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    Champagne Experience 2023, nuovo record di adesioni e Master Class di grande livello

     Dopo l’exploit della scorsa edizione, anche quest’anno Champagne Experience si conferma un punto di riferimento per tutti gli operatori del settore e gli appassionati delle nobili bollicine francesi. Domenica 15 e lunedì 16 ottobre, gli spazi di ModenaFiere ospiteranno gli champagne di 175 aziende tra storiche Maison e piccoli vigneron all’interno della manifestazione organizzata da Società Excellence, realtà che riunisce ventuno tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini e distillati d’eccellenza. 

    “Riuscire ogni anno a fare sempre meglio è una sfida importante e ambiziosa, ma è anche l’obiettivo che guida il nostro quotidiano lavoro di importatori e distributori” commenta Luca Cuzziol, presidente di Società Excellence. “L’anno scorso eravamo già molto soddisfatti di essere riusciti a riunire nello stesso luogo un numero molto consistente e rappresentativo di aziende della Champagne. Quest’anno siamo riusciti ad aumentare ulteriormente il numero e questo è motivo di ulteriore soddisfazione. Siamo certi che tutti i visitatori riusciranno ad avere una fotografia ancora più puntuale sullo stato dell’arte di un vino e di un territorio che non smette mai di affascinare e stupire grazie a un ventaglio di espressioni e di interpreti di grande livello”.

    Per due giorni quest’anno saranno più di 900 gli champagne che potranno essere degustati dai visitatori negli oltre cinquemila metri quadrati del Padiglione A di Modena Fiere. Saranno, come di consueto, suddivisi in base alla loro appartenenza geografica, corrispondente alle diverse zone di produzione della Champagne – Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs, Aube, oltre alle maison classiche riunite in una specifica area – con l’obiettivo di offrire un’esperienza sensoriale coinvolgente all’interno di uno scenario chiaro e ben organizzato.

    Ma la VI° edizione di Champagne Experience si contraddistingue anche per un programma di Master Class di grande livello, grazie alla presenza di un parterre di relatori di primissimo piano e una varietà di temi e spunti di riflessione di sicuro interesse. Saranno 7 gli incontri di approfondimento, suddivisi nei due giorni di svolgimento della kermesse. Si inizia domenica 15 ottobre, alle 12.30, con Bollicine al buio, un viaggio sensoriale nel quale i partecipanti saranno bendati e, quindi, oltre a non conoscere né il nome dei produttori né le tipologie servite, nemmeno potranno essere condizionati dal colore. A condurli Luca Boccoli, Chevalier de l’Ordre des Coteaux de Champagne, divulgatore, formatore e selezionatore di vini insieme a Ilaria Giardini, sommelier e appassionata selezionatrice di realtà vitivinicole artigianali. Sempre alle 12.30 Vito Intini, presidente nazionale Onav, condurrà il primo dei due incontri dedicato alle Top Cuvée, con la degustazione di 5 grandi champagne. Alle 14.30 spazio ai Blanc de Blancs e alla loro vivace tensione e longevità: in cattedra Luigi Bertini, enologo di professione, docente Fisar e di molti seminari presso la facoltà di agraria dell’Università di Torino. A seguire, alle 15.30, saranno le magnifiche sfumature dell’universo degli champagne Rosé ad essere indagate da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, e Paolo Porfidio, head sommelier e coordinatore ASPI.

    Lunedì 16 ottobre, alle 12.30, Manlio Giustiniani, docente FIS e collaboratore di molte testate di settore, condurrà un approfondimento dedicato al millesimo 2008 con 5 grandi interpreti in degustazione. Alle 14.00, uno dei grandi nomi della critica internazionale, Michel Bettane, ideatore insieme a Thierry Desseauve di una delle più influenti guide del mondo del vino, illustrerà ai partecipanti che cos’è la cosiddetta “Vinification à l’ancienne”, ovvero l’arte di realizzare champagne attraverso l’ausilio del legno. Si conclude, alle ore 15.30, con il secondo dei due incontri dedicati alle Top Cuvée: nel calice sempre 5 grandi champagne, raccontati questa volta da Francesco Falcone, degustatore, scrittore e divulgatore indipendente.

    “Le nostre Master Class sono uno dei fiori all’occhiello di Champagne Experience sin dalla prima edizione” commenta Pietro Pellegrini vicepresidente di Società Excellence. “Quest’anno si avvicenderanno tanti relatori che hanno selezionato temi di grande interesse in grado di fornire chiavi di lettura affascinanti e soprattutto utili per tutti i partecipanti”.

    Il dettaglio delle Master Class è online sul sito https://www.champagneexperience.it/master-class/ e consente l’iscrizione ai singoli appuntamenti a tutti coloro che sono già in possesso del proprio biglietto di ingresso alla manifestazione, fino ad esaurimento dei posti disponibili. LEGGI TUTTO

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    I vini temporanei di Andrea Moser

    Andrea Moser, professione enologo, è un vulcano, chi lo conosce sa che la sua testa è continuo ribollire di idee come se fosse un tino in fermentazione. Non poteva che essere così visto che è stato inserito da Fortune nella lista dei 40 under 40 che stanno segnando la rinascita del vino in Italia. Dopo la lunga esperienza maturata da Franz Haas e con Erste+Neue, storica cantina dell’Alto Adige-Südtirol con sede a Caldaro, sta per dare vita ad un nuovo ambizioso progetto denominato AMProject, che mette insieme enologia e comunicazione, vediamo di cosa si tratta direttamente dalla voce di Andrea: «AMProject è il mio nuovo progetto, a cui lavorerò insieme a mio fratello Luca, anche lui enologo. Oggi sono un consulente in diverse aziende vitivinicole ma avevo da tempo in mente qualcosa che spezzasse il classico e canonico processo con cui si fa vino. Lavoreremo di volta in volta nei luoghi che sceglieremo o che per elezione ci hanno scelti, per produrre ogni anno dei vini unici, completamente non convenzionali ma fortemente territoriali. La vinificazione avverrà in Alto Adige, ma non solo, con le attrezzature migliori per l’obiettivo che ci siamo prefissati. Saranno vini senza rete di sicurezza, del cuore: ogni anno cambieranno e racconteranno luoghi, territori, persone, vitigni e idee».

    Andrea Moser

    E se l’idea produttiva è molto chiara, altrettanto lo è l’idea di comunicazione, che per l’enologo è sempre stata una parte integrante del lavoro, e che spesso lo ha avvicinato al settore giornalistico a cui ormai presta la sua consulenza, grazie all’accordo con il quotidiano Linkiesta Gastronomika, per cui firma anche una newsletter mensile sul mondo del vino. I nuovi vini prodotti da solista saranno quindi dei “temporary wine”, proprio come i temporary restaurant degli chef. Spesso cambieranno la regione, il vitigno, e anche la vinificazione: e i vini saranno unici, quasi sempre irripetibili, in edizione limitata e sarà possibile acquistarli solo in preordine. Verranno spediti solo nei mesi freddi per preservarne al meglio le caratteristiche. Alcuni dei vini saranno ogni anno un’evoluzione dell’annata precedente, sulle stesse vigne selezionate dall’enologo per la sua produzione, in modo da dare continuità alla ricerca e al lavoro svolto.

    Un progetto che è molto vino, ma ha anche al suo interno tanto di progettazione, design e appunto comunicazione, destinati a un target di appassionati e – in parte – riservati a una serie di ristoranti che, oltre a poterli ordinare per la loro carta vini, li avranno in abbinamento a menu e piatti signature, grazie ad accordi diretti tra l’enologo e gli chef che, come lui, hanno una forte visione contemporanea.

    La vera sorpresa è che non sarà necessario aspettare troppo. Il primo temporary wine sarà disponibile in preordine già a ottobre: dalle vigne di Anghiari, in Toscana, Andrea Moser lo scorso settembre 2022 ha fatto la sua prima vendemmia, e la vinificazione delle prime uve. Le bottiglie saranno disponibili in numero limitatissimo: saranno infatti solo 726 bottiglie da 0,75, con etichetta d’artista realizzata da Serena Barbieri, numerate, firmate e in serie esclusiva.

    Andrea Moser con Antonio Boco

    La prima annata, 2022

    Il primo vino temporaneo viene dalla Toscana, da vigne di 80 anni, da un vigneto abbandonato per circa 40 anni. I fratelli Moser lo hanno recuperato e sottratto al bosco dopo un grande lavoro, volto a preservare e dare nuova vita a una parte di territorio che per noi ha grande potenzialità.

    Siamo ad Anghiari, nell’Aretino, a circa 450 metri sul livello del mare, su terreni di argilla rossa, praticamente inesplorati. Una tipica situazione toscana a livello pedologico, ma con uve bianche che vengono prodotte in una zona piuttosto elevata, più fresca del normale, e che proprio a causa del cambiamento climatico è diventata ideale per la viticoltura. Fino a qualche decennio fa, infatti, era troppo fredda per dare buoni risultati viticoli, adesso invece è perfetta, con la vendemmia non più a metà o fine ottobre ma bensì anticipata di circa tre settimane. Inoltre, la particolare ventilazione dei pendii che scendono da Anghiari verso la Val Tiberina permette di ridurre al minimo gli interventi contro le patologie della vite.

    Le varietà

    Le uve sono Trebbiano, Vermentino, Malvasia bianca, Canaiolo bianco e un 5% di altre varietà non ancora identificate: il bello di lavorare su una vigna così antica è anche questo.

    La vinificazione

    La vinificazione, vista la piccola quantità prodotta, è avvenuta in Clayver da 2 ettolitri, con una macerazione prefermentativa dell’uva, diraspata e pigiata, di circa 5 giorni. Il mosto è stato poi travasato per la fermentazione nuovamente in Clayver e in due caratelli, uno nuovo e uno usato, di Carmignani, storico produttore da quattro generazioni di botti tradizionali toscane per il vin santo.

    Lunghissimo affinamento sui lieviti, sono stati effettuati due soli travasi: uno dopo la macerazione e uno il 22 luglio 2023, quando il vino è stato assemblato prima dell’imbottigliamento, avvenuto il 25 luglio. Sono stati fatti pochissimi interventi sul vino: vogliamo che rispetti il territorio e sia autentica espressione di questa vigna recuperata e salvata dal bosco. C’è stata un’oculata gestione, e gli interventi in cantina sono stati dettati solo dalla necessità, evitando ogni pratica non indispensabile. In vigna l’approccio è sempre stato lo stesso: rispetto. Al di là di ogni possibile certificazione, lavoriamo sul buon senso e sull’idea di rovinare il meno possibile l’uva e la pianta e lasciare il terreno migliore di come l’abbiamo trovato. Grazie alle particolari condizioni pedocliamtiche nell’annata 2022 sono stati effettuati solo due trattamenti in tutto, rame e zolfo, e la conduzione del sottofila ha comportato solo sovesci e sfalci.

    Andrea Moser – foto tratta dal sito andreamoserwinemaker.com

    La produzione dell’annata 2022 è di 726 bottiglie da 0,75.

    L’etichetta d’artista

    La realizzazione delle etichette, basate sui valori fondanti dei fratelli Moser, ovvero: piacere, rispetto dell’uva e della terra, abilità dell’uomo, intelligenza, visione futura, è stata affidata a Serena Barbieri. Nata a La Spezia e vissuta tra le colline a due passi da Firenze, Serena Barbieri oggi vive e lavora a Porto, in Portogallo, dal 2015. Realizza dipinti, disegni, collage e ceramiche che riflettono sull’architettura e lo spazio. La materialità, la geometria e il colore sono i suoi strumenti principali. Le forme utilizzate sono le forme geometriche di base, quelle che appartengono a tutti, con lo scopo di creare delle serie di sistemi in cui questi elementi siano in armonia tra loro, che formano delle sequenze visive logiche: ha interpretato per noi i nostri valori fondativi, trasformandoli in forme semplici come il quadrato, il cerchio, il triangolo, il rettangolo, le linee rette e curve: elementi di base che si fondono, si accoppiano, si distaccano, si ricombinano e si organizzano, per dare vita a una costruzione di senso che dia vita ogni anno a un nuovo racconto e a nuovi sistemi visuali, che partono dalle stesse solide basi con infinite possibilità. Esattamente come succede per il vino.

    Ulteriori informazioni sul sito www.andreamoserwinemaker.com

    crediti ph: la foto di copertina è tratta dalla pagina facebook di Andrea Moser LEGGI TUTTO

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    Cambio al vertice per il Consorzio del Roero

    Luciano Pavesio

    Massimo Damonte è il nuovo presidente, succede a Francesco Monchiero

    Massimo Damonte, imprenditore vitivinicolo di Canale, classe 1965, guiderà il Consorzio che tutela la denominazione Roero, con oltre 250 aziende vitivinicole associate che rappresentano una produzione annua di 8 milioni di bottiglie e una superficie di 1250 ettari di vigneti.

    Prende il testimone di Francesco Monchiero, presidente uscente, rimasto alla guida per tre mandati consecutivi, che ha saputo tracciare il solco per una crescita costante della Docg Roero, recentemente eletto presidente di Piemonte Land of Wine, associazione nata per offrire ai Consorzi di tutela dei vini piemontesi un’assise in cui individuare operatività e strategie comuni con l’obiettivo di armonizzare la promozione dei vini, dell’eccellenza agroalimentare e delle bellezze del Piemonte in tutto il mondo, ottimizzando anche l’utilizzo dei fondi comunitari destinati alla promozione.

    Il neo-presidente del Roero, Damonte, dopo gli studi inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, Malvirà, occupandosi della parte viticola e del mercato italiano, contribuendo a renderla una delle più rilevanti del territorio.

    Siede nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio Roero dalla sua fondazione e ricopre la carica di vicepresidente dal 2020. L’Assemblea dei soci ha inoltre eletto il nuovo consiglio, che si insedierà nel corso del prossimo Consiglio di Amministrazione e resterà in carica fino alla primavera 2026.

    “Ringrazio per la fiducia accordata dall’assemblea e assumo il ruolo di presidente del Consorzio Tutela Roero con l’entusiasmo e la passione che devo a una denominazione che negli anni è cresciuta e si è consolidata con successo.” ha commentato Massimo Damonte “Sono davvero lieto che il Roero esprima oggi il nuovo presidente di Piemonte Land of Wine, che coordina l’attività dei 14 consorzi vitivinicoli regionali. Nei prossimi tre anni intendo proseguire con una comunicazione mirata e strategie volte a valorizzare tutta la filiera e a sottolineare l’importanza e il legame con un territorio unico al mondo, riconosciuto Patrimonio dell’umanità Unesco. L’attenzione verso i consumatori italiani ed esteri sarà ancora più alta, con l’obiettivo di far crescere sia la denominazione in termini di volumi e di valore sia la percezione dell’identità del territorio del Roero Docg”.

    In sintesi il Consorzio di Tutela Roero, denominazione tutelata che si esprime in cinque tipologie (Roero Bianco, Roero Bianco Riserva, Roero Rosso, Roero Rosso Riserva e Roero Spumante), annovera 253 aziende vitivinicole associate per un totale di 1.250 ettari di vigneti che equivalgono a circa 8 milioni di bottiglie all’anno. LEGGI TUTTO

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    Consorzio Tutela Vini Etna DOC avanti tutta

    Sono state 3.512.400 le bottiglie prodotte a marchio Etna DOC nel primo semestre 2023, pari a un imbottigliato di 26.343 ettolitri, con un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2022, quando la produzione si era attestata a 3.293.388 bottiglie, equivalente a 24.796 ettolitri.  

    Sono questi i numeri dell’Osservatorio del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, relativi alla prima parte dell’anno che mettono in evidenza una positiva tenuta della produzione, a dimostrazione dell’interesse sempre vivo nei confronti dei vini di questa denominazione da parte dei consumatori. “I dati confermano l’ottima accoglienza che il mercato continua a riservare ai vini della nostra denominazione” commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC. “Il primo semestre dell’anno scorso era stato molto positivo e l’ulteriore crescita dell’imbottigliato nei primi sei mesi di quest’anno, nonostante la situazione economica complessiva, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, sia sempre delicata, ci dona grande fiducia e certifica la maturità raggiunta dalla nostra denominazione”. 

    Francesco Cambria

    Scendendo nel dettaglio delle singole tipologie, si confermano anche quest’anno le ottime performance dei vini bianchi, a partire dall’Etna Bianco DOC (+19%) e dall’Etna Bianco Superiore DOC (+120%), tipologia riservata esclusivamente ai vini prodotti con uve coltivate nella provincia del Comune di Milo, sul versante est del vulcano. “Il Carricante è un’uva autoctona che dà origine a vini di indubbio carattere ed energia, ricchi di freschezza e sapidità, molto rappresentativi della nostra viticoltura e sempre più amati e ricercati” sottolinea il presidente.

    La tipologia più imbottigliata della denominazione rimane comunque l’Etna Rosso DOC, con poco più 1,3 milioni di bottiglie, mentre si evidenzia la crescita dell’imbottigliato dell’Etna Rosso Riserva DOC. Continua ad esserci grande fermento anche sul fronte degli Spumanti, che in questa prima metà dell’anno fanno segnare una crescita del 60% nella versione bianca. “L’entrata in produzione di nuovi vigneti, impiantati prima della sospensione delle nuove iscrizioni ad Etna Doc, consente certamente una costante crescita dell’imbottigliato, ma è soprattutto il mercato a premiare la nostra produzione e a influenzare la crescita di questi dati”. 

    Peronospora: grande attenzione, ma situazione sotto controllo 

    Per quanto riguarda lo stato fitosanitario delle uve, anche alle pendici dell’Etna, come in tutta Italia, quest’anno c’è massima attenzione sulla diffusione della peronospora. “L’andamento meteorologico in tutti e quattro i versanti è stato abbastanza regolare sino al mese di giugno quando, come un po’ in tutta Italia, abbiamo registrato abbondanti piogge – spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio – che ha comportato una difficile gestione per il controllo della peronospora, malattia non molto frequente alle nostre latitudini. La peronospora fortunatamente si è diffusa a macchia di leopardo e non ha interessato tutta l’area della doc. A livello generale, è molto probabile che non ci siano gravi rischi, ma l’allerta è elevata e il monitoraggio è continuo”.  LEGGI TUTTO

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    Per fare il vino buono serve l’acqua giusta, al momento giusto

    Pubblicata sulla rivista Frontiers in Plant Science e premiata dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana, la ricerca condotta al Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa sulla gestione dello stress idrico per il miglioramento qualitativo delle uve di Sangiovese

    La siccità aiuta a migliorare la qualità e il colore delle uve di Sangiovese, vitigno toscano per eccellenza, ma solo se lo stress idrico è imposto in alcune fasi specifiche della maturazione e secondo precise intensità. La notizia arriva da una ricerca condotta al Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista “Frontiers in Plant Science” che ha recentemente ricevuto il Premio SOI-Patron dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana.

    “I risultati ottenuti hanno evidenziato per la prima volta come la combinazione fra intensità e momento di applicazione del deficit idrico influenzi significativamente l’accumulo e il profilo specifico di antociani e flavonoli nelle uve”, spiega Giacomo Palai, assegnista di ricerca dell’Ateneo pisano e primo autore dello studio.

    In particolare, un moderato deficit idrico prima dell’invaiatura (quando l’acino è ancora verde, da giugno sino a metà luglio) aumenta la quantità di flavonoidi nell’uva, mentre un severo stress idrico post-invaiatura (da metà luglio sino alla raccolta) influenza la colorazione degli acini, e quindi del vino, redendoli più scuri e vicini alle tonalità del blu.

    Giacomo Palai – Giovanni Caruso

    “Lo stress idrico come strumento per gestire il contenuto fenolico – continua Palai – è molto importante soprattutto per il Sangiovese in Toscana che spesso risulta un po’ troppo scarico, in questo modo invece si ottengono vini con colore e fenoli più importanti, simili agli standard dei vitigni internazionali”.

    Lo studio di Palai fa parte di una più ampia attività di ricerca condotta presso il Precision Fruit Growing Lab, coordinato dal professore Giovanni Caruso e presso il Laboratorio di ricerche viticole ed enologiche, coordinato dal professore Claudio D’Onofrio.

    “Negli ultimi anni la viticoltura nazionale sta vivendo un periodo di forte pressione dovuto ai cambiamenti climatici con minori precipitazioni e periodi di siccità più lunghi che mettono a rischio la qualità delle uve soprattutto nelle aree maggiormente vocate – dice Giovanni Caruso – In questo contesto, lo sviluppo dell’irrigazione di precisione e di specifici protocolli per gestire il deficit idrico sono strumenti essenziali per mantenere e aumentare la qualità delle uve, sfruttando e volgendo in positivo condizioni potenzialmente critiche”.

    Link articolo scientifico: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpls.2022.1040899/full LEGGI TUTTO

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    Mariangela Cambria al vertice di Assovini Sicilia

    Cambio al vertice di Assovini Sicilia, Mariangela Cambria è la nuova presidente dell’associazione che riunisce cento aziende vitivinicole siciliane.Nominata nella seduta di Lunedì 10 Luglio dal neo eletto Consiglio di Amministrazione, Mariangela Cambria, messinese, co-proprietaria dell’azienda Cottanera insieme ai fratelli Francesco, Emanuele e allo zio Enzo, si occupa di marketing comunicazione e accoglienza. Subentra a Laurent Bernard de la Gatinais, che ultima il suo mandato alla presidenza durato 3 anni. Un vertice tutto al femminile, con Lilly Ferro alla vice presidenza e Josè Rallo, consigliere delegato al coordinamento delle attività di finanza agevolata.

    Mariangela Cambria

    “Voglio ringraziare tutti i colleghi del consiglio che mi hanno voluto e appoggiato – commenta la neo presidente Mariangela Cambria. Assovini Sicilia è una associazione complessa, dalle tante anime. Il mio obiettivo è quello di dare continuità allo spirito di squadra e associazionismo voluto dai miei predecessori e di interpretare il ruolo dell’associazione come collante tra le grandi e le piccole cantine. Assovini ha anche il compito di continuare a portare la Sicilia nel mondo. L’Isola è pienamente un continente vitivinicolo dalle mille sfaccettature e diversità dove il vino è veicolo di cultura ed eccellenza”, conclude Mariangela Cambria.Del nuovo Consiglio di amministrazione di Assovini fanno parte: Mariangela Cambria (Presidente); Lilly Ferro (Vice Presidente); Josè Rallo (Donnafugata); Achille Alessi (Terre di Giurfo); Federico Lombardo di Monte Iato (Firriato); Alberto Aiello Graci (Graci); Santi Planeta (Planeta); Laurent Bernard de la Gatinais (Rapitalà); Costanza Chirivino (Tasca d’Almerita).Assovini Sicilia è un’associazione che riunisce cento aziende vitivinicole siciliane di piccole, medie o grandi dimensioni, che condividono principalmente tre elementi: il controllo totale della filiera vitivinicola, dal vigneto alla bottiglia; la produzione di vino di qualità imbottigliato; la visione internazionale del mercato. LEGGI TUTTO

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    Tutto pronto per “I Magnifici 16”, il primo evento dedicato alle DOP Marchigiane di IMT

    Tutto pronto per “I magnifici 16”, il focus sui territori delle piccole e grandi denominazioni dell’Istituto marchigiano tutela vini (Imt) previsto da giovedì 22 a sabato 24 giugno. Un evento, voluto e organizzato da Imt per promuovere le Dop marchigiane sul mercato interno, a cui parteciperanno oltre 120 imprese del vino e circa 70 giornalisti nazionali del settore. In programma, visite alle cantine, oltre a tasting e masterclass in 9 eno-itinerari distribuiti su tutte le denominazioni afferenti al Consorzio, che da solo rappresenta circa il 70% dell’export e poco meno della metà dell’intero vigneto regionale.

    “Le nostre aziende – ha detto il presidente Imt, Michele Bernetti – sono da sempre molto attive sul fronte della promozione all’estero grazie a vini di punta – Verdicchio in primis – che hanno contribuito in modo decisivo alla crescita in valore delle esportazioni regionali, con un +33% negli ultimi 5 anni e un controvalore di quasi 76 milioni di euro. Ma il mercato nazionale rimane senz’altro strategico, ancora di più oggi con il boom turistico che si registra nel Belpaese così come nelle coste, nelle città e nei borghi marchigiani”.

    L’evento, diffuso nei primi 2 giorni in 9 macro-aree enologiche, si chiuderà sabato 24 giugno a Villa Koch (Recanati) con un ultimo tasting corale di tutte le 16 denominazioni e un convegno che farà il punto sulle politiche di settore in particolare legate all’enoturismo. Sotto la lente, un asset – quello del turismo del vino – considerato importante ai fini di un ulteriore sviluppo dell’immagine del brand marchigiano, anche dopo il recente varo della legge regionale che si propone di creare una rete di imprese di qualità non solo nelle produzioni ma anche nei servizi. Attesi, tra gli altri, gli interventi dell’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini, del presidente della commissione Agricoltura alla Camera, Mirco Carloni, del presidente di Federdoc, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi e del direttore di Atim Marche, Marco Bruschini.

    Saranno quasi 300 i vini in degustazione per una 3 giorni dedicata alle 16 Dop tutelate da Imt: Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero (Doc e Docg), San Ginesio, Serrapetrona e Vernaccia di Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi (Doc e Docg), Verdicchio di Matelica (Doc e Docg). L’area tutelata dall’Istituto marchigiano di tutela vini si estende su un vigneto tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino di oltre 7.500 ettari e una produzione che nel 2022 ha sfiorato i 230 mila ettolitri imbottigliati (l’89% del totale). I filari marchigiani sono tra i più sostenibili in Italia, con un’incidenza biologica sul vigneto che ha raggiunto il 39,5% delle superfici, pari a 6.991 ettari su un totale vitato di 18.000 ettari (anno 2022/23, fonte: Regione Marche, Assessorato all’Agricoltura), un’incidenza doppia rispetto alla media italiana. Dal 2010 al 2022 il totale degli investimenti messi in campo dal maxi-Consorzio e dalle aziende socie con i contributi comunitari (Ocm-Vino e Psr Marche Mis. 1.33 e 3.2) ha superato quota 28 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Export vino italiano: primo trimestre 2023 complicato

    Si chiude un primo trimestre complicato per le vendite di vino italiano all’estero, con i volumi piatti (+0,1%) e una performance tendenziale in valore a +3,8% (1,8 miliardi di euro). Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Ismea-Vinitaly, che ha elaborato gli ultimi dati Istat sul commercio estero. I volumi commercializzati, evidenzia l’Osservatorio, sono tenuti a galla dall’exploit di vendite di vino sfuso (+13,4%) – che registrano però una forte contrazione dei listini (-9,2%) – e dei comuni, a +12,8%. In sofferenza, sempre nei volumi, i prodotti bandiera del made in Italy, a partire dai vini fermi Dop imbottigliati, che si scendono del -5,3% (+2,5% il valore) con i rossi a -6,6%. Giù anche gli Igp (-2,5%), dove la crescita dei bianchi (+8,3%) non è bastata calmierare la perdita dei rossi (-7,5%) e dove il segno rosso si evidenzia anche nei valori. Tra le tipologie, si conferma l’avvio difficile per gli spumanti (-3,2% volume e +7,3% valore), complice la contrazione dei volumi esportati di Prosecco (-5,5%), mentre prosegue la buona stagione dell’Asti Spumante (+9,1%) e degli sparkling comuni (+4,4%).

    “In questo primo trimestre – ha detto il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti – la coperta troppo corta è sempre più evidente: la crescita in valore è infatti insufficiente per far fronte al surplus di costi dettato da materie prime ed energetici, che influisce per circa il 12% su un prezzo medio aumentato di appena il 3,7%. Permangono le notevoli difficoltà dei rossi, in particolare quelli Dop e Igp, a cui si aggiunge la battuta d’arresto dello spumante. Più in generale, l’attuale congiuntura impone alla domanda scelte low cost, e per questo in termini volumici fanno meglio prodotti base che hanno ritoccato poco i listini. Ma a che prezzo?”.

    “Il mercato mondiale del vino sta mandando segnali di cambiamento che sembrano favorire al momento i vini di fascia più bassa – ha commentato Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di ISMEA –. Guardando alle dinamiche dell’export dei nostri principali competitor, la Francia appare particolarmente penalizzata dall’attuale orientamento del mercato, e registra una riduzione dei flussi in quantità del 7,5% (+3,4% gli incassi). I vini spagnoli, al contrario, sono favoriti da un prezzo più competitivo e spuntano delle progressioni sia in volume (+3,8%) che in valore (+11,4%). Per quanto riguarda il nostro export, siamo lontani dai tassi di crescita a cui settore ci aveva abituati negli ultimi anni. A complicare il quadro anche l’evidente rallentamento delle vendite alla distribuzione sul mercato interno e i quasi 53 milioni di ettolitri di vino stoccati negli stabilimenti che, sebbene in riduzione sui valori record dei mesi scorsi, fanno registrare una crescita di oltre il 4% sullo scorso anno”.

    Sul fronte dei mercati, cresce in volume la piazza Ue (+7,3%) e si contrae quella extra-Ue (-7,7%); tra i top buyer gli Usa rimangono in terreno positivo (+0,4% volume, +10,8% valore) cresce, grazie agli sfusi, la Germania (+6,2% in volume e +5,6 in valore) mentre il Regno Unito cede il 13,5% (-7% il valore). In contrazione, nei volumi, mercati di sbocco ed emergenti come Canada (-24%), Svizzera (-8,4%), Giappone (-22,9%) e si conferma in caduta libera il mercato cinese (-43,7%). Volano gli ordini dalla Russia: +33,0%. Tra le regioni, rallentano i valori export per le top 3, con il Veneto a +3%, il Piemonte a +0,2% e la Toscana a +0,6%. Sopra la media gli incrementi di importanti regioni produttrici, come il Trentino-Alto Adige, l’Emilia-Romagna, la Lombardia. LEGGI TUTTO