More stories

  • in

    LVMH – risultati primo semestre 2020

    Con un calo del 20% delle vendite e del 23% dell’utile operativo nei primi 6 mesi del 2020, la divisione wine&spirits di LVMH è passata da essere il fanalino di coda del gruppo alla parte più resistente alla crisi. Infatti, l’interruzione dei flussi turistici ha avuto un impatto ben più devastante sulle altre divisioni di quanto non abbia avuto lo stop di bar e ristoranti per i vini, Champagne e Cognac del gruppo. Giusto per fare qualche esempio, i beni di lusso sono giù del 46% come utile operativo (parliamo di Louis Vuitton, Balenciaga, Loro Piana e via dicendo), i profumi e cosmetici, ma anche gli orologi e la gioielleria (Bulgari, Tag Heuer, Hublot) sono passati direttamente a una perdita operativa, il retail (Sephora e DFS negli aeroporti) sono in profondo rosso. Ovviamente non c’è da rallegrarsi, anche se la distribuzione globale di LVMH, con un rapido spostamento dall’Asia al Nord America delle vendite ha aiutato. In tutto questo, cognac meglio di Champagne, soprattutto dal punto di vista dei margini. Passiamo ai numeri.

    Le vendite di vino e champagne sono calate del 21% nel primo semestre 2020 a 755 milioni, a fronte di un calo del 30% dei volumi di Champagne (17 milioni di bottiglie) ma di un incremento dei volumi di vendita degli altri vini del 20% a 18 milioni di bottiglie, anche grazie alle acquisizioni di Château d’Esclans e di Château du Galoupet.
    Se mettiamo i due gruppi insieme, arriviamo a circa 36 milioni di bottiglie, -11% con un calo del prezzo medio di vendita del 10% circa.
    La divisione Cognac e spirits ha fatto leggermente meglio sul fatturato (-19% a 1230), ma la differenza tra le due sottodivisioni emerge quando si guarda all’utile operativo. Champagne e vini passano da 214 a 103 milioni di euro, quindi dal 22% al 14% di margine operativo, il cognac incredibilmente tiene sul margine al 36-37% e vede un calo degli utili quindi molto simili al calo del fatturato.
    Come sapete il primo semestre conta meno del secondo nel settore del vino e quindi sarà importante vedere come si esce dalla crisi. La strategia chiaramente non cambia, i prezzi non si tagliano ma semmai si aumentano per cercare di compensare la perdita di volumi, perchè poco di quello che produce LVMH “va a male” e anche dal punto di vista finanziario il gruppo ha la forza di supportare gli investimenti (+38% nel primo semestre a 155 milioni) e il capitale investito (calato da 16 miliardi a 14 miliardi per via della svalutazione di alcuni marchi).
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Botter – risultati e analisi di bilancio 2019

    Botter ha chiuso il 2019 con una crescita a doppia cifra delle vendite e ha ulteriormente arricchito la dotazione di cassa, ma ha deciso di effettuare un accantonamento straordinario di 10 milioni di euro, sia come mossa preventiva nell’ottica delle crisi COVID che in considerazione di una serie di potenziali oneri che potrebbero emergere nell’ambito dell’evoluzione della struttura societaria. Non ci sono ulteriori specifiche salvo che l’accantonamento “si lega ad un evento (in se’ positivo) del tutto eccezionale e non destinato a ripetersi”. Comunque, tornando ai numeri, le vendite crescono del 12% a 218 milioni di euro e l’utile operativo cala da 24 milioni a 21 miloni, ma sarebbe stato 31 senza l’accantonamento. Gli investimenti restano molto contenuti, anche se l’azienda ha messo a segno una piccola acquisizione nel Prosecco Bio (crediamo per 2 milioni di euro) e ha degli obiettivi ambiziosi, purtroppo per nulla specificati nella relazione degli amministratori (striminzita e poco curata rispetto a quello di altre aziende vinicole, pur potendo contare su eccellenti risultati). Passiamo ai numeri.

    Le vendite crescono del 12% a 218 milioni di euro. L’Italia resta un mercato marginale a 13 milioni anche se in crescita del 38% sul 2018. Sono calate le vendite in Europa da 111 a 90 milioni di euro (-19%), mentre crescono del 50% quelle nei paesi extraeuropei (+52%). Purtroppo nessuna spiegazione viene fornita e nessun confronto con il 2018 viene proposto nella nota integrativa del bilancio.
    Il margine operativo lordo cala da 28 a 24 milioni di euro, per un margine dell’11% contro il 14%, ma sarebbe stato del 16% (34 milioni di euro) senza l’accantonamento straordinario. Intendiamoci, questi sono costi che emergeranno in futuro e quindi sono straordinari perchè tutti caricati nel 2019 ma sarebbero dovuti magari essere contabilizzati negli anni precedenti o futuri.
    L’utile netto passa da 17 a 15 milioni di euro, anche qui colpito dall’accantonamento non deducibile di 10 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario le cose sono più semplici da leggere: la cassa netta cresce da 9 milioni a 30 milioni. Considerato i 5 milioni di dividendi distribuiti questo significa che la generazione di cassa nel 2019 per gli azionisti è stata di 26 milioni di euro, beneficiata tra l’altro da un calo da 35 a 31 milioni del capitale circolante. Un risultato molto simile al 2018 quando la cassa generata fu di 27 milioni di euro.
    Dal verbale degli azionisti si evince la struttura del capitale: famiglia Botter 39%, Dea Capital 39%, Lutob investments 22%. Ci sono tante azioni proprie ed è probabile che questo assetto possa notevolmente cambiare di qui in avanti.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento maggio 2020

    Dopo due mesi di resistenza, le esportazioni di vino hanno ceduto di schianto nel mese di maggio, segnando un calo del 24%, il che porta il saldo dei primi 5 mesi dell’anno a -4%. La curva sembra essere spostata di un paio di mesi in avanti rispetto a quella delle esportazioni totali, che hanno toccato il loro minimo (in termini di variazione rispetto allo stesso mese dell’anno scorso) ad aprile (-42%), cui sono seguiti un maggio a -30% e un giugno a -12%. Non è facile dire se maggio sia stato il punto di minimo per il vino, ma sicuramente non è difficile ipotizzare che anche giugno e probabilmente luglio saranno dei mesi negativi. Agosto non conta, e con settembre arriviamo alla stagione critica per gli spumanti (che per ora vanno leggermente peggio dei vini fermi in bottiglia): a quel punto sarà critico quanto il virus circolerà ancora tra noi. Per quanto riguarda questi dati, ci sono poche differenze, chi più chi meno cala. Il saldo a fine maggio mette in luce la “resistenza” di alcuni mercati come il Canada e i paesi scandinavi. Passiamo ai dati.

    Le esportazioni italiane calano del 24% a 435 milioni di euro in maggio, il che porta il saldo da inizio anno a -4% (2.4 miliardi). Vini in bottiglia e spumanti sono giù del 23% e 29% rispettivamente, mentre il resto (di fatto vini sfusi) cala un po’ meno, -17%. Ciò fa allargare un pochino di più la forbice che stiamo vedendo tra i vini in bottiglia, giù del 3.7% nei primi 5 mesi dell’anno e i vini spumanti, -6.6%.
    Come abbiamo già avuto modo di constatare nei mesi scorsi, si tratta di un calo legato ai volumi, che sono giù del 25% in maggio e del 3% da inizio anno, quindi con un andamento molto simile a quello dei valori.
    Se guardiamo ai principali mercati, in maggio a peggiorare sono Stati Uniti e Germania (-24% e -22% rispettivamente), mentre il Regno Unito che era andato molto peggio nei primi mesi paradossalmente continua la sua marcia negativa con un calo del 12%, quindi uguale ai mesi precedenti.
    Nel segmento degli spumanti, l’andamento del Regno Unito è molto peggiore, -28%, e compensato a livello di mercato dal +3% sui vini fermi. Restando tra gli spumanti, noterete nella tabella riassuntiva allegata che il Prosecco viaggia su numeri leggermente meno negativi del totale della categoria (-27% e -3% per maggio e inizio anno rispettivamente), mentre sono ancora positivi (per quanto marginali) i dati dell’Asti spumante.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Corea – importazioni di vino – aggiornamento 2019

    Anche nel 2019 il mercato del vino in Corea del Sud è cresciuto a doppia-cifra, +12%, e con 232 milioni di euro comincia a diventare piuttosto rilevante. L’Italia occupa una innaturale posizione numero tre, dietro ovviamente alla Francia, ma anche dietro al Cile. Nel 2019 abbiamo avuto un buon anno, +17%, ma restiamo ancora indietro se allarghiamo lo sguardo agli ultimi 5 anni. Molto lavoro resta da fare, anche e soprattutto per spingere i nostri spumanti che sono sotto-penetrati e che nel 2019 hanno avuto un andamento negativo. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le importazioni coreane di vino sono cresciute del 12% a 232 milioni di euro e, in valuta locale, del 12.6% a 302 miliardi di KRW. La crescita in valuta locale sui 5 anni è del 9.5% mentre in euro dell’11%.
    Si tratta ovviamente di un mercato di vini di qualità. I volumi sono pochi e crescono meno dei valori +8% a 429mila ettolitri nel 2019 e +6% sugli ultimi 5 anni. Il dominio dei volumi è dei cileni con 115mila ettolitri, seguiti dalla Spagna con 87mila e da Italia e Francia alla pari con circa 64mila ettolitri.
    Proprio la Francia è leader nel mercato, con una quota di mercato del 32% e 74 milioni di euro di esportazioni. Di questi, 45 milioni sono di vino in bottiglia e ben 28 milioni di euro sono spumanti, dove la crescita è stata del 23% annuo negli ultimi 5 anni.
    Proprio qui si vede la grossa differenza con l’Italia, che esporta solo 7 milioni di euro di spumanti con una crescita del 9% annuo. Il nostro vino è in posizioni di rincalzo anche nel segmento dei vini in bottiglia, però. Siamo superati dai francesi, dai cileni con 29 milioni di euro e anche dagli americani, che esportano 29 milioni di euro contro i nostri 27.
    La nostra quota di mercato è quindi del 15% circa, preceduti dal Cile che pur perdendo qualche colpo si mantiene intorno al 19%, con un valore totale di 43 milioni di euro. Nel 2019 ci siamo avvicinati grazie a un balzo del 17%, ma se non succedono cose particolari ci vorranno almeno 2-3 anni per ripristinare le naturali gerarchie.
    Dietro all’Italia vengono gli USA con 30 milioni di euro di export. Si tratta di un’altra posizione “innaturale”, visto che normalmente i vini americani sono anche superati dagli spagnoli, che vengono quinti con soltanto 19 milioni di euro.
    Nonostante la vicinanza geografica, il mercato non funziona per i vini australiani, solo 11 milioni di euro e neanche per quelli della Nuova Zelanda, soltanto 4 milioni. Entrambi crescono in modo sostenuto (non l’Australia nel 2019 ma sui 5 anni decisamente si), ma da valori molto bassi.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Sartori – risultati e analisi di bilancio 2019

    I risultati 2019 di Sartori sono un po’ la continuazione di quanto visto nel 2018, con alcuni aspetti positivi (l’andamento in Italia, la riduzione del debito) e altri negativi (lo stallo delle vendite all’estero, piuttosto che la costante pressione dei costi delle materie prime sui margini). L’azienda giunge alla sfida della crisi COVID potendo fare leva sull’esposizione nel canale distributivo della grande distribuzione (80% delle vendite italiane), che rappresenta una sfida dal punto di vista dei margini (visto il potere negoziale della controparte) ma che in questa fase di chiusura totale del canale Ho.Re.Ca. ha avuto un andamento migliore. E in effetti, anche per Sartori le cose fino ad ora non sembrano essere andate male, visto che le vendite sono fino ad ora calata di meno del 10%. Andiamo dunque ad analizzare più da vicino il 2019.

    Le vendite sono stabili a 52 milioni di euro con un andamento positivo dell’Italia (+6% secondo il bilancio, +9% nella relazione) e un calo del 3% delle vendite esteri, per rispettivamente 15 e 37 milioni di euro. Le vendite nella GDO italiana sono in crescita del 4%.
    All’estero si combinano i progressi in diversi paesi (Germania, Austria e Francia a +8/9%, Regno Unito e Giappone +11%, oltre a forti progressi in mercati meno rilevanti in valore assoluto come la Russia e la Corea del Sud), con il calo nel mercato americano (-20%) dovuto anche al cambio di distributore. Anche in Cina (non vengono forniti numeri) le cose sembrano non andare per il verso giusto.
    I margini sono in ulteriore contrazione. L’utile operativo cala del 7% a 2.5 milioni di euro, per un margine del 4.8% rispetto al 5.1% dello scorso anno. Sia in termini assoluti che percentuali è il livello più basso dal 2013 a questa parte. Il calo del 2019 è determinato per 10 punti base dalle materie prime (che però erano cresciute molto nel 2018) e per 20 punti base per il costo del personale. L’utile netto scende del 6% a 1.3 milioni, con oneri finanziari in calo e un’aliquota fiscale in leggerissimo miglioramento al 28%.
    Nella parte finanziaria, come dicevamo sopra il debito netto cala da 12.6 a 11.1 milioni di euro. Contribuiscono al miglioramento il calo di circa 1 milione di euro del capitale circolante (peraltro la principale causa del balzo del debito nel 2018) e il calo degli investimenti (solo 0.4 milioni nel 2019). Come lo scorso anno, Sartori ha distribuito 1 milione di euro di dividendi ai propri azionisti.
    Il rapporto debito/EBITDA migliora leggermente da 4.7 a 4.4 volte, mentre il ritorno sul capitale cala al 10% (11% nel 2018), nonostante la leggera contrazione del capitale investito (da 25 a 24 milioni di euro).
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Vendite al dettaglio di vino nella GDO in Italia – dati IRI, aggiornamento primo semestre 2020

    La corsa ai supermercati della crisi COVID ha inciso anche sulle vendite di vino. Forse non si erano mai visti dati tanto positivi come quelli che commentiamo oggi, con il prezioso contributo di IRI. Il secondo trimestre si chiude con un +10% tondo tondo per il vino fermo e +5.5% per gli spumanti. Messi insieme fanno +9%. Come apprezzerete dai grafici sono ormai un paio di anni che l’accoppiata storica di “meno volumi e più prezzo-mix” non funziona più come prima. Soprattutto in questo primo semestre, complice il periodo che abbiamo vissuto, c’è stata una impennata dei volumi di quasi il 9% per il vino fermo e di circa l’8% per gli spumanti. È molto difficile dire quanto di questo incremento sia “sano” e non una sostituzione di consumi altrimenti fatti fuori casa. È anche difficile dire quanto di questo incremento sia legato a questo particolare momento (io per esempio ho aumentato il consumo di alcolici durante il lock-down). Resta il fatto che i dati sono positivi e che sosterranno le vendite degli operatori più esposti a questo canale distributivo, quindi con prodotti di qualità ma di una fascia di prezzo moderata. Passiamo a commentare i dati.

    Le vendite di vino nella GDO sono state di 652 milioni di euro nel secondo trimestre, +9%, con un +10% per il vino fermo e un +5.5% per gli spumanti e un -13% per lo Champagne. In termini di volumi, il trimestre chiude con 2 milioni, +10.5% (1.82 per il vino fermo, +11%).
    Il saldo del primo semestre è quindi da record, con 1.27 miliardi di euro di vendite, +8% (un dato questo allineato per vini fermi e spumanti) e quasi 4 milioni di ettolitri, +8.6%.
    Bisogna dire che questa ondata di acquisti ha riguardato un po’ tutte le categorie e tutte le tipologie. Forse l’unico dato che resta negativo è quello degli spumanti Charmat dolci che continuano a calare. I dati del trimestre degli spumanti sono anche influenzati dalla tempistica della Pasqua, più anticipata rispetto allo scorso anno.
    Se ci concentriamo sui dati semestrali, più “stabili”, troviamo una leggera preponderanza per i vini rossi, +8.5%, contro +7.5% per i vini bianchi e +6.8% per i vini rosati.
    Dal punto di vista delle tipologie, i vini IGT sono in crescita del 10%, i DOC/DOCG dell’8% e i vini da tavola del 6%. Tutti questi valori, come vedete dalle tabelle, sono proporzionalmente più elevati nel secondo trimestre, ma con le medesime gerarchie.
    Il terzo trimestre sarà un inizio di normalità, con una parte della ristorazione riaperta e la crisi economica che comincia a mordere. Per adesso vi lascio alle tabelle e ai grafici del post.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Francia – produzione di vino 2019

    Il 2019 è stata una vendemmia sotto-tono per la Francia, soprattutto per i vini di qualità destinati alla distillazione (Cognac e Armagnac). I 42.3 milioni di ettolitri prodotti, certificati da Agreste da cui vengono questi dati, sono chiaramente inferiori ai livelli quantitativi italiani ma anche del 6% sotto la media degli ultimi 5 anni. Dal punto di vista delle aree geografiche sono certamente Borgogna, Jura e la Valle della Loira a presentare i dati meno positivi. Dal punto di vista delle tipologie di prodotto il calo si concentra nei vini bianchi e nei vini da tavola. Passiamo all’analisi dei dati.

    La produzione di vino in Francia cala del 14% sul 2018 a 42.3 milioni di ettolitri, del 6% inferiore alla media degli ultimi 5 anni.
    Sono invece migliori i dati relativamente alla superficie vitata, in crescita dello 0.6% a 750mila ettari, concentrato nel segmento dei vigneti AOC per la distillazione (+2%, seguendo un trend di crescita costante) e registrati per la produzione di vini IGT (+4%). In totale i vigneti AOC sono circa 520mila ettari, mentre quelli destinati ai vini da tavola sono al minimo storico, poco sotto 30mila ettari.
    Tornando alla produzione di vino, gli AOC (che sono i nostri DOC) sono stati prodotti in 19.5 milioni di ettolitri, -13% sul 2018 e -6% sull’anno scorso. Sono soprattutto i bianchi a calare, essendo l’8% sotto la media storica a 6.8 milioni di ettolitri.
    Nel vino soggetto a distillazione (tutto bianco) il dato cala del 20% rispetto al record del 2018, ma si pone con 7.8 milioni di ettolitri dell’8% sotto la media storica.
    Vanno invece meglio i vini IGT, 12.4 milioni di ettolitri, solo il 2% sotto il 2018 e l’1% sopra la media degli ultimi 5 anni. All’interno della categoria noterete dai dati un forte incremento dei rossi +8/9% sia contro il 2018 che contro la media, mentre i vini bianchi crollano del 26% a 2.7 milioni di ettolitri.
    Il quadro vede dunque una produzione di vino bianco di soli 18.4 milioni di ettolitri, addirittura l’11% sotto la media storica, mentre i vini rossi “si difendono”, con una riduzione del 4% sul 2018 e solo il 2% sotto la media storica. Dopo un 2018 in cui le due categorie erano quasi pari, il bilanciamento torna pesantemente a favore dei rossi (come dobbiamo dire è stato nel passato).
    Ci sono anche i dati delle regioni, un po’ ballerini e quindi non pubblicati in tabella (i totali non mi tornano mai). Comunque su questi numeri molto male Borgogna e Beaujolais, il 21% sotto la media storica a 1.9 milioni di ettolitri, e la valle della Loira a 2.3 milioni, l’11% sotto media. La Champagne è in linea (2.5 milioni di ettolitri, -2% sulla media 2014-18), mentre Bordeaux ha chiuso a 5.1 milioni di ettolitri nel 2019, -8% sul 2018 e -7% sulla media storica.
    Il tutto in attesa delle nuove stime sul 2020, anno in cui produrre di meno sarà forse la parola d’ordine…
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Norvegia – importazioni di vino 2019

    La Norvegia è un altro mercato in cui l’Italia ha vissuto anni di temporanea leadership a danno della Francia e dove ora le gerarchie si sono ristabilite. Già lo scorso anno avevamo commentato il sorpasso della Francia dopo qualche anno di primato italiano, nel 2019 la distanza è aumentata, grazie al +7% segnato dalle importazioni norvegesi di vino francese contro il dato stabile dell’Italia. Una componente importante di questa difficoltà dei nostri prodotti è relativa agli spumanti, che i norvegesi non sembrano apprezzare (o almeno non i nostri), ma nel 2019 anche il vino in bottiglia italiano è cresciuto meno di quello francese. Tornando ai numeri generali, la Norvegia ha importato nel 2019 386 milioni di vino, +3%, con un progresso lento ma costante negli anni. I volumi sono esigui, 0.9 milioni di ettolitri e sostanzialmente stabili nel corso degli anni. Passiamo ai dettagli.

    Dei 386 milioni di cui dicevamo sopra 248 sono relativi al vino in bottiglia (+4% nel 2019 e +2% annuo su 5 anni) e 54 milioni sono di vini spumanti, +3% (+5% annuo su 5 anni). Il rimanente 79 milioni di euro è relativo ai vini sfusi, in calo del 4% nel 2019 e dove l’Italia resta in posizione di leadership.
    La Francia ha avuto un anno migliore. La quota sul mercato norvegese cresce dal 32% al 33% grazie a un +7% sul 2018, con un incremento del 9% per i vini fermi in bottiglia (83 milioni), un calo del 9% dei vini sfusi a 17 milioni e un ottimo +11% sui vini spumanti. Totale: 128 milioni.
    Il vino italiano subisce l’impatto dello scarso successo dei vini spumanti, che calano del 4% a 17 milioni euro, e del trend strutturale negativo dei vini sfusi, -8% a 22 milioni. I vini fermi in bottiglia compensano le altre due categorie con un +4% a 79 milioni, ma lasciano il nostro prodotto a 120 milioni, +1%
    Dopo Italia e Francia, che insieme coprono il 64% delle importazioni norvegesi pochi spunti di riflessione. Il prodotto americano sembra in crescita, mentre sono leggermente negativi i dati di importazione dei vini spagnoli e tedeschi, rispettivamente terzo e quarto paese da cui la Norvegia importa vino.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO