More stories

  • in

    Vranken Pommery – dati di bilancio 2023

    Come abbiamo già commentato guardando I risultati di LVMH e di Lanson, anche Vranken ha avuto un 2023 quasi a “due facce”, con una prima parte dell’anno ancora positiva, soprattutto nell’evoluzione dei margini e una seconda parte dell’anno in leggerissimo calo di vendite e con un margine sostanzialmente allineato a quello degli anni scorsi. Alla fine dei conti, nonostante l’aumento del debito (circa 10 milioni) è allineato all’aumento del magazzino (9 milioni), l’azienda non è riuscita a generare cassa sufficiente anche per pagare i dividendi agli azionisti, rimasti stabili a 7 milioni di euro. Come sempre, la relazione degli amministratori è avara di dettagli aziendali (mentre ci sono ricchissime informazioni sul mercato…) e nulla dice sulle prospettive dell’azienda per il 2024. Passiamo a una breve analisi dei principali dati contabili.

    Le vendite crescono dell’1% a 338 milioni di euro, con un incremento del 7% in Francia a 146 milioni, un calo dell’8% nel resto d’Europa a 118 milioni e una crescita del 6% nel resto del mondo a 75 milioni. Dopo un primo semestre in cui la maggior parte della crescita veniva proprio dal resto del mondo, nella seconda parte dell’anno le esportazioni si sono molto indebolite (-11% resto d’Europa, -3% resto del mondo), parzialmente compensate da un andamento più positivo in Francia (+9%).
    Le vendite per categoria vedono lo Champagne e il Porto in crescita dell’1% circa a 311 milioni e i “vin de sable” a 27 milioni di euro +6%.
    I margini sono migliorati e sono al massimo da molti anni a questa parte anche in prospettiva storica. Nel 2023 l’EBITDA tocca quota 54 milioni, +11% e con un margine del 16%, mentre l’utile operativo cresce del 15% a 39 milioni, con un margine dell’11.6%, il più elevato dal 2007 a questa parte. A livello di utile netto i dati sono molto meno positivi a causa dell’incremento pesante degli oneri finanziari, da 18 a 29 milioni di euro che si mangia completamente l’incremento di 5 milioni di euro a livello operativo per determinare un calo dell’utile netto da 10 a 6 milioni di euro. Nonostante questo l’azienda ha mantenuto anche per il 2024 la previsione di pagare 7 milioni di dividendi, come gli anni scorsi.
    Dal punto di vista finanziario, Vranken Pommery ha investito circa 22 milioni di euro e ne ha pagati 7 agli azionisti in dividendi. Il magazzino è allineato all’indebitamento finanziario netto.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Frescobaldi – risultati e dati di bilancio 2023

    Dopo un paio di anni eccezionali sia per crescita delle vendite (2021 e 2022) che margini di profitto (2022), Frescobaldi ha chiuso il 2023 con buoni numeri che confermano tali progressi. Le vendite sono cresciute del 7%, mentre i margini sono calati leggermente rispetto al record del 2023 ma restano molto elevati (margine operativo 29%), l’utile netto è rimasto stabile e la posizione finanziaria netta è ulteriormente migliorata. L’evento forse più importante dell’anno è forse stato l’acquisizione di Domaine Roy & Fils in Oregon (USA) nella Willamette Valley, chiusa a luglio 2023 per un investimento complessivo di circa 14.5 milioni di euro. Va comunque sottolineato che Frescobaldi continua ad acquistare vigneti in Toscana. Nel 2023 è stata la volta di un ramo d’azienda della tenuta Poggioverrano a Magliano in Toscana. Nel complesso Frescobaldi ha investito, tra acquisizioni e investimenti organici 35 milioni (erano 32 nel 2022), ma è comunque riuscita a migliorare leggermente la struttura finanziaria, con una cassa netta che passa da 37 a 44 milioni di euro. Per quanto riguarda il 2024, la relazione degli amministratori preannuncia una annata più difficile per via della necessità di aumentare i prezzi in un contesto di consumi statici. Passiamo a un’analisi più dettagliata con ulteriori grafici e tabelle, inclusa l’evoluzione di Frescobaldi rispetto al campione Mediobanca che mette in luce l’andamento particolarmente favorevole dei suoi margini.

