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    Advini – risultati 2022

    Le acquisizioni continuano a spingere il fatturato di Advini, che ormai ha raggiunto quota 300 milioni di euro, ma non premiano i margini, che restano su livelli moderati, circa l’8% per l’EBITDA e il 3% per l’utile operativo. In particolare, nel 2022 è entrata a far parte del perimetro di consolidamento dell’azienda vinicola francese la sudafricana Kleine Zalze, che ha portato circa 14 milioni di fatturato e 8 milioni di bottiglie (se fate la divisione vi accorgete del posizionamento del marchio…). Siccome il fatturato è passato da 280 a 209 milioni di fatturato, evidentemente l’operazione ha spiegato quasi completamente la crescita del 2022. A impattare sul gruppo, come vedremo nel corso dell’anno anche per altre aziende, sono stati anche gli incrementi di costo che hanno vanificato gli sforzi per aumentare l’efficienza, oltre che l’andamento peggiore del mercato del gruppo nel mercato domestico (-5% nell’offtrade contro -2% del mercato) e anglosassone (-11% contro +6% del mercato). A causa dei 14 milioni spesi per l’acquisizione l’indebitamento sale da 140 a 151 milioni di euro, “nascondendo” una generazione di cassa di circa 9 milioni di euro per l’anno, prima dei dividendi. Per il 2023, la buona vendemmia e gli investimenti realizzati lasciano ben sperare, anche se l’azienda non fornisce particolari obiettivi economico finanziari. E intanto le azioni sono calate a 20 euro, per una capitalizzazione di mercato di soli 80 milioni di euro. Passiamo a un breve commento.

    Le vendite 2022 sono salite a 298 milioni di euro, a fronte di una crescita organica dell’1% e di un contributo dell’acquisizione del 5%, per un totale di +6.3%. A compensare gli impatti negativi del mercato francese e anglosassone sono venuti in aiuto i progressi nel mercato americano, salito del 16%.
    A livello di margini e mix del fatturato crescono di 2 punti percentuali i vini a marchio proprio, che nel 2022 sono stati il 34% del fatturato e il 47% del margine lordo e il 56% dell’EBITDA.
    L’impatto dell’inflazione e degli investimenti commerciali è stato circa 7 milioni di euro, per un EBITDA stabile, un utile operativo salito da 9 a 10 milioni (+13%) ma un utile netto calato da 4 a 3 milioni per via dell’aumento del costo del debito.
    Il rapporto di indebitamento resta circa costante a 6.7 volte l’EBITDA contro 6.3 dell’anno scorso, mentre come dicevamo il debito a 151 milioni di euro risente dell’acquisizione (14.3 milioni) e del pagamento di dividendi e riacquisto di azioni proprie (3 milioni di euro in tutto). LEGGI TUTTO

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    Constellation Brands – risultati 2022 e previsioni 2023

    I risultati 2022 (febbraio 2023) di Constellation brands pubblicati qualche settimana fa non hanno portato grandi novità. L’attività che trascina il gruppo resta la birra, che compensa le perdite della diversificazione in Canopy (ne sarà valsa la pena???), mentre nella divisione vino l’azienda continua a perdere quota di mercato a forza di vendite di marchi, ridefinizioni della strategia e via dicendo. Facendo il riassunto dei dati 2022, il fatturato sale del 7% a 9.5 miliardi di dollari (birra +11%, vino -5%, spiriti +6%), l’utile operativo cresce del 22% vista l’assenza di svalutazioni straordinarie per quest’anno (altrimenti sarebbe stato -5%), per un valore di 2.8 miliardi, l’utile netto è leggermente negativo “grazie” alle svalutazioni del valore di Canopy (che dovrebbero essere quasi finite visto che da 3 miliardi la società ora è in bilancio a 0.6 miliardi), il debito sale a 11.2 miliardi di dollari da 10.2 (con rapporto sull’EBITDA da 3.1 a 3.5 volte) dopo però che sono stati pagati 2.3 miliardi di dollari agli azionisti tra riacquisti di azioni e dividendi. Alla fine dei conti, aggiustando di qua e di là, hanno calcolato un utile per azione di 11.4 dollari, +4%, e in linea con le prospettive annunciate. Per il 2023, altro +4% nelle indicazioni preliminari. E per il vino? Dopo un anno decisamente negativo, non si prevede di tornare positivi: le vendite sono attese stabili, l’utile operativo a +2/4% ma prima di considerare i marchi venduti (che costeranno probabilmente il 3% circa)… insomma niente di positivo al di là dei toni roboanti del comunicato stampa. Passiamo ai dettagli e alle tabelle.

    Concentrandoci sulla parte vino, le vendite sono state 1.7 miliardi di dollari nel 2022, -5.3%, cui si sommano per la divisione 265 milioni di spiriti (+6%). Se guardiamo al quarto trimestre i dati del vino sono molto peggiori, con un calo del fatturato del 13% e degli spiriti del 18%.
    I volumi di vendita nel 2022 sono stati di 27 milioni di casse, -9% sul 2021, con un andamento medio delle vendite organiche al dettaglio di -3% (media dei 4 trimestri, fatta di un +1% nel primo trimeste -2% nel secondo e circa -5% nella seconda metà dell’anno).
    Se vogliamo trovare qualche dato positivo dobbiamo andare sulla suddivisione delle vendite per canale, che CB ha cominciato a fornire, in cui si vede che il canale DTC quindi di vendite online dirette cresce del 35%.
    Il secondo dato positivo è il forte miglioramento dei margini nell’ultimo trimestre per la divisione vino, che “raddrizza la barra” del 2022 (portandolo stabile al 22.8%), con un balzo trimestrale di 5 punti percentuali, attribuito secondo l’azienda dal taglio dei costi e dal mix favorevole del fatturato.
    Abbiamo dato sopra qualche numero, che poi trovate qui sotto nelle tabelle. Il debito è alto ma non preoccupa, essendo la sua crescita interamente dovuta alle scelte di remunerare gli azionisti. Di certo, con il mutato scenario dei tassi di interesse probabilmente sarà nel 2023 un peso sugli utili…

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Concha y Toro – risultati 2022

    I danni dell’inflazione sui costi si sono fatti sentire in modo ancora più marcato nei risultati del secondo semestre di Concha y Toro, portando gli utili indietro di qualche anno nonostante l’aumento delle vendite e costringendo il management a “ritirare” in qualche modo gli obiettivi di profitti e margini sul fatturato a suo tempo comunicati al mercato. Il produttore che ha fatto del Casillero del Diablo il suo cavallo di battaglia per aggredire la fascia alta del mercato ha chiuso il 2022 con un fatturato record di 871 miliardi di peso (960 milioni di euro circa), +4% nonostante un calo dei volumi del 10% circa, ma ha largamente mancato l’obiettivo di 140 miliardi di utile operativo, chiudendo a 104. Il margine è dunque sceso di 4 punti percentuali rispetto al 2021, dal 19% al 15% circa, di cui 1 punti perso sul margine industriale (stabile in valore assoluto) e invece ben 3 punti sui costi operativi. Come dicono giustamente nei “closing remarks”, la strategia 2018-22 di “premiumizzazione” ha funzionato ma adesso è ora di rimettere l’azienda su un percorso di crescita per ritrovare leva operativa. Oltretutto, il rallentamento dei volumi ha riempito il magazzino, portando il debito a 322 miliardi di peso, con una leva salita a 2.4 volte l’EBITDA, il livello più alto dal 2019 a questa parte. L’azione in borsa ha pagato pegno: le azioni sono scese pesantemente, riportando l’azione ben sotto i livelli pre-Covid. Bene, anzi male. Passiamo a un’analisi più dettagliata dei conti, per intanto.

    Le vendite crescono del 4% a 871 miliardi di peso, sostenute soprattutto dalle esportazioni dal Cile (581 miliardi contro 553), mentre le vendite nel mercato locale sono stabili (96) e quelle locali in USA (crescono marginalmente a 130 miliardi). Per i 4 principali mercati di esportazioni, gli USA sono a +3%, il Brasile è stabile, il Regno Unito cala del 3%. La strategia premium tiene, con la parte ultrapremium a +33% e la Superpremium a +10%.
    Come abbiamo detto i volumi calano del 10-11%, mentre la differenza al +4% la fanno gli incrementi dei prezzi e l’effetto favorevole del cambio (svalutazione del peso cileno).
    I margini li abbiamo già analizzati sopra: l’impatto è soprattutto dovuto all’effetto dell’inflazione sui costi operativi e della forte svalutazione del peso cileno che ha gonfiato i costi in dollari americani.
    Il debito ritorna a 322 miliardi di peso e la leva a 2.4 volte, dopo due anni intorno a 1.5.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici del post.

