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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento maggio 2021

    Con il recupero messo a segno in aprile e maggio, mese che commentiamo oggi, le esportazioni italiane di vino tornano sul livello pre-crisi: negli ultimi 12 mesi a maggio 2021 6554 milioni di euro, negli ultimi 12 mesi terminanti a marzo 2020 6507 milioni. Maggio è stato un mese da 621 milioni, quindi +42% sul 2020 ma +8% anche sul mese corrispondente 2019. Lo stesso per i primi 5 mesi dell’anno: +11% sul 2020 a 2689 milioni ma anche +6% sui 5 mesi 2019. Diversi mercati sono sui loro massimi storici: Germania (+6% primi 5 mesi), Svizzera (+21%), Olanda (+18%), Belgio (+50%), mentre alcuni sono ancora sotto. In particolare gli USA sono ancora il 6% sotto il precedente picco annuale (1508 sui 12 mesi contro 1597), ma anche come sappiamo bene il Regno Unito (-18%), il Canada (-4%), la Francia (-8%), la Svezia (-5%) e il Giappone (-18%). Nel segmento dei vini spumanti, ancora circa il 2% sotto il livello pre crisi, spicca come al solito l’andamento positivo del Prosecco. Per la prima volta il Regno Unito (pur dando segnali di rimbalzo post COVID) non è più il primo mercato estero per il prodotto, superato dagli USA. E proprio a questa analisi specifica si riferisce il grafico che trovate allegato nel resto del post, insieme a numerose tabelle che dettagliano i numeri appena commentati. Buona lettura.Fonte: www.coeweb.istat.it Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    LVMH – risultati primo semestre 2021

    Il primo semestre 2021 di LVMH nella divisione vino e spirits (e non solo in quella) sono stati i migliori di sempre. Non stiamo parlando di tassi di crescita, sarebbe facile visto il confronto con i primi mesi del 2020, ma di valori assoluti. Mai vendute tante bottiglie nel primo semestre (114 milioni), mai fatturato tanto (2.7 miliardi, di cui 1.1 miliardi nel segmento specifico del vino e dello Champagne), mai fatto un margine sul fatturato tanto alto nel semestre (34%). È dunque inutile che vi dica di quanto sono cresciuti questi 924 milioni di utile operativo, vi basti sapere che sono molto vicini al picco storico di un semestre (il secondo però, quello del 2019) in cui si erano vendute 10 milioni di bottiglie in più. Risultati eccezionali che derivano dall’euforia del momento di uscita dalla pandemia, dall’arrivo della vaccinazione, che ha fatto crescere la domanda di beni “celebrativi” come lo sono i prodotti di lusso e i vini di lusso. I volumi venduti di Champagne sono stati del 10% sopra il livello del 2019, quelli del Cognac Hennessy del 6%. Aggiungo anche che, sia nel lusso che negli altri segmenti, questa ondata di domanda sta anche facendo calare la scontistica, e questo si vede soprattutto nel livello dei margini.LVMH non si è naturalmente fermata, neanche nei momenti più bui. Nella divisione ha acquistato e integrato Provence Rosé e Château d’Esclans, annunciato una partnership con Shawn JAY-Z Carter per acquistare il 50% di Armand de Brignac e ha lanciato Chandon Garden Spritz, un blend di spumante argentino ed estratto naturale di buccia d’arancio per cercare di prendersi un po’ del mercato di Aperol (con un occhio soprattutto all’Asia, guardando la composizione del prodotto).Bene, vi lascio ai numeri e grafici, nel resto del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento aprile 2021

    Le esportazioni italiane di vino si sono ulteriormente riprese in Aprile, che ha segnato un +30% sul già indebolito aprile 2020 ma anche un +19% sul corrispondente mese del 2019. Come molti hanno già commentato, questo balzo riporta a +4% il saldo da fine anno e colma una parte del gap COVID (vedere grafico all’interno). Sui 12 mesi le esportazioni sono ancora a -1.5%, circa 150 milioni distanti dal picco precedente. I dati dettagliati di seguito restituiscono un quadro di forte rimbalzo in tutte le geografie (da notare che la Cina torna nella top 10 dell’export dei vini in bottiglia), ma comunque il mercato più debole resta il Regno Unito (-12% nei 4 mesi, molto vicini sia spumanti che vini in bottiglia a questo dato), il Canada, la Svezia e il Giappone. Sono invece marcatamente positivi i dati relativi al Belgio (+50% nei 4 mesi) e della Svizzera (+23%). Il mercato USA, di gran lunga il più importante per l’Italia ha chiuso i 4 mesi con 510 milioni di euro, -3%. Dati dettagliati e grafici sono nel seguito del post. Buona consultazione.
    Fonte: ISTAT

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    Santa Margherita – risultati e dati di bilancio 2020

    Pur con un calo del fatturato vicino al 10%, Santa Margherita è riuscita nell’anno del COVID a generare più profitti che nel 2019 (46 milioni di utile operativo contro 44 dell’anno scorso). Il bilancio che analizziamo oggi contiene alcune importanti discontinuità a livello fiscale e patrimoniale, visto che l’azienda ha da un lato definito con l’Agenzia delle Entrate la pratica “patent box” (6 milioni di euro di beneficio relativo al 2015-19 ma contabilizzato quest’anno) e dall’altra ha aderito allo schema di rivalutazione dei beni aziendali (per 101 milioni) che ha un impatto importante sul capitale investito (e dal prossimo anno presumibilmente dal livello degli ammortamenti. Tornando ai temi importanti, i cali di vendite più importanti sono stati nei marchi recentemente acquistati (Mesa e Ca Maio, -20% e -16% rispettivamente) ma l’azione di “protezione dei profitti” è parallela a tutta l’azienda e deriva dal forte taglio delle spese pubblicitarie e dei servizi, dal beneficio dei minori costi delle materie prime e, in piccola parte, dal supporto governativo. Poco si dice delle previsioni 2021, salvo che il fatturato dei primi mesi del 2021 è in decremento rispetto all’anno precedente. Passiamo ai numeri.

    Le vendite calano del 9.2% a 172 milioni, con una riduzione leggermente meno marcata per il vino confezionato a 8.5%, con l’Italia a -15.8% e le esportazioni a -5.1%. Per entità legale, Santa Margherita cala del 10%, Ca’ del Bosco dell’11%, Pile e Lamole del 12%, Ca’ Maiol del 16% e Mesa del 20%, mentre l’attività dell’importatore americano è giù del 5% (-1.6% escluso l’impatto dei cambi).
    A fronte di questo calo delle vendite, l’EBITDA del gruppo sale del 4% a 57 milioni di euro (margine dal 29% al 33%) e l’utile operativo cresce del 5% a 46.5%. Sotto l’utile operativo i dati sono fortemente influenzati dai componenti di cui discutevamo sopra e di quelle relative allo scorso anno, che hanno determinato un’aliquota fiscale particolarmente bassa quest’anno (8%) e molto alta l’anno scorso (57%), in entrambi i casi lontana dalla media del gruppo del 25% circa degli ultimi anni. Ad ogni modo, l’utile netto è stato 38 miloni, dai 20 del 2019 e dai 26 del 2018.
    Non abbiamo visibilità sui conti consolidati relativamente ai costi, ma per quanto riguarda Santa Margherita SpA, il costo degli acquisiti è sceso di circa 1-1.5% rispetto alle vendite, sono state poi tagliate del 25% le spese pubblicitarie e ovviamente non si è viaggiato.
    Passando per chiudere alla parte finanziaria, il debito finanziario netto sale da 146 a 153 milioni di euro dopo aver distribuito 20 milioni di euro di dividendi all’azionista (11 milioni nel 2019). Il patrimonio netto e il capitale investito sono fortemente influenzati dalla rivalutazione e dunque determinano per converso un calo del ritorno sul capitale. Più importante invece è sottolineare come anche in un anno difficile come il 2020 Santa Margherita sia riuscita a generare cassa.

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    Germania – esportazioni di vino 2020

    La Germania è stato uno dei paesi che più ha sofferto la crisi COVID in tema di esportazioni di vino. Nel 2020 i volumi esportati sono calati del 10% e il valore delle esportazioni è andato anche peggio, -15% scendendo forse per la prima volta da 10 anni a questa parte sotto la soglia di 900 milioni di euro. La lista dei paesi ai quali la Germania spedisce il vino è molto evocativa di un’attività poco radicata: in Olanda vanno tra 700 e 900 mila ettolitri di vino a meno di 2 euro al litro ogni anno, nel Regno Unito sono tra 300 e 600 mila ettolitri a un prezzo poco più elevato. Ecco, forse l’analisi dovrebbe cominciare dal terzo paese, gli USA, dove i dati cominciano a corrispondere al vino tedesco che abbiamo in mente, quello nella bottiglia bislunga. Ma le conclusioni non sarebbero molto diverse: forte volatilità tra i mercati e dati quasi egualmente negativi nel loro complesso. Passiamo al commento.

    Le esportazioni di vino della Germania sono calate del 10% in volume a 3.45 milioni di ettolitri, mentre in valore la discesa è del 15% a 889 milioni di euro, con un conseguente calo del prezzo medio di esportazione del 6% a 257 euro per ettolitri.
    Come dicevamo, forte volatilità tra i mercati. L’Olanda, da cui presumibilmente il vino viene poi riesportato, cresce del 33% a 900 mila ettolitri e con 173 milioni di euro (+28%) ritorna ad essere il principale mercato di destinazione del vino tedesco.
    Il Regno Unito invece fa marcia indietro dopo i balzi degli ultimi 2 anni con volumi dimezzati a 318mila ettolitri e export quasi dimezzato a 75 milioni di euro.
    Scende del 20% anche il mercato americano a 69 milioni di euro, mentre sono stati in leggera crescita la Svizzera (+6%, 57 milioni) e stabile la Polonia (55 milioni di euro). La Norvegia è invece stata una sorpresa negativa, -42% dopo anni di stabilità.
    Un occhio alle esportazioni di spumante, dove la Germania è un po’ la quarta forza nel mondo: sono scese del 27%, quindi peggio dell’andamento globale, da 121 milioni a 88 milioni di euro, in realtà dovuto all’andamento negativo in una serie di mercati minori, tra l’altro non riportati specificatamente nel database. Ad ogni modo, il mercato principale dello spumante tedesco, l’Austria ha ridotto le sue importazioni da 15.3 a 14.1 milioni di euro.

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    Esportazioni di vini spumante Italia – aggiornamento primo trimestre 2020

    Le esportazioni di spumante del primo trimestre non sono mai particolarmente significative, tanto più quest’anno in cui il COVID sta determinando delle forti oscillazioni nell’andamento di alcuni mercati. I dati che commentiamo oggi sono leggermente negativi, con una partenza d’anno a -3% per un valore esportato di 316 milioni di euro e un volume stabile a 0.9 milioni di ettolitri. Si ripropongono i temi già affrontati nei post precedenti: il calo strutturale delle esportazioni nel Regno Unito (accentuato dalle pesanti chiusure nel trimestre), la quasi stabilità del mercato americani, diventato il più importante (e lo è quasi anche nella categoria del Prosecco) e una serie di paesi che mostrano una forte volatilità sia in positivo (Belgio, Russia) che in negativo (oltre al Regno Unito, Canada e Giappone tra i primi 10 mercati per il prodotto). Continua a calare la categoria ISTAT degli spumanti DOP, che presumibilmente andrà a scomparire. Passiamo ai dati.

    Le esportazioni di spumante nei primi 3 mesi del 2021 sono calate del 2.7% a 316 milioni di euro, portando il saldo sugli ultimi 12 mesi a -7.5% (1467 milioni di euro).
    Il Prosecco continua a guadagnare peso, con un andamento leggermente positivo nel trimestre (+2.2% a 229 milioni di euro) e un calo inferiore alla media sui 12 mesi (-3.8% a 1028 milioni di euro).
    Dal punto di vista geografico nel trimestre si cominciano a rivedere dei segni “più” invece che dei segni “meno”, con particolare riferimento alla Germania (+7%), alla Francia (+9%), Russia (+29%) e Belgio (+65%). Sono invece molto negativi i dati di Regno Unito, Canada e Giappone, tra il 20% il 25% e anche quelli del mercato svedese (-11%). Se può essere “consolante” si potrebbe però dire che nel primo trimestre tutto il calo dello spumante è spiegato dal Regno Unito (non è ancora così sui 12 mesi).
    Nel segmento del Prosecco tale considerazione appare ancora più evidente: se escludiamo il Regno Unito, ci troveremmo con una crescita più vicina all’8% che non al 2% riportato. Infatti il mercato inglese cala da solo del 24% a 38 milioni, il che significa una perdita di 13 milioni di euro, circa il 6% dell’esportato dell’anno scorso nei tre mesi.
    Per il Prosecco sono invece molto rassicuranti i dati di inizio anno negli Stati Uniti (+6%) in Francia (+20%) e in Belgio (raddoppio).
    Passando brevemente all’Asti, la tabella vi mostra la solita forte volatilità data dai piccoli numeri. L’Asti sta diventando sempre più americano: il 25% dell’export degli ultimi 12 mesi e il 34% del primo trimestre è andato proprio lì.

    Fonte: ISTAT (www.coeweb.istat.it)
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento marzo 2021

    Stiamo entrando nella fase “turbolenta” dell’anno per quanto riguarda la base di confronto con lo scorso anno, caratterizzato dalle oscillazioni relative all’inizio del COVID. Il mese di marzo è stato positivo (+12%) e consente di chiudere il trimestre con un calo limitato al 4%. Il saldo sui 12 mesi è coerente con questo dato: -4.2%. Per molti osservatori, il rimbalzo delle esportazioni verso gli Stati Uniti (+17% in Marzo) è un segnale di stabilizzazione di questo mercato così importante per il nostro export (il 23% delle nostre esportazioni totali). Vedremo cosa succede nei prossimi mesi. L’unica osservazione che si può fare da chi legge i numeri è che marzo era il primo mese di confronto facile per le nostre esportazioni negli USA e altri ne seguiranno, particolarmente nel secondo e nel quarto trimestre dello scorso anno, quando i cali furono a doppia cifra. La seconda considerazione da fare sul primo trimestre la suggerisce il grafico qui sopra: le esportazioni italiane continuano a fare progressi nei paesi “di seconda fascia”, intendendo quelli fuori dai primi 5, che rappresentano in totale 544 milioni dei 1445 totali e che sono cresciuti del 5% nel primo trimestre. Passiamo ai dati.

    Le esportazioni in marzo sono cresciute del 12% a 609 milioni, spinte dal rimbalzo dei vini in bottiglia (+16%) dopo i dati negativi del primo bimestre. Nel trimestre le esportazioni sono quindi calate solo del 3.9% a 1445 milioni di euro, con i vini in bottiglia a -3.8%, i vini sfusi a -8.5% e i vini spumanti a -2.7%, come vedete in tabella qui sopra.
    I volume esportato nel trimestre è calato dell’8%, soprattutto nel segmento dei vini sfusi (-18%), mentre sono rimasti stabili i volumi venduti di spumante, in un periodo comunque poco significativo per la categoria.
    Gli Stati Uniti hanno importato vino per 357 milioni nel trimestre, in calo del 12% sul 2020 nonostante il rimbalzo di marzo, mentre sono quasi in pari le esportazioni in Germania (-3%). Il Regno Unito, dove il COVID ha colpito forte nel primo trimestre, è calato del 20%, con una ulteriore correzione nel mese di marzo. La Svizzera rimbalza del 10%, mentre in Canada i dati sono compatibili con quelli americani: -12%.
    Tra gli altri mercati va notato il forte incremento del Belgio (che mi costringerà a cambiare la lista da pubblicare!) e sono anche in ripresa le esportazioni in Cina: il dato annuale è di nuovo tornato sopra 100 milioni, pur restando distante dal picco di 136 milioni di euro toccato a fine 2019.
    Gli spumanti di cui parleremo nello specifico in un post tra qualche giorno sono stati particolarmente impattati dal Regno Unito nel primo trimestre, calato del 25%, mentre sono in forte miglioramento le esportazioni in Russia. Tutti i dettagli sono in tabella.

    Fonte: ISTAT
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    Norvegia – importazioni di vino 2020

    La Norvegia del vino parla sempre due lingue, il francese e l’italiano. È però vero che negli ultimi anni sta cominciando ad aprirsi al resto del mondo tanto che nel 2020, un anno diverso da quello di tanti altri mercati, le importazioni da questi due paesi dominanti hanno perso due punti percentuali di quota, dal 64% al 62% del totale. Venendo al 2020… beh certamente sono dati inaspettatamente positivi, tanto più che si combinavano con una svalutazione della valuta locale: le importazioni di vino sono salite di quasi il 30% a volume a 1.1 milioni di ettolitri e del 15% a valore a 445 milioni. Roba da andare a guardare due volte le tabelle per sincerarsi che i numeri fossero davvero questi. La Francia allarga un po’ il divario con l’Italia (e vi ricordo che per diversi anni l’Italia è stata davanti non solo per volumi ma anche per valori), che continua un inesorabile percorso di perdita di quota di mercato nel paese, pur chiudendo il 2020 con un incremento dell’11% delle esportazioni. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Le importazioni di vino in Norvegia nel 2020 sono letteralmente esplose dopo diversi anni di costante crescita. Il dato vede un incremento da 386 a 445 milioni di euro, +15%, che fa salire il ritmo degli ultimi 5 anni al +5% annuo. Oltre al valore anche il volume cresce: +28% a 1.11 milioni di ettolitri, per un +6% annuo dal 2015 al 2020.
    L’Italia ha saldamente la leadership dei volumi, 324mila ettolitri nel 2020, +23% e una quota poco inferiore al 30%, ed è seconda dopo la Francia in termini di valore: 133 milioni di euro, nel 2020 +11% e negli ultimi 5 anni soltanto +1%, da cui la considerazione che facevo sopra sulla perdita costante di quota di mercato, passata dal 36% del 2014-15 al 30% attuale.
    La Francia cresce del 13% nel 2020 a 144 milioni e dunque allarga la forbice con l’Italia dopo il sorpasso del 2018. Le esportazioni transalpine in volume sono state pari a 225mila ettolitri, +24% nell’anno e +8% negli ultimi 5 anni (contro il +2% dell’Italia).
    Sotto Francia e Italia si apre il buco. La Spagna a 38 milioni di euro ha una velocità simile, mentre cresce molto la Germania, +27% a 37 milioni di euro e gli USA +31% a 19 milioni di euro, nonchè il Portogallo, +37% a 16 milioni di euro.

    Fonte: UN Comtrade
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