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    Cascina Generala: trent’anni di ricerca sul Nizza DOCG

    Tra i luoghi simbolo della denominazione Nizza, Cascina Generala rappresenta da trent’anni uno dei progetti più identitari di Bersano, emblema di una Barbera capace di coniugare profondità, eleganza e longevità. Situata ad Agliano Terme, nel cuore della zona più storica e vocata, la cascina è da sempre il laboratorio naturale in cui l’azienda sviluppa la propria idea di Nizza, attraverso ricerca agronomica, pratiche sostenibili e un approccio produttivo rigorosamente legato al vigneto.

    “Generala rappresenta per noi un luogo speciale, una vigna che racconta chi siamo e dove vogliamo andare” spiega Federica Massimelli, amministratore delegato e co-owner di Bersano. – Qui la Barbera trova una delle sue forme più complete, un equilibrio naturale tra forza e finezza, memoria e futuro.” Acquistata nel 1995 da Ugo Massimelli, Cascina Generala è stato uno dei primi progetti che ha seguito personalmente in azienda, segnando l’inizio di un nuovo corso per Bersano. Fu proprio Ugo a intuire il potenziale straordinario di questa vigna e ad avviare un percorso di valorizzazione ambizioso, affiancandosi a due figure di spicco dell’enologia italiana e padri del destino della Barbera: Giuliano Noè ed Ezio Rivella.

    La tenuta, che si estende per 53 ettari, nel tempo ha anticipato molte delle scelte oggi considerate distintive della denominazione Nizza: rese contenute, zonazione interna e selezione delle migliori parcelle, attenzione alla biodiversità e all’equilibrio del suolo. Oggi Generala continua a rappresentare un modello di filiera completa, dove la produzione vitivinicola convive con progetti di formazione e valorizzazione territoriale. “Generala ospita attualmente la scuola alberghiera di Agliano Terme, fiore all’occhiello del territorio e simbolo del legame tra formazione, cultura e vino. La famiglia Massimelli, da sempre impegnata in progetti di istruzione e sostegno ai giovani, vede in Generala anche un luogo capace di trasmettere valori e conoscenze alle nuove generazioni. La visione è quella di rendere la tenuta, nel tempo, un polo di ospitalità e di dialogo con il territorio, dove l’esperienza del vino si intrecci con quella dell’accoglienza e della condivisione.” afferma Federica Massimelli.

    Cascina Generala si inserisce nel progetto dei grandi single vineyard di Bersano, un racconto che unisce le dieci cascine di proprietà tra Monferrato e Langhe. Ogni tenuta, circondata da vigneti con terreni e microclimi omogenei, traduce in vino l’identità di un terroir e la visione dell’azienda. Solo i grappoli migliori vengono destinati a queste etichette che portano il nome della cascina d’origine, nate dalla consapevolezza che ogni vigneto ha una voce unica. “La nostra filosofia produttiva è chiara: valorizzare ogni singolo vigneto e il suo terroir per creare vini iconici nel tempo” afferma Federica Massimelli. “Questi vigneti e le relative cascine non sono solo luoghi di produzione vinicola, ma rappresentano la nostra storia, la nostra identità e il nostro impegno verso un futuro sostenibile e di qualità.

    Nei vigneti di Generala si adottano pratiche vitivinicole volte a preservare la salute delle uve e l’equilibrio ecologico del territorio, ma la coltivazione di questi vigneti presenta diverse sfide: i terreni declivi, con pendenze comprese tra il 15% e il 25%, richiedono una gestione attenta. I filari sono disposti a girapoggio, seguendo le linee di livello, una tecnica che, pur complicando le operazioni colturali, migliora la gestione dell’acqua e previene l’erosione del suolo. Qui la resa è virtuosamente limitata – circa 50 quintali per ettaro, ben al di sotto dei 70 previsti dal disciplinare – una scelta che privilegia concentrazione, equilibrio e longevità.

    La potatura secca, limitata a 7-8 gemme, e il sistema di allevamento a Guyot, insieme a pratiche come il diradamento dei grappoli, assicurano una corretta esposizione al sole e una maturazione omogenea. Queste attenzioni, unite a un monitoraggio costante dello stato vegetativo e a un approccio rispettoso della biodiversità, esprimono l’impegno di Bersano per una viticoltura responsabile e di precisione.

    Nizza Docg Riserva “Generala”: una Barbera simbolo di identità e visione

    Dalle migliori esposizioni della tenuta nasce il Nizza DOCG Riserva “Generala”, una delle etichette più rappresentative della cantina. Dopo la raccolta manuale, per preservare l’integrità dei grappoli, la vinificazione inizia con una macerazione delle bucce in vinificatori di acciaio automatici, dotati di temperatura controllata. Durante questa fase, vengono effettuati ripetuti rimontaggi e ossigenazioni per garantire la completa trasformazione degli zuccheri in alcol.

    Successivamente si procede alla svinatura e a una sosta sulle fecce fini, utile a favorire lo svolgimento della fermentazione malolattica. Le annate attualmente in commercio prevedono un affinamento di almeno 12 mesi in legno, con l’80% in tonneaux e il 20% in botti di rovere, seguito da ulteriori 12 mesi in bottiglia.A partire dall’annata 2024 il protocollo di affinamento evolve verso una gestione ancora più precisa delle componenti aromatiche e strutturali, con una sosta di circa 8 mesi in barriques e un successivo passaggio in botte grande fino a raggiungere complessivamente i 18 mesi di legno, cui seguiranno almeno 12 mesi di affinamento in bottiglia.

    Alla vista, il Nizza Riserva “Generala” si presenta di un rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al naso è ampio e avvolgente, con note di ciliegia matura, vaniglia, cacao e sottobosco. In bocca è vellutato e persistente, con un finale che ripropone l’intensità dei toni fruttati.

    “Nel cuore di Generala nasce un Nizza DOCG Riserva che parla la nostra lingua: naturalmente elegante, profondo senza ostentazione. Un vino che avvicina le persone, crea intimità, trasforma la convivialità in memoria. È l’espressione più autentica della nostra missione: portare finezza e qualità nei momenti che contano.” aggiunge Federica Massimelli. More

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    Il Natale firmato Tedeschi: un vino per ogni occasione

    Il Natale è il momento in cui i profumi diventano memoria, i sapori si intrecciano alle tradizioni e un calice di vino può trasformarsi in un gesto di condivisione. Per accompagnare ogni istante delle Feste, Tedeschi, storica azienda interprete della Valpolicella, presenta una selezione di vini pensata per raccontare il territorio attraverso tre diverse interpretazioni, in grado di accompagnare ogni momento.

    GA.RY nasce dal desiderio della famiglia Tedeschi di portare una nuova espressione di freschezza all’interno della propria produzione, unendo la tradizione vitivinicola veronese alla vocazione innovativa che caratterizza da sempre l’azienda. È un IGT Veneto Bianco ottenuto da Garganega, Riesling Renano e Chardonnay, vinificati con grande cura per preservare l’identità aromatica delle tre varietà. La raccolta manuale avviene in due fasi, per cogliere ogni sfumatura di maturazione. Dopo una breve macerazione e una fermentazione a temperatura controllata, il vino affina in bottiglia per otto mesi, protetto da un tappo a vite che ne custodisce fragranza e integrità. Il risultato è un vino contemporaneo dal carattere aromatico, armonioso e sorprendentemente equilibrato, capace di accompagnare con freschezza e precisione i momenti più spontanei delle Feste: un aperitivo informale, una cena che nasce all’ultimo, le prime note di convivialità che animano la tavola apparecchiata.

    Il Natale trova la sua eleganza nel Maternigo Valpolicella Superiore, un vino che nasce in una delle aree più suggestive della Valpolicella orientale. Tra colline ariose e terreni chiari, le viti crescono lentamente e con grande carattere, dando origine a uve ricche di espressività. La vinificazione, attenta e rispettosa, lascia che il vino maturi con calma in botte grande, dove acquisisce equilibrio e profondità prima del riposo finale in bottiglia. Nel calice si rivela un Valpolicella Superiore dal profilo raffinato: profumi di frutta rossa matura, spezie delicate ed erbe officinali si intrecciano con una struttura morbida e una freschezza vivace. È il vino che completa naturalmente la tavola delle Feste, capace di valorizzare arrosti, brasati e i sapori più caldi dell’inverno, accompagnando conversazioni che, come i vini più autentici, diventano più intense con il passare del tempo.

    Il momento più prezioso del Natale è firmato Amarone Capitel Monte Olmi 2018, il cru storico della famiglia Tedeschi e simbolo di sessant’anni di dedizione alla Valpolicella. Nato nel 1964 dalla visione di Lorenzo Tedeschi, questo Amarone esprime ancora oggi la filosofia della cantina: rispetto della tradizione, interpretazione del territorio e sguardo rivolto al futuro. L’annata 2018 rivela grande freschezza aromatica, struttura elegante e un equilibrio che unisce intensità e finezza, grazie a un lungo affinamento che ne esalta profondità e carattere. Protagonista anche del nuovo Archivio Tedeschi, che custodisce oltre 27.000 bottiglie storiche, il Capitel Monte Olmi è il vino delle ricorrenze importanti, quello che trasforma una cena di festa in un ricordo da custodire. Perfetto da regalare o condividere, accompagna il Natale con la sua eleganza senza tempo. Con questa selezione, la famiglia Tedeschi invita a vivere il Natale come un percorso nel cuore della Valpolicella: dai vini giovani che accendono gli incontri, a quelli che accompagnano le tavole imbandite, fino all’icona che celebra le emozioni più profonde. Un invito a ritrovare nel calice il valore del tempo, della cura e della storia di un territorio unico. More

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    Viticoltura Eroica: il ritorno della rivista del CERVIM, tra carta e digitale

    La viticoltura eroica ha finalmente di nuovo una casa editoriale. Dopo alcuni anni di silenzio, il CERVIM rilancia la sua rivista Viticoltura Eroica, un progetto che si propone come punto di riferimento per chi vive e racconta i vigneti estremi: quelli che sfidano la gravità dei pendii, le altitudini impervie e i paesaggi che sembrano scolpiti dalla mano dell’uomo e della natura insieme.

    La pubblicazione, semestrale e disponibile sia online sia in formato cartaceo, non sarà soltanto un contenitore di notizie. Viticoltura Eroica nasce come strumento di divulgazione e approfondimento, capace di intrecciare articoli scientifici, interviste, curiosità e testimonianze dirette dai territori. L’obiettivo è chiaro: dare voce a chi coltiva la vite in condizioni straordinarie, raccontando la passione, l’impegno e la sostenibilità che rendono questi vigneti un patrimonio culturale e ambientale unico.

    Un ritorno atteso

    Nell’editoriale di apertura, il presidente del CERVIM Nicola Abbescia sottolinea l’emozione di questo nuovo inizio. “Torniamo a far sentire la nostra voce – scrive – con uno strumento rinnovato nella grafica, ma con la stessa autorevolezza di sempre”. La rivista diventa così un ponte tra memoria e futuro, un luogo dove ricerca e pratica si incontrano, dove la tecnica dialoga con il territorio e dove le storie dei vignaioli si intrecciano con le voci autorevoli del settore.

    Il rilancio porta con sé anche un rafforzamento del Comitato Tecnico Scientifico, recentemente ricostituito, che garantirà contenuti rigorosi e di qualità. Non si tratta quindi di un semplice ritorno editoriale, ma di un passo importante per consolidare il ruolo del CERVIM come centro di riferimento internazionale per la viticoltura eroica.

    Storie di coraggio e identità

    Il primo numero di questa nuova stagione raccoglie progetti di ricerca, esperienze quotidiane e interviste che mettono in luce la resilienza dei vignaioli. Sono pagine che raccontano eccellenza e identità, ma anche orgoglio e appartenenza: valori che la viticoltura eroica continua a esprimere nonostante le difficoltà.

    In un mondo del vino sempre più attento alla sostenibilità e alla valorizzazione dei territori, Viticoltura Eroica si propone come spazio di incontro e confronto, celebrando un patrimonio che non è soltanto produttivo, ma anche culturale e paesaggistico e di profondo legame tra uomo e territorio.

    La rivista è liberamente scaricabile a questo link

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    Roberto Cipresso è l’Enologo dell’Anno FIS 2026: il futuro è nel dialogo diretto

    Roberto Cipresso è l’Enologo dell’Anno 2026. Con il secondo Oscar del Vino, annuncia la rivoluzione: il futuro è nel dialogo diretto con gli appassionati.

    A vent’anni esatti dal suo primo trionfo, la Fondazione Italiana Sommelier incorona nuovamente Roberto Cipresso “Enologo dell’Anno 2026”. Un riconoscimento storico che non solo celebra due decenni di ricerca pionieristica, ma coincide con una svolta strategica radicale: il rafforzamento del canale diretto, per privilegiare un rapporto autentico con il pubblico attraverso visite in cantina, masterclass esclusive e momenti di racconto.

    Inoltre, l’attività di consulenza enologica prosegue con immutato impegno, rimanendo un pilastro della filosofia di Cipresso.

    La scelta di potenziare il contatto diretto nasce dalla volontà di condividere senza filtri l’anima dei suoi progetti. Il cuore di questa rivoluzione è la cantina-laboratorio di Montalcino, un luogo di pensiero e creazione. Qui, i vini che Cipresso realizza in Argentina, California, Armenia, Spagna, Francia e Italia convivono con sperimentazioni audaci come “Pigreco” e “La Quadratura del Cerchio”.

    È per aprire le porte di questo universo creativo che nasce la necessità di un canale diretto, gestito attraverso il Club Eureka e un calendario di eventi esclusivi.

    “Questo Oscar, a vent’anni dal primo, non è un traguardo, ma un’iniezione di fiducia per la nostra prossima evoluzione,” dichiara Roberto Cipresso. “È un onore immenso che dedico alla mia famiglia e al mio team. Oggi, grazie a loro, siamo pronti a eliminare ogni distanza con chi ama il nostro vino, condividendo non solo un prodotto, ma l’intero processo creativo che c’è dietro. Il futuro è in questo dialogo diretto.”

    Nato a Bassano del Grappa nel 1963, Roberto Cipresso è tra i protagonisti più autorevoli del vino italiano, con oltre 35 anni di esperienza nella creazione di etichette d’eccellenza. La sua filosofia intreccia radici culturali profonde con una visione aperta al mondo, dando vita a vini capaci di raccontare territori unici in Italia, California, Argentina, Francia e altri paesi, sempre con l’obiettivo di trasformare la diversità in un linguaggio universale di emozioni.

    “Roberto Cipresso Named FIS Winemaker of the Year 2026: The Future Lies in Direct Dialogue”

    Roberto Cipresso has been named Winemaker of the Year 2026 by the Fondazione Italiana Sommelier (FIS). With his second “Oscar del Vino,” he announces a revolution: the future lies in direct dialogue with wine lovers.

    Exactly twenty years after his first triumph, FIS once again crowns Roberto Cipresso “Winemaker of the Year 2026.” This historic recognition not only celebrates two decades of pioneering research, but also coincides with a radical strategic shift: strengthening direct channels to foster an authentic relationship with the public through winery visits, exclusive masterclasses, and storytelling moments.

    Meanwhile, his consulting activity continues with unwavering commitment, remaining a cornerstone of Cipresso’s philosophy.

    The choice to enhance direct contact stems from the desire to share the soul of his projects without filters. At the heart of this revolution is the Montalcino winery-laboratory, a place of thought and creation. Here, the wines Cipresso produces in Argentina, California, Armenia, Spain, France, and Italy coexist with bold experiments such as Pigreco and La Quadratura del Cerchio.

    To open the doors of this creative universe, a direct channel has been established, managed through the Club Eureka and a calendar of exclusive events.

    “This Oscar, twenty years after the first, is not a finish line but a boost of confidence for our next evolution,” says Roberto Cipresso. “It is an immense honor that I dedicate to my family and my team. Today, thanks to them, we are ready to eliminate every distance with those who love our wine, sharing not only a product but the entire creative process behind it. The future lies in this direct dialogue.”

    Biographical Notes: Born in Bassano del Grappa in 1963, Roberto Cipresso is one of the most authoritative figures in Italian wine, with over 35 years of experience in crafting outstanding labels. His philosophy weaves deep cultural roots with an international outlook, creating wines that tell the stories of unique territories in Italy, California, Argentina, France, and other countries, turning diversity into a universal language of emotions. More

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    Brunello di Montalcino: storia, caratteristiche, migliori annate e consigli di degustazione

    Il Brunello di Montalcino rappresenta una delle massime espressioni dell’enologia italiana, un vino che incarna la tradizione, la qualità e il prestigio internazionale. Nato in un territorio unico, il Brunello è oggi sinonimo di eccellenza e longevità, capace di conquistare appassionati e collezionisti in tutto il mondo. Questo articolo approfondisce la sua storia, le caratteristiche distintive, le regole di produzione, le peculiarità del terroir, le annate più memorabili, i Brunello più pregiati e i consigli per degustazione e conservazione.

    Storia del Brunello di Montalcino

    Le origini del Brunello di Montalcino risalgono alla metà del XIX secolo, quando Clemente Santi, farmacista e agronomo, iniziò a sperimentare la vinificazione del Sangiovese in purezza. La famiglia Biondi-Santi fu la prima a intuire il potenziale di questo vitigno coltivato sulle colline di Montalcino, dando vita nel 1865 alla prima bottiglia di Brunello. Da quel momento, il vino iniziò a distinguersi per la sua struttura e capacità di invecchiamento, caratteristiche che lo resero unico rispetto ad altri rossi toscani.

    Curiosità: prima della nascita del Brunello, il vino più famoso di Montalcino era il Moscadello, un bianco dolce apprezzato per accompagnare i dessert. La prima bottiglia di Brunello “moderno” risale al 1888, prodotta da Ferruccio Biondi-Santi, nipote di Clemente, che intuì il potenziale del Sangiovese Grosso vinificato in purezza.

    Il riconoscimento ufficiale arrivò nel 1966 con la denominazione di origine controllata (DOC), seguita nel 1980 dalla denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), la prima in Italia. Questo traguardo sancì definitivamente il prestigio del Brunello, che negli anni ’90 conobbe un vero e proprio boom grazie agli investimenti internazionali e alla crescente domanda di vini di alta gamma. Oggi il Brunello di Montalcino è considerato un simbolo della cultura enologica italiana, apprezzato per la sua autenticità e per il legame indissolubile con il territorio.

    Caratteristiche e Profilo Organolettico

    Il Brunello di Montalcino è prodotto esclusivamente con uve Sangiovese Grosso, un clone locale noto come “Brunello”. Il nome stesso è una curiosità: deriva dal termine “bruno”, che indica la tonalità scura delle uve. Il vino si presenta con un colore rosso rubino intenso che tende al granato con l’invecchiamento. Al naso offre un bouquet complesso e raffinato, con note di frutti rossi maturi, ciliegia, prugna, accompagnate da sentori di spezie, tabacco, cuoio e sfumature balsamiche. Con il tempo emergono aromi terziari che conferiscono profondità ed eleganza.

    Al palato il Brunello si distingue per la struttura robusta, i tannini fitti ma armoniosi e una freschezza che ne garantisce la longevità. La persistenza è lunga e avvolgente, con un finale che richiama le note fruttate e speziate. La capacità di invecchiamento è straordinaria: le migliori bottiglie possono evolvere per oltre trent’anni, mantenendo equilibrio e complessità.

    Disciplinare di Produzione

    Il disciplinare del Brunello di Montalcino è tra i più rigorosi in Italia. La zona di produzione è limitata al comune di Montalcino, in provincia di Siena, che si estende per circa 24.000 ettari, di cui solo il 15% è destinato alla viticoltura. Le uve devono essere esclusivamente Sangiovese, senza alcuna aggiunta di altri vitigni. La resa massima è fissata a otto tonnellate per ettaro, per garantire concentrazione e qualità.

    L’invecchiamento minimo è di cinque anni, sei per la versione Riserva. Di questo periodo, almeno due anni devono essere trascorsi in botti di rovere e quattro mesi in bottiglia. La gradazione alcolica non può essere inferiore a 12,5%. Il disciplinare prevede inoltre controlli severi e norme specifiche per le menzioni di vigna, a tutela dell’autenticità e della trasparenza verso il consumatore.

    Zone e Terroir

    Il territorio di Montalcino è caratterizzato da una straordinaria varietà di microclimi e suoli, che conferiscono al Brunello sfumature diverse a seconda della zona di provenienza. La collina di Montalcino si eleva tra i 120 e i 650 metri sul livello del mare, con un clima mediterraneo mitigato da influssi continentali. Il Monte Amiata, situato a sud, agisce come barriera naturale contro le perturbazioni, creando condizioni ideali per la maturazione delle uve.

    Le differenze tra le aree settentrionali e meridionali sono significative: il nord, più fresco e ventilato, produce vini eleganti e raffinati, mentre il sud, più caldo e soleggiato, dà origine a Brunelli potenti e strutturati. I suoli variano dal galestro e alberese alle argille e sabbie, contribuendo alla complessità aromatica e alla longevità del vino. Questa diversità ha spinto il Consorzio a studiare una zonazione dettagliata, utile per valorizzare le peculiarità di ogni area.

    Migliori Annate del Brunello di Montalcino

    Il Consorzio del Brunello utilizza un sistema di valutazione a stelle per classificare le annate. Tra le più celebri figurano quelle a cinque stelle, considerate eccezionali per qualità e potenziale di invecchiamento. Storicamente, annate come 1945, 1955, 1961, 1964, 1970 e 1975 hanno segnato la storia del Brunello. Nel periodo più recente, spiccano 1985, 1990, 1997, 2004, 2006, 2007, 2010, 2012, 2015, 2016, 2019 e 2020.

    Curiosità: l’annata 2016 è considerata una delle migliori di sempre, mentre la prima bottiglia storica di Brunello risale al 1888. Inoltre, il Brunello è stato il primo vino italiano a ottenere la DOCG nel 1980, un primato che ne conferma il prestigio.

    Valutazione delle Annate del Brunello di Montalcino

    Il Consorzio assegna ogni anno una valutazione in stelle alle annate, da una a cinque, in base alla qualità complessiva. Ecco la panoramica storica delle annate dal 1945 a oggi:

    AnnataValutazione2020★ ★ ★ ★ ★2019★ ★ ★ ★ ★2018★ ★ ★ ★2017★ ★ ★ ★2016★ ★ ★ ★ ★2015★ ★ ★ ★ ★2014★ ★ ★2013★ ★ ★ ★2012★ ★ ★ ★ ★2011★ ★ ★ ★2010★ ★ ★ ★ ★2009★ ★ ★ ★2008★ ★ ★ ★2007★ ★ ★ ★ ★2006★ ★ ★ ★ ★2005★ ★ ★ ★2004★ ★ ★ ★ ★2003★ ★ ★ ★2002★ ★2001★ ★ ★ ★2000★ ★ ★1999★ ★ ★ ★1998★ ★ ★ ★1997★ ★ ★ ★ ★1996★ ★ ★1995★ ★ ★ ★ ★1994★ ★ ★ ★1993★ ★ ★ ★1992★ ★1991★ ★ ★ ★1990★ ★ ★ ★ ★1989★ ★1988★ ★ ★ ★ ★1987★ ★ ★1986★ ★ ★1985★ ★ ★ ★ ★1984★1983★ ★ ★ ★1982★ ★ ★ ★1981★ ★ ★1980★ ★ ★ ★1979★ ★ ★ ★1978★ ★ ★ ★1977★ ★ ★ ★1976★1975★ ★ ★ ★ ★1974★ ★1973★ ★ ★1972★1971★ ★ ★1970★ ★ ★ ★ ★1969★ ★1968★ ★ ★1967★ ★ ★ ★1966★ ★ ★ ★1965★ ★ ★ ★1964★ ★ ★ ★ ★1963★ ★ ★1962★ ★ ★ ★1961★ ★ ★ ★ ★1960★ ★ ★1959★ ★ ★1958★ ★ ★ ★1957★ ★ ★ ★1956★ ★1955★ ★ ★ ★ ★1954★ ★1953★ ★ ★1952★ ★ ★1951★ ★ ★ ★1950★ ★ ★ ★1949★ ★ ★1948★ ★1947★ ★ ★ ★1946★ ★ ★ ★1945★ ★ ★ ★ ★

    I Brunello di Montalcino più pregiati e costosi

    Tra le etichette di Brunello di Montalcino esistono veri e propri capolavori enologici, ricercati dai collezionisti e dagli appassionati di tutto il mondo. Questi vini si distinguono per la storia, la rarità, la qualità delle annate e i punteggi elevatissimi assegnati dai critici internazionali. Il primato spetta senza dubbio a Biondi-Santi Tenuta Greppo Riserva, considerato il padre del Brunello e simbolo di eleganza e longevità. Le sue bottiglie storiche, come quelle del 1955 o del 1964, hanno raggiunto cifre record alle aste internazionali, superando i diecimila euro per esemplari rarissimi.

    Accanto a Biondi-Santi, spiccano nomi come Casanova di Neri Cerretalto, celebre per la sua potenza e complessità, e Il Marroneto Madonna delle Grazie, un cru che incarna la finezza del terroir di Montalcino. Altre etichette di culto sono Fattoria Poggio di Sotto Riserva, nota per la sua eleganza, e Castello Romitorio Filo di Seta Riserva, che unisce struttura e raffinatezza. Non meno prestigiosi sono Valdicava Vigna Montosoli, Stella di Campalto Riserva e altre produzioni limitate che rappresentano l’eccellenza assoluta.

    Questi vini non sono soltanto bottiglie da degustare, ma veri investimenti: la loro rarità, la lunga capacità di invecchiamento e il prestigio del produttore li rendono oggetti da collezione. Le annate eccezionali, come 2016, 2010 e 1997, contribuiscono ad accrescere il valore di queste etichette, che spesso ottengono punteggi superiori a 95/100 nelle principali guide internazionali.

    Tabella riepilogativa dei Brunello più pregiati

    ProduttoreEtichettaPrezzo medio (€)Biondi-SantiTenuta Greppo Riserva680 – 950 (oltre 10.000 € per annate storiche)Casanova di NeriCerretalto400 – 550Il MarronetoMadonna delle Grazie380 – 400Fattoria Poggio di SottoRiserva410 – 420Castello RomitorioFilo di Seta Riserva560 – 570ValdicavaVigna Montosoli350Stella di CampaltoRiserva470 – 490

    Abbinamenti Gastronomici

    Il Brunello di Montalcino è un vino versatile, ideale per accompagnare piatti ricchi e saporiti. Le carni rosse, come la celebre bistecca alla fiorentina, gli arrosti di manzo e maiale, si sposano perfettamente con la struttura del Brunello. La selvaggina, in particolare il cinghiale, il fagiano e l’anatra, esalta le note speziate e terziarie del vino. Tra i primi piatti, le pappardelle al ragù di cinghiale e i pici con sugo di salsiccia sono abbinamenti tradizionali che valorizzano la tipicità toscana.

    I formaggi stagionati, come il pecorino toscano e il Parmigiano Reggiano, completano l’esperienza gustativa, mentre piatti gourmet arricchiti con tartufo creano un connubio di aromi che esalta la complessità del Brunello.

    Consigli di Conservazione e Servizio

    La conservazione del Brunello richiede attenzione e cura. Le bottiglie devono essere riposte in posizione orizzontale, in ambienti bui, con temperatura costante tra 12 e 16 gradi e umidità compresa tra il 60 e il 70%. Queste condizioni garantiscono la corretta evoluzione del vino nel tempo. La longevità del Brunello è straordinaria: le bottiglie possono essere conservate per decenni, sviluppando aromi complessi e raffinati.

    Per il servizio, la temperatura ideale è compresa tra 18 e 20 gradi. È consigliabile decantare il vino per almeno trenta minuti, un’ora per le annate più vecchie, in modo da favorire l’ossigenazione e liberare i profumi. Il bicchiere deve essere ampio, preferibilmente a ballon, per consentire la massima espressione aromatica.

    Bevi sempre con moderazione

    Il Brunello di Montalcino non è soltanto un vino, ma un simbolo di cultura e tradizione, un prodotto che racconta la storia di un territorio e la passione di generazioni di viticoltori. Degustare un Brunello significa compiere un viaggio sensoriale che unisce passato e presente, natura e arte. E allora bevi bene, ma sempre con moderazione! More

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    Vino (Consorzio Brunello): con 233 mila presenze, a Montalcino enoturismo da record nel 2024. stabile il provvisorio 2025

    Per ogni volta che a Montalcino viene aperta una bottiglia di Brunello si genera un impatto positivo sul territorio di 117 euro, il quadruplo rispetto al valore di una bottiglia di vino. “Un moltiplicatore di ricchezza, quello dell’enoturismo – commenta il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Giacomo Bartolommei –, che influisce positivamente sulle imprese vitivinicole, alle prese con un’agenda difficile tra dazi Usa e calo dei consumi, ma anche sull’intera economia del territorio di Montalcino, per un beneficio diretto e indiretto da oltre 150 milioni di euro”.

    Un’eno-industria turistica cresciuta di riflesso alla notorietà internazionale del proprio vino di punta che, secondo l’analisi del Consorzio del vino Brunello di Montalcino su base Ufficio di Statistica della Regione Toscana/Istat, conta su 12 esercizi alberghieri (sono tre quelli a 5 stelle), a cui si sommano 180 strutture extra-alberghiere – a partire dagli agriturismi -, oltre a decine di ristoranti (due gli stellati), enoteche e wine bar.

    Secondo le elaborazioni del Consorzio, che in occasione di Benvenuto Brunello propone – domani sabato 22 novembre – un focus sull’enoturismo in Italia, le presenze nelle strutture ricettive nel 2024 hanno sfiorato la quota record di 233 mila, il 6,3% in più rispetto all’anno precedente e quasi il 30% sul pre-Covid (2019).

    Dati che si consolidano nelle stime provvisorie del 2025: nei primi 2 quadrimestri, il trend presenze segna infatti un ulteriore +0,6%, con circa 130 mila presenze solo nel periodo maggio-agosto, con una forte crescita della domanda proveniente da Francia, Est Europa, Cina e Regno Unito.

    A Montalcino, nel corso della terza giornata della 34^ edizione di Benvenuto Brunello (20-24 novembre), il talk “Dalla vigna al mondo: enoturismo ed esperienze per il vino del futuro” condotto da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, in programma domani dalle ore 10.30 nella Chiesa di Sant’Agostino vedrà la partecipazione di:Giacomo Bartolommei, Violante Gardini Cinelli Colombini, Roberta Ceretto, Antonio Capaldo, Danilo Guerrini, Alojz Felix Jermann.

    All’evento saranno presenti inoltre il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e la presidente del consiglio regionale Stefania Saccardi. Tra i partecipanti anche la presidente della Provincia di Siena Agnese Carletti, il prefetto di Siena Valerio Massimo Romeo e il questore di Siena Ugo Angeloni.

    Secondo l’analisi, l’enoturista-tipo soggiorna in media per 2,4 giorni soprattutto in esercizi extralberghieri (74% delle presenze), è straniero nel 71% dei casi e per quasi 2/3 di essi proviene da aree extraeuropee.

    Negli ultimi 5 anni la crescita è stata trainata non solo dagli Stati Uniti (+47%, a 50 mila presenze nel 2024), di gran lunga primo incoming turistico straniero, ma anche da Paesi dell’Est Ue (+87%), di Far East e Oceania con Australia, Sud-Corea e Cina con crescite lievitate dal 61% al 115% dal 2019 a oggi.

    Ben superiori alla media (+27,4%) anche i trend di ospiti meno esotici, come Spagna (+108%), Polonia (+89%) e Francia (+43%).

    La speciale classifica per presenze dai 5 continenti vede comunque in testa i turisti italiani (29% la quota sul totale pernottamenti), seguita da statunitensi (21%), tedeschi (9%), brasiliani (5,3%), inglesi e canadesi.

    *fonte dati: Osservatorio Uiv-Vinitaly.

    Sponsor Benvenuto Brunello 2025: Amorim; Intesa Sanpaolo; Banca Monte dei Paschi di Siena; Bernino; Carlo Sodi-Pausha; Fimer; Frantoio Montalcino; Grafiche Polimar; Illy Caffè; Isvea; Italesse; Mulino Val D’orcia; Nico Velo Spa; Pandolfini Srl; Pianigiani Bags; Pulltex; Repower; Rubeca; San Felice; Scat; Terrecablate; Trecieffe; Unicredit; Vason Group; Vetruria e Wino.Srl. More

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    Durello&Friends: presentata l’indagine Nomisma Wine Monitor sulle percezione delle bollicine alternative

    In una fase di generale riflessione, che riguarda anche il mondo del vino, la tipologia degli sparkling tiene e regala una boccata d’ossigeno al comparto. È necessario, tuttavia, capire dove stanno andando i mercati in un momento caratterizzato da una congiuntura economica e politica internazionale piuttosto complessa.

    A tale riguardo, è stato presentato oggi a Verona, nell’ambito di Durello&Friends, l’evento curato dal Consorzio Tutela Vini Lessini Durello, l’indagine condotta da Nomisma Wine Monitor “Percezione e prospettive delle bollicine alternative presso i consumatori italiani”.

    I risultati dell’indagine sono stati resi noti nell’ambito della tavola rotonda, moderata da Fabio Piccoli, Direttore di Wine Meridian, e dal titolo “Bollicine da Metodo Classico: lo stato dell’arte”, che ha visto l’intervento di Evita Gandini, Head of market insights di Nomisma Wine Monitor; Bruno Berni, Responsabile Business Development di CFI Group, “Le dinamiche attuali dei consumi nel canale Horeca Italia: gli spazi possibili per le bollicine italiane”; Lucio Roncoroni, Direttore CDA (Consorzi Distributori Alimenti), “Come sviluppare il mercato del Monti Lessini attraverso una nuova alleanza tra distributori e la filiera Horeca”; Gianni Tessari, Presidente del Consorzio Tutela Vini Lessini Durello, a cui sono state affidate le conclusioni.

    L’indagine commissionata a Nomisma Wine Monitor ha coinvolto 1000 consumatori evoluti [1] di vini sparkling in Italia. La survey ha permesso di raccogliere informazioni utili a mappare opinioni e comportamenti di consumo e acquisto di vino spumante, con un focus specifico sul ruolo del metodo classico, evidenziando l’attitudine alla sperimentazione di nuovi vini sparkling italiani prodotti con metodo classico e l’interesse potenziale per il nuovo «Monte Lessini DOC»

    Abitudini di consumo e posizionamento del Metodo Classico

    Nell’ultimo anno oltre 8 consumatori su 10 hanno bevuto vino spumante almeno una volta. In media si tratta di un consumo non abituale (solo il 15% è un frequent user: più di una occasione a settimana) e legato ad occasioni di convivialità: pranzi e cene con gli amici (27%), aperitivi (23%) e occasioni speciali (22%). Il canale away from home rappresenta una fetta importante dei consumi: il 60% dei consumatori beve spumante in ristoranti/bar e altri locali più di una volta al mese.

    Tra i criteri di scelta del vino spumante, spiccano stile (20%) e brand (18%) su tutti, ma rilevanti anche la presenza di una denominazione di origine (per il 14% questo è il principale fattore che influenza l’acquisto del vino sparkling) e l’origine territoriale (il 12% guarda la provenienza, prevalentemente da Veneto e Lombardia). Il metodo produttivo non rappresenta un criterio decisionale prevalente, ma nel complesso 1 su 4 (1 su 3 se si considera solo il target degli expert[1]) tiene conto della differenza qualitativa tra charmat e metodo classico.

    I consumatori hanno una netta preferenza per vini spumanti provenienti da vitigni italiani (79% vs il 4% che predilige vitigni internazionali), ma nello stesso tempo 1 su 2 preferisce il metodo classico a quello charmat. Le due informazioni sembrano andare in direzioni parzialmente divergenti, considerando il raro impiego di vitigni autoctoni italiani nel metodo classico. Questo potrebbe indicare una conoscenza non sempre approfondita delle tecniche di produzione e delle caratteristiche dei vitigni impiegati nei due metodi, così come una limitata capacità di identificare l’internazionalità degli stessi vitigni.

    Perception Metodo Classico

    I consumatori più evoluti percepiscono una maggiore qualità (18% indica questo come primo attributo distintivo del Metodo Classico rispetto allo Charmat) e un maggior prestigio e tradizione (16%), così come una complessità aromatica (22%), finezza e persistenza delle bollicine (18%) più evidente rispetto al metodo charmat.

    Focalizzandosi esclusivamente sul metodo classico, il consumatore riconosce nel legame con il territorio il vero valore aggiunto di uno spumante di elevata qualità: l’essere identitario di uno specifico territorio, la presenza di una denominazione di origine e la zona altimetrica (collina o montagna), rappresentano le caratteristiche distintive di un buon metodo classico rispettivamente per il 18%, 12% e 11% dei consumatori. Rilevante in questa mappa valoriale anche la provenienza del vitigno: il fatto che sia autoctono è un plus fondamentale per il 17% dei consumatori. Meno rilevante (4%) appare invece la prerogativa di un lungo affinamento sui lieviti, segno che un metodo classico di qualità può esprimersi anche in versioni leggere e fresche, prive di grande struttura.

    Interesse potenziale per il nuovo Monte Lessini DOC

    I dati evidenziano un mercato aperto all’innovazione di qualità, ma ancora legato ai valori di autenticità e italianità. Il consumatore cerca esperienze nuove, ma coerenti con un immaginario di raffinatezza, territorio e metodo artigianale. Tra le caratteristiche desiderateper un nuovo spumante da sperimentare spiccano in maniera netta molti elementi che contraddistinguono il nuovo Monti Lessini: il 51% vorrebbe un nuovo Metodo Classico, fatto in Italia (78%), preferibilmente in territori collinari (54%) e con una fascia di prezzo ideale che si colloca tra i 10 e i 20 euro a bottiglia (36%) o, al più, tra 20 e 30 euro (31%).

    In tale contesto, l’analisi dell’interesse potenziale nei confronti di un nuovo spumante ideale (prodotto con metodo classico, da vitigni esclusivamente italiani, con Denominazione d’Origine Controllata), mostra un interesse all’acquisto quasi totale da parte dei consumatori: il 52% lo proverebbe se questo avesse un costo mediamente inferire alla media e un restante 47% sarebbe addirittura disposto a spendere di più rispetto al prezzo medio dei metodi classici italiani. I dati, già di per sé molto incoraggianti per il Monti Lessini doc, mostrano poi come il nome del nuovo prodotto “Monti Lessini DOC”, attraverso il richiamo altimetrico, al territorio e ad una denominazione di origine, rappresenti una leva forte per incrementare la curiosità dei consumatori.

    Affinché la curiosità si traduca in valore percepito e reale disponibilità a pagare, risulta però fondamentale la narrazione educativa – del metodo, del territorio e della varietà: vitigni autoctoni (per un terzo dei consumatori l’origine rappresenta proprio il primo elemento da valorizzare), suoli vulcanici (18%), versatilità (17%) e altitudine (10%) costituiscono gli elementi chiave da veicolare al consumatore. In che modo? Attraverso degustazioni, storytelling digitale e presenza nei contesti formativi/enologici.

    ***

    [1] Consumatori di vino sparkling consapevoli dell’esistenza dei due diversi metodi produttivi, Classico e Charmat

    [2] Consumatori «evoluti» di sparkling da almeno 5 anni, che bevono spumante almeno 1 volta al mese e preferiscono il metodo classico

    Consorzio Tutela Vini Lessini Durello: www.montilessini.com More

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    Dalla Sicilia ai mercati esteri, Colomba Bianca +30% di produzioni imbottigliate

    Colomba Bianca nel 2025 registra +30% di crescita delle produzioni imbottigliate. Un risultato ottenuto grazie allo sviluppo della filiera di produzione con remunerazioni tra le più alte del settore in Sicilia e ad una logica manageriale che incide sull’evoluzione delle vigne e sul posizionamento dei vini sui mercati. Unendo le forze, nel 2025 i 2.000 soci conferitori delle Cantine Colomba Bianca – distribuiti in circa 5 mila ettari di vigne – hanno complessivamente raccolto circa 330mila quintali di uve, contro i 280 mila dell’anno scorso. Diventeranno vini che viaggeranno per stare al centro delle tavole dei consumatori italiani ed europei.

    «Abbiamo ottimi segnali dai mercati – spiega Giuseppe Gambino, direttore vendite e sviluppo commerciale della cooperativa vitivinicola siciliana – stiamo lavorando con impegno a nuovi sviluppi all’estero, siamo orgogliosi di far parte della “rosa” ristretta di cantine italiane selezionate dalla grande distribuzione, che basa la scelta dei partner su parametri severi vigilando su tutte le fasi di produzione. Continuiamo ad affermare il nostro posizionamento sui mercati più rigidi d’Europa, superiamo i confini nazionali con milioni di bottiglie».

    «Stiamo centrando gli obiettivi – spiega il presidente Dino Taschetta – abbiamo registrato +30% di crescita delle produzioni imbottigliate. Guardiamo al futuro con più serenità, la nostra compagine di soci è solida, la remunerazione è puntuale ed è ai massimi livelli della categoria in Sicilia, comunque rimane al limite della sostenibilità economica. Investire sulle pregiate uve siciliane, e in particolare sulle produzioni biologiche, con innovazione e con lungimiranza ripaga: i risultati ce lo dimostrano. Il mondo delle cooperative è fatto di sinergie, purtroppo quella collaborativa è una logica meno comune nel nostro distretto regionale, che dovrebbe essere più coeso sull’alto posizionamento dei vini siciliani. Noi puntiamo sulla valorizzazione delle produzioni, sulla continuità della filiera e sul ricambio generazionale per portare avanti progetti di lungo termine che possano garantire un prospero sviluppo per le produzioni d’eccellenza».

    «Ci stiamo ispirando a Cantine cooperative di altre regioni – spiega l’enologo Mattia Filippi – come quelle dell’Alto Adige e Champagne, dove si riconosce il valore delle differenze, per farle diventare un plus territoriale ed economico. I Sicilia siamo un laboratorio diffuso di osservazione e adattamento: raccogliamo dati, monitoriamo le risposte dei diversi vitigni ai cambiamenti climatici e restituiamo conoscenze ai soci, creando un circolo virtuoso di apprendimento collettivo che valorizza le eccellenze produttive. Svolgiamo una funzione economica e sociale: distribuiamo reddito, manteniamo il presidio sociale in campagna, preserviamo il paesaggio. Il figlio del viticoltore che resta a lavorare la vigna, perché ricava un reddito e si sente interprete di un progetto di sviluppo territoriale, incide sul futuro del territorio. In un Paese con la più grande biodiversità viticola del mondo, questo è essenziale».

    In Sicilia il conferimento dei soci – che operano in un territorio di bassa resa dove sussistono difficoltà logistiche e scadenti infrastrutture dell’acqua – si basa sulla qualità e non sulla quantità. Quello di Colomba Bianca è un circolo virtuoso che si esprime lungo tutta la filiera: la cooperativa sta avanzando con il vino sfuso e imbottigliato su nuove fette di mercati, ottimizzando i processi di produzione per consolidare affidabilità e performance su ogni standard ricercato dai maggiori retails di successo nei circuiti più qualificati. More