More stories

  • in

    Etna verso la DOCG: la corsa potrebbe chiudersi già nel 2026

    Potrebbe arrivare già nel 2026 la nuova denominazione DOCG per i vini dell’Etna, un riconoscimento che sancirebbe ufficialmente il livello di eccellenza raggiunto dal territorio vitivinicolo del vulcano. A confermarlo è stato Patrizio D’Andrea, vicecapo di Gabinetto del MASAF, intervenuto a Catania nel corso del convegno “Opportunità e strumenti per la crescita del sistema Etna Wine”, svoltosi il 30 ottobre.

    «Se il Ministero riceverà le firme entro dicembre – ha spiegato D’Andrea – l’avanzamento della procedura in tempi brevi è un obiettivo complesso ma non impossibile». Per richiedere il passaggio da DOC a DOCG è infatti necessario il sostegno del 51% dei produttori, che rappresentino almeno il 51% della superficie vitata. A oggi mancano ancora circa un centinaio di adesioni per raggiungere la soglia minima, ma il quadro resta incoraggiante: in poco più di dieci anni i viticoltori dell’Etna sono quasi raddoppiati, passando dai 203 del 2013 ai 474 registrati nel 2024.

    Secondo Marco Nicolosi, consigliere del Consorzio di Tutela Etna Doc, il prossimo passo è il più delicato: «Abbiamo già la superficie necessaria per richiedere la DOCG. Ora serve un grande lavoro di coinvolgimento dei piccoli produttori: informarli, raccogliere i documenti e inviare tutto al Ministero entro il 2025 per arrivare pronti alla prossima vendemmia».

    Il riconoscimento DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) prevede controlli più rigorosi in fase di produzione, comprese analisi chimico-fisiche e sensoriali a cura di una commissione ministeriale, oltre a un sigillo di Stato numerato su ogni bottiglia. Si tratta dunque di un passaggio che rafforza la credibilità e la tracciabilità del vino, garantendo qualità costante e un ritorno economico e d’immagine per l’intero distretto.

    Durante il convegno è emersa una visione condivisa: serve una regia unitaria, capace di integrare amministrazioni locali, imprese e università in un progetto comune di crescita. Fondamentale in questo senso la partecipazione del mondo accademico, con gli interventi del rettore dell’Università di Catania Enrico Foti e del direttore del Di3A Mario D’Amico. Foti ha annunciato la nascita della Fondazione dell’Ateneo, che coinvolgerà anche soggetti privati e si occuperà di formazione professionalizzante: «Uno strumento più agile, ma con la garanzia del marchio Unict, sinonimo di qualità e serietà».

    Sul piano territoriale, i sindaci dei comuni etnei hanno ribadito la necessità di fare rete per affrontare insieme le criticità e puntare a una governance condivisa del “sistema Etna”. «Solo unendo le forze possiamo risolvere i problemi urgenti e ambire a traguardi di eccellenza», ha sottolineato Alfio La Spina, sindaco di Sant’Alfio. Sulla stessa linea Concetto Stagnitti (Castiglione di Sicilia) e Luca Stagnitta (Linguaglossa), che hanno richiamato l’urgenza di una pianificazione comune anche su temi concreti come rifiuti, risorse idriche e organizzazione di eventi territoriali.

    Il focus, organizzato da Mada Vinea con la regia di Daniele Cianciolo, ha offerto inoltre spunti di ampio respiro: dal ruolo dell’architettura nel racconto del vino – con l’intervento dell’architetto Filippo Bricolo – alle prospettive di internazionalizzazione e formazione illustrate da accademici come Corrado Caruso (Università di Bologna), Bruno Caruso e Salvatore Barbagallo (Università di Catania), insieme al presidente di Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri.

    La giornata si è chiusa con una tavola rotonda dedicata alle prospettive di sviluppo: dall’apertura a Mascalucia di una sede etnea dell’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio alla possibilità di esplorare nuovi mercati – come quello brasiliano – grazie alla collaborazione con il Consolato generale d’Italia a Porto Alegre. Sul tavolo anche la valorizzazione delle competenze professionali lungo la filiera e il ruolo strategico dell’assessorato regionale per dare continuità ai programmi di crescita.

    Un quadro articolato, che conferma come l’Etna – tra i territori vitivinicoli più dinamici e identitari d’Italia – stia affrontando con maturità e visione la sfida della qualità certificata. La DOCG, in questo senso, rappresenterebbe non un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova fase di consapevolezza collettiva e di coesione territoriale. LEGGI TUTTO

  • in

    Santalucia 2024: Maculan rinnova la partnership con Fondazione Banca degli Occhi contro le malattie oculari

    Al via la 16^ edizione di Santalucia, progetto solidale nato dal sodalizio tra l’azienda agricola Maculan di Breganze (Vicenza) e la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS. ​Martedì 28 ottobre, nella sede dell’azienda, si è svolto il panel di degustazione per selezionare alla cieca il Santalucia 2024, al quale hanno partecipato critici enogastronomici, giornalisti, imprenditori e membri delle istituzioni. Tra i sei campioni delle migliori barrique monovarietali è emerso vincitore il Cabernet Sauvignon da singolo vigneto in località Branza, sulle colline più elevate di Breganze.
    ​“Santalucia 2024 nasce in una vigna particolarmente vocata per la varietà – illustra Fausto Maculan, titolare dell’azienda –. Ammalia il vivace colore rosso rubino contornato da note violacee. Al naso gli aromi sono intensi, avvolgenti. La frutta rossa matura e le spezie preludono a un corpo ricco, rotondo, equilibrato. Il tannino è raffinato e la persistenza piacevolmente lunga. È un vino elegante, certamente giovane, con una lunga vita davanti a sé. Da conservare con cura per una futura occasione speciale. Perfetto per una cena a base di carne alla griglia e formaggi stagionati”.
    ​“Ancora una volta siamo profondamente riconoscenti a Fausto Maculan e a tutta l’azienda per questo importante e lungimirante progetto che si rinnova – afferma il Presidente di Fondazione Banca degli Occhi Diego Ponzin –. Tutti i fondi raccolti grazie al vino Santalucia saranno destinati al Progetto L.u.c.y., uno studio che Fondazione Banca degli Occhi condurrà in collaborazione con il National Eye Institute di Bethesda, uno dei più avanzati centri di ricerca degli Stati Uniti, sulla degenerazione maculare della retina, che rappresenta la prima causa di cecità nei paesi occidentali. Una sfida che possiamo e dobbiamo affrontare”.
    ​Anche quest’anno la veste artistica di Santalucia sarà presentata ufficialmente in occasione di un evento solidale di raccolta fondi al ristorante Le Calandre di Sarmeola di Rubano (Padova) il 10 dicembre. Il progetto d’autore prevede 300 etichette uniche e dipinte a mano, nate dalla creatività dell’atelier In.Perfetto. Il laboratorio, inserito nella cooperativa sociale Vite Vere Down DADI di Padova, è uno studio artistico e produttivo, un luogo di formazione professionale per persone con disabilità intellettiva.
    Le bottiglie sono già ordinabili contattando la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto ETS (info@fbov.it – 041.9656440/442). LEGGI TUTTO

  • in

    Castel Bricon, dimora di campagna: la rinascita di un antico casolare agricolo tra i Colli Berici

    Castel Bricon è la nuova dimora di campagna tra le vigne che prende forma nei Colli Berici grazie alla visione della famiglia Biasin, già alla guida della cantina Cà Rovere. A un anno dall’inaugurazione della terrazza panoramica dedicata a eventi ed esperienze enoturistiche, il recupero di un antico casolare agricolo dà vita a un agriturismo di charme con tredici camere, una piscina immersa nel verde e un profondo legame con il paesaggio, dove i filari ordinati incontrano boschi spontanei. Restaurato con rispetto, Castel Bricon conserva i segni della sua storia fondendoli con il presente: pietra berica di Vicenza, camini originali, legni recuperati, arredi d’epoca restaurati. Ogni dettaglio nasce dalla collaborazione con artigiani e fornitori del territorio, in un progetto che ha coinvolto esclusivamente realtà locali e venete. Castel Bricon segna un nuovo capitolo di un percorso di valorizzazione che intreccia architettura sostenibile, accoglienza autentica e cultura del vino. A pochi minuti dal borgo di Alonte e a un’ora dal Lago di Garda, è oggi un nuovo riferimento per chi cerca quiete, natura e bellezza tra i vigneti.Photo Credits: Castel Bricon
    L’eleganza rurale di Castel Bricon
    Castel Bricon nasce da un gesto di fiducia e visione: quando nel 2010 la famiglia Biasin acquistò il casolare insieme ai vigneti circostanti, l’edificio – un tempo utilizzato come rustico d’appoggio da una precedente realtà vitivinicola – si presentava in stato di abbandono. Solo anni dopo, osservandolo con occhi nuovi, prese forma l’idea di trasformarlo in un luogo capace di accogliere e raccontare la bellezza autentica dei Colli Berici. Il progetto ha preso avvio nel 2019, con la volontà di restituire vita a un edificio che apparteneva alla storia del territorio. La ristrutturazione ha seguito una filosofia di rispetto e valorizzazione dell’esistente: è stata mantenuta la planimetria originale a doppia L, sono stati recuperati camini, travi, portoni in legno e altri elementi strutturali originari armonizzati con i nuovi ambienti, mentre la preziosa pietra berica di Vicenza diventa elemento distintivo in molte stanze. Il lavoro è stato curato dagli architetti Nicoletta Matteazzi e Andrea Stocco, con il supporto dell’ingegnere Maurizio Pilotto e la supervisione costante della famiglia Biasin.
    Photo Credits: Castel Bricon
    Comfort contemporaneo, spirito artigianale e radici venete in ogni dettaglio
    Le tredici camere, distribuite tra piano terra e primo piano, sono arredate in stile country chic, con materiali naturali e pezzi unici restaurati da artigiani locali. Ognuna porta il nome di un fiore o di una pianta autoctona – Caprifoglio, Lavanda, Primula, Sambuco, Rosellina Selvatica – accompagnato da un breve racconto che ne rievoca i profumi, i gesti, le stagioni vissute tra le colline vicentine. Tra queste, una suite con grandi finestroni affacciati sui vigneti offre un panorama d’eccezione, esprimendo al meglio lo stile della dimora: un equilibrio armonico tra elementi nuovi e arredi antichi, tra mobili di antiquariato restaurati e dettagli su misura creati da artigiani veneti. A completare la struttura, una piscina di 15 metri per 3 con acqua a sfioro e vista sui filari, e una reception realizzata artigianalmente da Gianguido Maestrello, arredatore di Alonte. I serramenti sono stati realizzati da una falegnameria veronese, il cancello d’ingresso forgiato da un giovane artigiano di Monselice, Padova. Ogni elemento d’arredo è 100% veneto, a testimonianza di un impegno concreto per sostenere l’artigianato e il territorio. La sostenibilità è parte integrante del progetto: pannelli fotovoltaici, riscaldamento a pavimento, sistema di riciclo delle acque e recupero dei materiali esistenti. Nei bagni, prodotti cosmetici biologici e una linea viso a base di vinacciolo, sviluppata dal marchio Grapey e disponibile anche nello shop. I prossimi sviluppi includono la realizzazione di un’area beauty e la predisposizione della struttura per accogliere eventi speciali, come matrimoni, retreat e momenti aziendali.
    Photo Credits: Castel Bricon
    L’ospitalità secondo la famiglia Biasin, un invito a scoprire i Colli Berici
    In ogni camera è disponibile un piccolo libro realizzato con cura dalla proprietà, con consigli per scoprire i Colli Berici: itinerari tra ville venete e chiese romaniche, escursioni panoramiche a piedi o in bicicletta, trattorie autentiche e angoli nascosti che raccontano la bellezza del paesaggio locale. Un invito al turismo lento, che si intreccia a un’idea di ospitalità fatta di attenzione e semplicità, a partire dalla colazione servita nella sala comune o sotto il portico, con torte fatte in casa, proposte dolci e salate, opzioni senza glutine e prodotti di qualità. A pochi passi dalla dimora, la cantina Cà Rovere accoglie gli ospiti con esperienze enogastronomiche da vivere tutto l’anno. Dalla visita con degustazione guidata, all’attività da “Sommelier per un giorno” con assaggi alla cieca e food pairing. Tra le esperienze attive, l’e-bike tour tra i vigneti culmina con una degustazione in cantina, mentre “Firma il tuo Metodo Classico” permette di personalizzare una bottiglia dopo la sboccatura manuale. LEGGI TUTTO

  • in

    Vallepicciola porta quattro espressioni di Sangiovese in purezza al 34° Merano WineFestival

    È nel segno del Sangiovese la partecipazione di Vallepicciola, cantina d’eccellenza nel cuore del Chianti Classico, alla 34ª edizione del Merano WineFestival. Fresca del titolo di Miglior Cantina 2026 assegnato da Le Guide de L’Espresso – per la capacità di valorizzare “l’impagabile territorio di Castelnuovo Berardenga tra Chianti Classico e varietà internazionali” – l’azienda senese sarà presente dall’8 al 10 novembre all’interno della sezione Wine Italia, tra le 300 realtà selezionate dalle commissioni di The WineHunter Award. Nella prestigiosa cornice del Kurhaus di Merano, nella Gallery B al tavolo 128, Vallepicciola porterà in degustazione quattro etichette in purezza di Sangiovese, tutte premiate con The WineHunter Award: Chianti Classico 2023, Chianti Classico Riserva 2021, Chianti Classico Gran Selezione Vigneto Lapina 2021 e Vallepicciola Rosso Toscana IGT 2022, fiore all’occhiello della linea Grandi Cru. Un traguardo che premia anche la visione enologica di Alessandro Cellai, direttore generale ed enologo, da sempre impegnato nel valorizzare con stile e coerenza il potenziale del Sangiovese in uno dei territori più identitari del Chianti Classico.«Per Vallepicciola è un grande piacere partecipare al Merano WineFestival 2025, occasione in cui presenteremo l’intera linea Chianti Classico e il nostro IGT Vallepicciola Rosso. Si tratta di quattro vini 100% Sangiovese, espressione autentica e anima del nostro territorio», dichiara Alberto Colombo, Amministratore Delegato. «Una menzione particolare va al Vallepicciola Rosso, vino che incarna il connubio tra storia e modernità, in cui tecniche antiche come l’uso del cemento si fondono con una moderna sensibilità produttiva».
    I quattro vini selezionati riflettono la profonda vocazione vitivinicola di Vallepicciola e la capacità di interpretare il Sangiovese attraverso le caratteristiche uniche di ogni parcella e vinificazioni diverse. Le uve provengono da vigneti situati tra i 380 e i 450 metri sul livello del mare, nel versante occidentale di Castelnuovo Berardenga, all’interno dell’Unità Geografica Aggiuntiva Vagliagli, un’area che si distingue per i suoli complessi di calcare, galestro, argilla e alberese. Qui il Sangiovese trova un habitat ideale per esprimere freschezza, eleganza e profondità aromatica, valorizzate da un lavoro enologico che punta sull’identità del singolo cru e su percorsi di affinamento mirati, capaci di esaltarne la personalità.
    Tre dei quattro vini in degustazione hanno ottenuto il riconoscimento The WineHunter Award GOLD: il Chianti Classico 2023, un Sangiovese fresco e fragrante, dal colore rubino tenue e dai profumi di ribes, prugna e viole, con una piacevole speziatura di pepe nero; Chianti Classico Gran Selezione Vigneto Lapina 2021, proveniente da un singolo vigneto d’altura dove il Sangiovese raggiunge la sua massima finezza, con note di frutta rossa e nera in confettura, fiori appassiti ed eleganti accenti balsamici e speziati; e il Vallepicciola Rosso 2022, IGT Toscana che nasce dal vigneto Fontanelle, a 450 metri di altitudine, e rappresenta l’espressione più contemporanea e longeva del vitigno re del Chianti Classico. A completare la selezione, il Chianti Classico Riserva 2021, premiato con il The WineHunter Award ROSSO, che unisce freschezza e struttura, con note di fiori, frutti maturi e una raffinata traccia di pepe nero e confettura di amarene.
    La partecipazione al Merano WineFestival è per Vallepicciola un’ulteriore occasione per raccontare, attraverso il Sangiovese, quell’equilibrio tra radici, ricerca e bellezza che definisce l’identità di Fontanelle Estate: il progetto della famiglia Bolfo che riunisce la cantina con due hotel 5 stelle – Hotel Le Fontanelle e The Club House – e una proposta gastronomica d’eccellenza che include i ristoranti La Colonna, Il Tuscanico e Il Visibilio (una stella Michelin). LEGGI TUTTO

  • in

    Tutela, infrastrutture, export: l’Etna del Vino fa squadra

    Superare la frammentazione territoriale con l’obiettivo di creare una regia unica; costruire un sistema integrato per valorizzare il patrimonio vitivinicolo dell’Etna come leva di sviluppo; potenziare le infrastrutture del vino e le connessioni fisiche e digitali del comprensorio. Sono molteplici gli obiettivi del focus “Opportunità e strumenti per la crescita del sistema Etna Wine” – promosso da Mada Vinea – che si svolgerà giovedì 30 ottobre, a partire dalle ore 9.30, presso il Katane Palace Hotel (via Finocchiaro Aprile 110).
    Dopo i saluti istituzionali con il sindaco della Città Metropolitana di Catania Enrico Trantino, il rettore dell’Università di Catania Enrico Foti, il sindaco di Sant’Alfio Alfio La Spina, il sindaco di Linguaglossa Luca Stagnitta, il sindaco di Piedimonte Etneo Ignazio Puglisi, il direttore del Dipartimento Agricoltura Alimentazione e Ambiente Unict Mario D’Amico, il convegno si dividerà in due sessioni.
    Una giornata di lavoro che mette attorno allo stesso tavolo istituzioni, accademia, imprese e rappresentanze del settore per passare dalle analisi agli strumenti concreti: lavoro e formazione, strategie di mercato ed export, governance territoriale e marketing.
    La prima sessione verterà sulla tutela del brand “Etna”, con tematiche quali il “Riconoscimento delle contrade (UGA), Zonazione della DOC Etna e difesa del marchio” a cura dell’esperto in wine legislation Patrizio D’Andrea e “l’amministrazione del vino” a cura del professore dell’Università di Bologna Corrado Caruso. Sarà presente il presidente di Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri per parlare di sovranità alimentare e difesa del Made in Italy e del brand “Etna”. Si parlerà di “Infrastrutture del vino” con l’architetto Filippo Bricolo e di lavoro e organizzazione imprenditoriale nel distretto dell’Etna con il professore dell’Università di Catania Bruno Caruso. La prima sessione si concluderà ponendo l’attenzione sul mercato nazionale e internazionale con il relatore Marco Nicolosi dell’azienda vinicola Barone di Villagrande.
    Durante la seconda sessione, si confronteranno in una tavola rotonda esperti e personalità quali il sindaco di Sant’Alfio Alfio La Spina, l’enologo Marco Nicolosi, il vicecapo di Gabinetto MASAF Patrizio D’Andrea, il professore dell’Università di Catania Salvatore Barbagallo già Assessore all’Agricoltura Regione Sicilia. In collegamento il Console Generale d’Italia a Porto Alegre (Brasile) Valerio Caruso.
    Chiuderà l’assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana Luca Sammartino. LEGGI TUTTO

  • in

    Fior d’Arancio Secco: l’eleganza spontanea dei Colli Euganei

    Il bello del Fior d’Arancio Secco è che è diventato un vino moderno senza accorgersene. Non ha inseguito mode né mutato natura: semplicemente, i vignaioli euganei hanno continuato a fare il loro vino come sempre. Ed è il mondo, oggi, ad aver raggiunto quel modo di bere — più leggero, gastronomico, immediato. Se un tempo poteva sembrare un bianco “minore”, oggi la sua bevibilità e la sua versatilità a tavola ne fanno uno dei vini più contemporanei del panorama veneto.

    Dietro quel nome gentile, Fior d’Arancio, c’è il Moscato Giallo, vitigno aromatico di antica origine mediterranea, arrivato sui Colli Euganei grazie ai commerci veneziani tra Medioevo e Rinascimento. Proprio come accade in Alto Adige per il Goldmuskateller, valorizzare il vitigno in etichetta potrebbe essere un atto di chiarezza e di identità: un modo per riconoscere che l’aromaticità, quando è naturale e misurata, può essere sinonimo di eleganza.

    La versione secca del Fior d’Arancio è una delle tre declinazioni — insieme a quella spumante e passita — della DOCG Moscato dei Colli Euganei, nata nel 2010. È un vino che nasce tra le alture vulcaniche e i versanti più dolci del Parco Regionale dei Colli Euganei, oggi anche Riserva della Biosfera MAB UNESCO. Un territorio dove il lavoro dell’uomo dialoga con una biodiversità ricchissima, tra boschi, ciglioni e oliveti, e dove la viticoltura ha saputo mantenere equilibrio e misura.

    Il Moscato Giallo euganeo matura tardi, sviluppando una carica aromatica complessa che, nella versione secca, si traduce in note di fiori d’arancio, tiglio e zagara, con tocchi di agrumi e pesca. È un profumo che non invade, ma accompagna. In bocca, la freschezza e la sottile acidità tengono tutto in equilibrio, invitando al secondo sorso.

    Un vino che si muove con disinvoltura dalla tavola quotidiana alla cucina d’autore: perfetto con crostacei e molluschi, sorprendente con carni bianche e formaggi erborinati, capace di adattarsi al gioco della contaminazione gastronomica contemporanea.

    Il rapporto con la ristorazione è oggi cruciale per il Fior d’Arancio Secco: fare cultura del vitigno, raccontarlo al calice, significa anche aprire una finestra sul territorio. I Colli Euganei, con i loro borghi, le ville venete e le stazioni termali, sono un mosaico di esperienze dove il vino diventa parte integrante del viaggio.

    Forse è questo il segreto del Fior d’Arancio Secco: un vino che sa essere autentico e moderno allo stesso tempo. Non ha bisogno di reinventarsi, gli basta continuare a essere se stesso — figlio di un paesaggio unico e di una tradizione che guarda avanti senza perdere radici.

    I vini degustati

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Saeòpa” 2024 – Colle MattaraColle Mattara è una piccola realtà immersa nel cuore verde dei Colli Euganei, dove le vigne respirano aria vulcanica e luce limpida. Il Saeòpa 2024 si apre con profumi di fiori bianchi e agrumi maturi, accennando appena a note di erbe aromatiche. In bocca è diretto, luminoso, con un equilibrio naturale tra freschezza e sapidità. Un vino che non ha bisogno di spiegarsi troppo: basta un sorso per sentirne la sincerità. Perfetto con pesce, verdure di stagione o anche solo per aprire la cena con leggerezza.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG 2023 – Cantina Colli EuganeiDalla cooperativa simbolo del territorio arriva un Moscato Giallo che racconta in modo nitido la sua terra. Il colore è chiaro, il profumo ricorda la pesca, l’albicocca e un tocco di arancia candita. Al palato la sorpresa: è completamente secco, vibrante, con una freschezza che pulisce e invoglia al secondo bicchiere. Più che un vino aromatico, un bianco dallo spirito mediterraneo. Ottimo con antipasti di mare, sushi o primi piatti delicati.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Silene” 2023 – Bacco e AriannaIl Silene porta nel bicchiere l’anima più profonda dei Colli Euganei. Il colore è dorato, il naso regala note di pera, spezie fini e scorza di limone. In bocca è dinamico, fresco, ma con una sottile rotondità che lo rende avvolgente. È un vino che parla di erbe e di pietra, di equilibrio tra forza e misura. Servito fresco, accompagna bene primi piatti leggeri, risotti alle verdure o una frittura di pesce, con quella naturalezza che solo i vini veri sanno avere.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Unico” 2023 – Terre GaieTerre Gaie è un progetto familiare che unisce radici e visione. L’“Unico” è un Fior d’Arancio che guarda avanti: profumi di frutta gialla e salvia, sorso teso, leggermente sapido, con una struttura che invita alla tavola. È un bianco dalla personalità chiara, capace di reggere primi piatti con verdure, uova e asparagi o secondi di pesce. Non cerca effetti speciali, ma comunica autenticità e misura.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Jelmo” 2023 – Tenuta GambalongaUn vino dedicato al nonno, “Jelmo”, figura fondante della storia familiare: già questo dice molto del legame con la tradizione. Nel bicchiere, profumi di fiori d’arancio e pesca bianca si intrecciano con un accenno minerale. Il sorso è lineare, fresco, con un finale asciutto e pulito che lascia la bocca viva. È un Fior d’Arancio che sa coniugare eleganza e immediatezza, ideale con crostacei, primi piatti di mare e carni bianche delicate.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Passito DOCG 2016 – Cristofanon MontegrandeIl Passito di Cristofanon è un piccolo racconto liquido del tempo. Oro intenso nel calice, profuma di scorza d’arancia, miele, spezie e fiori secchi. Il sorso è dolce ma non stucchevole, sostenuto da una vena fresca e sapida che lo tiene in perfetto equilibrio. Stravolgiamo tutte le convenzioni e serviamolo come aperitivo, accanto a foie gras, formaggi erborinati, finger food speziati o gamberi caramellati. Una chiusura che ricorda il sole che cala sui Colli Euganei.

    Fior d’Arancio Secco: the spontaneous elegance of the Euganean Hills

    The beauty of Fior d’Arancio Secco lies in how it became a modern wine almost without realising it. It didn’t chase trends or change its nature — the Euganean winemakers simply kept doing what they had always done. And today, the world has caught up with their way of drinking: lighter, gastronomic, immediate. Once considered a “minor” white wine, its drinkability and versatility at the table now make it one of the most contemporary wines in Veneto.

    Behind that gentle name, Fior d’Arancio, lies Moscato Giallo, an aromatic grape of ancient Mediterranean origin, brought to the Euganean Hills through Venetian trade routes between the Middle Ages and the Renaissance. Much like South Tyrol’s Goldmuskateller, giving prominence to the grape on the label could be an act of clarity and identity — a way of recognising that aromatic character, when natural and measured, can indeed be a synonym for elegance.

    The dry version of Fior d’Arancio is one of the three expressions — alongside the sparkling and passito — of the Moscato dei Colli Euganei DOCG, established in 2010. It’s a wine born among the volcanic ridges and gentle slopes of the Euganean Hills Regional Park, now also a UNESCO MAB Biosphere Reserve. Here, human hands work in harmony with a rich biodiversity of woods, terraces and olive groves, cultivating vines with balance and restraint.

    The Euganean Moscato Giallo ripens late, developing a complex aromatic profile that, in its dry version, unfolds with notes of orange blossom, linden and citrus, touched by hints of peach. It’s a fragrance that accompanies rather than overwhelms. On the palate, freshness and subtle acidity keep everything in perfect balance, inviting another sip.

    It’s a wine that moves effortlessly from everyday tables to fine dining: perfect with shellfish and seafood, surprising with white meats and blue cheeses, and flexible enough to adapt to the playful spirit of contemporary gastronomy.

    Its relationship with the restaurant world is now crucial: to build a culture around this grape, to tell its story by the glass, means opening a window onto the land itself. The Euganean Hills — with their villages, Venetian villas and thermal spas — are a mosaic of experiences where wine becomes an essential part of the journey.

    Perhaps this is the secret of Fior d’Arancio Secco: a wine that knows how to be authentic and modern at the same time. It doesn’t need to reinvent itself — it just needs to keep being what it is, the child of a unique landscape and a tradition that looks forward without losing its roots.

    Wines Tasted

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Saeòpa” 2024 – Colle MattaraColle Mattara is a small estate nestled in the green heart of the Euganean Hills, where the vines breathe volcanic air and crystal light. The Saeòpa 2024 opens with aromas of white flowers and ripe citrus, with a gentle touch of aromatic herbs. On the palate, it’s direct and bright, naturally balanced between freshness and savouriness. A wine that speaks for itself — one sip is enough to sense its honesty. Perfect with fish, seasonal vegetables, or simply to start a dinner lightly.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG 2023 – Cantina Colli EuganeiFrom the cooperative that symbolises the region comes a Moscato Giallo that expresses its land with clarity. Pale in colour, it recalls peach, apricot and a touch of candied orange on the nose. The surprise comes on the palate: completely dry, vibrant, with a cleansing freshness that invites another glass. More Mediterranean white than aromatic wine — perfect with seafood starters, sushi, or delicate first courses.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Silene” 2023 – Bacco e AriannaSilene brings the deepest soul of the Euganean Hills into the glass. Golden in colour, it offers notes of pear, fine spices and lemon zest. The palate is lively and fresh, yet soft and enveloping. It’s a wine that speaks of herbs and stone, of balance between strength and grace. Served cool, it pairs beautifully with vegetable risottos, light pastas, or a seafood fry — with the natural poise only genuine wines possess.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Unico” 2023 – Terre GaieTerre Gaie is a family project that unites roots and vision. “Unico” is a forward-looking interpretation of Fior d’Arancio: aromas of yellow fruit and sage, a taut and slightly saline palate, and a structure that calls for food. A white wine with clear personality, ideal with vegetable-based dishes, eggs and asparagus, or fish courses. No frills, just authenticity and poise.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Secco DOCG “Jelmo” 2023 – Tenuta GambalongaDedicated to the founder of the family, “Jelmo” carries a sense of lineage and affection. Aromas of orange blossom and white peach mingle with a faint mineral note. The taste is linear, fresh and clean, leaving the mouth lively and refreshed. A Fior d’Arancio that combines elegance with immediacy — excellent with shellfish, seafood pasta or delicate white meats.

    Fior d’Arancio Colli Euganei Passito DOCG 2016 – Cristofanon MontegrandeCristofanon’s Passito is a small liquid tale of time. Deep gold in colour, it evokes orange peel, honey, spices and dried flowers. The sip is sweet but never cloying, balanced by a fresh, savoury vein. Forget conventions — serve it as an aperitif with foie gras, blue cheese, spicy finger food or caramelised prawns. A closing note that recalls the sun setting over the Euganean Hills. LEGGI TUTTO

  • in

    Cantina Tramin: la lunga vita di Epokale

    Cantina Tramin presenta Epokale 2017, la nuova annata del vino nato per ridisegnare i canoni stilistici ed espressivi del Gewürztraminer sfidando le aspettative evolutive sulla varietà.“L’annata si è contraddistinta per la quantità contenuta e la raccolta a ottobre inoltrato, leggermente posticipata rispetto alle vendemmie precedenti così da ottenere grappoli leggermenti surmaturi – spiega Willi Stürz, enologo e direttore tecnico dell’azienda di Termeno –. Dal millesimo 2015, infatti, abbiamo scelto di tornare a un profilo più abboccato e intenso rispetto alle annate precedenti, constatando come una maggiore concentrazione, e il suo rapporto con l’acidità, ci permetta di ottenere il massimo dal vitigno in termini di ampiezza e raffinatezza aromatica, corpo, bilanciamento e uno straordinario potenziale d’invecchiamento”.
    L’annata 2017, nello specifico, presenta un residuo zuccherino di 66 g/l e un ph di 3,7. Il residuo elevato, però, richiede più tempo per raggiungere l’equilibrio ideale in bottiglia. Per questo motivo l’enologo ha deciso di prolungare da sei a sette anni l’affinamento dell’annata 2017 all’interno della miniera di Ridanna Monteneve (Bolzano), in condizioni di buio, umidità e temperatura costanti a circa 2.000 m s.l.m.
    La convinzione su base empirica maturata da Cantina Tramin in tanti anni di osservazioni, intuizioni, studi e prove sul campo relativamente all’evoluzione aromatica del Gewürztraminer nel tempo trova finalmente avallo scientifico in una ricerca condotta da un team di Fondazione Edmund Mach*, coordinato dal Professore Ordinario di Chimica degli Alimenti Fulvio Mattivi. Lo studio ha analizzato le sostanze chimiche presenti nell’uva Gewürztraminer e i processi di conversione aromatica associati. In particolare si è soffermato sul ruolo centrale dei monoterpeni, che nel vitigno determinano i tipici sentori di rosa, noce moscata, mango, litchi ed erbe essiccate. Gran parte di queste sostanze aromatiche vengono rilasciate nel corso degli anni, coinvolte in lenti processi chimici ed enzimatici che conferiscono al vino ulteriori sfumature e ne aumentano la complessità con l’invecchiamento. Tale caratteristica, propria del Gewürztraminer, lo rende uno dei pochi vini bianchi capaci non semplicemente di conservarsi a lungo, ma di potenziarsi e impreziosirsi nel tempo.
    Epokale, al suo esordio con l’annata 2009, è l’unico vino bianco italiano ad aver conquistato i 100/100 punti di Robert Parker-The Wine Advocate. La prospettiva di invecchiamento di oltre vent’anni, la peculiarità di affinamento in miniera, il numero estremamente limitato di 2.150 bottiglie e la distribuzione selezionata lo rendono un vino raro e prezioso, ricercato dai collezionisti.
    www.cantinatramin.it
    *Studio pubblicato sulla rivista Food Research International a novembre 2024: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/​S0963​99692​40108​71 LEGGI TUTTO

  • in

    La Ponca debutta al Merano WineFestival 2025 nel format TasteTerroir – bio&dynamica

    Un nuovo e importante passo per La Ponca, che sarà presente al Merano WineFestival, in scena dal 7 all’11 novembre. La tenuta, situata alle pendici del Collio, sarà protagonista nella giornata inaugurale di venerdì 7 novembre, all’interno del format TasteTerroir – bio&dynamica, dedicato alle espressioni più innovative e sostenibili del panorama vinicolo contemporaneo: 200 realtà provenienti da tutto il mondo, con vini biologici, biodinamici, naturali, PIWI, orange, in anfora, underwater e referenze no-low.Nella cornice d’eccellenza del Kurhaus di Merano, La Ponca sarà presente nella Sala Sissi, tavolo 174, con tre etichette premiate che racchiudono l’essenza del territorio e della filosofia aziendale. Tra queste spicca la Malvasia 2022, insignita del The WineHunter Award GOLD, proveniente dai cru di Petris e Pacial, tra i 200 e i 260 metri di altitudine, su terreni di marne e arenarie di origine eocenica, la celebre ponca che dà il nome alla tenuta. Un vino dal colore giallo paglierino luminoso, con riflessi dorati, profumi iodati e balsamici e un palato ricco e cremoso, con una piacevole acidità che equilibra il bouquet aromatico. Accanto alla Malvasia, in degustazione anche Friulano 2022 e Sauvignon 2022, entrambi premiati con il The WineHunter Award ROSSO.
    «Partecipare al Merano WineFestival è per noi motivo di grande orgoglio – raccontano Alex Maccan e la moglie Marta –. Essere stati selezionati per il format TasteTerroir – bio&dynamica al nostro debutto rappresenta un riconoscimento importante del nostro impegno nel creare vini profondamente identitari di un territorio vocato alla produzione di bianchi pregiati. Qui le correnti fredde che scendono dal Korada, la Bora che soffia da est e la costante ventilazione creano un microclima ideale che ci consente di coltivare secondo i principi dell’agricoltura biologica. È in questa sinergia tra uomo e natura che nasce l’identità dei nostri vini.»
    E proprio questa armonia tra terra e cielo trova espressione anche nel design delle etichette La Ponca, che saranno presentate per la prima volta al pubblico del Merano WineFestival. Una collezione che nasce dal desiderio di unire due mondi che da sempre si specchiano l’uno nell’altro: la terra e il cielo, il lavoro dell’uomo e l’armonia della natura. Le incisioni dei planisferi di Albrecht Dürer, con la loro visione rinascimentale dell’universo, diventano qui simbolo di un dialogo eterno tra l’arte, la conoscenza e la materia. Ogni etichetta è una mappa ideale: un frammento di cielo che accompagna il vino nel suo viaggio, dal lavoro nei filari fino alla tavola. Il vino diventa così una forma di astronomia terrestre, un modo per leggere la natura attraverso i sensi, con la stessa attenzione con cui Dürer percepiva le stelle. In questa unione di arte e agricoltura, di segno e sostanza, La Ponca vuole celebrare l’equilibrio fragile e perfetto che lega l’uomo, la vigna e il cielo, nel segno del celebre pensiero di Luigi Veronelli: «Il vino è il canto della terra verso il cielo.» LEGGI TUTTO