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    Al Museo del Vino di Torgiano inaugurata la mostra “Vino, dono degli Dei”

    Tesori inediti dal Lazio all’Umbria sotto il segno degli Etruschi: circa sessanta reperti archeologici provenienti dalla Tomba 58 della Necropoli dell’Osteria a Vulci sono visibili per la prima volta al Museo del Vino – MUVIT di Torgiano. Preziosi ritrovamenti che sono stati presentati venerdì 24 ottobre, presso la Sala Sant’Antonio, da autorevoli esponenti nel campo della ricerca e della tutela, tra cui Carlo Casi della Fondazione Vulci, Simona Carosi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, e Lorenzo Lepri per la Fondazione Lungarotti.La scoperta della Tomba 58 è avvenuta nel corso della campagna di scavo della Fondazione Vulci a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale. L’apertura del sepolcro, avvenuta nell’ottobre del 2023, ha portato alla luce un patrimonio inviolato da oltre 2600 anni costituito da anfore, olle e pithoi ad impasto, vasellame in bucchero e in ceramica etrusco-corinzia, coppe, oggetti in ferro, oltre a manufatti in bronzo. Tra questi, anche un calderone con i resti di un grappolo d’uva, le cui analisi di laboratorio lasciano ipotizzare che il vitigno fosse un “antenato” del Sangiovese, confermando il profondo radicamento in Italia centrale di questa varietà. Tra le anfore contenenti tracce di vino, desta particolare attenzione una che riporta l’iscrizione “io (sono) di Velχa Felusna”, una sorta di primordiale “etichetta” che indica la proprietà della cantina o comunque di quella partita di vino.
    Il vasto e prezioso corredo racconta il rituale del banchetto funebre etrusco e il ruolo fondamentale del vino nelle libagioni e nei sacrifici in offerta agli dèi, oltre che di viatico per l’aldilà, simbolo di continuità tra i vivi e i morti e medium tra le due dimensioni.
    “Siamo orgogliosi di aver contribuito al restauro e alla valorizzazione di questi importanti reperti archeologici rinvenuti a Vulci – dichiara Teresa Severini, a capo della Fondazione Lungarotti – ma soprattutto siamo felici di esporli in anteprima assoluta al Museo del Vino. Si tratta di manufatti naturalmente legati all’anima del museo che propongono ulteriori approfondimenti sulla civiltà etrusca, il vino e il simposio. Un ringraziamento corale a chi ha permesso la realizzazione di questo rilevante progetto”.
    “Dopo il caso della Tomba delle Mani d’argento – dichiara Simona Carosi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale – grazie alla Fondazione Lungarotti riproponiamo la filiera che dalla scoperta archeologica giunge alla ricerca, alle analisi, alla valorizzazione del nostro patrimonio, in una collaborazione attiva tra pubblico e privato, tra passato e presente”.
    La Tomba, maschile, è databile alla fine del VII secolo a.C. ed è indicativa di un elevato ceto sociale, offrendo ulteriori informazioni storiche sull’aristocrazia etrusca e sul significato attribuito al simposio quale affermazione di status e potere anche nella vita ultraterrena. La centralità del vino nei simposi tra élite in Etruria, dove a differenza della Grecia le donne partecipavano, è testimoniata dai dipinti rinvenuti sulle pareti delle sepolture che, unitamente ai raffinati corredi funebri, diventano importanti mezzi conoscitivi. Dono degli dèi, il vino unisce mondi, civiltà, miti, culture mantenendo il suo carattere divino.
    La mostra, che rimarrà aperta fino al 5 luglio 2026, è stata realizzata nell’ambito del progetto “TraMusei” della Fondazione Lungarotti che identifica una rete di collaborazione e sinergia tra diverse strutture museali, grazie al contributo della Direzione Generale Biblioteche e istituti culturali del Ministero della cultura.
    Il Museo del Vino di Torgiano – MUVIT
    Nato a sostegno dell’economia vitivinicola umbra e nazionale nell’intento di preservare e promuovere il patrimonio storico, artistico e paesaggistico della civiltà del vino, il MUVIT viene aperto al pubblico il 23 aprile del 1974, nella suggestiva notte di San Giorgio, tradizionalmente caratterizzata dall’accensione di falò propiziatori tra le vigne. Polo museale multidisciplinare creato da Maria Grazia e Giorgio Lungarotti, fu tra i primi del settore in Europa e ben presto è divenuto “motore” di un sistema di promozione territoriale e turistica incentrato su vino, cultura, ospitalità, sostenibilità. Un racconto trasversale sul vino, analizzato nelle sue diverse angolazioni e valenze simboliche attraverso collezioni archeologiche, artistiche e tecniche che illustrano cinquemila anni di storia e cultura della vite e del vino, in legame costante tra antico e contemporaneo, passato e presente con proiezione al futuro e alle giovani generazioni. LEGGI TUTTO

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    Oltre 1 milione e 100mila € in beneficenza: nuovo record per Barolo en primeur

    Si chiude con un nuovo record la quinta edizione di Barolo en Primeur, l’asta benefica internazionale al Castello di Grinzane Cavour promossa da Fondazione CRC e Fondazione CRC Donare ETS con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che quest’anno per la prima volta raccoglie 1.108.300€ già nella serata principale, destinati a progetti sociali e culturali in Italia e nel mondo. Dopo i 666 mila € nel 2021, i 834 mila € nel 2022, i 877 mila € nel 2023 e il milione e 27mila € nel 2024, in cinque anni l’asta arriva così a un risultato complessivo di 4.512.300 € per quasi un centinaio di progetti in campo no profit. A tale somma si aggiungerà la beneficenza collegata al quindicesimo e ultimo lotto, che sarà protagonista il 9 novembre all’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, trasmessa in diretta con Hong Kong.Sotto il martelletto di Cristiano De Lorenzo, direttore di Christie’s Italia, sono stati battuti, in live streaming con la sede di Christie’s a New York e dal 67 Pall Mall di Londra, 14 lotti a cui sono abbinate altrettante barrique di Barolo Gustava, vinificate separatamente dall’enologo Donato Lanati in base alla parcellizzazione della vigna per esposizione, altitudine ed età delle viti, che daranno origine a 270 bottiglie ciascuna, a fine dei 38 mesi minimi di invecchiamento previsti dal disciplinare. Accanto a queste, oltre 80 cantine del Consorzio hanno contribuito donando i propri vini, riuniti in 8 lotti comunali che rappresentano 11 comuni simbolo della denominazione, per un totale di 914 bottiglie, pari a circa 925 litri, tra formati standard, magnum, jéroboam e réhoboam. A questi, si è aggiunto lo speciale lotto a cui è abbinato il Tonneau di Vigna Gustava, 400 litri di Barolo aggiudicati per 360.000€. Complessivamente, Barolo en Primeur ha così quest’anno messo all’asta 5.525 litri di Barolo e Barbaresco, raccogliendo beneficenza dall’Italia, dagli USA e dall’Inghilterra.Grazie alla beneficenza raccolta, si potranno sostenere diversi progetti benefici ognuno associato a un lotto, che spaziano dal recupero di edifici storici alla promozione dell’arte e della cultura, dal sostegno alle persone con disabilità alla ricerca medica, fino all’educazione dei più giovani, alle borse di studio, alla crescita del sistema di welfare e all’assistenza alle madri in difficoltà. Per quanto riguarda gli otto lotti comunali, il ricavato di quattro sarà destinato a sostenere la Scuola Enologica di Alba e altri progetti del territorio, mentre i restanti quattro saranno devoluti a progetti benefici scelti direttamente dagli aggiudicatari.
    La serata è stata scandita dal comico Federico Basso che con i suoi interventi ironici ha offerto un tocco di leggerezza e riflessione. Ogni bottiglia verrà invece contrassegnata dall’etichetta d’artista “self-devouring figure” di Giulia Cenci, un autoritratto ibrido a matita che riflette sui temi di identità, nutrimento e metamorfosi, in consonanza con i valori di dono e trasformazione di Barolo en Primeur.
    Novità di quest’anno, il tag NFC di certificazione digitale “Autentico NFC”, sviluppato da Tesisquare attraverso il suo IoT Competence Center Elision in collaborazione con la PMI innovativa Autentico Srl. Applicato in modo invisibile sotto l’etichetta, il tag conterrà un codice univoco e crittografato, impossibile da clonare, garantendo origine, tracciabilità e integrità di ogni bottiglia. Attraverso la scansione con uno smartphone, si potrà accedere a una scheda digitale con tutte le informazioni di tracciabilità, alle note enologiche di Donato Lanati, al giudizio en primeur di Antonio Galloni e a una webcam live sulla Vigna Gustava e sul Castello di Grinzane Cavour. Inoltre, grazie alla collaborazione con Fieramente Srl, azienda italiana specializzata nel trasporto di vini di pregio, la consegna delle bottiglie donate con l’asta avverrà senza costi di spedizione per gli acquirenti, assicurando un servizio globale e puntuale.
    “Superare di così tanto il milione di euro è un risultato straordinario” commenta Mauro Gola, Presidente di Fondazione CRC. “Questa quinta edizione di Barolo en Primeur sancisce il successo di un percorso iniziato nel 2021, che continua a crescere in autorevolezza e partecipazione. La forza del progetto risiede nella sua formula: l’idea di associare ogni donazione a una singola barrique ha reso la solidarietà un gesto concreto e accessibile, capace di coinvolgere un pubblico sempre più ampio. È un modello che unisce in modo virtuoso eccellenza enologica e responsabilità sociale, rafforzando il legame tra il vino e la comunità che lo produce”.
    “È straordinario vedere come Barolo en Primeur cresca anno dopo anno, diventando non solo un evento enologico di riferimento, ma un vero e proprio simbolo di solidarietà e partecipazione collettiva” così Giuliano Viglione, Presidente di Fondazione Donare ETS. “I risultati di questa quinta edizione lo confermano: Barolo en Primeur è ormai un appuntamento cardine del calendario della solidarietà italiana e internazionale, riconosciuto e atteso da chi crede che il vino possa essere un veicolo di bene, di cultura e di sviluppo. Il valore di questo progetto risiede nella sua capacità di unire il territorio a una visione globale: le Langhe restano il cuore pulsante, ma i benefici si estendono ben oltre i confini locali, generando opportunità concrete per le persone e le comunità. È un modello virtuoso di filantropia territoriale che parte da un grande vino, ma arriva molto più lontano, costruendo relazioni, fiducia e futuro”.
    “Il successo di questa quinta edizione di Barolo en Primeur non nasce solo dalla generosità di chi sceglie di donare, ma soprattutto dalla forza e dalla qualità straordinarie di due vini unici come il Barolo e il Barbaresco” commenta Sergio Germano, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. “È grazie a questi ambasciatori riconosciuti in tutto il mondo che abbiamo costruito un progetto che coniuga eccellenza e solidarietà. L’introduzione dell’en primeur rappresenta così un’evoluzione importante: una modalità di promozione e valorizzazione dei nostri vini che dobbiamo continuare a coltivare e far crescere. Barolo en Primeur è oggi una vetrina internazionale in costante espansione, capace di mettere le Langhe in dialogo con mercati e collezionisti di tutto il mondo, rafforzando la reputazione globale del nostro vino e del nostro territorio”. LEGGI TUTTO

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    Vendemmia 2025: si preannuncia un’annata promettente

