More stories

  • in

    Advini – risultati 2020

    Fonte: Advini
    Dunque, Advini ha chiuso il 2020 con risultati piuttosto deludenti, a mio parere. Però la presentazione di questi risultati parla di una gestione operativa efficace, un perimetro di attività che si è difeso bene e ovviamente di un rafforzamento della liquidità. Evidentemente questo rafforzamento deriva dall’aver fatto altro debito e quindi, più cassa ma più debito. Per intenderci, le vendite calano del 7% e l’utile netto passa da +4 milioni a -3 milioni. Advini è un’azienda in una “via di mezzo” tra i vincitori nello scenario COVID, cioè quelli esposti alle vendite al supermercato e dirette ai clienti a distanza (leggi internet), e i perdenti, quindi aziende che vendono vini con destinazione ristoranti e in genere di alto livello. I nuovi obiettivi 2023 sono di arrivare a 300 milioni di vendite, quindi +20% rispetto al 2020, 9% di EBITDA, quindi 27 milioni contro l’attuale 17 milioni e una generazione di cassa di 10 milioni di euro all’anno. Nel corso degli oltre 10 anni in cui abbiamo seguito le vicende di Advini abbiamo visto numerosi piani ambizioni susseguirsi, nessuno dei quali sinora ha raggiunto i risultati sperati. Passiamo ai numeri.

    Le vendite calano del 7% a 249 milioni di euro, con un andamento stabile tra il primo e il secondo semestre. Il fatturato in Francia cala del 5% a 140 milioni mentre le esportazioni sono scese del 10% a 108 milioni.
    Il “focus” di Advini va peggio essendo più esposto all’Horeca e alle esportazioni. La divisione marchi propri vede un calo importante sia del fatturato (-24% a 79 milioni di euro) che dell’EBITDA (praticamente dimezzato da 14.6 a 7.7 milioni di euro), il che in parole povere significa che la divisione “vin et service” cioè quella a minore valore aggiunto in realtà ha salvato i conti del 2020.
    A livello di EBITDA consolidato le cose non vanno troppo male, visto che si passa da 18 a 17 milioni di euro, un calo dell’11% tutto concentrato nel primo semestre. I dolori vengono sotto, con un forte incremento delle svalutazioni di merci e crediti verso clienti che non pagheranno più, la mancanza di proventi straordinari e le tasse, che invece nel 2019 erano state a credito. Risultato finale: un utile operativo che resta intorno al pareggio sia nel primo che nel secondo semestre e l’ultima riga che passa da utile (3 milioni) del 2019 a una perdita bella rotonda di 4.4 milioni, quasi tutta concentrata nel primo semestre.
    Dal punto di vista finanziario, Advini ha stoppato il pagamento dei dividendi, comperando qualche azione propria (0.4 milioni) e ha tagliato i dividendi a zero. L’anno chiude con un incremento del debito di 4 milioni di euro, da 144 a 148 milioni.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Concha y Toro – risultati 2020

    Fonte: bilanci e comunicati stampa aziendali
    Concha y Toro ha fatto grandi passi in avanti nel 2020 nonostante il problema COVID. Il piano di rilancio, con la focalizzazione su alcuni marchi e aree geografiche ha dato i suoi frutti. I volumi sono ritornati al livello del 2017 (circa 37 milioni di casse da 9 litri) e il mix migliora con il peso dei marchi/aree chiave che passa dal 35% al 45% del fatturato (dal 22% al 30% dei volumi). Ne risulta una crescita del fatturato del 17% nell’anno (+18% nel secondo semestre), su un valore che tradotto in euro è di 900 milioni. L’obiettivo al 2022 è di raddoppiare l’utile operativo (da loro espresso in dollari) da 70 miliardi a 140 miliardi di peso, con un fatturato di 854 miliardi di peso. Vediamo se ce la faranno, ma dato che nel 2020 sono arrivati a 120 miliardi di peso, già adesso non sono tanto distanti. Il titolo in borsa ha intanto recuperato completamente il crollo dovuto al COVID e vale in borsa circa 1.2 miliardi di euro. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Le vendite crescono del 17% a 769 milioni di peso, con un forte incremento della componente export (+18%) e delle vendite collaterali, mentre il business in Cile cresce del 10%.
    Il marchio Casillero del Diablo progredisce in tutti i mercati chiave e raggiunge da solo 6.6 milioni di casse, +19% nel 2020 e +9% medio dal 2017 quando il piano è partito. Trivento, secondo marchio in “focus”, passa da 1 milione a 1.5 milioni di casse nel 2020, +57%. Bicicleta, terzo marchio chiave, da 1.4 a 1.7 milioni di casse, +19% nel 2020.
    I margini sono in forte miglioramento, come già avevamo visto in occasione dei risultati semestrali. A livello “industriale” CYT è riuscita a portare il margine al 40% dal 36.7% del 2019 e dal minimo del 33% circa toccato nel 2018. A questo si è aggiunto il contenimento delle spese commerciali e generali, che sono cresciute meno delle vendite, passando dal 24.8% al 24.1% del fatturato. Il risultato è che a fronte delle vendite in crescita del 17%, l’utile operativo passa da 77 miliardi di peso a 120 miliardi, per un margine che dall’11.7% sale al 15.6%. L’utile netto sale da 52 a 78 milioni di peso, +48%, per un margine sul fatturato che tocca un livello di eccellenza assoluta, al 10%.
    La parte finanziaria migliora anch’essa: il debito cala da 287 a 215 miliardi di peso, per un rapporto sull’EBITDA che scende da 2.7 a 1.4 volte.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Mezzacorona – risultati e bilancio 2019/20

