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    Concha y Toro – risultati 2022

    I danni dell’inflazione sui costi si sono fatti sentire in modo ancora più marcato nei risultati del secondo semestre di Concha y Toro, portando gli utili indietro di qualche anno nonostante l’aumento delle vendite e costringendo il management a “ritirare” in qualche modo gli obiettivi di profitti e margini sul fatturato a suo tempo comunicati al mercato. Il produttore che ha fatto del Casillero del Diablo il suo cavallo di battaglia per aggredire la fascia alta del mercato ha chiuso il 2022 con un fatturato record di 871 miliardi di peso (960 milioni di euro circa), +4% nonostante un calo dei volumi del 10% circa, ma ha largamente mancato l’obiettivo di 140 miliardi di utile operativo, chiudendo a 104. Il margine è dunque sceso di 4 punti percentuali rispetto al 2021, dal 19% al 15% circa, di cui 1 punti perso sul margine industriale (stabile in valore assoluto) e invece ben 3 punti sui costi operativi. Come dicono giustamente nei “closing remarks”, la strategia 2018-22 di “premiumizzazione” ha funzionato ma adesso è ora di rimettere l’azienda su un percorso di crescita per ritrovare leva operativa. Oltretutto, il rallentamento dei volumi ha riempito il magazzino, portando il debito a 322 miliardi di peso, con una leva salita a 2.4 volte l’EBITDA, il livello più alto dal 2019 a questa parte. L’azione in borsa ha pagato pegno: le azioni sono scese pesantemente, riportando l’azione ben sotto i livelli pre-Covid. Bene, anzi male. Passiamo a un’analisi più dettagliata dei conti, per intanto.

    Le vendite crescono del 4% a 871 miliardi di peso, sostenute soprattutto dalle esportazioni dal Cile (581 miliardi contro 553), mentre le vendite nel mercato locale sono stabili (96) e quelle locali in USA (crescono marginalmente a 130 miliardi). Per i 4 principali mercati di esportazioni, gli USA sono a +3%, il Brasile è stabile, il Regno Unito cala del 3%. La strategia premium tiene, con la parte ultrapremium a +33% e la Superpremium a +10%.
    Come abbiamo detto i volumi calano del 10-11%, mentre la differenza al +4% la fanno gli incrementi dei prezzi e l’effetto favorevole del cambio (svalutazione del peso cileno).
    I margini li abbiamo già analizzati sopra: l’impatto è soprattutto dovuto all’effetto dell’inflazione sui costi operativi e della forte svalutazione del peso cileno che ha gonfiato i costi in dollari americani.
    Il debito ritorna a 322 miliardi di peso e la leva a 2.4 volte, dopo due anni intorno a 1.5.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici del post.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La produzione di vino in Italia nel 2022 – dati definitivi ISTAT

    ISTAT ha prodotti i dati definitivi sulla produzione di vino italiana nel 2022, che differiscono in modo piuttosto significativo (5 m/hl) dal primo lancio. Come vedete dal grafico sopra la differenza rispetto al post pubblicato con i dati preliminari si concentra nel segmento dei vini bianchi, che con 31m/hl prodotti restano stabili rispetto alla produzione totale, e alla produzione di vini DOC, per cui vale la medesima conclusione.
    Vale la pena di sottolineare che ho chiesto conto a ISTAT di questa revisione e del fatto che i nuovi dati siano molto differenti dalle previsioni Assoenologi (non ho ancora vista niente pubblicato da MIPAAF): la risposta dell’ente è stata la seguente: “I dati diffusi a marzo, definitivi 2022, vengono raccolti attraverso la rilevazione “Stima delle superfici e produzioni delle coltivazioni agrarie, floricole e delle piante intere da vaso” che viene eseguita dall’Istat attraverso la collaborazione delle Regioni e delle Province autonome (Assessorati Agricoltura e Uffici di statistica) che trasmettono mensilmente, in forma di previsione di semina, previsione, dato provvisorio e definitivo secondo la coltura di riferimento, e a livello provinciale, le informazioni. Considerata la peculiarità della rilevazione (che viene svolta in ottemperanza al Regolamento n. 543/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009, relativo alle statistiche sui prodotti vegetali e che abroga i regolamenti del Consiglio (CEE) n. 837/90 e (CEE) n. 959/93), per l’esecuzione delle rilevazioni in oggetto, gli Uffici di statistica delle regioni si avvalgono della collaborazione di esperti di settore al fine di garantire una migliore qualità delle informazioni raccolte. Non conosco le fonti e modalità di rilevazione degli altri enti ma credo che come l’ISTAT possiamo vantare dell’ufficialità delle nostre informazioni. Nel caso specifico le posso motivare l’aumento del dato di produzione del vino, rispetto al nostro stesso dato provvisorio, con la dichiarazione di alcune regione che, pur tenendosi prudenti nel dichiarare il dato, hanno poi con il definitivo indicato un aumento della produzione.”
    Passiamo a un commento dei dati ricordandovi che maggiori dettagli sono disponibili nella sezione Solonumeri del blog.

    Con 54m/hl di produzione di vino in Italia, la vendemmia 2022 è di ben il 14% sopra la media decennale di 47m/hl. Con 31.2m/hl, sono i vini bianchi ad avere una produzione più significativa, toccando il 58% del totale, 20% sopra la media storica (influenzata dai vini spumanti), mentre per i vini rossi si tratta di una vendemmia del 7% sopra il livello storico.
    Dal punto di vista delle tipologie, la maggiore revisione ha riguardato i vini DOC, che hanno chiuso a 24.5m/hl, quindi il 25% sopra la media storica.
    Se guardiamo alle aree geografiche, il gap importante sulla produzione media si registra al sud, con 22.9 milioni di ettolitri al 21% sopra la media storica, mentre al Nord 25.3 m/hl e al centro (5.9) siamo rispettivamente il 10% e il 6% sopra la media decennale.
    Dal punto di vista delle regioni, sono stati rivisti in modo importante i dati di Sicilia (da 4.9 a 5.9m/hl) e Veneto (da 9.6 a 11.9m/hl) in particolare. Le conclusioni si quali regioni restano molto sopra la media non cambiano di molto: alla Puglia (+40%), Marche (+53%), Friuli (+35%) tra quelle con i dati rilevanti si aggiunge il Veneto (+20%), che tra l’altro resta la regione con la maggior produzione (secondo i dati preliminari nel 2022 sarebbe stata la Puglia).
    Sono invece inferiori alle medie storiche i dati di produzione in Umbria, Basilicata e Calabria.
    Buona consultazione. LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento gennaio 2023

    Buongiorno, oggi per chi ha voglia di leggere un po’ ho deciso di far commentare qualche tabella delle esportazioni italiane di gennaio a ChatGPT, giusto per farvi vedere quale tipo di risultato si può ottenere (in questo caso si tratta di ChatGPT montato sul motore Bing, che funziona in Italia). È un puro esercizio di “test” per capire dove stiamo andando a finire. Tornando a noi (e qui vi assicuro che sono io a scrivere!), le esportazioni di gennaio sono veramente poco significative per entità dei numeri nel contesto dell’anno, e in questo caso anche per quello che ci dicono i dati, ossia un valore stabile a 475 milioni di euro e di un calo del 4% del volume esportato, il che significa un incremento del prezzo medio di esportazione del 4.4% a 3.51 euro al litro. Stabili gli USA, cresce la Germania, giù Regno Unito (terzo mese consecutivo) e Canada (quarto mese consecutivo). Bene, ci sono tante tabelle, ma se siete curiosi di leggere che cosa vi avrebbe scritto ChatGPT (e non Marco Baccaglio), proseguite nella lettura!

    Eccoci. Questo di seguito in italico è quello che ha scritto la modalità creativa di Microsoft Bing sottoponendogli le tabelle del post… (a proposito, ho impiegato più tempo che scrivere il commento io stesso, giusto per la cronaca)
    Le esportazioni di vino italiano hanno mantenuto il valore record raggiunto nel 2021, con 7,875 miliardi di euro nei 12 mesi precedenti e una crescita dell’8,9% rispetto al 2022. La tipologia di vino più esportata è quella imbottigliata, con una quota del 66,7% sul totale e una crescita del 5,9% nei 12 mesi precedenti. Tuttavia, questa tipologia ha registrato una lieve flessione a gennaio 2023 (-2,1%) rispetto a gennaio 2022. La tipologia di vino che ha mostrato la maggiore crescita è quella degli spumanti, con un aumento del 17% nei 12 mesi precedenti e del 2,9% a gennaio 2023. Questa tipologia ha beneficiato soprattutto del successo del Prosecco sui mercati internazionali. La tipologia di vino che ha mostrato la minore crescita è quella dei frizzanti, con un calo dell’1,9% nei 12 mesi precedenti e una crescita appena dell’1,2% a gennaio 2023. Questa tipologia ha sofferto la concorrenza degli spumanti e dei vini fermi. Il prezzo medio delle esportazioni di vino italiano è aumentato del 10,9% nei 12 mesi precedenti e del 4,4% a gennaio 2023, segnando un valore di 3,51 euro al litro. Questo dato riflette la domanda di vini di qualità da parte dei consumatori stranieri.

    Gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione del vino italiano, con una quota del 25,3% sul totale e una crescita dell’1,9% a gennaio 2023 e del 7,6% nei 12 mesi precedenti. La Germania è il secondo mercato di destinazione del vino italiano, con una quota del 17,3% sul totale e una forte crescita del 15,4% a gennaio 2023 e del 5,1% nei 12 mesi precedenti. Il Regno Unito è il terzo mercato di destinazione del vino italiano, con una quota dell’8,6% sul totale, ma ha subito una forte contrazione del 19% a gennaio 2023 e una modesta crescita del 4,6% nei 12 mesi precedenti. Il Canada e il Giappone sono i mercati che hanno registrato le maggiori perdite a gennaio 2023, con cali rispettivamente del 27,8% e del 33,4%, ma hanno comunque mostrato una crescita positiva nei 12 mesi precedenti (+7,4% e +23,6%). La Francia è il mercato che ha registrato la maggiore crescita a gennaio 2023, con un aumento del 34,7%, seguito dalla Russia con un +17,2%. Anche nei 12 mesi precedenti questi due mercati hanno mostrato una forte dinamica positiva (+27,9% e +14,8%).

    Le esportazioni di vino italiano in bottiglia hanno subito una lieve flessione a gennaio 2023 (-2,1%) rispetto a gennaio 2022, ma hanno registrato una crescita del 5,9% nei 12 mesi precedenti, confermando il valore record raggiunto nel 2021. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione del vino italiano in bottiglia, con una quota del 25,2% sul totale e una leggera diminuzione dell’2% a gennaio 2023 e una crescita del 6,8% nei 12 mesi precedenti. La Germania è il secondo mercato di destinazione del vino italiano in bottiglia, con una quota del 18,9% sul totale e una forte crescita del 7,6% a gennaio 2023 e del 2,5% nei 12 mesi precedenti. Il Regno Unito è il terzo mercato di destinazione del vino italiano in bottiglia, con una quota del 6,6% sul totale, ma ha subito una leggera contrazione del 2,9% a gennaio 2023 e una crescita appena dello 0,5% nei 12 mesi precedenti. Il Canada e il Giappone sono i mercati che hanno registrato le maggiori perdite a gennaio 2023, con cali rispettivamente del 29,1% e del 33,7%, ma hanno comunque mostrato una crescita positiva nei 12 mesi precedenti (+5,5% e +24,5%). La Francia è il mercato che ha registrato la maggiore crescita a gennaio 2023, con un aumento del 47,4%, seguito dalla Belgio con un +6,1%. Anche nei 12 mesi precedenti questi due mercati hanno mostrato una forte dinamica positiva (+24,7% e +9,1%).

    Le esportazioni di vino spumante italiano hanno registrato una crescita del 2,9% a gennaio 2023 rispetto a gennaio 2022, e una crescita del 17% nei 12 mesi precedenti, confermando il trend positivo iniziato nel 2021 dopo il calo del 2020. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione del vino spumante italiano, con una quota del 29,5% sul totale e una crescita del 12,5% a gennaio 2023 e del 13,9% nei 12 mesi precedenti. Il Regno Unito è il secondo mercato di destinazione del vino spumante italiano, con una quota del 14,5% sul totale, ma ha subito una forte contrazione del 33,2% a gennaio 2023 e una crescita modesta del 9,6% nei 12 mesi precedenti. La Germania è il terzo mercato di destinazione del vino spumante italiano, con una quota dell’8,4% sul totale e una forte crescita del 44,1% a gennaio 2023 e dell’8% nei 12 mesi precedenti. La Francia e la Lettonia sono i mercati che hanno registrato le maggiori crescite a gennaio 2023, con aumenti rispettivamente del 33,3% e del 91%, seguiti dalla Russia con un +13,4%. Anche nei 12 mesi precedenti questi tre mercati hanno mostrato una forte dinamica positiva (+26,9%, +101,1% e +27,1%). Il Canada e la Svezia sono i mercati che hanno registrato le maggiori perdite a gennaio 2023, con cali rispettivamente del 10,7% e del 10,9%, ma hanno comunque mostrato una crescita positiva nei 12 mesi precedenti (+17,9% e +2,7%). LEGGI TUTTO

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    Vendite di vino per denominazione nella GDO Italiana – aggiornamento 2022

    Il Chianti resta il vino più venduto in Italia nella grande distribuzione anche nella nuova configurazione della ricerca (che ora include anche l’ecommerce), redatta da Circana, nuova veste della vecchia IRI. Il confronto con i dati del passato è diventato molto difficile ma ho lo stesso cercato di costruire un trend storico fatto delle variazioni percentuali delle vendite in euro, mentre invece per i volumi, il “salto” di un anno nel 2021 rende impossibile ricongiungere le serie. È questo il problema di queste statistiche “pubblicitarie” redatte in occasione del Vinitaly, nelle quali si fanno vedere i dati di breve termine senza occuparsi delle prospettive storiche. Ad ogni modo, i numeri che vedete oggi vi fanno rendere molto bene conto del trend di crescita dei vini bianchi (a proposito, ho escluso il Prosecco che da quest’anno viene incluso nella classifica), esemplificata dal grande successo del Vermentino, ma anche dal rimbalzo di un vino come il Muller Thurgau. Seconda considerazione: sono un po’ meno lanciati i vini rossi pugliesi, capaci comunque di una crescita a doppia cifra negli ultimi 5 anni, al pari del Vermentino. Vermentino che resta il prodotto fermo tra questi più venduti con il prezzo di vendita più elevato. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Come abbiamo già discusso qualche settimana fa le vendite di vino al dettaglio sono calate del 2% nel 2022. Con questo “spartiacque” possiamo quindi fare qualche calcolo su chi è andato meglio o peggio in Italia. E il risultato è che ci sono pochi che sono andati molto bene, e tanti sono andati leggermente peggio.
    Vale il leggermente peggio per il Chianti, che con 95 milioni di vendite resta in cima alla classifica, redatta includendo anche l’ecommere, ma cala del 3.6%. E’ vero per il Lambrusco che per la seconda volta in tantissimi anni non è più il numero 2 della classifica ma il numero 3, con un calo del 4% a 60 milioni di euro. Ma lo stesso vale per Barbera, Primitivo (dopo la grande corsa degli ultimi anni), Nero d’Avola, Bonarda, Sangiovese.
    Nel 2022 salgono soltanto il Vermentino, +10%a 69 milioni e il Muller Thurgau, +6% a 51 milioni di euro.
    Vi propongo poi la solita matrice volumi prezzi, dove potete vedere il posizionamento dei prodotti, con il Vermentino in cima a quella dei prezzi e il Chianti con il Lambrusco a quella dei volumi, mentre si nota come il Primitivo si stia caratterizzando sempre di più per essere l’alternativa al Chianti nella sua fascia di prezzo.
    Vi lascio alle tabelle e al grafico animato.


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    Il valore dei vigneti in Italia per regione e provincia – dati CREA, aggiornamento 2021

    Aggiorniamo oggi i dati pubblicati da CREA sul valore dei vigneti, che potete trovare nell’apposita pagina del sito e ampiamente dettagliati nelle pagine Solonumeri del sito. Nel 2021 il valore di un ettaro di vigna mediamente in Italia è stato pari a 54700 euro, in crescita dell’1.6% rispetto al 2020. Se allarghiamo l’orizzonte a 5 anni, la crescita annua è stata dell’1% su un periodo di 5 anni e, molto simile anche sui 10 anni. Ora, il tema più scottante è l’arrivo dell’inflazione, per cui sarà da vedere che cosa succede. Per esempio, già a dicembre 2021 l’inflazione è stata mediamente del 4% circa rispetto a dicembre 2020 e quindi, confrontato con il +1.6% del valore dei vigneti, si potrebbe dire che il valore reale è calato. Ancora più critico sarà il 2022, quando come ben sapete l’inflazione è stata (dicembre su dicembre di nuovo) dell’11%. Il grafico che vedete in apertura potrebbe dunque mostare la linea chiara del valore “deflazionato” scendere più marcatamente, a segnalare una perdita “reale” del valore dei vigneti. Ma questo lo vedremo il prossimo anno. Per ora, stando alle tabelle pubblicate da Istat, nel 2021 la maggior crescita di valore dei vigneti si è registrata in Trentino Alto Adige (+5%), Puglia e Friuli Venezia Giulia (+3%), mentre sono scese dell’1% circa in Campania. A livello provinciale, salta all’occhio il +10% attribuito a Firenze, il 6% di Reggio Emilia e il +5% segnato a Trento, Bolzano, Taranto e Brindisi. Passiamo all’analisi e alle tabelle complete che trovate nel resto del post.

    Il valore dei vigneti in Italia di 54700 euro per ettaro è la media tra i 13mila euro della Sardegna e i 267mila euro del Trentino Alto Adige. Se invece guardiamo alle crescite nel medio termine, quindi a 5-10 anni la Puglia con +2/3% annuo e il Piemonte con il 2% circa annuo sembrano essere le regioni con l’andamento più positivo, oltre a notare un’accelerazione delle valutazioni in Toscana.
    In ambito provinciale, Bolzano svetta con 417mila euro per ettaro, seguito da Trento con 190mila, entrambi tra l’altro con una crescita del 5% sullo scorso anno. Poi ci sono le aree chiave del Prosecco e dell’Amarone, Treviso 190mila euro (+2%) e Verona 151mila e poi Cuneo (dunque Langhe) a 142mila euro (+2%). Sappiamo bene che sono valori di riferimento medio e che la realtà è un po’ diversa, con valori anche largamente superiori a questi livelli. Vengono poi Brescia (124mila, +3%) quindi Franciacorta e Siena (104mila, stabile) quindi Montalcino.
    Sulle crescite di medio termine ci sono alcune “sorprese” con Firenze a +5% annuo, Asti a +2.7%, Taranto, Livorno, Udine, Foggia e Vercelli tra +2% e +2.5%, poi poco sotto il +2% Aosta, Cuneo, Trento, Brescia, Novara. Il fatto che Biella sia poco distante nei numeri lascia intendere una rivalutazione dell’area del nord Piemonte.
    Sono invece negativi in ottica quinquennale i dati di Pavia, Rimini, Benevento e Vicenza.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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    La produzione di vino in Italia nel 2022 – dati provvisori ISTAT

    ISTAT ha pubblicato l’aggiornamento 2022 sulla produzione di vino. Lo sforzo di produrre serie di dati più complete e dettagliate è evidente, tanto che dal 2021 e 2022 sono disponibili i dettagli per colore e tipologia di vino a livello provinciale (prima a livello regionale). Resta da vedere se persistono delle differenze con i dati produttivi rilasciati dal Ministero dell’Agricoltura (di cui non si riesce ad avere alcun dettaglio). Ad ogni modo, secondo l’aggiornamento non ancora definitivo la produzione italiana di vino è calata del 3% nel 2022 a 49.4 milioni di ettolitri, calo che ha colpito soprattutto i vini bianchi (-5%) e i vini DOC (-8%). Come dire: un anno estremamente anomalo dato che proprio queste due categorie erano quelle in maggior progresso negli anni passati. Infatti, se invece di confrontare i dati con il 2021 ci confrontiamo con la media decennale, sono ancora i vini bianchi e i vini DOC a segnare gli incrementi più importanti, vicini al 10%. Da un punto di vista geografico, l’annata produttiva è stata migliore al sud che non al nord, sia in prospettiva storica (+14% contro -1%) che rispetto al 2021 (-1% contro -5%). Scendendo ancora nel dettaglio, la produzione in Puglia supera dopo molti anni 10 milioni di ettolitri, il 12% in più del 2021 e il 39% in più della media storica. Secondo ISTAT quindi la Puglia è tornata a essere la regione con la maggior produzione di vino in Italia dopo diversi anni (2017 l’ultima volta). Dati molto positivi vengono anche dal Friuli Venezia Giulia, mentre sono decisamente negativi i dati che emergono dalle Marche e dalla Sicilia, sempre per restare sulle regioni di una certa rilevanza produttiva. I dati sono disponibili e aggiornati anche nella sezione Solonumeri del blog. Se desiderate ulteriori dettagli, nel resto del post trovate numerosi grafici e tabelle.

    La produzione di vino 2022 è calata del 3% sul 2021, ma è rimasta il 4% sopra la media degli ultimi 10 anni (47.4 milioni di ettolitri).
    Nel 2022 i vini bianchi sono stati 28.3 milioni di ettolitri, -5% ma il 9% sopra la media, mentre i vini rossi a 21 milioni di ettolitri sono allineati sia al 2021 che alla media storica.
    Se suddivisi per categorie produttive, calano dell’8% i vini DOC a 21.2 milioni di ettolitri, pur restando dell’8% sopra la media storica, mentre sono in ripresa i dati produttivi dei vini IGT, +6% a 13 milioni di ettolitri (anche se ancora leggermente sotto le medie storiche). Infine, è stato un anno quasi stabile per i vini comuni a 15.2 milioni di ettolitri (6% sopra la media storica).
    Mischiando colore e categorie troviamo un forte calo delle DOC bianche (-12%) e un forte incremento delle IGT rosse (+12%), mentre i vini bianchi IGT e comuni sono stati rispettivamente stabili e in leggera crescita a dimostrare un certo “impoverimento” dell’offerta probabilmente anche guidato dalla domanda.
    Nel post trovate poi i dati sulle superfici vitate, salite a 666mila ettari secondo ISTAT (che dovrebbe avere a disposizione i dati del censimento…).
    Abbiamo accennato poi ad alcuni dati regionali, di cui trovate la tabella sotto. Aggiungerei il forte calo del Veneto, -12%, anche se non distante dal dato medio degli ultimi 10 anni.
    Buona consultazione! LEGGI TUTTO

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    Norvegia – importazioni di vino 2022

    Siamo rimasti un anno indietro con i dati sulla Norvegia, piccolo ma ricco mercato per il vino. Guardando il grafico si nota chiaramente che se da un lato il Covid sembra aver soltanto scalfito la crescita del mercato poi proseguita nel 2021, nel 2022 l’importazione di vino norvegese si è stabilizzata sul livello di 482 milioni di euro. Sono però decisamente divergenti gli andamenti all’interno di questo numero, in un mercato dove il vino francese (soprattutto attraverso lo Champagne) ha fatto la differenza negli ultimi anni. A fine 2022, infatti l’import francese era il 37% del totale, ben oltre il 30% di qualche anno fa. Nel caso dell’Italia le cose non sono andate particolarmente bene: nel 2022 il vino italiano non ha perso quota di mercato (quindi rimanendo stabile) ma decisamente perso il passo rispetto alla Francia. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    L’import di vino norvegese è stabile nel 2022 a 482 milioni, mentre il volume importato cala del 14% a 935 mila ettolitri. In verità il dato dei volumi 2022 è coerente con l’epoca pre-Covid (866mila ettolitri nel 2019), e sono stati il 2020 e 2021 con circa 1.1 milioni di ettolitri a rappresentare un po’ l’eccezione.
    Questi 482 milioni sono fatti di circa 400 milioni di euro di vino fermo e 80 milioni di spumanti. Sono proprio gli spumanti a crescere, prendendo spazio dai vini fermi, con un incremento del 12% sul 2021 e del 9% negli ultimi 5 anni. E in Norvegia, si parla di Francia quando si parla di spumanti, soprattutto negli ultimi anni. Nel 2022 infatti di questi 80 milioni ben 50 sono di provenienza francese. Dal 2022 la Francia supera l’Italia non solo per valore (noi siamo intorno a 20 milioni) ma anche per quanto riguarda i volumi di spumante, a circa 36mila ettolitri.
    Tornando ai dati generali, sono in calo nel mercato norvegese i vini tedeschi (-6%, dopo diversi ottimi anni) e quelli spagnoli (-9%), mentre sembra aver preso piede il vino americano. Per tutte queste nazioni stiamo parlando ovviamente di ordini di grandezza diversi dai numeri italiani e francesi: come potete leggere in tabella passiamo dai 39 milioni di euro dei tedeschi ai 35 degli spagnoli e 24 degli americani.
    Dove l’Italia resta davanti alla Francia è nei volumi, seppur calati del 10% a 266 mila ettolitri. Quindi circa il 28% del vino bevuto dai norvegesi è italiano ed è una quota rimasta stabile nel 2022 ma calata in modo abbastanza evidente rispetto a qualche anno fa, quando era sopra un terzo.
    Vi lascio alle tabelle e ai numeri.

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    Australia – esportazioni di vino 2022

    Le esportazioni australiane di vino si sono stabilizzate nel 2022, dopo il tremendo impatto dei dazi applicati dalla Cina su un livello di circa 1.45 miliardi di dollari americani o 2.1 miliardi di dollari australiani (oppure ancora 1.38 miliardi di euro). Si tratta di un +2% in euro, un -2% in valuta locale (ciò che più conta e che mettiamo in questa analisi) e circa -9% in dollari americani. Se espresse in volume, le esportazioni hanno un andamento simile: +2% a 6.43 milioni di ettolitri, ben sotto i 7.5-8 milioni visti nelle annate recenti e comprese nella tabella. La Cina è ormai scomparsa dal radar: anzi ho dovuto cambiare la tabella per farla stare dentro, essendo passata da oltre 1 miliardo di dollari locali a 16 milioni nel 2022, ossia al livello di circa 20 anni fa. Quanti soldi e investimenti buttati via. I dati totali sono stabili ma ci sono tanti segni più e meno rilevanti: dal calo del Regno Unito alla forte crescita in alcuni paesi del sud est asiatico. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le esportazioni australiane di vino restano nel 2022 nell’intorno del valore depresso dell’anno scorso, precisamente 2.1 miliardi di dollari locali, a cui corrisponde un volume esportato di 6.43 milioni di ettolitri. Migliora leggermente il mix delle esportazioni, con l’andamento dei vini sfusi in calo del 4-5% contro il -2% del vino fermo in bottiglia (e esportazioni stabili di spumante, che però sono soltanto il 2% circa del totale).
    Dal punto di vista geografico, crolla ulteriormente il contributo della Cina: compreso HongKong, siamo a circa il 9% delle esportazioni totali rispetto all’11% del 2021 e al 42% del 2019.
    Il paese più importante diventano gli USA, che superano il il Regno Unito, ma con un calo del 61 delle esportazioni (sebbene i volumi siano cresciuti el 14% a 1.4 milioni di ettoltri). Dopo due anni fortissimi fa retromarcia anche l’export verso l’Inghilterra, -18% a 414 milioni di euro, un filo sotto i 415 degli USA (-9% per il volume a 2.2 milioni di ettolitri in UK).
    Che cosa fa dunque tornare i conti? Vi direi sicuramente il Canada (+15% a 191 milioni, ma ancora sotto il picco) e poi una serie di paesi “strani” per il mondo del vino in sud est asiatico come la Thailandia (più che raddoppiata) oppure la Malesia (quasi raddoppiata).
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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