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    Laurent Perrier – risultati e analisi di bilancio 2020

    Laurent Perrier si conferma anche nel 2020 la migliore tra le aziende quotate della Champagne, con un recupero prodigioso nel secondo semestre, dopo aver subito in pieno l’ondata COVID nel primo (il bilancio chiude a marzo, quindi il primo semestre 2020/21 è cominciato il 1 aprile). La strategia di alzare il livello del prodotto è continuata imperterrita anche in occasione del COVID, anzi accelerando, con un ulteriore +6% nel prezzo medio di vendita dei prodotti, sopra il 4-5% degli ultimi anni. Ovviamente il COVID ha colpito secco, con un un -25% sui volumi (8.3 milioni di bottiglie). Ne esce un quadro con vendite calate del 20% (Francia -25%, Europa -15%, resto del mondo -23%) e il 45% dei prodotti di “alta qualità” (41% nel 2019). Miglior mix e forte attenzione ai costi hanno poi portato a dati operativi stabili in valore assoluto rispetto al 2019 (quasi un miracolo considerando il posizionamento dei prodotti di LP, più nella ristorazione che nella distribuzione al dettaglio): EBITDA stabile a 49.3 milioni, idem per l’utile operativo a 41 milioni, utile netto addirittura cresciuto da 24 a 25 milioni di euro grazie a un carico fiscale inferiore. Il debito è stabile a 280 milioni dopo aver assorbito 6 miloni di dividendi, 4 di investimenti (bassi) e un aumento di 17 milioni del magazzino. La strategia non cambia: andare sempre di più verso l’alto di gamma e i vini di lusso. Grafici e tabelle allegati nel resto del post.Fonte: bilancio aziendale. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Treasury Wine Estates – risultati 2020/21

    I risultati dell’anno fiscale chiuso a giugno 2021 di TWE non possono dirsi positivi, per la ben nota problematica doganale dei vini australiani in Cina. È però molto evidente la reazione del management che è riuscito a compensare parzialmente un impatto negativo quantificabile in circa 80-90 milioni di dollari australiani di utile operativo su un totale di 576 dell’anno precedente. Nel 2020/21 i dati che mostriamo oggi allegati nel post sono i seguenti: vendite in calo del 3% a 2.57 miliardi di dollari australiani, di cui volumi in calo del 5% a 30.7 milioni di casse, e impatto negativo di acquisizioni e cambi per circa il 7%. Utile operativo riportato in incremento del 5% (-2% prima delle componenti non ricorrenti). Gli utili dell’area asiatica calano per il secondo anno consecutivo e sono oggi circa 200 milioni di dollari sui 563 totali, con un forte spostamento dalla Cina agli altri paesi dell’area asiatica. Migliorano invece i dati sul nord America e, in modo meno marcato, sul mercato domestico. Va sottollineato che il secondo semestre 2020/21 si confrontava con il periodo più funesto del COVID e quindi in parte questi risultati erano attesi. Resta comunque l’impressione di una forte flessibilità di questa azienda, che si sta focalizzando come molte altre sui segmenti alti del vino, qui chiamati “di lusso”. Per loro significa prima di tutto Penfolds. Vi lascio ai grafici e alle tabelle. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Yantai Changyu Pioneer Wine – risultati 2020