    Fonte: bilancio aziendale
    I dati di bilancio 2020 di Mezzacorona (chiusura luglio) sono dal punto di vista commerciale abbastanza sovrapponibili a quelli di Nosio che abbiamo analizzato qualche giorno fa, quindi con una variazione positiva delle vendite nonostante l’impatto del COVID (che peraltro non è stato negativo per tutti, come vedremo tra qualche giorno con altri bilanci). Ovviamente siamo davanti a una cooperativa e quindi la valutazione del bilancio passa prima per la liquidazione ai soci che non per l’ultima riga del bilancio. A tale proposito nel 2020 le liquidazioni ai soci in valore assoluto sono calate leggermente (-3%), con un saldo decisamente positivo per la parte frutta (+27%), stabile per quanto riguarda gli apporti di vino e in calo del 10% circa nella porzione uve. In linea con Nosio, anche Mezzacorona ha visto invertirsi la tendenza positiva del debito (sempre calato negli ultimi anni) e ha chiuso con indebitamento netto di 113 milioni, in crescita di 11 milioni di euro. Per quanto riguarda le prospettive, gli amministratori tinteggiano un 2020/21 in positivo, nonostante la crisi, con l’attesa di incrementare i volumi e di sfruttare i benefici degli investimenti realizzati. Passiamo ai numeri allora.

    Le vendite sono salite del 3.7% a 194 milioni di euro, con andamento molto simile in tutte le aree geografiche: +3% in Italia (83 milioni, dei quali 42 attraverso Nosio), +6% nel resto d’Europa (31 milioni) e +3.5% nel resto del mondo (80 milioni). In questo contesto, anche in coerenza con le evidenze delle liquidazioni, le vendite di vino crescono del 3% mentre quelle di altri prodotti salgono dell’11% (20 milioni sui 194 totali).
    Il bilancio chiude con un utile di 1 milione, in coerenza con la logica della cooperativa, dopo aver spesato 2 milioni di tasse (in crescita dal 34% al 43% dell’utile pretasse), 2.6 milioni di oneri finanziari e circa 10 milioni di ammortamenti. Il margine operativo lordo si attesta dunque a 16.8 milioni di euro, il medesimo livello registrato lo scorso anno.
    Passiamo alla parte finanziaria. L’indebitamento sale da 102 a 113 milioni sulla base delle seguenti componenti: la gestione ha generato circa 11 milioni di euro di cassa, che sarebbe in linea con l’esercizio precedente se non fosse per le maggiori imposte pagate, mentre ad appesantire il debito è il capitale circolante che cresce di circa 9 milioni di euro in totale, di cui 5 a causa del saldo tra crediti e debiti commerciali e magazzino (il cosiddetto “trade working capital). Come anche sottolineato nella relazione, sono poi stati gli investimenti a far crescere il debito, con un impegno di 13 milioni di euro (di cui 1-2 relativo a partecipazioni finanziarie) rispetto all’esborso di 6 milioni dello scorso anno.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Constellation Brands – risultati 2020 e non-previsioni 2021

