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    Mezzacorona – risultati e bilancio 2021/22

    Come abbiamo visto per Nosio, il 2022 (chiusura luglio) di Mezzacorona si caratterizza per un deciso recupero delle vendite (+9%, per la prima volta oltre 200 milioni di euro), parzialmente influenzato dalla cattiva annata dei prodotti frutticoli (gelate primaverili), con una ottimo andamento del mercato italiano e extraeuropeo, che compensano la stabilità nel resto d’Europa. I risultati finanziari come sapete sono poco rilevanti per una cooperativa (e anche quest’anno il bilancio chiude in pareggio). Invece sono stabili gli acquisti di uva e vino (combinati) dai soci a compensare il calo della frutta, per un valore degli acquisti a favore dei propri soci in totale stabile a 67 milioni rispetto all’anno scorso. Come per Nosio si registra un calo del debito, qui da 108 a 102 milioni, che beneficial dell’andamento favorevole del capitale circolante. Per quanto riguarda l’esercizio tutt’ora in corso, non vengono predisposte previsioni ma il tono è positivo, con un atteso incremento quantitativo sia delle uve che della frutta in seguito alla buon annata registrata. Passiamo a commentare qualche numero insieme.Le vendite crescono del 9% a 213 milioni di euro, essenzialmente grazie al contributo dei prodotti vinicoli che passano da 173 a 198 milioni di euro (+15% sul 2021, +17% sul 2019), mentre la cattiva annata di cui dicevamo sopra per la frutta determina un calo del 35% da 23 a 15 milioni di euro.Dal punto di vista geografico, l’Italia cresce dell’8% a 92 milioni di euro (+15% sul 2019), mentre l’Europa soltanto del 5% (in linea con il dato del 2019) a 29 milioni di euro e resta l’area meno penetrata della cooperativa. Sono invece ottimi i dati registrati fuori europa, con un fatturato cresciuto del 10% a 92 milioni di euro e del 18% sopra il livello del 2019.Sotto il fatturato come dicevamo è importante la remunerazione dei soci. Nel 2021 sono stati acquistati 35 milioni di euro di uva (-4%), 26 milioni di vino (+22%), per un totale uva/vino che cresce del 6% (+10% circa sul 2019), mentre gli acquisti di frutta calano del 44%.Come al solito il bilancio chiude in pari, con un mix di risultati commerciali di Nosio e della cooperativa.Il debito netto benefica di 5 milioni di calo del capitale circolante e di un flusso di investimenti che cala da 9 milioni a 5 milioni di euro. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    LVMH divisione vino – risultati 2022

    Che il 2022 dovesse essere un anno eccezionale per LVMH lo si era già visto con I risultati del primo semestre. Nel secondo semestre che commentiamo oggi ci sono stati alcuni “inciampi” soprattutto relativi alla Cina che non hanno pienamente soddisfatto le aspettative degli investitori, ma tutto sommato stiamo parlando, soprattutto per la divisione vino e spiriti, di un rallentamento della crescita. Dopo un bel po’ di tempo, nel 2022 e soprattutto nella seconda metà sono i vini e gli Champagne a “tirare” la divisione, visto che la parte Cognac è… come dire… limitata dalla mancanza di prodotto e dalla strategia di aumento del valore (= tenere il prodotto più a lungo in cantina per venderlo domani a un prezzo più alto). Dunque per dare qualche numero, nel secondo semestre i volumi generali della divisione sono scesi del 5%, a causa del calo del 15% del Cognac, mentre per lo Champagne i volumi sono stabili (e in crescita del 6% nell’anno a 71 milioni di bottiglie) e per i vini crescono del 5% (+10% sull’anno a 56 milioni di bottiglie). Questo piccolo pezzo di LVMH (ma gigantesco nel nostro mondo del vino) chiude l’anno con 7.1 miliardi di euro di vendite, di cui 3.5 miliardi nel vino/Champagne (giusto per intenderci, circa 13 volte Antinori) e un utile operativo di 2.2 miliardi di euro, con 22 miliardi di euro di capitale investito. Numeri giganteschi. Una nota di cronaca: da quest’anno LVMH ha deciso di non fornire più la suddivisione dell’utile tra cognac e vini. Peccato. Come mai? Beh, probabilmente gli dispiaceva far vedere che i margini della divisione Cognac sarebbero scesi… passiamo ad analizzare qualche dato insieme.Il fatturato della divisione vino e Champagne cresce del 18% a 2 miliardi di euro nel secondo semestre, portando dunque il totale annua a 3.47 miliardi di euro, +24%.Si tratta di un balzo significativo, soprattutto guidato dall’aumento del prezzo di vendita, in crescita del 15% a 27 euro per bottiglia (+17% anche nel secondo semestre), mentre per quanto riguarda i volumi siamo su un +8% sull’anno e su un valore sostanzialmente stabile per il secondo semestre.I margini calano leggermente, dal 31% al 30% nell’anno e in maniera più marcata dal 28.7% al 26.5% nel secondo semestre. Come dicevamo sopra non abbiamo più lo spaccato cognac/spiriti verso vini/Champagne. Nell’ultimo bilancio (2021) erano 34% per il Cognac e 27% per i vini. Nel primo semestre erano 39% e 30%. Vista la dinamica molto negativa dei volumi di Cognac nel secondo semestre bisogna immaginare che sia questo il pezzo del business che ha subito la diluzione… ma i dati non li conosciamo più…Gli investimenti continuano, stiamo parlando di 440 milioni, con una % sul fatturato che se vedete la tabella è molto coerente nel tempo. Il capitale investito sale a 22.2 miliardi di euro, con 6 miliardi di euro di prodotti in fase di invecchiamento (al costo di produzione). Il ritorno sul capitale salve verso il 10%, ma resta leggermente sotto il livello pre-pandemia (11-12%).Come sempre… niente previsioni per il 2023, salvo qualche frase di circostanza… appuntamento ad agosto di quest’anno per i dati semestrali…Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Nosio – risultati e bilancio 2021/22

    I risultati 2022 (esercizio chiuso a luglio) di Nosio sono molto positivi dal punto di vista commerciale, con un fatturato cresciuto dell’8% al livello massimo storico di 135 milioni di euro, mentre lo sono ancora un po’ meno dal punto di vista reddituale, visto che il margine operativo lordo sulle vendite si ferma al 7.5% rispetto al livello del 10% raggiunto qualche anno fa. L’azienda, detenuta per il 54% da Mezzacorona e per il 46% da privati ha comunque ottenuto un utile netto di 3 milioni (di cui 2.7 milioni saranno distribuiti agli azionisti come dividendo) e ha ridotto in misura quasi corrispondente il debito, passato da 40 a 36 milioni di euro (dopo aver pagato 2.6 milioni di dividendi). A supportare la crescita delle vendite nel 2022 sono state tutte le aree geografiche, con una menzione speciale per il mercato italiano, mentre dal punto di vista dei prodotti si vede finalmente una dinamica molto positiva per i vini spumanti, che erano sempre rimasti un po’ “marginali” rispetto al vino fermo. Passiamo a commentare qualche dettaglio.Le vendite di 135 milioni sono suddivise in 14 milioni di vini spumanti (+26%), 112 milioni di vino imbottigliato (+8%), 5 milioni di vino sfuso e 4 milioni di altre vendite.Dal punto di vista geografico, l’Italia ha generato 46 milioni di fatturato, +12% sul 2021 e +15% sul pre-Covid, l’Europa 27 milioni, +7% e in linea con il fatturato a luglio 2019, mentre il fatturato extra-UE cresce del 6% ed è con 63 milioni il 15% sopra il livello pre-pandemia. Tale confronto vi da una chiara indicazione di dove Nosio stia andando meglio.Dal punto di vista reddituale, il margine passa dal 6.2% al 7.5% per margine operativo lordo, quindi da 8 a 10 milioni. Il taglio delle spese per servizi è la chiave del miglioramento, mentre i costi del personale hanno una dinamica allineata a quella del fatturato.L’utile netto cresce molto meno, nonostante il minor debito, per via di perdite su cambi (probabilmente coperture in dollari acquistate a livelli meno favorevoli di quando le vendite si sono realizzate) e nonostante una tassazione piuttosto moderata (16% dal 18% del 2021).Dal punto di vista finanziario, l’indebitamento scende da 40 a 36 milioni di euro, dopo aver pagato 2.6 milioni di euro di dividendi, dunque con una generazione di cassa di circa 6.6 milioni di euro. Gli investimenti sono scesi da 2.8 a 2 milioni di euro, quindi molto limitati (anche in confronto degli ammortamenti di oltre 4 milioni di euro).Il valore delle azioni di Nosio, calcolato per le transazioni “interne” tra i soci è rimasto stabile e “implica” un valore del capitale azionario di 100 milioni di euro circa. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2021

    Il post di oggi aggiorna e migliora in un certo senso le rilevazioni sulle superfici bio dedicate alla produzione di uva da vino. Aggiorna ovviamente il dato al 2021, e si arriva dunque a 126mila ettari (+9%), di cui 101mila veri (+10mila ossia +10%)  e 24mila in conversione. Migliora le rilevazioni precedenti perchè confronta il dato con le superfici vitate dedicate al vino come censite da ISTAT proprio nel 2021. Ossia, i 126mila ettari non si confrontano con 635mila ma con 590mila, essendo questa la superficie che ISTAT ha stabilito nel censimento essere dedicata alla produzione di vino. Siamo dunque a una penetrazione “bio” del 21% sul totale (comprese le viti in conversione) e 17% sul convertito. Sono numeri leggermente diversi da quelli pubblicati qualche settimana fa sul rilevamento europeo, ma non cambiano il quadro in modo sostanziale (20% se calcolato su 635mila). I dettagli regionali ci svelano alcune sorprese nel confronto con il 2020: la corsa del bio prosegue imperterrita in alcune regioni (Toscana su tutte, dove si combina la seconda maggiore superficie dietro la Sicilia con la maggiore penetrazione sul totale vitato, 44%) ma si blocca in alcune altre come la Sardegna o il Trentino Alto Adige, nonostante una penetrazione sul totale vitato molto limitata (7% e 11% rispettivamente). Bene, come premessa mi pare sufficiente, grafici e tabelle e ulteriori commenti nel resto del post.La superficie vitata bio in Italia tocca quota 126mila ettari (+9%), di cui 101456 convertiti e 24090 in conversione.La quota di vigneti in conversione è stabile rispetto agli ultimi anni e leggermente inferiore agli anni di maggiore sviluppo, tra il 2015 e il 2018, quando superava in media i 30mila ettari.Sicilia e Toscana sono le due principali regioni per totale superficie vitata bio, con 31mila e 25mila ettari rispettivamente, il 24% e 20% rispettivamente del totale nazionale. Sicilia e Toscana sono anche tra le regioni che hanno raggiunto la maggior quota di vigneto bio sul loro vigneto totale al 40% e 44% rispettivamente. Nel caso della Toscana il 2021 è stato un anno particolarmente importante, con 6162 ettari in più, e dunque un balzo del 32%, il più significativo se escludiamo la Valle d’Aosta dove i numeri sono molto piccoli.Si registrano dati positivi anche in Campania (+29%) e Friuli Venezia Giulia (+21%).Arrivati a questa fase di sviluppo abbiamo anche un paio di regioni dove le superfici stanno calando. In Trentino Alto Adige, dove soltanto l’11% della superficie 2021 è bio, si registra un leggero calo (-1%), mentre più marcata è la variazione negativa della Sardegna, dove si sono persi 669 ettari e la superficie bio è veramente poco presente (7%).Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – produzione vino e superfici vitate 2021

    Una settimana fa commentavamo in questo post il fatto che i consumi dei vini tedeschi si sta spostando verso i vini bianchi, da circa il 51% di 10 anni fa al 57% registrato nel 2021. I dati che presentiamo oggi, relativi alla vendemmia 2021 ma anche all’evoluzione della base ampelografica tedesca vanno in questa direzione. La vendemmia 2021 è nei numeri il 6% circa sotto la media pluriennale: 8.4 milioni di ettolitri contro 8.9 milioni. La media del -6% è però fatta dal +5% dei vini bianchi e dal -20% dei vini rossi. Resta molto evidente poi il costante spostamento verso i vini di qualità che nel 2021 hanno rappresentato l’81% della produzione totale, il livello più elevato di sempre. Passiamo ai dettaglio analizzando anche l’andamento dei diversi vitigni.La produzione di 8.44 milioni si suddivide in 6.82 milioni di Qualitätswein (81%, di cui 76% per i vini bianchi e 91% per i vini rossi), 1.3 milioni d ettolitri di Prädikatswein (scesi dunque al 15% della produzione) e dunque una frazione residuale di vini da tavola (4%).Dal punto di vista per vino per colore come dicevamo, la frazione dei vini bianchi cresce gradualmente ma costantemente: siamo al 68% del totale, contro il 60% di una decina di anni fa.La base ampelografica si muove di conseguenza. Al 2021, ci sono 103mila ettari di vigneto in Germania, con un incremento infinetismale di 240 ettari (quindi 0.25% circa), che però si suddivide in +720 ettari di vitigni bianchi e -480 ettari di vitigni rossi, che diventano circa 70mila e 33mila ettari circa. Dunque una proporzione perfetta tra vigneto 68%/32% e produzione (68%-32%).Tra i vitigni bianchi ovviamente cresce il Riesling, +168 ettari a 24318, a rappresentare il 23.5% del vigneto totale tedesco e e il 35% di quello bianco. Sono però i Burgundre, ossia i Pinot che crescono di più in proporzione, soprattutto il Pinot Grigio che nel 2021 guadagna 342 ettari (+4.5%, un dato importante quando si parla di vigneti) a 7700 ettari e diventa saldamente il quarto vitigno del paese. Scende invece il Muller-Thurgau anche se continua a rappresentare una porzione importante (11230 ettari). Non vanno poi dimeticati i grandi vitigni internazionali, Chardonnay e Sauvignon Blanc, che da basi molto limitati stanno guadagnando spazio di anno in anno.Nell’ambito dei rossi, non ci sono vitigni in crescita, salvo andarli a cercare in fondo alla lista (Merlot e Cabernet Sauvignon). Il vitigno più importante, il Pinot Nero, tiene botta rimanendo quasi stabile a 11600 ettari, -58. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Prosecco DOC – dati di produzione e vendita 2021

    Nel 2021, le vendite di Prosecco DOC hanno toccato quota 627 milioni di bottiglie (500 nel 2020) per un valore stimato al consumo di 3 miliardi di euro (2.4 nel 2020), a fronte di una vendemmia di 4.8 milioni di ettolitri, dunque molto vicina al 10% della produzione totale di vino italiana. Il sistema Prosecco continua a crescere: nel 2021 si annoverano 28100 ettari di vigneto contro 24450 del 2018, 12312 aziende vinicole contro 10242, 1189 aziende vinificatrici contro 1149 e 360 case spumantistiche contro 349. A guardare il grafico della progressione delle bottiglie vendute si vede chiaramente come il 2020 sia stata una “pausa” nella crescita, influenzata dal Covid, a interrompere una linea immaginaria di una crescita annua del 13% circa sui 10 anni. A guardare i dati, questa ultima gamba di crescita del 2021 è anche da assimilare alla introduzione della variante rosè, che ha superato il 10% dei volumi nel 2021. Altri dettagli nel resto del post.Il rapporto è molto breve e non offre possibilità di analisi molto raffinate. Ad ogni modo la variante rosè ha raggiunto l’11% dei volumi, contro il 75% della variante spumantistica tradizionale, lasciando al 13% la variante frizzante (in costante calo).La crescita della variante rosè determina anche una variazione della base ampelografica, con la Glera all’85% e il Pinot Nero ora al 4% dei vigneti rispetto alla virtuale assenza solo qualche anno fa.I dati di vendite sono piuttosto difficili da interpretare, soprattutto guardandoli negli anni. Ad ogni modo, le vendite sono cresciute del 25% in volume e in valore, secondo l’Osservatorio. Questa crescita è per l’Italia del 15-20% (rispettivamente valore e volume) e del 27-28% per l’estero.Le vendite all’estero sono così suddivise: 67% Europa (73% nel 2016), 26% Nord America (21% nel 2016), 4.5% Asia (era il 3%), 3% resto del mondo (2% Australia in realtà).Dai dati del 2021 si desume che il prezzo medio di vendita al dettaglio per bottiglia sia di circa 4.7 euro, contro i 6.1 del Prosecco Superiore (Conegliano Valdobbiadene) che non è incluso in questa analisi. Vi lascio infine evidenza dei canali distributivi a confronto sia del Prosecco che del Prosecco Superiore in Italia, dove noterete la forte esposizione del Prosecco alla GDO rispetto al Prosecco Superiore, ma non una minore esposizione al canale Ho.Re.Ca. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vendite al dettaglio di vino nella GDO in Italia – dati IRI, aggiornamento 2022

    Grazie alla collaborazione con IRI, presentiamo oggi i dati relativi alle vendite di vino del 2022 nella GDO italiana, che nel 2022 sono calate del 2% a 2.9 miliardi di euro, a fronte di un incremento dei prezzi del 3.5% e di un calo dei volumi del 5.3%. Questo -2% è però il saldo di un primo trimestre negativo, un secondo trimestre sostanzialmente stabile e un leggero recupero nella seconda parte dell’anno. In particolare nell’ultimo trimestre le vendite sono cresciute dell’1.4% a fronte di un calo dei volumi del 4% e di un incremento dei prezzi del 5.7%. La principale tendenza in atto è dunque quella dell’aumento dei prezzi, che per tutte le categorie. Il 5.7% a cui abbiamo appena accennato è un dato in parte falsato dal cambio di mix di prodotti acquistati, che si è spostato verso il basso.  Se dovessimo guardare all’andamento dei prezzi per singola categoria di prodotto saremmo più intorno al 7-7.5% per i vini fermi e all’8-9% per i vini spumanti. Nei grafici e nelle tabelle potrete dunque vedere come i prodotti meno cari, quindi vini da tavola e IGT stiano da qualche trimestre facendo meglio dei vini DOC, ribaltando una tendenza storica contraria. Bene, fatta questa premessa, vi invito a continuare a leggere, troverete numerosi grafici, tutte le tabelle complete e commenti più dettagliati.L’ultimo trimestre 2022 è caratterizzato da una ulteriore accentuazione dell’aumento dei prezzi e da un calo dei volumi leggermente meno marcato che nei precedenti periodi. Le vendite di vino fermo sono dunque cresciute dell’1.7% a 626 milioni, quelle di spumante italiano del 4.3% a 245 milioni, mentre sono crollate del 23% le vendite di Champagne, da 33 a 26 milioni di euro.Le categorie che non crescono sono abbastanza inusuali: la bottiglia 0.75 è ferma, rispetto al +6% degli altri formati, i vini DOC calano dell’1% mentre crescono del 5% le altre categorie di prodotto, il vino frizzante (+3%) cresce più del vino fermo.Sono invece coerenti con i dati visti in passato la superiorità dello Charmat secco sulle altre categorie tra gli spumanti (leggi Prosecco), e la maggior crescita nei vini fermi dei vini bianchi rispetto ai rossi (+3% contro +0.5%), con una prosecuzione dell’andamento positivo dei vini rosati (+8%), pur mantenendo una dimensione residuale.I dati consuntivi dell’anno ricalcano un po’ queste considerazioni, in peggio visto l’andamento negativo delle vendite. I vini DOC scendono del 4% contro il +1% delle altre categorie, per citare un dato su tutti.Ultima annotazione sui prezzi e sui volumi per dire che tutte le categorie e i tagli sono a volume negativo e prezzi in crescita nell’anno 2022, ma sostanzialmente anche per il trimestre. Nel totale dell’anno e rispetto al pre-covid, le vendite di vino sono del 10% superiori in euro, ma dell’1% inferiori in termini di volume. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2021

    I consumi di bevande alcoliche in Germania è stato in calo anche nel 2021, seguendo una tendenza ormai piuttosto consolidata. In realtà, la “porzione calante” è quella relativa al segmento della birra che nel giro di una decina di anni ha visto il consumo scendere da 107-108 litri agli attuali 92 pro-capite (che peraltro non sono pochi), mentre nel caso del vino (e, ugualmente, dei superalcolici) il consumo resta costante a circa 24 litri pro-capite se si includono sia gli spumanti (3.2 litri pro capite) che il vino fermo (20.7). Come vedrete dai grafici interni nel 2021 si è riassorbita l’anomalia del “ritorno al vino locale” che era emersa nell’anno del Covid e il bilanciamento tra vini locali (circa 9 litri a testa) e vini esteri (circa 12) si è ristabilito, per un totale di consumi che secondo il German Wine Institute sfiora i 20 milioni di ettolitri annui. Prima di addentrarci nei grafici del post, un’ultima annotazione: il 2021 vede un altro passo in avanti dei vini bianchi rispetto ai rossi, tendenza assecondata anche dal graduale riposizionamento del vitigno locale (ma di questo si parlerà la prossima settimana).Il consumo di bevande alcoliche in Germania è sceso a 121 litri pro capite annui, -2.4%, con un calo del 3% del consumo di birra e un dato stabile per i vini fermi.I vini spumanti segnano 3.2 litri pro capite contro i 3.3 dello scorso anno: difficile fare una percentuale, potrebbero essere arrotondamenti. Di certo i più attenti avranno notato che 10 anni fa si viaggiava intorno ai 4 litri a testa. La conclusione quindi diventa ovvia sul medio termine: i tedeschi bevono il 20% in meno di spumanti di 10 anni fa, mentre il consumo di vini fermi non mostra il medesimo andamento.Purtroppo non abbiamo più i dati del mercato in euro. Se visti in volume e in percentuale, il rapporto parla di una quota del 37% distribuita dai discounter, del 29% dai supermercati, del 9% come vendita diretta, dell’11% online.Ci sono poi i dati molto interessanti dei consumi per “colore” e divisi tra vini esteri e locali. Come potete apprezzare, i vini bianchi crescono al 57% dei locali e al 44.4% degli esteri. In questo caso l’andamento è chiaro sia rispetto al 2020 che sul lungo termine. 10 anni fa i vini bianchi erano il 51% del consumo di prodotti locali e il 38% di quello di prodotti importati. Questo incremento va principalmente a discapito dei vini rossi e “segna” una tendenza molto chiara non soltanto in Germania ma in diversi paesi del mondo.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO