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    L’economia del vino in California

    La California è il principale produttore di vino degli Stati Uniti, rappresentando l’81% della produzione nazionale e classificandosi come quarto produttore mondiale. Questo stato vanta circa 6.200 aziende vinicole autorizzate, per lo più a conduzione familiare e spesso multigenerazionali. Sono invece circa 5.900 i coltivatori di uve da vino, attivi in 49 delle 58 contee dello Stato su ben 590.000 acri (circa 239.000 ettari) dedicati alla viticoltura, distribuiti in 154 aree vitivinicole americane (AVA), che contribuiscono a preservare spazi aperti e paesaggi naturali.
    Sostenibilità e varietà
    Oltre l’80% del vino californiano è prodotto in cantine certificate come sostenibili (“Certified California Sustainable Winery”). La produzione annuale raggiunge 2,96 milioni di tonnellate di uve da vino, con oltre 110 varietà diverse, che rendono la California un unicum nel panorama statunitense.
    Mercato e valore economico
    Le vendite interne ammontano a 232 milioni di casse di vino californiano sul mercato statunitense. Le esportazioni di vino dagli Stati Uniti (di cui il 95% proviene dalla California) valgono 1,24 miliardi di dollari, pari a 24,2 milioni di casse esportate. Il valore al dettaglio complessivo delle vendite di vino californiano negli Stati Uniti è stimato in 67,5 miliardi di dollari. I dati provengono da U.S. Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau, Global Trade Information Services e California Department of Food & Agriculture (agosto 2025).

    L’impatto economico del vino californiano sull’economia degli Stati Uniti
    Il vino californiano rappresenta una forza trainante per l’economia nazionale, contribuendo in modo sostanziale allo sviluppo economico, alla creazione di posti di lavoro, al turismo e alla tutela ambientale. Le aziende vinicole californiane, molte delle quali a conduzione familiare, sostengono le comunità locali attraverso pratiche sostenibili e iniziative filantropiche. Il settore vitivinicolo californiano ha una portata nazionale, generando benefici in tutti e 50 gli Stati americani. Secondo le stime più recenti:

    1,1 milioni di americani lavorano direttamente o indirettamente grazie all’industria del vino californiano.
    Il comparto genera 170,5 miliardi di dollari di attività economica annuale.
    Ogni anno vengono corrisposti 59,9 miliardi di dollari in salari.
    Le imposte totali versate (incluse quelle aziendali, personali, federali e statali) ammontano a 21,9 miliardi di dollari.

    Questi numeri evidenziano come il vino californiano non sia soltanto un prodotto agricolo, ma una componente essenziale del tessuto economico statunitense, capace di influenzare positivamente il reddito, l’occupazione e le entrate fiscali a livello nazionale.
    L’impatto economico del vino californiano sull’economia della California
    Nel suo stesso Stato, il vino californiano rappresenta un pilastro economico di primaria importanza:

    Impiega 422.000 californiani in una vasta gamma di professioni che vanno dalla coltivazione all’enoturismo.
    Genera 73 miliardi di dollari di attività economica annuale.
    Versa 25,9 miliardi di dollari in salari.
    Contribuisce con 7,9 miliardi di dollari di tasse ogni anno, di cui 4,7 miliardi federali e 3,2 miliardi statali e locali.

    Questi dati dimostrano come la filiera del vino californiano sia un motore economico vitale per la California, sostenendo l’occupazione, le entrate pubbliche e l’attrattività turistica della regione. More

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    Constellation Brands – risultati primo semestre 2025

    La prova che la divisione vino di Constellation Brands si sta sciogliendo come neve al sole è nei dati del secondo trimestre 2025, il primo che esclude completamente i marchi venduti, dove si può vedere facilmente come le vendite in valore siano calate del 65% con un calo del 19% del fatturato “rimanente”. Nella divisione vino, l’azienda sia passata da 71 milioni di utile operativo (secondo trimestre 2024) a 20 milioni di perdita (secondo trimestre 2025). Ma le cattive notizie per Constellation Brands non sono state queste negli ultimi mesi. Lo è stato piuttosto il “profit warning” emesso in settembre con un taglio dell’utile per azione previsto del 10%, che badate bene non è dovuto al vino (le cui indicazioni erano già drammatiche). Così il valore delle azioni ha perso il 35% da inizio anno, comprendendo anche un leggero rimbalzo proprio nella settimana dei risultati.
    Tornando alla divisione vino, CBrands resta una grande azienda del settore ma ovviamente la sua rilevanza sta drasticamente calando.
    Passiamo a un breve commento dei numeri.

    Le vendite del secondo trimestre calano del 15%, di cui -7% per la birra e -65% per la divisione vino.
    La divisione vino ha avuto quindi vendite di 136 milioni, contro i 168 del secondo trimestre dell’anno scorso, escludendo i marchi venduti, quindi -19% organico, anche se le vendite al dettaglio dei marchi rimasti sono cresciute del 2%… il primo dato positivo da diversi trimestri… a forza di tagliare marchi in calo si arriva a un punto in cui… le vendite a parità non calano più…
    Le indicazioni sull’anno sono rimaste invariate, ossia un calo del 17-20% del fatturato organico e un azzeramento dell’utile operativo.
    I volumi trimestrali sono passati da 5.5 a 1.3 milioni di casse (-76%). La cosa interessante è che la divisione vino sta diventando “internazionale” dato che le casse vendute in USA sono passate da 4.9 a 0.8 milioni, mentre quelle nel mercato internazionale sono scese “solo” del 17% a 0.5 milioni di casse.
    Tornando ai dati consolidati, CBrands non ha avuto le svalutazioni incluse l’anno scorso e quindi “cosmeticamente” esce bene. Senza le svalutazioni l’utile operativo di 874 milioni si confronterebbe con oltre 1 miliardo dell’anno scorso… -14%.
    Dal punto di vista finanziario, la vendita dei marchi del vino ha portato un beneficio di quasi 0.9 miliardi di dollari, che ha portato il debito a scendere di circa 1 miliardo dopo aver considerato la generazione di cassa e circa 0.5 miliardi tornati agli azionisti con riacquisti di azioni e dividendi. La leva sull’EBITDA passa da 3.2 del primo trimestre a 3.0 del secondo.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More

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    Constellation Brands – risultati primo trimestre 2025

    Per capire bene questi numeri di Constellation Brands bisogna andare indietro a rileggersi l’ultimo post, in cui raccontavamo della pesante riduzione di perimetro prevista per il 2025, dopo la vendite di numerosi brand a The Wine Group (link) e la dismissione di Svedka (vodka), che porterà la divisione vini e spiriti a 800 milioni di dollari vendite annue e zero utile operativo. È così molto chiaro come mai le vendite di vino siano scese a 281 milioni di dollari americani da 389 nel primo trimestre e l’utile operativo sia passato da 60 milioni a -6%.
    Nel comunicare questi dati, il management ha anche sostenuto che nel nuovo e ridotto perimetro le vendite al dettaglio dei loro marchi non sono in realtà calati come l’8% segnato da tutto il portafoglio (ancora incluso per il trimestre) ma sono cresciute del 2%.
    Sebbene già era risaputo, non vanno bene nemmeno le vendite di birra in questo momento, essendo scese del 3%, con un impatto del 5% sugli utili della divisione. E, per dirla tutta, continua ad arrancare anche la fabbrica delle canne, da cui non è mai uscito un euro di utili. Alla fine, il management ha lasciato l’indicazione del profitto per azione 2025 invariata a 12.6-12.9 e si è messo a ricomprare azioni e pagare dividendi, che sta diventando la prerogativa di Constellation Brands, visto che di nuovi investimenti non conviene farne, vista l’incertezza di mercato.
    Passiamo a un breve commento dei dati.

    Constellation Brands ha chiuso il primo trimestre fiscale 2025/26 con 2.52 miliardi di dollari di vendite, -6% di cui -4% organico, e un calo degli utili del 10-11%.
    La divisione vino ha perso il 28% di fatturato da 389 milioni a 281 milioni, di cui -21% organico (!!!), andando addirittura sottozero con 6 milioni di perdita operativa.
    Le vendite al dettaglio del portafoglio sono scese in termini organici dell’8%, di cui +2% per i vini che resteranno nel perimetro. Mi immaginerei che tra marzo e maggio (periodo di questo trimestre) i marchi in vendita siano stati lasciati al loro destino e quindi è ovvio che l’attenzione sia andata su tutti gli altri… da vedere cosa succede quando sono da soli…
    Le attese dell’azienda sono state confermate per la divisione vino: -17/20% di fatturato e… -97/100% per l’utile operativo, ossia zero o poco più di zero (il 3% dell’utile operativo dello scorso anno è 10 milioni di dollari).
    Dal punto di vista finanziario, il debito (che non vede ancora l’incasso della dismissione dei vini, chiusa il 2 giugno) sale a 11.5 miliardi di dollari, un po’ più sia di fine febbraio che di maggio 2024, con una distribuzione agli azionisti di 488 milioni di dollari tra dividendi e riacquisti azionari (385 lo scorso anno) e un taglio degli investimenti a 196 milioni (375 milioni un anno fa).

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    Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2024

    di Marco Baccaglio

    Come già sappiamo, il 2024 non è stato un anno positivo per il settore vinicolo mondiale. In questo post cerchiamo di mettere insieme volumi di produzione e valori unitari (delle esportazioni) per arrivare a una definizione del valore della produzione mondiale di vino. Nel 2024 entrambe le componenti hanno giocato a livello mondiale un ruolo negativo: volumi prodotti in discesa del 5%, valori di esportazione “puntuali” (noi qui usiamo una media triennale per smussare un po’ la volatilità) in calo del 9%.
    Come potete immediatamente vedere dal grafico qui sopra il 2024 è stato migliore per l’Italia e peggiore per la Francia, dopo un 2023 in cui i ruoli erano invertiti. La Francia resta secondo i nostri calcoli il dominatore assoluto del settore nel mondo, con un valore della produzione 2024 di 33 miliardi di euro (ai prezzi del produttore), circa il doppio dell’Italia che è intorno ai 16 miliardi. Detto questo, messi insieme Italia e Francia sono il 55-60% del valore della produzione mondiale di vino (56% nel 2024), il cui valore può essere stimato secondo questa metodologia in circa 88-89 miliardi di euro, il 6% in meno del dato 2023 di 94 miliardi (massimo storico).
    Passiamo a un’analisi più dettagliata con tutte le tabelle e i grafici.

    La nostra stima del valore della produzione mondiale di vino è determinata dalla somma puntuale dei dati delle singole nazioni, oltre a un “resto del mondo” basato sulla produzione mondiale residua e valorizzata al 30% in meno della media dei paesi rilevati (quindi intorno ai 250 euro per ettolitro).
    La tendenza generale è che i volumi produttivi calano, ma i valori della produzione continuano a salire grazie all’aumento dei prezzi (e della qualità del prodotto).
    I nostri dati indicano per la Francia nel 2024 un valore di 33 miliardi, -19% sul 2023, poi 16 miliardi per l’Italia, +21%, con entrambe le variazioni derivanti dall’oscillazione del volume prodotto. Il terzo produttore per valore sono gli USA (e non la Spagna), con circa 11 miliardi di euro (-11%), e poi viene la Spagna con 4.4 miliardi (+16%).
    I paesi ex USA del nuovo mondo, quindi Cile, Argentina, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda messi insieme rappresentano circa 10 miliardi di euro di valore, dato stabile rispetto all’evidenza del 2023, con una forte ripresa dell’Argentina e un calo marcato del Cile e della Nuova Zelanda.
    Dal punto di vista dei prezzi medi di esportazione che trovate sotto, noterete la forte volatilità del dato americano (in negativo nel 2024) e di quello Sud Africano (nel senso opposto), mentre dopo il picco eccezionale del 2023, il valore unitario delle esportazioni francesi è calato del 3%.

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    La produzione di vino nel mondo 2024 – aggiornamento OIV

    OIV ha ridisegnato al ribasso la nuova stima della produzione mondiale di vino 2024. A ottobre aveva detto 231milioni di ettolitri, il nuovo dato indica 226m/hl. Si tratta di una revisione del 2% circa al ribasso, guidata principalmente dalla produzione USA di vino, ora vista a 21m/hl contro i precedenti 23.6m/hl, il che significa una produzione del 10-11% sotto la media storica per il paese, e dall Spagna, ora inserita nel database con 31m/hl contro i 33.6m/hl precedenti. Per converso la produzione italiana è stata rivista al rialzo da 41 a 44 milioni di ettolitri (ISTAT dice 48 ma sappiamo che OIV prende il dato del MIPAAF basato sulle dichiarazioni di produzione).
    La produzione mondiale di 226m/hl pone il 2024 come l’annata più scarsa della storia, -5% sul 2023. Ciò si accompagna alla costante riduzione della superficie vitata, che scende al ritmo di 40-50mila ettari all’anno (nel 2024 OIV calcola 7.1 milioni di ettari, -0.6%). Ovviamente il tutto si richiama al calo del consumo. Come abbiamo visto qualche giorno fa è sceso nel 2024 del 3% circa a 214m/hl, seguendo una linea immaginaria dal 2017 a questa parte di 4 milioni di ettolitri di riduzione ogni anno. Tornando alla produzione, l’Italia torna a essere il maggiore produttore mondiale, seguito dalla Francia e dalla Spagna.
    Continuiamo il commento con tutti i dati e ulteriori grafici nel resto del post.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    La produzione mondiale di 226m/hl si suddivide in circa 138 m/hl nell’Unione Europea, in calo del 4% rispetto al 2023 e del 12% circa al di sotto della media decennale; e 88 milioni di ettolitri nel resto del mondo, -6% sul 2023 e il 15% sotto la media degli ultimi 10 anni.
    Pur restando circa l’8% sotto la media storica, l’Italia con 44m/hl tornano in cima alla lista, oltretutto con una superficie vitata che cresce costantemente invece che calare come in quasi tutto il resto del mondo.
    Secondo OIV in Francia si è prodotto solo 36m/hl di vino nel 2023, un po’ lo specchio dell’Italia tra 2023 e 2024, con un calo del 24% (+15% sul 2023 per l’Italia).
    Sia per Francia che per Spagna (31m/hl nel 2024) la vendemmia 2024 è stata il 16-17% sotto la media storica.
    Fuori dall’Unione Europea, va segnalato il dato americano, 11% sotto la media storica a 21m/hl e un ulteriore ribasso stimato per la produzione cinese (a ottobre la casellina era vuota) a 2.6m/hl. Soffermandoci per un attimo sul dato cinese è ovvio che i 753mila ettari di vigneto sono ormai sempre più dedicati a produzioni alternative, anche se è stupefacente notare come la produzione di vino sia passata nel giro di qualche anno da 12 milioni di ettolitri a meno di tre…
    Bene, vi lascio alla tabella, ricordandovi che i dati completi (ossia con molte altre nazioni) sono disponibili nella sezione Solonumeri.

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    I consumi di vino nel mondo – aggiornamento 2024 OIV

    Mettiamo oggi in linea I nuovi dati di OIV sul consumo mondiale di vino, che è stimato in calo di circa il 3% nel 2024 (214 m/hl), principalmente a causa dell’andamento negativo in alcuni paesi quali gli USA (-6%), la Francia (-4%) e (poteva non mancare?) la Cina per la quale OIV stima un calo del 19% dei consumi. Ora, quando leggete questi dati dovete tenere conto di un paio di questioni: primo, i consumi sono sempre una stima e per alcuni mercati questa stima è ancora più vaga. OIV ha le sue fonti e quando non le ha fa il suo calcolo (produzione+import-export = consumo). Quindi non dovete stupirvi se i dati sono modificati anche per il passato, perlomeno dal 2022 in avanti, e questo lo vedete soprattutto sul dato americano.
    Tornando ai nostri dati, la conclusione e ovvia: il consumo di vino ha preso a calare dal 2017 a questa parte e anche il 2024 si è posto sulla medesima linea. La superficie vitata mondiale (7.1m/ha) e la produzione mondiale di vino (227m/hl nel 2024) non hanno fatto altro che seguire dolcemente questo andamento, tenendo quindi il mercato in equilibrio (considerato che circa il 10% della produzione viene impiegato per “usi industriali”).
    Secondo i dati OIV, l’Italia insieme a Spagna, Portogallo e Russia è uno dei mercati che non ha perso terreno nel 2024, con un consumo di 22.4m/hl.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Passiamo all’analisi dei numeri in dettaglio.

    Nel 2024, il consumo di vino nel mondo è calato del 3.3% a 214 m/hl, secondo OIV, ponendosi quindi il 7% sotto la media degli ultimi 5 anni e il 9% sotto la media decennale.
    Il principale mercato restano gli USA, accreditati di 33.3 m/hl. Qui OIV dice -6% su un 2023 che è diventato 35.4. Se leggete il post dell’anno scorso, leggete per il 2023 33.3, il che indicherebbe un dato stabile. Calwine, nel suo rapporto dice che il consumo 2023 di vino è stato di 34.0m/hl, ma per gli anni precedenti ha dei dati completamente diversi da quelli di OIV, visto che si spinge su livelli di 40m/hl (che sembrano un po’ inverosimili).
    OIV mette poi insieme l’Unione Europea (che noi non siamo riusciti a ricomporre con i numeri forniti), dove il consumo è stato di 103.6 milioni di ettolitri (48% del consumo mondiale). Anche qui il calo è del 3% circa sul 2023 e del 5% sugli ultimi 5 anni (un po’ meno di quello mondiale).
    La Francia resta il secondo consumatore al mondo con 23 milioni di ettolitri, -3.6% rispetto al 2023 e -5% rispetto alla media quinquennale. L’Italia resta terza a livello mondiale con un consumo stabile di 22.3 milioni di ettolitri (-4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni). La Germania, terzo mercato europeo, ha un consumo stimato di 17.8 milioni di ettolitri nel 2024 (-3%), mentre la Spagna è stabile poco sotto i 10 milioni di ettolitri.
    Il Regno Unito è il quinto mercato mondiale con un calo dell’1% a 12.6 milioni di ettolitri.
    Esiste poi un dato sulla Russia, piuttosto interessante in quanto non si hanno dati sulle importazioni. OIV dice +2,4% a 1 milioni di ettolitri, quasi il 5% sopra la media quinquennale.
    Abbiamo detto della Cina, dove secondo OIV il consumo è crollato del 19% nel 2024 a 5.5 milioni di ettolitri. Il dato non mi convince affatto nel senso che nel 2024 la Cina ha importato vino per 0.3m/hl in più rispetto all’anno precedente, e quindi a meno di una produzione vinicola in ulteriore crollo (la casellina del rapporto OIV è vuota) penso ci sia qualcosa di strano in questo numero…
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici animati.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    Constellation Brands – risultati 2024 e previsioni 2025

    Il film dell’orrore della divisione vino di Constellation Brands continua, come quelle telenovele degli anni 80. A forza di amputare, rilanciare, ristrutturare e quant’altro, nel 2026 l’attività non porterà alcun utile operativo all’azienda, su un fatturato destinato a calare del 17-20% a livello organico, cui si aggiungerà un impatto negativo del 40% circa per la vendita di una serie di marchi a The Wine Group.
    Quindi, fatti due conti, nel 2024 la divisione vino/spiriti ha fatto 1.67 miliardi di dollari di vendite con un utile operativo di 325 milioni (20%), nel 2025 si prevede… qualcosa come 800 milioni di dollari in vendite e zero utile operativo. Poi nel 2026 si torna al 22-24% di margine (non so con quale credibilità…).
    Tornando all’operazione straordinaria appena annunciata, CBrands ha deciso di vendere una serie di marchi non più critici (anche se lo erano fino a un paio di anni fa) – ossia Woodbridge, Meiomi, Robert Mondavi Private Selection, Cook’s, SIMI e J. Rogét (spumante) – , inclusi 2700 ettari di vigneto (proprietà/affitto). Il prezzo dovrebbe essere nell’ordine dei 900 milioni di dollari, mentre CBrands ha comunicato che nei 9 mesi a partire da giugno il mancato contributo di questi marchi dovrebbe essere 613 milioni di vendite e 210 milioni di margine lordo. Annualizzando arriviamo a circa 800 milioni di vendite annue. Poi, 210 milioni di margine lordo sarebbero 274 milioni annualizzati, togliendo il 20-25% delle vendite di spese commerciali, arriviamo a circa 70-100 milioni di dollari di utile operativo, il che significa un multiplo della transazione di 9-12 volte l’utile operativo e circa 1.1 volte il fatturato.
    Passiamo ad analizzare qualche dato con grafici e tabelle.

    Nel 2024 CBrands ha chiuso l’anno in perdita a causa delle forti svalutazioni di marchi e dell’andamento negativo della divisione vino, che ha perso il 7% in vendite (1.67 miliardi di dollari), di cui 1.45 miliardi di vino a -6.6%, con un conseguente calo dell’utile operativo della divisione da 400 a 325 milioni. La birra continua ad andare bene ma la crescita sta rallentando vistosamente (e continuerà a rallentare nei prossimi due anni).

    In realtà il quarto trimestre è andato un po’ meno peggio dei precedenti, con spedizioni di vino in ripresa a 5.9 milioni di casse (+3.5%) a fronte di vendite al dettaglio ancora negative ma soltanto in modo molto leggero, -2% nel trimestre.

    Alla fine dell’anno Constellation Brands ha chiuso con un utile per azione allineato alle indicazioni date al mercato, ma come vedete dal grafico di apertura ha dato indicazioni di un calo per il 2025, essenzialmente legato all’andamento della divisione vino e alle preoccupazioni sull’andamento dell’economia americana. Per il momento l’azienda non è influenzata dai dazi nella parte più importante della sua attività, ossia le spedizioni di birra dal Messico agli USA.

    Dal punto di vista finanziario, ha chiuso l’anno con 11.4 miliardi di debito da 11.7 dell’anno scorso, ossia a 3.0 volte l’EBITDA (3.3 nel 2023), dopo aver restituito agli azionisti 1.8 miliardi in dividendi (0.7) e riacquisti di azioni (1.1).

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    Sula Vineyards – presentazione e risultati 2023

    Curiosando qua e là durante le vacanze di Natale sono incappato in questa azienda indiana che produce vino che si è quotata un paio di anni fa: Sula Vineyards. Prima di entrare nei dettagli bisogna fare una premessa corposa sull’India, perché è una nazione fuori dal nostro contesto. Potrei partire parlandovi della dinamica e dimensione demografica, 1% di crescita della popolazione annua circa (ma oltre il 2% quella della popolazione urbana) per 1.5 miliardi di persone – ossia una nuova Lombardia ogni anno -; potrei menzionarvi un mercato delle bevande alcoliche da 1.2 miliardi di casse dove il vino contribuisce soltanto 4 milioni; infine, devo spiegarvi come “danno i numeri” gli indiani, visto che usano una unità di misura “INR crore” – che usiamo in tutti i grafici – che significa “10 milioni di Rupie”. Quindi quando leggete vendite di 609 INR Crore, state leggendo 609 decine di milioni di Rupie, ossia 6,090 milioni di Rupie, che sono poi 6.09 miliardi di Rupie che diviso il cambio con l’euro di circa 90 fanno circa 68 milioni di euro.
    Se vi interessa l’articolo continua…

    Fatte queste premesse, passiamo a Sula, che produce 1.1 milioni di casse di vino che… considerando le 4 che fa tutto il mercato sono tante. Essenzialmente Sula probabilmente rappresenta il 25-30% del mercato totale e, si legge nel bilancio, oltre il 60% del vino prodotto localmente.
    A differenza di quanto succede dalle nostre parti, il vino è in forte crescita e di moda, in un mercato dominato dagli spiriti e dalla birra. Sula non vende solo vino (“own brands”) ma fa anche “wine tourism”, per circa il 10% del fatturato. La quota di vini che loro chiamano “Elite&Premium” è in costante crescita, dal 68% al 75% del fatturato in qualche anno.
    L’azienda si è quotata alla borsa locale un paio di anni fa e ha un valore in borsa di circa 335 milioni di euro; considerando il debito di circa 25 milioni di euro, si arriva a 360 milioni di valore d’impresa. Confrontati con i 20 milioni di EBITDA che ha realizzato nel 2023 (marzo 2024), margine del 30%, tratta a 18 volte l’EBITDA, ossia un multiplo ormai sconosciuto dalle nostre parti. Come mai? L’azienda cresce, ha margini alti… è in India.

    Venendo ai numeri, come vedete le dimensioni sono piuttosto modeste rispetto alla dimensione potenzialmente gigantesca del mercato, dicevamo circa 13 milioni di bottiglie, con un buon valore per bottiglia (4.5 euro) escludendo la parte del turismo, che danno un fatturato di circa 60 milioni di euro. Il fatturato diventa poi 67 includendo proprio la parte turismo, dove comunque non scherzano con oltre 100 camere, 435mila visitatori nelle cantine e 172mila degustazioni.
    I margini sono eccellenti, frutto anche di una buona integrazione nella parte agricola (1120 ettari, probabilmente a coprire tra la metà e i due terzi della produzione di vino), oltre che della domanda in crescita che porta a dei buoni prezzi di vendita. Quindi il margine sulla produzione viaggia intorno al 70%, l’EBITDA al 30% e l’utile operativo al 20%. Utile netto 2023 di 93 INR Crore, che sono poi 10 milioni di euro, pari al 15% del fatturato.
    Per concludere, struttura finanziaria ribilanciata dopo la quotazione in borsa, con un debito che sta intorno a 1.2 volte l’EBITDA.

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