    Fonte: bilancio e comunicato stampa
    Constellation Brands ha chiuso questo stranissimo 2020 con dei risultati che quasi non mostrano l’impatto della pandemia. Dato che gli utili non sono scesi nel 2020 (anzi sono saliti dell’1% se aggiustati per le variazioni di valore di Canopy), l’azienda ha mantenuto un approccio molto prudente sulle prospettive del 2021, anche perché la vendita di un bel pezzetto del segmento vino a E&J Gallo avrà un impatto negativo che nell’anno appena chiuso si è materializzato soltanto nell’ultimo trimestre. L’utile per azione 2021 è dunque visto calare da 10.44 a 10.15 dollari per azione (escluso il contributo di Canopy, che continua a macinare perdite su perdite). Nel 2020 per tirare le somme il vino e gli spirits di Constellation ha fatturato 2.54 miliardi di dollari (il 29% del totale) e ha generato un utile operativo di 622 milioni (il 22% del totale), con una crescita organica del 2% (+8% nell’ultimo trimestre). Nel 2021 l’impatto del disinvestimento determinerà un calo ulteriore del contributo del vino tra il 20% e il 25% (a fronte di una previsione di crescita organica positiva del 2-4% per il segmento). Passiamo a commentare qualche dato:

    Le spedizioni di vino si sono riprese nell’ultimo trimestre dell’anno del 3% quando si esclude l’impatto della vendita di parte della divisione, mentre a livello annuo i 45 milioni di casse spedite da CB sarebbero calate del 5%. Il segmento delle bevande alcoliche americane nell’ambito del COVID ha subito un forte processo di “destocking” in base al quale la catena di distribuzione ha ridotto le scorte di prodotto (pur rischiando di perdere qualche vendita) per massimizzare la disponibilità di cassa.
    Tornando a CBrands il dato positivo delle spedizioni non corrisponde all’andamento del prodotto presso i clienti finali, che è stato meno negativo nell’anno (-3%) che non nell’ultimo trimestre (-7%). Tutti questi numeri ci fanno comunque giungere alla conclusione che il segmento del vino di qualità come quello di CBrands è ha subito un impatto negativo legato alla pandemia e all’impatto sulla ristorazione.
    I dati finanziari sono rimasti buoni, con un margine operativo del 24% nell’anno ma con un pesante calo nell’ultimo trimestre dell’anno (20%), segno che la vendita a Gallo ha riguardato vini non strategici ma non per questo molto profittevoli.
    Se prendiamo i dati globali CBrands è oggi un colosso da 8.6 miliardi di dollari di vendite e 2.8 miliardi di utile operativo, con un utile netto di 2 miliari di dollari nel 2020. Il tutto esclude Canopy a livello operativo, che avrebbe portato a rilevanti perdite.
    La struttura finanziaria di CBrands tuttavia ha tratto grandi benefici dall’operazione di vendita del segmento vino, che ha generato circa 1 miliardo di dollari di incasso. Il debito è calato da 12 a 10 miliardi di dollari, per un rapporto sull’EBITDA che scende da 4.2 volte a 3.2 volte.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Nosio – risultati e bilancio 2019/20

    Fonte: bilancio aziendale
    Il bilancio di Nosio chiuso al 31 luglio 2020 reso disponibile sul sito mostra dei dati tutto sommato positivi, se visti nel contesto della sfida del COVID: il fatturato è cresciuto del 4% e l’utile netto è calato del 15% ma per colpa di un aumento delle tasse, senza il quale sarebbe rimasto stabile. Nosio è il braccio commerciale di Mezzacorona, con una produzione diretta di spumanti. I segni della pandemia sono ravvisabili nel calo delle vendite di spumanti (che comunque sono meno del 10% del fatturato aziendale) e probabilmente nel leggero incremento del debito dovuto al maggior capitale circolante (leggi: magazzino). Fuori queste due cose, se mi avessero detto un anno di questi tempi che questi sarebbero stati i numeri sarei stato forse scettico. Ovviamente la chiusura a luglio 2020 ha escluso forse un pezzetto di impatto negativo sulla seconda parte dell’anno, ma comunque come abbiamo visto da altre aziende che già hanno riportato (Masi qualche settimana fa), non tutti se la sono cavata bene come Nosio. Passiamo ai numeri allora.

    Le vendite sono salite del 4.5% a 126 milioni di euro, con un progresso del 6% in Italia (42 milioni) e un andamento meno positivo man mano che ci si allontana (resto Europa +5%, resto del mondo +3%).
    In termini di prodotto, gli spumanti calano dell’11% a 10 milioni, mentre i vini fermi in bottiglia sono cresciuti del 5.3% a 106 milioni e sono la ragione principale dell’evoluzione positiva delle vendite.
    La struttura dei costi mostra pochi scossoni. Gli acquisti sono calati leggermente in proporzione alle vendite, mentre sono cresciuti in modo importante i costi per i servizi esterni (dal 20% al 22% quasi), effetto compensato dal calo della pubblicità e dei costi del personale. Nosio ha poi beneficiato di un incremento dei contributi (da 1.7 a 2.5 milioni di euro). Il tutto per arrivare a un utile operativo in crescita del 7% a 5.9 milioni.
    Sotto però bisogna considerare le perdite su cambi (che hanno aiutato l’utile operativo) e quindi si arriva a un utile ante imposte praticamente stabile (4.5 milioni), mentre l’utile netto è abbattuto del 15% (da 3.4 a 2.9 milioni di euro) dall’aumento dell’imposizione fiscale dal 29% al 36%.
    La parte finanziaria vede un incremento del debito da 38 a 41 milioni di euro. Dobbiamo sempre considerare che Nosio ha in bilancio partecipazioni per quasi 50 milioni e quindi se dovesse fare il bilancio consolidato probabilmente arriveremmo a dati molto diversi. Ad ogni modo, nel 2020 l’aumento di 3 milioni si spiega con i dividendi pagati a Mezzacorona (2.7 milioni) e un peggioramento del capitale circolante di un paio di milioni, che hanno più che compensato la generazione di cassa, nel contesto di un anno di investimenti stabili (circa 4 milioni).
    Gli scambi azionari sulle azioni Nosio sono stati condotti a 333 euro per azione, con un premio del 20% circa sul patrimonio netto. Sulla base di questa valutazione Nosio è valutata circa 100 milioni di euro (per il capitale azionario).

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Masi – risultati 2020

    Fonte: bilanci e comunicati stampa aziendali
    Masi chiude il 2020 in sostanziale pareggio, grazie a un secondo semestre meno peggio di quello che ci si poteva immaginare. Stiamo comunque parlando di un anno orribile, con un calo del 21% del fatturato, l’utile operativo e l’utile netto poco sopra il pareggio raggiunti soltanto grazie a un contributo fiscale straordinario che praticamente è pari all’utile. Il taglio degli investimenti di quasi la metà rispetto agli anni precedenti e il rilascio di capitale circolante hanno invece consentito una riduzione del debito da 8.7 a 6.4 milioni di euro (che beneficia anche della decisione di non pagare i dividendi), il che pone Masi in una situazione particolarmente tranquilla vista la dotazione fondiaria e il magazzino di vini pregiati in maturazione. Seppur in un anno così difficile, l’azienda ha intrapreso diverse nuove iniziative, tra cui il cambio di distributore in Germania e negli Stati Uniti (due dei mercati inspiegabilmente deboli per la società), quest’ultimo accordo con Santa Margherita. Ulteriori iniziative sono poi state prese nel canale ecommerce. Masi non fornisce una previsione per l’anno 2021. Passiamo ai numeri. LEGGI TUTTO

  • in

    Andrew Peller – risultati 2019 (marzo 2020)

    Fonte: bilancio aziendale (http://www.andrewpeller.com/financials.php)
    Torniamo oggi su Andrew Peller, l’azienda vinicola canadese quotata in borsa, per discutere il bilancio 2019 (marzo 2020) e quello che sta succedendo nel 2020. Su entrambi i fronti ci sono soprattutto buone notizie: nel bilancio 2019 a fronte di vendite stabili (nonostante l’impatto delle acquisizioni) i margini migliorano, come da obiettivi aziendali che abbiamo discusso nel post precedente, per arrivare a un utile operativo di 63 milioni (di dollari canadesi) e un margine del 16.5% contro 58 milioni e 15.3% del 2018. Va detto che questi miglioramenti non si trasformano in maggiore utile netto principalmente per una serie di questioni contabili. Per quanto riguarda invece il 2020, i dati dei primi sei mesi (marzo-settembre) sono molto incoraggianti: l’esposizione commerciale bilanciata tra Horeca e off-premise ha consentito di mantenere le vendite (202 milioni contro 198 dei primi sei mesi dell’anno scorso) e nonostante un calo del margine industriale (dovuto al mix delle vendite meno profittevole) il forte taglio delle spese di marketing ha addirittura spinto l’utile operativo da 36 a 45 milioni di dollari canadesi. Una performance decisamente superiore alle attese, che ha portato il titolo a recuperare completamente la perdita di valore registrata durante i mesi del COVID. A fine dicembre 2020, l’azienda aveva un valore di borsa di 476 milioni di dollari canadesi, quindi circa 300 milioni di euro. Passiamo a un breve commento dei dati.

    Nel 2019 (marzo 2020) le vendite sono stabili a 382 milioni di dollari canadesi, con un progresso del 5% delle vendite estere, che restano irrisorie a 13 milioni. Nei primi sei mesi del 2020 (aprile-settembre) le vendite sono invece cresciute del 2%.
    I margini sono migliorati nel 2019 a fronte degli attesi benefici dell’integrazione delle acquisizioni, dallo spostamento del mix di prodotto verso l’alto e dal taglio dei costi di produzione. Il margine industriale cresce dal 41.6% al 43.5%, mentre parte del beneficio viene perso a livello di utile operativo aggiustato per via delle spese di marketing. Ne risulta un utile operativo comunque salito dal 15.3% al 16.8% delle vendite.
    L’utile netto dichiarato cresce del 7% a 23.5 milioni, mentre quello rettificato scende del 6% a 28 milioni. Qui entrano in gioco una serie di partite “strane” tra cui la più importante è il beneficio dalla vendita del vino acquisito con le operazioni degli ultimi anni che sta scemando.
    A livello finanziario, l’indebitamento finanziario cresce da 155 a 185 milioni di dollari canadesi, ma di questo incremento circa 18 milioni sono relativi alle rettifiche IFRS16. Se prendiamo soltanto il debito bancario, la crescita è più limitata, da 155 a 165 milioni circa e si confronta con investimenti stabili (23 milioni) e un incremento della remunerazione degli azionisti da 9 a 16 milioni di dollari (dovuto principalmente all’inizio di un programma di riacquisto azioni).

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2020/21

    Fonte: bilanci aziendali, dati in dollari australiani
    Son tempi duri per TWE a causa del combinato disposto di un problema generale che ben conosciamo e di uno particolare del vino australiano, che è quello dei dazi applicati dai cinesi al prodotto da qualche mese a questa parte. Quando guardiamo il primo semestre 2020/21 (loro chiudono il bilancio a giugno) abbiamo ancora un quadro imcompleto di come sarà la situazione. Le vendite sono calate dell’8% a livello consolidato e l’utile operativo del 21% con l’Asia che rappresenta sicuramente un freno ma che comunque è pur sempre l’area con i margini in termini relativi e assoluti più importante. Nel secondo semestre (Gennaio-giugno 2021) i manager di TWE hanno già scritto chiaro e tondo che non ci si aspetta alcun contributo dall’area asiatica, nonostante il riversamento delle risorse di marketing su altre zone e il posizionamento super-lusso di TWE nell’area (vende a 250 dollari australiani per cassa, il triplo della media totale di 82). Quindi, riassumendo: se mettiamo insieme i due semestri e cerchiamo di fare un anno “solare” 2020 per TWE avremmo un fatturato di 2.5 miliardi di dollari australiani, -12%, con 32 milioni di casse, -7% e un utile operativo di 500 milioni, -33%. Se invece guardiamo a come potrebbe essere il secondo semestre, beh, non saranno lontani dai 100-150 milioni di utile operativo rispetto ai 184 dell’anno scorso che pure si era dimezzato. Quindi tempi durissimi per loro. Il titolo in borsa ha già pagato caro: viaggia ora sugli 11 dollari contro i 18 circa prima della pandemia e i circa 13 che aveva recuperato prima della funesta notizia dei dazi cinesi. Passiamo a qualche numero.

    Le vendite del primo semestre chiuso a dicembre calano dell’8% a 1.4 miliardi di dollari con un calo in tutti i mercati di esportazione e un fatturato di 326 milioni stabile in Australia. Il maggiore calo è in Asia, dove il fatturato scende dell’8% e i volumi del 35%: a fronte di un parziale recupero durante l’estate si è abbattuto sul vino australiano la decisione cinese di applicare dazi pesantissimi (dal 107% al 212% del prezzo di import a partire da dicembre 2020). L’America resta il primo mercato per TWE, con 535 milioni e 6.6 milioni di casse, rispettivamente -12% e -5%.
    L’andamento degli utili rispecchia molto il secondo semestre 2019/20: qui con -8% di vendite si fa -21% di utili, quando nel primo giro COVID a -16% di fatturato si fece -47%. Il maggiore contributore maggiore problema è l’Asia, che di questi 311 milioni di euro di utile operativo ne fa 127, pur in calo del 27% ma con soltanto un mese di “botta dai dazi”. Il margine asiatico, derivato dall’elevatissimo prezzo mix che abbiamo visto prima è del 38% contro il 22% medio del gruppo. Vi lascio alla tabella per analizzare gli altri trend.
    La strategia di sviluppo 2025 intorno a tre divisioni – Penfolds, Treasury Premium Brands e Treasury Americas – rimane immutata e la struttura finanziaria con solo 1 miliardo di debito (che diventa però 400 milioni quando si tolgono gli affitti futuri capitalizzati) dovrebbe essere in grado di supportarla anche senza gli utili cinesi, almeno per il momento.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO