativa, nata nel 2017 e promossa dal CERVIM – il Centro di ricerca e valorizzazione per la viticoltura di montagna – con il sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Valle d’Aosta, della Chambre Valdôtaine e dell’Associazione Forte di Bard, riunisce ogni anno produttori, esperti e appassionati per celebrare una viticoltura che è prima di tutto cura del paesaggio, custodia della biodiversità e trasmissione di cultura.

    In degustazione ci saranno i vini eroici provenienti da pendii vertiginosi, terrazzamenti faticosamente costruiti pietra su pietra, micro-vigne in alta quota e isole al limite della viticoltura possibile. A fianco dei banchi d’assaggio, il programma prevede masterclass, wine talk e incontri tematici su temi cruciali come il cambiamento climatico, la salvaguardia dei vitigni autoctoni e il futuro delle aree marginali.

    Uno dei momenti centrali sarà la premiazione del Mondial des Vins Extrêmes, l’unico concorso internazionale riservato ai vini eroici, che rappresenta uno specchio fedele di un’umanità vignaiola spesso lontana dai riflettori, ma determinata a lasciare un segno profondo. I vini premiati saranno tutti disponibili per l’assaggio durante l’evento.

    «Vins Extrêmes non è solo una rassegna – sottolinea Nicola Abbrescia, presidente del CERVIM – ma un laboratorio di pensiero, un luogo dove si elabora una visione condivisa del futuro della viticoltura eroica. Qui si ritrovano storie di piccole produzioni capaci di grandi significati: ogni bottiglia racconta un gesto agricolo antico e attuale al tempo stesso».

    Il ruolo del CERVIM: presidio, ricerca, visione

    Alle spalle di questa manifestazione c’è un organismo che da quasi quarant’anni lavora per dare dignità e riconoscimento a un modello agricolo tanto affascinante quanto fragile. Il CERVIM, fondato nel 1987 con il patrocinio dell’OIV, ha avuto il merito di definire con chiarezza i parametri della viticoltura eroica – altitudine superiore ai 500 metri, pendenza oltre il 30%, coltivazione su terrazze o in isole minori – ottenendo nel 2020 anche il riconoscimento normativo ufficiale.

    Il centro non si limita alla promozione culturale: sviluppa studi e soluzioni per ridurre i costi di produzione, spesso proibitivi rispetto alla viticoltura di pianura (fino a dieci volte superiori), e collabora con enti pubblici e privati per mantenere vivo l’insediamento umano nelle aree viticole più difficili.

    Ha inoltre ideato il marchio “Viticoltura Eroica”, organizza eventi e concorsi come l’Extreme Spirits International Contest, e ha istituito il titolo di Ambasciatore CERVIM, riconoscendo il valore di chi si spende in prima persona per raccontare e difendere questa viticoltura di resistenza: giornalisti, vignaioli, studiosi, comunicatori.

    Per accedere alla manifestazione è necessario l’acquisto di un calice con la sua pochette, che dà diritto agli assaggi dei vini delle aziende aderenti e dei vincitori del Mondial des Vins Extrêmes. Il costo del biglietto è di 25 euro per la singola giornata e di 40 per entrambi i giorni. Presentando la tessera in corso di validità, i soci AIS, FISAR, ONAV e Slow Food possono usufruire di riduzioni: 20 euro per l’ingresso giornaliero e 35 per le due giornate. LEGGI TUTTO