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    Oro di Sicilia, pietra di Carema: i vini che sorprendono a Vinitaly 2025

    La 57ª edizione di Vinitaly si è conclusa con oltre 93.000 presenze provenienti da 140 Paesi, confermando che il vino italiano continua a imporsi sulla scena internazionale e ad aprire nuove strade. In un palcoscenico sempre più competitivo – con il 35% degli operatori provenienti dall’estero – la manifestazione ha ribadito il suo ruolo centrale, nel panorama fieristico internazionale di settore.

    Vinitaly 2025 – foto 1

    La 57ª edizione di Vinitaly sarà ricordata nche come “il Vinitaly dei dazi americani”, annunciati al 20% e capaci di far tremare i polsi ai produttori. Un timore poi attenuato dalla decisione del tycoon statunitense Donald Trump, oggi Presidente degli Stati Uniti, di sospendere l’applicazione per 90 giorni, concedendo un momentaneo sospiro di sollievo.

    Vinitaly 2025 – foto 2

    L’evento ha offerto anche uno sguardo sulle nuove tendenze: vini no/low alcol, raw wine, vinificazioni in anfora e il debutto di Vinitaly Tourism, format interamente dedicato all’enoturismo. Con il sostegno delle istituzioni a livello nazionale ed europeo, Vinitaly ha confermato il suo ruolo strategico nella promozione del vino italiano nel mondo, affermandosi come un asset cruciale in una fase di profondi cambiamenti.

    Vinitaly 2025 – foto 3

    Sul piano generale, però, al di là dei proclami ottimistici, il settore attraversa un periodo complesso. Alla contrazione dei consumi si sommano un salutismo talvolta esasperato, l’incognita dei dazi e le nuove norme del cosiddetto “codice della strada salviniano”, che alimentano un clima diffuso di incertezza e preoccupazione, percepibile anche durante la manifestazione veronese. A proposito, i più sarcastici, osservando l’opulenza di certi stand, hanno evocato l’immagine dell’orchestra del Titanic che continua a suonare fino all’ultimo.

    Vinitaly 2025 – foto 4

    Eppure, al pessimismo dell’intelligenza risponde ogni anno l’ottimismo della volontà – per dirla con Gramsci – che si manifesta nella possibilità, offerta da Vinitaly, di scoprire autentiche perle enologiche e territori ancora capaci di sorprendere. Quest’anno su tutti, la Sicilia, con i suoi bianchi vibranti e intensi, e il Piemonte, rappresentato dalla zona del Carema, dove il Nebbiolo si esprime in perfetta sintonia con un paesaggio scolpito dalla natura.

    Vinitaly 2025 – foto 5

    Bianchi di Sicilia: terra promessa per i vini bianchi

    Nel cuore di una riserva naturale del WWF, a pochi passi dal mare di Mazara del Vallo, sorge Gorghi Tondi: un’azienda siciliana a conduzione familiare guidata con passione da Clara e Annamaria Sala. Qui la viticoltura si intreccia con la bellezza del paesaggio costiero, in un equilibrio tra rispetto dell’ambiente e ricerca della qualità.

    Annamaria Sala – Gorghi Tondi

    Tra i vini più rappresentativi della tenuta spicca il Rajàh Zibibbo Sicilia DOC 2022, frutto di una vinificazione in secco di uno dei vitigni più aromatici dell’isola. Lo Zibibbo, tradizionalmente usato per vini dolci, rivela in questa versione un profilo sorprendente. L’etichetta con il nautilus richiama il profondo legame con il mare e le antiche radici arabe che hanno portato in Sicilia questo vitigno e un’intera cultura del gusto.

    Allo stesso modo, il Kheirè 2023 Grillo Riserva Sicilia DOC biologico rappresenta un’altra espressione identitaria del territorio. Il suo nome – che in greco antico significa “benvenuto” – evoca l’ospitalità isolana e le stratificazioni storiche che arricchiscono la viticoltura siciliana. Ottenuto da una selezione delle migliori uve Grillo, affinate in parte in barrique di rovere francese, questo bianco biologico unisce struttura e longevità a una spiccata eleganza marina, con un finale lievemente salino che ricorda la brezza mediterranea.

    Sul versante sul versante sud-est dell’Etna, le Tenute Nicosia  con l’Etna Bianco DOC “Contrada Monte Gorna” 2020, (carricante 80% – catarratto 20%) rendono omaggio all’anima più autentica della viticoltura etnea. È il primo vino dell’azienda a riportare in etichetta il nome della contrada d’origine, a testimonianza di un forte legame con il territorio.

    Graziano Nicosia – tenute Nicosia

    Dopo un anno in rovere francese e ulteriori 12 mesi di affinamento in bottiglia, si presenta al calice con una personalità complessa e affascinante. Nasce a 750 metri sul livello del mare, in un contesto che regala profondità e grande prospettiva evolutiva.

    Il percorso virtuoso della cantina prosegue con il sorprendente metodo classico Sosta Tre Santi Carricante 60 mesi a conferma che l’Etna possa affermarsi come zona fortemente vocata alla spumantistica, senza imitare altri territori. Il carricante, con la sua acidità naturale e l’intrigante profilo aromatico si presta benissimo alla spumantizzazione e ai lunghi affinamenti.

    Mentre sul versante nord dell’Etna, nel territorio di Castiglione di Sicilia, prende forma il progetto vitivinicolo di Tenute Bosco, realtà condotta da Sofia Ponzini e dalla sua famiglia. Un lavoro iniziato nel 2010 con il recupero di antiche vigne tra le contrade di Piano dei Daini a Solicchiata e Santo Spirito a Passopisciaro, oggi cuore pulsante di una produzione che racconta con autenticità la montagna vulcanica e il suo paesaggio straordinario.

    Sofia Ponzini – Tenute Bosco

    Etna Bianco Vico 2021 rappresenta una delle espressioni più eleganti e complesse dell’azienda. Ottenuto da sole uve carricante, provenienti dal vigneto impiantato nel 2013 nella tenuta di Piano dei Daini, è un vino capace di trasmettere la finezza aromatica e la tensione minerale proprie di questo angolo d’Etna.  Con il Vico, Tenute Bosco firma un Etna Bianco DOC capace di raccontare, con precisione e carattere, l’anima bianca del vulcano.

    Fondata nel 1875 da Vito Curatolo, la cantina Curatolo Arini rappresenta una delle realtà storiche più significative della viticoltura siciliana. La scelta di costruire la cantina nel cuore dei vigneti di famiglia, nella parte più occidentale dell’isola, nasce dal desiderio di dare forma a un progetto ambizioso: produrre Marsala di qualità, capaci di parlare al mondo.

    Alexandra Curatolo – Curatolo Arini

    Il nome dell’azienda unisce quello di Vito a quello della madre, Arini, mentre l’identità visiva si lega all’opera dell’architetto Ernesto Basile, padre del Liberty siciliano, a cui fu affidata la creazione della prima etichetta, segno grafico ancora oggi in uso. Accanto ai Marsala, celebri per eleganza e finezza, la cantina propone una gamma di vini monovarietali dal carattere nitido e mediterraneo, pensati per accompagnare la tavola con naturalezza e versatilità.

    Alexandra Curatolo – Curatolo Arini

    Tra i vini più interessanti, spiccano il il Catarratto 2024 vino contemporaneo e di estrema bevibilità e La Gagliardetta 2023, un bianco ottenuto da uve zibibbo coltivate nei pressi di Camporeale, su colline ben esposte al sole e influenzate dalla vicinanza del mare. Un vino raffinato e versatile, capace di raccontare la Sicilia attraverso ogni sorso. A margine anche un sorprendente Grillo 2017, ancora oggi in splendida forma.

    Nel cuore del territorio marsalese, tra colline esposte al sole e accarezzate dai venti marini si trova Baglio Oro. Fondata nel 2008 da Francesco Laudicina e dal cognato Michele Cottone, la cantina sorge dove un tempo si trovavano gli antichi poderi di famiglia, in Contrada Perino. Tra le espressioni più significative di grecanico in purezza dell’intera Sicilia spicca il Kiggiari Terre Siciliane IGT 2024, le cui uve sono coltivate nella zona di Paceco. È un bianco dal profilo fresco e sapido, vinificato in acciaio per esaltarne la fragranza e la purezza.

    Più strutturato e complesso è invece il Grillo Sicilia DOC Aralto Riserva 2023, frutto della selezione delle migliori uve grillo coltivate nei vigneti di Marsala. Dopo la vinificazione in acciaio, il vino affina in parte in tonneau di rovere francese e in parte in acciaio, sviluppando una personalità avvolgente e armoniosa.

    Nelle campagne di Alcamo, cuore della Sicilia occidentale, la cantina Tonnino porta avanti una visione agricola che unisce sapienza contadina e sperimentazione. Una viticoltura che nasce negli anni Cinquanta sulle colline tra Alcamo e la valle del Belice e che oggi si sviluppa su oltre 120 ettari di vigneti coltivati secondo criteri biologici e pratiche di agricoltura sostenibile.

    La forza di questa terra e la cura meticolosa della vigna trovano una delle loro espressioni più nitide nel Tonnino Pinot Grigio Terre Siciliane IGP 2024. Prodotto nella zona di Calatafimi, questo bianco da uve 100% pinot grigio mostra quanto anche varietà internazionali possano raccontare il territorio in modo autentico. Il suolo, profondo e ricco di sostanza organica, unito al clima ventoso e all’escursione termica delle colline belicine, restituisce un vino dal profilo limpido, fresco e floreale. A completare il racconto degli ottimi bianchi firmati Tonnino, il Costa del Pero Grillo 2024 che incarna con eleganza l’anima autoctona della Sicilia.

    Carema: sintonia tra pietra, cielo e il carattere del Nebbiolo

    Incastonato tra le ultime propaggini piemontesi e il confine con la Valle d’Aosta, il piccolo comune di Carema custodisce uno dei paesaggi vitati più sorprendenti dell’intero arco alpino. Qui il nebbiolo si arrampica su terrazzamenti vertiginosi, sostenuti da muraglioni a secco e pilastri conici in pietra e calce – i celebri pilun – che danno origine a un sistema di coltivazione unico, definito topia nel dialetto locale. Non solo scenografia: queste strutture assorbono calore durante il giorno e lo rilasciano di notte, contribuendo a mitigare le escursioni termiche tipiche della zona.

    Roberta Bonin – Cantina dei produttori Nebbiolo di Carema

    È in questo anfiteatro morenico, modellato nei secoli dalla fatica dei viticoltori, che nasce il Carema DOC, vino di montagna dal carattere forte e raffinato. A tutelarne la storia e l’identità è, dal 1960, la Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema, una cooperativa nata dalla volontà di dieci viticoltori e oggi composta da oltre cento soci, di cui circa settanta attivi nella coltivazione. Piccoli produttori part-time, custodi di un paesaggio fragile e straordinario.

    La superficie vitata, di circa 15 ettari, si estende tra i 300 e i 650 metri di altitudine, su pendii scoscesi affacciati sulla Dora Baltea. Il microclima è fresco ma soleggiato, ventilato dai venti del nord e mitigato dall’esposizione ottimale. I suoli, di origine morenica, donano ai vini energia, finezza e una straordinaria identità territoriale.

    Il cuore della produzione è rappresentato da due etichette di assoluto rilievo: Carema DOC 2021 e Carema Riserva DOC 2020, entrambi ottenuti da nebbiolo in purezza. Due interpretazioni che confermano come anche fuori dalle Langhe questo vitigno possa esprimersi con profondità, longevità e un’eleganza rara.

    Il Carema (etichetta nera) affina per almeno due anni, con un passaggio minimo di dodici mesi in botti grandi di rovere o castagno: il risultato è un rosso slanciato, vibrante, dalla trama tannica fine e da una freschezza che invita al ritorno. Il Carema Riserva (etichetta bianca) matura invece per almeno tre anni, di cui diciotto mesi in legno: qui il nebbiolo si fa più profondo, avvolgente, con profumi caldi di spezie, agrumi canditi e sottobosco, e un sorso ampio, armonico, di grande equilibrio.

    Sono vini che non temono confronti con i più celebrati Barolo e Barbaresco, come conferma l’assaggio di uno strepitoso Carema Riserva DOC 2016,anzi, si distinguono per personalità e per un legame autentico con un terroir aspro e affascinante. Due grandi rossi di montagna che meritano attenzione, rispetto e un posto d’onore nella memoria di chi li assaggia.

    Le foto relative a Vinitaly 2025 (copertina e foto da 1 a 5) sono state tratte dalla pagina Facebook di Vinitaly. LEGGI TUTTO

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    Alto Adige, un’eccellenza vitivinicola tra qualità, identità e visione

    L’Alto Adige è una delle più piccole regioni vitivinicole d’Italia, eppure è tra le più dinamiche e riconosciute a livello nazionale e internazionale. In un territorio di appena 5.850 ettari vitati si concentra una sorprendente varietà di paesaggi, microclimi e suoli che contribuiscono a definire l’identità di una delle zone enologicamente più vivaci del Paese.

    Un’identità che si è rafforzata nel tempo e che nel 2025 ha raggiunto un traguardo significativo: i cinquant’anni della Denominazione di Origine Controllata “Alto Adige”, celebrati a Vinitaly con una conferenza stampa istituzionale e una serie di appuntamenti dedicati che hanno ripercorso la storia, l’evoluzione e lo sguardo al futuro di una delle denominazioni più distintive d’Italia.

    Ad aprire l’incontro veronese è stato Andreas Kofler, presidente del Consorzio Vini Alto Adige, che ha ricordato come il decreto del 14 aprile 1975 abbia segnato una svolta per l’enologia locale, dando avvio a un percorso orientato alla qualità e alla valorizzazione del territorio. “La DOC Alto Adige è il frutto di una lunga storia fatta di scelte coraggiose, di pionieri illuminati e di un cambio di paradigma radicale. In questi 50 anni, il nostro territorio ha saputo evolversi puntando sulla qualità, sulla sostenibilità e sulla varietà”, ha sottolineato Kofler.

    Dal modello intensivo degli anni Settanta si è passati a una viticoltura orientata alla selezione, alla valorizzazione dei terroir e alla sostenibilità. Se un tempo la Schiava dominava incontrastata i vigneti della regione, oggi i vitigni bianchi occupano circa due terzi delle superfici coltivate, in un equilibrio che riflette la complessità del territorio e la crescente attenzione alla qualità. “Scegliere il vitigno più adatto in base alla specificità del terreno è stata la chiave della svolta qualitativa. Oggi contiamo circa 20 varietà che prosperano nel nostro microclima unico”, ha aggiunto Kofler.

    Il vigneto altoatesino si estende tra i 200 e i 1.000 metri di altitudine, sulle pendici delle montagne, in un intreccio di versanti, conche e vallate modellati dall’orogenesi alpina, dai ghiacciai e dall’azione dei fiumi. A Nord, la cresta alpina protegge dalle correnti fredde, mentre a Sud l’influenza del Mediterraneo garantisce un clima mite e ottima ventilazione. Una combinazione che consente lo sviluppo di stili diversi, accomunati da eleganza, freschezza e riconoscibilità.

    Durante la conferenza stampa di Vinitaly, Eduard Bernhart, direttore del Consorzio fondato nel 2007, ha illustrato le attività dell’organizzazione, soffermandosi sulla recente pubblicazione del volume Vino in Alto Adige – Storia e presente di un territorio vinicolo unico, un’opera corale che raccoglie studi e riflessioni di quaranta autori sul patrimonio enologico altoatesino, disponibile in libreria e online. “Promuovere con forza e coerenza il marchio Alto Adige sui mercati internazionali significa anche offrire un supporto concreto ai nostri membri: marketing, formazione, assistenza operativa e legale. Con grande impegno e spirito di collaborazione continuiamo a dare impulso al futuro del vino altoatesino”, ha dichiarato Bernhart.

    A rafforzare questa visione si inserisce anche il progetto di zonazione, ufficializzato nell’ottobre 2024, che ha portato al riconoscimento di 86 Unità Geografiche Aggiuntive (UGA). Ogni zona è caratterizzata da un profilo pedoclimatico preciso e associata a un numero ristretto di vitigni, in un’ottica di trasparenza e valorizzazione delle peculiarità territoriali. “C’è chi sostiene che con la zonazione ci siamo complicati la vita. Al contrario, abbiamo dato un valore aggiunto inestimabile al nostro territorio. La selezione dei vitigni ideali e la riduzione delle rese pongono le basi per un ulteriore salto di qualità dei nostri vini”, ha affermato Martin Foradori, vicepresidente del Consorzio.

    Lo sguardo al futuro si estende anche all’enoturismo, con la presentazione della Wine&Bike Alto Adige Collection, un progetto nato in collaborazione con Agrar IDM Südtirol e il Consorzio. Otto percorsi tematici accessibili tramite l’app Komoot, oltre 100 cantine coinvolte, degustazioni, esperienze tra i filari e paesaggi spettacolari da scoprire pedalando. “Vivere l’Alto Adige in bicicletta significa immergersi nella sua diversità: pedalando tra vigne, cantine e paesaggi unici, è possibile cogliere l’essenza autentica dei nostri vini”, ha raccontato Thomas Fill, direttore di Agrar IDM Südtirol.

    I tour spaziano dal Pinot Bianco dell’Oltradige alle colline di Santa Maddalena, dalla Valle Isarco alla Val Venosta, fino alla Strada del Vino tra Bolzano e Merano. Testimonial d’eccezione dell’iniziativa sono stati Madeleine Puckette, fondatrice di Wine Folly, e Aldo Sohm, wine director del ristorante 3 stelle Michelin Le Bernardin di New York, protagonisti di un cortometraggio realizzato in sella a biciclette d’autore firmate Officina Pegoretti. “Le Alpi sono territori che forgiano spiriti resilienti. Come i nostri telai, anche i vini altoatesini nascono da un contesto unico e difficile, e proprio per questo sono autentici”, ha raccontato Cristina Wuerdig Pegoretti, CEO dell’azienda.

    Oggi quasi il 98% della produzione rientra nella DOC, testimonianza di un impegno condiviso e radicato. In Alto Adige la viticoltura è parte integrante del paesaggio e della cultura: è tradizione viva, ma anche progetto contemporaneo che guarda avanti. E lo conferma lo stesso Andreas Kofler, nel chiudere l’incontro di Vinitaly: “Il cinquantenario della DOC non è solo una celebrazione, ma un’occasione per riaffermare il nostro impegno per una viticoltura sempre più consapevole, identitaria e capace di affrontare le sfide globali con forza e coerenza”.

    Mappa zonazione Alto Adige LEGGI TUTTO

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    Ammura: La Nuova Avventura della Famiglia Tommasi sull’Etna

    La famiglia Tommasi, storico nome dell’enologia italiana, approda in Sicilia con Ammura, la nuova tenuta situata sulle pendici dell’Etna. Acquisita nel 2022, la tenuta si trova in contrada Alboretto – Chiuse del Signore, nel comune di Linguaglossa, e si estende su 15 ettari tra proprietà diretta e terreni in affitto dalla Tenuta Chiuse del Signore di Bambara – De Luca, eredi della storica famiglia Castrogiovanni. A 570 metri di altitudine, nel cuore del Parco Naturale dell’Etna, Ammura si inserisce in un territorio di straordinario fascino, dove la forza della montagna incontra il respiro del mare.

    Ammura: Un Nome Carico di Significato

    Il nome Ammura, di origine araba, significa “bella, amata, affascinante” e rappresenta un ponte simbolico tra la Sicilia e il Veneto, due terre accomunate da un intreccio storico e culturale. Per i Siciliani, l’Etna è più di un vulcano: è una figura materna potente e imprevedibile, chiamata affettuosamente “A’ Muntagna”, simbolo di rispetto e appartenenza.

    Ispirandosi a questa identità forte e indomabile, Ammura incarna l’anima femminile del vulcano, espressa nel suo marchio evocativo che richiama l’archetipo dell’Incantatrice: una figura magnetica, custode di segreti millenari, pronta a rivelarli attraverso il vino.

    I Vini di Ammura: Espressione della Terra Vulcanica

    L’essenza di Ammura prende vita nei suoi vini, prodotti in edizione limitata:

    Ammura Etna Bianco DOC (100% Carricante – 12.500 bottiglie)

    Ammura Etna Rosso DOC (100% Nerello Mascalese – 10.300 bottiglie)

    «L’Etna è un luogo dal fascino assoluto, un equilibrio perfetto tra natura e tempo – afferma Giancarlo Tommasi, direttore tecnico di Tommasi Family Estates – Con Ammura, abbiamo scelto di abbracciare questa energia, rispettandone l’identità e trasformandola in un nuovo capitolo della nostra storia. Questa acquisizione è un tributo alla bellezza e alla complessità di uno dei territori più affascinanti d’Italia».

    Un Territorio Unico per Vini d’Eccellenza

    I vigneti di Ammura si sviluppano in un paesaggio spettacolare, dove l’Etna si staglia con imponenza e il mare all’orizzonte ne amplifica il fascino. Il suolo vulcanico, ricco di minerali, e il microclima peculiare offrono condizioni ideali per la coltivazione del Nerello Mascalese e del Carricante, protagonisti dell’Etna Rosso DOC e dell’Etna Bianco DOC.

    La tenuta ospita una cantina di 1.500 metri quadrati dedicata alla vinificazione e all’affinamento, dove rigore tecnico e passione artigianale si uniscono per dar vita a vini che esprimono in modo autentico l’essenza dell’Etna.

    Un Nuovo Capitolo nella Storia della Famiglia Tommasi

    Ammura non è solo una nuova tenuta, ma una voce che racconta la Sicilia con la sua forza e il suo mistero. L’Etna, con la sua energia inafferrabile, nutre le viti e trasmette la sua intensità in ogni sorso.

    Questo progetto nasce dalla volontà della famiglia Tommasi di esplorare nuove sfumature dell’eccellenza vitivinicola italiana, mantenendo intatta la filosofia che l’ha resa un punto di riferimento nel settore. Con Ammura, Tommasi amplia il proprio orizzonte, raggiungendo 799 ettari vitati in alcuni dei territori più prestigiosi d’Italia: dalla Valpolicella Classica a Montalcino, dal Vulture alla Lugana, e ora sull’Etna.

    Un viaggio che continua con la stessa passione, dedizione e rispetto per il territorio che da sempre contraddistinguono la famiglia Tommasi nel racconto dell’Italia attraverso il vino. LEGGI TUTTO

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    Ado Abruzzo: un ritratto dettagliato del vigneto regionale grazie a innovazione e tecnologia

    Più di 155 mila appezzamenti, quasi 34 mila ettari vitati e 118 varietà di uve: sono alcuni dei numeri che emergono dallo studio “Ado Abruzzo – Areali delle quattro D.O. Abruzzo per una caratterizzazione moderna”, un progetto che offre una mappatura approfondita delle vocazionalità viticole della regione. Presentato a Francavilla al Mare, lo studio è stato condotto dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo in collaborazione con Ager (Agricoltura e Ricerca), le aziende agricole Chiara Ciavolich, Francesco Labbrozzi, Sandro Polidoro, Tenuta i Fauri e Fratelli Cimini e con il supporto del dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo nell’ambito del programma di sviluppo rurale 2014-2024.

    Il progetto ha fatto leva su tecnologie avanzate di georeferenziazione e analisi di big data, integrando informazioni attraverso la piattaforma Enogis. Questo strumento ha permesso di delineare con precisione le caratteristiche pedoclimatiche delle quattro denominazioni regionali, individuando le aree più adatte alla coltivazione delle principali varietà locali. Il montepulciano si conferma il vitigno dominante con oltre il 52% del vigneto abruzzese, seguito dal trebbiano toscano (14%) e da altre varietà come trebbiano abruzzese, pecorino e chardonnay.

    “Il lavoro svolto è estremamente dettagliato e offre una visione completa del territorio,” ha dichiarato Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo. “Grazie a questa mappatura intuitiva, chiunque potrà accedere a dati fondamentali per orientare al meglio le scelte agronomiche e produttive, migliorando la qualità dei vini e riducendo i rischi legati a decisioni non ottimali.”

    La prima fase dello studio ha visto la digitalizzazione dei vigneti abruzzesi a partire dai dati 2023 dello Schedario viticolo della Regione Abruzzo. Queste informazioni sono state integrate nel webGis con la “Carta dei suoli della Regione Abruzzo – A.R.S.S.A.” (http://geoportale.regione.abruzzo.it/), che raccoglie dati sulla composizione dei suoli in scala 1:250.000. A questi si sono aggiunte le mappe climatiche elaborate dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento, basate su 22 anni di dati satellitari del programma Copernicus. Strumenti come l’indice di Winkler e l’indice De Martonne hanno permesso di identificare le aree più vocate alla viticoltura di qualità.

    L’Abruzzo si distingue per un clima sub-umido, con un indice De Martonne superiore a 20, condizione favorevole alla coltivazione della vite. Il progetto ha inoltre incrociato i dati di 47 stazioni automatiche di monitoraggio agro-climatico, permettendo un’analisi dettagliata su fattori come altitudine, esposizione e pendenza media dei vigneti.

    Tutti i dati raccolti sono liberamente consultabili sui portali del Consorzio e sulla piattaforma Enogis (https://abruzzodoc.enogis.it/mappe_abruzzodoc/wsgi). Inoltre, un modulo interattivo consente di visualizzare le unità vocazionali e ricevere suggerimenti per la progettazione degli impianti viticoli più adatti alle diverse aree.

    Grazie a questo studio, l’Abruzzo si dota di uno strumento avanzato per valorizzare il proprio patrimonio vitivinicolo, adottando un metodo di analisi rigoroso e basato su dati concreti. LEGGI TUTTO

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    Modigliana e il vino secondo Maurizio Costa: un’eredità di passione

    di Patrizia Vigolo

    La Cantina Maurizio Costa nasce da un sogno, anzi, da un’emozione. Un’emozione che ha spinto il suo fondatore, Maurizio Costa, a immaginare un vino capace di riflettere la magia di Modigliana, in Emilia-Romagna, nella provincia di Forlì-Cesena. Più che la perfezione tecnica, il suo obiettivo era la perfezione del cuore: non creare semplicemente un vino che piacesse a lui e alla sua famiglia, ma dare voce al territorio, permettendogli di raccontarsi al mondo attraverso ogni calice.

    Più di vent’anni fa, Maurizio Costa e sua moglie decidono di lasciarsi alle spalle la frenesia della grande città per iniziare una nuova vita a Modigliana, un borgo che li conquista con il suo equilibrio tra storia, natura e tradizione. Qui scoprono un ritmo più autentico, scandito dal tempo della terra e dai gesti antichi della comunità locale.

    Il loro amore per questo luogo si trasforma presto in un progetto concreto: piantano una vigna, la coltivano con cura e iniziano a produrre vino, scegliendo di esprimere così il profondo legame con la terra che li ha accolti. A Modigliana, il vino non è solo un prodotto agricolo, ma l’anima stessa della cultura locale, il filo conduttore di storie, tradizioni e identità. Ogni sorso diventa così un racconto, un’esperienza che va ben oltre il semplice piacere del bere.

    Con questa visione ben chiara, cinque anni fa Maurizio Costa decide di circondarsi di alcuni dei migliori esperti del settore, dall’agronomo Andrea Paoletti all’enologo Donato Lanati, per portare la sua cantina a nuovi livelli di eccellenza.

    Oggi, il suo sogno continua grazie ai figli, Angelo e Francesco Costa, che, con mente lucida e cuore aperto, proseguono l’opera del padre, purtroppo scomparso di recente. Con la stessa passione e dedizione, portano avanti la sua eredità, mantenendo vivo l’amore per questa terra e per il vino che la racconta.

    I numeri della cantina:

    – 113 ettari tra ulivi, boschi e vigneti

    – 14 ettari vitati

    – Tra 300 e 600 metri di altitudine sopra il livello del mare

    – 1000 ulivi DOP di Brisighella, le querce, tartufi bianchi

    – 2020: anno di inizio attività

    I tre vini di Maurizio Costa raccontano ciascuno a modo suo la voce del territorio.

    Il territorio

    Siamo quasi al confine con la Toscana, in un territorio composto di colline tra i 300 e 600 mt slm, boschi, a volte anche pascoli.

    Modigliana vanta un terroir unico, caratterizzato da un suolo straordinario: uno strato di sabbie gialle poggiato su una base di arenaria, costantemente accarezzato dalle brezze appenniniche che, scendendo dolcemente verso il mare, ne influenzano il microclima.

    In questo contesto privilegiato, il Sangiovese esprime al meglio il suo potenziale, dando vita a vini di straordinaria opulenza e raffinata complessità.

    A rendere ancora più prezioso questo ecosistema contribuiscono la presenza di 1000 ulivi DOP di Brisighella, querce secolari e tartufi bianchi pregiati, elementi che arricchiscono il paesaggio e sottolineano la straordinaria vocazione di questa terra per la viticoltura.

    Floss, Rubicone IGT Rosso 2021

    Da uve di Cabernet Franc coltivate a cordone speronato su terreni marnosi e arenacei. Un vino che, già al primo sorso, ti accoglie con tannini vellutati, lunga persistenza e una freschezza tipica del vitigno, accompagnata da una nota sapida di grande eleganza. I sentori di frutta rossa sono delicati, mai invadenti, e perfettamente bilanciati con le spezie dolci. Un Cabernet Franc che ha davvero qualcosa da dire, presentato in una bottiglia da 1 litro, un formato raro e in edizione limitata, con sole 1050 bottiglie numerate.

    Modi, Rubicone IGT Rosso 2021

    Sangiovese, Merlot e Cabernet Franc si uniscono per creare un vino che definirei perfetto per tutti. È il vino che, già dal suo profilo olfattivo, ti prepara a ciò che troverai al palato: un naso con una tendenza dolce e le classiche note di frutta rossa. È il classico “amicone” che sa unire le persone: elegante, giovane e, al contempo, un po’ impetuoso.

    Cento, Romagna DOC Sangiovese Modigliana 2020

    Questo vino rappresenta il cuore del Sangiovese a Modigliana, un vero e proprio regno con sole 300 bottiglie numerate. Il vigneto, datato 1922, è un esempio raro in Emilia Romagna, con viti allevate ad alberello su un terreno ripido, tanto da essere considerato quasi una viticoltura eroica. Con Cento si percepisce davvero l’anima di Modigliana: un incontro perfetto tra freschezza e potenza. La freschezza, portata dalla brezza degli Appennini che scende a mare, si fonde con la potenza delle colline e del difficile territorio che forgiano questo vino. Al naso, la frutta rossa regna sovrana, dalla ciliegia alla susina, mentre un tocco floreale di rosa rossa arricchisce la sua complessità. LEGGI TUTTO

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    Tre Master of Wine, un territorio da riscoprire: la sfida di “Salt West”

    È stato presentato a Bologna il progetto “Salt West”, iniziativa dedicata alla valorizzazione dello Stagnone, la laguna più estesa del Sud Italia. Nell’occasione, debutta in anteprima nazionale una selezione di tre Grillo provenienti da questo territorio unico, contraddistinti dal bollino “Radici nel mare”.

    Da ambasciatori del vino a promotori del territorio. Pietro Russo, Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi, gli unici tre Master of Wine italiani, hanno lanciato ufficialmente il loro progetto-manifesto durante il Portfolio Tasting di “Vino & Design” a Bologna. L’obiettivo è il recupero e la valorizzazione dello Stagnone, un ecosistema straordinario, recentemente inserito dal New York Times tra le destinazioni iconiche del 2025. Qui, tra mulini a vento, saline e vigneti nutriti dall’acqua salmastra, il potenziale enologico e turistico è immenso ma ancora poco valorizzato.

    “Salt West” nasce come progetto territoriale in divenire, con il coinvolgimento attivo dei produttori locali. Alla conferenza stampa-masterclass erano presenti anche Marco Fina di Cantine Fina e Francesco Li Mandri di Francesco Intorcia Heritage, che hanno già aderito all’iniziativa. L’evento ha registrato il tutto esaurito, con due sessioni per accogliere giornalisti, buyer, distributori e ristoratori.

    Il momento più atteso è stato il debutto del Grillo Sicilia DOC 2023 prodotto dai tre MW con la loro Officina del Vento, una vigna di poco più di un ettaro affacciata sull’isolotto di Mozia. Ogni fase della produzione, dalla potatura alla vinificazione, è seguita personalmente dai tre esperti. Le 4.170 bottiglie prodotte si distinguono per un’etichetta ispirata agli acquerelli di Houel, con rilievi tattili che richiamano i cumuli di sale e un carattere che esprime la forza del territorio e del vento di scirocco.

    “La nostra missione – afferma Pietro Russo, originario di Marsala – è riportare l’attenzione su una zona dal potenziale enologico straordinario, con una storia unica e un contesto naturale eccezionale. Abbiamo deciso di investire qui per dimostrare concretamente quanto questa terra possa attrarre enoturisti e appassionati di alto profilo, proprio come già avveniva ai tempi degli inglesi, che ne intuirono il valore”.

    Andrea Lonardi sottolinea: “Esperienze vinicole di successo in altre regioni del mondo, come la Valle del Douro in Portogallo o il Maule in Cile, ci mostrano che lo Stagnone può seguire modelli virtuosi di sviluppo. Questo progetto è nato dalla nostra voglia di esplorare e valorizzare un territorio che, a chiunque lo visiti, trasmette un’energia straordinaria”.

    Per Gabriele Gorelli, “Marsala e la Riserva Naturale dello Stagnone sono un vero e proprio patrimonio. Le viti qui crescono a pochi metri dal mare, nutrite dalle falde di acqua dolce che filtrano attraverso il plateau calcareo. Il paesaggio, con la laguna, le isole e i mulini, ha tutte le caratteristiche per rendere quest’area una zona di produzione di vini iconici. ‘Salt West’ è un progetto di restituzione e tutela di un luogo che per noi è diventato casa”.

    I pilastri di “Salt West” sono la tutela dei vigneti storici e del perimetro della Riserva, la sostenibilità ambientale, la promozione coordinata del territorio e uno stile enologico distintivo. Oltre al Grillo di Officina del Vento, sono stati presentati due nuovi Sicilia DOC Grillo: Vignarara 2024 di Francesco Intorcia Heritage e Firma del Tempo, Riserva 2023 di Cantine Fina. Un primo passo concreto per dare nuova linfa a un territorio straordinario e ancora tutto da raccontare. LEGGI TUTTO

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    Nasce Collio Evolution, il nuovo appuntamento dedicato ai vini del Collio

    Il Collio si appresta a vivere un momento storico. Dopo un 2024 segnato dalle celebrazioni per i 60 anni del Consorzio, il 26 e 27 ottobre debutta ufficialmente Collio Evolution, il primo evento interamente dedicato alla Denominazione. Un appuntamento destinato a diventare un riferimento annuale, mettendo sotto i riflettori un vino diverso a ogni edizione e inaugurando una nuova fase per il territorio e le sue eccellenze enologiche.

    Protagonista di questa prima edizione sarà il Friulano, vitigno simbolo della regione, al centro di un percorso sensoriale che intreccia tradizione e innovazione. Il cuore dell’evento sarà una degustazione tecnica riservata alla stampa, un’opportunità unica per esplorare le molteplici sfumature di questo vino attraverso il tema “Passato, Presente e Futuro del Friulano”. Accanto a questa esperienza, i produttori del territorio guideranno un walk-around tasting, offrendo un confronto diretto con chi custodisce e tramanda la tradizione vitivinicola del Collio. Un’occasione per scoprire il loro lavoro quotidiano e la passione che anima la produzione del Friulano e degli altri vini della Denominazione.

    Collio Evolution prevede anche un momento pensato per gli appassionati: sabato 25 ottobre andrà in scena “Enjoy Collio Experience”, un’esperienza immersiva che permetterà ai wine lovers di esplorare il territorio e i suoi vini da una prospettiva privilegiata.

    “Dopo sessant’anni di storia, è il momento di evolvere e dare alla Denominazione un evento tutto suo” – afferma Lavinia Zamaro, Direttrice del Consorzio. “Abbiamo scelto di partire dal Friulano, poiché incarna il legame autentico tra tutte le aziende del nostro territorio”, aggiunge il Presidente David Buzzinelli.

    Nel corso di Collio Evolution si svolgerà anche la diciottesima edizione del Premio Collio, istituito in onore del Conte Sigismondo Douglas Attems di Petzenstein, primo Presidente del Consorzio. Un riconoscimento che valorizza i contributi più significativi nel campo della viticoltura, dell’enologia e della promozione territoriale.

    Il 2025 si preannuncia un anno denso di iniziative per il Consorzio, con appuntamenti chiave come una giornata di degustazione dedicata ai vini del Collio per gli operatori di settore a Londra a marzo, in collaborazione con la UK Sommelier Association, la partecipazione a Vinitaly con un esclusivo aperitivo nel cuore di Verona, il Collio Day e molte altre iniziative.

    Collio Evolution non è solo un evento, ma un nuovo capitolo per la Denominazione: un segno distintivo della sua identità e del suo futuro, capace di unire i suoi vini unici alla straordinaria bellezza del territorio. Il conto alla rovescia è ufficialmente iniziato. LEGGI TUTTO

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    Verduno Pelaverga DOC: 30 anni di storia e tradizione

    Il 2025 segna un traguardo importante per il Verduno Pelaverga DOC, che festeggia i 30 anni dal riconoscimento della denominazione. Questo vino, unico nel panorama enologico piemontese, affonda le sue radici in una tradizione secolare. Il vitigno Pelaverga piccolo, coltivato nel territorio di Verduno dal XVII secolo, è il simbolo di una viticoltura che ha saputo preservare e valorizzare un patrimonio raro, grazie all’impegno dei produttori locali.

    Per celebrare questa ricorrenza, l’Associazione “Verduno è Uno” ha organizzato un fitto calendario di eventi in Italia e all’estero, con l’obiettivo di raccontare la storia, i sapori e le peculiarità di questo vino.

    Il vitigno Pelaverga

    L’origine del nome “Pelaverga” potrebbe derivare dal latino pellis virga, un riferimento a una tecnica tradizionale di maturazione dell’uva. In Piemonte esistono due varietà di questo vitigno autoctono: il Pelaverga grosso, coltivato nelle zone pedemontane del Cuneese e nel Torinese, e il Pelaverga piccolo, tipico di Verduno.

    A lungo si è pensato che il Pelaverga piccolo fosse una variante del grosso, ma studi scientifici hanno dimostrato che si tratta di una varietà distinta, con caratteristiche agronomiche e enologiche uniche.

    Il Pelaverga piccolo è un vitigno vigoroso e resistente, capace di adattarsi bene alle condizioni climatiche. Il suo germogliamento tardivo lo protegge dalle gelate primaverili, mentre la produttività è costante. Si coltiva prevalentemente a controspalliera, con grappoli medio-grandi, dalla forma conica o piramidale allungata, alati e compatti. Gli acini, piccoli e di forma sferoidale o ellissoidale, hanno una buccia di medio spessore con sfumature violette e una caratteristica pruinosità.

    Tradizionalmente vendemmiato nella prima decade di ottobre, oggi il periodo di raccolta si è anticipato alla seconda metà di settembre, in linea con l’evoluzione delle pratiche agricole e climatiche.

    Dal punto di vista enologico, il Verduno Pelaverga DOC si distingue per la sua freschezza e fragranza, con un profilo aromatico unico che unisce note speziate e fruttate.

    Un anno di eventi per celebrare il Verduno Pelaverga DOC

    Per tutto il 2025, il Verduno Pelaverga DOC sarà protagonista di una serie di iniziative che lo porteranno sui principali palcoscenici nazionali e internazionali. Tra gli appuntamenti più significativi:

    ✅ Nebbiolo Prima 2025 (23-24 gennaio, Alba) – Degustazioni dedicate ai giornalisti per far conoscere il Verduno Pelaverga DOC nel contesto dei grandi vini delle Langhe.

    ✅ Grandi Langhe 2025 (27-28 gennaio, Torino) – Brindisi inaugurale per il trentennale presso le OGR di Torino, seguito da cene tematiche nei ristoranti della città e un banco d’assaggio dedicato.

    ✅ Barolo & Friends, Stoccolma (17 febbraio) – Evento promozionale per far conoscere il Verduno Pelaverga DOC sul mercato scandinavo.

    ✅ Indigena World Tour – Houston (3 marzo) – Masterclass con Ian D’Agata, esperto di vitigni autoctoni, per approfondire le peculiarità del Verduno Pelaverga DOC.

    ✅ Incoming di sommelier internazionali (estate 2025, Verduno) – Un’esperienza immersiva con masterclass e cene tematiche per far conoscere il Pelaverga a professionisti del settore.

    ✅ Verduno Pelaverga e Contemporary Cuisine nei Paesi Bassi – Evento dedicato alla scoperta degli abbinamenti tra il Verduno Pelaverga DOC e la cucina contemporanea.

    ✅ Partecipazione ai principali eventi enologici italiani – Il Verduno Pelaverga DOC sarà presente a VINUM Alba (aprile 2025), agli eventi della Fiera del Tartufo e ad attività organizzate dalle Enoteche regionali.

    ✅ Incoming di giornalisti italiani (settembre 2025, Verduno) – Un incontro speciale con degustazione della nuova annata 2024 del Verduno Pelaverga DOC e la cerimonia di investitura degli Ambasciatori del Verduno Pelaverga DOC.

    Un anniversario che racconta un territorio

    “Il Verduno Pelaverga DOC – spiega Diego Morra, presidente dell’Associazione ‘Verduno è Uno’ – è molto più di un vino: è una storia secolare che unisce natura, tradizione e innovazione. Grazie alla tenacia dei produttori, il Pelaverga ha saputo resistere e distinguersi, diventando un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Questo trentennale è l’occasione perfetta per condividere con il mondo non solo un grande vino, ma anche un patrimonio di saperi e passioni che rende il Verduno Pelaverga DOC un ambasciatore autentico del territorio piemontese e delle Langhe.”

    Un vino dal carattere unico, un traguardo importante e una storia che continua a evolversi, nel rispetto della tradizione e con lo sguardo rivolto al futuro.

    Per maggiori informazioni: www.verdunopelaverga.it LEGGI TUTTO