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    Cavit – risultati 2019/20

    Proprio nell’anno in cui il settore del vino italiano vive un anno difficile, Cavit presenta un bilancio (a maggio 2020) che cresce sotto tutte le dimensioni, grazie a due acquisizioni messe a segno negli ultimi mesi e che contribuiranno anche per il prossimo esercizio fiscale, all’interno di un più ampio accordo con la Cantina di […] LEGGI TUTTO

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    Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2019

    Il mercato e i consumi di vino e di alcolici in Germania segue l’andamento mondiale del “bere meno ma bere meglio” e lo spostamento del modello di consumo da un prodotto collegato all’alimentazione durante i pasti al “fuori casa”. Si osserva quindi un costante calo dei consumi, recensito anche nel 2019 dal Deutsches Weininstitut GmbH. Per quanto riguarda il vino, i tedeschi nel 2019 ne hanno consumato 23.5 litri, compresi 3.4 di spumante, ormai il 5-6% in meno del picco raggiunto qualche anno fa di 25 litri. Succede più o meno la stessa cosa in termini di valore che vedete replicato qui sopra in maniera dinamica grazie a Fluorish. La spesa dei tedeschi nel 2019 per il vino è calata dell’1% a 4.5 miliardi nell’ambito di un incremento molto leggero della spesa in generale per gli alcolici, 13.5 miliardi di euro, dove a guadagnare terreno sono gli aperitivi e i superalcolici. Entrando più nel dettaglio del consumo di vino, le statistiche forniscono alcuni dati discordanti con le tendenze del passato: nel 2019 i tedeschi sono tornati sui vini rossi, che erano in calo nel mix delle loro scelte da diversi anni, soprattutto per quanto riguarda il consumo di prodotti locali. Passiamo all’analisi dei dati.

    Il consumo di vino in Germania pro-capite scende nel 2019 a 20.1 litri (20.5 nel 2018), oltre a 3.4 litri di spumante (stabile). Questo andamento calante si colloca all’interno di un trend strutturale ben definito: i consumi totali di alcolici sono in calo netto negli ultimi anni e nel 2019 sono scesi a 128 litri pro capite, con la birra per la prima volta sotto 100 litri (!).
    In termini di spesa le cose vanno decisamente meglio. La spesa dei tedeschi in alcolici raggiunge quota 13.5 miliardi di euro. In realtà si tratta di un recupero nel senso che questo livello era già stato raggiunto qualche anno fa. Per il vino si registra un livello stabile, con un calo in termini relativi (dal 33.6% al 33.1% del totale per i vini fermi, mentre gli spumanti sono stabili al 7.2-7.3%): con un -1% per i vini fermi e un +2% per gli spumanti. Va meglio nel 2019 per la birra, che compensa in pieno il calo dei volumi e cresce dell’1%, come per gli altri alcolici, nel 2019 in crescita del 2%.
    Vi allego poi i dati sulle preferenze per tipologie di vino. Nel 2019 si registra un rimbalzo nelle preferenze verso i vini rossi tedeschi che non si vede va danni e che stoppa per quest’anno il calo del vino rosso nelle preferenze generali dei tedeschi. Nel 2019, il mix è 46% rossi, 44% bianchi e 10% rosè, senza sostanziali differenze con il 2018.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Canada – consumi e mercato del vino, dati 2018/19

    Il consumo di vino in Canada del 2019 ha subito un rallentamento in relazione all’andamento del consumo di alcolici in generale, anche se guardando i dati tale conclusione si lega soprattutto alla categoria degli “altri” prodotti come i vini fortificati, che potrebbero essere stati riclassificati dall’ufficio statistico di Statistics Canada. Comunque, i dati che presentiamo oggi mostrano un mercato stabile in valore per il 2019 (a dire la verità un 2018/19) e in calo del 2.5% a volume, all’interno di un trend quinquennale di crescita del 3% annuo a valore e del 2% annuo a volume. Come da diversi anni a questa parte la “classifica” in termini di velocità di crescita vede al primo posto i vini spumanti e rosati, poi i vini bianchi e alla fine i vini rossi, che comunque rappresentano la spina dorsale del consumo di vino canadese, con una quota superiore al 50% del totale sia a volume che a valore. Infine, noterete come stia crescendo la quota dei prodotti locali canadesi proprio nella categoria dei vini rossi, a differenza di quanto accade per le altre categorie. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Il mercato del vino canadese è stabile nel 2019 a 7.46 miliardi di dollari locali, con un calo del 2% del volume consumato a 5.06 milioni di ettolitri. Il ritmo di crescita sui 5 anni resta positivo, a +3.2% a valore e +1.8% a volume.
    La categoria principale è quella dei vini rossi, che rappresentano 4 miliardi di dollari di valore e 2.6 milioni di ettolitri di consumo. Di questi, la quota canadese è in costante aumento da qualche anno, al 26.5% nel 2019, comunque sotto il livello del 40% circa raggiunto nei vini bianchi. L’andamento del consumo di vino rosso è meno positivo che per le altre categorie, con volumi stabili (da ormai qualche anno) e una crescita ormai affidata soltanto al mix.
    I vini bianchi sono invece ancora in crescita anche a volume, poco più del 2% nel 2019 e intorno al 3% annuo sui 5 anni, il che porta la dinamica a valore attorno al 3.5% per il 2019 e al 4.5% per gli ultimi 5 anni.
    Le categorie più dinamiche sono comunque quelle degli spumanti e dei vini rosati, che sono peraltro relativamente marginali, rappresentando rispettivamente il 6% e il 3% del mercato del vino canadese. Per gli spumanti, la crescita 2019 è dell’8%, quindi quasi allineata al ritmo degli anni passati, mentre per i rosati si assiste a una decisa accelerazione, +17% nel 2019 contro il +6% annuo dal 2014 a questa parte.
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    Le importazioni mondiali di vini spumanti – aggiornamento 2019

    Con l’aiuto di Comtrade che ha una base abbastanza completa di dati 2019 sul commercio estero (manca ancora la Cina, per indenderci), analizziamo i dati del commercio mondiale di spumanti partendo dalle importazioni. Incrociando import ed export (ben più facile da tracciare) possiamo dire che gli scambi internazionali di spumante sono cresciuti del 5% nel 2019 toccando quota 6.5 miliardi di euro. Il dato in dollari, 7.3 miliardi è invece stabile a causa del rafforzamento del dollaro. Vi ricordo che tutti i dati sono in formato scaricabile nella sezione Solonumeri. Quest’anno sono riuscito anche a ricostruire una dato decente sui volumi, circa 8.9 milioni di ettolitri scambiati, stabili rispetto al 2018. Per quanto riguarda le gerarchie tra i maggiori importatori, nessuna grande novità: USA (ritornato a crescere a doppia cifra) e Regno Unito (quasi tornato sui livelli di qualche anno fa) dominano il campo e rappresentano una quota del 33% del totale, in crescita rispetto al 30% dell’anno precedente. Il miglior mercato del 2019 è stato però il Giappone, cresciuto del 13% in dollari e del 19% in Euro al livello massimo storico di importazioni di spumante. Con 620 milioni di euro rappresenta circa il 9% dello spumante importato nel mondo. Passiamo a commentare qualche altro dato.

    Le importazioni di spumante crescono del 5% in euro a 6.53 miliardi di euro, con un leggero rallentamento rispetto al ritmo di crescita degli ultimi 5 anni, intorno al 7% annuo.
    Il principale mercato resta quello americano, che copre 1.28 miliardi di euro e che cresce del 12% nel 2019 e del 13% annuo negli ultimi 5 anni: si tratta del vero motore trainante degli spumanti mondiali.
    Il mercato inglese è cresciuto del 7% a 833 milioni di euro, quasi tornando al livello di massimo storico del 2015 (859 milioni di euro), mentre come dicevamo il Giappone accelera a +19%.
    Tra i grandi mercati l’unico negativo è la Germania, in calo del 3% a 411 milioni di euro.
    Se chiudessimo qui la classifica e considerassimo tutti gli altri messi assieme, la loro crescita sarebbe del 4.5% sul 2018. Ma all’interno del calderone, andrebbe sottolineato il recupero del mercato russo e del mercato austriaco.
    Ho ricostruito anche i dati sui volumi che trovate nel grafico e in tabella. Faccio fatica a fare i totali prima del 2015 per la mancanza di alcuni dati. Ad ogni modo, se ci spostiamo dai valori ai volumi il mercato inglese e quello americano si equivalgono a circa 1.5 milioni di ettolitri di importazioni ciascuno, sempre a rappresentare una quota del 35% circa del totale. Il terzo mercato diventa però la Russia con 0.9 milioni di ettolitri importati e poi la Germania con 0.7 milioni. Il mercato giapponese, che ha un mix di importazioni ricchissimo, figura al sesto posto con meno di 0.5 milioni di ettolitri, dietro anche ai belgi.
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    Nosio – risultati e bilancio 2018/19

    Quest’anno sono in ritardo con Nosio e Mezzacorona, ma come dice la parola mezza colpa è loro, che hanno caricato il bilancio più tardi degli altri anni, mentre mezza è mia che non mi sono accorto che erano caricati. Li recensisco quindi con diversi mesi di ritardo rispetto al solito, ma mi piace farlo ugualmente per dare una continuità al lavoro, nonostante le condizioni di operatività siano decisamente cambiate. Nosio è come sapete il braccio commerciale di Mezzacorona, di cui parleremo più avanti. Nel 2019 ha chiuso il bilancio con un incremento del 4.5% delle vendite (EUR121 milioni grazie a Italia ed Europa) e margini sostanzialmente stabili. Ha pagato un buon dividendo alla sua capogruppo ed è riuscita a ridurre nel contempo la posizione finanziaria da 40 a 38 milioni di euro. Diciamo quindi un buon bilancio, nell’attesa di vedere che cosa è successo nel 2020: se il documento sarà reso disponibile per tempo, con la chiusura a luglio i bilanci di Nosio e Mezzacorona sarebbero tra i primi a contenere l’impatto COVID tra le aziende non quotate. Passiamo ai dati.

    Le vendite di 121 milioni sono in crescita del 4.5%, grazie a un incremento del 7.6% del fatturato domestico a 40 milioni, al +9.8% in Europa (26 milioni), mentre le vendite fuori dall’Europa sono stabili a 57 milioni.
    Il fatturato per prodotto vede sempre la preponderanza del vino fermo in bottiglia, +3% a 101 milioni, mentre sono in leggero calo gli spumanti (-3% a 11 milioni) e salgono le vendite di vino sfuso che restano marginali a 4 milioni di euro.
    I margini sono stabili rispetto al 2018 a livello di MOL (+3.6% a 9.5 milioni), che avevano però visto un calo rispetto agli anni precedenti. L’utile operativo migliora leggermente grazie al leggero calo degli ammortamenti e raggiunge i 5.5 milioni di euro, +9%, mentre l’utile netto di 3.4 milioni è stabile dato il leggero aumento degli oneri finanziari e dell’imposizione fiscale.
    A livello finanziario come dicevamo Nosio migliora leggermente il debito e si porta a 37.5 milioni dai 39.9 del 2018, quindi un calo di 2.4 milioni di euro raggiunto nonostante l’aumento del capitale circolante di 2 milioni (ben +6 milioni per il magazzino, parzialmente “finanziato” dalla capogruppo Mezzacorona), 4 milioni di investimenti e 2.7 milioni di dividendi pagati alla capogruppo. Vi ricordo sempre che non si tratta di bilancio consolidato e quindi a fronte di questo debito Nosio vanta partecipazioni in altre aziende del valore di quasi 50 milioni (per cui trovate il rapporto debito/EBITDA rettificato nella tabella.
    La contemporanea crescita dell’utile operativo e leggero calo del capitale investito (119 milioni da 121), consente il miglioramento del ritorno sul capitale dall’8% al 9%.
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    Produzione vini DOC e DOCG per denominazione – dati 2018

    Andiamo diritti al punto: I dati che trovate qui sono della produzione di vini DOC relativa al 2018. Siamo a fine 2020. I dati che trovate qui sono raccolti da Federdoc e pubblicati in un compendio chiamato VQPRD, reso disponibile sul sito. Federdoc chiede agli enti certificatori e alle camere di commercio i dati per compilare il compendio. Non tutti rispondono. Come mai Siquria (ne prendo una che è anche quella più eclatante per la rilevanza delle DOC che certifica) che è incaricata di certificare molte delle DOC venete non fornisce i dati? Non sono io che devo dare una risposta, ma chi paga Federdoc e Siquria. Io, e voi di conseguenza, ricevo soltanto una cattiva informazione, di cui posso lamentarmi ma niente di più.
    Quindi qui trovate una serie di classifiche relative alla produzione di vini DOC 2018. Ci sono un po’ di buchi, ma il 2018 è un po’ meglio della base dati 2017. Trovate anche tutti i dati nella sezione solonumeri del blog, in questo caso divisi per regione.
    Per questo post la chiudo qui, non sono dell’umore giusto per andare avanti, visto che ho lavorato un pomeriggio intero (quello del mio compleanno) per riclassificare i dati.

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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento luglio 2020

    I dati ISTAT sulle esportazioni appena pubblicati sono allineati alla curva del COVID, per così dire. Le esportazioni di vino di luglio sono infatti sostanzialmente allineate a quelle dello scorso anno (+1% a 601 milioni per la precisione) e contribuiscono a ridurre il gap rispetto allo scorso anno. Nei primi 6 mesi eravamo a -4.1%, adesso siamo a -3.2% sui primi 7 mesi dell’anno. Entriamo ora in un periodo di calma (i dati di agosto disponibili tra un mese) e poi sarà la stagione degli spumanti, soprattutto ottobre e novembre. Siccome sono proprio gli spumanti il punto debole di quest’anno (dopo essere stati il principale fattore di crescita per diversi anni), potremmo assistere a un peggioramento dei dati nella parte finale del 2020. In questo periodo i dati di dettaglio per paese sono molto volatili. Anche in luglio si conferma la debolezza del mercato inglese e di quello francese, entrambi legati in modo importante alle dinamiche degli spumanti. Passiamo a commentare qualche dato.

    I 601 milioni di export di luglio portano il saldo italiano a 3492 milioni di euro, -3.2% dall’inizio dell’anno, il che significa un saldo negativo di 115 milioni. Se dovessimo calcolare quanto ci vuole negli ultimi 5 mesi dell’anno per arrivare a zero diremmo +3.9%. Un andamento difficile da immaginare, soprattutto considerando la situazione in cui siamo con il virus.
    Tornando ai nostri numeri, sono andati peggio gli spumanti -7.7%, quindi perfettamente allineato al -7.6% del dato cumulato sui primi 7 mesi di 766 milioni di euro, mentre sono andati meglio i vini fermi e quelli sfusi in particolare (+11%). Per quanto riguarda la categoria dei vini imbottigliati, il dato di luglio è +3%, il che riduce il saldo dei primi 7 mesi al -2.4% per un valore di 2461 milioni di euro.
    Passando brevemente ai mercati, luglio è stato stabile in USA e +3% in Germania, mentre il Regno Unito è calato del 7%. Sono dati non troppo difformi dalle tendenze recenti. Scendendo nella lista va notato il dato svizzero molto forte (+22%) che raddrizza un po’ il dato cumulato e in senso opposto quello svedese (-14%). Ma, di nuovo, sono dati che vanno valutati alla distanza e quindi resta il concetto di fondo della debolezza del mercato inglese.
    Nel segmento degli spumanti il Prosecco mostra qualche segno di debolezza, segnando un -11% in luglio (quindi peggio del resto degli spumanti) mentre resta a -5% sui primi 7 mesi dell’anno (quindi meglio del -7.6% del totale). In questo contesto negativo sono in decisa controtendenza i dati dell’Asti spumante (+21% in luglio, +11% da inizio anno), che però contano ormai meno del 10% delle nostre esportazioni di spumante.
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