    Le vendite 2023 toccano quota 166 milioni, con un progresso dell’11% in Italia a 67 milioni e del 4% all’estero a 99 milioni di euro.
    I margini sono leggermente calati, da un livello molto elevato. Il MOL cresce da 62 a 64 milioni di euro, con un margine che passa dal 39.7% al 38.4%, mentre l’utile operativo pur crescendo del 3.5% a 48.4 milioni di euro scende di un punto percentuale al 29.2%. Guardando i numeri la ragione principale è l’inflazione dei costi di acquisto, che sono passati, al netto della variazione delle rimanenze, dal 20.3% al 21.1% del fatturato.
    Con un incremento degli oneri finanziari e un pochino più di tasse (dal 4% al 5% dell’utile pretasse), l’utile netto resta quasi stabile a 33.2 miloni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, il 2023 chiude con un capitale investito in crescita a circa 340 milioni (le acquisizioni lo spiegano) ma una posizione di cassa in crescita da 37 a 44 milioni di euro, dopo aver chiuso acquisizioni per un totale di circa 20 milioni e pagato dividendi per 13 milioni di euro (stabile rispetto al 2022).
    Includo infine il confronto tra l’andamento delle vendite e dell’utile operativo del campione Mediobanca (solo aziende) e Frescobaldi dal 2010. Come potete notare Frescobaldi ha avuto uno sviluppo di vendite comparabile al resto del settore (con un 2023 probabilmente migliore della media, che dovrebbe essere rimasta stabile nel suo complesso) ma con un andamento dei profitti molto più sostenuto: il campione mostra per il 2022 un utile operativo circa 2.3 volte più alto del 2010, per Frescobaldi era stato di 3.6 volte nel 2022 ed è diventato 3.7 volte nel 2023.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Advini – risultati 2023

    Quando a ottobre abbiamo scritto dei dati semestrali di Advini avevamo spiegato la cura da cavallo che il management si era proposto dopo i terribili risultati semestrali (4% calo organico delle vendite, 4 milioni di perdite nette). Ebbene, gli obiettivi non sono stati raggiunti neanche lontanamente: l’obiettivo di tenere le vendite stabili è stato mancato, visto che sono a 287 milioni, -4%); il ripianamento della perdita di 4 milioni non si è realizzato, visto che invece di guadagnarne 4 per compensare ne hanno persi altri 10, per un totale di 14 milioni. Infine, l’obiettivo di ridurre il debito, che era di 167 milioni a fine semestre, non è stato raggiunto, visto che è salito a 174 (era 151 milioni nel 2022). Quindi un secondo semestre disastroso, ovviamente determinato dall’eccezionale debolezza delle esportazioni francesi di vino, anche se i dati lasciano poco spazio alle interpretazioni: in quasi tutti i mercati Advini fa peggio del resto dei vini francesi. -5% in UK contro -1%, -5% in Scandinavia contro -2%, -24% in Asia contro -12%, -14% in Canada contro -7%. Si salvano gli USA, -0.9% per Advini, -1.6% per le esportazioni francesi. La cura da cavallo continua e gli obiettivi sono i seguenti per il 2024: calo del debito di 15 milioni con taglio degli investimenti e miglioramento del capitale circolante di 10 milioni, possibile dismissione di cespiti non critici all’attività, circa 9 milioni di euro di taglio dei costi. Nessuno obiettivo commerciale. Le azioni in borsa sono calate ulteriormente nella parte finale del 2023 e ora Advini ha un valore di mercato inferiore a 60 milioni, con 174 milioni di debito… la situazione si fa pesante. Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le vendite calano del 4% a 286 milioni, di cui il 48% in Francia (-2%) e il 52% all’export, quindi 149 milioni e un calo del 6%. La crescita organica è negativa del 4% (come nel primo semestre), l’impatto dell’acquisizione in Sud Africa è positivo per il 2%, i cambi sono negativi per il 2%.
    I margini tengono a livello industriale, anche grazie all’ulteriore incremento del peso dei marchi propri sulle vendite , dal 34% al 41% delle vendite, ma i costi operativi si sentono molto sull’EBITDA (-36% a 14 milioni, margine dal 7.6% al 5.1%) e l’aggiunta degli ammortamenti del Sud Africa porta l’utile operativo a -2 milioni di euro.
    Il resto per arrivare ai 14 milioni di perdita lo fanno l’esplosione degli oneri finanziari per via dei maggiori tassi e del maggiore stock di debito e circa 4 milioni di oneri straordinari che l’anno scorso erano meno della metà.
    Il debito sale da 151 a 174 milioni, con 10 milioni di investimenti (11 lo scorso anno), nessuna acquisizione e dividendi/riacquisti di azioni proprie di 1.6 milioni contro 3 dell’anno precedente. Il debito su EBITDA sale da 7 a 12 volte. Urge prendere provvedimenti.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Champagne – dati di mercato ed esportazioni 2023

    Le spedizioni di Champagne sono calate dell’8% nel 2023 a 299 milioni di bottiglie, ma il valore delle spedizione cresce comunque leggermente, del 2% a 6.4 miliardi di euro. La “correzione” era prevista e forse “dovuta” dopo due anni eccezionali, anche se a spanne siamo un po’ sotto un livello normale di spedizioni che potrebbe attestarsi intorno a 310 milioni di bottiglie. A guidare il calo sono soprattutto le cooperative (-16%) e poi le grandi maison (-8%), mentre i vigneron, che non avevano beneficiato dell’incremento, sono in calo soltanto del 3%. In totale i coltivatori sono circa 16200 nella regione, su una superficie di 34200 ettari, con 125 cooperative e 390 maison. I cru censiti di Champagne sono 319. Il settore impiega direttamente circa 30mila persone oltre a 100mila vendemmiatori. Secondo le stime del consorzio lo Champagne rappresenta il 9% del consumo mondiale di vini spumanti in volume e il 35% in valore. La Francia ormai rappresenta soltanto il 43% del consumo in volume di Champagne e il 34% in valore. Tra le tendenze che il consorzio sottolinea c’è quella delle cuvee prestigiose (+12% rispetto al 2019, quando i volumi spediti erano stati comparabili) e dei vini a basso o nessun dosaggio (più che raddoppiati nello stesso periodo di tempo). Nel resto del post tutte le tabelle e ulteriori grafici e commenti.

    Le spedizioni di Champagne calano dell’8% a 299 milioni di bottiglie nel 2023. Di queste 127 milioni vanno in Francia, -8%, 57 milioni nel resto d’Europa, -7% e 114 milioni nel resto del mondo per un calo del 9%.
    Osservando i dati relativi alle spedizioni per paese, salta all’occhio l’andamento negativo in tutti i maggiori paesi, a partire dagli USA, -21% a 27 milioni di bottiglie, ma anche Canada, Belgio, Australia e Svezia sono sotto il -10%. Uniche eccezioni tra i principali mercati è la Spagna, salita dell’1% a 5 milioni di bottiglie e gli Emirati Arabi, +50% a 2.8 milioni di bottiglie. L’Italia ha importato 10 milioni di bottiglie, in calo del 7%.
    L’andamento dei valori riflette in meglio quello dei volumi. Gli USA restano però giù del 15% sul 2022, dopo anni di crescita eccezionale, mentre sono stabili le vendite nel Regno Unito a 550 milioni di euro e, non presenti nella tabella, quelle francesi a circa 2.2 miliardi di euro. Dopo questi tre mercati viene il Giappone dove il valore importato cresce del 4% a 448 milioni e poi Germania e Italia intorno a 270 milioni di euro e una crescita del 9% e 7% rispettivamente.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    I risultati delle aziende e cooperative vinicole italiane 2022 – Rapporto Mediobanca

