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    È nata l’associazione Piwi Italia

    PIWI Italia diventa ufficialmente un’associazione. Dopo la firma dello statuto durante l’evento nazionale Vini PIWI a Venezia all’Hotel Carlton on the Gran Canal di Venezia, l’associazione PIWI Italia, nata con lo scopo di promuovere vitigni resistenti alle malattie fungine e produrre vini sempre meno impattanti, è stata formalmente costituita e terrà la sua prima assemblea in primavera. L’atto costitutivo è stato registrato all’Agenzia delle Entrate venerdì 12 gennaio. Decisa anche la sede di PIWI Italia che sarà presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN).

    Le viti Piwi (“pilzwiderstandsfähig” in tedesco) sono incroci naturali tra vinifere europee e altre vitis di origini americane e/o asiatiche portatrici dei geni della resistenza e quindi sono piante in grado di difendersi da sole dalle principali malattie della vite. Questo significa maggior eco-compatibilità con l’ambiente circostante, maggior tutela della salute del consumatore, miglioramento della qualità di vita di chi lavora in vigna e di chi abita intorno al vigneto e riduzione delle emissioni di CO2 per un vino sano per chi lo acquista e lo beve.

    Il neo presidente di PIWI Italia Marco Stefanini firma lo statuto

    Il neo presidente di PIWI Italia è Marco Stefanini, responsabile dell’Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della Vite presso il Centro di Ricerca ed Innovazione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN). Il vice presidente è Riccardo Velasco, direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CREA-VE) di Conegliano. Le due nomine rappresentano il trait d’union tra due tra i più importanti istituti di ricerca presenti nel nostro Paese e questo binomio rafforza la mission di PIWI Italia in quanto la ricerca per il miglioramento genetico, inserendo i geni della resistenza nelle varietà di vite da vino, apre nuovi e importanti scenari per la viticoltura italiana. I soci fondatori sono i presidenti delle associazioni Piwi regionali oggi esistenti: Daniele Piccinin dell’Azienda Agricola Le Carline di Pramaggiore (Ve) per il Veneto, Thomas Niedermayr della tenuta Hof Gandberg di Appiano sulla Strada del Vino per l’Alto Adige, Antonio Gottardi della Cantina La-Vis e Valle di Cembra per il Trentino, Stefano Gri della Cantina Trezero di Valvasone (Pn) per il Friuli Venezia Giulia, Alessandro Sala di Nove Lune di Cenate Sopra (Bg) per la Lombardia e PierGuido Ceste dell’omonima azienda di Govone (Cn) per il Piemonte.

    «Gli obiettivi della nuova associazione – spiega il neo presidente di PIWI Italia Marco Stefanini – sono di far conoscere ed ampliare la conoscenza delle varietà resistenti e far pressione, anche a livello politico, affinché altre regioni le autorizzino nel rispetto delle peculiarità regionali. Sicuramente l’impiego di varietà resistenti rende la pratica agronomica più sostenibile dato che le resistenze sono di tipo naturale. Quello che cerchiamo di sviluppare a livello scientifico è una maggiore variabilità. Sono iscritte nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite circa 600 varietà di Vitis vinifera, le 36 Varietà Resistenti attualmente presenti nel Registro Nazionale non possono sostituire 600 genotipi. La nostra attività di ricerca avrà proprio lo scopo di mettere a disposizione dei viticoltori un numero sempre maggiore di varietà resistenti per poter valorizzare al meglio il proprio territorio con quelle più adatte».

    I vini Piwi sono un fenomeno che sta crescendo in tutta Europa in dimensioni e qualità, ora anche in nel nostro Paese grazie alla nascita ufficiale dell’associazione PIWI Italia che raggruppa tutti i produttori di varietà resistenti del territorio nazionale. «E’ un momento storico per la viticoltura italiana – continua Stefanini -. Chiunque inizi a piantare varietà resistenti può iscriversi all’associazione che di fatto conta ormai più di 250 produttori italiani». Il nostro Paese ha avuto un percorso diverso dagli altri Stati europei perché l’impiego delle varietà resistenti nei vigneti non sono state autorizzate a livello nazionale. L’Italia ha delegato le regioni e alcune, come il Veneto, si sono subito adoperate per mettere a dimora questi vigneti. Hanno poi dato l’autorizzazione ai viticoltori di piantare le varietà PIWI: il Trentino, l’Alto Adige, la Lombardia, il Friuli-Venezia Giulia, il Piemonte (le regioni fondatrici insieme al Veneto), l’Emilia Romagna, le Marche, l’Abruzzo, il Lazio e la Campania. In termini di numeri il Veneto è la regione che la fa da padrone seguita dal Friuli-Venezia Giulia, ma con la metà delle varietà autorizzate rispetto al Veneto.

    La viticoltura, sebbene rappresenti solamente il 3% della superficie agricola europea, utilizza il 65% di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura, ovvero 68 mila tonnellate/anno (fonte Assoenologi/Vini e Viti Resistenti). La diffusione massiccia di agenti patogeni, arginati da pesanti interventi chimici per non compromettere i raccolti, cozza oggi sempre di più con la nuova concezione socio-economica di transizione ecologica, di salubrità e di salvaguardia degli ambienti e quindi in questo contesto fare viticoltura convenzionale diventa sempre più complicato. Da qui la mission di PIWI Italia: la ricerca di varietà nuove, diverse e resistenti per garantire un futuro sostenibile e sano alle attività agricole come    chiave di volta per il rispetto del vigneto, di coloro che vi operano e del vino che verrà.

    Bisogna poi considerare che i cambiamenti climatici attualmente in corso porteranno alla necessità di individuare nuove varietà che meglio si adattino alle mutate condizioni. LEGGI TUTTO

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    I Virtual Tasting del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg

     Il nuovo anno si apre con la pubblicazione del calendario degli appuntamenti della terza edizione di Virtual Tasting organizzati dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Dopo il successo delle tre precedenti edizioni che hanno visto la partecipazione di numerosi produttori e circa 330 wine lovers provenienti da tutto lo stivale, il Consorzio ha voluto riproporre l’iniziativa completa: 5 nuovi appuntamenti che vedranno il coinvolgimento di 15 aziende del territorio e che accompagneranno gli appassionati da gennaio ad aprile. L’interesse è stato sin da subito così importante che il primo appuntamento fissato al 18 gennaio, è andato immediatamente sold out sul sito del Consorzio. Un segnale che conferma la volontà del pubblico di approfondire la conoscenza della Denominazione attraverso un’immersione virtuale nel territorio attraverso la degustazione guidata da esperti del settore come Cristina Mercuri – Dip WSET, Wine Educator e Presenter per i primi tre appuntamenti, e Filippo Bartolotta, Sommelier e Wine Expert per gli ultimi due in programma.

    Tutti gli incontri vedranno la partecipazione attiva dei produttori che insieme ai moderatori condurranno i partecipanti nel mondo delle bollicine più note e amate al mondo, sfatando i falsi miti per fare chiarezza sulla Denominazione, a partire dalla sua collocazione all’interno della piramide qualitativa, fino a raccontarne le caratteristiche peculiari che lo rendono uno spumante Superiore. Questi ultimi sono gli argomenti attorno ai quali ruota questa terza edizione di Virtual Tasting.

    Le diverse date si differenziano per gli argomenti trattati, che spaziano dall’ABC del Conegliano Valdobbiadene, alle varie tipologie, tra cui il fiore all’occhiello, il Superiore di Cartizze e Le Rive, menzioni geografiche a tutela della qualità, ma ci sarà anche un episodio interamente dedicato ai nuovi volti della Denominazione, per ascoltare il punto di vista dei giovani produttori e uno rivolto ai piccoli produttori “eroici” del Conegliano Valdobbiadene.

    Il calendario dei virtual tasting

    Tutti gli appuntamenti sono pensati in ottica conviviale, ovvero il consumatore sarà invitato a condividere la degustazione guidata in diretta con amici e parenti, tra un calice di Conegliano Valdobbiadene e un racconto direttamente dal vigneto. Per ognuno degli appuntamenti i partecipanti riceveranno un cadeau: il kit completo di tre bottiglie, indicazioni per il servizio e consumo, e materiali utili ad intraprendere insieme questa esperienza di degustazione; il tutto sarà contenuto nella scatola firmata Controversa che rimontata al contrario diventa un contenitore illustrato da conservare. L’obiettivo è quello di lasciare un ricordo dell’esperienza vissuta con un occhio di riguardo sempre rivolto alla sostenibilità: non generare rifiuti in eccesso, così che anche per il packaging dei vini si è optato per il cartone anziché il polistirolo.

    Per maggiori informazioni e per acquistare le esperienze virtuali: https://www.prosecco.it/it/virtual-tasting/ LEGGI TUTTO

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    Ci sono novità per la Denominazione di Origine Valdarno di Sopra

    Il 16 maggio 2023 si teneva, presso l’anfiteatro del Borro a San Giustino Valdarno, la prima edizione del “Valdarno di Sopra day”, manifestazione fortemente voluta e organizzata dal Consorzio Valdarno di Sopra Doc. Tra tutte le riflessioni  proposte nel corso di quella giornata, sicuramente la più ambiziosa e di fatto non immediatamente realizzabile, riguardava l’obbligo di inserimento del biologico nel disciplinare per la produzione dei vini facenti parte della Doc Valdarno di Sopra. L’idea di riferimento è mutuata dalla DO Cava, dove il consorzio spagnolo ha inserito il biologico in disciplinare come obbligatorio per la fascia più alta della sua produzione.

    Già in quella sede, la Dott.ssa Roberta Cafiero in rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura sottolineava come a livello normativo la strada da percorrere sia abbastanza impervia, non perché l’idea non fosse condivisibile, anzi, assolutamente virtuosa,  ma il punto cruciale è che la Denominazione di Origine è una denominazione di prodotto, mentre quella del biologico è una certificazione di metodo e metterle entrambe come condizioni obbligatorie non è normativamente semplice. Tuttavia Cafiero lasciava una porta aperta per un costruttivo confronto sul tema.

    Oggi, a riprendere il filo del discorso e riaccendere una luce sull’ambizioso progetto del Consorzio Valdarno di Sopra Doc arriva un importante notizia. Dopo cinque anni si è concluso il 21 dicembre scorso con la valutazione positiva del Comitato Nazionale Vini l’iter delle modifiche al disciplinare della D.O. Valdarno di Sopra.

    È stata allargata la zona di produzione alla parte fiorentina del Valdarno di Sopra e parallelamente abolite le sottozone, riportando così ad unicità un territorio storicamente, naturalmente e ampelograficamente unito.

    È stata rafforzata la scelta di essere una denominazione di territorio e di monovitigno, con l’inclusione di diverse tipologie autoctone, accentuando in questo modo la caratteristica di valorizzazione del legame con il territorio, la sua storia, le sue tradizionali coltivazioni e professionalità.

    Sono state meglio identificate le basi ampelografiche del Valdarno di Sopra rosso e bianco, dando in questo modo maggiori potenzialità ai produttori.

    Infine è iniziato il processo di maggiore caratterizzazione e crescita dei vini con menzione “vigna” prevedendo per questi gli stessi valori analitici dei vini riserva. Una scelta in linea con la profonda convinzione dei produttori del Valdarno di Sopra che il futuro debba essere basato sulla qualità che si ritrova nei vigneti migliori, per quella loro composizione di terreno, posizione, base ampelografica, modalità di allevamento. Le vigne più pregiate che vengono iscritte e controllate, come previsto dalle norme, e che producono vini che solo al termine dei processi di cantina, anche questi controllati e certificati, possono fregiarsi della menzione “vigna”. Un primo passo per una caratterizzazione dei vini “vigna” che il Consorzio intende proseguire, Infatti sono state già presentate a Regione e Ministero le ulteriori modifiche, tra cui quella dell’obbligo per i vini con menzione “vigna” dell’utilizzo di uve biologiche, che andrebbe in parte nell’ottica della realizzazione dell’ambizioso progetto del Consorzio Valdarno di Sopra, ovvero dell’uso del biologico per i vini più pregiati della Doc Valdarno di Sopra. Non resta che rimanere sintonizzati in attesa di novità. LEGGI TUTTO

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    Consorzio di Tutela Vini DOC Cirò e Melissa avanti tutta

    Il Consorzio di Tutela Vini DOC Cirò e Melissa chiude un anno intenso, che lo ha visto protagonista di svariate iniziative locali e nazionali volte a promuovere le proprie aziende e il proprio territorio.

    Dai seminari tenuti dall’Associazione Italiana Sommelier, al Cirò Wine Festival che ha avuto tra i relatori delle masterclass Luca Gardini, alle conferenze tenute durante Vinitaly, l’anno 2023 è stato costellato di momenti che hanno messo in luce l’importanza di questa denominazione che sta compiendo grandi passi in avanti.

    È arrivato da poco anche il Pubblico Accertamento e la Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del riconoscimento a Docg per il Cirò Rosso Riserva, astro nascente della Denominazione, che rappresenta un passaggio chiave per la Denominazione rendendola ancor più competitiva sul mercato.

    “Un anno ricco di soddisfazioni, ma anche di sfide per i nostri produttori, in particolare la gestione del vigneto e della vendemmia sono stati momenti delicati, che hanno richiesto l’impegno costante in campo per portare a casa un prodotto di qualità. Siamo molto contenti del lavoro svolto, che ci ha permesso di tutelare il raccolto e assestarci in linea con la situazione vitivicnicola nazionale. Noi come Consorzio, abbiamo cercato di alzare il percepito dei nostri vini e delle nostre aree vitivinicole, e su questo punteremo anche nei prossimi anni, organizzando eventi e conferenze volti a valorizzare il nostro patrimonio enologico.

    Con piacere abbiamo registrato, rispetto al 2022 un incremento del turismo enogastronomico, che sempre di più vuole scoprire la tradizione e il valore culinario ed enologico della nostra terra” – afferma Raffaele Librandi, Presidente del Consorzio.

    Nonostante l’anno, dal punto di vista prettamente produttivo, sia stato particolarmente sfidante per il Consorzio, non ci sono stati scostamenti dalla media nazionale dal punto di vista di vendite e imbottigliamento , nel corso degli anni, ha intrapreso un cammino che ha portato i vini delle denominazioni a essere conosciuti e apprezzati a livello europeo e non solo. Molto lavoro è stato fatto per dare il giusto valore al territorio vitivinicolo e ai suoi prodotti, ed il Pubblico Accertamento che ha avuto luogo il 16 novembre della Docg Cirò Riserva è stato per il Consorzio una grande conferma che questo percorso virtuoso sta portando i suoi frutti.

    Raffaele Librandi

    Per il passaggio ufficiale a Docg ci vorrà ancora qualche tempo, dopo la Pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale si aspetta l’approvazione da parte della Comunità Europa. Tuttavia, l’iter, iniziato nel 2019, simboleggia la volontà di elevare il territorio e riconoscere il valore vitivinicolo e il pregio che esso possiede e renderlo competitivo all’interno del mercato. “La scelta di far conferire il marchio Docg solo al Rosso Doc Cirò Riserva – spiega Raffaele Librandi, Presidente del Consorzio – è motivata dalla volontà di valorizzare al meglio l’astro nascente della nostra Denominazione, un vino con la giusta struttura e carattere da poter essere competitivo sul mercato. Inoltre, esso viene prodotto con uno dei vitigni più identitari della nostra regione, il Gaglioppo.”

    Quando si parla di zona “classica”, da cui nasce il Rosso Doc Cirò Riserva, si intendono i comuni di Cirò e Cirò Marina. Il comprensorio si sviluppa all’estremo nord della Provincia di Crotone, sul litorale della costa Ionica e nel suo entroterra collinare sino alle prime pendici della Sila. Comprende un territorio esteso per circa 20.000 ettari che si estende lungo la fascia litorale ionica per circa 25 km e si spinge per oltre 10 km nell’entroterra.

    L’iter burocratico non è ancora terminato, e bisognerà aspettare ancora qualche settimana perché il riconoscimento sia ufficiale; tuttavia, i requisiti per accedere allo step finale sono presenti e l’auspicio è che il percorso giunga al più presto al suo compimento. LEGGI TUTTO

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    Nuovo assetto societario per la famiglia Allegrini

    Grandi cambiamenti in casa Allegrini, una delle più importanti famiglie del vino italiano. Un comunicato stampa piuttosto scarno arrivato sotto l’albero ci racconta che la famiglia Allegrini, nell’ambito del progetto di riassetto proprietario e di governance, finalizzato alla costante espansione dell’attività imprenditoriale nel settore vitivinicolo, ha concluso un primo accordo il cui risultato finale è destinato a procurare la suddivisione dei principali assets.

    Matteo, Silvia, Giovanni e Francesco Allegrini

    In particolare, Francesco, Giovanni e Matteo Allegrini, eredi di Franco Allegrini, acquisiranno la maggioranza delle società veronesi Allegrini e Corte Giara, radicate in Valpolicella, e ne saranno alla guida unitamente a Silvia, erede di Walter Allegrini, mentre il Cav. Lav. Marilisa Allegrini e le figlie, Carlotta e Caterina, manterranno la proprietà delle aziende toscane, Poggio Al Tesoro a Bolgheri e San Polo a Montalcino, oltre che di Villa Della Torre a Fumane in Valpolicella.

    Marilisa Allegrini con le figlie Carlotta e Caterina Mastella

    La storia del vino italiano si rinnova, buon nuovo inizio a tutti. LEGGI TUTTO

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    Tempo di cambiamenti per il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano

    Tempo di cambiamenti per il Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano: nel 2024 lo storico vino bianco di Toscana presenterà alla stampa le nuove annate in una degustazione tecnica ospitata all’interno della seconda edizione di “Regina Ribelle – Vernaccia di San Gimignano Wine Fest”, evento la cui prima a giugno 2023 ha riscosso un notevole  successo di affluenza, con oltre tremila degustazioni vendute a wine lover e operatori di settore.

    “Regina Ribelle Wine Fest vuole rappresentare l’evento di riferimento per la Vernaccia di San Gimignano, con l’obiettivo di raccontare la denominazione stessa e tutto il suo territorio a 360 gradi. La scelta della primavera inoltrata ricade nella volontà di presentare le Vernacce di San Gimignano d’annata non più in febbraio in occasione delle Anteprime di Toscana, ma in un periodo in cui sono al meglio della loro espressione e potenziale. In aggiunta a ciò, la volontà è quella di far vivere anche il territorio nella maniera più completa possibile. Sarà un evento di respiro molto ampio, che vuole, oltretutto, ricordare la candidatura della stessa città di San Gimignano a città europea del vino, una città che parla di vino con la sua Vernaccia di San Gimignano fin dal 1276”, così la Presidente Irina Strozzi commenta la novità.

    Ed ecco le date ufficiali: giovedì 16 e venerdì 17 maggio 2024 la città di San Gimignano ospiterà i giornalisti italiani ed esteri di settore, impegnati negli assaggi delle nuove annate e in un press tour sul territorio, oltre che nella cena di gala, che si terrà nel suggestivo chiostro di Sant’Agostino, e in un convegno scientifico che coinvolgerà relatori di caratura nazionale su temi di attualità del mondo del vino. Nel weekend del 18 e 19 maggio, l’evento aprirà al grande pubblico, con i desk dei produttori dislocati nelle piazze cittadine e attività mirate all’assaggio e alla conoscenza della Vernaccia di San Gimignano – Regina Bianca in una terra di Re Rossi – e dei suoi produttori. Previsti spettacoli in piazza e una serata di intrattenimento alla Rocca di Montestaffoli.L’evento è promosso dal Consorzio della Vernaccia di San Gimignano e dal Comune di San Gimignano, in collaborazione con i Musei Civici. LEGGI TUTTO

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    I vini dell’Etna in viaggio verso la DOCG

    L’assemblea dei soci del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, riunitasi venerdì 10 novembre 2023, ha deciso all’unanimità di avviare l’iter per ottenere il riconoscimento della DOCG per l’intera denominazione etnea.

    “Siamo molto felici, si tratta di una decisione importante, direi storica, per tutto il territorio etneo” commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC. “La decisione è stata presa all’unanimità dai tanti soci presenti durante l’assemblea, all’interno di un clima di grande collaborazione e partecipazione – sottolinea il presidente – Il desiderio, da parte di tutti i produttori della nostra denominazione, è quello che venga definitivamente legittimato, anche attraverso il raggiungimento del gradino più alto della piramide del sistema delle certificazioni di denominazione, il grande lavoro sin qui svolto e il prestigio che ormai il mercato ha riconosciuto ai nostri vini”.

    Francesco Cambria

    L’iter per il riconoscimento della DOCG prevede diversi passaggi prima del raggiungimento dell’obiettivo finale. “Ci sono alcune prassi che devono essere seguite con grande attenzione da parte del Consorzio” spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio. “Presenteremo, prima di tutto, la richiesta alla Regione Siciliana che valuterà la documentazione e la rappresentatività della denominazione. In seguito, conclusasi questa fase, entrerà in gioco il Comitato nazionale vini DOP e IGP, organo del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Difficile fare previsioni certe, ma pensiamo che tutto l’iter potrebbe durare circa anche meno di due anni”.  

    Maurizio Lunetta

    Il passaggio dalla DOC, la prima della Sicilia e tra le prime nate in Italia nel 1968, alla DOCG comporterà anche alcuni cambiamenti all’attuale disciplinare di produzione. Per quanto riguarda la tipologia Spumante, verrà aggiunta la possibilità di utilizzare la varietà Carricante, oltre a quella già presente, ovvero il Nerello Mascalese; sarà inoltre possibile produrre la versione Pas Dosé.

    La resa della tipologia Etna Rosso con Unità Geografica Aggiuntiva verrà diminuita, mentre il numero delle Contrade – attualmente 133, riconosciute a partire dal 2011 e legalmente equiparate a Unità Geografiche Aggiuntive – aumenterà a seguito della richiesta di produttori presenti in aree ancora non delimitate in contrade. Infine, nel futuro disciplinare DOCG, sarà possibile indicare come Unita Geografica aggiuntiva il nome di uno dei venti comuni se le uve provengono interamente da quel territorio.

    “Le modifiche che verranno apportate al nuovo disciplinare ci consentiranno di aumentare ulteriormente il livello qualitativo dei nostri vini e di fornire ai consumatori elementi che rendono la nostra produzione ancor più distintiva” conclude il presidente Francesco Cambria. “Siamo una denominazione in salute, molto attenta a difendere la specificità della nostra viticoltura, caratterizzata da un meraviglioso patrimonio di vitigni autoctoni, allevati all’interno di un territorio unico come quello rappresentato dal vulcano attivo più alto d’Europa, l’Etna”.

    Non cambieranno, invece, i confini complessivi della denominazione etnea. Nel 2022 gli ettari vitati rivendicati sono stati 1290,82, suddivisi tra 442 viticoltori. La produzione, sempre nel 2022, è stata di 43.651,09 ettolitri rivendicati a DOC Etna, pari a 5.820.145 di bottiglie. LEGGI TUTTO

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    C’è una nuova guida giù in città: Vini di Vignaioli Artigiani

    Debutta la prima edizione della guida dedicata esclusivamente ai vignaioli artigiani d’Italia. 365 aziende recensite, 27 delle quali con il simbolo della 5 Lune Piene, 61 vini Colpo di Fulmine, 23 focus dedicati ai territori d’elezione vocati all’eccellenza, un ampio e innovativo glossario, 7 premi speciali.

    La nuova guida raccontata dalle voci del direttore, del curatore e dei vice curatori:

    Sabatino Sorrentino direttore della guida: “Un progetto innovativo e peculiare, esclusivamente focalizzato sull’opera dei veri artigiani della terra, ovvero di quelle aziende che praticano una viticoltura etica e sostenibile, producendo vini dal carattere assolutamente singolare.  Le vere eccellenze del panorama enologico italiano.

    Pierluigi Gorgoni – curatore : “Abbiamo coinvolto le aziende che rivelano un fondamentale impegno per la salvaguardia della terra attraverso pratiche che restituiscano vitalità ai terreni e, conseguentemente, vivacità espressiva ai prodotti che se ne ricavano. 365 aziende in tutto. Non è un numero casuale, tutt’altro, perché – in ossequio ai ritmi della natura – i simboli della guida sono le lune piene, le lune crescenti e il fulmine, inteso come colpo di fulmine. Una guida di racconti e di emozioni, non di punteggi e di classifiche. Oltretutto, abbiamo assaggiato in maniera conviviale, restituendo al vino, ad ogni vino, la sua funzione primaria di strumento per la socializzazione”.

     Emanuele Gobbi – vice curatore:   “Abbiamo richiesto una campionatura minima alle aziende, tre etichette a loro scelta e una bottiglia per tipo, per far viaggiare colli meno pesanti”.

    Alessandro Franceschini – vice curatore:  “Abbiamo considerato esclusivamente le aziende che operano all’interno di regimi certificati e fanno parte di associazioni nell’ambito del biologico e del biodinamico, come VinNatur, Renaissance Italia e ViniVeri, e con estensioni che non devono superare i 30 ettari di vigneti”.

    Fosca Tortorelli vice curatrice: “Meritano attenzione l’ampia sezione dedicata ai Vermouth artigiani e il Glossario che analizza temi di fortissima attualità, chiarendo ambiti come l’agricoltura sinergica, gli insegnamenti di Masanobu Fukuoka, di Emilia Hazelip, che mai prima una guida di settore aveva considerato ma che sono al centro della ricerca dei nostri vignaioli, ed è molto divertente ed opportuno il Vademecum del visitatore delle manifestazioni sul vino, sul comportamento da tenere in quelle occasioni”.

    Il riconoscimento delle Cinque Lune Piene, quali fari della produzione vinicola nazionale è stato assegnato alle aziende: Giuseppe Rinaldi, Principiano, La Biancara, Montevertine, Nino Barraco, Oasi degli Angeli, Fattoria San Lorenzo, Emidio Pepe, Cinque Campi, Villa Papiano, Monte dall’Ora, Cantina dell’Angelo, Dettori e Radikon.

    Sono stati assegnati 7 premi speciali:

    Azienda dell’anno

    Montevertine

    Vignaiolo dell’anno

    Thomas Niedermayr

    Agronomo dell’anno

    Michele Lorenzetti

    Premio alla carriera

    Emidio Pepe

    Migliore carta dei vini e dei vermouth

    La Dispensa di San Felice del Benaco di Michele Bontempi

    Migliore selezionatore e distributore

    Les Caves de Pyrene

    Premio speciale -Luna Terra Vino- in memoria di Giuseppe Rinaldi

    Locanda Mariella di Fragnolo di Calestano, come presidio custode di tutti i valori che questa guida persegue.

    La Guida Vini di Vignaioli Artigiani 2024 è in vendita nelle principali librerie italiane e negli store online.

    Guida Vini di Vignaioli Artigiani 2024

    Collana: Food & Wine Lingua: Italiano Pagine: 240

    Formato: 16,8 x 24 cm rilegatura Filo refe Copertina: Cartonata

    isbn: 978-88-9397-087-7

    Prezzo: 34 Euro

    Credit Photo: Fosca Tortorelli LEGGI TUTTO