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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento maggio 2024

    Oggi (per pubblicazione domani) scrivo il post sulle esportazioni dall’agriturismo di Emidio Pepe, esperienza che consiglio a tutti. Il dato di maggio segna un calo del 2% a 704 milioni di euro. Commento: a dir poco imprevedibile. In Aprile, le esportazioni erano salite del 16% contro il -3% di aprile 2023. Quest’anno a maggio sono calate del 2% contro un calo di maggio 2023 del 4%, che avrebbe idealmente offerto una migliore base di comparazione. Vale dunque la pena di focalizzarci sui 5 mesi dell’anno, che sono positivi a +5% e al dato degli ultimi 12 mesi a fine maggio, +1%. Valgono, semmai ancor di più, le considerazioni del mese scorso: le esportazioni continuano a essere guidate dai volumi, anche in maggio +2%, portando il saldo dei 5 mesi a +5%. Nei prossimi mesi il supporto dei volumi potrebbe venire a mancare. Dal punto di vista geografico, si conferma la ripresa degli USA, mentre diventano “osservati speciali” il mercato svizzero, francese e svedese, tutti in regressione sia sul mese che sui 5 mesi 2024. Nel resto del post ulteriori commenti e tutte le tabelle dettagliate.

    Le esportazioni italiane di vino calano del 2% a maggio, portando il saldo da inizio anno da +7% a +5% (3.23 miliardi di euro). In termini di volume, a maggio cresce del 2% e dall’inizio dell’anno è a +5% a 8.9 miliardi di euro.
    I vini spumanti si mantengono positivi, +3% nel mese, e chiudono i 5 mesi a +9%, mentre i vini in bottiglia segnano un calo del 4% nel mese che porta il saldo da inizio anno a +4%. Come sapete il periodo non è particolarmente importante per gli spumanti, nonostante la Pasqua.
    I mercati principali, ossia USA, Germania e Regno Unito sono positivi da inizio anno, rispettivamente +5%, +1% e +6%. Tra gli osservati speciali: Cina in calo per il terzo mese consecutivo, solo 37 milioni di esportazioni contro i 39 milioni dello scorso anno. Russia: cambio di direzione in maggio, ma su valori poco significativi, il saldo di inizio anno dice ancora +97% per 112 milioni.
    Nel segmento degli spumanti, calano tutte le categorie in maggio fatta eccezione per il Prosecco a +8%, per chiudere quindi con un +3% totale. Il Prosecco cresce sui 5 mesi del 12%, l’Asti e gli altri spumanti DOP calano entrambi del 4%.
    Vi lascio alla consultazione delle tabelle e vi auguro buone vacanze.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More

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    Chapel Down – presentazione, risultati e… destino?

    Grazie al suggerimento dell’amico Martin Cubertafond, professore universitario e consulente nel settore del vino, ho dato un occhio al bilancio di Chapel Down, la principale azienda spumantistica inglese. Chapel Down è quotata in borsa a Londra con un valore di mercato di circa 150 milioni di euro da dicembre 2023 (ha 4 azionisti principali con il 50%, mentre il resto è flottante). Con 367 ettari vitati (circa il 10% del vigneto inglese) e una “capacità produttiva” dalle proprie uve di circa 3.4 milioni di bottiglie annue rappresenta una quota piuttosto significativa degli spumanti inglesi. Le vigne sono tutte localizzate nel Kent, ossia nella lingua di terra all’estremo sud-est dell’isola, diciamo la “rive droite” del Tamigi. Nel 2023 ha generato 17 milioni di sterline di fatturato vendendo 1.4 milioni di bottiglie, di cui l’80% circa sono di spumanti e il 20% di vini fermi. Proprio mentre ci approcciamo alla prima analisi, l’azienda ha comunicato che il consiglio di amministrazione sta prendendo in considerazione “opzioni strategiche”. In altre parole, pur essendo profittevole (5 milioni di sterline di EBITDA, pari al 32% delle vendite) i piani di sviluppo (altri 40 ettari nel 2024) e la necessità di creare un magazzino “stile Champagne” assorbono tutta la cassa. Si cerca quindi un partner che apporti risorse. Negli ultimi giorni è stata chiamata in causa Treasury Wine Estate, che però si è chiamata fuori. Vedremo, per ora analizziamo i numeri nel resto del post con tabelle e grafici.

    Le vendite di Chapel Down sono cresciute velocemente negli ultimi anni, da 11 milioni di sterline del 2020 a 17 del 2023, quando la crescita annua è stata del 15%.
    La crescita del 2023 è quasi tutta venuta dal prezzo medio di vendita, salito da 10 a 11.6 sterline per bottiglia.
    Se suddividiamo le vendite per categoria, il 69% del fatturato sono spumanti, il 10% “a touch of sparkle”, quindi probabilmente quello che qui chiamiamo saten, il 21% è di vino fermo. Nel 2023 tutta la crescita è venuta dagli spumanti, +25%. Inutile dire che le vendite sono quasi completamente realizzate nel mercato locale (esportazioni: 5%) e per un buon 50% nel canale off-trade (quindi negozi di terzi), il 12% nel canale ontrade (Horeca), il 17% online e il 16% con vendite dirette e tour.
    Come dicevamo l’azienda è profittevole: il margine lordo è al 52% (per riferimento, Laurante Perrier 62% – ma prima del Covid stava sul 50-55%, Lanson 51%), il margine EBITDA è il 32%, l’utile operativo è il 21% del fatturato, ossia 3.7 milioni su 17.2, l’utile netto è di circa 2 milioni di sterline.
    La parte finanziaria è la nota “dolente”: il capitale investito cresce velocemente, al ritmo di 5-6 milioni di sterline all’anno, appesantito dalla forte crescita del magazzino (attualmente 23 miloni, dai 16 dell’anno scorso) e dagli investimenti di circa 2 milioni di sterline all’anno. Nel 2023 l’azienda ha “bruciato” 4.5 milioni di sterline e ha finanziamenti per poco più di 10: urge quindi un’analisi di quanti soldi sono necessari per andare avanti.

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    LVMH – risultati primo semestre 2024

    Anno cattivo o ritorno alla normalità? I dati del primo semestre di LVMH divisione vino e spiriti sono in forte calo, ossia -12% per le vendite e -26% per l’utile operativo. Se prendiamo il numero in valore assoluto di 777 milioni di utile operativo semestrale e lo confrontiamo con quello del 2019, 772 milioni, allora forse possiamo dire che i dati sono piuttosto cattivi. L’azienda ha continuato a investire pesantemente in questi anni, vende il 10% in più del 2019 sia in volume che in valore e fa gli stessi utili di 5 anni fa, poco prima del Covid. Unica eccezione nel quadro grigio sono, per assurdo, i vini fermi che crescono in volume da 27 a 31 milioni di bottiglie, grazie alle acquisizioni. Resiste la Francia, calano gli USA, l’Europa e crolla il mercato asiatico dove molto del Cognac di LVMH va a finire. Qualcuno comincia a dire che LVMH potrebbe un giorno sbarazzarsi del segmento vino e spiriti. Vedremo cosa succede. Per ora concentriamoci sui numeri del semestre nel resto del post con tabelle e grafici.

    Le vendite sono calate del 12% a 2.8 miliardi di euro, di cui 1.41 miliardi sono Cognac e spiriti e 1.39 miliardi vini e Champagne.
    In termini di volume, LVMH ha consegnato 107.7 milioni di bottiglie nel primo semestre 2024, che rappresenta un calo del 2% sull’anno scorso. Si può dunque dire che c’è stato un impatto negativo del “prezzo-mix” del 10% circa, dopo anni in cui la situazione “migliorava”.
    Se entriamo nel dettaglio, le consegne di Champagne sono state 25.6 milioni, -15% sul semestre 2023, quelle dei vini fermi invece sono cresciute a 31.2 milioni, +16% grazie alle acquisizioni. Il prezzo medio di vendita è sceso del 12% da 27.8 a 24.6 euro.
    I margini di profitto sono in calo, con un utile operativo della divisione di 777 milioni come dicevamo, il che implica un calo del margine dal 33% al 28%. All’interno del dato, lo Champagne e i vini hanno un utile operativo di 351 milioni nei sei mesi, per un margine del 25%. In confronto il margine del Cognac e degli spiriti (che cala in maniera analoga, -26%), sono ancora molto superiori, intorno al 30%.
    LVMH continua a investire nella divisione sia in magazzino che investimenti veri e propri. Nel primo semestre ha speso 538 milioni, più ha incrementato a 6.8 miliardi di euro il valore del magazzino, da 5.9 miliardi a fine anno e 6.1 miliardi a giugno 2023. Il capitale investito è calato per via della svalutazione di alcuni marchi e si attesta ora a circa 17 miliardi di euro.

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    Spagna – esportazioni di vino, aggiornamento 2023

    Le esportazioni spagnole di vino sono leggermente calate nel 2023, -2% circa per volume e valore, confermando il paese la terza forza nel commercio internazionale del vino, con un collocamento nella fascia più bassa di prezzo, visto che anche nel 2023 il prezzo medio di esportazione è rimasto sotto 1.5 euro al litro, circa 1.4. Come ci è spesso capitato di commentare relativamente alla Spagna all’interno di dati tutto sommato stabili si nascondono deviazioni piuttosto importanti paese per paese. Nel 2023 è continuato il forte recupero nel mercato tedesco, di gran lunga il più importante per la Spagna, mentre dopo un paio di anni molto proficui sono scese le esportazioni verso gli USA e, anche se non rappresentata specificatamente nelle tabelle che seguono, sono crollate le spedizioni verso la Cina, scese del 30% circa a 60 milioni di euro, quindi su un livello pari al 2% circa del totale esportato, ossia 2.97 miliardi di euro. Nelle diverse categorie, sono leggermente positivi i dati dello spumante e dei vini sfusi, e leggermente negative quelle dei vini in bottiglia. Il post continua con grafici e tabelle.

    Le esportazioni di vino della Spagna sono calate dell’1.8% a 2964 milioni di euro nel 2023, per un volume esportato di 21.19 milioni di ettolitri, -1.6%. Ne risulta un prezzo medio di esportazione di 1.40 euro al litro, esattamente il medesimo livello del 2022.
    La principale destinazione per volume del vino spagnolo è diventata la Germania, che assorbe 4.35 milioni di ettolitri, +9% sul 2022 e +4% negli ultimi 5 anni, mentre continua il calo del mercato francese, -5% nel 2023 e -3% annuo negli ultimi 5 anni a 4.3 milioni di ettolitri. Seguono poi il Portogallo con 2.1 milioni di ettolitri (-1.5%) e l’Italia con 1.4 milioni di ettolitri (-3% ma stabile rispetto al 2018).
    Muovendoci sui valori, la Germania nel 2023 è cresciuta del 5% e con 385 milioni è quasi tornata la massimo storico del 2018, mentre sono in calo del 9% le vendite in USA a 313 milioni di euro, dopo un ottimo 2021-22. Il terzo mercato per valore è il Regno Unito con 311 milioni di euro, +5%, viene poi la Francia con 256 milioni (-2%) e la Svizzera con 143 (-3%).
    Muovendoci sulle categorie dei vini in bottiglia, i dati sono comparabili, con 1.8 miliardi di euro di esportazioni e un calo del 4%, guidato da USA, Messico, Cina e Giappone.
    Per gli spumanti, invece, le esportazioni sono stabili a 502 milioni di euro, combinando un dato negativo per gli USA (-7%) e un ottimo recupero nel mercato tedesco (+8%).

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento aprile 2024

    Con un balzo del 16% nel mese di aprile, le esportazioni italiane di vino chiudono il primo quadrimestre a +7% (2.53 miliardi di euro) e riportano le lancette dell’orologio degli ultimi 12 mesi a zero, ossia 7.93 miliardi già visti di questi tempi proprio un anno fa. Il dato di aprile preso singolarmente ha poca rilevanza, essendo impattato dalla tempistica della Pasqua (che aveva avuto un impatto negativo in marzo, -4%) e da una base di confronto più favorevole (aprile 2023 era stato il primo mese negativo dell’anno, -4%), ma certamente il risultato è positivo, tanto più che una delle due componenti (quella della base di confronto favorevole) si ripresenterà anche nelle prossime 5 mensilità, da maggio a settembre compreso. Inutile richiamare le solite gerarchie, spumanti meglio di vini fermi (+23% contro +15%). Vale forse la pena di fare una delle altre solite considerazioni di queste pagine: i dati restano fortemente guidati dai volumi e non dal prezzo/mix: in aprile solo +2% del +16% rilevato, nei primi 4 mesi +1% del +7% di cui sopra e nei 12 mesi 0%. O forse due considerazioni: la Russia è +75% sul mese, +126% sui 4 mesi (tornando a un livello del 4% totale). Vi piace? A me no. Nel resto del post commenti più dettagliati e tutte le tabelle.

    Le esportazioni crescono del 16% a Aprile a 690 milioni di euro, con +15% per i vini fermi in bottiglia a 460 milioni, +23% per gli spumanti a 191 milioni e +9% a 39 milioni per tutto il resto.
    Muovendoci sul primo quadrimestre, il saldo è a +7%, 2530 milioni, con i vini fermi in bottiglia a 1702 milioni, +6%, gli spumanti a +11% per 684 milioni (poco rilevanti in questo periodo dell’anno) e il resto a 145 milioni, -1%.
    Tutti i principali mercati sono positivi nel mese, mentre qualche segno negativo si vede ancora nel saldo quadrimestrale. In particolare, gli USA sono a +6%, la Germania e il Regno Unito a +2% e +12% rispettivamente, la Svizzera resta negativa a -3%, il Canada sale a +11%, la Francia è ancora a -6% (con una base di comparazione difficilissima, peraltro). Come dicevamo la Russia chiude a 103 milioni di euro e un incremento del 126% sul medesimo periodo dello scorso anno. La Cina è a 29 milioni, sostanzialmente stabile rispetto al livello dei primi 4 mesi dell’anno scorso.
    I dati sono migliori per gli spumanti, come vedete dalla tabella allegata sotto. USA a +4%, Regno Unito +14%, Germania e Francia +5/6%, Russia +121% e Belgio a +30%.
    Vi lascio alla consultazione delle tabelle, anticipandovi un ulteriore aggiornamento prima di Ferragosto (11 agosto per la precisione) con i dati di maggio.

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    Cava – produzione e vendite, aggiornamento 2023

    La produzione e le vendite di Cava nel 2023 sono rimaste stabili poco sopra 250 milioni di bottiglie, grazie al recupero del mercato domestico che ha compensato la flessione nei mercati extraeuropei (dopo due anni eccezionali, a onor del vero), tra i quali USA, Giappone e Russia hanno rivestito un ruolo particolarmente importante in questo deterioramento. Alcuni trend che avevamo negli ultimi anni sembrano essersi interrotti. Parliamo in particolare del processo di “premiumizzazione” del prodotto, dove le categorie “riserva” e “gran riserva” regrediscono a favore dei prodotti più basici, ma anche del prodotto rosato, che non si discosta dal 10% circa del totale prodotto e venduto. Unico trend ancora in atto è quello “bio”, con questo tipo di prodotti che ormai hanno raggiunto una quota del 15% sul totale. Proseguiamo l’analisi all’interno del post con l’aiuto di diversi grafici e tabelle.

    Le vendite di Cava sono rimaste sostanzialmente stabili a 254 milioni di bottiglie nel 2023, un livello compatibile con quanto visto dal 2017 a questa parte (e con l’eccezione dell’anno Covid 2020). Di queste circa 81 milioni sono in Spagna, con un rimbalzo del 4% dopo un pessimo 2023. Come potete apprezzare dalla tabella, il consumo di Cava in Spagna è del 20% circa sotto i livelli di circa 20 anni fa (100 milioni di bottiglie).
    Il mercato europeo resta sotto le 100 milioni di bottiglie con un piccolo recupero, mentre il mercato extraeuropeo dopo due anni di forte crescita (+30% sia nel 2021 che nel 2022) cala del 5% a 73 milioni di bottiglie.
    Se guardiamo ai principali paesi esteri, la Germania resta il primo mercato con 31 milioni di bottiglie, +4%, il Belgio diventa il secondo mercato estero con 22 milioni (+5%), mentre gli USA scalano terzi con un calo del 13% per 19 milioni di bottiglie. Tra gli altri mercati esteri con le variazioni più significative, va sottolineato il calo del 13% del Giappone con 10 milioni di bottiglie e del 14% della Russia con 6.4 milioni di bottiglie. Eccezionali in senso positivo invece sono l’andamento in Brasile (da 1.9 a 3.3 milioni di bottiglie, +76% dopo diversi anni intorno a 1-1.5 milioni) e quello della Polonia, ugualmente in crescita su un livello mai toccato prima, 2.9 milioni di bottiglie, +35%
    Guardando alle tipologie di prodotto, come dicevamo, Riserva giù del 18% a 23 milioni di bottiglie, Gran Riserva -5% a 4 milioni, quindi prodotto “base” a compensare salendo leggermente a 224 milioni.
    I vini rosati sono a circa il 9% del prodotto totale, in leggero calo rispetto a 2021 e 2022, mentre i vini bio sembrano continuare a crescere, dal 13% al 15% del totale tra il 2022 e il 2023.

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    Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, primo semestre 2024

    Fonte: Circana. Dati elaborati da I numeri del vino. Nota bene: i dati vengono ri-basati di trimestre in trimestre per le variazioni del campione
    I dati di vendita di vino nella GDO per il secondo trimestre mostrano un calo del 2% a circa 700 milioni di euro. In realtà i dati andrebbero più letti in ottica semestrale, in quanto la tempistica della Pasqua ha determinato un calo di quasi il 5% delle vendite di spumanti, che era stato accorpato nel +13% del primo trimestre. Se passiamo per un momento ai sei mesi, le vendite crescono dell’1.6% a 1.4 miliardi di euro con un calo dei volumi dell’1.3% a 3.54 milioni di ettolitri, incorporando quindi ancora un impatto positivo nei prezzi del 3%. E in questo contesto l’andamento degli spumanti resta più positivo di quello del vino fermo: nel semestre, +3.3% per le vendite in euro contro +1.2% per i vini fermi. Nonostante una primavera fredda, soprattutto al nord, continua l’andamento negativo dei vini rossi a vantaggio dei vini bianchi e ricomincia ad allargarsi la forbice tra i vini DOC e i vini IGT, a vantaggio dei secondi che hanno un prezzo del 35% più basso, un segno chiaramente negativo rispetto all’evoluzione strutturale del passato, tesa verso i vini di maggiore qualità. Bene, fatte queste premesse l’analisi continua nel resto del post con grafici e tabelle dettagliate.

    Le vendite di vino nella GDO nel secondo trimestre calano dell’1.8% a 699 milioni di euro, con un impatto negativo dei volumi del 3% a 1.75 milioni di ettolitri e un beneficio dell’1.2% del prezzo medio al litro, 4 euro. I dati semestrali restano in territorio positivo: +1.6% a valore, -1.3% a volume e +2.9% in termini di prezzo medio.
    Gli spumanti calano nel trimestre del 4.7% a 145 milioni, mentre i vini fermi sono a 1% per 547 milioni. Nel secondo trimestre i vini rossi sono a -4% (confrontandosi con un ottimo secondo trimestre 2023), i vini bianchi crescono del 2% e i vini rosati del 2.7%.
    In termini di categorie, i vini DOC calano del 2.2%, i vini da tavola dell’1.1% mentre i vini IGT (dove probabilmente si concentrano maggiormente rosati e bianchi) crescono dell’1.5%.
    Nel segmento degli spumanti i vini Charmat secchi sono comunque meno peggio delle altre categorie con un calo del 3.2% (contro -6% per i metodo classico).
    Guardando all’epoca pre-covid, quindi su un ottica di 4.5 anni, il vino fermo cresce in valore del 14% e cala in volume del 3.6%, il vino spumante cresce del 43% in valore (+53% per gli Charmat secchi) e del 27% in volume (+36%). Nel segmento dei vini fermi, i vini IGT sono a +21%, i vini DOC a +16% mentre i vini da tavola sono a +1% rispetto a fine 2019. Per colore, +30% i rosati, +17% i bianchi e +11% i rossi, in quest’ultimo caso con un calo dell’8% dei volumi venduti, contro i volumi stabili dei vini bianchi.

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    I risultati delle aziende produttrici di spumante – dati 2022 – aggiornamento Mediobanca

    Le aziende vinicole italiane specializzate nella produzione di vini spumanti (56 nel rapporto attuale) hanno continuato a crescere più del campione totale di Mediobanca anche nel 2022 (ossia +17% contro +9%) ma hanno subito in maniera più marcata le pressioni inflazionistiche, tanto che il margine (pur partendo da un livello leggermente più basso) è sceso in maniera più marcata (5.3% contro 5.9% del campione totale). Alla fine dei conti, a livello operativo le cose vanno addirittura peggio che per il campione generale (-4% contro il -1% del campione totale) anche se il debito è sceso, mentre quello del campione è rimasto sostanzialmente stabile, ma chiaramente con una crescita tanto marcata delle vendite forse ci si sarebbe aspettato qualcosa di meglio. Anche perché, nel 2023 si assisterà alla normalizzazione della componente estera, che rimane in termini di peso al di sotto del campione generale (42% del totale contro 51%). Ma entriamo più nel dettaglio con ulteriori grafici di confronto e la tabella riassuntiva.

    Le vendite del campione Mediobanca delle aziende spumantistiche crescono del 17% a 3 miliardi di euro, con un +17% per le vendite estere a 1.25 miliardi e +16.5% per le vendite italiane a 1.74 miliardi di euro.
    I margini come dicevamo sono calati più che per il campione totale. In particolare, il valore aggiunto cala di 2 punti percentuali dal 17% al 15%, livello più basso dal 2013 a questa parte, per una crescita in valore assoluto soltanto del 2%. Con un costo del personale in salita del 6% (e gli occupati che crescono da 3241 a 3423) e ammortamenti a +2%, l’utile operativo cala del 4% a 157 milioni di euro per un margine del 5.3% (6.4% lo scorso anno). I maggiori oneri finanziari (+21%) e tasse stabili appesantiscono poi l’utile netto, in calo del 9% a 124 milioni, dopo il record di 137 del 2021.
    A livello finanziario, il debito scende da 480 milioni a 455 milioni, il che implica una leva finanziaria stabile sul MOL a 1.8 volte e un miglioramento del rapporto debito su patrimonio dal 24% al 21%. Gli investimenti del comparto spumantistico sono leggermente calati nel 2022 a 125 milioni (134 nel 2021) per un peso sul fatturato del 4% contro il 5% dell’anno scorso.
    Il ritorno sul capitale delle aziende spumantistiche scende dunque dall’8.2% al 7.5%, riportandosi sul livello del 2020.

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