    Grazie alla cortesia degli esperti dell’Area Studi Mediobanca possiamo anche quest’anno analizzare il prezioso rapporto sul settore del vino (disponibile a questo link), con l’aggiornamento dei dati cumulati di 253 aziende vinicole che rappresentano il l’88% circa del comparto. I dati sono un anno in ritardo per via della disponibilità dei bilanci, e fanno quindi riferimento al 2022. Il quadro dell’anno è chiaro: recupero totale delle vendite perse nel periodo COVID (+9%), ma un forte impatto sui costi produttivi per via della fiammata inflazionistica che ha determinato una diluizione dei margini e, alla fine, utili inferiori al 2021 (solo marginalmente a livello operativo). Con investimenti quasi stabili in proporzione alle vendite (5%) e un indebitamento cumulato stabile, il rapporto debito/EBITDA è rimasto a circa 2.3 volte, il livello più basso da quando seguiamo il rapporto, a significare che le aziende vinicole italiane hanno spazio per investire (e Antinori, per esempio ma non solo, lo ha fatto con un sostanzioso investimento in USA). Il 2023 sarà un anno di transizione con vendite stabili (secondo il sondaggio di Mediobanca, che applica a una buona quota delle aziende) e, presumibilmente, costi che tornano sotto controllo. Mettendo tutto insieme, difficilmente il 2023 potrà mostrare significativi progressi. Proseguiamo l’analisi nel resto del post con numerosi grafici e dati riassuntivi.

    Il fatturato 2022 delle aziende vinicole italiane è cresciuto del 9% a 11.75 miliardi di euro, di cui 5.95 miliardi realizzato all’estero (+7%) e 5.8 miliardi in Italia (+11%). Risulta quindi un bilanciamento quasi perfetto tra vendite domestiche ed esportazioni, in linea con quanto visto negli ultimi 10 anni.
    Le pressioni inflazionistiche hanno avuto un forte impatto sui costi esterni (+10.5%), che hanno determinato una leggera diluizione del valore aggiunto, cresciuto del 4% e dunque sceso dal 19.6% al 18.6%. Con un costo del personale in crescita del 7%, il Margine Operativo Lordo è praticamente stabile in valore (+1%), con un margine calato dal 10.9% al 10.1%. Gli ammortamenti sono cresciuti del 4% portando a un leggero calo in valore assoluto dell’utile operativo, da 700 a 690 milioni.
    I maggiori tassi di interesse hanno determinato un forte incremento degli oneri finanziari (+21%), nonostante il debito sia rimasto praticamente stabile (2.7 miliardi di euro) e a completare il quadro la tassazione è leggermente cresciuta (dal 21.5% al 22%), come i componenti non ordinari. Alla fine dei conti, l’utile netto cala da 507 a 434 milioni, anche se va detto che il confronto era con un 2021 “eccezionale”.
    A livello finanziario e patrimoniale, il capitale investito cresce da 11.9 a 12.45 miliardi di euro (nonostante un miglioramento della gestione del circolante), con un debito stabile a 2.7 miliardi. Il rapporto con il patrimonio netto migliora, mentre quello con il MOL resta stabile a 2.3 volte, il livello più basso di sempre.
    Tutto considerato il ritorno sul capitale del settore è al 6% (contro il 6.3% del 2021), dato che però sconta il peso delle cooperative.
    Infine, gli investimenti sono stati 586 milioni di euro, in crescita del 12% rispetto al 2021, a fronte di un fatturato cresciuto come dicevamo del 9% e di un MOL a +4%.

    Prossimo appuntamento l’analisi delle aziende italiane “a scopo di lucro”, quindi ex cooperataive e poi quelle specializzate nella produzione di spumanti.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Svezia – importazioni di vino 2023

    Dopo un periodo incredibilmente lungo (ben oltre 10 anni) di crescita ininterrotta, le importazioni di vino in Svezia sono calate del 4% nel 2023 in euro a 746 milioni di euro. Il ritmo di crescita sugli ultimi 5 anni resta positivo del 2-3% ma comunque si tratta di una novità soprattutto considerando l’andamento dei volumi, che come per molti altri mercati è negativo, -6% nel 2023 a 1.96 milioni di ettolitri (non si scendeva sotto 2 dal 2011) e -1% annuo dal 2018 a questa parte. A mitigare la cattiva notizia interviene la svalutazione della corona svedese, pari a circa l’8% dopo il 5% sofferto nel 2022 che “raddrizza” il conto se visto in valuta locale, che invece cresce del 4% a 8.6 miliardi di corone.
    Detto questo, bisogna dire che gli svedesi bevono meno ma bevono… europeo. Ossia, se prendiamo Francia Italia e Spagna, notiamo un costante incremento della loro quota. Nel passato, diciamo 2010-2011, oltre il 50% dell’import svedese era “extra Fra-Ita-Spa”, nel 2017 era sceso sotto il 40%, nel 2022 era del 37%, nel 2023 è al 33.4%. Quindi la crescita strutturale fino al 2022 è stata moltiplicata per noi europei. La Francia continua a guidare il mercato con una quota del 32% e export calato del 3%, l’Italia fa meglio nel 2023, +1% a 173 milioni, ma viene da 10 anni di andamento piuttosto deludente se confrontato con la Francia. La Spagna ha un anno decisamente positivo, +10% (anche grazie agli spumanti), ma resta molto distante dall’Italia. Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e tabelle, ricordandovi che tutti i dati sono disponibili in formato scaricabile nella sezione Solonumeri del blog.

    Le importazioni svedesi di vino sono calate del 4% a 746 milioni per un volume importato di 1.96 milioni di ettolitri, ossia -6% sul 2022. Su un orizzonte di 5 anni il valore delle importazioni cresce del 2.4% annuo, il volume cala dell’1%.
    I vini fermi in bottiglia sono 428 milioni di euro, -6%. Di questi 121 milioni vengono dalla Francia (-5% sul 2022 ma +4% annuo dal 2018), 108 milioni dall’Italia (-2% e +3% rispettivamente), 38 milioni dalla Spagna (+11% e +1% rispettivamente).
    La quota dei vini spumanti è piuttosto limitata (22% sul totale), 163 milioni anche se strutturalmente in crescita. La Francia ha circa metà del totale, 77 milioni di euro ma cala del 5% sul 2022. Gli spumanti spagnoli sembrano avere un buon periodo, essendo cresciute del 12% a 39 milioni di euro. Noi italiani siamo decisamente indietro…

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primo trimestre 2024

    Anche nel primo trimestre 2024 gli spumanti stanno trainando le esportazioni italiane di vino. Nell’ambito di un dato totale in crescita del 4%, gli spumanti sono a +7% per 493 milioni di euro e (nell’arco degli ultimi 12 mesi) rappresentano ormai il 29% del totale esportato dall’Italia. Come dicevamo qualche giorno fa, ci sono alcuni aspetti da considerare che possono rendere questo dato un po’ meno attraente: primo, l’impatto molto importante dell’incremento delle spedizioni in Russia (+131% a 40 milioni nel trimestre); secondo, il calo degli USA (-5% nel trimestre, -10% nel segmento chiave del Prosecco); terzo, il fatto che le nostre esportazioni continuano a essere principalmente guidate dal volume e non dal prezzo mix. Un potenziale problema se guardiamo al calo del consumo di vino in volume… Passiamo a commentare i dati nello specifico con tabelle dettagliate per categoria.

    493 milioni di euro con 1.16 milioni di ettolitri spediti sono i dati del primo trimestre, con una crescita rispettivamente del 7% e 11%, il che implica un peggioramento del prezzo medio al litro del 3% a 4.25 euro.
    Il Prosecco resta la categoria chiave, in crescita dell’8% 369 milioni di euro (volume +11%), seguito dall’Asti spumante a 32 milioni e una crescita del 7% (volume -1%). Gli altri spumanti DOP continuano a faticare a 21 milioni di euro, +1% (volume +6%).
    I due mercati chiave per gli spumanti italiani nel primo trimestre hanno andamenti divergenti. Gli USA sono in calo del 5% a 119 milioni di euro, mentre il Regno Unito cresce dell’11% a 77 milioni di euro. Tutti positivi sono i dati degli altri mercati, fatte eccezione per Polonia, Svizzera e Francia in calo tra il 2% e il 6%. Molto visibile l’incremento della Russia a 40 milioni di euro, che lo porta (a livello annuo) a essere il quinto mercato per l’Italia.
    Se guardiamo al Prosecco in particolare, i dati sono positivi su quasi tutti i mercati fatta eccezione proprio per gli USA (-10%, rappresenta il 25% delle nostre esportazioni di Prosecco) e la Svizzera (-4%).
    Nel segmento dell’Asti il principale mercato si conferma la Lettonia, +48% nel trimestre e +28% sui 12 mesi a 34 milioni, poi viene la Germania con 17 milioni (+15% sull’anno, -5% sul primo trimestre), gli USA con 16 (-14% anno, stabili nel trimestre) e quarto mercato il Regno Unito con 15 milioni (+32% sull’anno, +31% sul trimestre). La Russia con il balzo del primo trimestre “rispunta”, anche se il saldo sull’anno resta molto negativo.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento marzo 2024

    Il dato del primo trimestre delle esportazioni italiane di vino è decisamente soddisfacente e giustamente celebrato: 1840 milioni di euro, +4% con un volume di 5.1 milioni di ettolitri +3%. Tre aspetti vanno però rimarcati: primo, che l’uscita dal trimestre è stata leggermente negativa (-4%), anche se potrebbe essere colpa della Pasqua. Secondo, e questo è il punto importante, che se non fosse stato per il balzo delle esportazioni verso la Russia (sottolineo, la Russia, +143% nel trimestre), la crescita sarebbe stata dell’1.1%, dato che di 68 milioni di euro di maggiore export, 49 vengono da quel paese. A maggiore chiarezza, trovate qui sotto nel proseguimento del commento e delle tabelle, il dato ad oggi delle esportazioni di vino verso la Russia negli ultimi 12 mesi: 207 milioni di euro, il massimo da 10 anni a questa parte (e quindi credo da sempre), pari al 2.6% del totale. Quasi dimenticavo il terzo aspetto: le nostre esportazioni continuano a essere guidate principalmente dal volume e non dal prezzo/mix. Il rischio di vedere dati negativi è dietro l’angolo. Come dicevo… proseguiamo…

    Il dato del primo trimestre si compone di un incremento del 3% dei vini fermi in bottiglia a 1242 milioni di euro (-6% il dato di uscita di marzo) e di un incremento del 7% delle esportazioni di spumante (+1% l’uscita di marzo) a 493 milioni di euro.
    I dati restano guidati principalmente dall’incremento dei volumi, +5% per i vini in bottiglia (il che implica un calo del 2% del prezzo/mix) e +11% per i vini spumanti (-3% prezzo/mix).
    Se guardiamo ai dati complessivi del primo trimestre per mercato, il panorama è variegato: USA e Germania sono vicini alla parità, +2% e -3% rispettivamente. Hanno però tendenze discordanti per categoria, visto che negli USA vanno bene i vini fermi (+6%) e male gli spumanti (-10%), mentre in Germania sono gli spumanti (+6%) a rendere meno amaro il bilancio derivante dal calo del 6% dei vini in bottiglia. Il Regno Unito e il Canada sono molto positivi a +8/9%, male Svizzera e Francia a -8% e -11%.
    Una parola sul mercato cinese, di cui aggiungiamo un grafico. I dati restano molto volatili. +60% in gennaio, +32% in febbraio, -21% in marzo. se allarghiamo l’orizzonte all’anno, le esportazioni sembrano essersi stabilizzate intorno ai 100 milioni di euro.
    Nel segmento degli spumanti, cui dedichiamo un post ogni trimestre che uscirà nei prossimi giorni, il fattore chiave è il calo del 5% delle esportazioni in USA, un dato da tenere sott’occhio visto che questo mercato è il 22% della categoria. Anche in questo caso la Russia è un fattore importante, circa il 55% della crescita…

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO