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    Canada – consumi e mercato del vino, dati 2021/22

    Dopo qualche anno di assenza, torno in queste vacanze pasquali sui dati di consumo di vino canadesi, che sono riportati da Statistics Canada in modo molto puntuale anche se “ritardato”. Parliamo oggi infatti dei dati a giugno 2022 (per i 12 mesi precedenti). Le prospettive sembrano cambiare negli ultimi anni: se il mercato continua a crescere di anno in anno in valore (8.2 miliardi di dollari canadesi, +2%, 5.6 miliardi di euro), l’andamento dei volumi segna il passo nel 2022 (-4%, 5.16 milioni di ettolitri), con un calo marcato dei vini rossi, ma in parte anche dei vini bianchi, a vantaggio dei vini spumanti (e con una piccola crescita dei vini rosati). Ora, questa tendenza va anche a svantaggio dei prodotti locali, che ovviamente sono poco esposti alla produzione di vini spumanti (solo il 12% dei consumi), rispetto a quella dei vini bianchi (39%) e rossi (26%). Infine, dopo un temporaneo incremento durante gli anni del Covid e quelli immediatamente precedenti, la quota del vino sulla spesa totale dei canadesi in bevande alcoliche (26 miliardi di dollari canadesi) torna a scendere al 31.3%. Bene, nel resto del post trovate tabelle dettagliate degli ultimi anni e un commento completo.

    Il consumo di vino in Canada scende del 4% in volume nel 2021/22 a 516 milioni di litri, mentre cresce del 2.1% in valore a 8.19 miliardi di dollari canadesi.
    Il mercato resta fortemente orientato sui vini rossi, che rappresentano il 52% della spesa in vino, seguita dai vini bianchi al 33%, dai vini spumanti all’8% e ai vini rosati con il 4%. In volume, i vini rossi scendono al 50% dei consumi, i bianchi salgono al 38%, i vini spumanti sono il 5% e i vini rosati sono il 3%.
    Le tendenze di medio termine sono allineati a quanto dicevamo nel commento sopra. I vini rossi sono stabili in valore nel 2021/22 ma crescono ancora del 2% annuo sui 5 anni, a 4.28 miliardi di dollari, mentre in volume scendono del 6% a 2.58 milioni di ettolitri (stabili sui 5 anni).
    I vini bianchi crescono dell’1.5% nel 2021/22 a 2.7 miliardi ma rallentano rispetto ai 5 anni, ancora a +3%. In volume i consumi scendono del 3.2% a 1.97 milioni di ettolitri, ma restano a +1.4% annuo sui 5 anni.
    La crescita più forte è sui vini spumanti, che toccano quota 624 milioni di dollari, +21% nel 2021/22 e con un ritmo di crescita del 9% annuo sui 5 anni. Anche sui consumi in volume i dati sono molto positivi: +15% nel 2021/22 a 25 milioni di litri, +6% annuo dal 2016/17.
    Infine, i vini rosati crescono del 7% in valore e del 4% in volume nel 2021/22 e forti del balzo dell’anno precedente hanno dei tassi di crescita importanti sui 5 anni, +12% a valore e +9% annuo a volume.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Australia – esportazioni di vino 2023

    Dopo il terribile crollo del 2020 coinciso con l’applicazione di proibitive tariffe doganali in Cina, le esportazioni di vino australiano si sono assestate nell’intorno di 2 miliardi di dollari australiani, che corrispondo a circa 1.26 miliardi di euro. È il caso anche del 2023, quando il calo in valuta locale è piuttosto modesto, -2%, che diventa però -9% quando lo guardiamo con i nostri “occhi”, ossia gli euro. Guardando i numeri nel particolare si comincia a vedere che qualcosa sta capitando in Cina. Infatti, sono ripartite le esportazioni a Hong Kong e Macao, il che riporta l’export verso la “Grande Cina” a 339 milioni di dollari, sempre niente rispetto agli oltre 1 miliardo del 2020 ma comunque ben di più dei 200 milioni a cui erano arrivate nel 2021-22. È anche imminente il riesame di queste tariffe da parte del governo cinese: se fossero tolte si riaprirebbe un’opportunità per gli australiani, che però si ritroverebbero un mercato profondamente diverso da quello che hanno lasciato: infatti la Cina ha avuto un crollo delle importazioni di vino negli ultimi 2-3 anni, non soltanto per aver boicottato il prodotto australiano, visto l’andamento molto negativo del vino francese e cileno. Bene, passiamo ai dati e ai grafici, oltre a un qualche ulteriore commento.

    L’Australia ha esportato 6.25 milioni di ettolitri di vino nel 2023, con un calo del 3% rispetto al 2022 e largamente sotto i circa 7.5-8 milioni di ettolitri a cui era abituata negli anni prima del Covid.
    In valore le esportazioni sono state 2.05 miliardi di dollari australiani, con un calo del 2% rispetto al 2022 e un anche in questo caso un buon 30% sotto quanto era il dato pre-Covid. L’andamento tra vini in bottiglia (1.47 miliardi di AUD) e sfusi (492 milioni) è perfettamente allineato nel 2023.
    “Morta la Cina” il principale paese nel 2023 è il Regno Unito con 400 milioni di AUD di importazioni -3% e stabile negli ultimi anni, seguito dagli USA con 393 milioni e un calo del 5% (compatibile con l’andamento negativo degli ultimi anni). Il terzo mercato torna a essere Hong Kong, che balza da 172 milioni di AUD a 302, quindi +76%, livello mai toccato prima e che lascia immaginare un canale “secondario” per l’ingresso in Cina.
    Viene poi il Canada, in calo del 25% a 143 milioni di AUD e questa non è una sorpresa visto i dati che abbiamo visto anche relativi al mercato italiano.
    Il resto della classifica oscilla tra dati stabili e dati molto negativi, con l’eccezione di Macao, altro satellite Cinese con un balzo importante.
    Un occhio di nuovo ai volumi: dei 6.2 milioni di ettolitri esportati, 2.3 vanno nel Regno Unito, 1.4 in USA e 0.7 milioni in Canada.

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    Masi – risultati 2023

    Il 2023 è stato un anno particolarmente difficile per Masi dal punto di vista economico: i dati, anche a causa di un confronto particolarmente difficile con l’ottimo 2022 sono in calo significativo, tanto da arrivare a un utile netto di meno di un milione di euro, mai sperimentato se non nell’anno del Covid. Non è tutto negativo però: la famiglia Boscaini ha fatto la pace con la famiglia Rosso e ha riacquistato le sue quote (ora la famiglia e ENPAIA detengono il 91% del capitale… perché restare quotati in borsa?), sono ripresi i lavori della nuova cantina di Monteleone ed è stata messa a segno l’acquisizione di una cantina in Oltrepo’ Pavese (Casa Re). Non ultimo, Masi ha introdotto una nuova bottiglia più leggera (tema che mi sta particolarmente a cuore). Tornando ai dati 2023, le difficoltà sui mercati esteri, la scarsa vendemmia 2023, la perdita di significativi contributi OGM e l’inflazione sui costi operativi (nonostante aumenti di prezzo applicati superiori al 10% in alcuni casi) hanno tutti contribuito a un calo delle vendite del dell’11% a 66.4 milioni (lo stesso livello del 2021 e del pre-Covid), un crollo dell’utile operativo passato da 9 a 3 milioni di euro (-66%) e un utile netto di 0.7 milioni di euro (4.5 nel 2022), come dicevamo mai visto così basso. Non ultimo nel 2023 l’indebitamento raddoppia da 8 a 16 milioni di euro. Dividendo 2023 dimezzato. Apertura del 2024 sulla stessa china della fine del 2023 (quindi male). Ulteriori commenti, grafici e tabelle nel resto del post per chi è interessato.

    Le vendite calano dell’11% a 66.4 milioni di euro. L’Italia è stabile a 21 milioni, il resto dell’Europa scende del 10% a 22 milioni, l’America crolla del 19% a 20 milioni (Masi molto esposto al Canada) e il resto del mondo fa anche peggio, -28% ma sono solo 3 milioni. Dal punto di vista dei prodotti, i “top wines” scendono del 15% a 19 milioni, i “premium” sono giù dell’11% a 30 milioni e i vini “classici” scendono del 6% a 17 milioni. Quindi un peggioramento del mix.
    A livello operativo il margine industriale si mantiene stabile al 60% (grazie agli aumenti di prezzo) e scende in valore assoluto da 45 a 40 milioni. Sebbene i costi per servizio calino, la mancanza dei contributi OCM si fa sentire e contribuisce al crollo dell’utile operativo da 8.8 a 3 milioni di euro.
    I dati isolati del secondo semestre mostrano ancora meglio quanto sia stato difficile l’ultimo periodo: vendite in calo del 12% a 33 milioni, utile operativo in pareggio e perdita netta di 1 milione di euro.
    A livello finanziario, come dicevamo il debito sale a 16 milioni di euro, +8 milioni dopo averne pagati 2 di dividendi. Masi ha investito 7.5 milioni, in linea con il passato, ha mantenuto il capitale circolante stabile grazie al calo dei crediti verso clienti che ha compensato un forte incremento del magazzino ma ovviamente mancando gli utili il debito è salito. A fine 2023 il rapporto con il MOL è di 2.2 volte, ma stiamo confrontato due dati e un anno “estremo”.

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    Regno Unito – importazioni di vino 2023

    Il Regno Unito ha quasi mantenuto invariate le importazioni di vino nel 2023, sui livelli record raggiunti lo scorso anno. Stiamo parlando di circa 4.7 miliardi di euro di importazioni (i dati in volume sono solo parziali nel database UN Comtrade, per cui non ne parliamo), -2% sul 2022 ma ben sopra gli anni precedenti (+5% crescita annua dal 2018 a questa parte). Se la Francia mantiene una leadership assoluta con il 38% delle importazioni di vino (e un valore stabile rispetto all’anno scorso), anche l’Italia ha un buon anno: con un incremento del 3% circa raggiunge una quota del 23% del mercato inglese. Sono invece in difficoltà le importazioni dei vini dal nuovo mondo, salvo che per la Nuova Zelanda: Australia, Cile, USA, Sud Africa e Argentina sono tutti in calo di oltre il 10% secondo il database americano. Bene, passiamo a un breve commento e ai grafici. Vi segnalo che i dati sono anche disponibili sulla piattaforma Solonumeri.

    Il Regno Unito ha importato vini per 4.7 miliardi di euro, -2%, che corrispondono a 4.06 miliardi di sterline, stabile rispetto al 2022 e con un bel balzo rispetto a quanto si osservava prima del Covid (circa 3.4-3.5 miliardi di sterline).
    I grandi numeri dicono 1.76 miliardi di euro per la Francia, +1% ma +9% annuo dal 2018, 1.08 miliardi di euro Italia, +3% e +6% annuo dal 2018, 410 milioni di euro Spagna +6% nel 2023 e +8% dal 2018 a questa parte. Viene poi la Nuova Zelanda con poco più di 300 milioni di euro, livello già toccato qualche anno fa.
    Dal punto di vista delle principali categorie, le importazioni di vini fermi in bottiglia vedono bel 2023 un calo del 2% allineato al totale, 2.9 miliardi di euro, con un incremento del 2% della Francia e dell’1% dell’Italia a 1.1 miliardi e 514 milioni rispettivamente.
    Nel segmento dei vini sfusi il calo è marcato nel 2023, -11% a 593 milioni di euro, con Australia e USA entrambe giù di oltre il 20%.
    Gli spumanti sono invece ancora in crescita, +3% a 1.22 miliardi di euro. Nel 2023 gli spumanti francesi sono stabili a 623 milioni di euro, mentre quelli italiani sono in crescita del 5% a 525 milioni. Non vi confondete: anche se il 2023 è stato meglio per l’Italia, la dinamica degli ultimi anni è stata molto più favorevole per i francesi, tanto che oggi i due paesi sono separati da circa 100 milioni, mentre nel 2018 le importazioni inglesi erano uguali per Italia e Francia.
    Buona consultazione!

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    Vino.com – risultati 2022

    Torniamo sull’argomento ecommerce per analizzare i risultati 2022 di Vino.com (che fa capo a un’azienda di nome 3nd SRL) e che ci sono serviti per fare la carrellata della situazione del mercato italiano di qualche giorno fa. Vino.com è a tutti gli effetti il numero due dietro Tannico in questo mercato, sia che si guardi l’azienda nel suo complesso (35 milioni di vendite contro 70 di Tannico nel 2022), sia che si guardi al business generato in Italia (30 milioni per Tannico, 25 per Vino.com). In realtà, se escludiamo l’acquisizione di Tannico di Ventealaproprieté, per quanto riguarda l’attività all’estero Vino.com è il più sviluppato degli ecommerce puri italiani, con quasi 10 milioni di vendite contro soltanto 3 milioni di Tannico (ed escludendo Italian Wine Brands che ne fa 15 ma che ha un modello diverso). I risultati 2022 hanno mostrato un calo del 20% del fatturato e una situazione di tensione economica e finanziaria tale da richiedere ulteriori interventi dei soci. Infatti, a fronte delle perdite (6.6 milioni nel 2022 dopo i 7.7 del 2021) i soci hanno apportato ulteriori 6 milioni di euro nelle casse dell’azienda e, leggendo la relazione di bilancio 2022 (approvata soltanto a gennaio 2024), un ulteriore ricapitalizzazione di 4 milioni di euro a settembre 2023. Sebbene il miglioramento dei margini sia evidente (margine sulle vendite dal 24% al 27% tra il 2021 e il 2022) e ci sia una lista molto convincente di azioni intraprese per tagliare i costi e migliorare la performance commerciale, la dimensione necessaria per rendere questa attività profittevole è ancora superiore. Per ora concentriamoci sui dati 2022, di cui trovate altri grafici e tabelle nel resto del post.

    Le vendite di Vino.com sono calate del 20% a 35 milioni nel 2022. Di queste, 25 milioni di euro sono in Italia (erano 27 nel 2020 quando le vendite totali erano 30, quindi a quasi parità di fatturato l’Italia è calata) e 10 sono in Europa (erano 3 soltanto nel 2020). Con una penetrazione di quasi il 30%, Vino.com è dunque il player con la penetrazione estera più marcata tra gli ecommerce italiani (forse il nome aiuta).
    Il margine lordo sale dal 24.4% al 26.9% nel 2022, ma non compensa il calo del fatturato, per cui il margine in valore assoluto scende da 10.6 a 9.3 milioni. I costi per servizi calano del 26% (da 15.7 a 11.6 milioni), un dato molto positivo (anche considerando che una parte di questi sono costi fissi!), mentre i costi del personale salgono da 1.3 a 1.5 milioni di euro. La perdita operativa scende dal picco di 7.6 milioni del 2021 a 5 milioni nel 2022, per un margine negativo del 14%. A portare alla perdita netta di 6.6 milioni sono poi 0.3 milioni di oneri finanziari e 1.3 milioni di tasse.
    A livello finanziario, Vino.com viaggia a fine 2022 con un patrimonio netto leggermente negativo ma con 5 milioni di euro di prestiti soci (che già c’erano per 4.8 milioni nel 2021, quindi nessuna variazione) che si riflettono in 4.6 milioni di euro di cassa netta. In altre parole non ha debiti, se escludiamo i soldi messi a qualunque titolo dagli azionisti. Nel 2022 sono stati apportati 6 milioni di euro a titolo di aumento di capitale, il che porta il contributo dei soci a partire dal 2016 a 19 milioni di euro. Dovrebbero diventare 23 con i 4 milioni del 2023, cui andrebbero aggiunti i 6 milioni di prestito soci.
    Tutto dentro, nel 2022 la cassa netta è scesa da 6.1 a 4.6 milioni di euro.

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    Italia – esportazioni vino spumante – aggiornamento 2023

    Il treno in corsa delle esportazioni di spumante di cui abbiamo beneficiato fino al 2022 si è consolidato nel 2023, con un graduale rallentamento guidato dai volumi (-3% a 5 milioni di ettolitri) e dal rallentamento del mercato americano (e russo). Ne consegue un incremento limitato del valore esportato, +3% a 2.2 miliardi di euro, che resta pur sempre un segno positivo nell’ambito di esportazioni totali in calo dell’1% circa. Il post di oggi include un paio di tabelle all’interno con l’andamento per mercato e volume dei primi 25 mercati, con una profondità fino al 2015, che potete trovare (con gli anni precedenti) nella sezione Solonumeri se la volete scaricare. Tornando ai nostri dati 2023, il Prosecco continua la sua corsa con un incremento del 5%, l’Asti spumante è stabile e gli altri spumanti DOP calano del 5%, così come il resto dei prodotti (-4%). Come dicevo, più dettagli e un commento dettagliato all’interno del post.

    Le esportazioni italiane di spumante 2023 chiudono a 2216 milioni di euro con un incremento del 3%. Il prezzo medio di esportazione sale del 6% a 4.41 euro a compensare un calo del volume del 3% a 5.03 milioni di ettolitri.
    Cominciamo dal Prosecco, che chiude a 1.66 miliardi di euro, +5%, per un volume di 3.65 milioni di ettolitri (-3%), per un prezzo medio di 4.56 euro al litro (+7%). Gli USA sono in calo del 3% a 428 milioni di euro, il Regno Unito cresce del 4% a 378 milioni, ma la sorpresa è il boom nel mercato francese, che chiude l’anno a 113 milioni, +28%, superando la Germania che si ferma a 92 milioni, comunque in crescita dell’8%.
    Per l’Asti l’anno chiude a 169 milioni di euro, +1%. La Lettonia è il principale mercato, +33% a 33 milioni, la Germania il secondo a 17 milioni e +41%, mentre cala del 19% nel mercato USA, 16 milioni. Il quarto mercato è il Regno Unito a 15 milioni di euro, +22%, mentre si dimezzano le esportazioni in Russia, 11 milioni di euro.
    Per gli spumanti DOP, le esportazioni sono state di 97 milioni, -5%. Pesa il calo degli USA, -4% a 18 milioni di euro, ma sopratttutto il -20% nel mercato tedesco e il -20% nel mercato inglese, rispettivamente a 8 e 3 milioni di euro. Restano buoni i dati svizzeri, +4%, secondo mercato, quelli giapponesi, +14% e francesi a +6%.
    Guardando i dati per geografia nel complesso, gli USA sono il primo mercato con 493 milioni e un calo del 5%, il Regno Unito sono il secondo mercato con 411 milioni, +3%, e molto distante il mercato tedesco a 146 milioni, +6%. Il mercato francese diventa il quarto, +23% a 130 milioni di euro.
    Vi lascio alle numerose tabelle e grafici del post.

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    Italia – esportazioni di vino – aggiornamento 2023

    Sono arrivati i dati finali delle esportazioni italiane di vino. Diciamo subito che il -1% è tra “i meno peggio” del panorama mondiale. Quindi, non un buon anno ma, come vedremo tra qualche settimana, tra i meno peggio. I francesi e gli spagnoli hanno fatto un po’ peggio (ma poco), i vini del nuovo mondo sono stati in caduta libera, salvo che per l’Australia (che era già caduta prima). Quindi siamo a 7.8 miliardi, -1%, con un calo dei volumi leggermente più pronunciato, -2% a 21.5 milioni di ettolitri. Caliamo in Nord America e Svizzera, cresciamo leggermente in Germania e Regno Unito. Rimpiazziamo nelle nostre speranze la Cina (-10%) con la Polonia e gli altri mercati dell’Est Europa, mentre tra i grandi mercati del vino è sicuramente la Francia il migliore. Gli spumanti si stanno normalizzando con una leggera crescita, i vini in bottiglia calano leggermente (-3%). Il 2024 si apre con numerosi punti di domanda, non ultimo una vendemmia molto più scarsa del solito (38m/hl per il ministero, 42m/hl per l’Istat, comunque una decina di milioni di ettolitri sotto il livello a cui ci siamo abituati tra il 2020 e il 2022. Speriamo che piova, come canta Concato. Bene, i dati sono anche disponibili nella sezione Solonumeri del blog, mentre nel resto del post proseguiamo l’analisi con qualche dettaglio in più, prima di passare ai vini spumanti martedì sera.

    Le esportazioni calano dell’1% a 7.77 miliardi di euro, di cui 5.1 miliardi di vini in bottiglia (-3%), 457 milioni di vini sfusi (stabili) e 2.22 miliardi di spumante (+3%).
    In volume i 21.5 milioni di ettolitri sono in calo per i vini in bottiglia (-5% a 11.7) e spumante (-3% a 5.0) e in crescita per gli sfusi (+8% a 4.7).
    Ne risulta un “prezzo medio” di 3.62 euro al litro, +1%, con un marginale impatto dell’inflazione e un peggioramento del mix (gli sfusi vanno a 1 euro al litro, i vini sfusi e spumanti a circa 4.4 euro).
    Gli USA calano del 5% a 1.76 miliardi e riducono l’import del 9% a 3.4 milioni di ettolitri mentre la Germania resta la prima destinazione per volumi (5.5 milioni di ettolitri), con un valore di 1.19 miliardi di euro, +1%). Il Regno Unito è il terzo mercato con 843 milioni di importazioni e una crescita del 4% nonostante i volumi siano calati del 2% a 2.6 milioni di ettolitri.
    Nei vini in bottiglia il quadro cambia: tutti i mercati salvo il Regno Unito (+5%) calano in valore: -5% gli USA, -2% Germania, -9% il Canada, -5% la Svizzera.
    Nei vini spumanti invece tutti crescono, salvo che gli USA (-6%) e la Russia (-9%).
    I mercati in forte crescita sono sempre a Est, ma dell’Europa, non del mondo: dicevamo della Polonia, +17% a 126 milioni, la Repubblica Ceca (che ISTAT ora chiama Cechia), +26% a 98 milioni, la Lettonia, +20% a 90 milioni, l’Ucraina che recupera il livello del 2021.

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    Germania – importazioni di vino 2023

    I dati di UN Comtrade sulle importazioni tedesche di vino presentano uno scenario di leggero calo (-3%, 2.7 miliardi di euro, con i vini spumanti in leggera crescita) su un livello che comunque è di stabilità se guardiamo agli anni precedenti. L’Italia perde un po’ meno (-2%) ma guadagna quindi leggermente in quota di mercato, che nel 2023 ha superato il 39% delle importazioni in valore e il 38% in volume. I volumi sono nel 2023 stabili a circa 13.7 milioni di ettolitri. Perdono terreno i francesi, soprattutto nel segmento dei vini fermi (ma non crescono comunque negli spumanti), guadagna la Spagna, perdono americani, sudafricani e cileni a vantaggio della Nuova Zelanda. Nel resto del post trovate un’analisi dettagliata, grafici e tabelle che sono anche consultabili in formato Google Sheet  nella sezione Solonumeri. Buona lettura.

    La Germania ha importato vino per 2.68 miliardi di euro nel 2023, in calo del 3% sul 2022 ma sul medesimo livello del 2018, quindi pre-Covid. Nello specifico, le importazioni di vino in bottiglia sono calate del 5% a 1.64 miliardi di euro, quelle di vino sfuso hanno fatto -1% a 536 milioni di euro mentre gli spumanti sono in crescita del 3% a 498 milioni di euro.
    I volumi importati sono stabili a 13.74 milioni di ettolitri, di cui 5 milioni sono di vini in bottiglia (-4%) e 676mila ettolitri sono di vino spumante (-1%).
    L’Italia come scrivevamo sopra è largamente in testa alla classifica sia per volume che per valore. Nel 2023 con un calo del 2% a 1052 milioni di euro (dato UN Comtrade, che risente di diverse dinamiche temporali rispetto a quello ISTAT), l’Italia si pone comunque sopra il livello pre-COVID. Il dato vede un calo del 5% nei vini in bottiglia a 761 milioni (in linea con l’andamento del segmento), una crescita del 6% nel vino sfuso a 161 milioni e un ottimo +8% per i vini spumanti che toccano 125 milioni di euro. Il volume esportato dell’Italia è stato di 5.2 milioni di ettolitri.
    La Francia va peggio soprattutto nei vini in bottiglia (-12%), mentre è stabile negli spumanti a 320 milioni di euro, in ogni caso quasi il triplo del dato italiano. Il totale esportato è di 743 milioni di euro per 1.6 milioni di ettolitri.
    La Spagna si conferma terzo esportatore (ma secondo per il volume a 4.2m/hl) con 394 milioni di esportazioni e un andamento molto positivo (+8%), con i vini in bottiglia a +5%, i vini sfusi e gli spumanti a +12%.
    “tutti gli altri” fanno 493 milioni di euro, con un bel calo rispetto ai 529 milioni di euro del 2022 e ai 541 milioni del “pre-Covid” a segnalare che le scelte dei tedeschi nel campo del vino restano molto ancorate al “vecchio mondo”.

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