in

Ma dov'è nato il vino?

Abbiamo già parlato in un precedente articolo (  ) della  storia del vino.

 Ma… dove è nato il vino?

La coltivazione del vino ha avuto origine in Georgia, vicino i fiumi Tigri ed Eufrate nel IV millennio a.C.

Scavi archeologici hanno restituito resti di anfore contenenti vinaccioli, semi di uva, considerati i più antichi recuperati finora nel mondo. La coltivazione del vino si estende in seguito in Egitto e in Grecia. E proprio i greci iniziano a distinguere le uve Aminee (Aglianico, Falanghina, Fiano) da quelle Apiane (Moscato e Malvasia) e adottano tecniche di appassimento dei grappoli per produrre vini dolci. Nel 1000 a.C. gli Etruschi danno un contributo significativo al mondo della viticoltura, selezionando vitigni come il Trebbiano, il Montepulciano e il Sangiovese. 

La cultura del vino arriva a Roma intorno al 600 a.C., e i romani, espandendo il proprio impero, diffondono la cultura della vite e del vino anche al di fuori della penisola. Alcuni scritti latini sull’agricoltura del I secolo d.C. riportano che all’interno degli accampamenti delle legioni romane si allevavano bovini, si coltivavano cereali e si produceva legname e vino, tutto destinato agli stessi soldati.

 In Italia come si è sviluppata la coltivazione della vite? 

 C’è un dibattito aperto tra gli studiosi: per talea o per semi?

Le prime talee di vite giunte nel sud dell’Italia provenivano dalle isole Egee e da Micene. Gli spostamenti da quelle zone verso la nostra penisola avvenivano solo in alcuni mesi dell’anno, periodi in cui le condizioni non erano favorevoli per l’impianto della vite. Era, quindi, più semplice trasportare i semi e seminarli al momento giusto. Ciò si deduce anche dal fatto che in Italia esistono molte specie di viti, l’una diversa dall’altra. Per talea, invece, si ottengono viti con le stesse caratteristiche della pianta madre.

fonti:  


Fonte: https://indivino.it/news-dal-blog.feed


Tagcloud:

Vino chiama, Jazz risponde

Cosa dona il sapore al vino? Il sale.