    Come al solito il bilancio abbreviato di Yantai Changyu Pioneer Wine è incompleto e “incostante”, nel senso che nel corso degli anni sono pochi i dati che vengono resti noti con costanza. Quest’anno per esempio sono scomparsi i dati per ricostruire la posizione finanziaria e gli investimenti, oltre che i volumi. Nonostante questi inconvenienti, non è difficile ricostruire il quadro, e cioè: il 2020 è stato un anno difficilissimo per l’azienda che resta per l’85% delle vendite esposta al mercato del vino e dei brandy cinesi. Le vendite sono calata del 33% a un equivalente in euro di 430 milioni, con un massiccia perdita di margine sul vino, il cui margine industriale cala dal 64% al 54%, trascinando al ribasso l’utile netto, più che dimezzato a 400 miloni di remimbi circa. I commenti del management sono particolarmente scarni e vaghi, tale per cui non è facile tirare delle conclusioni chiare. Mi sembra però evidente da questi numeri che la fase riflessiva sul consumo di vino in Cina. Da qualche anno osserviamo il rallentamento della crescita dell’azienda e il 2020 è un po’ il culmine, la tempesta perfetta tra rallentamento strutturale, alta competizione (tutti vogliono vendere in Cina perchè lo immaginano come il mercato del futuro) e, probabilmente, un posizionamento nel mercato dell’azienda non ottimale. Nel resto del post potete trovare i dati dettagliati e qualche grafico. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Masi – risultati primo semestre 2021

    I dati del primo semestre 2021 di Masi ricalcano molto da vicino quelli del medesimo periodo del 2019, a rimarcare che l’andamento del mercato del vino si sta gradualmente normalizzando. Ci sono delle differenze, sia per mercato che per prodotto, come potrete evidenziare dei grafici e dalle tabelle allegate. Nel caso di Masi, nel primo semestre le vendite italiane toccano il record per il periodo, in crescita dell’11% sul 2019 grazie alla nuova strategia distributiva e anche in America il fatturato sale dell’8%, trainato dal Canada (probabilmente aiutato dalla tempistica delle spedizioni al monopolio), mentre in Europa il fatturato è del 16% inferiore al 2019 a causa della mancata ripresa del canale duty free. La maggiore concentrazione delle vendite nei top wines non aiuta il margine lordo (in calo di 3 punti), parzialmente recuperato a livello operativo, per un utile operativo non troppo distante dal 2019 (-9%). Minori perdite su cambi e il calo della tassazione (dal 36% al 28%) hanno consentito a Masi di ribaltare la situazione a livello di utile netto, cresciuto invece del 24% a 2 milioni di euro. La posizione finanziaria resta molto solida con soltanto 6 milioni di debiti. Nel comunicato viene dato conto della ripresa dei lavori di ampliamento della cantina principale e del nuovo centro visitatori, ma non viene fornita una indicazione sull’andamento previsto entro fine anno.Grafici e tabelle sono disponibili nel resto del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    LVMH – risultati primo semestre 2021

    Il primo semestre 2021 di LVMH nella divisione vino e spirits (e non solo in quella) sono stati i migliori di sempre. Non stiamo parlando di tassi di crescita, sarebbe facile visto il confronto con i primi mesi del 2020, ma di valori assoluti. Mai vendute tante bottiglie nel primo semestre (114 milioni), mai fatturato tanto (2.7 miliardi, di cui 1.1 miliardi nel segmento specifico del vino e dello Champagne), mai fatto un margine sul fatturato tanto alto nel semestre (34%). È dunque inutile che vi dica di quanto sono cresciuti questi 924 milioni di utile operativo, vi basti sapere che sono molto vicini al picco storico di un semestre (il secondo però, quello del 2019) in cui si erano vendute 10 milioni di bottiglie in più. Risultati eccezionali che derivano dall’euforia del momento di uscita dalla pandemia, dall’arrivo della vaccinazione, che ha fatto crescere la domanda di beni “celebrativi” come lo sono i prodotti di lusso e i vini di lusso. I volumi venduti di Champagne sono stati del 10% sopra il livello del 2019, quelli del Cognac Hennessy del 6%. Aggiungo anche che, sia nel lusso che negli altri segmenti, questa ondata di domanda sta anche facendo calare la scontistica, e questo si vede soprattutto nel livello dei margini.LVMH non si è naturalmente fermata, neanche nei momenti più bui. Nella divisione ha acquistato e integrato Provence Rosé e Château d’Esclans, annunciato una partnership con Shawn JAY-Z Carter per acquistare il 50% di Armand de Brignac e ha lanciato Chandon Garden Spritz, un blend di spumante argentino ed estratto naturale di buccia d’arancio per cercare di prendersi un po’ del mercato di Aperol (con un occhio soprattutto all’Asia, guardando la composizione del prodotto).Bene, vi lascio ai numeri e grafici, nel resto del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO