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    Alto Adige Wine Summit: un’occasione unica per esplorare l’eccellenza vinicola del territorio

    Il 7 e l’8 settembre si terrà la prima edizione dell’Alto Adige Wine Summit interamente dedicata ai professionisti del vino italiani. Organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige, l’evento accoglierà ristoratori, enotecari e sommelier per due giornate di approfondimento e degustazione.

    L’appuntamento, che segna anche il 50° anniversario della DOC Alto Adige e il riconoscimento delle 86 Unità Geografiche Aggiuntive, offrirà un’immersione completa nel panorama enologico altoatesino. Saranno presenti 98 aziende con 365 etichette, tra cui anteprime, annate storiche e vini iconici.

    Il programma e le masterclass

    Il summit si aprirà la sera del 7 settembre con una cena di gala a Castel Mareccio, nel cuore dei vigneti di Bolzano, un’opportunità per degustare i migliori vini e spumanti del territorio.

    La giornata successiva, l’8 settembre, si sposterà nella Sala Carroponte del NOI Techpark, dove si svolgerà la grande degustazione. Il programma prevede sei masterclass, guidate da professionisti del calibro di Andrea Amadei, Filippo Bartolotta, Aldo Fiordelli, Cristina Mercuri, André Senoner ed Eros Teboni. Le sessioni si concentreranno su temi chiave, tra cui:

    I vitigni autoctoni simbolo, come Gewürztraminer, Pinot nero, Schiava e Lagrein.

    Le nuove visioni dei giovani produttori altoatesini.

    Un’analisi approfondita degli Icon Wines del territorio.

    Questa prima edizione del Wine Summit, aperta al pubblico professionale nazionale, rappresenta un’opportunità imperdibile per scoprire da vicino una delle realtà vitivinicole più dinamiche d’Italia.

    Per ulteriori informazioni e per accreditarsi all’evento, gli operatori del settore possono scrivere a: wine-summit@vinialtoadige.com. LEGGI TUTTO

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    Sicilia nel bicchiere: la via di Salvatore Tamburello

    Ci sono bottiglie che non si dimenticano. Non accade sovente, ma quando succede ti ritrovi a fermarti, a riassaggiare, a chiederti cosa ci sia dietro quel sorso. Con il 797 N, Catarratto biologico non filtrato, l’incontro sorprende come una parola perfetta detta al momento giusto, capace di entrarti dentro come una lama: la Sicilia, in quel bicchiere, non era un’idea, ma una presenza viva. “797” è la particella catastale del vigneto, “N” la linea di vini senza filtrazione, chiarifica o stabilizzazione. Il resto lo raccontano la terra, l’uva, l’aria di Poggioreale.

    A duecento metri d’altitudine, nel cuore agricolo della provincia di Trapani, Tamburello coltiva ventiquattro ettari, tredici dei quali a vite — nero d’Avola, grillo, catarratto e trebbiano — accanto agli ulivi di Nocellara del Belìce. È un’azienda di famiglia, passata di mano per cinque generazioni, ma è nel 2006, alla morte del padre, che Salvatore ne assume la guida. Fino al 2014 le uve, di qualità già riconosciuta, finivano altrove; poi la saggia decisione di vinificarle in proprio.

    Dal 2010 la conduzione è biologica, con il marchio Qualità Sicura Sicilia. La linea “N” nasce da una constatazione semplice e radicale: i vini, prima delle filtrazioni e delle chiarifiche, in vasca hanno un respiro più pieno, una fragranza intatta. Perché allora non proporli così com’erano, integri? Da qui i “non filtrati, non chiarificati, non stabilizzati”, che per Salvatore non sono moda ma coerenza. Non si definisce “produttore di vini naturali” finché non esisterà un disciplinare chiaro, certificato, capace di distinguere la serietà dal marketing: per lui, almeno il biologico è condizione minima.

    Visitare la cantina, aperta nell’ottobre 2024, significa toccare con mano la misura e la pazienza che animano i suoi vini: luce, ordine, legni scelti con misura (dieci tonneau da 500 litri, metà in rovere francese, metà in americano), niente eccessi tecnologici, tanta attenzione ai tempi.

    Si comincia ad assaggiare. Il Metodo Classico 30 mesi 2019 ha la cremosità e la gentilezza di chi sussurra un segreto: lievito, gelsomino, una bolla morbida, un’acidità citrina che non punge, eppure resta. Poi il 756 N Rosato, ancestrale di merlot: albicocca, pesca, un sorso pieno, allegro, come una chiacchiera a pranzo in una terrazza sul mare.

    Il 204 N Grillo 2024 è un lampo di agrume, teso ma dolce di cedro; il 797 N Catarratto 2023 — quello dell’incontro folgorante — è tutto freschezza e frutta croccante, con un fondo di polpa gialla che resiste al ricordo.

    Il Trebbiano N 2023 è lieve, elegante, ma conserva quella succosità che ti obbliga al secondo bicchiere. Il 204 Grillo Bio ha il passo del viaggiatore di costa: minerale, salmastro, asciutto.

    Poi il Primo Blend 2023: Trebbiano del 1986 e Catarratto del 2011. È un vino giallo, tutto giallo: ginestra, limone, luce di pomeriggio. Fresco, minerale, ma con un corpo che riempie la bocca come un pane caldo. E infine il 306 N Nero d’Avola 2024, fermentato in cemento: mora croccante, frutti rossi, tannini giovani che chiedono tempo, come certe promesse d’amicizia che maturano piano.

    In ogni bottiglia c’è la misura di un uomo che lavora per far parlare la terra. Nei suoi vini, Poggioreale non è un luogo sulla mappa: è un profumo, una luce, un sapore che resta. LEGGI TUTTO

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    Dolovinimiti: la Valle di Cembra e i suoi vini verticali

    Cembra e i suoi vini verticali

    Dal 9 al 12 ottobre, la Valle di Cembra diventa palcoscenico di Dolovinimiti, il festival che celebra la viticoltura eroica tra le Dolomiti. Quattro giorni di appuntamenti pensati per raccontare un angolo appartato ma affascinante del Trentino, attraverso degustazioni, trekking tra i vigneti, masterclass e momenti culturali, con incursioni anche nella vicina Val di Fiemme.

    Qui, la viticoltura non conosce la parola “facile”: pendenze che superano il 30%, filari oltre i 500 metri di quota e vigneti incastonati su terrazzamenti e gradoni. Secondo i parametri del Centro di Ricerca per la Viticoltura in Montagna, il 96% del territorio vitato della valle rientra a pieno titolo nella definizione di viticoltura eroica: numeri che parlano da soli.

    Il paesaggio, scolpito nei millenni dal torrente Avisio, custodisce oltre 800 ettari di vigne, frutto di un lavoro paziente e ostinato. Da queste alture nascono uve dalla spiccata acidità naturale, capaci di dare ai vini freschezza, identità e longevità. Tra i protagonisti, il Müller Thurgau – simbolo della valle – affiancato da Riesling, Schiava, Pinot Nero e Chardonnay. Le altitudini importanti, i terreni porfirici e le marcate escursioni termiche offrono inoltre basi di grande qualità per il Trento Doc.

    Giunto alla terza edizione e ideato dall’Associazione Turistica Valle di Cembra con ApT Fiemme Cembra, Dolovinimiti propone un programma che spazia dal convegno sulla viticoltura eroica, con ospiti provenienti da altri territori montani, a masterclass dedicate alle diverse espressioni del vino di quota. Non mancheranno esperienze immersive: trekking verticali, spettacoli, cene in quota con chef stellati e degustazioni all’aria aperta.

    Accanto al vino, spazio anche alla grappa trentina. In collaborazione con l’Istituto Tutela Grappa del Trentino, sarà possibile visitare gli alambicchi in piena attività post-vendemmia, respirando i profumi delle vinacce e scoprendo i segreti della distillazione in un’atmosfera calda e avvolgente.

    Un invito, insomma, a vivere la montagna attraverso i suoi vini e le persone che la coltivano, scoprendo che la verticalità, qui, non è solo una questione di pendenze ma una vera e propria filosofia. LEGGI TUTTO

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    Cirò DOCG: la Calabria del vino scrive una pagina di storia

    La Calabria del vino scrive una pagina di storia. Con l’ufficializzazione della Denominazione di Origine Controllata e Garantita per il Cirò Classico – sancita dal Regolamento UE n. 2025/1518 – il rosso simbolo della regione entra nell’élite dell’enologia italiana. Una conquista che profuma di orgoglio, determinazione e consapevolezza: quella di un territorio che ha scelto di credere in se stesso, riscoprendo le proprie radici e investendo nel futuro.

    Il riconoscimento della DOCG rappresenta molto più di una certificazione: è l’affermazione di un’identità. Il Cirò Classico, tra le denominazioni più antiche d’Italia, ottiene così il massimo sigillo qualitativo, frutto di un lungo e corale percorso che ha coinvolto produttori, istituzioni e comunità locali. Un lavoro collettivo che, come sottolinea Carlo Siciliani, presidente del Consorzio di Tutela Cirò e Melissa, «non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova fase».

    Una fase fatta di regole più stringenti e aderenti al carattere autentico del vino: almeno il 90% di uve Gaglioppo, esclusione delle varietà internazionali, vinificazione e imbottigliamento obbligatori in zona, invecchiamento minimo di 36 mesi con affinamento in legno e allevamenti ad alberello o spalliera. Scelte che parlano di rigore e rispetto, di paesaggio e cultura.

    Ed è proprio questo paesaggio – solare, aspro e accogliente – il grande protagonista della 18ª edizione del Cirò Wine Festival, in programma dal 7 al 10 agosto. Una festa del vino che quest’anno assume un significato ancora più profondo: è il momento di condividere con il pubblico un traguardo che appartiene a tutta la Calabria.

    Il programma degli eventi “OFF” accompagna il festival principale con una serie di esperienze diffuse, pensate per far dialogare vino, territorio, cultura e comunità. Si comincia il 7 agosto con l’elegante esperienza proposta da Librandi: partenza dalla cantina, visita alla tenuta di Rosaneti, cena sotto le stelle curata da Lagust e osservazione astronomica in compagnia del Circolo Astrofili “Luigi Lilio”. Sempre lo stesso giorno, Brigante Vigneti & Cantina propone un percorso in e-bike tra natura e memoria: dal mare al borgo di Cirò, tra il centro storico, il museo Lilio e degustazioni all’Enoteca Regionale.

    Alle 18:00, nella raffinata cornice del Palazzo dei Musei, il giornalista Matteo Gallello guiderà una degustazione tematica sul Cirò Rosato, indagando corrispondenze, evoluzioni e dignità stilistica di questo vino spesso sottovalutato.

    L’8 agosto prosegue il connubio tra bici, vino e scoperta del territorio con Mimmo Vinci e Verzino E-Bike Adventure, mentre Tenuta Renda propone “Calendario Divino”, un percorso sensoriale tra vini selezionati e sapori locali. In serata, spazio al Night Party firmato Cantine Greco, con banchi d’assaggio, etichette iconiche, installazioni artistiche e la presentazione del Gin Hera, in un’atmosfera di festa e creatività.

    Sabato 9 agosto si parte alle 9:30 da Umbriatico per il Fezzigna Wine Trekking: un’escursione tra i paesaggi fluviali del Lipuda e una tappa in cantina con degustazioni all’arrivo. In contemporanea, nuova replica dell’esperienza “Calendario Divino” da Tenuta Renda.

    Il gran finale è previsto per il 10 agosto, sotto il cielo della festa della Madonna di Mare, tra banchi d’assaggio, musica dal vivo e cucina territoriale. Un momento collettivo di gioia, identità e condivisione.

    In un’epoca in cui il vino rischia di diventare un puro oggetto di mercato o marketing, il Cirò DOCG si presenta come un baluardo culturale. Un vino che parla una lingua antica, ma sa stare nel presente con consapevolezza e visione. Il Cirò Wine Festival, con il suo dialogo tra storia, esperienza e innovazione, ne è la celebrazione più autentica.

    ASPETTANDO LA WINE NIGHTAd arricchire il carnet degli eventi anche le tre serate in altrettante cantine del territorio che segneranno il cammino di avvicinamento alla Wine Night del 10 agosto a Madonna di Mare. Nella cornice suggestiva dei Mercati Saraceni si potranno degustare i vini di ‘A Vita, Antichi vigneti Sculco, Baroni Capoano, Brigante vigneti & cantina, Cantina Campana, Cantine Arcuri, Cantine Bruni, Cantine De Mare, Cantine Greco, Cantine Malena, Cantine Strangi, Caparra & Siciliani, Cerminara, Enotria, Feudo Liguori, Fezzigna, Fratelli dell’Aquila, Giuseppe Pipita vini, Ippolito 1845, L’Arcigilione di Cataldo Calabretta, La Pizzuta del Principe, Librandi, Maddalona del Casato, Mimmo Vinci, Rocco Pirito, Romano & Adamo, Salvatore Caparra vini, Scala vigneti e cantina, Senatore vini, Sergio Arcuri, Tenuta del Conte, Tenuta Renda, Tenuta Santoro, Vigneti Ferraro, Vigneti Vumbaca, Zitocantine protagoniste dell’edizione 2025 del Cirò Wine Festival.  Prima di arrivare al grande evento finale per celebrare il riconoscimento della DOCG tre serate in altrettante cantine del territorio: il 7 agosto a partire dalle ore 20:00 sarà Borgo Saverona ad accogliere il primo degli appuntamenti “Aspettando la Wine Night” con banchi d’assaggio delle aziende del consorzio Cirò e Melissa Doc, il food e l’accompagnamento di musica popolare e dj set. Stesso format per l’8 agosto sempre a partire dalle ore 20:00 presso la cantina Senatore e il 9 agosto da Baroni Capoano arricchito dal talk “Nuove sfide per il Cirò”. 

    LE DEGUSTAZIONIEdizione ricca di esperienze e assaggi, incontri e confronti sul Cirò e la sua produzione vitivinicola che fa registrare due appuntamenti tecnici di degustazione ospitati nella sala consiliare del palazzo di città di Cirò. Il 9 agosto a partire dalle ore 16:30 sarà prima Serena Specchi, Decanter Wine Academy, a condurre la masterclass “Il Cirò tra innovazione e tradizione” e poi Rocco Catalano, giornalista enogastronomico, che alle 18:15 approfondirà l’areale cirotano partendo dai “Vitigni autoctoni e biodiversità calabrese”. LEGGI TUTTO

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    Ai “100 Custodi per 100 Vitigni” il Premio OIV 2025

    Fa sempre piacere quando un il valore di un lavoro di ricerca meritevole di attenzione (e di imitazione) viene riconosciuto dalle più alte sfere del settore. Se poi i premiati sono eccellenti professionisti del mondo del vino, nonché amici di lunga data, fa ancora più piacere rilanciare la notizia. Perciò, complimenti agli inarrestabili, instancabili cercatori dei vitigni perduto del G.R.A.S.P.O. Con la loro ultima fatica editoriale “100 Custodi per 100 Vitigni – La Biodiversità Viticola in Italia” hanno conquistato l’Award 2025 nella categoria “ Viticoltura “ dell’O.I.V. Di seguito l’annuncio ufficiale:“100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia, il libro di G.R.A.S.P.O. che racconta le più belle storie di conservazione del nostro originale patrimonio ampelografico, ha conquistato l’Award 2025 nella categoria “ Viticoltura “ del prestigioso concorso internazionale promosso dall’O.I.V.( International Organisation of Vine and Wine) – una vera e propria ONU del vino. OIV Awards rappresenta quindi il massimo riconoscimento a livello internazionale ai lavori scientifici presentati nelle diverse categorie.La Giuria dei Premi OIV, composta da esperti dei paesi membri, ha decretato i vincitori, basando le proprie decisioni sulle valutazioni fornite dai lettori di tutto il mondo. L’eccellenza scientifica e tecnica sono al centro del processo di selezione, garantendo che vengano premiate solo le opere di altissima qualità.Un prestigioso premio quindi che arricchisce di ulteriore valore il lavoro di G.R.A.S.P.O. (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e Preservazione dell’Originalità Viticola), giovane ma dinamica Associazione Veronese che si occupa della tutela a livello mondiale dei vitigni rari.“100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia – spiega Aldo Lorenzoni fondatore di GRASPO e coautore del libro – apre una finestra importante e mette in risalto i tanti testimoni della ricca Biodiversità viticola dell’Italia in un viaggio ideale dalla Valle D’Aosta all’Etna. Racconti dove forse per la prima volta accanto all’identificazione, alla storia, alle caratteristiche del vitigno e del vino vengono valorizzate le persone, che chiamiamo custodi. Una esperienza di oltre 100.000 chilometri in tanti territori italiani, incontrando tantissimi produttori, eseguendo numerosissimi prelievi di materiale vegetale per stabilire l’identità dei vitigni, scoprendo ad oggi 15 nuove varietà di uva e realizzando solo nell’ultima vendemmia oltre 100 microvinificazioni. Un viaggio ricco di  storie originali spesso caratterizzate da autentico eroismo ma anche un racconto di quanto istituzioni, centri di ricerca ed ampelografi di tutta Italia hanno fatto per identificare e preservare questi vitigni.”Un testo organizzato anche in capitoli territoriali cercando di contestualizzare dove possibile aziende e cultivar nei relativi territori, finalizzato comunque a far conoscere per ogni vitigno a rischio estinzione incontrato nel percorso di ricerca, la persona o l’azienda che di questo vitigno è diventata custode.“Fortemente convinti che la vera sostenibilità in vigna parte dalla tutela e dalla salvaguardia della biodiversità viticola di ogni territorio – continua Lorenzoni – abbiamo inoltre inserito nel testo anche alcune storie di sindaci, di piccole comunità, di associazioni ed aziende che condividendo questo nostro pensiero hanno collettivamente e concretamente contribuito alla salvaguardia della biodiversità viticola locale anche tutelando vecchie vigne, storici sistemi di allevamento ed ancestrali pratiche agricole.”“Il più grande vantaggio competitivo del vino italiano prodotto con uve autoctone è che nessun altro può imitarlo e produrlo, sottolinea Monica Larner, notissima firma italiana per Robert Parker Wine Advocate, nella sua autorevole presentazione del libro – L’importanza della diversità genetica assume una dimensione maggiore mentre affrontiamo il cambiamento climatico e discutiamo di protocolli per la sostenibilità. Nascosto da qualche parte tra i vasti vigneti d’Italia c’è un’uva più adatta a resistere alla siccità, al caldo, all’umidità o qualunque altra sfida possa presentarsi”.Il premio sarà consegnato nell’ambito della cerimonia ufficiale dell’OIV Awards il prossimo 21 ottobre presso la nuova sede dell’OIV a Digione in Francia.  LEGGI TUTTO

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    Vins Extrêmes 2025: la viticoltura eroica torna protagonista

    Anche quest’anno torna in Valle d’Aosta, nella suggestiva sede del Forte di Bard del Forte di Bard, Vins Extrêmes, il salone internazionale dedicato ai vini prodotti in condizioni estreme. L’appuntamento è per sabato 22 e domenica 23 novembre 2025, dalle 10 alle 18.30.

    L’iniziativa, nata nel 2017 e promossa dal CERVIM – il Centro di ricerca e valorizzazione per la viticoltura di montagna – con il sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Valle d’Aosta, della Chambre Valdôtaine e dell’Associazione Forte di Bard, riunisce ogni anno produttori, esperti e appassionati per celebrare una viticoltura che è prima di tutto cura del paesaggio, custodia della biodiversità e trasmissione di cultura.

    In degustazione ci saranno i vini eroici provenienti da pendii vertiginosi, terrazzamenti faticosamente costruiti pietra su pietra, micro-vigne in alta quota e isole al limite della viticoltura possibile. A fianco dei banchi d’assaggio, il programma prevede masterclass, wine talk e incontri tematici su temi cruciali come il cambiamento climatico, la salvaguardia dei vitigni autoctoni e il futuro delle aree marginali.

    Uno dei momenti centrali sarà la premiazione del Mondial des Vins Extrêmes, l’unico concorso internazionale riservato ai vini eroici, che rappresenta uno specchio fedele di un’umanità vignaiola spesso lontana dai riflettori, ma determinata a lasciare un segno profondo. I vini premiati saranno tutti disponibili per l’assaggio durante l’evento.

    «Vins Extrêmes non è solo una rassegna – sottolinea Nicola Abbrescia, presidente del CERVIM – ma un laboratorio di pensiero, un luogo dove si elabora una visione condivisa del futuro della viticoltura eroica. Qui si ritrovano storie di piccole produzioni capaci di grandi significati: ogni bottiglia racconta un gesto agricolo antico e attuale al tempo stesso».

    Il ruolo del CERVIM: presidio, ricerca, visione

    Alle spalle di questa manifestazione c’è un organismo che da quasi quarant’anni lavora per dare dignità e riconoscimento a un modello agricolo tanto affascinante quanto fragile. Il CERVIM, fondato nel 1987 con il patrocinio dell’OIV, ha avuto il merito di definire con chiarezza i parametri della viticoltura eroica – altitudine superiore ai 500 metri, pendenza oltre il 30%, coltivazione su terrazze o in isole minori – ottenendo nel 2020 anche il riconoscimento normativo ufficiale.

    Il centro non si limita alla promozione culturale: sviluppa studi e soluzioni per ridurre i costi di produzione, spesso proibitivi rispetto alla viticoltura di pianura (fino a dieci volte superiori), e collabora con enti pubblici e privati per mantenere vivo l’insediamento umano nelle aree viticole più difficili.

    Ha inoltre ideato il marchio “Viticoltura Eroica”, organizza eventi e concorsi come l’Extreme Spirits International Contest, e ha istituito il titolo di Ambasciatore CERVIM, riconoscendo il valore di chi si spende in prima persona per raccontare e difendere questa viticoltura di resistenza: giornalisti, vignaioli, studiosi, comunicatori.

    Per accedere alla manifestazione è necessario l’acquisto di un calice con la sua pochette, che dà diritto agli assaggi dei vini delle aziende aderenti e dei vincitori del Mondial des Vins Extrêmes. Il costo del biglietto è di 25 euro per la singola giornata e di 40 per entrambi i giorni. Presentando la tessera in corso di validità, i soci AIS, FISAR, ONAV e Slow Food possono usufruire di riduzioni: 20 euro per l’ingresso giornaliero e 35 per le due giornate. LEGGI TUTTO

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    La nuova voce del Syrah di Cortona: I Viti Winery

    I Viti Winery, giovane realtà vitivinicola di Cortona che, con il suo Cortona Syrah DOC “S90”, si sta ritagliando uno spazio di rilievo tra le etichette di riferimento della denominazione.

    Tutto comincia negli anni ’50, quando Pietro Viti e suo figlio Lidio acquistano un podere a Centoia, piccolo borgo nell’agro cortonese. Quella terra, coltivata inizialmente per il sostentamento della famiglia, rivela negli anni un potenziale straordinario. È Enrico Viti, nipote di Pietro, insieme al figlio Luca, a compiere il passo decisivo: piantare la vite e dare vita, nel 2013, a una cantina nata per raccontare il territorio attraverso scelte consapevoli, cura artigianale e una visione contemporanea del Syrah.

    Oggi la cantina produce circa 8.000 bottiglie all’anno, ma la visione è chiara: crescere senza perdere identità, con nuovi vigneti in fase di impianto e una filosofia di lavoro che privilegia la biodiversità e la cura artigianale. Il podere non è solo vigneto: ci sono un piccolo lago alimentato dal drenaggio naturale e animali che completano il mosaico di un ambiente vivo e armonico.