    L’azienda Grosjean Vins ha terminato da qualche giorno la raccolta che si preannuncia una vendemmia interessante nonostante le maturazioni anticipate, con fissazioni del colore vivaci e belle, un’APA perfetta (azoto prontamente assimilabile) e con qualche temporale di settembre che ha però certamente aiutato a mantenere le gradazioni alcoliche nella norma. Un processo pressoché perfetto per arrivare con uva sana e pronta per essere portata in cantina.Hervé Grosjean, produttore e titolare – insieme ai suoi cugini – della nota azienda valdostana racconta: “Dopo una primavera relativamente piovosa con un inizio abbastanza normale – in termini di temperature -, il mese di aprile non è stato troppo precoce e, di conseguenza, anche il germogliamento è stato in equilibrio. A giugno, si è purtroppo verificata un’intensificazione di rovesci (come nel 2024) ma che fortunatamente si sono però interrotti nell’arco di qualche settimana”.
    Grazie però all’esperienza e alla consapevolezza che il periodo della fioritura è un momento molto delicato, l’azienda ha lavorato in modo intenso e preciso sulla parte agronomica con aperture, sfogliature, atomizzatori, accompagnando le vigne in questa fase cruciale e mantenendole sane, integre. Successivamente è iniziato un periodo di totale assenza di piogge che si è protratto per quasi 70 giorni.
    Fortunatamente poi il mese di luglio ha regalato un clima mite, fresco (forse il più fresco degli ultimi 10 anni) e ciò ha permesso alla pianta di lavorare in maniera perfetta e costante durante tutta l’estate senza affrontare momenti di grande stress dovuti a un eccesso di calore. In più, l’azienda, disponendo di un’irrigazione d’emergenza, ha potuto monitorare la situazione che si è mantenuta ben bilanciata.
    Conclude: “Sicuramente le tempistiche sono state strette e concitate ma siamo riusciti a mantenere il passo, portando a termine un’annata sicuramente molto incalzante ma allo stesso tempo anche molto elegante”.
    E, a coronare questo 2025, Grosjean celebra le 40 vendemmie di Petite Arvine: un traguardo unico in Valle d’Aosta, che testimonia l’impegno e la visione dell’azienda nella valorizzazione di questo vitigno che trova in questa regione una forte identità e un’autentica espressione.
    GROSJEAN La cantina valdostana è una storica realtà enoica che da sempre coniuga storia e tradizione, creatività e innovazione. Prende vita agli inizi degli anni ’60 sotto la guida di nonno Dauphin che decide di investire nell’attività vinicola e imbottiglia il proprio Ciliegiolo presentato con successo all’”Exposition des Vins du Val d’Aoste” nel 1968. Negli anni ’80 ha inizio un processo di valorizzazione dei vari vigneti di proprietà. Nel 2000 viene inaugurata la nuova cantina. Grosjean Vins è la prima azienda in Valle d’Aosta a compiere questo passo, quasi dieci anni in anticipo sulle altre realtà locali. Il “fattore umano”, l’amore per il proprio lavoro e per la propria terra rappresentano gli elementi fondamentali sui cui negli anni si è consolidata l’identità aziendale. Oggi a guidarla è la terza generazione, i giovani Hervé, Didier, Simon e Marco. LEGGI TUTTO

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    Bosca lancia il suo primo vino fermo no alcol

    Il nuovo vino dealcolato rosso fermo, inserito nella linea “Luigi Bosca”, rappresenta un’ulteriore evoluzione dell’attività di ricerca e sviluppo su no e low alcol, che Bosca ha intrapreso oltre 30 anni fa. La casa spumantiera di Canelli è stata tra le prime realtà al mondo a porre l’attenzione su questo segmento di mercato che, ad oggi, è in continua evoluzione e sviluppo. Una scelta che affonda le radici nel DNA del brand circa alla volontà di valorizzare e ripensare il vino in chiave più inclusiva.
    Grazie all’evoluzione delle tecniche di produzione e al know-how pluriennale, è stato possibile proporre un’alternativa di vino no alcol capace di esprimere al meglio l’esperienza aziendale di oltre 190 anni nel mondo vitivinicolo. L’ultima novità è la prima variante no alcol sui vini fermi creata da Bosca e si affianca alle proposte nella categoria “Bollicine”: lo storico Toselli e Zero, il primo No Alcol secco di Bosca, lanciato sul mercato nella primavera di quest’anno.
    Il canale distributivo è quello Ho.re.ca e il prodotto è acquistabile anche sul sito Bosca.it.
    VINO DEALCOLATO ROSSO
    “Luigi Bosca”
    Colore: rosso rubino con riflessi violacei.
    Sentori: frutti rossi, ciliegia, note fresche.
    Sapore: Gradevolmente acidulo, leggero e beverino, ma senza perdere in pienezza. Intensamente persistente al palato.
    Gradazione: 0% di alcol – servire a 10 – 12 C°.
    Prezzo al pubblico: 14,00 euro LEGGI TUTTO

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    Collemattoni (Montalcino, SI) presenta il Bilancio di Sostenibilità 2024: tradizione e responsabilità ambientale

    L’azienda agricola Collemattoni, a Montalcino, presenta il suo Bilancio di Sostenibilità 2024, un documento che racconta l’impegno costante verso un modello produttivo rispettoso dell’ambiente, delle persone e del territorio. Redatto secondo le linee guida del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e le normative europee vigenti, il bilancio segna un passo importante nel percorso di trasparenza e responsabilità sociale dell’azienda, avviato già da tempo.
    La realizzazione del documento è stata possibile grazie alle competenze dello Spoke 9 del Programma Agritech Center, coordinato dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del PNRR.
    Situata nel cuore di Sant’Angelo in Colle, nel versante sud di Montalcino, Collemattoni è un’azienda storica che coltiva 13 ettari di Sangiovese in regime biologico dal 2009, producendo Brunello e Rosso di Montalcino che raccontano l’identità del territorio.
    L’azienda investe costantemente in autonomia energetica e riduzione dell’impatto ambientale: oggi l’80% del fabbisogno della cantina è coperto da biomassa e pannelli fotovoltaici, mentre un sistema di recupero delle acque piovane e l’irrigazione di precisione limitano gli sprechi idrici. In vigna, il sovescio, l’inerbimento e l’uso di prodotti naturali rigenerano i suoli e favoriscono la biodiversità. Sul fronte della governance, Collemattoni ha adottato un codice di condotta e un protocollo di acquisto sostenibile rivolto ai fornitori locali, mentre un piano quinquennale punta all’eliminazione completa dei combustibili fossili entro il 2030. Il personale partecipa a percorsi formativi su agronomia biologica avanzata, sicurezza e resilienza al clima. Allo stesso tempo, interventi mirati in vigneto, come fasce verdi per impollinatori e nidi per insetti utili, promuovono l’equilibrio ecologico.
    “Con questo bilancio vogliamo raccontare in modo trasparente il nostro percorso di crescita responsabile – spiega Marcello Bucci, titolare dell’azienda –. Per noi l’utilizzo di pratiche a basso impatto non è una moda, ma un valore fondante che guida ogni scelta, dalla vigna alla bottiglia.” 
    Collemattoni conferma così la propria visione: un’azienda radicata nella storia di Montalcino ma proiettata verso il futuro, grazie a scelte virtuose, innovazione e collaborazione con il mondo della ricerca. LEGGI TUTTO

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    La Festa del Picchio Rosso è alle porte!

    L’appuntamento è fissato per sabato 8 e domenica 9 novembre presso la Cantina Valtidone di Borgonovo, dove anche quest’anno andrà in scena un ricco calendario di iniziative dedicate al territorio e alla convivialità. La due giorni proporrà laboratori creativi per grandi e piccoli, intrattenimento, visite guidate alla cantina e uno stand gastronomico con piatti tipici piacentini abbinati ai vini dell’azienda. L’enoteca rimarrà aperta per tutta la durata dell’evento, con orario continuato dalle 9.00 alle 19.00, offrendo la possibilità di degustare e acquistare le etichette della Cantina.
    Protagonista della festa sarà il Novello Picchio Rosso, primo vino imbottigliato della vendemmia 2025, simbolo di una nuova stagione produttiva. I visitatori potranno inoltre assaggiare le numerose referenze della cantina e acquistare l’elegante Arvange Spumante Metodo Classico Pas Dosé, premiato con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso.
    Il programma si aprirà sabato mattina alle ore 10.30 con l’inaugurazione ufficiale e la cerimonia di premiazione del Concorso per le Scuole “60 Vendemmie in un’etichetta”, alla presenza del professor Luigi Cavanna per Amop. Come da tradizione, l’intero ricavato della manifestazione sarà destinato alla nota associazione piacentina. Nel pomeriggio, spazio alla creatività con i laboratori firmati Master Kids, alla personalizzazione artistica delle bottiglie e alle visite guidate in cantina, pensate per far conoscere da vicino la realtà produttiva di Cantina Valtidone.
    La giornata di domenica inizierà nuovamente alle 10.30, sempre con Master Kids, questa volta in versione “piccoli chef”, mentre nel pomeriggio sarà possibile partecipare, su prenotazione, al tour dei vigneti con degustazione in vigna, con partenza alle ore 15.00. Alle 15.30, la compagnia Comic Club animerà il pubblico con uno spettacolo di cabaret.
    A concludere entrambi i pomeriggi sarà il tradizionale taglio della torta Picchio Rosso, momento simbolico della festa, pensato per condividere un brindisi e celebrare insieme la nuova annata.
    Cantina Valtidone rinnova così il suo invito alla comunità e agli appassionati: due giornate di vino, gusto e allegria, per riscoprire il piacere dello stare insieme. LEGGI TUTTO

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    Il valore del tempo: Cavazza presenta la sua nuova Cicogna

    Cavazza, storica realtà vitivinicola vicentina e punto di riferimento dei Colli Berici e del Gambellara, continua il rinnovamento della sua identità visiva e presenta il restyling dell’immagine della linea Cicogna, che racchiude i grandi vini rossi dell’azienda.“La linea Cicogna è il frutto di un progetto di viticoltura volto alla ricerca della qualità e della valorizzazione del terroir dei Colli Berici che va avanti da oltre trent’anni – spiega Stefano Cavazza, alla guida dell’azienda insieme ai cugini Andrea, Elisa e Mattia. Durante il percorso di rebranding intrapreso negli ultimi anni, abbiamo capito che volevamo dare ancora più risalto all’anima autentica e alla qualità della nostra linea premium, ma senza snaturare quel logo che negli anni è diventato un’icona di Cavazza. Ecco allora che l’immagine rinnovata riprende e valorizza i tratti originari delle prime etichette realizzate alla fine degli anni ’80, recuperandone le linee e le suggestioni in chiave moderna, diventando un ritorno alle radici capace di unire storia, territorio e visione futura.”
    Il nome Cicogna affonda le sue radici nella storia dei Colli Berici e richiama l’antica casata veneziana che scelse queste colline come luogo di villeggiatura e rifugio stagionale. Nei secoli passati, infatti, i nobili veneziani erano soliti possedere dimore tra i rilievi berici, dove trascorrevano i mesi invernali per sfuggire all’umidità e all’aria stagnante della laguna. La rete di canali che collegava Venezia all’entroterra rendeva questi luoghi facilmente raggiungibili e ne accresceva il fascino, trasformandoli in un rifugio privilegiato, tanto da far nascere l’usanza dello “svernare in collina”.
    Col tempo, il cognome Cicogna si è così trasformato in toponimo, dando il nome a questa zona di Alonte e lasciando tracce tuttora visibili nelle antiche mappe post-napoleoniche risalenti a oltre due secoli fa.
    Nel 1987 la famiglia Cavazza, già da oltre cinquant’anni interprete autorevole della Garganega a Gambellara, decise di raccogliere l’eredità di questo luogo ricco di storia acquisendo Tenuta Cicogna. Ne intuì da subito il potenziale straordinario dato dai terreni calcarei e da un microclima capace di regalare ai vini struttura, eleganza e longevità.
    Qualche anno più tardi, un artista vicentino vicino alla famiglia trasformò quella identità in segno visivo, creando i disegni che avrebbero caratterizzato le prime etichette Cicogna e che oggi ispirano il restyling. Il logo non è dunque un semplice aggiornamento grafico, ma un segno di continuità, la naturale evoluzione di un racconto che unisce memoria storica, radici territoriali e la volontà di innovare nel segno dell’eccellenza.
    “Il restyling dell’etichetta porta più luce ed essenzialità alla nostra linea. L’immagine della cicogna, ingrandita e fedele all’originale, torna protagonista in omaggio alla prima versione storica e con dei colori ancora più vividi. Abbiamo scelto poi di mantenere il nome del varietale –  Merlot, Cabernet Sauvignon o Syrah – per sottolineare la grande espressione che questi vitigni trovano sui Colli Berici” conclude Stefano Cavazza.
    A conferma dell’attenzione dedicata alla linea Cicogna, Cavazza ha recentemente presentato un listino interamente riservato alle vecchie annate, frutto di un lungo lavoro di archiviazione iniziato con la terza generazione e oggi valorizzato dalla quarta. Una scelta inedita che sfida le consuetudini locali e che interpreta l’invecchiamento non come un limite, ma come un’opportunità per esaltare il territorio e i suoi vini. Con questa iniziativa l’azienda si posiziona tra le proposte di più alto livello, offrendo a professionisti e appassionati l’occasione di scoprire autentici gioielli enologici che risalgono fino alla fine degli anni ’80. LEGGI TUTTO

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    Dalla Lessinia al Reno: il Monti Lessini DOC Metodo Classico protagonista al “Wein Festival” di Basilea

    Il Monti Lessini DOC sarà protagonista al Wein Festival Basel, la prestigiosa rassegna enologica che animerà la città di Basilea dal 25 ottobre al 2 novembre presso la Messe Basel. L’iniziativa, promossa dall’Ufficio ICE di Berna, mira a creare una piattaforma dedicata all’“Italian Bubbles” per rafforzare la presenza della tipologia “Metodo Classico italiano” in un mercato strategico come la Svizzera.Il Wein Festival di Basilea si conferma appuntamento di assoluto interesse grazie alla sua posizione strategica: ogni anno si registrano in media 20.000 visitatori molto profilati, provenienti non solo dalla Svizzera nord-occidentale (il secondo bacino d’utenza più grande del Paese, con oltre 1,1 milioni di abitanti), ma anche dalle limitrofe regioni franco-tedesche di Alsazia e Baden.
    «Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito dell’ICE – evidenzia Gianni Tessari, Presidente del Consorzio di tutela – riconoscendo il valore del mercato elvetico per le nostre bollicine. Dati alla mano, la Svizzera è uno dei mercati di sbocco più interessanti per questa tipologia di vino. A tale riguardo abbiamo colto l’occasione per presentare il nostro Monti Lessini Metodo Classico accanto ad altre denominazioni spumantistiche italiane più famose».
    Nato dall’uva autoctona Durella, coltivata in alta collina tra le province di Verona e Vicenza, la DOC Monti Lessini è l’unica denominazione veneta riservata esclusivamente alla produzione di uno spumante metodo classico. Le sue bollicine sono il risultato di un terroir unico, caratterizzato da suoli di origine vulcanica che conferiscono al vino una peculiare freschezza, una forte verticalità e una spiccata mineralità.
    La partecipazione al festival sarà l’occasione per raccontare la spiccata vocazione di questo territorio per la produzione di spumanti di qualità. Le degustazioni guidate mireranno a evidenziare non solo la piacevolezza del Monti Lessini, ma anche il suo notevole potenziale di affinamento, conferitogli dalla marcata acidità che lo rende un vino da conservare nel tempo, in attesa di sorprendenti evoluzioni.
    Il Consorzio
    Il Consorzio di Tutela Vini Lessini Durello viene riconosciuto dal Ministero nel novembre del 2000 al fine di valorizzare le denominazioni da esso gestite.
    L’area di pertinenza del Consorzio è di circa 600 ettari, vitati ad uva Durella, distribuiti sulla fascia pedemontana dei monti della Lessinia, tra Verona e Vicenza; attualmente le aziende associate al Consorzio di tutela sono 34.
    Due sono le Denominazioni di origine gestite: quella del Monti Lessini DOC Metodo Classico di cui ogni anno vengono prodotte circa 400.000 bottiglie; e quella del Lessini Durello DOC Metodo Charmat di cui invece vengono prodotte ogni anno circa 700.000 bottiglie.  LEGGI TUTTO