    Elisa Solfanelli e Luca Viti

    Il terroir cortonese: la culla del Syrah italiano

    Cortona è una terra unica, sospesa tra le colline della Valdichiana e l’influenza del Lago Trasimeno. I suoli – composti da sabbie, argille, marne e antichi sedimenti fluviali – e il clima temperato, con forti escursioni termiche, rendono quest’areale una culla naturale per la vite. Non è un caso se qui, accanto ai vitigni autoctoni, i grandi internazionali come il Syrah hanno trovato un equilibrio raro.

    Il Syrah, che oggi rappresenta circa l’80% della produzione Cortona DOC, ha saputo radicarsi in questo territorio fin dagli anni ’60, quando i primi produttori visionari ne intuirono il potenziale. Studi condotti negli anni ’70 confermarono la straordinaria affinità tra il clima cortonese e quello della Valle del Rodano, patria storica del vitigno. Oggi Cortona è considerata la capitale italiana del Syrah, capace di offrire interpretazioni eleganti e riconoscibili, in grado di competere con i migliori esempi mondiali.

    Il S90: delicatezza e profondità nel calice

    Tra i vini di I Viti Winery, il Cortona Syrah DOC “S90” rappresenta l’etichetta più identitaria. È un Syrah che affascina per la nitidezza dei profumi – tra note floreali, piccoli frutti rossi e una delicata speziatura – che accompagnano una trama gustativa capace di unire raffinatezza e complessità. Il suo nome è un omaggio a Elisa Solfanelli, enologa classe 1990 e moglie di Luca Viti, che segue in prima persona i vini della cantina, imprimendo loro una sensibilità moderna e raffinata.

    Nonostante la giovane età della cantina, il “S90” si inserisce nel solco dei Syrah cortonesi più autentici, con un’interpretazione che predilige l’acciaio per preservare la purezza varietale e la brillantezza aromatica.

    Cortona e il futuro del Syrah

    Accanto a realtà storiche come Stefano Amerighi, Tenimenti D’Alessandro, Antinori e Avignonesi, oggi il panorama del Syrah cortonese si arricchisce di cantine giovani e determinate, come I Viti Winery, che portano una ventata di freschezza e nuovi orizzonti stilistici. Il “S90” rappresenta proprio questo: la sintesi tra un vitigno cosmopolita e un terroir che ne amplifica l’eleganza, confermando quanto Cortona sia una delle zone più interessanti della Toscana contemporanea. LEGGI TUTTO

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    Federvini nomina Gabriele Castelli Direttore e Francesca Migliarucci Vice Direttore

    Il Consiglio della Federazione ha deliberato la nomina di Gabriele Castelli come Direttore di Federvini. Entrato in Federazione nel 2020, Castelli ha ricoperto il ruolo di Responsabile dell’Area Giuridico-Normativa seguendo da vicino i dossier europei e nazionali inerenti ai settori dei vini, degli spiriti e degli aceti, oltre che gli aspetti sociali del consumo di bevande alcoliche.
    Contestualmente, Francesca Migliarucci è stata nominata Vice Direttore. In Federvini dal 2006, Migliarucci ha curato l’area Affari internazionali seguendo le normative dei tre comparti – vini, spiriti e aceti – nei mercati extra UE, oltre che, dal 2018, anche l’area della comunicazione associativa.
    Le nomine rispondono alla volontà di valorizzare risorse interne alla struttura che hanno sviluppato esperienze e competenze di particolare rilievo, dimostrando di saper sostenere efficacemente gli interessi dei settori rappresentati in contesti nazionali e internazionali particolarmente complessi e sfidanti.
    Entrambi hanno assunto i nuovi incarichi il 15 luglio 2025 e lavoreranno in raccordo con il Presidente di Federvini Giacomo Ponti e i Vice Presidenti Aldo Davoli e Piero Mastroberardino. LEGGI TUTTO